RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 194 - Testo
della trasmissione di giovedì 13 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Raccolti in un cofanetto due
volumi su due secoli di storia della diplomazia pontificia
Interrogati 300 sospetti
per gli attentati di due giorni fa a Bombay, che hanno provocato almeno 190
morti ed oltre 700 feriti
13 luglio 2006
“PERSONA
UMANA: CUORE DELLA PACE”:
E’ IL
TEMA SCELTO DA BENEDETTO XVI
PER LA
40.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
CHE SI
CELEBRERA’ IL PRIMO GENNAIO 2007
"Persona
umana: cuore della pace": questo il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il primo gennaio 2007.
E’ quanto rende noto la Sala Stampa della Santa Sede, che accompagna l’annuncio
con una nota che spiega le ragioni della scelta del tema. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
Benedetto XVI esprime la
“convinzione che il rispetto della dignità della persona umana è una condizione
essenziale per la pace della famiglia umana”. La dignità umana, si legge nella
nota della Sala Stampa, è “il sigillo impresso da Dio sull'uomo, creato a Sua
immagine e somiglianza, è il segno del comune destino dell'umanità” ed
“è il fondamento dell'amore per Dio e per il prossimo”. Solo nella
consapevolezza “della trascendente dignità di ogni uomo e donna –
prosegue il comunicato – la famiglia umana è sul sentiero che porta alla pace
e alla comunione con Dio”. Per questo, “la pace è in pericolo
quando non è rispettata la dignità umana e quando la convivenza sociale
non cerca il bene comune”.
Oggi, si legge
ancora, “forse con forza persuasiva e mezzi più efficaci
che in passato, la dignità umana è minacciata da ideologie aberranti, aggredita
da un uso distorto della scienza e della tecnica, contraddetta da diffusi stili
di vita incongruenti”. Infatti, “ideologie improntate al nichilismo o al
fanatismo (materialista o religioso) pretendono di negare o di imporre presunte
verità sulla realtà, sull'uomo o su Dio”. D’altro canto, sottolinea la nota,
“la scienza e la tecnica (la bio-medicina in
particolare), spesso, anziché servire il bene comune dell'umanità, sono
strumentali a una visione egoistica del progresso e del benessere”. Infine, si
ribadisce che la “propaganda e la crescente accettazione di stili di vita
disordinati e contrari alla dignità umana vanno indebolendo i cuori e le menti
delle persone fino a spegnere il desiderio di una convivenza ordinata e
pacifica”.
“La Chiesa – prosegue il
comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – ha la missione di annunciare il
Vangelo della Vita, la centralità dell'uomo nell'universo e l'amore di
Dio per l'umanità. Pertanto, alle sfide del tempo presente la Chiesa risponde
con un'antropologia cristiana fondata sui tre pilastri della dignità,
della socialità e dell'agire umano nel mondo che va orientato
secondo l'ordine impresso da Dio nell'universo”. Ogni offesa alla persona è una
minaccia per la pace, conclude la nota, “ogni minaccia alla pace è un'offesa
alla verità della persona e di Dio: "La persona umana è il
cuore della pace”.
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LA
DISCRETA ACCOGLIENZA DELLA COMUNITA’ LOCALE ACCOMPAGNA
IL TEMPO DI RIPOSO E STUDIO DEL PAPA IN VAL D’AOSTA
- Ai
nostri microfoni Salvatore Mazza e don Paolo Curtaz -
Un sereno tempo per la riflessione
e lo studio e
passeggiate tra i monti: sembra questo
il ritmo assunto dalla vacanza del Papa in Val d’Aosta, all’insegna
della discreta accoglienza della popolazione locale. Fausta Speranza ha
raggiunto telefonicamente ad Introd, Salvatore Mazza,
inviato di Avvenire:
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R. - Qui è tutto molto vago, ma
sembra ormai che la routine della vacanza si sia già instaurata. Il Papa sembra
preferire passare la mattina nel suo studio e dedicarsi alla lettura, al lavoro
anche, probabilmente alla scrittura. Mentre il pomeriggio, come è stato ieri
sera verso il tardo pomeriggio, si muove a fare qualche passeggiata scegliendo
uno dei sentieri che sta proprio su nell’altopiano. E’ una vacanza molto
riservata e molto protetta. Il Papa non vuole dare fastidio, d’altra parte
tutta la zona che gli è riservata è abbastanza ampia da consentirgli la massima
libertà nell’assoluta riservatezza.
D. - Anche noi vogliamo rispettare
questa riservatezza, però da una parte ci si chiede se ci sono degli
appuntamenti comunque fissati a parte l’Angelus di domenica. E proprio a
proposito dell’Angelus sale l’attesa tra la popolazione?
R. – Dunque, quest’anno, gli
appuntamenti pubblici annunciati sono soltanto due. Appunto per i due Angelus,
quello di domenica prossima e quello della domenica successiva. Per l’occasione
sono stati predisposti nuovi sentieri più agevoli, sono stati messi dei
gradini, dei corrimano nei passaggi più difficili per
consentire alle persone di raggiungere Les Combes. Sarà impossibile per tutti quanti salire su con la
macchina o col pullman perché c’è proprio una questione fisica di spazio, il
posto è molto piccolo. Ovviamente si prevede che all’Angelus saranno diverse
migliaia le persone che saliranno su e per questo si sono organizzati: più che
nuovi sentieri, si sono attrezzati e sono stati resi più agevoli quelli
esistenti che arrivano dentro a Les Combes. Oltre questi momenti pubblici in programma non ce
ne sono altri.
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La
comunità parrocchiale di Introd, dall’arrivo di
Benedetto XVI martedì, si è stretta intorno a Papa proprio con discrezione. Per
sapere, però, in
che modo si è organizzata, Luca Collodi ha chiamato il parroco di Introd, don Paolo Curtaz:
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R. – Una cosa che stupisce sempre
un po’ tutti i giornalisti è che la mia parrocchia è abituata alla presenza del
Papa, avendo avuto qui con noi per 10 anni Giovanni Paolo II ed ora per il
secondo anno Benedetto XVI. Si tratta di una presenza, comunque, discreta e
quindi, proprio per volontà anche del nostro vescovo e un po’ come impostazione
stessa del carattere dei valdostani, si tende a lasciargli fare le vacanze. Lo
scorso anno ed anche quest’anno, il nostro vescovo ha chiesto alla mia comunità
e alle comunità sorelle di animare
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“UNA GIOIOSA ESPERIENZA ECCLESIALE E SPIRITUALE”:
COSI’, BENEDETTO XVI RIBADISCE L’IMPORTANZA
DELL’INCONTRO MONDIALE DELLE
FAMIGLIE DI VALENCIA,
IN UN MESSAGGIO DI RINGRAZIAMENTO ALL’ARCIVESCOVO
DELLA CITTA’ SPAGNOLA
- A cura di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI
ha inviato un messaggio di ringraziamento all’arcivescovo di Valencia, mons. Augustin Garcia-Gasco Vicente, per la buona riuscita dell’Incontro Mondiale delle
Famiglie e del suo viaggio apostolico in terra spagnola. Il Papa definisce
l’evento, che si è svolto la settimana scorsa, “una gioiosa esperienza
ecclesiale e spirituale”. Auspica dunque che tale incontro produca “abbondanti
frutti nei numerosi partecipanti così come in tante altre famiglie di tutto il
mondo”.
Il Pontefice ha parole di
ringraziamento per l’arcivescovo di Valencia così come per i suoi vescovi
ausiliari, in particolare per “la squisita accoglienza, la piacevole ospitalità
e la continua attenzione” riservatagli in ogni momento della sua felice
permanenza nella città spagnola. Di Valencia il Papa sottolinea la storia ricca
di valori cristiani e conclude il messaggio impartendo la sua benedizione
apostolica a tutti i fedeli dell’arcidiocesi valenciana.
“La Santa Sede non ha ancora ricevuto notizie
precise sulla finalità del viaggio negli Stati Uniti d’America di mons.
Emmanuel Milingo, già arcivescovo di Lusaka in Zambia”. E’ quanto afferma una nota della Sala
Stampa della Santa Sede a proposito di alcune notizie su mons. Milingo, riportate da agenzie di stampa e giornali. “In
ogni caso – prosegue la nota – se le dichiarazioni che gli vengono
attribuite circa il celibato ecclesiastico risultassero vere, non rimarrebbe
che deplorarle, essendo ben nota la disciplina della Chiesa al riguardo”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Due
pagine dedicate alle ordinazioni sacerdotali nelle diocesi italiane.
Servizio estero - Medio
Oriente: bombardato l'aeroporto di Beirut. La Comunità internazionale: reazione
"sproporzionata".
Israele isola il Libano:
imposto il blocco aereo e navale.
Servizio culturale - Un
articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Aristotele nei panni di Sherlock Holmes”: un originale
“giallo” ambientato nell'Atene ellenistica.
Una monografica dedicata
al “Nuovo Dizionario Enciclopedico dei Papi” di padre Battista Mondin. L'articolo è di Mario Pangallo.
Servizio italiano - In
rilievo la missione italiana in Afghanistan.
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13 luglio 2006
DECINE
DI MORTI PER UN RAID ISRAELIANO NEL SUD DEL LIBANO. NEL PAESE DEI CEDRI,
IMPOSTO DA ISRAELE IL BLOCCO AEREO, MARITTIMO E TERRESTRE
- Interviste
con padre David Jaeger, Elazar Cohen e Ali Rashid -
E’ sempre più critica la situazione in Medio Oriente: l’aviazione
israeliana, dopo i raid di ieri condotti dagli Hezbollah,
ha attaccato il sud del Libano provocando la morte di decine di persone. Razzi
lanciati dal territorio libanese hanno colpito, il nord di Israele, uccidendo
un civile israeliano. Sul versante politico, il presidente libanese ha
rinnovato il suo appoggio agli Hezbollah e il premier
israeliano ha definito “atto di guerra” l'attacco dei guerriglieri libanesi. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
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Israele, dopo il sequestro di due
soldati israeliani da parte di guerriglieri Hezbollah,
ha esteso l’offensiva sul fronte libanese e ha chiuso i confini del Paese dei
cedri, imponendo il blocco aereo, terrestre e marittimo. E’ stato attaccato e
reso inagibile l’aeroporto di Beirut e nel sud Paese, i bombardamenti
israeliani hanno provocato, secondo fonti governative
libanesi, la morte di 47 persone. Tra le vittime, ci sono numerosi
bambini e in un villaggio un’intera famiglia di 12 persone è rimasta uccisa
sotto le macerie della propria abitazione. Israele ha chiesto l’evacuazione del
quartiere meridionale di Beirut considerato roccaforte del movimento sciita
degli Hezbollah. Un portavoce dei guerriglieri ha
detto che se Beirut sarà teatro di un nuovo bombardamento israeliano, verrà attaccata la città di Haifa.
Sull’altro fronte, nello Stato ebraico, una donna israeliana di 40 anni è morta
per l’esplosione di un razzo lanciato dal sud del Libano verso il nord di
Israele. Sul versante politico, il presidente libanese, Emile
Lahud, ha rinnovato il suo appoggio alla lotta armata
degli Hezbollah contro Israele. “I libanesi restano
decisi sulla loro posizione nazionale - ha detto - e continuano la loro lotta
contro l’aggressione sulla strada della liberazione”. Da parte sua, il premier
libanese Fouad Siniora ieri
sera ha preso le distanze daHezbollah:
ha affermato chiaramente che gli integralisti sciiti non erano stati in alcun
modo autorizzati a violare la frontiera tra i due Paesi e a compiere
l'incursione per catturare i due militari. Poche
ore prima, il premier israeliano Olmert aveva
definito “un atto di guerra” l’attacco degli Hezbollah,
aggiungendo che la risposta israeliana sarebbe stata "dolorosa" e
avrebbe "colpito lontano". Prosegue, infine, anche l'offensiva
israeliana contro la Striscia di Gaza. Il ministero degli Esteri palestinese è
stato colpito in un raid aereo. L’edificio è stato pesantemente danneggiato, ma
il raid non ha provocato vittime.
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Ma a questo punto, quali sono le alternative per
il governo libanese? Risponde, al microfono di Luca Collodi, padre David Jaeger, esperto di questioni mediorientali:
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R. –
Il governo libanese viene messo davanti ad una scelta:
continuare ad autorizzare gli Hezbollah a controllare
il sud del Libano o riprendere coraggio e decidere di riaffermare la sovranità
libanese e “sopprimere” gli Hezbollah. Se il Libano
decidesse di affermare la propria sovranità, rendendo sicura la frontiera con
Israele, allora questa volta il Libano ce la farebbe.
D. – Politicamente ne ha la forza?
R. – Più che mai! Avrebbe anche il sostegno
dell’Occidente, oltre che probabilmente di altri regimi arabi più moderati, e
di una opinione pubblica libanese che abbiamo già
visto manifestare in massa per il recupero della sovranità nazionale. Più che
mai il Libano avrebbe ora la chance
di farcela.
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Ma come
interpretare la decisione israeliana di attaccare il sud del Libano? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto al ministro consigliere
dell’ambasciata di Israele a Roma, Elazar Cohen:
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R. – Israele è stata attaccata
ieri non solo da un’organizzazione terrorista ma dal territorio libanese. Così
dobbiamo vedere la situazione e così dobbiamo vedere anche la reazione di
Israele. Io non userei la definizione per la quale siamo in una situazione di
guerra, preferirei definire questa come un’operazione di Israele in Libano.
D. – A proposito di Libano, perché
è stato imposto il blocco aereo di terra e di mare?
R. – Molti porti in Libano, quelli
per gli aerei e di mare, servono per fare arrivare le armi non al governo
libanese, ma alle organizzazioni terroristiche degli Hezbollah.
D. – Quali le condizioni
considerate imprescindibili da Israele per porre fine alle offensive sia nei
territori, sia in Libano?
R. – Innanzitutto, coloro che
hanno rapito i soldati israeliani devono restituirli sani alle loro famiglie.
Al di là di questo, Israele non accetterà più le regole del gioco presenti oggi
in Libano per le quali gli Hezbollah
hanno sempre la possibilità di provocare; quando Israele reagisce, invece,
tutto il mondo chiede una reazione moderata. Questi tempi oggi sono cambiati.
La stessa cosa vale per Hamas. Il nostro messaggio è molto chiaro: a qualsiasi
attacco dal territorio palestinese ad Israele seguirà una risposta.
D. – Quindi, in questo momento non
c’è spazio per la moderazione…
R. – C’era molto spazio per la
moderazione. Israele, per molti anni, non ha reagito come sta reagendo oggi.
Ora, però, questi tempi sono finiti. Senz’altro noi, però, non chiudiamo la
porta a futuri negoziati.
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Oltre al Libano, la
situazione continua ad essere critica, dunque, anche nei Territori palestinesi.
Su quanto sta accadendo a Gaza ascoltiamo al microfono di Francesca Sabatinelli
l’ex primo segretario della delegazione palestinese in Italia, Ali Rashid, oggi deputato italiano e membro
della commissione esteri della Camera:
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R. – Nessun popolo accetta di
morire così in silenzio. Israele si sta avvicinando, nel vero senso della
parola, al popolo palestinese. Sono anni che la situazione peggiora ogni
giorno. Diventa, però, una notizia importante se vengono
uccisi soldati o cittadini israeliani, ma le decine di palestinesi che muoiono
ogni giorno non sono una notizia. Il consenso della comunità internazionale ha
permesso ad Israele di fare tutto questo. Quando c’è una repressione così
diffusa e non c’è una reazione da parte della comunità internazionale, le
reazioni continuano.
D. – Perché Abu
Mazen si è sentito costretto quasi ad annunciare o a
dare per possibile lo scioglimento dell’autorità nazionale palestinese?
R. – Io credo che questa Autorità
nazionale palestinese abbia perso qualsiasi credibilità e non per colpa di Abu Mazen. La comunità
internazionale sostiene la sua posizione, perché è rimasta l’unica speranza per
una possibile ripresa del dialogo e del processo di pace. E Israele ogni giorno
dà una mano forte per consolidare la forza delle tendenze più estremiste. Oggi
la maggior parte dei palestinesi vorrebbe semplicemente sopravvivere e a loro
non viene garantito neanche questo. E’ chiaro che si
rafforzano le tendenze meno inclini ad una soluzione
politica.
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NELL’AMAZZONIA
BRASILIANA PARTE OGGI IL VI SIMPOSIO
DEDICATO A RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE,
PROMOSSO
DAL
PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I
Al via
stasera a Manaus, nell’Amazzonia brasiliana, il VI Simposio Religione,
Scienza e Ambiente, dal titolo “Rio delle Amazzoni: sorgente di vita”.
L’appuntamento è ideato e promosso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli,
Sua Santità Bartolomeo I, che presiederà i lavori fino
al prossimo 20 luglio. Il servizio della nostra inviata in Amazzonia, Giada
Aquilino:
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Oltre
200 esperti – tra personalità religiose, scienziati, ambientalisti e
rappresentanti governativi di tutto il mondo – da stasera in navigazione sul
Rio delle Amazzoni. Obiettivo comune: esaminare le sfide ambientali di fronte
ai rischi della deforestazione in atto in tutta l’Amazzonia e proporre un’etica
ecologica, rispettosa di quel bene comune, oggi sempre più a rischio, che è
l’acqua. All’Amazzonia, ultimo grande polmone della
Terra, al suo immenso sistema fluviale e alle popolazioni che da esso dipendono, è infatti dedicato il VI Simposio
dell’Organizzazione non governativa Religione, Scienza e Ambiente, dopo
le precedenti edizioni che dal ’95 hanno già interessato Mar Egeo, Mar Nero,
Danubio, Mar Adriatico e Mar Baltico. Ad accomunare gli eventi, l’impegno profondo
del Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Ancora una volta, quest’anno Sua
Santità Bartolomeo I, in collaborazione col segretario
generale dell’Onu Kofi Annan, vuole puntare l’attenzione della comunità
internazionale sulle riserve d’acqua del Pianeta. Lo fa direttamente
dall’Amazzonia, i cui bacini pluviali - ci ricordano
gli ambientalisti - contengono oltre un quinto dell’acqua dolce mondiale. Ecco
perché nei giorni scorsi lo stesso Patriarca, annunciando l’inizio del
Simposio, ha voluto definire il Rio delle Amazzoni, e quindi l’Amazzonia, come
il “gioiello della corona” del Brasile. A Sua Santità Bartolomeo I e a
tutti i partecipanti, in pieno spirito di dialogo ecumenico, è giunto l’augurio
di buon lavoro di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ha infatti
rivolto il suo pensiero all’evento, in occasione dell’udienza generale di
mercoledì 5 luglio:
“Auspico che tale importante iniziativa, promossa dal patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo I, contribuisca a promuovere
un rispetto sempre più grande per la natura, affidata da Dio alle mani operose
e responsabili dell’uomo”.
Era poi
soltanto il 29 giugno scorso quando il Santo Padre, in occasione della
tradizionale udienza alla delegazione del Patriarcato ecumenico di
Costantinopoli presente in Vaticano per la festività dei
Santi Pietro e Paolo, infondeva un nuovo slancio al cammino ecumenico
tra cattolici e ortodossi, in continuità con gli sforzi dei venerati
predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II e dello stesso Bartolomeo I.
Auspicava di poter realizzare al più presto “un pellegrinaggio apostolico in
Turchia”, “in occasione della Festa di Sant’Andrea apostolo”, che ricorre in novembre: “Sarà per me una gioia incontrare Sua
Santità Bartolomeo I”, aveva aggiunto il Papa. D’altra parte già a inizio
Pontificato, Benedetto XVI – celebrando in Cappella Sisitina
la sua prima Messa – aveva invocato “gesti concreti” per compiere progressi
“sulla via dell’ecumenismo”.
In
precedenza, fu Giovanni Paolo II, in un incontro del 2004 con Bartolomeo I, a ricordare come esattamente quarant’anni prima a
Gerusalemme, Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I
avessero “saputo superare pregiudizi e incomprensioni secolari”, riscoprendosi
“fratelli” e spingendosi “a riprendere i rapporti tra la Chiesa di Roma e la
Chiesa di Costantinopoli”. Nel 2002 – e proprio in occasione di un Simposio
sulla salvaguardia del Creato, quello dedicato all’Adriatico – Giovanni Paolo
II e Bartolomeo I avevano inoltre firmato la cosiddetta ‘Dichiarazione di Venezia’, auspicando il rafforzamento di una
“consapevolezza ecologica”, perché – venne allora
sottolineato – “il rispetto della Creazione deriva dal rispetto per la vita e
la dignità umana”.
Da
Manaus, Giada Aquilino, Radio Vaticana.
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1650
GIURATI DAI 6 AI 25 ANNI PER 103 FILM: SI TRATTA DEL GIFFONI FILMFESTIVAL,
LA RASSEGNA DI CINEMA PER I GIOVANI E DEI
GIOVANI
CHE SI
APRE OGGI NELLA REGIONE CAMPANIA
-
Intervista con Claudio Gubitosi -
1650 giurati dai 6 ai 25 anni: è
una delle particolarità del Giffoni FilmFestival, la rassegna di cinema per i giovani e dei
giovani. La 36esima edizione, che si apre oggi nella regione Campania,
presenterà 103 film, suddivisi nelle tradizionali quattro sezioni, 66
lungometraggi in competizione e 17 opere prime. Due le anteprime internazionali:
il 15 luglio Garfield 2 ed a chiusura del Festival, il 23
luglio, Cars – Motori Ruggenti. Il servizio di Luca
Pellegrini:
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Miracolo Giffoni.
Non tanto perché esiste, inossidabile ed inimitabile, da 36 anni, quanto perché
è ancora il luogo dove i ragazzi sono i veri, assoluti protagonisti. Rimane,
per questo, uno dei più intriganti e stupefacenti esempi, nel mondo, di
organizzazione culturale. Un meccanismo organizzativo e artistico gigantesco,
per accogliere i ragazzi (quest’anno per la prima volta anche dalla Repubblica
Democratica del Congo), aiutarli nel percorso critico,
farli riflettere insieme ai genitori. E dopo che il Santo Padre a Valencia ha
parlato di famiglia, di responsabilità e di valori, il Festival può quasi farsi
eco, attraverso lo strumento cinema, di tali valori. Claudio Gubitosi, Direttore Artistico del Festival, riflette su
questa comunione di mete pur nella diversità dei contesti e dei mezzi:
R. – Il Festival seleziona film,
con un lavoro veramente molto complicato che fa durante tutto l’anno, andando alla ricerca
non del miglior film, perché non esiste, ma del film che più può mettere in
contatto genitori e figli. Partiamo da lì. Per i ragazzi a 12, 13, 14 anni il
luogo della loro crescita, della loro formazione, il luogo fisico dove vivono
di più sono la scuola e la famiglia. Quando la famiglia non è più quella che
uno ha, o buona parte di quella che uno ha, ma quella che uno desidera, allora
qualcosa non va nella nostra società. Accade che un ragazzo desidera un’altra
famiglia e vede altre famiglie serene o non serene, ma comunque unite, e le
prende come esempio, anche se non può averle a casa sua, dove è costretto a
risolvere i problemi dei genitori. Noi, a proposito di situazioni simili,
vogliamo fare non un discorso di carattere politico o religioso, ma offrire un
quadro oggettivo. Il cinema è spietato alle volte. Noi non facciamo altro che
presentare quello che stiamo vedendo in giro per il mondo. La capacità di Giffoni, allora, è proprio quella di mettere il dito nella
piaga, quella di dire: “Attenzione, c’è un mondo sommerso che non si conosce.
C’è un mondo di emozioni e di qualità della vita che non si vuole portare
all’attenzione”. Affrontiamo il problema reale dell’esistenza della famiglia,
della voglia di una famiglia. I ragazzi hanno il diritto di avere una famiglia.
Se queste nostre posizioni possono essere in liena
con la difesa che il Santo Padre fa della famiglia, non possiamo che essere non
solo onorati ma felici.
D. - Tema portante di tutto il
Festival: l’Energia, che può dare vita o produrre morte…
R. – L’energia è una risorsa
naturale e naturalmente sta meglio in chi sta dentro l’età dei ragazzi. Si
tratta soltanto di liberare l’energia in un certo modo. Quando ho pensato al tema di quest’anno, ho pensato che forse
mettendosi tutti mano nella mano creiamo una sorta di polo dell’energia
positiva. L’energia che hai dentro la devi tirare
fuori, l’energia che abbiamo la dobbiamo dare agli altri. E’ un concetto molto
vasto. E’ chiaro che noi ci preoccupiamo anche di tutta una serie di altre
cose, non a caso vogliamo far ballare e far capire che si può danzare una
musica importante. Facciamolo tutti insieme, senza
alcool e senza droghe. L’energia che hai non la devi disperdere, non devi
morire per un’energia falsa o finta che hai dentro. E’ questo il segnale che
stiamo dando quest’anno ai ragazzi.
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13 luglio 2006
RACCOLTI
IN UN COFANETTO DUE VOLUMI SU DUE SECOLI DI STORIA DELLA DIPLOMAZIA PONTIFICIA.
L’OPERA, EDITA DALLA LIBRERIA EDITICE VATICANA, PROPONE
E RAPPRESENTANTI PONTIFICI DALLA
SECONDA META’ DEL SECOLO XX”,
CON
CITTA’ DEL VATICANO. = Il cammino storico della Chiesa
osservato attraverso l’evoluzione e le vicende delle rappresentanze Pontificie,
cioè le Nunziature e le Delegazioni Apostoliche e le Missioni permanenti negli
Organismi internazionali. In due volumi, raccolti in un cofanetto - editi dalla
Libreria Editrice Vaticana - sono racchiusi due secoli della Diplomazia
pontificia. Il primo ripropone la ristampa del libro di mons. Giuseppe De Marchi “Le
Nunziature Apostoliche del 1800 al
UNA RICERCA EUROPEA
SULL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
NELLE SCUOLE SARA' REALIZZATA IN 34 PAESI, PER
INIZIATIVA
DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'EUROPA
(CCEE)
ROMA. = Elaborare
un rapporto sulla situazione dell’insegnamento della religione nelle scuole del
proprio Paese: con questo obiettivo, i delegati delle 34 Conferenze episcopali
d’Europa si sono riuniti ieri a Roma. Il Seminario - promosso dal Consiglio
delle Conferenze episcopali europee (CCEE) - è stato realizzato in
collaborazione con il Servizio nazionale per l’insegnamento della religione
cattolica della CEI. Sottolineando il ruolo crescente svolto dalla religione e dalle
comunità ecclesiali per la costruzione dell'uomo e della nuova Europa, i
delegati del CCEE hanno costituito un vero e proprio gruppo di ricerca per
elaborare una griglia di rilevazione dati, utile a raccogliere informazioni nei
34 Paesi interessati. Sulla base di questi dati, ogni vescovo invierà, entro novembre 2006, un Rapporto nazionale sull'insegnamento della
religione nel proprio Paese. La ricerca si concluderà nel 2007, con un Simposio
internazionale che presenterà i risultati raggiunti tramite una lettura
comparata delle relazioni. (I.P.)
VIA
LIBERA DELL’EUROPARLAMENTO PER UN FINANZIAMENTO DI 130 MILIONI DI EURO
IN AIUTO ALLE POPOLAZIONI DELLA
PALESTINA E DEL DARFUR,
COLPITE DA CONFLITTI ARMATI
BRUXELLES.
=
IERI A
BRUXELLES, LA COMMISSIONE AFFARI ESTERI DELL’UNIONE EUROPEA
HA CHIESTO ALLA CINA L’ABOLIZIONE
DELLA PENA DI MORTE, DELLA TORTURA E DELL’INTERNAMENTO FORZATO NEGLI OSPEDALI
PSICHIATRICI ED ANCHE
IL RISPETTO DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA
E IL DIVIETO DI CENSURA NELL’INFORMAZIONE
BRUXELLES.
=
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13 luglio 2006
-
A cura di Isabella Piro -
A
due giorni dai sanguinosi attentati in India, che hanno provocato almeno 190
vittime e oltre 700 feriti, continua la caccia ai responsabili. Intanto, il
ministero dell’Interno indiano conferma il coinvolgimento del Simi, il Movimento degli studenti islamici indiani. Il
nostro servizio:
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Caccia
aperta ai terroristi da parte delle forze di sicurezza indiane: finora, sono
state interrogate circa 300 persone, mentre altri 20 sospetti sono stati
sottoposti a fermo in diverse località indiane. Altri 4 giovani sono stati
arrestati stamattina nella stazione di Bombay per comportamento sospetto:
avrebbero tentato di disfarsi delle loro borse alla vista degli agenti di
polizia. Intanto, il ministero dell’Interno ha confermato il coinvolgimento
nell’attentato del Simi, il Movimento degli studenti
islamici indiani. In particolare, il gruppo si sarebbe occupato
dell’organizzazione logistica degli attentati. Ma si seguono anche altre piste:
alcune tv indiane hanno attribuito la responsabilità degli attacchi ai
separatisti del Lashkar e-Taiba,
il gruppo islamico con base in Pakistan, sospettato anche dell’attentato
dell’ottobre scorso a New Delhi, in cui morirono 60 persone. E sulla sciagura
si allunga anche l’ombra di Al Qaeda: Abu Al-Hadeed, sostenendo di
rappresentare il gruppo terroristico in Kashmir, ha lanciato un appello ai
musulmani dell’India affinché combattano per la libertà e l’Islam. Esprimendo
“gratitudine e felicità” a chiunque abbia compiuto gli attacchi, Al-Hadeed ha inoltre indicato in Rehman
Al-Ansari il leader di Al Qaida in Kashmir, promettendo, d’ora in poi, dichiarazioni
in lingua araba. Nel frattempo, l’attentato ha riacceso le frizioni tra India e
Pakistan: New Delhi non ha gradito le affermazioni del ministro degli Esteri di
Islamabad, Kasuri, per il
quale gli attacchi sono da collegare alle questioni territoriali irrisolte tra
i due Paesi, in particolare il Kashmir, che offrono agli estremisti pretesti
per strumentalizzazioni.
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La crisi
in Medio Oriente e la questione del nucleare in Iran e nella Corea del Nord
sono stati i temi centrali dell’incontro, in Germania, tra il presidente
americano George W. Bush e
il cancelliere tedesco Angela Merkel. Parlando dalla
città di Stralsund, sul Baltico, il capo della Casa
Bianca ha ribadito che in Medio Oriente “c’è un gruppo di terroristi che vuole
fermare i progressi verso la pace”. “Israele ha il diritto di difendersi, senza però indebolire il governo libanese – ha aggiunto Bush - Noi dobbiamo lavorare insieme per essere agenti di
pace”. Quanto ai contenziosi sul nucleare con Iran e Corea del Nord, il
presidente americano ha sottolineato l’importanza di una posizione unitaria
della comunità internazionale. Infine, Bush ha
auspicato l’attuazione di “riforme democratiche” in Russia. Dal suo canto, il
cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito
l’importanza che tutto il mondo operi unito per fermare “tiranni e dittatori”.
Primo
passaggio di consegne, stamattina, in Iraq tra la Forza multinazionale e il
governo di Baghdad: con una cerimonia ufficiale presieduta dal premier al-Maliki, la provincia di Mutanna,
a sud del Paese, è passata ufficialmente sotto il controllo dell’esecutivo
iracheno. L’avvenimento è stato definito “storico” dal primo ministro. Ma sul
terreno continua la violenza: stamani 5 dipendenti del Comune di Baghdad sono
stati uccisi da una bomba artigianale nel quartiere orientale di Ghadir. Un altro kamikaze si è fatto esplodere nel Comune
di Abu Saida, vicino Baquba, uccidendo 6 persone
e ferendone 3. Sul fronte del processo a Saddam Hussein, infine, fonti militari
Usa riferiscono che l’ex rais ed altri 7 imputati per la strage di Dujail hanno cominciato lo sciopero della fame. Per ora,
non sono note le motivazioni della protesta.
La
Corea del Nord ha abbandonato, senza raggiungere accordi, le trattative
internazionali con la Corea del Sud per appianare le tensioni scoppiate dopo i
test missilistici dei giorni scorsi. A far fallire i colloqui, riferisce
l’agenzia ‘Yonhap’, la diversità di vedute sul tema
della sicurezza. Dal suo canto, Seul ha annunciato che sospenderà gli aiuti a Pyongyang fino a quando la Corea
del Nord non tornerà al tavolo delle trattative.
Riprende il dialogo di pace per il
Burundi. Prevista per oggi la nuova convocazione dei negoziati tra il governo
di Bujumbura ed i guerriglieri hutu
delle Forze di Liberazione Nazionale. I colloqui si tengono, sotto l’egida del
Sud Africa, a Dar-es-Salaam,
in Tanzania. Ma cosa significa per il Paese africano la ripresa di questo
confronto? Giancarlo la Vella lo ha chiesto al padre saveriano, Claudio Marano, da anni missionario in Burundi:
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R. – La
ripresa di questi negoziati rappresenta un po’ la ripresa della speranza. Il
Paese è uscito dalla guerra ed ha tantissimi problemi ancora da risolvere,
primo fra tutti quello di riuscire a vivere insieme. Il punto focale è sempre
stato questo: la guerra è finita, ma ci sono ancora gruppi che non accettano la
democrazia nel Paese, che non accettano ancora di rimettersi intorno ad un
tavolo di pace. Il Paese è in pace, ma si tratta di una pace scritta solo sulla
carta. Ci sono infatti zone dove le cose non
funzionano e sarebbe, quindi, necessario tornare insieme a parlare per creare
un Paese unito e in pace.
D. –Cosa
chiedono i ribelli al governo in questi negoziati?
R. – Non è
molto chiaro. Certamente i ribelli chiederanno di entrare a far parte
dell’esercito, chiederanno di entrare a far parte del governo. Questo è un
problema per il Paese, perché già ci sono moltissime difficoltà e in più,
proprio a livello di governo, il Paese è oggi gestito da un partito quasi unico
e spesso il governo sembra che voglia risolvere i problemi un po’ a livello
dittatoriale. Riuscire quindi ad inserire degli elementi nuovi è una cosa senz’altro positiva per tutti, perché abituerebbe il governo
e i governati a gestire il Paese con una maggiore democrazia.
D. –
Un’eventuale conclusione positiva dei colloqui, quale ricaduta avrebbe sulla
popolazione civile?
R. –
Questo sarebbe molto positivo, perché molti soldi oggi vengono
spesi per questo e quindi questi soldi verrebbero invece utilizzati per portare
il Paese ad una situazione di sviluppo e ad una riconciliazione effettiva.
Questa sarebbe certamente la prima ricaduta molto forte. La seconda sarebbe
quella di riuscire a rivedere rientrare gente che ormai da decine di anni si
trova fuori dal territorio nazionale e che combatte
contro il potere esistente nel Paese. Tutti insieme
potrebbero riuscire a lavorare meglio per riportare il Paese ad una pace più
effettiva.
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Il
presidente iraniano Ahmadinejad ha minacciato oggi l’Occidente di rivedere la
cooperazione di Teheran sul nucleare, dopo l’annuncio
di rinvio del dossier iraniano al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il capo
della Repubblica islamica ha poi ribadito che l’Iran non rinuncerà al diritto
di gestire la propria tecnologia nucleare. Quanto alla proposta, avanzata dalla
comunità internazionale, di sospendere l’arricchimento dell’uranio in cambio di
incentivi, Ahmadinejad ha detto che l’Iran non darà alcuna risposta fino alla
metà di agosto.
È
di almeno 12 vittime, una decina di dispersi e quasi 30mila senza tetto il
bilancio, ancora provvisorio, delle violenti piogge
che da ieri cadono nel Cile centro-meridionale. La presidente del Paese, Michelle Bachelet, ha decretato
‘zona di catastrofe’ la regione di Bio Bio, a 500 km dalla capitale, ma i temporali hanno
provocato ovunque straripamenti e crolli.
Il
presidente cinese Hu Jintao
incontrerà quello americano George W. Bush a margine dei lavori del G8, in programma a San
Pietroburgo dal 15 al 17 luglio. Lo riferisce il ministero degli Esteri di
Pechino, senza specificare il giorno esatto dell’incontro.
È
attesa per oggi la scarcerazione di Stefano Ricucci,
l’immobiliarista romano arrestato il 18 aprile scorso
nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata a Rcs e
attualmente detenuto nel carcere romano di Regina Coeli.
La scarcerazione, disposta dal gip di Roma, Orlando Villoni, è conseguente alla scadenza dei termini di
custodia cautelare.
“Mi
scuso, ma non mi pento: certe parole sono troppo dure per essere accettate”.
Così, in un’intervista esclusiva a ‘Canal Plus’, il
calciatore francese Zinedine Zidane
commenta la testata inferta al giocatore italiano Marco Materazzi,
nel corso della finale dei Mondiali 2006. “Materazzi
ha offeso mia madre e mia sorella, – ha continuato l’ex capitano dei Blues –
non ho riflettuto e ho agito”. Dal suo canto, il giocatore italiano respinge le
accuse e ribadisce: “Non ho detto nulla che riguardasse sua madre, la religione
o la politica”.
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