RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 197 - Testo della trasmissione di domenica 16 luglio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All'origine delle “spietate contrapposizioni” in Medio Oriente vi sono “oggettive violazioni del diritto e della giustizia”, ma “né gli atti terroristici né le rappresaglie possono giustificarsi”: così il Papa, all’Angelus recitato a Les  Combes con le 5000 persone accorse, chiede di aprire nuove possibilità di dialogo e di intesa:  con noi Salvatore Mazza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Almeno 9 morti ad Haifa, in Israele, per un attacco degli Hezbollah, mentre a Beirut  nuovi raid israeliani: intervista con padre Justo Lacunza

 

I partecipanti al  VI  Simposio 'Religione, scienza e ambiente', in corso in Brasile, hanno  lasciato ieri la città di Manaus per spostarsi più ad est, nel cuore della foresta amazzonica

 

I drammi e le potenzialità dell’Africa nel racconto di padre Jean Illudo, da 20 anni in missione tra Camerun, Costa d’Avorio e Kenya e da diverso tempo consulente per il continente africano della Compagnia di Gesù

 

Il secolo del Barocco e i suoi capolavori a Roma, tra architettura e decorazioni, nella mostra allestita a Castel Sant’Angelo: con noi Paolo Portoghesi e Claudio Strinati

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’Italia organizzerà un Forum mondiale su educazione e ricerca: è una decisione presa nell’ambito del G8

 

In India il cardinale Toppo, dopo il V Incontro mondiale delle famiglie, invita i fedeli ad una maggiore condivisione del tempo in famiglia e spera  in un più ricco contributo asiatico al prossimo raduno

 

Bilancio 2005 dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”

 

Un campo estivo per bambini musulmani e cattolici: è l’impegno della Chiesa nella zona di Toba Tek Singh, una delle più povere del Pakistan

 

L'Unione delle comunità ebraiche italiane ha eletto oggi quale nuovo presidente Renzo Gattegna, che prenderà il posto di Claudio Morpurgo

 

Con un concerto che vuole lanciare un messaggio di pace e di fratellanza, parte stasera a Ravenna la decima edizione della rassegna “Le vie dell’amicizia”

 

24 ORE NEL MONDO:

La Corea del Nord accusa il Consiglio di sicurezza dell’ONU di aver agito 'irresponsabilmente' nell’adottare, ieri, la risoluzione che la condanna per gli esperimenti missilistici del 5 luglio scorso

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 luglio 2006

 

 

ALL'ORIGINE DELLE ''SPIETATE CONTRAPPOSIZIONI'' IN MEDIO ORIENTE VI SONO

 ''OGGETTIVE VIOLAZIONI DEL DIRITTO E DELLA  GIUSTIZIA'',

MA ''NE' GLI ATTI TERRORISTICI NE' LE RAPPRESAGLIE  POSSONO GIUSTIFICARSI''

QUANDO A PAGARNE ''LE TRAGICHE CONSEGUENZE'' E' LA POPOLAZIONE CIVILE:

COSI’ IL PAPA, ALL’ANGELUS RECITATO A LES COMBES CON LE 5000 PERSONE ACCORSE, CHIEDE DI APRIRE NUOVE POSSIBILITA’ DI DIALOGO E DI INTESA

- Con noi Salvatore Mazza -

 

Riportare i responsabili politici sulla via della ragione ed aprire nuove possibilità di dialogo e di intesa: è quanto si augura il Papa che dopo la preghiera dell’Angelus, recitata a Les Combes, ha parlato con parole forti della drammatica situazione in Medio Oriente. Con lui nella località valdostana, dove il Papa soggiornerà fino al 28 luglio, si sono raccolte stamane più di 5000 persone. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Di fronte alla drammatica escalation di violenza, il Papa esprime la sue “nuove gravi preoccupazioni”, in particolare - dice - per l’estendersi di azioni belliche in Libano e per le numerose vittime tra la popolazione civile. Benedetto XVI, nella quiete della montagna, pronuncia parole forti di viva apprensione e parla di “spietate contrapposizioni”, spiegando:

 

“All’origine vi sono purtroppo oggettive situazioni di violazione del diritto e della giustizia. Ma “né gli atti terroristici né le rappresaglie, soprattutto quando vi sono tragiche conseguenze per la popolazione civile, possono giustificarsi”.

 
Per poi pronunciare parole che sono un monito e un appello: “Come l’amara esperienza dimostra – sottolinea Benedetto XVI - su simili strade non si arriva a risultati positivi”.

 

Concreto l’auspicio: riportare i responsabili politici sulla via della ragione ed aprire nuove possibilità di dialogo e di intesa. Ma non è solo un auspicio: nelle parole del Papa si fa profonda preghiera a “Maria, Regina della Pace, perché impetri da Dio il fondamentale dono della concordia”.

 

“In questa prospettiva invito le Chiese locali ad elevare speciali preghiere per la pace in Terra Santa ed in tutto il Medio Oriente”.

 

Ricorda che oggi è “giorno dedicato alla Madonna del Carmelo, Monte della Terra Santa che, a pochi chilometri dal Libano, domina la città israeliana di Haifa, anch’essa ultimamente colpita”.

 

D’altra parte, tutta la preghiera dell’Angelus è preghiera mariana e proprio per questa preghiera e per incontrare il Papa si è raccolta una moltitudine di gente sul prato di Les Combes. Ai fedeli, prima della preghiera, il Papa innanzitutto esprime la sua “gioia di trascorrere un periodo di riposo, in Valle d’Aosta, nella casa che tante volte ha ospitato l’amato Giovanni Paolo II”. Sottolinea di essere immerso in uno stupendo panorama alpino che aiuta a ritemprare il corpo e lo spirito, e si dice contento di vivere l’incontro che definisce, e dunque sente, come “familiare”. Saluta, iniziando dal vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, e dal cardinale Severino Poletto, tutti i sacerdoti, religiosi e religiose sul territorio, e poi le autorità locali. Con un grazie particolare ai Salesiani che hanno messo a disposizione la casa dove risiede e sul prato di fronte alla quale recita l’Angelus questa domenica e poi la prossima.

 

Per una felice coincidenza – afferma il Papa - l’odierna domenica cade il 16 luglio, giorno in cui la liturgia ricorda la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. E il Papa ricorda che il Carmelo, alto promontorio che si erge lungo la costa orientale del Mar Mediterraneo, proprio all’altezza della Galilea, ha sulle sue pendici numerose grotte naturali, predilette dagli eremiti. Sottolinea “il più celebre di questi uomini di Dio, il grande profeta Elia, che nel IX secolo avanti Cristo difese strenuamente dalla contaminazione dei culti idolatrici la purezza della fede nel Dio unico e vero”. E ricorda che proprio ispirandosi alla figura di Elia, è sorto l’Ordine contemplativo dei Carmelitani, famiglia religiosa che annovera tra i suoi membri grandi santi come Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino e Teresa Benedetta della Croce (al secolo, Edith Stein). Alla Regina del Monte Carmelo, dunque, il Papa affida tutte le comunità di vita contemplativa sparse nel mondo, in modo speciale quelle dell’Ordine Carmelitano. Per tutti la preghiera:

 

“Maria aiuti ogni cristiano a incontrare Dio nel silenzio della preghiera”.

 

Tra i saluti in diverse lingue, il pensiero “con affetto” alle persone e ai gruppi italiani, in particolare i partecipanti al corso di formazione organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana per animatori della pastorale familiare. “Mentre è ancora vivo il ricordo dell’Incontro Mondiale delle Famiglie recentemente svoltosi a Valencia, in Spagna, - dice il Papa - rinnovo l’incoraggiamento alle famiglie cristiane, perché sappiano vivere e trasmettere con gioia la fede alle nuove generazioni”.

 

Infine, le parole di saluto del Papa in 'patois', il dialetto francofono che si parla nelle valli valdostane. “Sono contento di essere di nuovo qui con voi”, ha detto il Pontefice che poi ha raccomandato i fedeli alla Vergine Maria.

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Ma per sentire l’atmosfera vissuta dai tanti presenti a Les Combes e sapere qualcosa dell’impatto provocato dalle forti parole del Papa sul Medio oriente, Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente Salvatore Mazza, inviato di Avvenire:

 

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R. – E’ stato un impatto sicuramente molto forte, anche per la durezza delle parole del Papa, che ha ribadito come gli atti terroristici e le rappresaglie possano in nessun modo giustificarsi e come su queste strade non si arrivi mai a risultati positivi. Certamente il Papa sta pensando molto in questi giorni alla situazione in Medio Oriente e ne ha parlato anche l’altro giorno, due minuti, incontrando i giornalisti. Ne aveva parlato alle suore carmelitane di Quart, andandole a trovare e affidando alla loro preghiera la pace in Medio Oriente.

 

D. – D’altra parte, invece, il Papa ha speso parole di ringraziamento e ha definito familiare l’incontro con la gente del luogo, ringraziando per lo splendido panorama che lo aiuta nel riposo e nello studio di questi giorni. Ha avuto parole anche molto affettuose…

 

R. – Tra l’altro sono state parole improvvisate. Non erano nel testo, che era stato distribuito poco prima ai giornalisti. Si è visto che queste parole di ringraziamento venivano proprio dal cuore del Papa, per la quiete, per la discrezione con cui queste sue vacanze sono state quasi ‘coccolate’ dalla popolazione valdostana. Ci sono veramente mille piccole attenzioni, oltre a quelle che sono le cose naturali, la quiete naturale che circonda il Papa, che credo rendano veramente preziose queste giornate di Benedetto XVI.

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 luglio 2006

 

 

ALMENO 9 MORTI AD HAIFA, IN ISRAELE, PER UN ATTACCO DEGLI HEZBOLLAH.

MENTRE A BEIRUT SI SONO REGISTRATI NUOVI RAID ISRAELIANI

- Intervista con padre Justo Lacunza -

 

La crisi in Medio Oriente continua ad essere segnata da durissimi scontri: le ultime notizie riferiscono di un attacco degli Hezbollah ad Haifa e di nuovi raid israeliani su Beirut. Intanto, il premier libanese, Fuad Siniora, ha ricevuto una telefonata dal presidente del consiglio italiano, Romano Prodi, che partecipa al G8 di San Pietroburgo che gli ha riferito le condizioni di Israele per un cessate il fuoco: la liberazione dei soldati israeliani rapiti dagli Hezbollah mercoledì scorso e il ritiro dei guerriglieri sciiti dalle aeree di frontiera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Haifa, terza città di Israele, è stata bombardata dagli Hezbollah: almeno nove persone sono morte in seguito ad attacchi contro una raffineria e una stazione ferroviaria. Secondo il ministro dei Trasporti israeliano, Shaul Mofaz, i razzi sono stati forniti dalla Siria. Poco dopo l’attacco, il movimento sciita libanese ha annunciato nuove azioni contro Haifa e ha avvertito che le prossime azioni “non risparmieranno alcun obiettivo”. La reazione israeliana è stata ferma ed immediata: nuovi bombardamenti hanno scosso Beirut, dove è stato attaccato un ufficio di rappresentanza di Hamas e, a sud, è stata colpita una importante centrale elettrica. Secondo fonti locali, almeno 5 civili libanesi sono morti sotto le macerie di un’abitazione. Le forze armate israeliane hanno ordinato, poi, alla popolazione libanese di abbandonare il sud del Libano. Si sospetta anche l’uso di sostanze nocive: secondo un’emittente privata libanese, Israele avrebbe usato, infatti, sostanze internazionalmente vietate durante raid contro alcuni villaggi. Sul versante politico, il premier israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che lo Stato ebraico “non ha alcuna intenzione” di cedere alle minacce degli Hezbollah, che conducono “una guerra criminale” contro il popolo israeliano. Olmert ha anche detto che gli attacchi contro Haifa avranno “conseguenze di vasta portata” per il Libano. Sull’altro fronte, il premier libanese, Fuad Siniora, ha chiesto alle Nazioni Unite di imporre un “cessate il fuoco totale e immediato” e ha annunciato una possibile svolta: il primo ministro libanese si è detto pronto infatti ad estendere, con la cooperazione dell’ONU, l’autorità dello Stato anche nel sud del Paese, finora roccaforte degli Hezbollah. Ma Israele ha già precisato che la proposta del premier libanese verrà presa in considerazione solo se gli Hezbollah rinunceranno ad ogni rivendicazione nel sud del Libano. Dallo scenario della crisi mediorientale emergono, infine, altre due nette posizioni: quelle di Iran e Siria. Il governo di Teheran ha avvertito che se la Siria sarà attaccata, Israele “avrà perdite inimmaginabili”. La guida suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei, ha elogiato gli Hezbollah aggiungendo che i miliziani non verranno disarmati perché godono dell’appoggio del popolo libanese. Il presidente siriano, Bashar Al Assad, ha offerto, poi, il sostegno della Siria al Libano “in termini di aiuto materiale e umanitario”. Il capo di Stato libanese, il filo siriano Emile Lahoud, ha ringraziato la Siria e ha assicurato che il Paese dei cedri si “sta impegnando con tutte le sue forze per opporsi agli attacchi”.

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E l’aggravarsi della crisi mediorientale monopolizza i lavori del G8 a San Pietroburgo, in Russia. Mentre si attende una dichiarazione congiunta sulla situazione in Medio Oriente, il presidente statunitense, George Bush, e alcuni dei suoi principali interlocutori hanno invitato, pur con toni diversi, Israele alla moderazione per ridurre le sofferenze dei civili. Gli “Otto grandi” hanno anche espresso il loro sostegno alla missione delle Nazioni Unite inviata nella regione per disinnescare la crisi tra Israele e Libano. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Moderazione ed un cessate il fuoco duraturo in Medio Oriente. Questi i due punti che stanno emergendo dal vertice di San Pietroburgo e su cui stanno lavorando gli “Otto grandi”. “Israele ha tutto il diritto di difendersi - ha ripetuto il presidente Bush - ma deve essere cosciente delle conseguenze”. Secondo l’amministrazione americana, Iran e Siria agiscono come “ostacoli alla pace”. Il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, parla di necessità di porre le basi per un “cessate il fuoco sostenibile”. Un appello alla “moderazione”, è stato, poi, lanciato dal presidente francese Chirac, che rimarca come sia necessario difendere “la sicurezza e la sovranità del Libano”. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, si attende “nuove provocazioni”. Il britannico Blair chiede agli altri leader una posizione comune per la crisi e sottolinea che “si devono affrontare le cause del problema”. Intanto, va avanti l’agenda programmata dei lavori. Il piano per la sicurezza energetica è stato approvato, ma varie fonti mettono in evidenza le differenze su argomenti importanti come i cambiamenti climatici e l’energia nucleare. Gli Otto appoggiano l’idea russa di creare centri per l’arricchimento dell’uranio per scopi civili sotto il controllo dell’Agenzia atomica internazionale.

 

Da San Pietroburgo, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Sulla crisi mediorientale, gravemente alimentata dall’apertura del fronte libanese, ascoltiamo al microfono di Luca Collodi padre Justo Lacunza, del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica.

 

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R. – Per me era quasi scontato che in una situazione di grave crisi in Medio Oriente, le provocazioni di Hamas avrebbero portato ad un’alleanza tra il gruppo radicale palestinese e gli Hezbollah. Un’alleanza segnata, poi, da un chiaro collegamento con la Repubblica islamica dell’Iran. La situazione è molto preoccupante perché si sono aperti, ormai, diversi fronti in Medio Oriente: a quello tra Gaza e Israele si è aggiunto il fronte tra il Libano e lo Stato ebraico. E questo è uno scenario nel quale sono in pericolo non soltanto il progresso di ogni tentativo di pace, ma quello della convivenza civile. C’è un’altra riflessione da fare: la sovranità dello Stato del Libano non ha permesso tuttavia al governo libanese, il cui Parlamento è composto da 125 deputati, di cui 36 membri Hezbollah, di neutralizzare la formazione sciita. Non è stato impedito agli Hezbollah di costituire uno Stato indipendente all’interno del Libano. Questo è preoccupante. Si tratta, da una parte, del diritto all’esistenza da parte dello Stato di Israele e anche da parte dei palestinesi: colpire Israele significa colpire indirettamente i palestinesi e tutto il Medio Oriente. E’ questo che noi dobbiamo capire. Il riconoscimento dello Stato d’Israele significa riconoscere i diritti dei palestinesi, non il contrario, significa riconoscere l’indipendenza e la sovranità del Libano, riconoscere l’indipendenza e la sovranità della Giordania e della Siria. Partendo da queste premesse, penso che dovremmo vedere la situazione.

 

D. – Padre Lacunza, quali le eventuali responsabilità iraniane in questa crisi?

 

R. – Il movimento degli Hezbollah è nato qualche anno dopo la nascita formale della Repubblica islamica. Senza l’Iran, gli Hezbollah non avrebbero ricavato tre importanti spazi: un ambito politico costituzionale in Libano; uno spazio religioso islamico nel quadro del Libano e del Medio Oriente e un ruolo di interlocutore internazionale. Questo, dunque, non sarebbe stato possibile senza il legame profondo e storicamente provato degli Hezbollah con l’Iran.   

 

D. – Padre Lacunza, ci sono precise colpe della comunità internazionale per quanto sta avvenendo in Medio Oriente?

 

R. – Mi ferisce moltissimo e mi lascia molto perplesso l’indifferenza e, in molti casi, l’apatia della comunità internazionale. Si fanno delle grandi dichiarazioni per un bisogno di dialogo, di pace, di sviluppo. Ma per fare dei passi concreti bisogna conoscere quali siano le vere motivazioni, le vere ragioni di tutto quello che accade in Medio Oriente. Purtroppo, non siamo molto aggiornati. C’è un’altra questione che mi preoccupa molto. Adesso abbiamo almeno tre grandi zone di guerra: quella irachena, afghana e mediorientale. Questo vuol dire meno sicurezza, un aumento dei prezzi del petrolio; i nostri occhi punteranno verso il Medio Oriente, visto non come la regione della Terra Santa, ma come un teatro di guerra. Tali questioni sono molto preoccupanti, perchè non si intravede una via d’uscita. Io mi auguro che la comunità, le nazioni indipendenti si impegnino con tutte le loro forze per risolvere le questioni del Medio Oriente. E dobbiamo parlare in continuazione del Medio Oriente, perchè da questa terra, dalla pace di questa terra, dipende il nostro futuro.

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I PARTECIPANTI AL VI SIMPOSIO 'RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE',

IN CORSO IN BRASILE, HANNO LASCIATO IERI LA CITTÀ DI MANAUS PER SPOSTARSI

PIÙ A EST, NEL CUORE DELLA FORESTA AMAZZONICA

 

Il VI Simposio 'Religione, Scienza e Ambiente', in corso in Brasile, ha lasciato ieri la città di Manaus per spostarsi più a est, nel cuore della foresta amazzonica. A guidare i 200 delegati, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Il servizio della nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino:

 

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Da Manaus a Santarém e da qui nel cuore della Foresta nazionale amazzonica. Un viaggio in aereo lungo il corso del Rio delle Amazzoni, là dove tra acqua e bosco non c'è confine, e sorvolando le zone della deforestazione, quelle in cui un giorno c'era vegetazione selvaggia e oggi solo sterpaglia. Poi l'arrivo a Santarém, con la calorosa accoglienza del vescovo locale, Dom Lino Vomboemmel, e dell'arcivescovo di Belém, mons. Orani João Tempesta, riservata al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Con loro, ancora una volta, il cardinale Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e Cor Unum, e il cardinale Geraldo Majella Agnelo, presidente della Conferenza episcopale brasiliana. Infine il trasferimento a Maguarì, un centinaio di km più a sud. Qui, dove la foresta si lascia scoprire con difficoltà, sono arrivati Bartolomeo I e i 200 partecipanti al Simposio, per incontrare le comunità indigene della foresta pluviale, a pochi metri dal Rio delle Amazzoni. In un'area in cui in un anno le stagioni sono solo due, quella delle piogge e quella del caldo, con un 95% di umidità, la gente si procura da vivere lavorando il lattice che ricava dagli alberi e producendo materiale in ecopelle. All'insegna di una civiltà e di una cultura così lontane dal mondo moderno, quello globalizzato, che in Amazzonia ha creato più danni che progressi. Poco fuori Manaus, intanto, si prepara la cerimonia, a cui parteciperanno tutti gli esponenti religiosi presenti, per la benedizione del Rio Negro e del Rio Solimoes, nel punto in cui le loro acque si incontrano, dando vita al grande Rio delle Amazzoni.


Da Santarém, Giada Aquilino, Radio Vaticana.

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I DRAMMI E LE POTENZIALITA’ DELL’AFRICA NEL RACCONTO DI PADRE JEAN ILLUDO,

DA 20 ANNI IN MISSIONE TRA CAMERUN, COSTA D’AVORIO E KENYA E DA DIVERSO

TEMPO CONSULENTE PER IL CONTINENTE AFRICANO DELLA COMPAGNIA DI GESU’

 

E’ definito il terzo mondo, eppure possiede una ricchezza naturale senza uguali. E’ uno dei territori più antichi della terra e la razza umana ha iniziato la sua evoluzione proprio qui, eppure la sua popolazione è stata oggetto di tratte e schiavitù. Stiamo parlando dell’Africa, un continente pieno di contraddizioni e con una storia molto travagliata, in cui a dominare è soprattutto la povertà. Padre Jean Illudo all’Africa ha dedicato la sua vita. Nato in Burkina Faso, è stato 20 anni in missione tra il Camerun, la Costa D’Avorio e il Kenya. Nominato nel ‘96 padre provinciale della Compagnia di Gesù per l’Africa Occidentale, dal 2000 è Consigliere generale nonché assistente per tutto il continente. Antonella Villani gli ha chiesto come è cambiato il volto dell’Africa dagli anni 60 ad oggi:

 

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R. – In questi 40 anni ci sono stati molti cambiamenti in Africa: si è passati dal periodo coloniale agli anni Sessanta, gli anni dell’indipendenza caratterizzati da un forte desiderio di sviluppo; fino ad arrivare ai giorni d’oggi segnati dal problema dei rifugiati e dei conflitti in diversi Paesi dell’Africa e dalla continua sfida alla malattia dell’AIDS. I problemi maggiori del continente africano sono, infatti, la lotta all’AIDS, la povertà e i conflitti, che hanno portato molti a lasciare le proprie case per fuggire da queste situazioni di guerra. Questo sono le situazioni che, purtroppo, viviamo in Africa.

 

D. – Quanto hanno inciso in tutte queste guerre, i governi, la povertà della popolazione e, invece, la ricchezza naturale che hanno molti Paesi e molte zone dell’Africa?

 

R. – Queste ricchezze non possono certamente aiutare la popolazione quando manca una stabilità politica e una visione di sviluppo di questi stessi Paesi. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’Angola, caratterizzata per più di 20 anni da una guerra civile. Si tratta di un Paese molto ricco, che ha però una grande povertà, proprio perché durante la guerra non è possibile nessun tipo di sviluppo. Prendiamo il caso del Congo Democratico che ha una ricchezza grande, ma anche in questo Paese non ci sono strade, perché ha un governo che per molti anni non ha avuto una visione di sviluppo del Paese e, quindi, tutte queste ricchezze non sono certo riuscite ad aiutare la gente nel suo insieme.

 

D. - Quanto possono fare e quanto hanno fatto la Chiesa e le Organizzazioni uma-nitarie per aiutare lo sviluppo del continente?

 

R. – Già negli anni dell’indipendenza, la Chiesa ha avuto la convinzione che ci fosse il bisogno di impegnarsi nello sviluppo di questi Paesi, non lasciando questo compito esclusivamente allo Stato. A questo scopo sono state istituite diverse organizzazioni che operano in questi Paesi, collaborando anche con le Organizzazioni non governative. Vediamo che tutto questo lavoro raggiunge molto di più i bisogni della popolazione, rispetto ai grandi progetti degli Stati, che hanno ricevuto forti somme di denaro ma non hanno raggiunto alcun risultato importante.

 

D. – Quindi, aiuti mirati a seconda delle necessità?

 

R. – Sì, come in Burkina Faso, dove una ONG ha realizzato il progetto di costruire 100 pozzi per l’acqua potabile, riuscendo così a coprire l’82 per cento del fabbisogno di acqua potabile in questa regione. Certo che sono necessari aiuti mirati soprattutto riguardo alla salute, all’educazione, all’agricoltura, perché questi rappresentano veramente dei grandi bisogni. La popolazione soltanto così vede dei reali cambiamenti e questi aiuti mirati fanno sì che la popolazione cominci a prendersi cura di quello che viene realizzato, come nel caso del Burkina Faso, dove sono stati formati dei giovani per prendersi cura di questi pozzi. 

 

D. - In base alla sua esperienza, quali sono i problemi di questo continente che lo fanno rimanere unterzo mondo’?

 

R. - La mancanza di un’educazione, di salute, e dunque anche di slancio dei giovani per la costruzione e la realizzazione di un qualcosa: tutto questo fa sì che rimaniamo un continente povero.

 

D. – A questo punto cosa prevede per il futuro?

 

R. – Se in Africa un certo numero di persone, coscienti della situazione, con una certa creatività ed un certo slancio si impegnano, allora sì avremmo una possibilità di sviluppo. Un altro punto importante di sviluppo che io vedo è quello del campo delle comunicazioni e di Internet: l’Africa, anche nella sua povertà, non è completamente tagliata fuori. Sono molti i giovani che sono in contatto con l’Europa e con il resto del mondo attraverso l’utilizzo di Internet. I giovani vogliono dunque imparare delle cose e fanno tutto in loro possesso per essere in contatto con il resto del mondo.

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IL SECOLO DEL BAROCCO E I SUOI CAPOLAVORI A ROMA, TRA ARCHITETTURA

E DECORAZIONI: NELLA MOSTRA ALLESTITA A CASTEL SANT’ANGELO

- Intervista con Paolo Portoghesi e Claudio Strinati -

 

Sarà visitabile fino ad ottobre, a Castel Sant’Angelo, la mostra “Roma Barocca”. Un binomio, quello tra il Barocco e la Città Eterna, che per
ragioni storiche e culturali sembra davvero indissolubile. L’esposizione esplora i più significativi luoghi della città, così come si venne plasmando lungo il corso del600: un secolo che per lo sviluppo urbanistico di Roma fu davvero decisivo. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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Furono in particolare tre i Papi del Barocco: Urbano VIII Barberini, Innocenzo X Pamphilj e Alessandro VII Chigi. I loro nomi rilanciano quelli di una triade celeberrima: Bernini, Borromini e Pietro da Cortona, che fece del Barocco romano l’emblema ineguagliato dell’arte intesa come meraviglia, spettacolo e invenzione continua.


Oltre ai capolavori architettonici e ai grandi cicli decorativi, la mostra documenta aspetti meno noti: è il caso della sperimentazione del cosiddetto “barocco interrotto”, opere, cioè, rimaste sulla carta per scelta dei committenti o per mancanza di risorse. 


E se il Barocco è anche e soprattutto un sistema culturale, sono utili alla sua comprensione le sezioni che fanno luce sulle arti decorative, sulla musica e sulla scienza. Sentiamo Paolo Portoghesi, che con Marcello Fagiolo ha curato la
mostra:

 

R. – Il Barocco è l’arte della meraviglia e quindi la meraviglia non si estingue, direi anzi che resiste al tempo. Quello che è rimasto e che dà ancora una forte emozione a noi contemporanei è, per esempio, questa armonia con la natura, raggiunta attraverso l’invenzione. Una scoperta della natura non come dominio assoluto dell’uomo, ma come qualcosa nei confronti della quale l’uomo deve scegliere un rapporto.

 

Sentiamo ora Claudio Strinati, sovrintendente al Polo museale romano, sull’importanza del mecenatismo papale per lo sviluppo del Barocco:

 

R. – Il Barocco nasce proprio a seguito di certe committenze papali e quindi la spinta a far sì che nascesse una struttura architettonica, fino a qual momento non praticata, viene proprio dall’impulso del Papato: un Papato che è ancora umanistico e che soprattutto con Urbano VIII vede sul trono di Pietro un grandissimo intellettuale e un grandissimo studioso. E’ proprio dall’elaborazione che avviene all’interno della Curia che nasce l’esigenza di una riproposta della grande prospettiva umanistica, trasformata però in un flusso vivente di energia, di potenza e di magnificenza, che poi noi chiameremo solo successivamente ‘barocco’.

 

D. – C’è un’essenza accomunante, al di là di tutte le opere sublimi che il barocco ci ha lasciato? Come, lei personalmente, definirebbe il Barocco?

 

R. – La immissione nel tessuto della città antica di una energia che reclama la presenza e la potenza della contemporaneità. Il barocco è una grande struttura di immagini che si è calata su una città antica, facendolo però in modo organico: non ha contraddetto la città, ma l’ha esaltata.

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CHIESA E SOCIETA’

16 luglio 2006

 
 

L’ITALIA ORGANIZZERA' UN FORUM MONDIALE SU EDUCAZIONE E RICERCA:

E’ UNA DECISIONE PRESA NELL’AMBITO DEL G8, CHE HA DOVUTO OCCUPARSI

SOPRATTUTTO DELLA CRISI IN MEDIO ORIENTE, MA CHE AVEVA IN AGENDA ANCHE ALTRI TEMI IMPORTANTI COME QUELLO DELL’EDUCAZIONE E DELL’ENERGIA

 

SAN PIETROBURGO. = L'Italia organizzerà un Forum mondiale con l'obiettivo di individuare le linee centrali per uno sviluppo efficace dei sistemi educativi nelle società avanzate. E’ quanto si legge nel documento finale sull’educazione approvato oggi dal G8 di san Pietroburgo. Il Forum mondiale sarà organizzato in collaborazione con l'UNESCO sul tema: “Educazione, innovazione e ricerca, una nuova partnership per uno sviluppo sostenibile”. Il lungo documento sul futuro del sistema educativo si apre con la sottolineatura che “l’educazione è il cuore del progresso umano” e ricorda che “una società innovativa prepara la sua gente ad affrontare i cambiamenti”. Gli Otto grandi si impegnano a “sviluppare e integrare” tutti e tre gli elementi “del triangolo della conoscenza”, cioè educazione, ricerca ed innovazione. Ricordano inoltre che l’educazione crea “reciproca comprensione”; bisogna quindi creare “networks di ricerca” e “più alti livelli educativi” per i quali vale la pena fare forti investimenti. E c’è poi l’altra importante questione sulla quale i Paesi del G8 si sono pronunciati con un documento, l’energia. Il mondo sta affrontando sfide di natura globale con una “crescente interdipendenza” nel settore dell'energia – si legge – e servono “partnership rafforzate” tra produttori, consumatori e Paesi di transito per raggiungere una “sicurezza energetica globale”. Gli otto Grandi affermano anche che lo sviluppo di un mercato dell'energia globale “trasparente, efficiente e competitivo” è la strada migliore da seguire per raggiungere l'obiettivo della sicurezza. (F.S.)

 

 

In India il cardinale toppo, dopo il 5° Incontro mondiale delle famiglie,

invita i fedeli ad una maggiore condivisione del tempo in famiglia e spera

in un più ricco contributo asiatico al prossimo raduno

 

RANCHI. = L’apostolato della famiglia “dovrebbe essere uno degli argomenti al primo posto dell’agenda pastorale della Chiesa”. Lo ha affermato in questi giorni il cardinale Toppo, arcivescovo di Ranchi, che, di ritorno in India dal 5° Incontro mondiale delle famiglie di Valencia, in Spagna, ha precisato come la Chiesa nel Paese asiatico debba impegnarsi di più ad assistere le famiglie. Secondo quanto riporta l’agenzia Asia News, il porporato ha anche auspicato un maggiore contributo asiatico per arricchire il prossimo raduno. Per il cardinale Toppo, l’incontro di Valencia ha suggerito, tra l’altro, che il tempo è vita e non denaro, come comunemente si pensa. Molte volte però, i genitori, presi dai ritmi della vita quotidiana, non hanno tempo per loro stessi o per i figli, come a volte capita che i figli stessi non partecipino alla vita familiare. Questo – osserva il porporato – “è una sindrome che indebolisce le nostre famiglie”. Tuttavia, il cuore della vita familiare è l’amore. “Se l’amore si perde – precisa - il futuro della nostra società e quello della Chiesa sono in pericolo”. La famiglia, del resto, è la scuola dove si apprende la fede e “nelle nostre famiglie - conclude - le generazioni più giovani dovrebbero essere più coinvolte nella fede e spinte a condividerla con altri”. (E.B.)

 

 

circa 6 mila PROGETTI di sostegno IN 145 PAESI. Questo il bilancio 2005 dell’organizzazione “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”

 

ROMA. = Edilizia religiosa, formazione teologica, aiuti pastorali, sostegno al clero e ai missionari, emergenze umanitarie. Sono le principali destinazioni dei fondi raccolti da “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), che ha presentato nei giorni scorsi il bilancio 2005. Grazie ai 74 milioni di euro raccolti tra i benefattori di Europa, America del Nord e del Sud e Australia, è stato possibile realizzare 5.852 progetti in 145 Paesi del mondo. ACS – come ricorda l’agenzia SIR - è un’opera di diritto pontificio, fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten (conosciuto come “padre lardo” perché iniziò raccogliendo questo alimento per famiglie povere dell’Europa centrale) per sostenere la Chiesa perseguitata e sofferente. Il bilancio 2005 è considerato “estremamente positivo” con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente.  Tra i progetti segnalati, la costruzione del seminario greco-cattolico dello Spirito Santo a Leopoli, in Ucraina, destinato a 250 seminaristi. Ma anche il dono di 500 mila statuine di Gesù per il Natale alle famiglie della Chiesa cubana. In Nigeria, dove i cristiani sono spesso oggetto di aggressioni da parte degli estremisti islamici, saranno destinate 100 mila copie della Bibbia del Fanciullo ‘Dio parla ai Suoi figli’. Infine, per la formazione teologica sono state messe a disposizione 400 borse di studio. (E.B.)

 

 

Un campo estivo per bambini musulmani e cattolici. E’ l’impegno della chiesa Nella zona di Toba Tek Singh, una delle più povere del Pakistan

 

Toba Tek Singh. = Il Centro per lo sviluppo umano di Faisalabad, in Pakistan, ha organizzato un campo estivo per oltre 70 bambini cristiani e musulmani che studiano nella scuola della parrocchia di Toba Tek Singh e che non possono permettersi di pagare una villeggiatura estiva. I ragazzi musulmani, che sono 15, vanno al campo solo di giorno, mentre i 63 cristiani alloggiano all’interno di due scuole cattoliche della zona. La parrocchia si prende cura della popolazione di una delle zone più povere del Punjab pakistano, dove, nel tempo, si sono formati 70 piccoli villaggi, in cui vivono circa sette mila cattolici. La creazione del campo estivo è stata realizzata anche da molti residenti che hanno volontariamente offerto il loro aiuto. Vengono qui per aiutare i bambini, dare loro da mangiare ed anche per tenere delle piccole lezioni. Ashfaq Masih, preside della scuola superiore San Pietro, all’agenzia Asia News ha precisato che nel campo “si insegnano sia cose pratiche sia, soprattutto, valori importanti per la crescita di una persona”. Dal canto loro, gli studenti cristiani si dicono “molto felici”, non solo di poter passare l’estate imparando cose nuove, ma anche perché si sentono più liberi “di pensare ai valori del Vangelo e di poter assistere ogni giorno alla Messa”, che nelle loro zone di provenienza non viene celebrata con regolarità. Gli organizzatori sono riusciti anche a far vedere la finale della Coppa del Mondo di calcio. Un’esperienza giudicata emozionante da molti giovani ospiti del centro. (E.B.)

 

 

l'Unione delle comunità ebraiche italiane ha eletto oggi QUALE nuovo

 presidente Renzo Gattegna, che prenderà il posto di Claudio Morpurgo

 

ROMA. = L’avvocato romano Renzo Gattegna è il nuovo presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, UCEI. Lo ha eletto oggi a Roma il consiglio dell’Unione. Gattegna prende il posto di Claudio Morpurgo. Gattegna era consigliere uscente con delega sull’informazione nel precedente consiglio e per molti anni è stato consigliere nella comunità ebraica romana. Sposato con due figli Gattegna, 67 anni, è avvocato civilista. Nel recente congresso è stato eletto consigliere nella lista moderata 'Per Israele'. Claudio Morpurgo, che era diventato presidente dopo le dimissioni per salute di Amos Luzzatto, è tornato alla vicepresidenza dell'UCEI, carica che copriva nella precedente presidenza. (E.B.)

 

 

CON UN CONCERTO CHE VUOLE LANCIARE UN MESSAGGIO DI PACE E DI FRATELLANZA, PARTE STASERA A RAVENNA LA DECIMA EDIZIONE DELLA RASSEGNA

 “LE VIE DELL’AMICIZIA”. DOMANI LO STESSO CONCERTO SI SVOLGERÀ IN MAROCCO

 

RAVENNA. = Per lanciare un messaggio di pace e fratellanza che risuoni attraverso i valori universali della musica, stasera Riccardo Muti dirige l’Orchestra e il coro del Maggio Fiorentino al Ravenna Festival, mentre domani lo stesso concerto sarà proposto in Marocco.  Si rinnova così, per il decimo anno, la tradizione dei concerti delle “Vie dell’Amicizia”. L’entusiasmo e le motivazioni di Muti e dei suoi musicisti, in tutti questi anni, fin dal primo viaggio che condusse il Festival sull’altra sponda dell’Adriatico, a Sarajevo, non sono mai venuti meno. Dal Cairo, a Damasco, a Tunisi - per citare solo le ultime tappe - il doppio concerto è sempre stato un dono di arte e di pace molto apprezzato. Il Marocco è una meta coerente con ciò che il Festival, diretto da Cristina Mazzavillani Muti, vuole esprimere. Il Paese infatti, grazie a recenti segnali di apertura e di cambiamento, sembra incarnare la speranza di un futuro di pace, attingendo al suo secolare ruolo di ‘porta verso l’Occidente’ per l'intero continente africano. L’appuntamento con il pubblico marocchino, realizzato ancora una volta insieme al Progetto Italia di Telecom, sarà nell’immensa piazza Lahdim di Meknes. Tutto verdiano il programma, a cominciare dalla ‘Vergine degli angeli’, affidata alle voci di Barbara Frittoli, Sonia Ganassi e Ferruccio Furlanetto. Ed è a lei che si rivolge il canto commosso del coro che chiude l’Atto II della ‘Forza del destino’.  La famosa scena corale, ha notato il maestro Muti, è uno dei tanti, possibili, esempi di incontro tra culture e religioni diverse. (T.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

16 luglio 2006

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

La Corea del Nord risponde con una guerra di parole alla risoluzione dell’ONU che la condanna per gli esperimenti missilistici del 5 luglio scorso. Una dichiarazione del ministero degli Esteri nordcoreano accusa infatti il Consiglio di sicurezza di aver agito 'irresponsabilmente' nell’adottare la risoluzione. Nel testo, approvato ieri all’unanimità. le Nazioni Unite intimano a Pyongyang di “sospendere tutte le attività collegate al suo programma di missili balistici”. Tutti i Paesi sono stati invitati inoltre a sospendere il commercio di materiale bellico con la Corea del Nord, nonchè di finanziamenti che possano essere usati per la costruzione di armi di sterminio.

 

In Afghanistan un attentato suicida ha provocato in mattinata la morte di 4 civili nel sudest del Paese. Altre 23 persone sono rimaste ferite. Intanto è salito a 37 il numero di talebani morti ieri in diversi scontri a fuoco con le forze della coalizione, nel sud del Paese. Lo rendono noto fonti militari statunitensi, precisando che altri 14 presunti miliziani sono stati arrestati. Gli scontri sono avvenuti nella provincia di Uruzgan e in quella di Helmand, dove è in corso una massiccia offensiva condotta dalle forze della coalizione internazionale e dell’esercito regolare afghano.

 

In Iraq 5 dipendenti del comitato olimpico iracheno, rapiti ieri a Baghdad durante una conferenza, sono stati rilasciati stamani. Tuttavia restano ancora nelle mani dei rapitori il presidente dell’organismo ed altre 23 persone. Il CIO, il comitato internazionale olimpico, ha chiesto l’immediata liberazione degli ostaggi. Ieri durante il sequestro sono morte anche due guardie del corpo. Intanto oggi sul terreno almeno 13 persone hanno perso la vita in seguito a diversi attacchi della guerriglia nel Paese. In mattinata anche un soldato britannico è rimasto ucciso durante un’operazione che ha portato alla cattura di due sospetti terroristi nella città meridionale di Bassora.

 

In Italia, proseguono senza sosta gli sbarchi di clandestini sulle coste siciliane. Un altro barcone con 25 immigrati, tra cui sette donne, è stato soccorso a 20 miglia a sud di Lampedusa da una motovedetta della Guardia di Finanza. Nel centro di prima accoglienza (CPT) dell’isola si trovano in questo momento circa 400 extracomunitari, rispetto a una capienza massima di 180 persone. Ieri circa 200 immigrati sono stati trasferiti nel CPT di Crotone con un ponte aereo; altri voli, predisposti dalla prefettura di Agrigento, sono previsti per oggi.

 

Le autorità maltesi hanno negato il permesso ad un peschereccio spagnolo di sbarcare 50 immigranti clandestini soccorsi ieri nel Canale di Sicilia. Le autorità de La Valletta hanno fornito provviste e mandato un medico sul natante, cui però è stato intimato di fermarsi a 18 miglia dalla costa. Il ministro degli Esteri maltese ha spiegato che il peschereccio, non essendo in pericolo, non aveva alcun motivo di portare i clandestini sull’isola. A causa dei ripetuti arrivi di clandestini, avvenuti in settimana, il centro di detenzione di Safì è giunto al collasso.

 

Il ministro degli Esteri del governo separatista ceceno, Akhmed Zakayev, si è detto pronto a rinunciare all’indipendenza della Cecenia e a trovare la pace con la Russia. La dichiarazione è contenuta in una lettera inviata agli otto “grandi” del mondo riuniti a San Pietroburgo. Dall’altro lato, il capo dei servizi segreti russi, Nikolai Patrushev, ha dichiarato che i guerriglieri hanno due settimane di tempo per consegnare le armi ed essere quindi ammessi ad un’amnistia.

 

In Belgio ieri è stato ritrovato il bambino che era scomparso venerdì scorso nella cittadina di Verviers. Il piccolo, di nove anni, è stato ritrovato legato, imbavagliato e con molte ferite alla testa, da un contadino, lungo un sentiero di campagna. Il bambino, in stato di choc è stato subito trasferito in ospedale. Nel Paese, a poco più di un mese dal rapimento e dalla barbara uccisione delle due bambine a Liegi, è rientrato dunque l’incubo pedofilia. Tuttavia non si è ancora fatta piena luce su questo episodio. La procura belga terrà nel pomeriggio una conferenza stampa per fornire ulteriori dettagli sulla vicenda.

 

 

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