RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 196 - Testo della trasmissione di sabato 15 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Aperto
ieri a Louisville, negli Stati Uniti, l’Eternal Word Church Teaches Forum
Aumenta
in Vietnam il numero dei suicidi tra giovani
Si è
aperta ieri la sesta edizione del Todi
Arte Festival
A Baghdad rapito il presidente del Comitato
olimpico iracheno e forse alcuni collaboratori
In Afghanistan 15 talebani uccisi in diversi
scontri nel sud del Paese
15 luglio 2006
IL PAPA PREGA PER I POPOLI CHE SOFFRONO A CAUSA
DELL’ESCALATION DI VIOLENZA
IN MEDIO ORIENTE: LO HA DETTO INCONTRANDO I
GIORNALISTI A LES COMBES.
DOMANI
IL PRIMO ANGELUS IN VALLE D’AOSTA.
RAID
ISRAELIANI IN TUTTO IL LIBANO: COLPITO ANCHE UN VALICO CON
GLI
HEZBOLLAH SI DICHIARANO PRONTI AD “UNA GUERRA TOTALE”
- Con noi
il cardinale Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo,
Salvatore
Mazza e Antonio Ferrari -
Cresce l’attesa
tra i fedeli valdostani per il primo Angelus di Benedetto XVI, domani a Les
Combes. Intanto, ieri pomeriggio, il Pontefice si è recato in preghiera al
monastero delle suore carmelitane a Quart. Al ritorno dalla sua prima
escursione da quando si trova a Les Combes, incontrando i giornalisti, il Papa
ha rivolto un pensiero particolare alle popolazioni che soffrono a causa
dell’escalation di violenza in Medio Oriente. Ad ascoltare le parole di
Benedetto XVI c’era anche l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza,
raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:
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R. - Il Papa ha detto che bisogna pregare per il Medio
Oriente e che tutti depongano le armi. Ha detto che la situazione è sicuramente
molto difficile e bisogna appunto pregare e sperare che si riesca a trovare una
soluzione al dramma che si sta vivendo in queste ore. Deve essere un pensiero
che il Papa ha dentro di sé molto presente. Il Papa rientrava dal convento di
Quart dove era andato a trovare queste suore carmelitane che nelle settimane
scorse gli avevano fatto avere una piccola offerta per le sue opere di carità e
il Papa ha voluto affidare loro la preghiera per la pace in Terra Santa, in Libano
e in tutte le parti del mondo dove si soffre.
D. – Sempre conversando con i giornalisti, il Papa ha
sottolineato come nella bellezza delle montagne valdostane veda l’opera del
Creatore. Per il Papa un soggiorno di riposo ma anche corroborante…
R. – Si, certo. Un soggiorno di riposo che lui sta
spendendo per studiare, per scrivere e che sicuramente ha una dimensione per
così dire teologica. Sempre parlando con
le suore di Quart ha detto: “Sono qui quasi un po’ in vacanza in questi giorni
e ringrazio Dio per poter essere tra queste bellezze e poter godere di questa
pace”.
D. - Domani il primo Angelus di Benedetto XVI a Les
Combes. Come sta vivendo la diocesi quest’attesa e c’è qualche invito
particolare?
R. – Si, come l’anno scorso dovrebbe esserci il cardinale
Poletto, arcivescovo di Torino e altri vescovi dal Piemonte, molto
probabilmente. Ovviamente c’è moltissima attesa. Risultano circa 9.000, 10.000
persone pronte a scalare la strada che porta a Les Combes. E’ una cosa che non
si è mai vista da queste parti. La strada si aprirà alle 7 e si chiuderà alle
11… tutti gli altri dovranno andare a piedi. Tra l’altro, proprio in vista di
quest’arrivo così massiccio sono stati ripristinati altri due antichi sentieri.
**********
Anche in un
periodo di riposo, dunque, il Papa segue con attenzione gli ultimi drammatici
sviluppi della crisi in Medio Oriente. D’altro canto, il cardinale segretario
di Stato, Angelo Sodano - proprio ai microfoni della Radio Vaticana - aveva
esortato ieri le parti in causa a seguire la via del dialogo per risolvere la
crisi. Un appello ribadito oggi dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della
Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura. Il porporato – intervistato da
Giovanni Peduto - è stato l’artefice dei negoziati per normalizzare le
relazioni tra Santa Sede e Israele e nel 1994 è stato nominato primo nunzio
apostolico in Israele:
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R. – Si tratta di una situazione dolorosa. Da molto tempo
si trascinano situazioni difficili, situazioni che, da una parte, vedono atti
di terrorismo e di violenze e dall’altra, insofferenze o reazioni spesso
neppure proporzionate alla situazione. Particolarmente in questi ultimi tempi
c’è una crescita di tensioni e di situazioni molto dolorose. Certamente
soffrono tutte e due le popolazioni che vivono in quella – vorrei dire –
dilaniata terra, privilegiata da Dio per molti motivi ma umanamente, purtroppo,
in una situazione assai difficile. Queste popolazioni hanno evidentemente
diritto non solo a sussistere o a sopravvivere, ma a vivere in sicurezza e a
vivere nella pace. Da tempo si moltiplicano queste situazioni difficili, ma
come si può cercare di risolvere tale situazione? E’ necessario che intervenga
un qualcosa di nuovo dall’interno e un qualcosa di nuovo dall’esterno e quindi
che l’atteggiamento, le richieste, i buoni atti di volontà sorgano da entrambe
le parti interessate nel rinunziare ad alcune cose e nel prenderne in
considerazione altre, con buona volontà. Ancora, bisogna cercare di proporre
situazioni nuove, rispettare anche quello che le Nazioni Unite hanno suggerito
come soluzioni e che, con buona volontà, si cerchino, attraverso il dialogo e
non attraverso la violenza, delle soluzioni. La comunità internazionale e
particolarmente le Nazioni Unite devono e possono appoggiare questo dialogo per
superare situazioni difficili.
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Si estende, in Libano, il fronte
delle azioni militari dello Stato ebraico: Israele ha sferrato attacchi in
varie zone del Paese. I miliziani Hezbollah hanno risposto lanciando centinaia
di razzi contro il nord dello Stato ebraico. Le azioni di oggi hanno provocato
complessivamente, nei due Paesi, almeno 17 morti. Intanto, il partito siriano
‘Baath’ ha assicurato il proprio sostegno al Libano e ai guerriglieri sciiti.
Gli Hezbollah hanno annunciato, poi, di essere pronti ad “una guerra totale”.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Continua senza sosta l’offensiva
israeliana in Libano: l’aviazione dello Stato ebraico
ha compiuto, stamani, numerosi raid nel nord e nel sud del Paese, dove gli
attacchi hanno provocato la morte di almeno 15 civili. Elicotteri israeliani
hanno colpito ponti, stazioni di carburante, edifici e strade in varie
località. Oltre ad aver pesantemente danneggiato diverse infrastrutture, i
bombardamenti hanno anche inferto un altro duro colpo all’economia libanese: i
turisti e i residenti occidentali hanno cominciato ad evacuare il Paese. Ma le
vie di fuga sono precarie e vulnerabili: è stata
attaccata anche l’area del valico di Masnaa, al confine tra Libano e Siria,
sulla strada che collega direttamente Beirut con Damasco. Con dei volantini sono
stati avvertiti, poi, gli abitanti di un villaggio sciita ad abbandonare le
loro case. La capitale Beirut, teatro oggi di un nuovo bombardamento, è una
città fantasma. La zona
sciita, roccaforte degli Hezbollah, è isolata: le vie di accesso sono
inagibili, spesso manca la luce e le reti telefoniche cominciano a saltare. Sull’altro fronte, un centinaio di razzi lanciati
dal sud del Libano hanno raggiunto il nord di Israele, uccidendo almeno due
persone. Alcuni razzi hanno raggiunto anche la città di Tiberiade, in Galilea.
L’esercito israeliano ha confermato, inoltre, il ritrovamento dei corpi di due
dei 4 marinai dati per dispersi, ieri sera, dopo un attacco missilistico
condotto da miliziani contro la loro nave, al largo delle coste del Libano. Sul
versante politico, un nuovo grave segnale arriva dalla Siria: il partito siriano ‘Baath’ ha espresso, con un comunicato,
il proprio appoggio al Libano e al movimento degli Hezbollah. Secondo il quotidiano
arabo ‘Al Ayat’, Israele avrebbe dato alla Siria un ultimatum di tre giorni per
far terminare gli attacchi dei guerriglieri sciiti. In caso contrario –
sostiene il quotidiano che cita fonti del Pentagono – lo Stato ebraico “lancerà
un’offensiva dalle conseguenze disastrose”. In Israele, intanto, il premier, Ehud Olmert, ha
indicato le condizioni per un possibile cessate il fuoco: la liberazione dei
due soldati israeliani rapiti da combattenti Hezbollah, la fine del lancio di
razzi contro lo Stato ebraico ed il disarmo dei guerriglieri sciiti. Il governo
israeliano ha nuovamente minacciato, poi, di uccidere il capo del
movimento degli Hezbollah, Hassan Nasrallah. Ieri sera, il leader
sciita parlando alla televisione del suo movimento, ha dichiarato che gli
Hezbollah sono pronti per una “guerra totale da Haifa e al di là di Haifa”.
Attacchi israeliani continuano, infine, a sconvolgere anche
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Ma quali scenari si possono
aprire adesso, non solo in Libano, ma in tutta la regione mediorientale?
Giancarlo
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R. - E’ una situazione
veramente pesante che presenta prospettive drammatiche. Dopo lo sforzo militare
israeliano nella striscia di Gaza per cercare di recuperare il soldato
sequestrato da miliziani palestinesi, gli Hezbollah hanno rapito due militari.
Era ovvio attendersi una risposta, forse ancora più dura. Ora il rischio qual
è? Il rischio riguarda Israele: penso che tra Hezbollah e Hamas - pur essendo
gli Hezbollah un movimento sciita e Hamas una formazione sunnita - ci sia stato
una sorta di mutuo soccorso. Il fatto di attirare Israele nel terreno molto più
pericoloso libanese, fa pensare ad una trappola. In Libano possono intervenire
o influenzare forze che nei Territori palestinesi non potevano operare. Mi
riferisco soprattutto all’Iran e alla Siria. E mi riferisco anche al governo
libanese democratico nel quale ci sono due ministri degli Hezbollah. Su questo
punto, si stanno creando pesantissime divisioni. E’ chiaro che gli Hezbollah, a
questo punto, devono scegliere se continuare ad essere una forza prettamente
libanese oppure se obbedire ad ordini impartiti da altri; gli Hezbollah
tornerebbero, in questo caso, ad essere più un movimento guerrigliero che non
un partito politico.
D.- Questa è una situazione che ha spiazzato
l’ONU e
R. – Una cosa è evidente: è
una crisi che coinvolge tutti. Sono coinvolti
D. - E’ possibile fare un
parallelo con l’altro sanguinoso conflitto civile in Libano di cui tu sei stato
uno dei principali analisti e commentatori?
R. – Ci sono delle
similitudini e delle diversità. Ci sono delle similitudini soprattutto a livello
psicologico: mi riferisco, in particolare, alla prima fase del conflitto,
quando il Libano in pochi giorni vide crollare quello che era considerato una
specie di ‘paradiso terrestre’. Ci fu la grande fuga come sta accadendo anche
adesso e ci fu la sensazione di vedere finire qualcosa del quale tutti, anche
dal punto di vista economico, avevano beneficiato. Oggi le condizioni forse
sono lievemente diverse perché pensare ad un Libano distrutto come accadde
durante la guerra civile dal ’75 al ’91, credo sia piuttosto difficile. Certamente
il risultato che già abbiamo visto, secondo me, può già essere comparabile dal
punto dei vista dei danni. Il Libano anche oggi viene colpito due volte: prima
dalle bombe e poi dalla fuga dei turisti che rischiano di far precipitare il
Paese in uno stato di indigenza.
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L’ADESIONE
DEL PAPA AI VALORI ALLA BASE DEL VI SIMPOSIO 'RELIGIONE, SCIENZA E
AMBIENTE", PROMOSSO DAL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI: CONSEGNATO
IERI POMERIGGIO DAL CARDINALE ETCHEGARAY IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI
ALL’INCONTRO IN CORSO IN BRASILE
-
Intervista con il cardinale Geraldo Majella Agnelo -
Con la profonda convinzione che la religione ha un ruolo
determinante nella salvaguardia dell'ambiente, prosegue a Manaus, in Brasile,
il VI simposio 'Religione, Scienza e Ambiente", intitolato "Rio delle
Amazzoni: sorgente di vita", organizzato da Sua Santità Bartolomeo I. Ieri
l'intervento del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e l'atteso messaggio
inviato a tutti i partecipanti da Papa Benedetto XVI, consegnato dal cardinale
Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della
Pace e Cor Unum, che partecipa ai lavori assieme al presidente della Conferenza
episcopale brasiliana, il cardinale Geraldo Majella Agnelo. Il servizio della
nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino:
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Esistono "obiettivi pratici e di sopravvivenza
dell'uomo che possono e debbono accomunare tutte le persone di buona
volontà". Sono le parole di Benedetto XVI, contenute nel messaggio inviato
a Sua Santità Bartolomeo I e letto durante i lavori a Manaus, dopo la messa in
onda di un video dell'udienza del 5 luglio scorso in cui il Papa aveva già
augurato buon lavoro ai partecipanti. Nel messaggio, il Pontefice ha espresso
subito adesione "ai valori di cui il Simposio è portatore": valori
come gli sforzi a favore dell'ambiente, "il cui deterioramento - ha ricordato
il Papa - ha profonde ripercussioni sulle popolazioni", e come la volontà
di proseguire sulla via del dialogo ecumenico.
E all'opera di salvaguardia del Creato, il Pontefice ha
fatto riferimento proprio a proposito del comune impegno di cattolici e
ortodossi, visto come "un esempio di quella collaborazione" che gli
uni e gli altri "debbono ricercare con costanza per rispondere all'appello
di una testimonianza comune”. “Ciò suppone - ha proseguito Benedetto XVI - che
tutti i cristiani coltivino nel loro intimo quell'apertura d'animo che è
dettata dalla carità ed ha la sua radice nella fede. In questo modo - ha
spiegato ancora - essi potranno insieme offrire al mondo una testimonianza
credibile del loro senso di responsabilità per la tutela della Creazione".
Parole accolte con soddisfazione da Sua Santità Bartolomeo
I, che personalmente ha voluto annunciare la visita del Papa in Turchia a fine novembre,
in occasione della Festa di Sant'Andrea apostolo. Poi, ringraziando anche il
segretario generale dell'ONU, Kofi Annan - che da New York ha auspicato un
intervento integrato a favore delle popolazioni del Bacino del Rio delle
Amazzoni - il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha lanciato un accorato
appello a difesa di quella "fragile bellezza del mondo" che si
specchia nel Rio delle Amazzoni, fino a sollecitare una verifica dell'impatto
che le nostre decisioni e le nostre scelte hanno sull'ambiente. Nei dibattiti,
infatti, in primo piano rimangono le implicazioni che una deforestazione
sconsiderata, in corso in Amazzonia da ormai 30 anni, ha per la popolazione
locale, indissolubilmente legata alle condizioni ambientali e climatiche della
foresta pluviale.
Dall'Amazzonia, Giada Aquilino, Radio Vaticana.
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Ma quale è il senso della
partecipazione della Chiesa brasiliana a questa iniziativa per la salvaguardia
del Creato? La nostra inviata, Giada Aquilino, lo ha chiesto al cardinale
Geraldo Majella Agnelo, presidente della Conferenza episcopale brasiliana:
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R. – E’ molto opportuno per noi, già vicini alla prossima
Campagna della Fraternità che si svolgerà sulla pastorale e la fraternità, e
l’Amazzonia, durante
D. – Ha parlato dei popoli indigeni che abitano le zone
dell’Amazzonia. Qual è l’impegno della Chiesa brasiliana nei confronti di
queste popolazioni?
R. – Noi come Chiesa vogliamo che sia veramente una
fraternità. La nostra fraternità cristiana, veramente, non ha limiti di
territorio. Noi dobbiamo rispettarci e volerci bene e fare il bene
dell’umanità, perché l’ambiente, qui, fa parte del futuro dell’umanità.
D. – Quali sono le sfide della Chiesa brasiliana? Ci sono
delle emergenze particolari? Per esempio, si sente spesso parlare di sette …
R. – Sì. Ci sono minacce da diverse sette, ma sono –
chissà? – interpreti o strumenti di interessi che non sono interessi per il
bene comune della gente e dell’ambiente dell’Amazzonia. Qui c’è una presenza
fortissima. Questa è una preoccupazione che noi abbiamo. Noi cosa possiamo fare
se non dare alla gente una conoscenza più ampia della situazione, e quindi fare
in modo che ciascuno possa essere responsabile e riconoscere cosa c’è nelle
minacce che non sono minacce solo per
D. – Eminenza, sono tanti i missionari che in questi anni,
purtroppo, hanno perso la vita nella difesa dei diritti dei popoli indigeni.
Ecco: nonostante questa sofferenza e questa difficoltà, cosa spinge oggi
R. – La nostra fede, la nostra fraternità. Noi vogliamo
che questo mondo sia buono per tutti.
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NOMINE
In Bangladesh, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Mymensingh, presentata da mons. Francis Anthony
Gomes, per sopraggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato a succedergli mons.
Paul Ponen Kubi, C.S.C., finora vescovo titolare di Torre di Tamalleno e
ausiliare della medesima diocesi.
In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’Eparchia di Gorakhpur dei Siro-Malabaresi, presentata da mons.
Dominic Kokkat, C.S.T., in conformità al can. 210 § 1 del Codex Canonum
Ecclesiarum Orientalium. Benedetto XVI ha nominato a succedergli padre
Thomas Thuruthimattam, C.S.T., attualmente superiore generale della Little
Flower Congregation.
In Venezuela, il Papa ha nominato vescovo di El Vigía-San
Carlos del Zulia mons. José Luis Azuaje Ayala, finora vescovo titolare di
Italica ed ausiliare di Barquisimeto.
Il Papa
ha nominato visitatore apostolico per i Siro-Malabaresi in India fuori del
“territorium proprium” mons. Mar Gratian Mundadan, C.M.I., vescovo di Bijnor
dei Siro-Malabaresi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Una pagina dedicata
all'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Teano-Calvi.
Servizio estero - Medio Oriente: l'ONU ridotto
all'immobilismo mentre il Libano brucia. Beirut ancora una volta sotto i
bombardamenti; il capo di Hezbollah annuncia una "guerra totale" contro
Israele.
Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe
Appella dal titolo "La statuaria della Grecia antica emerge dai frammenti
di memoria di Alberto Viani": una mostra antologica nelle chiese rupestri
di Matera in occasione del centenario della nascita dello scultore.
Servizio italiano - Governo; taxi: spiragli per un
accordo.
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15 luglio 2006
LUCI E
OMBRE SUL VERTICE BILATERALE
FRA IL
PRESIDENTE RUSSO PUTIN E IL PRESIDENTE AMERICANO BUSH
A
MARGINE DEL G8 IN CORSO A SAN PIETROBURGO: INTESA IN TEMA DI NUCLEARE,
MA
CONTENZIOSO APERTO PER L'INGRESSO DELLA RUSSIA NEL WTO
Luci e ombre sul vertice bilaterale fra il russo, Vladimir Putin, e il presidente americano,
George
Bush, a margine del G8 in corso a San Pietroburgo: intesa in tema di nucleare
ma contenzioso aperto per l’ingresso della Russia nell’Organizzazione mondiale
del commercio (WTO). Ma sull’urgente questione del Medio Oriente che non può
non essere al centro del G8, da San Pietroburgo il servizio è di Giuseppe
D’Amato:
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Posizioni diverse, ma
un unico approccio per il Medio Oriente. Mosca e Washington sono contro l’uso
della violenza a scopo politico. “Si fermi lo spargimento di sangue al più presto”
è l’invito lanciato dal presidente russo Vladimir Putin nel corso della
conferenza stampa con il collega statunitense George Bush. “E si creino – ha
poi rimarcato il capo del Cremlino - le condizioni internazionali per la
costruzione di uno Stato palestinese indipendente”. Due democrazie una vicina
all’altra, Israele e la Palestina, questa è la via d’uscita dal presente vicolo
cieco, ha detto invece Bush che ha comunicato che Washington ha chiesto alla
Siria di intervenire sul movimento Hezbollah per far terminare subito la violenza
e deporre le armi. Sullo spinoso capitolo nucleare iraniano, russi ed americani
sembrano d’accordo. No ad armi atomiche agli ayatollah e mandato al Consiglio
di Sicurezza dell’ONU per trovare soluzioni. Bush appoggia la proposta russa di
centri internazionali per l’arricchimento di uranio a scopo civile. Questi
dovrebbero essere utilizzati sia da Iran che da Corea del Nord. Tra i russi vi
è delusione che gli USA non abbiano dato il via libera all’adesione di Mosca al
WTO. “Serve un accordo ratificabile dal Congresso”, è stata la risposta di
George Bush. Putin è apparso contrariato, anche se ha sottolineato l’alto
livello dei rapporti bilaterali raggiunti. In serata cena informale tra i
leader del G8.
Da San
Pietroburgo, per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato
**********
Fra gli altri capitoli previsti nell’agenda dei ‘grandi
del mondo’ anche la sicurezza energetica. Eugenio Bonanata ha chiesto al
professor Vittorio Emanuele Parsi, docente presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore, un commento sulla posizione della Russia:
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R. - Le critiche che sono state mosse alla Russia sono
proprio quelle relative al suo tentativo di essere monopolista nelle tecniche
di trasporto del gas. Quindi quando Putin propone la sicurezza energetica per
evitare che possibili conflitti futuri possano scoppiare riguardo a questo, lo sta
facendo in una maniera che tiene ben d’occhio l’interesse nazionale russo.
Tutti gli altri Paesi che sono al G8 sono sostanzialmente consumatori e importatori
di materie energetiche mentre la Russia è un produttore-esportatore di materie
più energetiche. Questa differenza emergerà nella discussione sul come mettere
in sicurezza le fonti di energia.
D. - Dopo la ferita di Bombay, la lotta al terrorismo sarà
anche al centro dei lavori. Cosa si può dire su questo punto?
R. - Che sono passati i tempi in cui Bush giudicava Putin
il principale partner della lotta al terrorismo. La Russia ha un grande
problema di terrorismo ceceno che si è estremizzato, però la Russia è disposta
ad utilizzare strumenti che gli altri ‘grandi’ presenti a San Pietroburgo non
intendono utilizzare. D’altra parte, non va dimenticato che la Russia chiede
che la questione cecena rientri a pieno nella lotta al terrorismo, però su
tutti gli altri settori, dall’Afghanistan all’Iraq, alla Somalia, alla stessa
minaccia costituita dal nucleare iraniano, alla questione di Hezbollah, alla
questione di Hamas, è su posizioni diverse da quelle americane ed europee. Per
cui anche su questo grandi punti di intesa non credo che saranno raggiunti.
D. - Il vertice darà risposte concrete a temi come la
lotta alle epidemie e l’istruzione?
R. - Credo che continuerà nella direzione di aprire su
problemi che paradossalmente rispetto a quanto noi riteniamo sarebbero di più
facile soluzione, a condizione di investire una quantità adeguata di risorse.
Va segnalato che però proprio gli inglesi, che l’anno scorso lanciarono una
sorta di iniziativa permanente a favore dell’Africa, quest’anno intendono
monitorare le cose. Quindi per la prima volta bisogna creare una struttura di
controllo delle operazioni intraprese. Un piccolo passaggio, ma qualcosa di
importante.
D. - L’assenza dei Paesi africani proprio sulla lotta alle
epidemie e l’istruzione potrà essere significativa?
R. - In realtà il presidente del Sudafrica sarà presente
come osservatore, come il primo ministro indiano, il presidente brasiliano, il
presidente cinese e il segretario generale dell’ONU. Però è vero, non hanno lo
status dei membri del G8 ma d’altra parte il G8 raccoglie le sette economie più
consistenti, più quella russa. Quindi è un po’ implicito che non può essere la
sostituzione di qualcos’altro. Non c’è un’unità di strategia, ma non può essere
neanche un club chiuso, rispetto alle questioni importanti come quelle che lei
citava, il gruppo deve essere disposto ad ascoltare il necessario contributo di
importanti Paesi.
D. - Secondo lei, il gruppo in futuro si allargherà anche
ad altri Paesi ed eventualmente con quali criteri?
R. - Ci sono due problemi di fondo. Da un lato quello di
allargare, aprire ai Paesi emergenti e ai grandi Paesi del cosiddetto sud del
mondo. Dall’altra parte, quello che mi sembra più grave in questo momento non è
tanto che siano in otto e non in quindici e otto di un certo tipo. Mi sembra
più grave che anche di fronte a problemi gravissimi e urgenti come quelli che stiamo
affrontando in queste settimane e in questi anni, non c’è sostanzialmente
unità, persino tra Paesi simili tra loro come almeno sette degli otto ‘grandi’.
D. - Professore all’inizio la riunione dei ‘grandi’ del
mondo si muoveva essenzialmente in un territorio economico, poi ha varcato
sempre più la dimensione politica. Come è avvenuto questo passaggio?
R. - Quello che è stato determinante è stata la fine dei
blocchi. La fine dei blocchi ha fatto sì che i grandi Paesi dell’Europa
occidentale, gli Stati Uniti e il Giappone, si ritrovassero in qualche modo a
dover condurre la responsabilità del mondo post-bipolare. In questo
un’organizzazione come il G7 di allora, che aveva appunto questo carattere
informale, basato a partire - diciamo così -
da agende di volta in volta fissate, da sfide che apparivano più concrete,
ha acquisito un ruolo maggiore. Non a caso appunto poi la Russia ha chiesto di
entrare e non è un caso che poi la Cina sia in posizione di attesa rispetto a
questo comitato.
**********
UNA
NUOVA, IMPONENTE PRODUZIONE DELLA TOSCA DI GIACOMO PUCCINI:
QUESTA
SERA A VERONA, NELL’AMBITO DELL’84ESIMO FESTIVAL LIRICO
- Con
noi Fiorenza Cedolins -
A
Verona, nell’ambito dell’84.mo Festival Lirico, va in scena questa sera
all’Arena, una nuova, imponente produzione della Tosca di Giacomo Puccini. Un enorme, gelido angelo metallico
sovrasta la scena, che accoglie il melodramma al quale danno voce un superbo
cast di cantanti, condotti dall’infiammata bacchetta di Daniel Oren. Il
servizio di Luca Pellegrini:
**********
(musica)
Floria
Tosca, la divina cantante la cui bellezza e la cui voce fanno perdere la testa,
almeno a Vitellio Scarpia, Barone e Capo della polizia, liberticida, depravato
e spergiuro, onnipotente nella Roma del 1800. Un dramma rigoglioso e perfetto,
quello di Puccini, Giacosa e Illica, dalla sorprendente unità temporale,
lugubre e rovente, commistione di amore e morte, preghiere e tradimenti,
sospeso tra il Te Deum del primo atto e il suicidio della protagonista
nel terzo. Dramma tutto romano e tutto pucciniano, che trova nell’anfiteatro
veronese, per magica alchimia artistica, il luogo deputato per messinscene
sfarzose. Lo sarà certo l’allestimento di Hugo de Ana, lo sarà anche per la
presenza di voci raffinatissime e conosciutissime: Marcelo Alvarez e Ruggero
Raimondi si contenderanno Fiorenza Cedolins. Il soprano ha un’idea molto
particolare del suo personaggio, come riferisce ai nostri microfoni:
R. - Tosca è una diva, è un personaggio che viene
descritto in maniera molto puntuale da Sardou. Una cantante famosissima vive
questo amore con Mario Cavaradossi come una donna abbastanza capricciosa, molto
possessiva, anche materna, gelosa ma probabilmente questo amore non la soddisfa
veramente come donna perché l’incontro con Scarpia, che in questa storia è
l’incarnazione del male, causa una profonda crisi della vita. Tutto il secondo
atto di Tosca è un dramma che si sviluppa con la complicità anche di Tosca
stessa. Questo è il sintomo di una lacerante attrazione. E’ un baratro
all’interno del quale lei cade all’inizio quasi come se fosse un gioco, una
specie di esperienza nuova che l’attrae proprio per questa sua novità così
intrigante, ma ad un certo punto questo gioco fra i due personaggi diventa un
gioco che non si può più fermare. L’assassinio, l’uccisione di Scarpia è la
necessità di Tosca proprio di liberarsi dal suo male interiore, da questa
specie di coscienza nera che si è in qualche modo insinuata dentro la sua
anima. E il finale dell’opera, quindi questa quasi maledizione, grido di sfida
che Tosca lancia dopo essersi resa conto che Mario è stato ugualmente ucciso da
una beffa veramente criminale e crudele di Scarpia, è proprio un grido di sfida
che Tosca lancia al cielo. Questo allestimento per me è veramente una
grandissima esperienza artistica e si preannuncia già come qualcosa che lascerà
veramente il segno, per la bellezza, per il fatto drammatico, per la
sontuosità, per il senso teatrale.
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Domani, 16 luglio, 15.ma Domenica del Tempo Ordinario,
“Se in qualche luogo
non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di
sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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(musica)
Cristo manda i suoi discepoli, a due a due, affinché il
loro annuncio sia credibile, e li manda poveri, liberi da denaro, borse e
bisacce, affinché la loro testimonianza sia convincente. Non avendo niente su
cui poggiarsi saranno testimoni dell’affidamento a colui che li manda. Bisogna
testimoniare che l’unica roccia sicura, su cui l’uomo si può poggiare, è il
Signore e dà loro istruzioni di non perdersi nelle relazioni complicate e nelle
discussioni con quelli che non li accetteranno. Chi attende il Messia, chi è
conscio della propria situazione e dell’urgenza dell’amore di Dio, quello li
accoglierà. La salvezza è un atto della libera adesione all’amore di Dio, che
si inchina su l’uomo. Bisogna essere attenti a non perdere tempo, energia e noi
stessi in discussioni con quelli che cercano la dialettica del “ma” e non
sentire così quelli che chiamano e chiedono la salvezza.
(musica)
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15 luglio 2006
LA CONFERENZA EPISCOPALE ARGENTINA
CHIEDE AL GOVERNO UNA LEGGE SULL’EDUCAZIONE CHE PORTI AL PERFEZIONAMENTO
INTEGRALE DELL’UOMO
E DICE NO ALLA NORMATIVA CHE
PROPONE LA STERILIZZAZIONE FEMMINILE E MASCHILE
- A cura di Luis Badilla -
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BUENOS AIRES. = “L’educazione deve essere al servizio di
un perfezionamento integrale dell’uomo; (...) deve creare, inoltre, le
condizioni che assicurino lo sviluppo di una società più giusta e solidale”. E’
quanto affermano i vescovi dell’Argentina in merito al progetto di riforma
della legge sull’educazione. Due i documenti diffusi dall’ufficio stampa della
Conferenza episcopale argentina, in questi giorni, sulle norme che il
parlamento sta discutendo attualmente: uno sull’educazione, l’altro sulla
legalizzazione della sterilizzazione. A proposito dell’insegnamento
l’episcopato sottolinea il rispetto della libertà, “il ruolo sussidiario dello
Stato” nonché la necessità di “aprire l’educazione a contenuti che trasmettano
valori trascendenti”. Sul progetto di legge che vuole legalizzare la
sterilizzazione femminile e maschile i vescovi lanciano un allarme: se la
normativa verrà approvata, causerà “danni irreparabili, poiché comporterà delle
vere e proprie mutilazioni” alle persone. I presuli si dicono certi che questi
interventi non possono essere ritenuti “terapeutici, giacché non guariscono una
malattia; ma annullano il normale funzionamento del corpo”. Legalizzare la
sterilizzazione, aggiungono, “è una violazione del diritto umano all’integrità
del proprio corpo”. A quanti sostengono e difendono che il progetto sarà a
beneficio delle persone con meno risorse, i vescovi rispondono che, in realtà,
si tratterebbe di una forma di discriminazione nei confronti dei più poveri,
“poiché la sterilizzazione non risolve la questione della povertà e si limita
soltanto ad impedire nuove nascite”. “I problemi socio-economici hanno bisogno
di soluzioni socio-economiche e non mediche, – aggiungono i vescovi – purtroppo
il progetto ripete le soluzioni del liberalismo selvaggio di decenni passati,
già applicate in altri Paesi della regione”. Infine i presuli ricordano che
tali misure forzerebbero le persone più povere o le condizionerebbero nella
loro libertà provocando mutilazioni per tutta la vita.
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EVANGELIZZARE SERVENDOSI DI TUTTI I
MEDIA, PICCOLI E GRANDI,
TRASMETTENDO LA FELICITÀ DELLA
NOSTRA VITA CRISTIANA:
E’ L’AUSPICIO DELL’ARCIVESCOVO JOHN
P. FOLEY ESPRESSO
ALL’ETERNAL WORD CHURCH TEACHES FORUM, APERTO
IERI A LOUISVILLE, NEGLI USA
LOUISVILLE. = L’importanza di evangelizzare servendosi di
tutti i media, “non solo attraverso i network o le trasmissioni internazionali,
ma anche attraverso i più piccoli giornali, stazioni radio o siti Internet”. Ne
è convinto l’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per
le Comunicazioni Sociali, intervenuto ai lavori dell’Eternal Word Church Teaches Forum, aperto ieri a Louisville, nel
Kentucky, dedicato quest’anno al tema “Fede, famiglia, libertà”. Partendo dal
titolo assegnato alla sua relazione, “Il ruolo dei credenti nell’ascesa
dell’ateismo”, mons. Foley, ha evidenziato il paradosso di questo ruolo ovvero
“la mancanza di coerenza tra ciò che i credenti dicono di credere e ciò che fanno”,
un ruolo quindi “di cattivo esempio e di ipocrisia”. “Noi abbiamo bisogno – ha
aggiunto il presule – non solo di buon esempio, ma anche di un’intensa vita di
preghiera e davvero di penitenza per scacciare questi mali”. Citando la sua esperienza,
l’arcivescovo Foley ha sottolineato che “il comunicare la nostra evidente
felicità nella nostra fede, nel nostro sacerdozio o nella nostra vita cristiana
può essere il miglior modo di evangelizzare di persona e attraverso i media”.
(R.G.)
UN ELETTROCARDIOGRAMMA
PUO’ EVITARE LA MORTE IN CULLA
AD ALMENO 200 NEONATI
ALL’ANNO SOLTANTO IN ITALIA. LA SCOPERTA E’
DEI RICERCATORI
DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA, CHE IN UNO STUDIO SOSTENGONO L’IMPORTANZA DELL’ECG
PER PREVENIRE MALATTIE LETALI
ROMA. = Evitare la morte in culla è possibile grazie a
spese esigue. Con poco meno di 12 mila euro l’anno, necessarie per effettuare
un elettrocardiogramma (ECG) gratuito a tutti i neonati nel primo mese di vita,
si potrebbe evitare un numero considerevole di decessi improvvisi del lattante
(SIDS). È la conclusione di uno studio pubblicato sullo “European Heart
Journal” da Peter J. Schwartz, direttore del Dipartimento di Cardiologia
all’Università di Pavia. Considerato tra i maggiori esperti mondiali della
‘Sindrome del QT lungo’ (LQTS), cardiopatia causata dal sistema elettrico e che
rappresenta uno dei fattori di rischio prevenibili per le morti improvvise dei
neonati, Schwartz afferma l’importanza dello screening neonatale. I suoi bassi
costi possono prevenire, ad esempio, l’insorgere di aritmie letali e quindi
ridurre le possibilità di morte sia nell’infanzia che negli anni successivi. Le
ricerche condotte a Pavia e commissionate dal ministero della Salute consentono
di affermare che l’ECG neonatale può salvare oltre 230-250 vite l’anno in
Europa. La LQTS, spiegano gli esperti, è probabilmente la più importante causa
di morte improvvisa sotto i 20 anni, e colpisce da 1 neonato su 5 mila a 1
neonato su 20 mila in Europa. Sulla base dei risultati raggiunti a Pavia, in
questi giorni è stata presentata al ministro della Salute Livia Turco
un’interrogazione che chiede l’introduzione di un ECG gratuito per tutti i
neonati. L’esame consentirebbe di salvare in Italia 200 bambini all’anno. (T.C.
– A.Gr.)
AUMENTA IN VIETNAM IL NUMERO DEI
GIOVANI CHE SCELGONO IL SUICIDIO DI GRUPPO. GLI INSEGNANTI: NELLE SCUOLE
OCCORRE EDUCARE ANCHE AI VALORI SPIRITUALI
HANOI. = Triste bilancio in Vietnam: aumentano i suicidi
collettivi tra i giovani. Nei primi sei mesi dell’anno, riferisce
l’agenzia Asianews, sono 16 i ragazzi che hanno scelto di morire insieme a
compagni o amici. Il caso più recente riguarda 5 tredicenni che a Phuong Hoang
– distretto di Thanh Ha, provincia di Hai Duong – si sono gettate insieme nel
fiume Huong con le mani legate da un filo rosso. Nel distretto Long Bien di
Hanoi, invece, due fidanzatini quattordicenni si sono tolti la vita ingerendo
sonniferi, perché i genitori ostacolavano il loro “precoce amore”. Sempre nella
zona di Hanoi, a Co Nhue, e usando pillole per il sonno, 9 bambine di 14 anni
si sono uccise perché non rendevano bene a scuola e i genitori le avevano
rimproverate. Con sonniferi si sono tolti la vita anche 3 dodicenni della scuola
media superiore di Ben Tre. I docenti delle scuole spiegano il fenomeno
osservando che la vita oggi è molto complessa, che i bambini sono deboli e che
l’educazione si concentra solo su teorie, senza preoccuparsi delle attività
dello spirito o di insegnare i valori tradizionali del Paese. Secondo il
personale degli istituti scolastici, senza un’educazione spirituale, i bambini
sono gettati senza difesa contro il consumismo, che rende vuota l’esistenza,
senza stimoli positivi o motivazioni forti. (T.C.)
SI CELEBRA OGGI A NAPOLI IL 50.MO
ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO
DEL COFONDATORE DELLA COMPAGNIA
DELLA REGINA DEI GIGLI AL SERVIZIO
DELLA CHIESA, PADRE LILIANO DI GESÙ
OBBEDIENTE
NAPOLI. = I fedeli dell’arcidiocesi di Napoli festeggiano
oggi il 50.mo anniversario di sacerdozio del cofondatore della ‘Compagnia della
Regina dei Gigli al Servizio della Chiesa’, padre Liliano di Gesù Obbediente.
La Compagnia, che comprende due rami, quello dei religiosi e quello dei laici,
ha come obiettivo specifico quello di collaborare con la Chiesa per far sì che
il cuore dell’uomo diventi tempio vivente dello Spirito Santo. Padre Liliano è
impegnato nella missione voluta da madre Liliana del Paradiso da quando è
sacerdote. Nato il 18 settembre del 1928, il religioso ha abbandonato gli studi
di medicina per seguire la via evangelica ed è stato ordinato il 15 luglio del
’56 dal cardinale Marcello Mimmi, allora arcivescovo di Napoli. La ‘Compagnia
della Regina dei Gigli a Servizio della Chiesa’ trova la sua spiritualità negli
scritti di madre Liliana: “In questo nostro secolo ridivenuto follemente pagano
– scrive la religiosa – si sente urgente il bisogno di riportare l’intera
società, corrotta da tanti vizi e immoralità, alla primitiva innocenza”. (T.C.)
DIECI GIORNI DI PROSA, MUSICA E
DANZA A TODI.
SI È APERTA IERI
TODI. = E’ l’identità il tema della sesta edizione di Todi
Arte Festival. L’argomento quanto mai vasto e complesso, è ispirato
dall’esigenza di ricordare chi siamo individualmente e socialmente, per essere
capaci di uno scambio reale. Di grande interesse, per dipanare la questione,
gli incontri con l’ex presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi
Scalfaro, Claudio Magris e Jannis Kounellis. Per dieci giorni, dunque, a Todi
si avvicenderanno rappresentazioni
di prosa, musica, danza, e arti visive nel segno dell’originalità e del rigore
qualitativo. Il dato sicuramente più innovativo è la presenza di circa cento
giovani per un laboratorio di recitazione, canto e danza. Un’occasione per
acquisire tecniche e conoscenze specifiche nelle varie discipline e per
partecipare alla vita del Festival, che concentra una densità e una varietà di
offerte davvero singolare. Come di consueto, inoltre, Todi
Arte Festival produce uno spettacolo il cui intero incasso andrà a favore
dell’UNICEF. Quest’anno si tratta di un concerto di arie tratte dalle opere
italiane di Mozart: “Così fan tutte”, “Don Giovanni” e “Le nozze di Figaro”.
(B.C.)
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15 luglio 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata -
In Iraq tornano di scena i sequestri: il capo del Comitato
Olimpico nazionale è stato rapito stamani nel cuore di Baghdad, insieme ad
alcuni collaboratori. Secondo le prime informazioni, ad effettuare il rapimento,
avvenuto durante una riunione dell’organismo, sarebbero stati una cinquantina
di uomini armati. Sul terreno intanto la violenza non si placa: oggi sono
almeno una decina le vittime per diversi attentati nel Paese. In questo quadro
il Parlamento iracheno ha votato il prolungamento dello stato d’emergenza.
Prosegue anche in Afghanistan l’ondata di violenza. Almeno
15 talebani sono stati uccisi in diversi scontri nel sud del Paese. Le forze
della coalizione internazionale hanno poi reso noto l’arresto di altre 17
persone. In uno degli scontri, nella provincia di Uruzgan, i soldati afghani
hanno ucciso due 'stranieri' che indossavano il burqa per nascondersi fra le
donne. Non è stata tuttavia precisata la nazionalità di questi due ribelli.
Gli Stati Uniti continueranno a disporre della base aerea
di Manas, in Kirghizistan, per il sostegno logistico alle operazioni in
Afghanistan. E’ quanto stabilisce il nuovo accordo siglato ieri, dopo oltre un
anno di trattative tra gli Stati Uniti e l’ex repubblica sovietica d’Asia. Lo
scorso mese di aprile il Kirghizistan aveva minacciato di chiudere la base se
Washington non avesse pagato di più per l’affitto. Secondo l’accordo gli USA,
che utilizzano la base dal 2001, pagheranno in totale 150 milioni di dollari per
il 2007.
Sorprendente terremoto politico in Cile, dove, a soli 125
giorni dal suo insediamento, la presidente, Michelle Bachelet, ha sostituito 3
ministri: quello degli Interni, dell’Economia e dell’Istruzione pubblica. Il
portavoce della presidenza cilena ieri ha precisato che alla guida dei
dicasteri sono andati tre democristiani. Secondo gli analisti, Bachelet ha
deciso il rimpasto dopo una serie di crisi nei ministeri, che hanno suscitato
dure critiche sia da parte dell’opposizione che di alcuni parlamentari
governativi. Nelle ultime settimane, inoltre, alcuni sondaggi segnalavano un
calo di popolarità della presidente.
In Italia fanno discutere le sentenze emesse ieri sera
dalla CAF, la Corte d’appello federale, sullo scandalo calciopoli. La Juventus
va in serie B, con una penalizzazione di 30 punti e la revoca degli ultimi due
scudetti. In serie cadetta anche Lazio e Fiorentina, rispettivamente con 7 e 12
punti di penalizzazione. Resta, invece, in A il Milan, che partirà però a -15,
e che viene esclusa dalle Coppe europee.
Il servizio è di Giampiero Guadagni:
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La CAF, la Commissione d’Appello federale presieduta
dall’ex presidente della Consulta, Cesare Ruperto, ha dunque sostanzialmente
accolto le richieste del procuratore federale Palazzi. Oltre alle pesanti
sanzioni che hanno riguardato Juventus, Fiorentina e Lazio e in misura minore
il Milan, vanno segnalate anche le condanne dei dirigenti. Tra le principali,
cinque anni con richiesta di radiazione, a Moggi e Giraudo, della Juventus,
quattro anni e mezzo all’ex presidente della Federcalcio, Carraro; quattro anni
al presidente onorario della Fiorentina, Diego Della Valle; tre anni e mezzo al
presidente della Lazio, Lotito; un anno a Gagliani, ex presidente della Lega
Calcio e del Milan. Condanne anche per alcuni arbitri. Dure le reazioni dei
club coinvolti che potranno fare ricorso in secondo grado alla Corte federale.
Questo processo, per esigenze di Coppe ed Europei, dovrà concludersi entro il
25 luglio e già vengono annunciati ulteriori ricorsi alla giustizia ordinaria.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Sempre in Italia, a Milano, è durato circa quattro ore
l’interrogatorio del direttore dei servizi segreti italiani (SISMI), il
generale Nicolò Pollari, che, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto rapimento
di Abu Omar, è indagato per concorso in sequestro di persona.
Il ministro degli Esteri sudcoreano, Ban Ki-moon, è stato
ufficialmente candidato nella corsa alla successione del segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan. Il mandato di Annan scade infatti alla fine di dicembre
prossimo e al suo posto dovrebbe essere eletto un rappresentante dell’Asia. Ban
è il quarto candidato ufficiale: gli altri tre sono il vice premier
thailandese, Surakiart Sathirathai, lo specialista di disarmo dello Sri Lanka,
Jayantha Dhanapala, e il sottosegretario indiano all’informazione, Shashi
Tharoor. Altri nomi dovrebbero essere proposti nei prossimi giorni. Il primo
sondaggio interno al Consiglio di Sicurezza sulle candidature è previsto nella
seconda metà di luglio. Il Consiglio deve trovare consenso su un nome da
raccomandare all’Assemblea Generale, che poi dovrà eleggerlo.
I giudici del Tribunale penale internazionale per la ex
Jugoslavia (TPI), impegnati nel maxi-processo per l’eccidio di Srebrenica,
hanno deciso di concedere la libertà provvisoria a due degli otto imputati. La
corte, in un comunicato, ha precisato che i due potranno trascorrere a Belgrado
il periodo in cui il tribunale sospende i lavori per le ferie estive e dovranno
ripresentarsi all’Aja entro il 14 agosto. La prossima sessione del procedimento
è fissata per il 21 agosto.
Francia: sono state 230 le auto bruciate nella regione
parigina nella scorsa notte, per la festa nazionale del 14 luglio. Secondo la
polizia il fenomeno teppistico e' tuttavia in calo: l'anno scorso ne erano
state incendiate 460.
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