RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 194 - Testo della trasmissione di giovedì 13 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Persona umana: cuore della pace”: è il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata mondiale della pace che si celebrerà il primo gennaio 2007

 

La discreta accoglienza della comunità locale accompagna il tempo di riposo e studio del Papa in Val d’Aosta: ce ne parla Salvatore Mazza e don Paolo Curtaz

 

 “Una gioiosa esperienza ecclesiale e spirituale”: così, Benedetto XVI ribadisce l’importanza dell’Incontro mondiale delle famiglie di Valencia, in un messaggio di ringraziamento all’arcivescovo della città spagnola

 

Dichiarazione della Sala Stampa della Santa Sede sul viaggio negli Stati Uniti di mons. Emmanuel Milingo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Decine di morti per un raid israeliano nel sud Libano. Nel Paese dei cedri, imposto da Israele il blocco aereo, marittimo e terrestre: ai nostri microfoni padre David Jaeger, Elazar Cohen e Ali Rashid

 

Nell’Amazzonia brasiliana parte oggi il VI Simposio dedicato a religione, scienza e ambiente, promosso dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I  

 

1650 giurati dai 6 ai 25 anni per 103 film: si tratta del Giffoni Filmfestival, la rassegna di cinema per i giovani e dei giovani che si apre oggi nella regione Campania. Ce ne parla Claudio Gubitosi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Raccolti in un cofanetto due volumi su due secoli di storia della diplomazia pontificia

 

Una ricerca europea sull'insegnamento della religione cattolica nelle scuole sarà realizzata in 34 Paesi, per iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa

 

Via libera dell’Europarlamento per un finanziamento di 130 milioni di euro in aiuto alle popolazioni della Palestina e del Darfur

 

Ieri a Bruxelles, la Commissione Affari Esteri dell’Unione Europea ha chiesto alla  Cina l’abolizione della pena di morte, della tortura e dell’internamento forzato negli ospedali psichiatrici ed anche il rispetto della libertà religiosa e il divieto di censura nell’informazione

 

24 ORE NEL MONDO:

Interrogati 300 sospetti per gli attentati di due giorni fa a Bombay, che hanno provocato almeno 190 morti ed oltre 700 feriti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 luglio 2006

 

 

“PERSONA UMANA: CUORE DELLA PACE”:

E’ IL TEMA SCELTO DA BENEDETTO XVI

PER LA 40.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

CHE SI CELEBRERA’ IL PRIMO GENNAIO 2007

 

"Persona umana: cuore della pace": questo il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il primo gennaio 2007. E’ quanto rende noto la Sala Stampa della Santa Sede, che accompagna l’annuncio con una nota che spiega le ragioni della scelta del tema. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Benedetto XVI esprime la “convinzione che il rispetto della dignità della persona umana è una condizione essenziale per la pace della famiglia umana”. La dignità umana, si legge nella nota della Sala Stampa, è “il sigillo impresso da Dio sull'uomo, creato a Sua immagine e somiglianza, è il segno del comune destino dell'umanità” ed “è il fondamento dell'amore per Dio e per il prossimo”. Solo nella consapevolezza “della trascendente dignità di ogni uomo e donna – prosegue il comunicato – la famiglia umana è sul sentiero che porta alla pace e alla comunione con Dio”. Per questo, “la pace è in pericolo quando non è rispettata la dignità umana e quando la convivenza sociale non cerca il bene comune”.

 

Oggi, si legge ancora, “forse con forza persuasiva e mezzi più efficaci che in passato, la dignità umana è minacciata da ideologie aberranti, aggredita da un uso distorto della scienza e della tecnica, contraddetta da diffusi stili di vita incongruenti”. Infatti, “ideologie improntate al nichilismo o al fanatismo (materialista o religioso) pretendono di negare o di imporre presunte verità sulla realtà, sull'uomo o su Dio”. D’altro canto, sottolinea la nota, “la scienza e la tecnica (la bio-medicina in particolare), spesso, anziché servire il bene comune dell'umanità, sono strumentali a una visione egoistica del progresso e del benessere”. Infine, si ribadisce che la “propaganda e la crescente accettazione di stili di vita disordinati e contrari alla dignità umana vanno indebolendo i cuori e le menti delle persone fino a spegnere il desiderio di una convivenza ordinata e pacifica”.

 

“La Chiesa – prosegue il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – ha la missione di annunciare il Vangelo della Vita, la centralità dell'uomo nell'universo e l'amore di Dio per l'umanità. Pertanto, alle sfide del tempo presente la Chiesa risponde con un'antropologia cristiana fondata sui tre pilastri della dignità, della socialità e dell'agire umano nel mondo che va orientato secondo l'ordine impresso da Dio nell'universo”. Ogni offesa alla persona è una minaccia per la pace, conclude la nota, “ogni minaccia alla pace è un'offesa alla verità della persona e di Dio: "La persona umana è il cuore della pace”.

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LA DISCRETA ACCOGLIENZA DELLA COMUNITA’ LOCALE ACCOMPAGNA

IL  TEMPO DI RIPOSO E STUDIO DEL PAPA IN VAL D’AOSTA

- Ai nostri microfoni Salvatore Mazza e don Paolo Curtaz -

 

Un sereno tempo per la riflessione e lo studio  e passeggiate tra i monti: sembra questo  il ritmo assunto dalla vacanza del Papa in Val d’Aosta, all’insegna della discreta accoglienza della popolazione locale. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente ad Introd, Salvatore Mazza, inviato di Avvenire:

 

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R. - Qui è tutto molto vago, ma sembra ormai che la routine della vacanza si sia già instaurata. Il Papa sembra preferire passare la mattina nel suo studio e dedicarsi alla lettura, al lavoro anche, probabilmente alla scrittura. Mentre il pomeriggio, come è stato ieri sera verso il tardo pomeriggio, si muove a fare qualche passeggiata scegliendo uno dei sentieri che sta proprio su nell’altopiano. E’ una vacanza molto riservata e molto protetta. Il Papa non vuole dare fastidio, d’altra parte tutta la zona che gli è riservata è abbastanza ampia da consentirgli la massima libertà nell’assoluta riservatezza.

 

D. - Anche noi vogliamo rispettare questa riservatezza, però da una parte ci si chiede se ci sono degli appuntamenti comunque fissati a parte l’Angelus di domenica. E proprio a proposito dell’Angelus sale l’attesa tra la popolazione?

 

R. – Dunque, quest’anno, gli appuntamenti pubblici annunciati sono soltanto due. Appunto per i due Angelus, quello di domenica prossima e quello della domenica successiva. Per l’occasione sono stati predisposti nuovi sentieri più agevoli, sono stati messi dei gradini, dei corrimano nei passaggi più difficili per consentire alle persone di raggiungere Les Combes. Sarà impossibile per tutti quanti salire su con la macchina o col pullman perché c’è proprio una questione fisica di spazio, il posto è molto piccolo. Ovviamente si prevede che all’Angelus saranno diverse migliaia le persone che saliranno su e per questo si sono organizzati: più che nuovi sentieri, si sono attrezzati e sono stati resi più agevoli quelli esistenti che arrivano dentro a Les Combes. Oltre questi momenti pubblici in programma non ce ne sono altri.

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La comunità parrocchiale di Introd, dall’arrivo di Benedetto XVI martedì, si è stretta intorno a Papa proprio con discrezione. Per sapere, però,  in che modo si è organizzata, Luca Collodi ha chiamato il parroco di Introd, don Paolo Curtaz:

 

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R. – Una cosa che stupisce sempre un po’ tutti i giornalisti è che la mia parrocchia è abituata alla presenza del Papa, avendo avuto qui con noi per 10 anni Giovanni Paolo II ed ora per il secondo anno Benedetto XVI. Si tratta di una presenza, comunque, discreta e quindi, proprio per volontà anche del nostro vescovo e un po’ come impostazione stessa del carattere dei valdostani, si tende a lasciargli fare le vacanze. Lo scorso anno ed anche quest’anno, il nostro vescovo ha chiesto alla mia comunità e alle comunità sorelle di animare la Messa prima dell’Angelus, celebrata dal nostro vescovo, e poi l’Angelus. Ci stiamo quindi attrezzando per fare una Messa parrocchiale che, però, vedrà la partecipazione di migliaia di persone.

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“UNA GIOIOSA ESPERIENZA ECCLESIALE E SPIRITUALE”:

COSI’, BENEDETTO XVI RIBADISCE L’IMPORTANZA

DELL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE DI VALENCIA,

IN UN MESSAGGIO DI RINGRAZIAMENTO ALL’ARCIVESCOVO DELLA CITTA’ SPAGNOLA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Benedetto XVI ha inviato un messaggio di ringraziamento all’arcivescovo di Valencia, mons. Augustin Garcia-Gasco Vicente, per la buona riuscita dell’Incontro Mondiale delle Famiglie e del suo viaggio apostolico in terra spagnola. Il Papa definisce l’evento, che si è svolto la settimana scorsa, “una gioiosa esperienza ecclesiale e spirituale”. Auspica dunque che tale incontro produca “abbondanti frutti nei numerosi partecipanti così come in tante altre famiglie di tutto il mondo”.

 

Il Pontefice ha parole di ringraziamento per l’arcivescovo di Valencia così come per i suoi vescovi ausiliari, in particolare per “la squisita accoglienza, la piacevole ospitalità e la continua attenzione” riservatagli in ogni momento della sua felice permanenza nella città spagnola. Di Valencia il Papa sottolinea la storia ricca di valori cristiani e conclude il messaggio impartendo la sua benedizione apostolica a tutti i fedeli dell’arcidiocesi valenciana.

 

 

DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

SUL VIAGGIO NEGLI STATI UNITI DI MONS. EMMANUEL MILINGO

 

“La Santa Sede non ha ancora ricevuto notizie precise sulla finalità del viaggio negli Stati Uniti d’America di mons. Emmanuel Milingo, già arcivescovo di Lusaka in Zambia”. E’ quanto afferma una nota della Sala Stampa della Santa Sede a proposito di alcune notizie su mons. Milingo, riportate da agenzie di stampa e giornali. “In ogni caso – prosegue la nota – se le dichiarazioni che gli vengono attribuite circa il celibato ecclesiastico risultassero vere, non rimarrebbe che deplorarle, essendo ben nota la disciplina della Chiesa al riguardo”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate alle ordinazioni sacerdotali nelle diocesi italiane.

 

Servizio estero - Medio Oriente: bombardato l'aeroporto di Beirut. La Comunità internazionale: reazione "sproporzionata".

Israele isola il Libano: imposto il blocco aereo e navale.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Aristotele nei panni di Sherlock Holmes”: un originale “giallo” ambientato nell'Atene ellenistica.

Una monografica dedicata al “Nuovo Dizionario Enciclopedico dei Papi” di padre Battista Mondin. L'articolo è di Mario Pangallo.

 

Servizio italiano - In rilievo la missione italiana in Afghanistan.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 luglio 2006

 

 

 

DECINE DI MORTI PER UN RAID ISRAELIANO NEL SUD DEL LIBANO. NEL PAESE DEI CEDRI, IMPOSTO DA ISRAELE IL BLOCCO AEREO, MARITTIMO E TERRESTRE

- Interviste con padre David Jaeger, Elazar Cohen e Ali Rashid -

 

E’ sempre più critica la situazione in Medio Oriente: l’aviazione israeliana, dopo i raid di ieri condotti dagli Hezbollah, ha attaccato il sud del Libano provocando la morte di decine di persone. Razzi lanciati dal territorio libanese hanno colpito, il nord di Israele, uccidendo un civile israeliano. Sul versante politico, il presidente libanese ha rinnovato il suo appoggio agli Hezbollah e il premier israeliano ha definito “atto di guerra” l'attacco dei guerriglieri libanesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Israele, dopo il sequestro di due soldati israeliani da parte di guerriglieri Hezbollah, ha esteso l’offensiva sul fronte libanese e ha chiuso i confini del Paese dei cedri, imponendo il blocco aereo, terrestre e marittimo. E’ stato attaccato e reso inagibile l’aeroporto di Beirut e nel sud Paese, i bombardamenti israeliani hanno provocato, secondo fonti governative libanesi, la morte di 47 persone. Tra le vittime, ci sono numerosi bambini e in un villaggio un’intera famiglia di 12 persone è rimasta uccisa sotto le macerie della propria abitazione. Israele ha chiesto l’evacuazione del quartiere meridionale di Beirut considerato roccaforte del movimento sciita degli Hezbollah. Un portavoce dei guerriglieri ha detto che se Beirut sarà teatro di un nuovo bombardamento israeliano, verrà attaccata la città di Haifa. Sull’altro fronte, nello Stato ebraico, una donna israeliana di 40 anni è morta per l’esplosione di un razzo lanciato dal sud del Libano verso il nord di Israele. Sul versante politico, il presidente libanese, Emile Lahud, ha rinnovato il suo appoggio alla lotta armata degli Hezbollah contro Israele. “I libanesi restano decisi sulla loro posizione nazionale - ha detto - e continuano la loro lotta contro l’aggressione sulla strada della liberazione”. Da parte sua, il premier libanese Fouad Siniora ieri sera ha preso le distanze daHezbollah: ha affermato chiaramente che gli integralisti sciiti non erano stati in alcun modo autorizzati a violare la frontiera tra i due Paesi e a compiere l'incursione per catturare i due militari. Poche ore prima, il premier israeliano Olmert aveva definito “un atto di guerra” l’attacco degli Hezbollah, aggiungendo che la risposta israeliana sarebbe stata "dolorosa" e avrebbe "colpito lontano". Prosegue, infine, anche l'offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza. Il ministero degli Esteri palestinese è stato colpito in un raid aereo. L’edificio è stato pesantemente danneggiato, ma il raid non ha provocato vittime.

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Ma a questo punto, quali sono le alternative per il governo libanese? Risponde, al microfono di Luca Collodi, padre David Jaeger, esperto di questioni mediorientali:

 

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R. – Il governo libanese viene messo davanti ad una scelta: continuare ad autorizzare gli Hezbollah a controllare il sud del Libano o riprendere coraggio e decidere di riaffermare la sovranità libanese e “sopprimere” gli Hezbollah. Se il Libano decidesse di affermare la propria sovranità, rendendo sicura la frontiera con Israele, allora questa volta il Libano ce la farebbe.

 

D. – Politicamente ne ha la forza?

 

R. – Più che mai! Avrebbe anche il sostegno dell’Occidente, oltre che probabilmente di altri regimi arabi più moderati, e di una opinione pubblica libanese che abbiamo già visto manifestare in massa per il recupero della sovranità nazionale. Più che mai il Libano avrebbe ora la chance di farcela.

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Ma come interpretare la decisione israeliana di attaccare il sud del Libano? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al ministro consigliere dell’ambasciata di Israele a Roma, Elazar Cohen:

 

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R. – Israele è stata attaccata ieri non solo da un’organizzazione terrorista ma dal territorio libanese. Così dobbiamo vedere la situazione e così dobbiamo vedere anche la reazione di Israele. Io non userei la definizione per la quale siamo in una situazione di guerra, preferirei definire questa come un’operazione di Israele in Libano.

 

D. – A proposito di Libano, perché è stato imposto il blocco aereo di terra e di mare?

 

R. – Molti porti in Libano, quelli per gli aerei e di mare, servono per fare arrivare le armi non al governo libanese, ma alle organizzazioni terroristiche degli Hezbollah.

 

D. – Quali le condizioni considerate imprescindibili da Israele per porre fine alle offensive sia nei territori, sia in Libano?

 

R. – Innanzitutto, coloro che hanno rapito i soldati israeliani devono restituirli sani alle loro famiglie. Al di là di questo, Israele non accetterà più le regole del gioco presenti oggi in Libano per le quali gli Hezbollah hanno sempre la possibilità di provocare; quando Israele reagisce, invece, tutto il mondo chiede una reazione moderata. Questi tempi oggi sono cambiati. La stessa cosa vale per Hamas. Il nostro messaggio è molto chiaro: a qualsiasi attacco dal territorio palestinese ad Israele seguirà una risposta.

 

D. – Quindi, in questo momento non c’è spazio per la moderazione…

 

R. – C’era molto spazio per la moderazione. Israele, per molti anni, non ha reagito come sta reagendo oggi. Ora, però, questi tempi sono finiti. Senz’altro noi, però, non chiudiamo la porta a futuri negoziati.

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Oltre al Libano, la situazione continua ad essere critica, dunque, anche nei Territori palestinesi. Su quanto sta accadendo a Gaza ascoltiamo al microfono di Francesca Sabatinelli l’ex primo segretario della delegazione palestinese in Italia, Ali Rashid, oggi deputato italiano e membro della commissione esteri della Camera:

 

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R. – Nessun popolo accetta di morire così in silenzio. Israele si sta avvicinando, nel vero senso della parola, al popolo palestinese. Sono anni che la situazione peggiora ogni giorno. Diventa, però, una notizia importante se vengono uccisi soldati o cittadini israeliani, ma le decine di palestinesi che muoiono ogni giorno non sono una notizia. Il consenso della comunità internazionale ha permesso ad Israele di fare tutto questo. Quando c’è una repressione così diffusa e non c’è una reazione da parte della comunità internazionale, le reazioni continuano.

 

D. – Perché Abu Mazen si è sentito costretto quasi ad annunciare o a dare per possibile lo scioglimento dell’autorità nazionale palestinese?

 

R. – Io credo che questa Autorità nazionale palestinese abbia perso qualsiasi credibilità e non per colpa di Abu Mazen. La comunità internazionale sostiene la sua posizione, perché è rimasta l’unica speranza per una possibile ripresa del dialogo e del processo di pace. E Israele ogni giorno dà una mano forte per consolidare la forza delle tendenze più estremiste. Oggi la maggior parte dei palestinesi vorrebbe semplicemente sopravvivere e a loro non viene garantito neanche questo. E’ chiaro che si rafforzano le tendenze meno inclini ad una soluzione politica.

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NELL’AMAZZONIA BRASILIANA PARTE OGGI IL VI SIMPOSIO

 DEDICATO A RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE, PROMOSSO

DAL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I 

 

Al via stasera a Manaus, nell’Amazzonia brasiliana, il VI Simposio Religione, Scienza e Ambiente, dal titolo “Rio delle Amazzoni: sorgente di vita”. L’appuntamento è ideato e promosso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, che presiederà i lavori fino al prossimo 20 luglio. Il servizio della nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino:

 

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Oltre 200 esperti – tra personalità religiose, scienziati, ambientalisti e rappresentanti governativi di tutto il mondo – da stasera in navigazione sul Rio delle Amazzoni. Obiettivo comune: esaminare le sfide ambientali di fronte ai rischi della deforestazione in atto in tutta l’Amazzonia e proporre un’etica ecologica, rispettosa di quel bene comune, oggi sempre più a rischio, che è l’acqua. All’Amazzonia, ultimo grande polmone della Terra, al suo immenso sistema fluviale e alle popolazioni che da esso dipendono, è infatti dedicato il VI Simposio dell’Organizzazione non governativa Religione, Scienza e Ambiente, dopo le precedenti edizioni che dal ’95 hanno già interessato Mar Egeo, Mar Nero, Danubio, Mar Adriatico e Mar Baltico. Ad accomunare gli eventi, l’impegno profondo del Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Ancora una volta, quest’anno Sua Santità Bartolomeo I, in collaborazione col segretario generale dell’Onu Kofi Annan, vuole puntare l’attenzione della comunità internazionale sulle riserve d’acqua del Pianeta. Lo fa direttamente dall’Amazzonia, i cui bacini pluviali - ci ricordano gli ambientalisti - contengono oltre un quinto dell’acqua dolce mondiale. Ecco perché nei giorni scorsi lo stesso Patriarca, annunciando l’inizio del Simposio, ha voluto definire il Rio delle Amazzoni, e quindi l’Amazzonia, come il “gioiello della corona” del Brasile. A Sua Santità Bartolomeo I e a tutti i partecipanti, in pieno spirito di dialogo ecumenico, è giunto l’augurio di buon lavoro di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ha infatti rivolto il suo pensiero all’evento, in occasione dell’udienza generale di mercoledì 5 luglio:

 

“Auspico che tale importante iniziativa, promossa dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, contribuisca a promuovere un rispetto sempre più grande per la natura, affidata da Dio alle mani operose e responsabili dell’uomo”.

 

Era poi soltanto il 29 giugno scorso quando il Santo Padre, in occasione della tradizionale udienza alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli presente in Vaticano per la festività dei Santi Pietro e Paolo, infondeva un nuovo slancio al cammino ecumenico tra cattolici e ortodossi, in continuità con gli sforzi dei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II e dello stesso Bartolomeo I. Auspicava di poter realizzare al più presto “un pellegrinaggio apostolico in Turchia”, “in occasione della Festa di Sant’Andrea apostolo”, che ricorre in novembre: “Sarà per me una gioia incontrare Sua Santità Bartolomeo I”, aveva aggiunto il Papa. D’altra parte già a inizio Pontificato, Benedetto XVI – celebrando in Cappella Sisitina la sua prima Messa – aveva invocato “gesti concreti” per compiere progressi “sulla via dell’ecumenismo”.

 

In precedenza, fu Giovanni Paolo II, in un incontro del 2004 con Bartolomeo I, a ricordare come esattamente quarant’anni prima a Gerusalemme, Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I avessero “saputo superare pregiudizi e incomprensioni secolari”, riscoprendosi “fratelli” e spingendosi “a riprendere i rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli”. Nel 2002 – e proprio in occasione di un Simposio sulla salvaguardia del Creato, quello dedicato all’Adriatico – Giovanni Paolo II e Bartolomeo I avevano inoltre firmato la cosiddetta ‘Dichiarazione di Venezia’, auspicando il rafforzamento di una “consapevolezza ecologica”, perché – venne allora sottolineato – “il rispetto della Creazione deriva dal rispetto per la vita e la dignità umana”.

 

Da Manaus, Giada Aquilino, Radio Vaticana.

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1650 GIURATI DAI 6 AI 25 ANNI PER 103 FILM: SI TRATTA DEL GIFFONI FILMFESTIVAL,

 LA RASSEGNA DI CINEMA PER I GIOVANI E DEI GIOVANI

CHE SI APRE OGGI NELLA REGIONE CAMPANIA

- Intervista con Claudio Gubitosi -

 

1650 giurati dai 6 ai 25 anni: è una delle particolarità del Giffoni FilmFestival, la rassegna di cinema per i giovani e dei giovani. La 36esima edizione, che si apre oggi nella regione Campania, presenterà 103 film, suddivisi nelle tradizionali quattro sezioni, 66 lungometraggi in competizione e 17 opere prime. Due le anteprime internazionali: il 15 luglio Garfield 2 ed a chiusura del Festival, il 23 luglio, Cars – Motori Ruggenti. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Miracolo Giffoni. Non tanto perché esiste, inossidabile ed inimitabile, da 36 anni, quanto perché è ancora il luogo dove i ragazzi sono i veri, assoluti protagonisti. Rimane, per questo, uno dei più intriganti e stupefacenti esempi, nel mondo, di organizzazione culturale. Un meccanismo organizzativo e artistico gigantesco, per accogliere i ragazzi (quest’anno per la prima volta anche dalla Repubblica Democratica del Congo), aiutarli nel percorso critico, farli riflettere insieme ai genitori. E dopo che il Santo Padre a Valencia ha parlato di famiglia, di responsabilità e di valori, il Festival può quasi farsi eco, attraverso lo strumento cinema, di tali valori. Claudio Gubitosi, Direttore Artistico del Festival, riflette su questa comunione di mete pur nella diversità dei contesti e dei mezzi:

 

R. – Il Festival seleziona film, con un lavoro veramente molto complicato che fa durante tutto l’anno,  andando alla ricerca non del miglior film, perché non esiste, ma del film che più può mettere in contatto genitori e figli. Partiamo da lì. Per i ragazzi a 12, 13, 14 anni il luogo della loro crescita, della loro formazione, il luogo fisico dove vivono di più sono la scuola e la famiglia. Quando la famiglia non è più quella che uno ha, o buona parte di quella che uno ha, ma quella che uno desidera, allora qualcosa non va nella nostra società. Accade che un ragazzo desidera un’altra famiglia e vede altre famiglie serene o non serene, ma comunque unite, e le prende come esempio, anche se non può averle a casa sua, dove è costretto a risolvere i problemi dei genitori. Noi, a proposito di situazioni simili, vogliamo fare non un discorso di carattere politico o religioso, ma offrire un quadro oggettivo. Il cinema è spietato alle volte. Noi non facciamo altro che presentare quello che stiamo vedendo in giro per il mondo. La capacità di Giffoni, allora, è proprio quella di mettere il dito nella piaga, quella di dire: “Attenzione, c’è un mondo sommerso che non si conosce. C’è un mondo di emozioni e di qualità della vita che non si vuole portare all’attenzione”. Affrontiamo il problema reale dell’esistenza della famiglia, della voglia di una famiglia. I ragazzi hanno il diritto di avere una famiglia. Se queste nostre posizioni possono essere in liena con la difesa che il Santo Padre fa della famiglia, non possiamo che essere non solo onorati ma felici.

 

D. - Tema portante di tutto il Festival: l’Energia, che può dare vita o produrre morte…

 

R. – L’energia è una risorsa naturale e naturalmente sta meglio in chi sta dentro l’età dei ragazzi. Si tratta soltanto di liberare l’energia in un certo modo. Quando ho pensato al tema di quest’anno, ho pensato che forse mettendosi tutti mano nella mano creiamo una sorta di polo dell’energia positiva. L’energia che hai dentro la devi tirare fuori, l’energia che abbiamo la dobbiamo dare agli altri. E’ un concetto molto vasto. E’ chiaro che noi ci preoccupiamo anche di tutta una serie di altre cose, non a caso vogliamo far ballare e far capire che si può danzare una musica importante. Facciamolo tutti insieme, senza alcool e senza droghe. L’energia che hai non la devi disperdere, non devi morire per un’energia falsa o finta che hai dentro. E’ questo il segnale che stiamo dando quest’anno ai ragazzi.

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CHIESA E SOCIETA’

13 luglio 2006

 

 

RACCOLTI IN UN COFANETTO DUE VOLUMI SU DUE SECOLI DI STORIA DELLA DIPLOMAZIA PONTIFICIA. L’OPERA, EDITA DALLA LIBRERIA EDITICE VATICANA, PROPONE LA RISTAMPA DEL LIBRO “LE NUNZIATURE APOSTOLICHE DAL 1880 AL 1956” DI MONS. GIUSEPPE DE MARCHI ED IL NUOVO VOLUME DI MONS. ANTONIO FILIPAZZI “RAPPRESENTANZE

E RAPPRESENTANTI PONTIFICI DALLA SECONDA META’ DEL SECOLO XX”,

CON LA PREFAZIONE DEL CARDINALE ANGELO SODANO

 

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Il cammino storico della Chiesa osservato attraverso l’evoluzione e le vicende delle rappresentanze Pontificie, cioè le Nunziature e le Delegazioni Apostoliche e le Missioni permanenti negli Organismi internazionali. In due volumi, raccolti in un cofanetto - editi dalla Libreria Editrice Vaticana - sono racchiusi due secoli della Diplomazia pontificia. Il primo ripropone la ristampa del libro di mons. Giuseppe De Marchi “Le Nunziature Apostoliche del 1800 al 1956”, che risale al 1957; il secondo è intitolato “Rappresentanze e Rappresentanti Pontifici dalla seconda metà del secolo XX”, curato da mons. Antonio Filipazzi, consigliere di Nunziatura, in servizio presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati. Come osserva il cardinale Angelo Sodano, nella prefazione all’opera di mons. Filipazzi, è possibile rilevare “come nel limitato lasso di tempo di quest'ultimo mezzo secolo - dalla fine del Pontificato di Pio XII e soprattutto durante quelli di Paolo VI e di Giovanni Paolo II - la presenza della Santa Sede nei diversi Paesi attraverso le sue Rappresentanze si sia accresciuta in maniera davvero significativa ed abbia acquistato nuove modalità con l'attività presso gli Organismi internazionali. Appare, dunque, chiaro – aggiunge il porporato - come i Sommi Pontefici e la Santa Sede abbiano saputo adeguare lo strumento plurisecolare della Diplomazia pontificia alle nuove esigenze non soltanto della missione della Chiesa nelle varie parti del mondo, ma anche della sua collaborazione con le varie istanze nazionali ed internazionali della società per la promozione del bene integrale dell'uomo”. Il volume si apre, infatti, offrendo una visione sintetica dell’evoluzione della Rappresentanze Pontificie in ciascuno dei cinque continenti e presso le diverse Organizzazioni internazionali dalla fine della II guerra mondiale ad oggi, secondo la scansione dei Pontificati da Pio XII in poi. Cominciando con una sezione dedicata alla Segreteria di Stato, vengono quindi presentate le singole Rappresentanze Pontificie nei diversi Paesi, suddivise per continenti, e i loro titolari; seguono poi le Missioni della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi Internazionali. Per ogni titolare vengono indicate la data di nomina alla Rappresentanza Pontificia, il nome, il titolo e la data di cessazione dall’ufficio. Nell’ultima sezione del volume sono infine riportati dei brevi cenni biografici dei singoli Rappresentanti Pontifici. In questo modo, il volume serve anche - come rileva il cardinale Sodano - “a tener viva la memoria grata di tanti benemeriti servitori della Santa Sede ed anche ad incoraggiare l'approfondito studio dell'una o dell'altra di queste figure”. Al riguardo, mons. Antonio Samoré, a quell’epoca Segretario della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici, presentando l’opera di mons. De Marchi, scriveva che questi rappresentanti del Papa “sono passati o passeranno alla storia per i fatti delle loro Nunziature, per lotte e persecuzioni subite, per la cultura e gli scritti. Alcuni – ha sottolineato mons. Samoré - si sono logorata e accorciata l’esistenza per improba mole di lavoro, per le pene dell’animo, per insalubrità di climi e per fatiche e strapazzi. Non mancano quelli morti sul campo del lavoro e di alcuni di essi è ancor viva in quelle Nazioni la memoria per la santità della vita, la carità e la bontà dell’animo.” (R.G.)

 

 

UNA RICERCA EUROPEA SULL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA

NELLE SCUOLE SARA' REALIZZATA IN 34 PAESI, PER INIZIATIVA

DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'EUROPA (CCEE)

 

ROMA. = Elaborare un rapporto sulla situazione dell’insegnamento della religione nelle scuole del proprio Paese: con questo obiettivo, i delegati delle 34 Conferenze episcopali d’Europa si sono riuniti ieri a Roma. Il Seminario - promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) - è stato realizzato in collaborazione con il Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica della CEI. Sottolineando il ruolo crescente svolto dalla religione e dalle comunità ecclesiali per la costruzione dell'uomo e della nuova Europa, i delegati del CCEE hanno costituito un vero e proprio gruppo di ricerca per elaborare una griglia di rilevazione dati, utile a raccogliere informazioni nei 34 Paesi interessati. Sulla base di questi dati, ogni vescovo invierà, entro novembre 2006, un Rapporto nazionale sull'insegnamento della religione nel proprio Paese. La ricerca si concluderà nel 2007, con un Simposio internazionale che presenterà i risultati raggiunti tramite una lettura comparata delle relazioni. (I.P.)

 

 

VIA LIBERA DELL’EUROPARLAMENTO PER UN FINANZIAMENTO DI 130 MILIONI DI EURO

IN AIUTO ALLE POPOLAZIONI DELLA PALESTINA E DEL DARFUR,

COLPITE DA CONFLITTI ARMATI

 

BRUXELLES. = La Commissione Bilancio del Parlamento europeo ha autorizzato il finanziamento di 90 milioni di euro per i Territori palestinesi e di 40 milioni per il  Darfur, ricorrendo alla riserva per gli aiuti di emergenza. Riguardo la Palestina, parte dei fondi servirà - attraverso la Croce Rossa, le Agenzie delle Nazioni Unite e le Ong - a distribuire generi alimentari, garantire servizi sanitari di base e l'accesso all'acqua per usi domestici ed agricoli, avviare lavori urgenti, offrire sostegno psicologico a bambini e adolescenti. Altra parte di fondi confluirà nel cosiddetto “Meccanismo Temporaneo di Intervento” (Mti) e servirà a pagare le forniture essenziali, come il combustibile, e le prestazioni sociali e sanitarie. Il Mti - sotto il controllo di una società internazionale di revisione contabile – eroga i finanziamenti direttamente alla popolazione senza transitare attraverso gli attuali Ministeri palestinesi. La stessa Commissione Bilancio dell’UE costituirà un gruppo di lavoro per seguire da vicino la corretta utilizzazione dei fondi. (R.G.)

 

 

 

IERI A BRUXELLES, LA COMMISSIONE AFFARI ESTERI DELL’UNIONE EUROPEA

HA CHIESTO ALLA CINA L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE, DELLA TORTURA E DELL’INTERNAMENTO FORZATO NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI ED ANCHE

IL RISPETTO DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA E IL DIVIETO DI CENSURA NELL’INFORMAZIONE

 

BRUXELLES. = La Commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha approvato ieri a Bruxelles una relazione sui rapporti fra UE e Cina, in cui si chiede a Pechino maggior rispetto dei diritti umani, della libertà religiosa e della libertà di informazione. In una serie di emendamenti, si domanda alla Cina di abolire la pena di morte; si chiede di eliminare il sistema della rieducazione attraverso il lavoro (loagai); si condanna la tortura e l’internamento negli ospedali psichiatrici verso i dissidenti e monaci tibetani; si chiede attenzione verso le rivolte sociali e il divieto di esercitare la censura dell’informazione su stampa ed internet. Su proposta di alcuni deputati cattolici, la relazione ha accettato alcuni emendamenti strettamente legati alla libertà religiosa, come salvaguardare la “laicità” dello Stato cinese, frenando l’intromissione del governo in questioni religiose e ponendo fine alle ordinazioni di Stato dei vescovi. L’Unione europea chiede alla Cina il rilascio immediato dei presuli e di tutti i membri delle Chiese cristiane che sono ingiustamente incarcerati o perseguitati. La relazione, è una serie di considerazioni e richieste a Pechino in campo sociale, religioso ed economico per rendere più stabile e responsabile il partenariato fra UE e Cina. In questi ultimi anni la UE è divenuta il primo partner commerciale di Pechino, superando il Giappone; a sua volta, la Cina è divenuta il secondo partner commerciale dell’UE, seconda solo agli Stati Uniti. Il commercio internazionale, i problemi dell’inquinamento e dell’ambiente; la libertà dei mercati cinesi; il mancato rispetto dei copyright mondiali da parte di Pechino; le tensioni internazionali con Taiwan e con la Corea del Nord sono stati altri temi d’interesse nei rapporti tra Europa e Cina analizzati ieri nella relazione.(A.Gr.)

 


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24 ORE NEL MONDO

13 luglio 2006

 

- A cura di Isabella Piro -

        

A due giorni dai sanguinosi attentati in India, che hanno provocato almeno 190 vittime e oltre 700 feriti, continua la caccia ai responsabili. Intanto, il ministero dell’Interno indiano conferma il coinvolgimento del Simi, il Movimento degli studenti islamici indiani. Il nostro servizio:

 

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Caccia aperta ai terroristi da parte delle forze di sicurezza indiane: finora, sono state interrogate circa 300 persone, mentre altri 20 sospetti sono stati sottoposti a fermo in diverse località indiane. Altri 4 giovani sono stati arrestati stamattina nella stazione di Bombay per comportamento sospetto: avrebbero tentato di disfarsi delle loro borse alla vista degli agenti di polizia. Intanto, il ministero dell’Interno ha confermato il coinvolgimento nell’attentato del Simi, il Movimento degli studenti islamici indiani. In particolare, il gruppo si sarebbe occupato dell’organizzazione logistica degli attentati. Ma si seguono anche altre piste: alcune tv indiane hanno attribuito la responsabilità degli attacchi ai separatisti del Lashkar e-Taiba, il gruppo islamico con base in Pakistan, sospettato anche dell’attentato dell’ottobre scorso a New Delhi, in cui morirono 60 persone. E sulla sciagura si allunga anche l’ombra di Al Qaeda: Abu Al-Hadeed, sostenendo di rappresentare il gruppo terroristico in Kashmir, ha lanciato un appello ai musulmani dell’India affinché combattano per la libertà e l’Islam. Esprimendo “gratitudine e felicità” a chiunque abbia compiuto gli attacchi, Al-Hadeed ha inoltre indicato in Rehman Al-Ansari il leader di Al Qaida in Kashmir, promettendo, d’ora in poi, dichiarazioni in lingua araba. Nel frattempo, l’attentato ha riacceso le frizioni tra India e Pakistan: New Delhi non ha gradito le affermazioni del ministro degli Esteri di Islamabad, Kasuri, per il quale gli attacchi sono da collegare alle questioni territoriali irrisolte tra i due Paesi, in particolare il Kashmir, che offrono agli estremisti pretesti per strumentalizzazioni.

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La crisi in Medio Oriente e la questione del nucleare in Iran e nella Corea del Nord sono stati i temi centrali dell’incontro, in Germania, tra il presidente americano George W. Bush e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Parlando dalla città di Stralsund, sul Baltico, il capo della Casa Bianca ha ribadito che in Medio Oriente “c’è un gruppo di terroristi che vuole fermare i progressi verso la pace”. “Israele ha il diritto di difendersi, senza però indebolire il governo libanese – ha aggiunto Bush - Noi dobbiamo lavorare insieme per essere agenti di pace”. Quanto ai contenziosi sul nucleare con Iran e Corea del Nord, il presidente americano ha sottolineato l’importanza di una posizione unitaria della comunità internazionale. Infine, Bush ha auspicato l’attuazione di “riforme democratiche” in Russia. Dal suo canto, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito l’importanza che tutto il mondo operi unito per fermare “tiranni e dittatori”.

 

Primo passaggio di consegne, stamattina, in Iraq tra la Forza multinazionale e il governo di Baghdad: con una cerimonia ufficiale presieduta dal premier al-Maliki, la provincia di Mutanna, a sud del Paese, è passata ufficialmente sotto il controllo dell’esecutivo iracheno. L’avvenimento è stato definito “storico” dal primo ministro. Ma sul terreno continua la violenza: stamani 5 dipendenti del Comune di Baghdad sono stati uccisi da una bomba artigianale nel quartiere orientale di Ghadir. Un altro kamikaze si è fatto esplodere nel Comune di Abu Saida, vicino Baquba, uccidendo 6 persone e ferendone 3. Sul fronte del processo a Saddam Hussein, infine, fonti militari Usa riferiscono che l’ex rais ed altri 7 imputati per la strage di Dujail hanno cominciato lo sciopero della fame. Per ora, non sono note le motivazioni della protesta.

 

La Corea del Nord ha abbandonato, senza raggiungere accordi, le trattative internazionali con la Corea del Sud per appianare le tensioni scoppiate dopo i test missilistici dei giorni scorsi. A far fallire i colloqui, riferisce l’agenzia ‘Yonhap’, la diversità di vedute sul tema della sicurezza. Dal suo canto, Seul ha annunciato che sospenderà gli aiuti a Pyongyang fino a quando la Corea del Nord non tornerà al tavolo delle trattative.

 

Riprende il dialogo di pace per il Burundi. Prevista per oggi la nuova convocazione dei negoziati tra il governo di Bujumbura ed i guerriglieri hutu delle Forze di Liberazione Nazionale. I colloqui si tengono, sotto l’egida del Sud Africa, a Dar-es-Salaam, in Tanzania. Ma cosa significa per il Paese africano la ripresa di questo confronto? Giancarlo la Vella lo ha chiesto al padre saveriano, Claudio Marano, da anni missionario in Burundi:

 

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R. – La ripresa di questi negoziati rappresenta un po’ la ripresa della speranza. Il Paese è uscito dalla guerra ed ha tantissimi problemi ancora da risolvere, primo fra tutti quello di riuscire a vivere insieme. Il punto focale è sempre stato questo: la guerra è finita, ma ci sono ancora gruppi che non accettano la democrazia nel Paese, che non accettano ancora di rimettersi intorno ad un tavolo di pace. Il Paese è in pace, ma si tratta di una pace scritta solo sulla carta. Ci sono infatti zone dove le cose non funzionano e sarebbe, quindi, necessario tornare insieme a parlare per creare un Paese unito e in pace.

 

D. –Cosa chiedono i ribelli al governo in questi negoziati?

 

R. – Non è molto chiaro. Certamente i ribelli chiederanno di entrare a far parte dell’esercito, chiederanno di entrare a far parte del governo. Questo è un problema per il Paese, perché già ci sono moltissime difficoltà e in più, proprio a livello di governo, il Paese è oggi gestito da un partito quasi unico e spesso il governo sembra che voglia risolvere i problemi un po’ a livello dittatoriale. Riuscire quindi ad inserire degli elementi nuovi è una cosa senz’altro positiva per tutti, perché abituerebbe il governo e i governati a gestire il Paese con una maggiore democrazia.

 

D. – Un’eventuale conclusione positiva dei colloqui, quale ricaduta avrebbe sulla popolazione civile?

 

R. – Questo sarebbe molto positivo, perché molti soldi oggi vengono spesi per questo e quindi questi soldi verrebbero invece utilizzati per portare il Paese ad una situazione di sviluppo e ad una riconciliazione effettiva. Questa sarebbe certamente la prima ricaduta molto forte. La seconda sarebbe quella di riuscire a rivedere rientrare gente che ormai da decine di anni si trova fuori dal territorio nazionale e che combatte contro il potere esistente nel Paese. Tutti insieme potrebbero riuscire a lavorare meglio per riportare il Paese ad una pace più effettiva.

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Il presidente iraniano Ahmadinejad ha minacciato oggi l’Occidente di rivedere la cooperazione di Teheran sul nucleare, dopo l’annuncio di rinvio del dossier iraniano al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il capo della Repubblica islamica ha poi ribadito che l’Iran non rinuncerà al diritto di gestire la propria tecnologia nucleare. Quanto alla proposta, avanzata dalla comunità internazionale, di sospendere l’arricchimento dell’uranio in cambio di incentivi, Ahmadinejad ha detto che l’Iran non darà alcuna risposta fino alla metà di agosto.

 

È di almeno 12 vittime, una decina di dispersi e quasi 30mila senza tetto il bilancio, ancora provvisorio, delle violenti piogge che da ieri cadono nel Cile centro-meridionale. La presidente del Paese, Michelle Bachelet, ha decretato ‘zona di catastrofe’ la regione di Bio Bio, a 500 km dalla capitale, ma i temporali hanno provocato ovunque straripamenti e crolli.

 

Il presidente cinese Hu Jintao incontrerà quello americano George W. Bush a margine dei lavori del G8, in programma a San Pietroburgo dal 15 al 17 luglio. Lo riferisce il ministero degli Esteri di Pechino, senza specificare il giorno esatto dell’incontro.

 

È attesa per oggi la scarcerazione di Stefano Ricucci, l’immobiliarista romano arrestato il 18 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata a Rcs e attualmente detenuto nel carcere romano di Regina Coeli. La scarcerazione, disposta dal gip di Roma, Orlando Villoni, è conseguente alla scadenza dei termini di custodia cautelare.

 

“Mi scuso, ma non mi pento: certe parole sono troppo dure per essere accettate”. Così, in un’intervista esclusiva a ‘Canal Plus’, il calciatore francese Zinedine Zidane commenta la testata inferta al giocatore italiano Marco Materazzi, nel corso della finale dei Mondiali 2006. “Materazzi ha offeso mia madre e mia sorella, – ha continuato l’ex capitano dei Blues – non ho riflettuto e ho agito”. Dal suo canto, il giocatore italiano respinge le accuse e ribadisce: “Non ho detto nulla che riguardasse sua madre, la religione o la politica”.

 

 

 

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