RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 192 - Testo
della trasmissione di martedì 11 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Sabato
prossimo a Rieti la XIX edizione del Premio Penna d’Oro
L’ONU invita ancora
israeliani e palestinesi a fare un passo indietro per la salvezza dei civili
nella striscia di Gaza. Intanto Israele intensifica le operazioni militari
11 luglio 2006
UN’ACCOGLIENZA FAMILIARE PER IL PAPA ARRIVATO IN
MATTINATA A LES COMBES,
IN
VALLE D’AOSTA, PER IL PERIODO DI RIPOSO FINO AL 28 LUGLIO
- Con
noi Salvatore Mazza e il vescovo Giuseppe Anfossi -
Alle 11.54 Papa Benedetto XVI è atterrato
all'aeroporto Corrado Gex di Saint Christophe ad Aosta, proveniente da Roma, con un volo
speciale dell'Air Vallée. L'atterraggio è avvenuto con alcuni minuti di ritardo
rispetto al programma perchè l'aereo ha effettuato un volo panoramico sulle
principali vette della regione, tra cui il Monte Rosa e il Monte Bianco. Nello
scalo valdostano Benedetto XVI è stato accolto dal vescovo di Aosta, Monsignor
Giuseppe Anfossi e dalle autorità regionali. Presenti
anche circa 200 persone che hanno immediatamente salutato l'arrivo del
Pontefice con un lungo applauso. Ma per saperne di più dell’accoglienza, Fausta
Speranza ha raggiunto telefonicamente Salvatore Mazza inviato di Avvenire a Les Combes:
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R. – Un saluto in famiglia: erano presenti gli abitanti di
Introd, i bambini dell’asilo che hanno recitato una
poesia di benvenuto. Il Papa era veramente di buonumore, si è intrattenuto con
tutti e ha avuto anche modo di scambiare qualche battuta con i giornalisti,
dicendosi molto contento di essere tornato qui, anche perché era stato colpito
lo scorso anno dall’accoglienza ricevuta.
D. – Ma il Papa ha fatto anche un accenno alla nuova
nomina di padre Federico Lombardi a direttore della Sala Stampa vaticana, dopo
la rinuncia del dott. Joaquin Navarro-Valls, è così?
R. – Sì. Gli è stato chiesto di questa nomina e il Papa ha
affermato di conoscere da tempo padre Lombardi e di
stimarlo e ha detto: “Sicuramente ho grande fiducia in lui”. Per lui non si
tratta certamente di una persona sconosciuta. Questa fiducia ribadita sta a
significare che si tratta di una nomina a cui ha
pensato – come sempre – con molta attenzione, ricercando la persona giusta per
questo ruolo che è sempre molto delicato.
D. – Sappiamo che si tratta di un periodo di riposo per il
Papa. E’ previsto qualcosa per oggi e per i prossimi giorni, che tu sappia?
R. – E’ un periodo di riposo, appunto, e quindi programmi
non ce ne sono. L’unico riferimento che si può avere è quello dell’anno scorso,
quando il Papa praticamente non si è mai mosso – a parte in un paio di
occasioni – dall’alto di questa ‘comba’, passando le
mattine per lo più a lavorare, in casa, mentre il pomeriggio prendeva uno dei
sentieri che partono da Les Combes
e che si addentrano nel bosco. Bisogna anche considerare che si pensa si tratti
di un posto molto chiuso, mentre i sentieri che partano da qui, in alto e
quindi al di fuori del transito per il fondovalle, sono circa un centinaio.
Quindi il Papa ha ampia scelta di destinazioni per eventuali passeggiate.
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Ancora una volta, per il secondo anno consecutivo,
Benedetto XVI ha scelto, dunque, la Valle d’Aosta per le sue vacanze estive. Il
Papa soggiorna a Les Combes,
una piccola frazione di Introd, comune vicino al
Parco del Gran Paradiso, poco distante da Aosta e che si affaccia sulla
valle della Dora Baltea.
Introd deve il suo nome alla
posizione tra le acque del Torrente Savara e quelle
della Dora di Rhêmes, deriva dal francese entre eaux, tra le
acque. La località conta circa 400 abitazioni e conserva un castello del XIII
secolo con una splendida cascina, una chiesa dedicata alla conversione di San Paolo, con un
altare barocco e numerose cappelle. La villetta in
legno e in pietra dei salesiani che ospiterà il Santo Padre si
trova tra boschi di abeti e larici ad un’altezza di 800-900
metri. Les Combes è una zona molto isolata ed è abitata da 30-40 persone, ma è
più frequentata d’estate. Ma come viene accolto Benedetto
XVI tra le montagne della Val D’Aosta? Giovanni Peduto lo ha chiesto al vescovo
di Aosta Giuseppe Anfossi:
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R. – Come un amico. Desideriamo che lui faccia le vacanze
che ha in programma e che le faccia esattamente come
le desideri, che trovi il tempo per passeggiare, ma anche e soprattutto per
leggere e studiare. Ci sarà poi tutta l’accoglienza sulla strada e non parliamo
dell’attesa della recita dell’Angelus che l’anno scorso ha registrato un numero
di persone molto più alto di quelle che ebbe l’ultima
volta Giovanni Paolo II.
D. – Quali peculiarità offre questa seconda vacanza,
rispetto allo scorso anno?
R. – Per ora non siamo in grado di rispondere a questa
domanda, perché noi desideriamo che questa vacanza abbia un carattere privato,
che il Papa abbia per sé tutto il tempo e risponda alle nostre richieste nella
misura in cui lo desidera. Ci sarà, quindi, una grande riservatezza che è una
caratteristica specifica di noi Valdostani.
D. – Può descriverci una giornata tipo del Santo Padre sui
monti valdostani?
R. – Sì, una levata abbastanza mattutina, poi la Messa. La mattina sarà dedicata a letture e studio; una lunga passeggiata
– di circa due ore – dopo le 17.00; e, poi, un po’ di riposo come farebbe una
qualsiasi altra persona che si trova in vacanza nella quiete della sua casa.
Nella sala da pranzo, si vede il Monte Bianco che incombe maestoso.
D. – Riserverete al Pontefice qualche sorpresa?
R. – Abbiamo in mente una bella sorpresa per il Papa: la
nostra valle che è prettamente francofona, ospita una comunità di persone di
lingua tedesca. Sono arrivati dalla Svizzera nel Medio Evo, sono i Walser e parlano il teoch, che è
una lingua dialettale tedesca. Desideriamo che siano presenti all’Angelus della
seconda domenica. Ci auguriamo anche di poter fare un incontro con i giovani.
D. – Per lei personalmente cosa significa avere il Papa in
casa propria?
R. – Devo dire che il Papa si relaziona con me in modo
molto semplice, affettuoso. La conversazione con il Papa, sia a pranzo che a
cena o anche nei tragitti in automobile, ha il carattere di una vera e propria
fraternità. Mi tratta in modo molto cordiale e attento. Le prime cose che mi ha
chiesto, durante una cena, sono state notizie della mia mamma. La caratteristica
che mi sorprende riguarda proprio questo tratto veramente molto, molto
fraterno.
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BENEDETTO XVI NOMINA PADRE FEDERICO LOMBARDI NUOVO DIRETTORE
DELLA
SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE. IL DOTT. JOAQUIN
NAVARRO-VALLS
LASCIA L’INCARICO DOPO 22 ANNI DI “LUNGO E
GENEROSO SERVIZIO”
Benedetto
XVI ha accolto la rinuncia, presentata dal dott. Joaquín Navarro-Valls,
all’ufficio di direttore della Sala Stampa della Santa Sede ringraziandolo “per
il suo lungo e generoso servizio”. Il Papa ha nominato direttore della Sala
Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, che rimane anche direttore
generale della Radio Vaticana e direttore del Centro Televisivo Vaticano.
Nell’assumere il nuovo incarico, padre Federico Lombardi ha indirizzato una
lettera ai colleghi giornalisti accreditati presso la Sala Stampa vaticana. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Gratitudine al Santo Padre e ai Superiori per la fiducia
riposta in lui nel nominarlo a questo nuovo e così importante incarico. Sono
questi i primi sentimenti espressi da padre Lombardi nella lettera ai colleghi
dell’informazione, che – scrive – “sono chiamato a servire”. A loro si rivolge
“con simpatia” sottolineando come da tempo lavori, proprio come i giornalisti accreditati
presso la Sala Stampa, “perché l’attività del Santo Padre e la realtà della
Chiesa possano essere conosciute e capite in modo obiettivo e adeguato”. Il pensiero di padre Lombardi va quindi al dott. Navarro Valls, che, evidenzia, “ha svolto il suo lungo servizio in
questo campo con capacità, intelligenza e dedizione eccezionali. Tutti gliene
siamo profondamente grati, e continuiamo a contare sulla sua amicizia”. “Non
posso pretendere di imitarlo – aggiunge il nuovo portavoce del Papa – ma potete contare sull’impegno che dedicherò, con i
miei limiti ma con tutte le forze disponibili, a servire il Santo Padre e il
vostro buon lavoro”. Padre Lombardi confida quindi nella
collaborazione che, prosegue, sarà “offerta generosamente” da tutto il personale
della Sala Stampa, a cominciare dal vice direttore, “l’amico padre Ciro
Benedettini”. Affido al Signore questi sentimenti, conclude padre
Lombardi, che ricorda come oggi ricorra la festa di San Benedetto, in
cui forse, rileva, “non per caso ricevo l’incarico di questo nuovo servizio”.
Nato a Saluzzo in provincia di
Cuneo il 29 agosto 1942, padre Federico Lombardi frequenta le scuole medie
presso l’Istituto “Sociale” dei Padri Gesuiti a Torino. Nel 1960, entra nel noviziato
della Provincia Torinese della Compagnia di Gesù ad Avigliana.
Nel 1965 consegue la Licenza in Filosofia, al termine del corso di studi presso
la Facoltà filosofica “Aloisianum” dei Gesuiti a Gallarate in provincia di Varese. Dal 1965 al 1969 è
assistente degli studenti del Collegio universitario diretto dai Gesuiti a Torino.
Si laurea in matematica all’università torinese. Nel 1972 viene
ordinato sacerdote. Nel 1973 consegue la Licenza in Teologia presso la facoltà
teologica della Phil.-Teol.
Hochshule St Georgen dei Gesuiti a Francoforte sul Meno. Lo stesso anno,
padre Federico Lombardi diventa membro del collegio degli scrittori della
“Civiltà Cattolica” e nel 1977 vice direttore della stessa rivista. Dal 1984 al
1990 riveste l’incarico di Superiore provinciale della Provincia d’Italia della
Compagnia di Gesù. Nel 1991 viene nominato direttore
dei Programmi della Radio Vaticana e nel 2001 direttore generale del Centro
Televisivo Vaticano. Dal 5 novembre del 2005 padre Lombardi
è direttore generale della nostra emittente.
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Dal canto suo,
il dott. Joaquín Navarro-Valls sottolinea - in una nota - di essere “molto
grato” al Santo Padre che ha voluto accogliere la sua
disponibilità, “più volte manifestata, a lasciare l'incarico di
Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo un così lungo numero di
anni”. “Sono consapevole – aggiunge Navarro-Valls – di aver ricevuto in questi
anni molto di più di quanto abbia potuto dare e perfino di quanto sia adesso
capace di comprendere pienamente”. Un profilo di Joaquin
Navarro-Valls, per 22 anni portavoce vaticano, nel servizio di Alessandro
Gisotti:
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Nato a Cartagena in Spagna nel 1936, Navarro-Valls ha studiato presso le
Università di Granada, Navarra
e Barcellona, ottenendo una laurea in Medicina e Chirurgia nel 1961, in Giornalismo
nel 1968, ed in Scienze delle Comunicazioni nel 1980. E’ stato presidente
dell'Associazione della Stampa Estera in Italia. Fondatore e vicedirettore
della rivista Diagonal, poi corrispondente estero di Nuestro Tiempo e, dal 1977,
corrispondente del quotidiano di Madrid ABC, per l'Italia ed il Mediterraneo
Orientale. Il 4 novembre 1984, Giovanni Paolo II nomina Navarro-Valls direttore
della Sala Stampa. Incarico svolto per oltre 20 anni con grande professionalità
e dedizione. E’ stato membro della delegazione della Santa Sede alle conferenze
internazionali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite al Cairo (1994),
Copenaghen (1995), Pechino (1995) e Istanbul (1996). Dal 1996 è presidente del
Consiglio d’amministrazione della Fondazione Maruzza Lefebvre
d'Ovidio per i malati terminali di tumore. Numerosi i premi professionali
ricevuti in questi anni come anche le onorificenze di cui è stato insignito.
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Questa mattina
il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha inviato a padre Federico Lombardi e al dott. Joaquin
Navarro-Valls due messaggi. “Le formulo i miei migliori auguri - ha scritto il
sindaco a padre Lombardi - nel momento in cui si prepara ad assumere un
incarico delicatissimo e prestigioso a fianco di Papa Benedetto XVI. Sono certo
che, come il suo predecessore, lei svolgerà il suo compito contribuendo anche
agli stretti rapporti di amicizia e di collaborazione tra la Santa Sede e la
città di Roma”. A Navarro-Valls, il sindaco ha scritto che “è stato un punto di
riferimento importante nello straordinario legame che Roma ha avuto con il 'suo' cittadino onorario Giovanni Paolo II e poi con il
nuovo Pontefice. Tutti i romani – conclude – la ricorderanno con
stima ed affetto”. Auguri a padre Lombardi anche dal presidente della
Regione Lazio, Marrazzo e della Provincia di Roma, Gasbarra.
RINUNCE
E NOMINE
In Perù, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Piura, presentata da
mons. Oscar Rolando Cantuarias Pastor,
per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore
mons. José Antonio Eguren Anselmi,
S.V.C., finora vescovo
titolare di Castello di Ripa ed ausiliare di Lima.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Toulouse, presentata da
mons. Émile Marcus, per
sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita
di Toulouse mons. Robert Le
Gall, O.S.B., finora vescovo di Mende.
In Colombia, il Papa ha nominato vescovo di Girardota mons. Gonzalo Restrepo Restrepo,
finora vescovo titolare di Munaziana ed ausiliare di
Cali.
In India, il Papa ha nominato vescovo di Vellore padre Soundaraj Periyanayagam, S.D.B., rettore del don Bosco Orphanage
a Katpadi, Gandhi Nagar.
In Perù, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Arequipa mons. Javier Augusto Del Río Alba, finora vescovo
titolare di Felbes ed ausiliare di Callao.
Il Papa
ha nominato nunzio apostolico nel Principato di Monaco mons. André Dupuy, arcivescovo titolare
di Selsea, nunzio apostolico presso le Comunità
Europee.
BENEDETTO
XVI ASSICURA
DI
GRAVINA DI PUGLIA SCOMPARSI IL 5 GIUGNO. IN UN TELEGRAMMA
AL
VESCOVO DI ALTAMURA-GRAVINA E ACQUAVIVA DELLE FONTI,
MONS. MARIO PACIELLO
IL PAPA AUSPICA CHE IL CASO GIUNGA PRESTO
AD UNA
FELICE CONCLUSIONE
In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato
Angelo Sodano, Benedetto XVI ha fatto sapere al vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Mario Paciello, che continua a seguire con viva trepidazione la
vicenda dei due fratellini Francesco e Salvatore di Gravina di Puglia scomparsi il 5 giugno scorso. Nel suo
messaggio il Santo Padre assicura uno speciale ricordo nella sua
preghiera auspicando, di cuore, che il doloroso
caso giunga presto ad una felice conclusione.
BENEDETTO XVI INVIA AI REALI DEL LIECHTENSTEIN
I SUOI
AUGURI PER I 200 ANNI DEL PAESE. NEL SUO TELEGRAMMA,
SOTTOLINEA
“Con
profonda gratitudine a Dio, mi unisco volentieri alla famiglia reale e a tutto
il popolo del Liechtenstein nella gioia per questo
giubileo speciale”: sono le parole che Benedetto XVI ha indirizzato ai regnanti
dello Stato del Liechtenstein che quest’anno
festeggia due secoli di storia. Il Santo Padre ha voluto manifestare i suoi
auguri in un telegramma sottolineando la profonda fede cattolica che
caratterizza i cittadini del Liechtenstein. “Da umili origini è cresciuto un Paese ricco che, circondato
da Paesi più grandi di formazione culturale similare, ha conservato sotto la
sapiente guida dei duchi la sua identità e, nel corso degli anni, l’ha fatta
valere sempre più”: è quanto scrive il Papa aggiungendo che “elemento fondamentale
di tale identità è il profondo radicamento dei cittadini del Liechtenstein nella fede cattolica e la loro fedeltà alla
Sede di Pietro”. “Il Signore Dio continui a tenere
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - In merito all'Incontro
mondiale di Valencia un articolo di Giampaolo Mattei
dal titolo “Il mondo è chiamato ad essere famiglia in cui vinca l'amore”.
Servizio estero - Corea del Nord: appelli al
dialogo rivolti a Pyongyang; intensa attività
diplomatica dopo la crisi per gli esperimenti missilistici.
Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal
titolo “Un George Orwell in anticipo sui tempi”: una
nuova edizione di “Giorni in Birmania”.
Per l’”Osservatore libri” un articolo di Agostino
Marchetto dal titolo “I libri autentici protagonisti dell'intero 'corpus'
epistolare”: Loris Francesco Capovilla, Giuseppe De
Luca, Angelo Giuseppe Roncalli “Carteggio 1933-1962”.
Servizio italiano - In rilievo il tema della
competitività.
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11 luglio 2006
Secondo Mosca,
il capo della guerriglia cecena, Basàyev,
trovato morto ieri in Inguscezia,
preparava
attentati per il G8 di San Pietroburgo
- Con noi Pierantonio
Lacqua -
La guerra continua. Così il portavoce in esilio dei
guerriglieri ceceni all’indomani della morte di Shamil Basàyev, il capo della
guerriglia cecena ucciso in Inguscezia
dalle forze di sicurezza russe. Il leader ceceno era
considerato il mandante dell’attacco contro la scuola di Beslan,
dove nel 2004 morirono centinaia di bambini. Il servizio da Mosca è di Giuseppe
D’Amato:
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Da due settimane si sapeva che la caccia a Basayev era in pieno corso in Inguscezia.
Stavano preparando un attentato per il G8 e l’annuncio delle autorità federali.
A San Pietroburgo, nel fine settimana, la Russia propone a 15 anni dal crollo
dell’URSS il suo nuovo volto di potenza. Putin si
presenterà agli altri ‘grandi’ della terra con un successo davvero importante. Basayev era l’ultimo capo del separatismo ceceno rimasto in vita, era considerato il trait d’union fra l’indipendentismo caucasico ed il terrorismo estremista islamico. I servizi
segreti federali più volte avevano parlato dei suoi legami con
Al Qaeda. Basayev li aveva sempre negati, ma
aveva ammesso la paternità di numerosi atti terroristici, fra cui l’assalto
all’ospedale di Budyonnovsk, al teatro di Dubrovka e alla
scuola di Beslan.
Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Secondo i
guerriglieri ceceni, il loro capo, Samil Basayev, è rimasto vittima
di un incidente, in Inguscezia. Versione, dunque,
contrastante rispetto a quanto riferito dal Cremlino, che solo qualche ora
prima aveva parlato di un'operazione speciale delle forze di sicurezza russe.
Un’unica certezza, quindi: la sua morte. Ma cosa cambia ora negli assetti della
guerriglia cecena? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a
Pierantonio Lacqua, responsabile della sede Ansa di
Mosca:
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R. – Per il Cremlino,
per Putin, è chiaramente un grossissimo colpo, perchè
scompare il comandante militare numero uno e, tra l’altro, poche settimane dopo
l’uccisione del leader politico della galassia cecena.
E’ chiaramente un colpo mortale per la possibilità della guerriglia cecena di sviluppare un terrorismo fuori
dal Caucaso. Questa chiaramente è una buona notizia per Putin, che si prepara al vertice del G8 di metà luglio a
San Pietroburgo.
D. – Insomma, la
guerra in Cecenia non è certo finita. A questo punto
quali saranno le prossime mosse di Putin, calcolando
anche che alla base dei conflitti in Cecenia ci sono
le mire russe verso i territori meridionali per il controllo dei giacimenti di
gas e petrolio…
R. – Putin ha deciso ormai da qualche anno di controllare la situazione
del Caucaso con degli alleati locali. Nel caso della Cecenia, c’è il premier Ramzan Kadyrov, che di fatto è una specie di satrapo, a capo di una milizia di
15 mila persone, di cui tanti sono anche ex guerriglieri. Si parla, quindi, di
una cecenizzazione del conflitto nel
Caucaso. Ci sono dei ceceni filorussi che fanno il lavoro sporco per i russi e che sono
stati fondamentali nel contenimento e nel distruggere queste basi di
guerriglia. Ricordiamoci, però, che come in Iraq la morte di Zarqawi non ha poi portato alla fine del terrorismo, anche
in Cecenia non è che si vedano giorni migliori. Lo
stillicidio degli attentati contro le truppe russe è sempre all’ordine del
giorno e, chiaramente, non è nemmeno chiaro se Ramzan
Kadyrov
sarà veramente un alleato fedele di Putin.
D. – Parlavi del G8
di San Pietroburgo. Secondo alcuni analisti, alla vigilia di questo grande
evento, Putin aveva bisogno di un colpo ad effetto ed
è arrivata, dunque, la notizia della morte di Basayev.
E’ un’ipotesi reale questa, secondo te?
R. – Soprattutto
per Putin la morte di Basayev
riduce questo rischio che il vertice sia rovinato da
attentati o, comunque, da atti che chiaramente lo possono mettere in ombra.
Rimane per Putin il problema del rapporto con
l’Occidente, che è un rapporto difficile. Il fatto che il presidente Bush abbia in fondo dato il benvenuto alla morte di Basayev è senz’altro un fatto positivo, perchè Putin ha sempre insistito sul fatto che la guerra in Cecenia non è tanto una guerra per l’indipendenza di un popolo
estraneo alla Russia, quanto un episodio del terrorismo internazionale. Quindi,
ha sempre voluto associare la Cecenia a questa
battaglia globale dell’amministrazione Bush contro il
terrorismo internazionale. Chiaramente ha avuto la soddisfazione di incassare
anche questa reazione di Bush.
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11
LUGLIO FESTA DI SAN BENEDETTO PATRONO PRIMARIO
D’EUROPA
-
Intervista con mons. Fabio Bernardo D’Onorio -
L’11
luglio
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R. - San Benedetto nasce a Norcia intorno al 480 e muore a
Montecassino intorno al 547. Tutte le notizie circa
la sua biografia le dobbiamo al santo papa Gregorio Magno che nel II Libro dei
Dialoghi ci consegna la storia benedetta del Vir Dei.
San Benedetto, nato nella nobile famiglia della Gens Anicia, dopo una prima formazione in casa viene inviato a Roma per la formazione classica. Trova una
Roma rilassata nei costumi, decadente e corrotta e,
disgustato da tanto disfacimento, si ritira presso Subiaco.
Lì incontra il monaco Romano che, percependo la sete di Dio che animava la
ricerca di San Benedetto, lo riveste della sua melote,
un vestimento che segnava la consacrazione di un uomo a Dio, e lo fa
monaco, cercatore dell’Assoluto. Inizia l’esperienza eremitica di San Benedetto
nel Sacro Speco di Subiaco, ma presto si concluderà
non appena la fama della sua santità si inizia a spargere tra la gente e i
pastori del luogo, che numerosi accorrevano ad abbeverarsi alla sua sapienza e
alla sua santità. A Subiaco inizia a dare forma alla
sua idea e intuizione di un monachesimo cenobitico e fonda dodici monasteri
nella Valle dell’Aniene con una impostazione
centralizzata che risente ancora dell’influsso del monachesimo egiziano. Ancora
però il suo progetto non era compiuto e, desiderando perfezionare la sua forma
di vita, si trasferisce a Montecassino. Vi arriva nel
529, lo stesso anno in cui ad Atene si chiudeva la famosa scuola filosofica:
provvidenzialmente e contemporaneamente lui fondava a Montecassino
D. - Cosa ha rappresentato Montecassino
per la storia della Chiesa e dell’Europa?
R. - Montecassino è l’unica
istituzione cristiana, oltre il papato, che affonda le sue origini direttamente
nell’Impero Romano e che per quindici secoli ha assicurato al mondo, alla
Chiesa, uomini appassionati di Dio che, come Mosè sul monte, hanno continuato a
levare le loro braccia per impetrare misericordia e perdono. Montecassino ha rappresentato per
D. - Quanto resta attuale il messaggio di San Benedetto
per l’umanità di oggi?
R. - Il messaggio benedettino, che la storia ha
sintetizzato nel motto ora et labora
et lege, resta quanto mai attuale proprio
oggi. San Benedetto non propone progetti eccezionali e straordinari ma propone
di recuperare il senso della normalità, della quotidianità. Oggi ascoltando
televisione, radio e giornali sembra fare notizia solo ciò che è eccezionale.
Vorremmo sognare una società dove fa notizia finalmente ciò che è ordinario,
feriale, quotidiano. Una giornata segnata dalla serietà dei propri impegni di
lavoro, dall’onesta ferialità di una vita normale che
riceve forza e fecondità dalla preghiera innalzata al proprio Dio con fedeltà.
D. - Papa Ratzinger ha voluto
assumere il nome di Benedetto: lei come lo spiega?
R. - Non ho la presunzione di interpretare i pensieri e le
volontà del nostro amato Papa Benedetto XVI, che è stato tante volte qui a
Montecassino, ma lui stesso ha più volte voluto spiegare le ragioni della sua
scelta che così tanto ha onorato Montecassino e
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11 luglio 2006
AIUTARE I GIOVANI E’ UN OBBLIGO
MORALE ED UNA NECESSITA’ ECONOMICA: COSÌ IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI
ANNAN PER LA GIORNATA MONDIALE DEI POPOLI
ROMA. = “Occuparsi dei giovani non è solo un obbligo
morale, è anche una necessità economica impellente”: lo afferma il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per
LA CAMPAGNA “CONTROL ARMS” DENUNCIA
IL MANCATO RAGGIUNGIMENTO
DI UN ACCORDO PER IL CONTROLLO SUL
COMMERCIO INTERNAZIONALE DELLE ARMI LEGGERE ALLA CONFERENZA MONDIALE DELL’ONU
SULLE ARMI DI PICCOLO CALIBRO
ROMA. = Grande sconcerto per il fallimento della
Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle armi leggere e di piccolo calibro
viene espresso da Amnesty International, Oxfam International e Iansa (Rete
internazionale d’azione sulle armi di piccolo calibro), promotrici della
campagna “Control Arms”. La conferenza, terminata il
7 luglio, si è chiusa senza un accordo dei governi che vi hanno preso parte,
sebbene la maggior parte di essi abbia sostenuto la
necessità di più rigidi controlli sul commercio internazionale. L’incontro, si
legge in un comunicato stampa di Amnesty International, è arrivato a un punto morto dopo che alcuni
Paesi, tra cui Cuba, India, Iran, Israele, Pakistan e Usa, hanno manifestato
una così forte contrarietà su una serie di punti-chiave da rendere impossibile
qualsiasi accordo. “Durante le due settimane in cui si è svolta la conferenza,
le armi di piccolo calibro hanno ucciso 12 mila persone, ha dichiarato Anna Macdonald, responsabile della campagna “Control Arms” per Oxfam International. Ora la campagna porterà la sua richiesta di
più rigorosi controlli sulle armi all’Assemblea generale dell’ONU di ottobre. Alcuni
governi hanno dichiarato di voler presentare una risoluzione al primo
Comitato dell’Assemblea generale, affinché vengano
aperti negoziati per la preparazione di un Trattato sul commercio di armi,
legalmente vincolante. La campagna “Control Arms”
chiede ai governi di istituire tale Trattato e di concordare una serie di linee
guida globali sulla vendita delle armi di piccolo calibro, in modo da fermare i
flussi che alimentano le violazioni dei diritti umani e la povertà nel mondo.
Oltre un milione di persone di 160 Paesi hanno sostenuto la campagna Control Arms aderendo alla petizione presentata al segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan,
il 26 giugno, giornata inaugurale della Conferenza di New York. (T.C.)
I PROBLEMI DELL’UGANDA E I RISVOLTI
DELLA GUERRA CHE DA VENT’ANNI
SCONVOLGONO IL PAESE STATI
ILLUSTRATI AL PARLAMENTO EUROPEO
DALLA ONG ITALIANA AVSI. A DESCRIVERE
L’ATTUALE REALTÀ SOCIALE
UN DOCUMENTARIO ED UN LIBRO
- A cura di Laura Forzinetti -
BRUXELLES. = Un seminario internazionale, organizzato a
Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, ha riportato alla ribalta la
terribile realtà, passata e presente, che stanno vivendo le popolazioni del
Nord Uganda. Grazie all’iniziativa dell’AVSI (Associazione Volontari per il
servizio Internazionale), una ONG italiana presente da
sempre in Uganda e impegnata a sostenere le popolazioni vittime di violenza,
abusi e rapimenti e costretta ad abbandonare i villaggi e a vivere in campi
dove tutto è insufficiente, anche l’acqua, nel corso del seminario è stato
possibile toccare con mano la realtà di quelle regioni lontane. Un
impressionante documentario di Monica Maggioni ha
mostrato, con poche ma terrificanti immagini, la realtà: sullo schermo un
bambino che parlava di quando era stato costretto ad
uccidere un suo amico, reo di aver tentato la fuga. Ma, forse, ancora più
toccante è stata la testimonianza di Agnes Gillian Ocitti, 25 anni, avvocato, rapita e fatta prigioniera dai ribelli a 14 anni,
poi fortunosamente riuscita a fuggire. Corale è stato il ringraziamento anche
da parte della Commissione europea - che sostiene con 20 milioni di euro
l’aiuto umanitario allo sviluppo del Nord Uganda - per l’opera svolta
dall’AVSI, tutta incentrata sul valore della persona umana. Roberto Fontolan, con il suo libro fresco di stampa “Un giorno
nella vita del Nord Uganda”, ha ulteriormente colorito un quadro, dove - come
ha sottolineato l’ambasciatore straordinario della Repubblica ugandese, Catena Apuli – bisogna
far sì che da questa guerra ventennale possa nascere
qualcosa di positivo, combattendo la povertà, alla base di tutti i conflitti
africani. Per ora, però, la realtà - anche se si è aperto uno spiraglio che
dovrebbe portare proprio in questi giorni alla normalizzazione - è ancora
quella di villaggi abbandonati, di campi sovraccarichi di gente troppa
impaurita per tornare a casa.
SABATO PROSSIMO A RIETI LA XIX
EDIZIONE DEL PREMIO PENNA D’ORO.
TRA I PREMIATI DI QUEST’ANNO
IL PROF. MASSIMO TEODORI,
LA GIORNALISTA GAIA SERVADIO E IL PAROLIERE
MOGOL
RIETI.= Nella suggestiva cornice del Chiostro del
Monastero di Santa Lucia di Rieti, il prossimo 15 luglio si terrà la 19.ma edizione del Premio Penna
d’Oro 2006, a cura dell’associazione nazionale di Cultura nel Giornalismo. La
cerimonia si svolgerà a partire dalle ore 21. La giuria, presieduta da Bruno Socillo e composta da Marco Antonellis, Rosario Galli, Marco Guzzi,
Gian Franco Lami, Enrico Morbelli,
Folco Quilici, Antonio Tajani,
Gabriele Valci Mazara e
Roberto Valentini, ha designato i vincitori del 2006.
Per il settore “Politica internazionale”, verrà
premiato il prof. Massimo Teodori, profondo
conoscitore della società americana ed autore di numerosi libri in argomento.
Per il settore “Letteratura” è stata designata vincitrice Gaia Servadio, illustre giornalista su testate italiane, inglesi
e americane e affermata scrittrice di romanzi e poesie, oltre ad aver curato
numerosi documentari per la BBC e per la RAI. Per il
settore “Conoscenza”, riceverà il premio Giovanni Orsina, Direttore scientifico
della Fondazione Luigi Einaudi. Per il settore “Spettacolo”,
il premio sarà assegnato quest’anno a Giulio Rapetti, in arte Mogol, il quale
ha collaborato, oltre che con Lucio Battisti, con tutti i più grandi nomi della
canzone italiana, componendo oltre 1.500 testi. Infine, per il settore “Sport”,
è risultato vincitore Roberto Imbastaro, giornalista con al suo attivo numerose collaborazioni con varie testate
radiofoniche, televisive e della carta stampata. (A.G.)
ENTRO IL 2011, NEGLI EMIRATI ARABI, IL PIÙ GRANDE MUSEO D’ARTE MODERNA DELLA FONDAZIONE GUGGENHEIM. A PROGETTARLO
L’ARCHITETTO AMERICANO FRANK GEHRY
ABU DHABI.= Anche gli Emirati Arabi avranno un museo
d’arte moderna e contemporanea della fondazione Solomon
R. Guggenheim. Nata nel 1937 la fondazione ha dato
vita alla sua prima galleria nel 1957, a New York, per poi aprire altre sedi a
Venezia, Bilbao, Berlino e Las Vegas. Il museo sorgerà ad Abu Dhabi, sull’isola naturale di Saadiyat.
Progettato dal celebre architetto americano Frank Gehry, sarà il più grande fra gli altri cinque della
fondazione. Il nuovo edificio sarà pronto entro il 2011. Le opere che saranno
esposte rispetteranno la cultura della città che le ospiterà e l’eredità
nazionale e islamica, ha fatto sapere in un comunicato la fondazione. “Il
nostro obiettivo non è quello di andare allo scontro, ma puntare allo scambio
culturale”, ha risposto il direttore della fondazione Thomas
Krens, quando gli è stato chiesto come si potrà
conciliare l’arte contemporanea con i valori musulmani. La collezione del nuovo
museo Guggenheim Abu Dhabi (GAD), per la cui costruzione ci vorrà oltre un
miliardo di dollari, vanterà opere d’arte contemporanea provenienti da tutto il
mondo. La galleria sarà proprietà della Compagnia di Abu
Dhabi per lo sviluppo turistico e l’investimento,
mentre la Guggenheim si occuperà del programma del
museo e delle collezioni. (A.Gr.)
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11 luglio 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata -
L’Organizzazione terroristica Al Qaeda ha diffuso un nuovo
agghiacciante comunicato via internet. Nel video, che comincia con immagini di Bin Laden, vengono
mostrati i corpi mutilati di due soldati americani sequestrati e uccisi a
giugno ‘per vendicare’ l’uccisione di una ragazza e
di tre membri della sua famiglia, avvenuta a Mahmoudiya
a marzo scorso. Sul piano politico, deputati sunniti hanno disertato stamani la
riunione del Parlamento, convocato per discutere dell’ultima ondata di violenze
a sfondo confessionale. Intanto anche oggi una serie di attentati ha colpito il
Paese provocando almeno 20 morti. L’esercito governativo ha ucciso nove soldati
e un capo locale di Al-Qaeda, a Kirkuk.
Sempre nella capitale è stato rapito un console iracheno con sede in Iran.
Compiere un passo indietro per la salvezza di tutti i
civili. Questo l’appello rivolto ad israeliani e palestinesi dal segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan,
di fronte al protrarsi degli scontri nella Striscia di Gaza. Annan chiede ancora una volta lo stop all’uso sproporzionato
della forza da parte dello Stato ebraico, il rilascio del caporale israeliano Gilad Shalit e la cessazione del
lancio di missili in Israele. Intanto il governo dello Stato ebraico ha dato il via libera all’inasprimento dell’offensiva militare per
riportare a casa il soldato rapito. Oggi un miliziano palestinese è rimasto
ucciso in un raid aereo nel nord della regione. Da parte sua, il capo politico
di Hamas, Khaled Meshaal,
da Damasco ha ribadito nuovamente che il soldato israeliano non verrà liberato se Israele non rilascerà a sua volta migliaia
di prigionieri palestinesi.
La lista della violenza è sempre consistente in
Afghanistan. Almeno 30 ribelli talebani sono stati uccisi oggi in un'operazione
delle forze della coalizione internazionale nel sud del Paese. Intanto il
segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, è giunto a Kabul per una visita a sorpresa.
Incontrando il presidente afgano Karzai discuterà dell’escalation della
violenza e del passaggio alla NATO delle operazioni
militari nel sud del Paese. Il nostro servizio:
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Occorre fare di più per impedire l’infiltrazione di
terroristi alla frontiera con il Pakistan. E’ quanto ribadito da Rumsfeld in conferenza stampa a margine della sua breve
visita a Kabul. Ma la forza dei talebani - secondo il comandante delle forze
americane - è legata anche alla lentezza con cui le istituzioni afgane contrappongono
la loro forza. Serve quindi un maggiore apporto delle forze internazionali. Una
necessità ribadita anche dal presidente Bush che in
un’intervista al quotidiano ‘Il sole 24 ore’ ha
invitato i parlamentari di Roma a confermare la missione italiana in
Afghanistan. Intanto sul terreno il bilancio della violenza oggi è sempre
massiccio: sono almeno 30 le vittime fra i talebani. Soprattutto nella zona
meridionale, lo scenario si ripete ormai ogni giorno. A pagarne le spese è anche
la popolazione civile. L’organizzazione umanitaria, Human
Rights Watch (HWR), in
rapporto pubblicato oggi denuncia gli attacchi, sempre più frequenti, della
guerriglia contro le scuole, soprattutto quelle femminili: l’organizzazione
americana ne ha contato più di 200 dall’inizio del 2005. Una situazione che,
evidenzia il rapporto, mina le possibilità di un futuro migliore per un’intera
generazione. Colpevoli di questo sono i talebani, che, in passato, quando erano
al potere, vietavano l’insegnamento alle donne. Le milizie attive oggi hanno
invece un atro obiettivo: colpire le scuole per indebolire le strutture del governo
di Karzai. Tuttavia non manca una nota critica nei confronti della Comunità
internazionale, che – afferma ancora il rapporto – “in Afghanistan si è
mostrata tirchia in relazione alla sicurezza”. In questo quadro –conclude il
documento - è facile per i ribelli “riempire il vuoto”.
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Il presidente iraniano Ahmadinejad si è scagliato ancora
contro Israele affermando che “il furore” dei musulmani si intensifica e
“presto esploderà”. Ahmadinejad ha aggiunto che le onde di questa esplosione
“non saranno limitate alle frontiere della regione ma
colpiranno i sostenitori di questo regime impostore”. Per il capo della
repubblica islamica ha anche detto che “il regime sionista non è soltanto
contro gli islamici ma anche contro l'intera umanità”.
Dal prossimo primo gennaio, la Slovenia adotterà
ufficialmente l’Euro. Lo hanno stabilito oggi i ministri delle Finanze
dell’Unione Europea. L’ex Paese comunista è il primo tra i 10 membri che sono
entrati nell'Eurozona il primo maggio 2004.
Oltre 30 mila persone, tra le quali il procuratore del
Tribunale Penale Internazionale, Carla del Ponte, hanno partecipato stamani
alle celebrazioni per l’11.mo anniversario della
strage di Srebrenica, in Bosnia. Era infatti l’11 luglio del 1995 quando i soldati serbo bosniaci
uccisero almeno 8 mila musulmani nella località della Bosnia orientale, di
fronte all’impotenza dei Caschi Blu olandesi, posti a presidio del territorio.
Il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha conferito ieri al fratello gemello, Jaroslaw, presidente del partito Diritto e Giustizia,
l'incarico di formare il nuovo governo. Il premier designato ha due settimane
di tempo per presentare la lista dei ministri e preparare il programma.
Oltre un milione di persone per le strade di Roma ha
accolto ieri la nazionale italiana di calcio, vincitrice domenica a Berlino
della coppa del mondo. La squadra è stata ricevuta a Palazzo Chigi dal premier, Romano Prodi, per poi giungere al Circo
Massimo, per un vero e proprio bagno di folla. Giampiero Guadagni:
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Una giornata indimenticabile per l’Italia e non solo per
l’Italia calcistica. Nel pomeriggio di ieri l’arrivo della squadra
all’aeroporto di Pratica di Mare, accolta da migliaia di persone e salutata dalle
spettacolari evoluzioni delle Frecce tricolori. Entusiasmo alle stelle, quando
dalle scalette dell’aereo il capitano Fabio Cannavaro
ha alzato la Coppa del mondo. Ali di folla e decine di migliaia di persone
hanno poi accompagnato il tragitto del pullman fino a Palazzo Chigi, dove il premier Prodi ha consegnato una medaglia
d’argento ai protagonisti della spedizione tedesca. Dopo il momento
istituzionale, l’apoteosi finale al Circo Massimo: un festosissimo bagno
popolare, un milione di persone, una partecipazione straordinaria che
restituisce freschezza e autenticità al calcio italiano, alle prese con un
processo sportivo delicatissimo che vede coinvolti i club di primo piano.
Qualcuno, dopo la vittoria mondiale, parla di amnistia, ma l’ipotesi non sembra
per il momento trovare molti consensi.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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In Italia, nella vicenda del rapimento di Abu Omar il governo non farà ricorso al segreto di Stato.
Lo ha annunciato il sottosegretario alla Difesa, Giovanni Lorenzo Forcieri, rispondendo alla commissione Difesa e Affari
costituzionali del Senato. “Le informazioni in nostro possesso - ha precisato -
escludono un nostro coinvolgimento nella vicenda, quindi non si capisce quale
segreto opporre”. Il sottosegretario ha poi aggiunto che l’Italia non è mai
venuta meno al rispetto dello stato di diritto.
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