RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 196 - Testo della trasmissione di sabato 15 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa prega per i popoli che soffrono a causa dell’escalation di violenza in Medio Oriente: lo ha detto incontrando i giornalisti a Les Combes. Domani il primo Angelus in Valle d’Aosta: con noi il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Salvatore Mazza e Antonio Ferrari

 

L’adesione del Papa ai valori alla base del VI Simposio 'Religione, scienza e ambiente", promosso dal Patriarca Bartolomeo I: consegnato ieri pomeriggio dal cardinale Etchegaray il messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti all’incontro in Brasile. Con noi il cardinale Geraldo Majella Agnelo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Luci e ombre sul vertice bilaterale fra il russo Putin e il presidente americano Bush a margine del G8 in corso a San Pietroburgo: intesa in tema di nucleare ma contenzioso aperto per l'ingresso della Russia nel WTO. Intervista con Vittorio Emanuele Parsi

 

Una nuova, imponente produzione della Tosca di Giacomo Puccini: questa sera a Verona, nell’ambito dell’84.mo Festival Lirico: con noi Fiorenza Cedolins

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Conferenza episcopale argentina chiede al governo una legge sull’educazione che porti al perfezionamento integrale dell’uomo e dice ‘no’ alla normativa che propone la sterilizzazione femminile e maschile

 

Aperto ieri a Louisville, negli Stati Uniti, l’Eternal Word Church Teaches Forum

 

Un elettrocardiogramma può evitare la morte in culla ad almeno 200 neonati all’anno soltanto in Italia

 

Aumenta in Vietnam il numero dei suicidi tra giovani

 

Si celebra oggi a Napoli il 50.mo anniversario di sacerdozio del cofondatore della Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della Chiesa, padre Liliano di Gesù Obbediente

 

Si è aperta ieri la sesta edizione del Todi Arte Festival

 

24 ORE NEL MONDO:

A Baghdad rapito il presidente del Comitato olimpico iracheno e forse alcuni collaboratori

 

In Afghanistan 15 talebani uccisi in diversi scontri nel sud del Paese

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 luglio 2006

 

 

 

IL PAPA PREGA PER I POPOLI CHE SOFFRONO A CAUSA DELL’ESCALATION DI VIOLENZA

 IN MEDIO ORIENTE: LO HA DETTO INCONTRANDO I GIORNALISTI A LES COMBES.

DOMANI IL PRIMO ANGELUS IN VALLE D’AOSTA.

RAID ISRAELIANI IN TUTTO IL LIBANO: COLPITO ANCHE UN VALICO CON LA SIRIA.

GLI HEZBOLLAH SI DICHIARANO PRONTI AD “UNA GUERRA TOTALE”

- Con noi il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo,

Salvatore Mazza e Antonio Ferrari -

 

Cresce l’attesa tra i fedeli valdostani per il primo Angelus di Benedetto XVI, domani a Les Combes. Intanto, ieri pomeriggio, il Pontefice si è recato in preghiera al monastero delle suore carmelitane a Quart. Al ritorno dalla sua prima escursione da quando si trova a Les Combes, incontrando i giornalisti, il Papa ha rivolto un pensiero particolare alle popolazioni che soffrono a causa dell’escalation di violenza in Medio Oriente. Ad ascoltare le parole di Benedetto XVI c’era anche l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:

 

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R. - Il Papa ha detto che bisogna pregare per il Medio Oriente e che tutti depongano le armi. Ha detto che la situazione è sicuramente molto difficile e bisogna appunto pregare e sperare che si riesca a trovare una soluzione al dramma che si sta vivendo in queste ore. Deve essere un pensiero che il Papa ha dentro di sé molto presente. Il Papa rientrava dal convento di Quart dove era andato a trovare queste suore carmelitane che nelle settimane scorse gli avevano fatto avere una piccola offerta per le sue opere di carità e il Papa ha voluto affidare loro la preghiera per la pace in Terra Santa, in Libano e in tutte le parti del mondo dove si soffre.

 

D. – Sempre conversando con i giornalisti, il Papa ha sottolineato come nella bellezza delle montagne valdostane veda l’opera del Creatore. Per il Papa un soggiorno di riposo ma anche corroborante…

 

R. – Si, certo. Un soggiorno di riposo che lui sta spendendo per studiare, per scrivere e che sicuramente ha una dimensione per così dire teologica.  Sempre parlando con le suore di Quart ha detto: “Sono qui quasi un po’ in vacanza in questi giorni e ringrazio Dio per poter essere tra queste bellezze e poter godere di questa pace”.

 

D. - Domani il primo Angelus di Benedetto XVI a Les Combes. Come sta vivendo la diocesi quest’attesa e c’è qualche invito particolare?

 

R. – Si, come l’anno scorso dovrebbe esserci il cardinale Poletto, arcivescovo di Torino e altri vescovi dal Piemonte, molto probabilmente. Ovviamente c’è moltissima attesa. Risultano circa 9.000, 10.000 persone pronte a scalare la strada che porta a Les Combes. E’ una cosa che non si è mai vista da queste parti. La strada si aprirà alle 7 e si chiuderà alle 11… tutti gli altri dovranno andare a piedi. Tra l’altro, proprio in vista di quest’arrivo così massiccio sono stati ripristinati altri due antichi sentieri.

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Anche in un periodo di riposo, dunque, il Papa segue con attenzione gli ultimi drammatici sviluppi della crisi in Medio Oriente. D’altro canto, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano - proprio ai microfoni della Radio Vaticana - aveva esortato ieri le parti in causa a seguire la via del dialogo per risolvere la crisi. Un appello ribadito oggi dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura. Il porporato – intervistato da Giovanni Peduto - è stato l’artefice dei negoziati per normalizzare le relazioni tra Santa Sede e Israele e nel 1994 è stato nominato primo nunzio apostolico in Israele:

 

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R. – Si tratta di una situazione dolorosa. Da molto tempo si trascinano situazioni difficili, situazioni che, da una parte, vedono atti di terrorismo e di violenze e dall’altra, insofferenze o reazioni spesso neppure proporzionate alla situazione. Particolarmente in questi ultimi tempi c’è una crescita di tensioni e di situazioni molto dolorose. Certamente soffrono tutte e due le popolazioni che vivono in quella – vorrei dire – dilaniata terra, privilegiata da Dio per molti motivi ma umanamente, purtroppo, in una situazione assai difficile. Queste popolazioni hanno evidentemente diritto non solo a sussistere o a sopravvivere, ma a vivere in sicurezza e a vivere nella pace. Da tempo si moltiplicano queste situazioni difficili, ma come si può cercare di risolvere tale situazione? E’ necessario che intervenga un qualcosa di nuovo dall’interno e un qualcosa di nuovo dall’esterno e quindi che l’atteggiamento, le richieste, i buoni atti di volontà sorgano da entrambe le parti interessate nel rinunziare ad alcune cose e nel prenderne in considerazione altre, con buona volontà. Ancora, bisogna cercare di proporre situazioni nuove, rispettare anche quello che le Nazioni Unite hanno suggerito come soluzioni e che, con buona volontà, si cerchino, attraverso il dialogo e non attraverso la violenza, delle soluzioni. La comunità internazionale e particolarmente le Nazioni Unite devono e possono appoggiare questo dialogo per superare situazioni difficili.

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Si estende, in Libano, il fronte delle azioni militari dello Stato ebraico: Israele ha sferrato attacchi in varie zone del Paese. I miliziani Hezbollah hanno risposto lanciando centinaia di razzi contro il nord dello Stato ebraico. Le azioni di oggi hanno provocato complessivamente, nei due Paesi, almeno 17 morti. Intanto, il partito siriano ‘Baath’ ha assicurato il proprio sostegno al Libano e ai guerriglieri sciiti. Gli Hezbollah hanno annunciato, poi, di essere pronti ad “una guerra totale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Continua senza sosta l’offensiva israeliana in Libano: l’aviazione dello Stato ebraico ha compiuto, stamani, numerosi raid nel nord e nel sud del Paese, dove gli attacchi hanno provocato la morte di almeno 15 civili. Elicotteri israeliani hanno colpito ponti, stazioni di carburante, edifici e strade in varie località. Oltre ad aver pesantemente danneggiato diverse infrastrutture, i bombardamenti hanno anche inferto un altro duro colpo all’economia libanese: i turisti e i residenti occidentali hanno cominciato ad evacuare il Paese. Ma le vie di fuga sono precarie e vulnerabili: è stata attaccata anche l’area del valico di Masnaa, al confine tra Libano e Siria, sulla strada che collega direttamente Beirut con Damasco. Con dei volantini sono stati avvertiti, poi, gli abitanti di un villaggio sciita ad abbandonare le loro case. La capitale Beirut, teatro oggi di un nuovo bombardamento, è una città fantasma. La zona sciita, roccaforte degli Hezbollah, è isolata: le vie di accesso sono inagibili, spesso manca la luce e le reti telefoniche cominciano a saltare. Sull’altro fronte, un centinaio di razzi lanciati dal sud del Libano hanno raggiunto il nord di Israele, uccidendo almeno due persone. Alcuni razzi hanno raggiunto anche la città di Tiberiade, in Galilea. L’esercito israeliano ha confermato, inoltre, il ritrovamento dei corpi di due dei 4 marinai dati per dispersi, ieri sera, dopo un attacco missilistico condotto da miliziani contro la loro nave, al largo delle coste del Libano. Sul versante politico, un nuovo grave segnale arriva dalla Siria: il partito siriano ‘Baath’ ha espresso, con un comunicato, il proprio appoggio al Libano e al movimento degli Hezbollah. Secondo il quotidiano arabo ‘Al Ayat’, Israele avrebbe dato alla Siria un ultimatum di tre giorni per far terminare gli attacchi dei guerriglieri sciiti. In caso contrario – sostiene il quotidiano che cita fonti del Pentagono – lo Stato ebraico “lancerà un’offensiva dalle conseguenze disastrose”. In Israele, intanto, il premier, Ehud Olmert, ha indicato le condizioni per un possibile cessate il fuoco: la liberazione dei due soldati israeliani rapiti da combattenti Hezbollah, la fine del lancio di razzi contro lo Stato ebraico ed il disarmo dei guerriglieri sciiti. Il governo israeliano ha nuovamente minacciato, poi, di uccidere il capo del movimento degli Hezbollah, Hassan Nasrallah. Ieri sera, il leader sciita parlando alla televisione del suo movimento, ha dichiarato che gli Hezbollah sono pronti per una “guerra totale da Haifa e al di là di Haifa”. Attacchi israeliani continuano, infine, a sconvolgere anche la Striscia di Gaza: almeno due palestinesi sono morti nel corso di un raid a Gaza. Ieri, aerei dello Stato ebraico avevano colpito anche il ministero dell’Economia palestinese, senza fortunatamente provocare vittime.

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Ma quali scenari si possono aprire adesso, non solo in Libano, ma in tutta la regione mediorientale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di Medio Oriente:

 

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R. - E’ una situazione veramente pesante che presenta prospettive drammatiche. Dopo lo sforzo militare israeliano nella striscia di Gaza per cercare di recuperare il soldato sequestrato da miliziani palestinesi, gli Hezbollah hanno rapito due militari. Era ovvio attendersi una risposta, forse ancora più dura. Ora il rischio qual è? Il rischio riguarda Israele: penso che tra Hezbollah e Hamas - pur essendo gli Hezbollah un movimento sciita e Hamas una formazione sunnita - ci sia stato una sorta di mutuo soccorso. Il fatto di attirare Israele nel terreno molto più pericoloso libanese, fa pensare ad una trappola. In Libano possono intervenire o influenzare forze che nei Territori palestinesi non potevano operare. Mi riferisco soprattutto all’Iran e alla Siria. E mi riferisco anche al governo libanese democratico nel quale ci sono due ministri degli Hezbollah. Su questo punto, si stanno creando pesantissime divisioni. E’ chiaro che gli Hezbollah, a questo punto, devono scegliere se continuare ad essere una forza prettamente libanese oppure se obbedire ad ordini impartiti da altri; gli Hezbollah tornerebbero, in questo caso, ad essere più un movimento guerrigliero che non un partito politico.

 

D.-  Questa è una situazione che ha spiazzato l’ONU e la Comunità internazionale. Come fare per recuperare terreno?

 

R. – Una cosa è evidente: è una crisi che coinvolge tutti. Sono coinvolti la Comunità internazionale, gli Stati Uniti, l’ONU e l’Europa. Si potrebbe, in qualche modo, far capire che c’è una grandissima crisi e che bisogna intervenire, altrimenti non se ne esce. Io continuo a pensare che, davanti ad una crisi del genere, l’unica possibilità sia un negoziato. Sharon, nel passato, lo aveva già fatto. Io credo che, per disinnescare una crisi che potrebbe portare a conseguenze ancora più nefaste, sia necessario agire facendo leva su questa chiave.

 

D. - E’ possibile fare un parallelo con l’altro sanguinoso conflitto civile in Libano di cui tu sei stato uno dei principali analisti e commentatori?

 

R. – Ci sono delle similitudini e delle diversità. Ci sono delle similitudini soprattutto a livello psicologico: mi riferisco, in particolare, alla prima fase del conflitto, quando il Libano in pochi giorni vide crollare quello che era considerato una specie di ‘paradiso terrestre’. Ci fu la grande fuga come sta accadendo anche adesso e ci fu la sensazione di vedere finire qualcosa del quale tutti, anche dal punto di vista economico, avevano beneficiato. Oggi le condizioni forse sono lievemente diverse perché pensare ad un Libano distrutto come accadde durante la guerra civile dal ’75 al ’91, credo sia piuttosto difficile. Certamente il risultato che già abbiamo visto, secondo me, può già essere comparabile dal punto dei vista dei danni. Il Libano anche oggi viene colpito due volte: prima dalle bombe e poi dalla fuga dei turisti che rischiano di far precipitare il Paese in uno stato di indigenza.

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L’ADESIONE DEL PAPA AI VALORI ALLA BASE DEL VI SIMPOSIO 'RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE", PROMOSSO DAL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI: CONSEGNATO IERI POMERIGGIO DAL CARDINALE ETCHEGARAY IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO IN CORSO IN BRASILE

- Intervista con il cardinale Geraldo Majella Agnelo -

 

Con la profonda convinzione che la religione ha un ruolo determinante nella salvaguardia dell'ambiente, prosegue a Manaus, in Brasile, il VI simposio 'Religione, Scienza e Ambiente", intitolato "Rio delle Amazzoni: sorgente di vita", organizzato da Sua Santità Bartolomeo I. Ieri l'intervento del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e l'atteso messaggio inviato a tutti i partecipanti da Papa Benedetto XVI, consegnato dal cardinale Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e Cor Unum, che partecipa ai lavori assieme al presidente della Conferenza episcopale brasiliana, il cardinale Geraldo Majella Agnelo. Il servizio della nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino:

 

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Esistono "obiettivi pratici e di sopravvivenza dell'uomo che possono e debbono accomunare tutte le persone di buona volontà". Sono le parole di Benedetto XVI, contenute nel messaggio inviato a Sua Santità Bartolomeo I e letto durante i lavori a Manaus, dopo la messa in onda di un video dell'udienza del 5 luglio scorso in cui il Papa aveva già augurato buon lavoro ai partecipanti. Nel messaggio, il Pontefice ha espresso subito adesione "ai valori di cui il Simposio è portatore": valori come gli sforzi a favore dell'ambiente, "il cui deterioramento - ha ricordato il Papa - ha profonde ripercussioni sulle popolazioni", e come la volontà di proseguire sulla via del dialogo ecumenico.

 

E all'opera di salvaguardia del Creato, il Pontefice ha fatto riferimento proprio a proposito del comune impegno di cattolici e ortodossi, visto come "un esempio di quella collaborazione" che gli uni e gli altri "debbono ricercare con costanza per rispondere all'appello di una testimonianza comune”. “Ciò suppone - ha proseguito Benedetto XVI - che tutti i cristiani coltivino nel loro intimo quell'apertura d'animo che è dettata dalla carità ed ha la sua radice nella fede. In questo modo - ha spiegato ancora - essi potranno insieme offrire al mondo una testimonianza credibile del loro senso di responsabilità per la tutela della Creazione".

 

Parole accolte con soddisfazione da Sua Santità Bartolomeo I, che personalmente ha voluto annunciare la visita del Papa in Turchia a fine novembre, in occasione della Festa di Sant'Andrea apostolo. Poi, ringraziando anche il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan - che da New York ha auspicato un intervento integrato a favore delle popolazioni del Bacino del Rio delle Amazzoni - il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha lanciato un accorato appello a difesa di quella "fragile bellezza del mondo" che si specchia nel Rio delle Amazzoni, fino a sollecitare una verifica dell'impatto che le nostre decisioni e le nostre scelte hanno sull'ambiente. Nei dibattiti, infatti, in primo piano rimangono le implicazioni che una deforestazione sconsiderata, in corso in Amazzonia da ormai 30 anni, ha per la popolazione locale, indissolubilmente legata alle condizioni ambientali e climatiche della foresta pluviale.

 

Dall'Amazzonia, Giada Aquilino, Radio Vaticana.

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Ma quale è il senso della partecipazione della Chiesa brasiliana a questa iniziativa per la salvaguardia del Creato? La nostra inviata, Giada Aquilino, lo ha chiesto al cardinale Geraldo Majella Agnelo, presidente della Conferenza episcopale brasiliana:

 

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R. – E’ molto opportuno per noi, già vicini alla prossima Campagna della Fraternità che si svolgerà sulla pastorale e la fraternità, e l’Amazzonia, durante la Quaresima dell’anno prossimo. Religione e ambiente sono due cose intimamente unite e interdipendenti e poi c’è tutta l’importanza che noi riconosciamo alla conservazione dell’ambiente per la dignità dell’uomo.

 

D. – Ha parlato dei popoli indigeni che abitano le zone dell’Amazzonia. Qual è l’impegno della Chiesa brasiliana nei confronti di queste popolazioni?

 

R. – Noi come Chiesa vogliamo che sia veramente una fraternità. La nostra fraternità cristiana, veramente, non ha limiti di territorio. Noi dobbiamo rispettarci e volerci bene e fare il bene dell’umanità, perché l’ambiente, qui, fa parte del futuro dell’umanità.

 

D. – Quali sono le sfide della Chiesa brasiliana? Ci sono delle emergenze particolari? Per esempio, si sente spesso parlare di sette …

 

R. – Sì. Ci sono minacce da diverse sette, ma sono – chissà? – interpreti o strumenti di interessi che non sono interessi per il bene comune della gente e dell’ambiente dell’Amazzonia. Qui c’è una presenza fortissima. Questa è una preoccupazione che noi abbiamo. Noi cosa possiamo fare se non dare alla gente una conoscenza più ampia della situazione, e quindi fare in modo che ciascuno possa essere responsabile e riconoscere cosa c’è nelle minacce che non sono minacce solo per la Chiesa ma per l’umanità intera.

 

D. – Eminenza, sono tanti i missionari che in questi anni, purtroppo, hanno perso la vita nella difesa dei diritti dei popoli indigeni. Ecco: nonostante questa sofferenza e questa difficoltà, cosa spinge oggi la Chiesa del Brasile ad andare avanti?

 

R. – La nostra fede, la nostra fraternità. Noi vogliamo che questo mondo sia buono per tutti.

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NOMINE

 

In Bangladesh, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mymensingh, presentata da mons. Francis Anthony Gomes, per sopraggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato a succedergli mons. Paul Ponen Kubi, C.S.C., finora vescovo titolare di Torre di Tamalleno e ausiliare della medesima diocesi.

 

In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Gorakhpur dei Siro-Malabaresi, presentata da mons. Dominic Kokkat, C.S.T., in conformità al can. 210 § 1 del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium. Benedetto XVI ha nominato a succedergli padre Thomas Thuruthimattam, C.S.T., attualmente superiore generale della Little Flower Congregation.

 

In Venezuela, il Papa ha nominato vescovo di El Vigía-San Carlos del Zulia mons. José Luis Azuaje Ayala, finora vescovo titolare di Italica ed ausiliare di Barquisimeto.

 

Il Papa ha nominato visitatore apostolico per i Siro-Malabaresi in India fuori del “territorium proprium” mons. Mar Gratian Mundadan, C.M.I., vescovo di Bijnor dei Siro-Malabaresi.

 

                                                                                              

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata all'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Teano-Calvi.

 

Servizio estero - Medio Oriente: l'ONU ridotto all'immobilismo mentre il Libano brucia. Beirut ancora una volta sotto i bombardamenti; il capo di Hezbollah annuncia una "guerra totale" contro Israele.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Appella dal titolo "La statuaria della Grecia antica emerge dai frammenti di memoria di Alberto Viani": una mostra antologica nelle chiese rupestri di Matera in occasione del centenario della nascita dello scultore.

 

Servizio italiano - Governo; taxi: spiragli per un accordo. 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 luglio 2006

        

 

LUCI E OMBRE SUL VERTICE BILATERALE

FRA IL PRESIDENTE RUSSO PUTIN E IL PRESIDENTE AMERICANO BUSH

A MARGINE DEL G8 IN CORSO A SAN PIETROBURGO: INTESA IN TEMA DI NUCLEARE,

MA CONTENZIOSO APERTO PER L'INGRESSO DELLA RUSSIA NEL WTO

 

Luci e ombre sul vertice bilaterale fra il russo, Vladimir Putin, e il presidente americano, George Bush, a margine del G8 in corso a San Pietroburgo: intesa in tema di nucleare ma contenzioso aperto per l’ingresso della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Ma sull’urgente questione del Medio Oriente che non può non essere al centro del G8, da San Pietroburgo il servizio è di Giuseppe D’Amato:

 

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Posizioni diverse, ma un unico approccio per il Medio Oriente. Mosca e Washington sono contro l’uso della violenza a scopo politico. “Si fermi lo spargimento di sangue al più presto” è l’invito lanciato dal presidente russo Vladimir Putin nel corso della conferenza stampa con il collega statunitense George Bush. “E si creino – ha poi rimarcato il capo del Cremlino - le condizioni internazionali per la costruzione di uno Stato palestinese indipendente”. Due democrazie una vicina all’altra, Israele e la Palestina, questa è la via d’uscita dal presente vicolo cieco, ha detto invece Bush che ha comunicato che Washington ha chiesto alla Siria di intervenire sul movimento Hezbollah per far terminare subito la violenza e deporre le armi. Sullo spinoso capitolo nucleare iraniano, russi ed americani sembrano d’accordo. No ad armi atomiche agli ayatollah e mandato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per trovare soluzioni. Bush appoggia la proposta russa di centri internazionali per l’arricchimento di uranio a scopo civile. Questi dovrebbero essere utilizzati sia da Iran che da Corea del Nord. Tra i russi vi è delusione che gli USA non abbiano dato il via libera all’adesione di Mosca al WTO. “Serve un accordo ratificabile dal Congresso”, è stata la risposta di George Bush. Putin è apparso contrariato, anche se ha sottolineato l’alto livello dei rapporti bilaterali raggiunti. In serata cena informale tra i leader del G8.

 

Da San Pietroburgo,  per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato

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Fra gli altri capitoli previsti nell’agenda dei ‘grandi del mondo’ anche la sicurezza energetica. Eugenio Bonanata ha chiesto al professor Vittorio Emanuele Parsi, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, un commento sulla posizione della Russia:

 

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R. - Le critiche che sono state mosse alla Russia sono proprio quelle relative al suo tentativo di essere monopolista nelle tecniche di trasporto del gas. Quindi quando Putin propone la sicurezza energetica per evitare che possibili conflitti futuri possano scoppiare riguardo a questo, lo sta facendo in una maniera che tiene ben d’occhio l’interesse nazionale russo. Tutti gli altri Paesi che sono al G8 sono sostanzialmente consumatori e importatori di materie energetiche mentre la Russia è un produttore-esportatore di materie più energetiche. Questa differenza emergerà nella discussione sul come mettere in sicurezza le fonti di energia.

 

D. - Dopo la ferita di Bombay, la lotta al terrorismo sarà anche al centro dei lavori. Cosa si può dire su questo punto?

 

R. - Che sono passati i tempi in cui Bush giudicava Putin il principale partner della lotta al terrorismo. La Russia ha un grande problema di terrorismo ceceno che si è estremizzato, però la Russia è disposta ad utilizzare strumenti che gli altri ‘grandi’ presenti a San Pietroburgo non intendono utilizzare. D’altra parte, non va dimenticato che la Russia chiede che la questione cecena rientri a pieno nella lotta al terrorismo, però su tutti gli altri settori, dall’Afghanistan all’Iraq, alla Somalia, alla stessa minaccia costituita dal nucleare iraniano, alla questione di Hezbollah, alla questione di Hamas, è su posizioni diverse da quelle americane ed europee. Per cui anche su questo grandi punti di intesa non credo che saranno raggiunti.

 

D. - Il vertice darà risposte concrete a temi come la lotta alle epidemie e l’istruzione?

 

R. - Credo che continuerà nella direzione di aprire su problemi che paradossalmente rispetto a quanto noi riteniamo sarebbero di più facile soluzione, a condizione di investire una quantità adeguata di risorse. Va segnalato che però proprio gli inglesi, che l’anno scorso lanciarono una sorta di iniziativa permanente a favore dell’Africa, quest’anno intendono monitorare le cose. Quindi per la prima volta bisogna creare una struttura di controllo delle operazioni intraprese. Un piccolo passaggio, ma qualcosa di importante.

 

D. - L’assenza dei Paesi africani proprio sulla lotta alle epidemie e l’istruzione potrà essere significativa?

 

R. - In realtà il presidente del Sudafrica sarà presente come osservatore, come il primo ministro indiano, il presidente brasiliano, il presidente cinese e il segretario generale dell’ONU. Però è vero, non hanno lo status dei membri del G8 ma d’altra parte il G8 raccoglie le sette economie più consistenti, più quella russa. Quindi è un po’ implicito che non può essere la sostituzione di qualcos’altro. Non c’è un’unità di strategia, ma non può essere neanche un club chiuso, rispetto alle questioni importanti come quelle che lei citava, il gruppo deve essere disposto ad ascoltare il necessario contributo di importanti Paesi.

 

D. - Secondo lei, il gruppo in futuro si allargherà anche ad altri Paesi ed eventualmente con quali criteri?

 

R. - Ci sono due problemi di fondo. Da un lato quello di allargare, aprire ai Paesi emergenti e ai grandi Paesi del cosiddetto sud del mondo. Dall’altra parte, quello che mi sembra più grave in questo momento non è tanto che siano in otto e non in quindici e otto di un certo tipo. Mi sembra più grave che anche di fronte a problemi gravissimi e urgenti come quelli che stiamo affrontando in queste settimane e in questi anni, non c’è sostanzialmente unità, persino tra Paesi simili tra loro come almeno sette degli otto ‘grandi’.

 

D. - Professore all’inizio la riunione dei ‘grandi’ del mondo si muoveva essenzialmente in un territorio economico, poi ha varcato sempre più la dimensione politica. Come è avvenuto questo passaggio?

 

R. - Quello che è stato determinante è stata la fine dei blocchi. La fine dei blocchi ha fatto sì che i grandi Paesi dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti e il Giappone, si ritrovassero in qualche modo a dover condurre la responsabilità del mondo post-bipolare. In questo un’organizzazione come il G7 di allora, che aveva appunto questo carattere informale, basato a partire - diciamo così -  da agende di volta in volta fissate, da sfide che apparivano più concrete, ha acquisito un ruolo maggiore. Non a caso appunto poi la Russia ha chiesto di entrare e non è un caso che poi la Cina sia in posizione di attesa rispetto a questo comitato.

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UNA NUOVA, IMPONENTE PRODUZIONE DELLA TOSCA DI GIACOMO PUCCINI:

QUESTA SERA A VERONA, NELL’AMBITO DELL’84ESIMO FESTIVAL LIRICO

- Con noi  Fiorenza Cedolins -

 

A Verona, nell’ambito dell’84.mo Festival Lirico, va in scena questa sera all’Arena, una nuova, imponente produzione della Tosca di Giacomo Puccini. Un enorme, gelido angelo metallico sovrasta la scena, che accoglie il melodramma al quale danno voce un superbo cast di cantanti, condotti dall’infiammata bacchetta di Daniel Oren. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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(musica)

 

Floria Tosca, la divina cantante la cui bellezza e la cui voce fanno perdere la testa, almeno a Vitellio Scarpia, Barone e Capo della polizia, liberticida, depravato e spergiuro, onnipotente nella Roma del 1800. Un dramma rigoglioso e perfetto, quello di Puccini, Giacosa e Illica, dalla sorprendente unità temporale, lugubre e rovente, commistione di amore e morte, preghiere e tradimenti, sospeso tra il Te Deum del primo atto e il suicidio della protagonista nel terzo. Dramma tutto romano e tutto pucciniano, che trova nell’anfiteatro veronese, per magica alchimia artistica, il luogo deputato per messinscene sfarzose. Lo sarà certo l’allestimento di Hugo de Ana, lo sarà anche per la presenza di voci raffinatissime e conosciutissime: Marcelo Alvarez e Ruggero Raimondi si contenderanno Fiorenza Cedolins. Il soprano ha un’idea molto particolare del suo personaggio, come riferisce ai nostri microfoni:

 

R. - Tosca è una diva, è un personaggio che viene descritto in maniera molto puntuale da Sardou. Una cantante famosissima vive questo amore con Mario Cavaradossi come una donna abbastanza capricciosa, molto possessiva, anche materna, gelosa ma probabilmente questo amore non la soddisfa veramente come donna perché l’incontro con Scarpia, che in questa storia è l’incarnazione del male, causa una profonda crisi della vita. Tutto il secondo atto di Tosca è un dramma che si sviluppa con la complicità anche di Tosca stessa. Questo è il sintomo di una lacerante attrazione. E’ un baratro all’interno del quale lei cade all’inizio quasi come se fosse un gioco, una specie di esperienza nuova che l’attrae proprio per questa sua novità così intrigante, ma ad un certo punto questo gioco fra i due personaggi diventa un gioco che non si può più fermare. L’assassinio, l’uccisione di Scarpia è la necessità di Tosca proprio di liberarsi dal suo male interiore, da questa specie di coscienza nera che si è in qualche modo insinuata dentro la sua anima. E il finale dell’opera, quindi questa quasi maledizione, grido di sfida che Tosca lancia dopo essersi resa conto che Mario è stato ugualmente ucciso da una beffa veramente criminale e crudele di Scarpia, è proprio un grido di sfida che Tosca lancia al cielo. Questo allestimento per me è veramente una grandissima esperienza artistica e si preannuncia già come qualcosa che lascerà veramente il segno, per la bellezza, per il fatto drammatico, per la sontuosità, per il senso teatrale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 16 luglio, 15.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù chiama i Dodici e li invia  a due a due, ordinando loro di non prendere nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa. Quindi dice:

 

“Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

Cristo manda i suoi discepoli, a due a due, affinché il loro annuncio sia credibile, e li manda poveri, liberi da denaro, borse e bisacce, affinché la loro testimonianza sia convincente. Non avendo niente su cui poggiarsi saranno testimoni dell’affidamento a colui che li manda. Bisogna testimoniare che l’unica roccia sicura, su cui l’uomo si può poggiare, è il Signore e dà loro istruzioni di non perdersi nelle relazioni complicate e nelle discussioni con quelli che non li accetteranno. Chi attende il Messia, chi è conscio della propria situazione e dell’urgenza dell’amore di Dio, quello li accoglierà. La salvezza è un atto della libera adesione all’amore di Dio, che si inchina su l’uomo. Bisogna essere attenti a non perdere tempo, energia e noi stessi in discussioni con quelli che cercano la dialettica del “ma” e non sentire così quelli che chiamano e chiedono la salvezza.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

15 luglio 2006

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE ARGENTINA CHIEDE AL GOVERNO UNA LEGGE SULL’EDUCAZIONE CHE PORTI AL PERFEZIONAMENTO INTEGRALE DELL’UOMO

E DICE NO ALLA NORMATIVA CHE PROPONE LA STERILIZZAZIONE FEMMINILE E MASCHILE

- A cura di Luis Badilla -

 

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BUENOS AIRES. = “L’educazione deve essere al servizio di un perfezionamento integrale dell’uomo; (...) deve creare, inoltre, le condizioni che assicurino lo sviluppo di una società più giusta e solidale”. E’ quanto affermano i vescovi dell’Argentina in merito al progetto di riforma della legge sull’educazione. Due i documenti diffusi dall’ufficio stampa della Conferenza episcopale argentina, in questi giorni, sulle norme che il parlamento sta discutendo attualmente: uno sull’educazione, l’altro sulla legalizzazione della sterilizzazione. A proposito dell’insegnamento l’episcopato sottolinea il rispetto della libertà, “il ruolo sussidiario dello Stato” nonché la necessità di “aprire l’educazione a contenuti che trasmettano valori trascendenti”. Sul progetto di legge che vuole legalizzare la sterilizzazione femminile e maschile i vescovi lanciano un allarme: se la normativa verrà approvata, causerà “danni irreparabili, poiché comporterà delle vere e proprie mutilazioni” alle persone. I presuli si dicono certi che questi interventi non possono essere ritenuti “terapeutici, giacché non guariscono una malattia; ma annullano il normale funzionamento del corpo”. Legalizzare la sterilizzazione, aggiungono, “è una violazione del diritto umano all’integrità del proprio corpo”. A quanti sostengono e difendono che il progetto sarà a beneficio delle persone con meno risorse, i vescovi rispondono che, in realtà, si tratterebbe di una forma di discriminazione nei confronti dei più poveri, “poiché la sterilizzazione non risolve la questione della povertà e si limita soltanto ad impedire nuove nascite”. “I problemi socio-economici hanno bisogno di soluzioni socio-economiche e non mediche, – aggiungono i vescovi – purtroppo il progetto ripete le soluzioni del liberalismo selvaggio di decenni passati, già applicate in altri Paesi della regione”. Infine i presuli ricordano che tali misure forzerebbero le persone più povere o le condizionerebbero nella loro libertà provocando mutilazioni per tutta la vita.

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EVANGELIZZARE SERVENDOSI DI TUTTI I MEDIA, PICCOLI E GRANDI,

TRASMETTENDO LA FELICITÀ DELLA NOSTRA VITA CRISTIANA:

E’ L’AUSPICIO DELL’ARCIVESCOVO JOHN P. FOLEY ESPRESSO

 ALL’ETERNAL WORD CHURCH TEACHES FORUM, APERTO IERI A LOUISVILLE, NEGLI USA

 

LOUISVILLE. = L’importanza di evangelizzare servendosi di tutti i media, “non solo attraverso i network o le trasmissioni internazionali, ma anche attraverso i più piccoli giornali, stazioni radio o siti Internet”. Ne è convinto l’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, intervenuto ai lavori dell’Eternal Word Church Teaches Forum, aperto ieri a Louisville, nel Kentucky, dedicato quest’anno al tema “Fede, famiglia, libertà”. Partendo dal titolo assegnato alla sua relazione, “Il ruolo dei credenti nell’ascesa dell’ateismo”, mons. Foley, ha evidenziato il paradosso di questo ruolo ovvero “la mancanza di coerenza tra ciò che i credenti dicono di credere e ciò che fanno”, un ruolo quindi “di cattivo esempio e di ipocrisia”. “Noi abbiamo bisogno – ha aggiunto il presule – non solo di buon esempio, ma anche di un’intensa vita di preghiera e davvero di penitenza per scacciare questi mali”. Citando la sua esperienza, l’arcivescovo Foley ha sottolineato che “il comunicare la nostra evidente felicità nella nostra fede, nel nostro sacerdozio o nella nostra vita cristiana può essere il miglior modo di evangelizzare di persona e attraverso i media”. (R.G.)

 

 

UN ELETTROCARDIOGRAMMA PUO’ EVITARE LA MORTE IN CULLA

AD ALMENO 200 NEONATI ALL’ANNO SOLTANTO IN ITALIA. LA SCOPERTA E’

DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA, CHE IN UNO STUDIO SOSTENGONO L’IMPORTANZA DELL’ECG PER PREVENIRE MALATTIE LETALI

 

ROMA. = Evitare la morte in culla è possibile grazie a spese esigue. Con poco meno di 12 mila euro l’anno, necessarie per effettuare un elettrocardiogramma (ECG) gratuito a tutti i neonati nel primo mese di vita, si potrebbe evitare un numero considerevole di decessi improvvisi del lattante (SIDS). È la conclusione di uno studio pubblicato sullo “European Heart Journal” da Peter J. Schwartz, direttore del Dipartimento di Cardiologia all’Università di Pavia. Considerato tra i maggiori esperti mondiali della ‘Sindrome del QT lungo’ (LQTS), cardiopatia causata dal sistema elettrico e che rappresenta uno dei fattori di rischio prevenibili per le morti improvvise dei neonati, Schwartz afferma l’importanza dello screening neonatale. I suoi bassi costi possono prevenire, ad esempio, l’insorgere di aritmie letali e quindi ridurre le possibilità di morte sia nell’infanzia che negli anni successivi. Le ricerche condotte a Pavia e commissionate dal ministero della Salute consentono di affermare che l’ECG neonatale può salvare oltre 230-250 vite l’anno in Europa. La LQTS, spiegano gli esperti, è probabilmente la più importante causa di morte improvvisa sotto i 20 anni, e colpisce da 1 neonato su 5 mila a 1 neonato su 20 mila in Europa. Sulla base dei risultati raggiunti a Pavia, in questi giorni è stata presentata al ministro della Salute Livia Turco un’interrogazione che chiede l’introduzione di un ECG gratuito per tutti i neonati. L’esame consentirebbe di salvare in Italia 200 bambini all’anno. (T.C. – A.Gr.)

 

 

AUMENTA IN VIETNAM IL NUMERO DEI GIOVANI CHE SCELGONO IL SUICIDIO DI GRUPPO. GLI INSEGNANTI: NELLE SCUOLE OCCORRE EDUCARE ANCHE AI VALORI SPIRITUALI

 

HANOI. = Triste bilancio in Vietnam: aumentano i suicidi collettivi tra i giovani. Nei primi sei mesi dell’anno, riferisce l’agenzia Asianews, sono 16 i ragazzi che hanno scelto di morire insieme a compagni o amici. Il caso più recente riguarda 5 tredicenni che a Phuong Hoang – distretto di Thanh Ha, provincia di Hai Duong – si sono gettate insieme nel fiume Huong con le mani legate da un filo rosso. Nel distretto Long Bien di Hanoi, invece, due fidanzatini quattordicenni si sono tolti la vita ingerendo sonniferi, perché i genitori ostacolavano il loro “precoce amore”. Sempre nella zona di Hanoi, a Co Nhue, e usando pillole per il sonno, 9 bambine di 14 anni si sono uccise perché non rendevano bene a scuola e i genitori le avevano rimproverate. Con sonniferi si sono tolti la vita anche 3 dodicenni della scuola media superiore di Ben Tre. I docenti delle scuole spiegano il fenomeno osservando che la vita oggi è molto complessa, che i bambini sono deboli e che l’educazione si concentra solo su teorie, senza preoccuparsi delle attività dello spirito o di insegnare i valori tradizionali del Paese. Secondo il personale degli istituti scolastici, senza un’educazione spirituale, i bambini sono gettati senza difesa contro il consumismo, che rende vuota l’esistenza, senza stimoli positivi o motivazioni forti. (T.C.)

 

 

SI CELEBRA OGGI A NAPOLI IL 50.MO ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO

DEL COFONDATORE DELLA COMPAGNIA DELLA REGINA DEI GIGLI AL SERVIZIO

DELLA CHIESA, PADRE LILIANO DI GESÙ OBBEDIENTE

 

NAPOLI. = I fedeli dell’arcidiocesi di Napoli festeggiano oggi il 50.mo anniversario di sacerdozio del cofondatore della ‘Compagnia della Regina dei Gigli al Servizio della Chiesa’, padre Liliano di Gesù Obbediente. La Compagnia, che comprende due rami, quello dei religiosi e quello dei laici, ha come obiettivo specifico quello di collaborare con la Chiesa per far sì che il cuore dell’uomo diventi tempio vivente dello Spirito Santo. Padre Liliano è impegnato nella missione voluta da madre Liliana del Paradiso da quando è sacerdote. Nato il 18 settembre del 1928, il religioso ha abbandonato gli studi di medicina per seguire la via evangelica ed è stato ordinato il 15 luglio del ’56 dal cardinale Marcello Mimmi, allora arcivescovo di Napoli. La ‘Compagnia della Regina dei Gigli a Servizio della Chiesa’ trova la sua spiritualità negli scritti di madre Liliana: “In questo nostro secolo ridivenuto follemente pagano – scrive la religiosa – si sente urgente il bisogno di riportare l’intera società, corrotta da tanti vizi e immoralità, alla primitiva innocenza”. (T.C.)

 

 

DIECI GIORNI DI PROSA, MUSICA E DANZA A TODI.

SI È APERTA IERI LA SESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEDICATO ALL’ARTE

 

TODI. = E’ l’identità il tema della sesta edizione di Todi Arte Festival. L’argomento quanto mai vasto e complesso, è ispirato dall’esigenza di ricordare chi siamo individualmente e socialmente, per essere capaci di uno scambio reale. Di grande interesse, per dipanare la questione, gli incontri con l’ex presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro, Claudio Magris e Jannis Kounellis. Per dieci giorni, dunque, a Todi si avvicenderanno rappresentazioni di prosa, musica, danza, e arti visive nel segno dell’originalità e del rigore qualitativo. Il dato sicuramente più innovativo è la presenza di circa cento giovani per un laboratorio di recitazione, canto e danza. Un’occasione per acquisire tecniche e conoscenze specifiche nelle varie discipline e per partecipare alla vita del Festival, che concentra una densità e una varietà di offerte davvero singolare. Come di consueto, inoltre, Todi Arte Festival produce uno spettacolo il cui intero incasso andrà a favore dell’UNICEF. Quest’anno si tratta di un concerto di arie tratte dalle opere italiane di Mozart: “Così fan tutte”, “Don Giovanni” e “Le nozze di Figaro”. (B.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

15 luglio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

In Iraq tornano di scena i sequestri: il capo del Comitato Olimpico nazionale è stato rapito stamani nel cuore di Baghdad, insieme ad alcuni collaboratori. Secondo le prime informazioni, ad effettuare il rapimento, avvenuto durante una riunione dell’organismo, sarebbero stati una cinquantina di uomini armati. Sul terreno intanto la violenza non si placa: oggi sono almeno una decina le vittime per diversi attentati nel Paese. In questo quadro il Parlamento iracheno ha votato il prolungamento dello stato d’emergenza.

 

Prosegue anche in Afghanistan l’ondata di violenza. Almeno 15 talebani sono stati uccisi in diversi scontri nel sud del Paese. Le forze della coalizione internazionale hanno poi reso noto l’arresto di altre 17 persone. In uno degli scontri, nella provincia di Uruzgan, i soldati afghani hanno ucciso due 'stranieri' che indossavano il burqa per nascondersi fra le donne. Non è stata tuttavia precisata la nazionalità di questi due ribelli.

 

Gli Stati Uniti continueranno a disporre della base aerea di Manas, in Kirghizistan, per il sostegno logistico alle operazioni in Afghanistan. E’ quanto stabilisce il nuovo accordo siglato ieri, dopo oltre un anno di trattative tra gli Stati Uniti e l’ex repubblica sovietica d’Asia. Lo scorso mese di aprile il Kirghizistan aveva minacciato di chiudere la base se Washington non avesse pagato di più per l’affitto. Secondo l’accordo gli USA, che utilizzano la base dal 2001, pagheranno in totale 150 milioni di dollari per il 2007.

 

Sorprendente terremoto politico in Cile, dove, a soli 125 giorni dal suo insediamento, la presidente, Michelle Bachelet, ha sostituito 3 ministri: quello degli Interni, dell’Economia e dell’Istruzione pubblica. Il portavoce della presidenza cilena ieri ha precisato che alla guida dei dicasteri sono andati tre democristiani. Secondo gli analisti, Bachelet ha deciso il rimpasto dopo una serie di crisi nei ministeri, che hanno suscitato dure critiche sia da parte dell’opposizione che di alcuni parlamentari governativi. Nelle ultime settimane, inoltre, alcuni sondaggi segnalavano un calo di popolarità della presidente.

 

In Italia fanno discutere le sentenze emesse ieri sera dalla CAF, la Corte d’appello federale, sullo scandalo calciopoli. La Juventus va in serie B, con una penalizzazione di 30 punti e la revoca degli ultimi due scudetti. In serie cadetta anche Lazio e Fiorentina, rispettivamente con 7 e 12 punti di penalizzazione. Resta, invece, in A il Milan, che partirà però a -15, e che viene esclusa dalle Coppe  europee. Il servizio è di Giampiero Guadagni:

 

 

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La CAF, la Commissione d’Appello federale presieduta dall’ex presidente della Consulta, Cesare Ruperto, ha dunque sostanzialmente accolto le richieste del procuratore federale Palazzi. Oltre alle pesanti sanzioni che hanno riguardato Juventus, Fiorentina e Lazio e in misura minore il Milan, vanno segnalate anche le condanne dei dirigenti. Tra le principali, cinque anni con richiesta di radiazione, a Moggi e Giraudo, della Juventus, quattro anni e mezzo all’ex presidente della Federcalcio, Carraro; quattro anni al presidente onorario della Fiorentina, Diego Della Valle; tre anni e mezzo al presidente della Lazio, Lotito; un anno a Gagliani, ex presidente della Lega Calcio e del Milan. Condanne anche per alcuni arbitri. Dure le reazioni dei club coinvolti che potranno fare ricorso in secondo grado alla Corte federale. Questo processo, per esigenze di Coppe ed Europei, dovrà concludersi entro il 25 luglio e già vengono annunciati ulteriori ricorsi alla giustizia ordinaria.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Sempre in Italia, a Milano, è durato circa quattro ore l’interrogatorio del direttore dei servizi segreti italiani (SISMI), il generale Nicolò Pollari, che, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto rapimento di Abu Omar, è indagato per concorso in sequestro di persona.

 

Il ministro degli Esteri sudcoreano, Ban Ki-moon, è stato ufficialmente candidato nella corsa alla successione del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Il mandato di Annan scade infatti alla fine di dicembre prossimo e al suo posto dovrebbe essere eletto un rappresentante dell’Asia. Ban è il quarto candidato ufficiale: gli altri tre sono il vice premier thailandese, Surakiart Sathirathai, lo specialista di disarmo dello Sri Lanka, Jayantha Dhanapala, e il sottosegretario indiano all’informazione, Shashi Tharoor. Altri nomi dovrebbero essere proposti nei prossimi giorni. Il primo sondaggio interno al Consiglio di Sicurezza sulle candidature è previsto nella seconda metà di luglio. Il Consiglio deve trovare consenso su un nome da raccomandare all’Assemblea Generale, che poi dovrà eleggerlo.

 

I giudici del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (TPI), impegnati nel maxi-processo per l’eccidio di Srebrenica, hanno deciso di concedere la libertà provvisoria a due degli otto imputati. La corte, in un comunicato, ha precisato che i due potranno trascorrere a Belgrado il periodo in cui il tribunale sospende i lavori per le ferie estive e dovranno ripresentarsi all’Aja entro il 14 agosto. La prossima sessione del procedimento è fissata per il 21 agosto.

 

Francia: sono state 230 le auto bruciate nella regione parigina nella scorsa notte, per la festa nazionale del 14 luglio. Secondo la polizia il fenomeno teppistico e' tuttavia in calo: l'anno scorso ne erano state incendiate 460.

 

 

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