RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 195 - Testo
della trasmissione di venerdì 14 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Cresce in Marocco il tasso di scolarizzazione
Oltre 12 mila interventi in 21 lingue sul sito web 'Debate Europe!'
Per
la crisi in Medio Oriente sale ad almeno 60 morti il bilancio delle vittime
dell’offensiva israeliana in Libano
14 luglio 2006
IL DIALOGO TRA LE PARTI, UNICA VIA DEGNA PER LA
CRISI IN MEDIO ORIENTE:
COSI’ IL
CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO,
AI
MICROFONI DELLA RADIO VATICANA. LA SANTA SEDE DEPLORA L’ATTACCO AL LIBANO ED
ASSICURA LA PROPRIA VICINANZA ALLE POPOLAZIONI COLPITE
Il Papa e la
Santa Sede segue con particolare attenzione l’aggravarsi della situazione in
Medio Oriente e ribadisce che l’unica via per uscire dalla crisi è un “dialogo
sincero fra le parti in causa”. Ad esprimere tale presa di posizione è il
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che stamani ha rilasciato questa
dichiarazione ai microfoni della Radio Vaticana:
**********
Le notizie che ci giungono dal
Medio Oriente sono certamente preoccupanti. Il Santo Padre Benedetto XVI e
tutti i Suoi Collaboratori seguono con particolare attenzione gli ultimi
drammatici episodi che rischiano di degenerare in un conflitto con
ripercussioni internazionali. Come in passato, anche la Santa Sede condanna sia
gli attacchi terroristici degli uni sia le rappresaglie militari degli altri.
Infatti, il diritto alla difesa da parte di uno Stato non esime dal rispetto
delle norme del diritto internazionale, soprattutto per ciò che riguarda la
salvaguardia delle popolazioni civili. In particolare, la Santa Sede deplora
ora l’attacco al Libano, una Nazione libera e sovrana, ed assicura la sua vicinanza
a quelle popolazioni, che già tanto hanno sofferto per la difesa della propria
indipendenza. Ancora una volta appare evidente che l’unica via degna della
nostra civiltà sia quella del dialogo sincero fra le Parti in causa.
**********
E per la difficile situazione in
Medio Oriente delle ultime ore bisogna riferire che la crisi che vede
contrapposte forze israeliane e le milizie sciite libanesi degli Hezbollah continua a colpire il sud del Libano e il nord di
Israele. La città di Beirut è stata nuovamente bombardata e postazioni militari
israeliane sono state colpite da razzi lanciati da guerriglieri libanesi. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il Libano è un Paese isolato: dopo un nuovo bombardamento contro l’aeroporto internazionale di Beirut, è stata attaccata anche la strada che collega la capitale libanese con Damasco, percorsa ieri da decine di migliaia di persone in fuga verso la Siria. Secondo la televisione araba Al Arabiya, 10 navi da guerra israeliane si stanno dirigendo verso le acque territoriali libanesi. Nella pianura libanese della Bekaa è stata colpita, inoltre, una base di un movimento palestinese filo siriano. Dopo queste nuove incursioni, è salito ad almeno 60 morti il bilancio delle vittime, da quando Israele ha iniziato la sua offensiva in Libano. Sull’altro fronte, la formazione degli Hezbollah ha risposto lanciando razzi contro il quartier generale dell’aviazione israeliana nel nord dello Stato ebraico, sul monte Niron. Ieri, razzi lanciati dal territorio libanese hanno colpito diverse località del nord di Israele provocando la morte di almeno una donna, o secondo alcune fonti 3 civili uccisi, e, per la prima volta, la città di Haifa: l’attacco contro Haifa, smentito però dagli Hezbollah costituisce, secondo l’ambasciatore israeliano a Washington, “una gravissima escalation della crisi”. Commentando la situazione, la presidenza di turno finlandese dell’Unione Europea ha espresso la propria “grande preoccupazione per l’uso sproporzionato della forza di Israele in Libano”. Il presidente americano, George Bush, ha dichiarato, tuttavia, che lo Stato ebraico “ha il diritto di difendersi senza però mettere in pericolo il governo libanese”. Il capo di Stato iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha condannato le azioni israeliane in Libano e ha avvertito che un’eventuale offensiva contro la Siria sarebbe considerata come un attacco all’intero mondo islamico. Il governo libanese ha rivolto, infine, un appello urgente al Consiglio di sicurezza dell’ONU, che si riunirà tra poco, affinché intervenga per un cessate il fuoco “immediato e generalizzato”. Alla riunione parteciperanno, su richiesta del governo di Beirut, rappresentanti di Israele e Libano. Il Consiglio ha bocciato ieri, per il veto americano, una risoluzione proposta dal Qatar in cui si definiva sproporzionato il ricorso israeliano alla forza nella Striscia di Gaza e si chiedeva il ritiro dei militari, oltre alla liberazione del soldato israeliano rapito il 25 giugno.
**********
Intanto,
il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha deciso di inviare una delegazione di alto livello
in Medio Oriente per mediare nella crisi tra Israele e Libano. L’importante
annuncio è stato fatto – ieri pomeriggio - dallo stesso Kofi
Annan nel corso di una conferenza stampa
all’aeroporto internazionale di Fiumicino. A seguire l’evento per noi c’era
Alessandro Gisotti:
**********
Le Nazioni Unite intensificano gli
sforzi per risolvere la drammatica crisi in Medio Oriente. Da Roma, Kofi Annan annuncia l’invio di
una delegazione ad alto livello nell’area della crisi per tentare di
disinnescare l'escalation tra Libano e Israele. Gli inviati di Annan, che si è detto molto allarmato dagli ultimi sviluppi
della crisi, andranno al Cairo per incontrare il governo egiziano e i ministri
degli esteri della Lega Araba. Di lì passeranno in Israele, nei territori
Palestinesi occupati, infine in Libano e in Siria. Annan
ha messo l’accento sulle sofferenze subite da civili innocenti. Da entrambe le
parti in conflitto, ha avvertito Annan, ci sono
minacce di estendere gli atti guerra. Minacce che
gettano così nello sconforto la popolazione civile. Il segretario generale
dell’Onu ha condannato fermamente ogni
azione militare contro civili ed ha chiesto il rispetto del diritto
umanitario internazionale. Annan ha lanciato dunque
un appello alla moderazione alle parti in conflitto, sottolineando come debba evitarsi che la situazione già grave sfugga di mano.
Non ha poi mancato di rivolgere il pensiero alla grave situazione umanitaria in
cui si trovano i palestinesi nella Striscia di Gaza, ribadendo ancora una volta
che anche in situazioni di guerra non devono mai essere colpiti obiettivi
civili o infrastrutture.
**********
CON UN
TELEGRAMMA, BENEDETTO XVI RICORDA IL GRANDE AMORE CHE
IL
CARDINALE ANGEL SUQUIA GOICOECHEA HA NUTRITO PER
IL
PORPORATO E’ MORTO IERI, DOPO UNA LUNGA MALATTIA, A SAN SEBASTIAN
- A
cura di Fausta Speranza -
Con un telegramma, Benedetto XVI
ha espresso il suo cordoglio per la morte del cardinale Angel
Suquia Goicoechea, arcivescovo emerito di Madrid,
scomparso ieri all’età di 89 anni a san Sebastian,in
Spagna. Il Papa sottolinea la particolare carità pastorale con la quale il
porporato ha servito l’arcidiocesi di Madrid e ricorda il suo impegno per la
causa del Vangelo e il grande amore che ha nutrito verso
Compiuti gli studi ecclesiastici
nel Seminario di Vitoria, il cardinale Suquia Goicoechea si è specializzato in liturgia in Germania ed ha
perfezionato i suoi studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana di
Roma. Ordinato sacerdote nel 1940, il 17 maggio del 1966 è stato nominato da
Paolo VI vescovo di Almeria. Durante gli anni trascorsi nella diocesi ha
dedicato speciale attenzione al clero, ha ristrutturato il Seminario secondo le
indicazioni del Concilio Vaticano II, ha istituito il primo Consiglio
presbiterale della Diocesi, ha promosso l’azione educativa della Chiesa. E’ stato creato cardinale da Giovanni Paolo II
nel 1985.
Con la
sua morte il collegio cardinalizio risulta ora composto da
191 cardinali, di cui 120 elettori e 171 non elettori.
APPELLO
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE AL VERTICE
DEL G8 A SAN PIETROBURGO: I PAESI RICCHI SI
IMPEGNINO AD
INTEGRARE
IL SUD DEL MONDO NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
I Paesi
ricchi del mondo si impegnino a promuovere negoziati commerciali che integrino il sud del mondo: è l’appello lanciato alla
vigilia del G8 di San Pietroburgo dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace,
che attraverso un comunicato – pubblicato dalla Sala Stampa della Santa Sede,
ribadisce la necessità di una maggiore equità negli scambi commerciali. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Le grandi potenze che stanno per
riunirsi a San Pietroburgo devono impegnarsi per una piena partecipazione di
tutti gli Stati ai negoziati commerciali. E’ il richiamo del Pontificio
consiglio Giustizia e Pace, che, in un documento a firma del presidente del
dicastero vaticano, il cardinale Renato Raffaele Martino
e del segretario, mons. Giampaolo Crepaldi, ribadisce
che bisogna tornare allo spirito di Doha. Quei
negoziati di cinque anni fa – si legge nella nota – aprirono un orizzonte di
speranza per una maggiore giustizia delle regole del commercio internazionale.
La Santa Sede esprime dunque dispiacere per l’impasse
registrato all’ultimo meeting dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio, il 30 giugno scorso. E ciò nonostante gli impegni presi dai
negoziatori.
Viene dunque sottolineata la
carenza di una visione di giustizia e di equità già lamentata da Paolo VI
quarant’anni fa nella Populorum Progressio. Giustizia e Pace chiede dunque ai
partecipanti al G8 di San Pietroburgo di trovare un’intesa politica per “trasformare
i passaggi tecnici in iniziative concrete”. Le relazioni commerciali – prosegue
la nota – “hanno serie conseguenze sugli esseri umani e sulla loro dignità”. La
Chiesa cattolica, si legge ancora, sostiene con forza “un sistema
multilaterale” anche nell’ambito degli scambi commerciali. E rifiuta la logica
secondo la quale il “forte prevale, il debole perisce”. Altri importanti
criteri da considerare negli scambi commerciali - conclude il dicastero
vaticano - “sono l'imperativo della trasparenza e la garanzia di una piena
partecipazione di tutti gli Stati ai negoziati”.
**********
=======ooo========
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina -
Dichiarazione del cardinale Angelo Sodano alla Radio Vaticana in merito
alla "preoccupanti" notizie che giungono dal Medio
Oriente.
Servizio vaticano - La
biografia del compianto porporato Angel Suquia Goicoechea.
Una pagina dedicata alla
Chiesa in Oceania.
Servizio estero -
Nucleare: il cancelliere tedesco, Angela Merkel,
sottolinea che l'Iran rischia sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU se non risponderà alle proposte della comunità internazionale.
Servizio culturale - Per
la rubrica "Incontri", pochi giorni prima della morte lo scrittore
Stanislao Nievo intervistato da Claudio Toscani.
Servizio italiano –
Governo, taxi: nuova protesta, riprendono i blocchi (sulla proposta di due auto
per licenza).
=======ooo========
14 luglio 2006
LEADER
RELIGIOSI DI UNA CINQUANTINA DI PAESI, RIUNITI NEI GIORNI SCORSI
A MOSCA, CHIEDONO DI PARTECIPARE
ATTIVAMENTE AL GOVERNO DEL MONDO
PER COSTRUIRE UN FUTURO MIGLIORE. PER QUESTO
CONSEGNANO UN’AGENDA
DI PRIORITA’ AI CAPI DI STATO E DI
GOVERNO DEL G8,
ATTESI DA DOMANI A LUNEDI PROSSIMI
A SAN PIETROBURGO IN RUSSIA
- Servizio di Roberta Gisotti -
**********
Un appello ai capi di Stato, alle
comunità religiose e a tutte le persone di buona volontà: “Preserviamo la
pace”, dichiarano i leader religiosi cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, hindù e scintoisti. Di fronte al “sempre crescente ruolo
della fede nella società contemporanea”, i capi religiosi di 49 Paesi –
presente a Mosca anche una delegazione della Santa Sede – chiedono attenzione
dalla leadership politica internazionale per “costruire un futuro migliore” per
l’intera umanità. Nel documento,
sottoscritto a conclusione dell’incontro mondiale dei leader religiosi avvenuto
la scorsa settimana a Mosca, ribadiscono anzitutto che la religione “solido
fondamento” per il “dialogo tra civiltà”, non può essere usata come “fonte di
divisione e conflitto”. Piuttosto dovrebbe “creare legami tra diversi popoli e
culture a dispetto della nostra umana fragilità, in particolare nell’odierno
contesto di pluralità e diversità”.
Nel documento i rappresentanti
religiosi chiedono agli esponenti dei Paesi più industrializzati di considerare l’urgenza di alcune tematiche, a partire
dalla vita umana, che è “sacro dovere” di tutti preservare dal concepimentp fino alla morte naturale, perché le persone
non divengano “né una merce né un oggetto di manipolazione politica o un
elemento della macchina di produzione e consumo”. Nel chiedere libertà e
diritti per tutti i popoli, anche per le “minoranze etniche e religiose”, i
leader religiosi condannano “il terrorismo e l’estremismo in ogni forma”.
Pongono poi la questione economica correlata alla giusta ripartizione delle
risorse. “Tutte le attività economiche e finanziarie dovrebbero essere portate
avanti secondo standard etici”, ammoniscono i capi
religiosi. “La concentrazione di massima parte del benessere nelle mani di
pochi, mentre un enorme numero di persone, specie bambini, vive in estrema
povertà, è una tragedia globale”. Una tragedia che riguarda tutti, governi,
comunità religiose e popoli che insieme dovrebbero anche far fronte alle grandi
sfide dei nostri tempi: l’Aids, la droga, le armi chimiche.
“Noi crediamo – conclude il
documento - che sia tempo per una sistematica collaborazione fra i leader
religiosi e le Nazioni Unite”, lanciando infine uno “speciale appello a tutti i
credenti” perché rispettino ed accettino l’un l’altro
le loro religioni, nazionalità o altre differenze.
**********
CON IL PREZZO DEL PETROLIO ALLE
STELLE E ALLA VIGILIA DEL G8,
INAUGURATO IERI L’OLEODOTTO BAKU-TBLISI-CEYAN.
OLTRE ALLA CRISI IN MEDIO ORIENTE,
L’ENERGIA E’ TRA I TEMI IN DISCUSSIONE
AL VERTICE DI SAN PIETROBURGO
- Intervista con Luigi Bonanate -
In un momento in cui il prezzo del
petrolio torna alle stelle e i Paesi più industrializzati, rappresentati dal
G8, discuteranno da domani, tra le altre, della questione energia, è stato
inaugurato ieri l'oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan
(Btc). La
cerimonia è avvenuta nella cittadina portuale mediterranea turca di Ceyhan, alla presenza dei tre capi di Stato, azero, georgianoe turco. Presenti
anche il primo ministro turco Erdogan
e circa 50 tra ministri ed ambasciatori di vari Paesi. Si tratta di un
oleodotto di
**********
R. - Non fa altro che prefigurare
l’autunno caldo o freddo che ci aspetta. La Russia non è più soltanto il Paese
del petrolio e del gas locale, ma è diventato come abbiamo visto l’anno scorso,
un protagonista assoluto della questione energia - direi – perchè oltre a
possedere i giacimenti fa anche politica. La grande differenza, con i paesi ad
esempio, mediorientali è che in passato il Medio Oriente non faceva politica,
estraeva solo petrolio. La Russia è rientrata nel grande gioco mondiale
dopo la crisi, dopo la scomparsa dell’Unione sovietica, essenzialmente proprio
grazie alla scoperta che ha fatto e cioè che anche il gas è importante, non
soltanto il petrolio. Il fatto che l’inaugurazione sia passata in sordina è dovuto al fatto che, in questo momento, ci sono problemi
locali più grossi, che sono quelli del Medio Oriente, ed anche perché abbiamo
l’inaugurazione e anche perché siamo alla vigilia del nuovo G8, nel quale tutto
ciò invece rientrerà in gioco. Se poi aggiungiamo che ieri il prezzo del
petrolio al barile è arrivato a 76 dollari, si vede il gioco della finanza
mondiale, delle grandi potenze che gestiscono le risorse naturali o le risorse
finanziare nel mondo. Non c’è nessuna ragione merceologica che giustifichi
questo aumento del prezzo. Immaginiamoci, quindi, quanto possa
essere importante oggi un nuovo oleodotto.
D. – Parliamo della strategia,
ragione geopolitica che c’è dietro la costruzione di questo oleodotto, ma anche
dei possibili risvolti, vista appunto la questione dell’energia, tra Europa e
Russia?
R. – Non è un oleodotto che cambia
il mondo ma è la decisione di far passare un oleodotto
da una parte all’altra che lo cambia. Il grande problema che si discute da anni
e che adesso sembra avviarsi verso una soluzione, è se le grandi condotte
dovevano passare dal centro della Russia, dalla Russia asiatica in sostanza, e
se nel loro cammino verso l’Occidente dovevano passare da nord o da sud. Questo
è un braccio di ferro che dura da anni. In questo momento sembrerebbe vincere
la soluzione che passa dal sud. Se capisco bene, non era quella in realtà
prediletta dagli occidentali, perché coinvolge di più il Medio Oriente e quindi
tende a complicare la situazione, perché si tratta di una zona meno controllata
dall’Occidente. Se pensiamo poi che a tutto questo dovrebbe aggiungersi l’ipotesi
da molti formulata - che io invece non so dire quanto realmente fosse
accreditabile - e cioè che gli Stati Uniti con i due passaggi in Kosovo e in Afghanistan intendessero proprio influire nel
determinare le rotte delle condotto del petrolio,
allora questo getta una luce ancora un pochino più centrale sugli eventi di
questi giorni.
D. – Professore, ricordiamo il
progetto Gasprom e cioè il gasdotto direttamente
dalla Russia alla Germania…
R. – Il Gasprom
è, appunto, proprio la cosa che ci riguarda più da vicino, perchè bisogna poi
vedere come noi compriamo il gas che passerà. Lo scorso inverno abbiamo
scoperto, per la prima volta nella nostra storia, che avevamo bisogno di tanto
gas in più. E’ chiaro che – questa è l’unica risposta che mi so dare – in tutto
ciò c’è molta più politica che non energia pura in quanto tale. Evidentemente
sono cambiati i rapporti di potere legati all’approvvigionamento delle materie
prime. La Russia ha scoperto che per tornare ad essere uno Stato che conta
sulla scena mondiale ha questa straordinaria “arma”, che è in grado di
“puntare” contro l’Europa continentale.
**********
ENTRA NEL VIVO OGGI IL VI SIMPOSIO
'RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE’ PROMOSSO
E ORGANIZZATO IN AMAZZONIA DAL
PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI,
BARTOLOMEO I:
Entra nel vivo oggi il VI simposio
'Religione, Scienza e Ambiente", intitolato "Rio delle Amazzoni:
sorgente di vita". L'evento è promosso e organizzato dal Patriarca
Ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I. Ieri sera l'accoglienza
dei partecipanti a Manaus, capitale dello Stato brasiliano dell'Amazzonia. Il
servizio della nostra inviata, Giada Aquilino:
**********
L'Amazzonia ha accolto Sua Santità
Bartolomeo I e gli oltre 200 partecipanti al Simposio ‘Religione, Scienza e Ambiente’ accendendo i riflettori sulla propria,
personalissima, sorgente di vita: il Rio delle Amazzoni. I delegati,
scienziati, ambientalisti, responsabili delle Nazioni Unite e rappresentanti
religiosi di tutto il mondo, sono ospitati su 10 battelli, al momento
ormeggiati nelle acque del Rio Negro, a Manaus. Nelle prossime ore l'inizio
della navigazione verso la confluenza col Rio delle Amazzoni, ma anche il via
ai dibattiti, ai sopralluoghi, ai confronti. Temi principali: l'incidenza delle
attività umane sull'Amazzonia e sulle popolazioni indigene, i danni della
deforestazione, l'importanza del patrimonio idrico del Pianeta. A portare il
personale augurio di Papa Benedetto XVI a tutti i partecipanti, il cardinale Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli
Giustizia e Pace e Cor Unum. A rappresentare
Da Manaus, Giada Aquilino, Radio
Vaticana
**********
ETICA E
PROBLEMATICHE
DEL MONDO MODERNO AL CENTRO DEI DIBATTITI
DEL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DEI
TEOLOGI MORALI CATTOLICI.
L’INCONTRO HA RIUNITO IN QUESTI
GIORNI A PADOVA
OLTRE 400 STUDIOSI DI DIVERSI PAESI
- Intervista con James Keenan -
Le sfide del pluralismo, il
coinvolgimento dei credenti nel discernimento morale, l’etica familiare: questi
i temi più dibattuti al primo congresso mondiale dei teologi morali cattolici
che si è svolto in questi giorni a Padova. A confrontarsi sul rapporto tra le
problematiche che toccano le società di oggi e la riflessione teologica sono
stati oltre 400 studiosi di tutto il mondo. Tiziana Campisi
ha chiesto al padre gesuita James Keenan,
direttore del comitato organizzatore del congresso, di tracciare un bilancio
dell’incontro:
**********
R. – Abbiamo voluto creare un
contesto in cui tutti i partecipanti potessero
sentire, capire il contesto degli altri. E questo è andato molto, molto bene.
C’è stata solidarietà tra i partecipanti di Europa, Asia, Africa. Abbiamo
parlato del “sensus fidelium”,
della coscienza, della giustizia sociale, dell’ermeneutica, dalla teologia
morale ed è stato veramente un esame profondo della nostra tradizione e
dell’etica applicata. Abbiamo sentito molte riflessioni sulla guerra, sul
terrorismo, sulla globalizzazione, sulla sessualità, sui diritti umani, sull’ambiente;
inoltre, ci sono stati 40 relatori che hanno parlato di bioetica.
D. – Quali temi hanno sviluppato
più dibattiti?
R. – Io direi sul “sensus fidelium” e sul magistero.
Ho notato una cosa interessante: i partecipanti di lingua inglese sono stati
molto più concreti, hanno voluto parlare delle questioni più urgenti, mentre i
partecipanti europei, in particolare quelli di lingua francese fuori dall’Europa, hanno voluto parlare di scienza e morale.
Dal contesto direi che gli europei pensano più in maniera concettuale.
D. – Che cosa vi ha insegnato
questo congresso?
R. – L’importanza di ascoltare
l’altro: senza dubbio questa è stata la cosa più importante. Questo è
importante per un moralista: se lui vuole scrivere correttamente, se vuole
servire la Chiesa e il mondo, è importante comprendere bene. Abbiamo ascoltato
gli altri, veramente. E credo che questo sia importante per la Chiesa: che
ognuno abbia la propria posizione, ma è importante anche conoscere gli
argomenti dell’altro …
D. – Dopo questo primo congresso,
come ripartire?
R. – Forse tra quattro-cinque
anni organizzeremo un altro convegno. Abbiamo rilevato come un aspetto
importante che l’assenza delle donne che abbiano studiato teologia morale, in
America Latina e Asia, ma in maniera particolare in Africa. Dobbiamo trovare un
sistema per appoggiare le donne che, in Africa, vogliono studiare teologia
morale …
**********
DA 30 ANNI ACCANTO AI POVERI E ALLE
VITTIME DI VIOLENZE E SOPRUSI:
INSIGNITO DELLA LEGION D’ONORE IL GESUITA
INDIANO PADRE CEDRIC PRAKASH.
OGGI LA CERIMONIA NELL’AMBASCIATA
FRANCESE DI NEW DELHI
- A cura di Roberta Gisotti -
“L’impegno di una vita intera per
difendere e promuovere i diritti umani in India”: con questa motivazione il
sacerdote gesuita Cedric Prakash
è stato insignito a New Delhi della “Legion d’onore”,
la più alta onorificenza civile francese. Padre Prakash,
54 anni, è personalità nota a livello internazionale per avere denunciato in
svariate occasioni la critica situazione dei diritti umani nel suo Paese, in
particolare nella regione del Gujarat, tanto da
subire gravi ritorsioni, anche fisiche: duramente percosso e ripetutamente
minacciato di morte. Ospitato in numerosi Convegni e dibattiti, nel
Nell’odierna
festa nazionale francese,
Al microfono di Susy Hodges, padre Cedric Prakash spiega con quali sentimenti ha ricevuto
l’investitura di ‘Cavaliere della Legion d’Onore’.
**********
R.
– I WAS ABSOLUTELY DUMBFOUNDED; I HAD SOME FAINT IDEA …
“Sono rimasto assolutamente spiazzato; avevo un’idea un
po’ vaga del significato di questa onorificenza, ma pensavo di non essere
assolutamente degno di un tale riconoscimento. Mi sono sentito molto inadeguato … Ma poi, ripensandoci, in tutta umiltà, ho
pensato che fosse necessario che io accettassi questo Premio, perché esso
rappresenta un riconoscimento non tanto del mio lavoro, ma del lavoro di tante
altre persone che stanno lottando per i diritti umani, per la giustizia e per
la pace, qui nel Gujarat ed in altre parti
dell’India. Inoltre, è un riconoscimento anche del fatto che le violazioni dei
diritti umani esistono realmente, nel Gujarat ed in
altre parti dell’India. In realtà, questo riconoscimento è per me uno sprone,
lo è per i miei colleghi … Sì, veramente per noi significa molto!
**********
=======ooo=======
14 luglio 2006
GERUSALEMME:
TREDICI ESPONENTI RELIGIOSI,
IN RAPPRESENTANZA DI VARI RITI E
CONFESSIONI,
CONDANNANO LE VIOLENZE DI QUESTI
GIORNI IN MEDIO ORIENTE
GERUSALEMME.
= I patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme condannano gli
eventi di questi giorni in Medio Oriente. “La violenza e l’aggressione di
questo momento è sproporzionata e senza giustificazioni; – affermano in una
dichiarazione diffusa ieri – è contro la legge e la ragione andare così
incontro alla morte. L’imperativo morale è chiaro: fermare la violenza, le
uccisioni, proteggere la vita e la dignità del popolo”. Nel documento diffuso
dal Patriarcato latino di Gerusalemme, i 13 esponenti religiosi, in
rappresentanza di vari riti e confessioni, condannano il rapimento dei soldati,
la morte di un giovane colono, l’uccisione di decine di palestinesi e la
detenzione di migliaia di loro nelle carceri. “Israeliani e palestinesi hanno
la stessa dignità e devono essere trattati allo stesso modo. Cessi ogni
aggressione”, scrivono i patriarchi che invitano la comunità internazionale ad
intervenire e ad insistere per la soluzione diplomatica del conflitto così da
raggiungere una pace giusta e definitiva. (T.C.)
VENEZUELA: I VESCOVI DENUNCIANO IN UN DOCUMENTO
IL CLIMA DI VIOLENZA E CRIMINALITÀ, IL
TENTATIVO DI POLITICIZZARE L’EDUCAZIONE E IL DIFFICILE CLIMA DELLE PROSSIME
ELEZIONI PRESIDENZIALI
CARACAS. =
I vescovi venezuelani denunciano con forza l’ambiente di violenza e criminalità
che in queste settimane sta dominando il loro Paese. “Pensieri di pace e non di
afflizione” è il titolo dell’esortazione che la conferenza episcopale ha
firmato al termine della 86ma Assemblea Plenaria Ordinaria celebrata a Caracas
dal 6 al 12 luglio. “Tragicamente, ma gradualmente, i venezuelani si stanno
abituando ad una cultura o modo di pensare secondo il quale la morte sembra
vincere ogni giorno la battaglia contro la convivenza tra i cittadini”,
scrivono i presuli. I vescovi ricordano inoltre che, secondo l’UNESCO, il
Venezuela è in testa alla lista dei 57 paesi più violenti ed insicuri, con una
media di 44 omicidi al giorno. Tra le diverse
manifestazioni di questa violenza l’episcopato denuncia: l’estorsione, i
sequestri ed il narcotraffico, un’inaudita disumanizzazione
attraverso proteste e sanguinosi confronti nelle prigioni, maltrattamenti delle
donne e violenze domestiche, clima bellico e militarizzazione della società. “È
contraddittorio presentare un discorso contro la violenza e piani di disarmo
della popolazione e, contemporaneamente, addestrare all’uso delle armi giovani
ed adolescenti”, affermano i vescovi. Davanti a questa situazione l’episcopato
chiede “una campagna nazionale nel Paese a favore della cultura della vita e
della civiltà dell'amore, che includa l’educazione alla pace e alla
riconciliazione che penetri tutti i settori, ambienti ed istituzioni”. Il documento della Conferenza
episcopale venezuelana affronta anche il tema dell’educazione. “Il problema
fondamentale - si legge nel testo - è il tentativo, raccolto nella bozza di
Legge Organica sull’Educazione, di assegnare allo Stato i diritti educativi
originari della società ... È inaccettabile – prosegue il testo – perchè
incostituzionale ed illegale, come sancito dalla Dichiarazione Universale dei
Diritti umani, il proposito manifestato da funzionari del Governo di
‘politicizzare’ l’educazione e trasformare i docenti in agenti di
indottrinamento di un determinato modello politico”. Rispetto all’insegnamento
religioso, la Chiesa non chiede privilegi, ribadiscono i vescovi, semplicemente
“reclama i diritti degli educandi, dei genitori e della società ed il diritto
che essa ed altre comunità religiose hanno di esercitare la loro missione”. I vescovi
venezuelani hanno sottolineato inoltre i numerosi punti interrogativi, le
preoccupazioni, le incertezze e le paure che stanno generando nella popolazione
le prossime elezioni presidenziali. A tal proposito l’episcopato chiede al
Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) di compiere tutti gli sforzi necessari
affinché “il processo elettorale sia costituzionale, legale, politico ed eticamente irreprensibile, garantendo in questa maniera che
tutti i venezuelani possano esercitare il loro diritto al voto senza paura di
rappresaglie, con la sicurezza che la decisione della maggioranza sarà
rispettata”. Infine i vescovi esortano tutti i venezuelani “a respingere
qualsiasi atteggiamento di discriminazione e di intolleranza, a combattere con
vigore gli atteggiamenti di indolenza, indifferenza, rassegnazione e
scoraggiamento; a difendere la libertà e la dignità della persona umana”. Al
governo i presuli chiedono poi di adoperarsi per stimolare “l’unità tra i
venezuelani, evitando azioni che favoriscano e rinforzino le divisioni e le
discriminazioni”. (T.C.)
CRESCE IN
MAROCCO IL TASSO DI SCOLARIZZAZIONE.
NELL’ULTIMO ANNO IL 90 PER CENTO
DEI BAMBINI GIÀ A SEI ANNI
FREQUENTA LA SCUOLA DELL’OBBLIGO. IN AUMENTO
ANCHE LA PERCENTUALE
DEI GIOVANI ADOLESCENTI TRA I
BANCHI CHE SALE AL 54 PER CENTO
RABAT. =
Il tasso di scolarizzazione dei bambini e degli adolescenti marocchini è in
netta crescita e ha raggiunto percentuali di record storico: a dichiararlo è il
primo ministro marocchino Driss Jettou,
durante un’audizione davanti alla commissione per le Politiche sociali. Secondo
il governo di Rabat, riferisce l’agenzia MISNA, nel 2005-2006 il 90 per cento
dei bambini, a sei anni, frequenta già la scuola dell’obbligo, contro il 70 per
cento del 1970. Il dato cresce al 93 per cento per la fascia d’età 6-11 anni.
L’aumento del tasso di scolarizzazione è sinonimo di una grande conquista e di
una notevole risorsa per il Marocco, sebbene nelle zone rurali e periferiche
del Paese il numero di minori che frequenta la scuola è più basso rispetto alle
città, e in particolare rispetto a Rabat. Migliora anche la scolarizzazione
degli adolescenti: oggi il 54 per cento dei ragazzi fra i 12 e i 14 anni
frequenta regolarmente le attività didattiche, ma nel 2000 erano solo il 35 per
cento. Jettou ha espresso inoltre la ferma volontà di
migliorare ulteriormente la qualità della scuola e il livello di
scolarizzazione, avvalendosi anche delle nuove tecnologie, che dovrebbero
diffondersi in gran misura a partire dal 2008. (A.Gr.)
OLTRE 12 MILA
INTERVENTI IN 21 LINGUE QUESTA SETTIMANA
SUL SITO WEB 'DEBATE
EUROPE!'.
A SCRIVERE SONO SOPRATTUTTO GLI
INGLESI, SEGUONO FRANCESI E TEDESCHI
BRUXELLES.
= Facilitare la discussione tra i cittadini europei: è lo scopo del sito web 'Debate Europe!',
in linea dal marzo scorso nel contesto del 'Piano D, democrazia, dialogo e dibattito'. Questa settimana sul sito sono stati registrati
un milione di visitatori, con una media di 200 mila persone al
giorno e 12.700 interventi sul forum, in 21 lingue. Lo ha annunciato ieri,
congratulandosi per il traguardo raggiunto, il vicepresidente della Commissione
Ue Margot Wallstrom, responsabile per le relazioni istituzionali e la
comunicazione. “I cittadini sono interessati alla possibilità di poter dare la
loro opinione sull’Europa. Mi auguro che le donne partecipino di più alla
discussione sul forum”, ha detto Margot Wallstrom, riferendosi al fatto che il 90 per cento degli
interventi è firmato da uomini tra i 18 e i 44 anni. L’Europa via web riesce a
suscitare l’interesse soprattutto di inglesi, francesi e tedeschi, autori
rispettivamente del 56 per cento, 23 per cento e 7 per cento degli interventi. Il dibattito risulta incentrato su tre temi principali: lo sviluppo
economico e sociale dell’Europa; la percezione dell’Ue
e la sua missione; le frontiere dell’Europa e il suo ruolo nel mondo. Il
sito 'Debate Europe!' offre
anche la possibilità di leggere gli interventi dei membri della Commissione e
del presidente del comitato delle regioni. (T.C.)
LA PITTURA,
L’ARCHITETTURA E L’ARTE DI 13 PAESI DEL MEDITERRANEO
IN UN VOLUME CHE MOSTRA IL PROFONDO
LEGAME DEI POPOLI DEL “MARE NOSTRUM”
ROMA. = In
900 pagine la pittura, la scultura e l’architettura contemporanea di 13 Paesi
(con un intervento della Santa Sede) dell’area mediterranea. Il volume, frutto
di tre anni di lavoro che hanno coinvolto 40 esperti internazionali, mostra un
Mediterraneo “profondamente unito”, ha detto il coordinatore dell’opera
Guglielmo dè Giovanni-Centelles,
membro della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi
al Pantheon. L’opera, intitolata “Arte e cultura del Mediterraneo nel XX
secolo”, mostra come l’arte contemporanea del Mediterraneo sia un elemento di
incontro e uno strumento di pace tra le diverse culture che ne compongono
l’identità. “Ciò che sta accadendo in Medio Oriente non può lasciarci
tranquilli – ha detto alla presentazione del libro ieri a Roma il vice sindaco
Maria Pia Garavaglia – ma ci sono spiriti liberi come gli artisti che riescono a
fare ciò che la politica non riesce”. “Anche nei momenti più difficili arte e
cultura possono essere spiragli di luce, - ha sottolineato il sottosegretario
al ministero dei Beni culturali, Andrea Marcucci -
diventano esse stesse un ponte, si fanno sedi diplomatiche”. Nel libro si
scopre, ad esempio, come una certa architettura della Turchia sembri ispirarsi
a una “romanità monumentale” o come l’architettura di Tel Aviv abbia analogie
con lo stile Bauhaus, nato nell’omonima scuola di
arte e architettura tedesca tra il 1919 e il 1933. Promosso dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Roma, il volume sarà inviato a biblioteche, università e
centri culturali dei Paesi mediterranei. (T.C.)
=======ooo=======
14 luglio 2006
-
A cura di Amedeo Lomonaco -
Cresce la tensione tra India e Pakistan: la stampa indiana ha rivelato
che, secondo i servizi di intelligence
di Nuova Delhi, gli attacchi compiuti a Mumbay,
meglio conosciuta con il precedente nome di Bombay, lo scorso 12 luglio e
costati la vita ad oltre 200 persone, sarebbero stati pianificati dai servizi
segreti pachistani. Una portavoce del ministero degli Esteri pachistano ha
subito respinto questa ipotesi definendola “priva di ogni fondamento”. Intanto,
sul fronte delle indagini, le autorità indiane hanno diffuso i nomi di tre
persone sospettate di essere coinvolte negli attentati.
In Iraq, ennesimo macabro ritrovamento a nord est di Baghdad. La polizia ha rinvenuto 12 corpi senza vita. Intanto, sul piano politico, il governo iracheno ha ricevuto per la prima volta dall’inizio della presenza straniera nel Paese arabo, il controllo della provincia meridionale di Al Muthan, finora monitorata da truppe inglesi, australiane e giapponesi.
Almeno sei presunti ribelli
talebani sono stati uccisi ed altri quattro sono rimasti feriti in conflitti a
fuoco scoppiati tra guerriglieri e truppe afghane nel
sud dell’Afghanistan. Gli scontri si sono verificati nel distretto di Grashack, nella turbolenta provincia meridionale di Helmand.
Non sembra attenuarsi la tensione politica in
Ucraina. Secondo il presidente, Viktor Yushenko, è incostituzionale il “ribaltone” che ha portato
al dissolvimento della “coalizione arancione” consegnando virtualmente il
governo del Paese nelle mani del filo-russo, Viktor Yanukovic. Il capo dello Stato ucraino ha minacciato,
inoltre, di “prendere misure adeguate” quanto prima.
Il prezzo del petrolio resta sopra
quota 78 dollari, dopo aver toccato in nottata il
nuovo record storico di 78,40 dollari al barile. A far schizzare in alto il
greggio sono i timori geopolitici per la crisi
mediorientale, dopo l’offensiva israeliana in Libano e la crisi nucleare
iraniana.
E la
difficilissima situazione in Medio Oriente, le crisi nucleari innescate da Nord
Corea e Iran e la sicurezza energetica mondiale sono i temi al centro dei
lavori del G8, che si apre domani a San Pietroburgo. Parteciperà all’incontro
anche il presidente statunitense, George Bush,
arrivato poco fa in Russia dalla Germania, dove ieri
ha incontrato la cancelliera Angela Merkel.
Consolidare la sicurezza e mettere in atto le condizioni
necessarie per permettere il ritorno a casa di quanti sono fuggiti durante gli
scontri del mese scorso scoppiati a Timor Est. E’ l’obiettivo indicato dal
primo ministro, Ramos Horta,
in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo governo. Secondo le
Nazioni Unite, ci sono ancora più di 150 mila profughi interni, che vivono in
campi organizzati dall’ONU e in chiese e scuole cattoliche. L’esecutivo è
stato formato dopo le dimissioni, lo scorso 26 giugno, dell’ex premier Mari Alkatiri. Alla sua decisione di licenziare circa 600
soldati, che lamentavano discriminazioni etniche, erano seguite violenze e
disordini costati la vita ad almeno 30 persone.
La
decisione uruguaiana di costruire cartiere non rappresenta “una minaccia
immediata per l’ambiente né per gli interessi sociali ed economici di coloro
che abitano sulla sponda argentina del fiume Rìo
Uruguay”. E’ un passo della sentenza emessa ieri dalla Corte internazionale di
giustizia dell’Aia con cui viene respinta la
richiesta, presentata dal governo di Buenos Aires, di bloccare la costruzione
di due impianti per la produzione di cellulosa in Uruguay. Secondo l’esecutivo
argentino, la realizzazione delle due cartiere rischia, invece, di arrecare
gravissimi danni all’assetto ecologico della regione. Lo scorso 28 maggio si è
celebrata in Argentina e in Uruguay una Giornata congiunta di preghiera,
indetta dagli episcopati dei due Paesi per chiedere la protezione del Signore
per i due popoli. I presuli avevano espresso, in quell’occasione,
le loro forti preoccupazioni per il deterioramento dei rapporti fra argentini e
uruguayani proprio in seguito al progetto finalizzato alla costruzione delle
fabbriche di cellulosa in Uruguay.
Sono state evacuate in Cina almeno 250 mila
persone dalla provincia orientale di Fujian in vista
dell’arrivo del ciclone Bilis, che si sta dirigendo
sullo stretto di Taiwan. I meteorologi
prevedono piogge torrenziali e forti venti.
Una bimba indonesiana di tre anni è morta a causa dell’influenza
aviaria: è quanto emerge dai test effettuati nel Centro di Atlanta, negli Stati
Uniti. Sono così salite a 41, in Indonesia, le vittime del virus.
A poco più di due settimane dal voto, continuano i combattimenti
nell'est della Repubblica Democratica del Congo. Gli
scontri tra le milizie che controllano l’Ituri, la
regione nord-orientale al confine con l’Uganda, si sono intensificati e hanno
costretto alla fuga almeno 200 mila persone, secondo
quanto riferito dall’ONU. Il presidente uscente, Joseph
Cabila, ha visitato mercoledì Bunia, capoluogo dell’Ituri, facendo appello al senso di responsabilità della
popolazione in occasione delle elezioni, che potrebbero venire
seriamente condizionate dai combattimenti in corso. Ufficialmente terminata nel
2003, la guerra nella Repubblica democratica del Congo,
che ha provocato finora 4 milioni di morti, continua a sconvolgere la parte
orientale del Paese.
I colloqui di pace tra governo somalo e Corti islamiche, in programma
sabato a Khartoum, in Sudan, sono stati rimandati a data da destinarsi per
volere delle autorità somale. Il presidente Abdullahi
Yusuf ha infatti accusato le
Corti di aver rotto il cessate-il-fuoco, siglato nel
precedente incontro, tenutosi sempre in Sudan. Le milizie vicine alle Corti
islamiche hanno sostenuto negli ultimi giorni una sanguinosa battaglia con uno
degli ultimi ‘signori della guerra’ presenti a
Mogadiscio, Abdi Qeybdid,
rifugiatosi a Baidoa dopo la sconfitta.
=======ooo=======