RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 192 - Testo della trasmissione di martedì 11 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un’accoglienza familiare per il Papa arrivato in mattinata a Les Combes, in Valle d’Aosta, per il periodo di riposo fino al 28 luglio: con noi Salvatore Mazza e il vescovo Giuseppe Anfossi

 

Benedetto XVI nomina padre Federico Lombardi nuovo direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Il dott. Joaquín Navarro-Valls lascia l’incarico dopo 22 anni di “lungo e generoso servizio”

 

Benedetto XVI assicura la sua preghiera per i due fratellini di Gravina di Puglia scomparsi il 5 giugno. In un telegramma al vescovo di Altamura-Gravina e Acquaviva delle Fonti, mons. Mario Paciello, il Papa auspica che il caso giunga presto ad una felice conclusione

 

Benedetto XVI invia ai reali del Liechtenstein i suoi auguri per i 200 anni del Paese. Nel suo telegramma, sottolinea la profonda fede cattolica dei cittadini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Secondo Mosca, il capo della guerriglia cecena Basàyev trovato morto ieri in Inguscezia, preparava attentati per il G8 di San Pietroburgo: ce ne parla Pierantonio Lacqua

 

11 luglio festa di San Benedetto patrono primario d’Europa: intervista con mons. Fabio Bernardo D’Onorio

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aiutare i giovani è un obbligo morale ed una necessità economica: così il segretario generale dell’ONU Kofi Annan per la Giornata mondiale dei popoli

 

La campagna Control Arms denuncia il mancato raggiungimento di un accordo per il controllo sul commercio internazionale delle armi leggere alla Conferenza mondiale dell’ONU sulle armi di piccolo calibro

 

Sabato prossimo a Rieti la XIX edizione del Premio Penna d’Oro

 

        Entro il 2011, negli Emirati Arabi, il più grande museo d’arte moderna della Fondazione Guggenheim. A progettarlo l’architetto americano Frank Gehry

 

24 ORE NEL MONDO:

L’ONU invita ancora israeliani e palestinesi a fare un passo indietro per la salvezza dei civili nella striscia di Gaza. Intanto Israele intensifica le operazioni militari

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 luglio 2006

 

 

UN’ACCOGLIENZA FAMILIARE PER IL PAPA ARRIVATO IN MATTINATA A LES COMBES,

IN VALLE D’AOSTA, PER IL PERIODO DI RIPOSO FINO AL 28 LUGLIO

- Con noi Salvatore Mazza e il vescovo Giuseppe Anfossi -

 

Alle 11.54 Papa Benedetto XVI è atterrato all'aeroporto Corrado Gex di Saint Christophe ad Aosta, proveniente da Roma, con un volo speciale dell'Air Vallée. L'atterraggio è avvenuto con alcuni minuti di ritardo rispetto al programma perchè l'aereo ha effettuato un volo panoramico sulle principali vette della regione, tra cui il Monte Rosa e il Monte Bianco. Nello scalo valdostano Benedetto XVI è stato accolto dal vescovo di Aosta, Monsignor Giuseppe Anfossi e dalle autorità regionali. Presenti anche circa 200 persone che hanno immediatamente salutato l'arrivo del Pontefice con un lungo applauso. Ma per saperne di più dell’accoglienza, Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente Salvatore Mazza inviato di Avvenire a Les Combes:

 

**********

R. – Un saluto in famiglia: erano presenti gli abitanti di Introd, i bambini dell’asilo che hanno recitato una poesia di benvenuto. Il Papa era veramente di buonumore, si è intrattenuto con tutti e ha avuto anche modo di scambiare qualche battuta con i giornalisti, dicendosi molto contento di essere tornato qui, anche perché era stato colpito lo scorso anno dall’accoglienza ricevuta.

 

D. – Ma il Papa ha fatto anche un accenno alla nuova nomina di padre Federico Lombardi a direttore della Sala Stampa vaticana, dopo la rinuncia del dott.  Joaquin Navarro-Valls, è così?

 

R. – Sì. Gli è stato chiesto di questa nomina e il Papa ha affermato di conoscere da tempo padre Lombardi e di stimarlo e ha detto: “Sicuramente ho grande fiducia in lui”. Per lui non si tratta certamente di una persona sconosciuta. Questa fiducia ribadita sta a significare che si tratta di una nomina a cui ha pensato – come sempre – con molta attenzione, ricercando la persona giusta per questo ruolo che è sempre molto delicato.

 

D. – Sappiamo che si tratta di un periodo di riposo per il Papa. E’ previsto qualcosa per oggi e per i prossimi giorni, che tu sappia?

 

R. – E’ un periodo di riposo, appunto, e quindi programmi non ce ne sono. L’unico riferimento che si può avere è quello dell’anno scorso, quando il Papa praticamente non si è mai mosso – a parte in un paio di occasioni – dall’alto di questa ‘comba’, passando le mattine per lo più a lavorare, in casa, mentre il pomeriggio prendeva uno dei sentieri che partono da Les Combes e che si addentrano nel bosco. Bisogna anche considerare che si pensa si tratti di un posto molto chiuso, mentre i sentieri che partano da qui, in alto e quindi al di fuori del transito per il fondovalle, sono circa un centinaio. Quindi il Papa ha ampia scelta di destinazioni per eventuali passeggiate.

**********

 

Ancora una volta, per il secondo anno consecutivo, Benedetto XVI ha scelto, dunque, la Valle d’Aosta per le sue vacanze estive. Il Papa soggiorna a Les Combes, una piccola frazione di Introd, comune vicino al Parco del Gran Paradiso, poco distante da Aosta e che si affaccia sulla valle della Dora Baltea. Introd deve il suo nome alla posizione tra le acque del Torrente Savara e quelle della Dora di Rhêmes, deriva dal francese entre eaux, tra le acque. La località conta circa 400 abitazioni e conserva un castello del XIII secolo con una splendida cascina, una chiesa dedicata alla conversione di San Paolo, con un altare barocco e numerose cappelle. La villetta in legno e in pietra dei salesiani che ospiterà il Santo Padre si trova tra boschi di abeti e larici ad un’altezza di 800-900 metri. Les Combes è una zona molto isolata ed è abitata da 30-40 persone, ma è più frequentata d’estate. Ma come viene accolto Benedetto XVI tra le montagne della Val D’Aosta? Giovanni Peduto lo ha chiesto al vescovo di Aosta Giuseppe Anfossi:

 

**********

R. – Come un amico. Desideriamo che lui faccia le vacanze che ha in programma e che le faccia esattamente come le desideri, che trovi il tempo per passeggiare, ma anche e soprattutto per leggere e studiare. Ci sarà poi tutta l’accoglienza sulla strada e non parliamo dell’attesa della recita dell’Angelus che l’anno scorso ha registrato un numero di persone molto più alto di quelle che ebbe l’ultima volta Giovanni Paolo II.

 

D. – Quali peculiarità offre questa seconda vacanza, rispetto allo scorso anno?

 

R. – Per ora non siamo in grado di rispondere a questa domanda, perché noi desideriamo che questa vacanza abbia un carattere privato, che il Papa abbia per sé tutto il tempo e risponda alle nostre richieste nella misura in cui lo desidera. Ci sarà, quindi, una grande riservatezza che è una caratteristica specifica di noi Valdostani.

 

D. – Può descriverci una giornata tipo del Santo Padre sui monti valdostani?

 

R. – Sì, una levata abbastanza mattutina, poi la Messa. La mattina sarà dedicata a letture e studio; una lunga passeggiata – di circa due ore – dopo le 17.00; e, poi, un po’ di riposo come farebbe una qualsiasi altra persona che si trova in vacanza nella quiete della sua casa. Nella sala da pranzo, si vede il Monte Bianco che incombe maestoso.

D. – Riserverete al Pontefice qualche sorpresa?

 

R. – Abbiamo in mente una bella sorpresa per il Papa: la nostra valle che è prettamente francofona, ospita una comunità di persone di lingua tedesca. Sono arrivati dalla Svizzera nel Medio Evo, sono i Walser e parlano il teoch, che è una lingua dialettale tedesca. Desideriamo che siano presenti all’Angelus della seconda domenica. Ci auguriamo anche di poter fare un incontro con i giovani.

 

D. – Per lei personalmente cosa significa avere il Papa in casa propria?

 

R. – Devo dire che il Papa si relaziona con me in modo molto semplice, affettuoso. La conversazione con il Papa, sia a pranzo che a cena o anche nei tragitti in automobile, ha il carattere di una vera e propria fraternità. Mi tratta in modo molto cordiale e attento. Le prime cose che mi ha chiesto, durante una cena, sono state notizie della mia mamma. La caratteristica che mi sorprende riguarda proprio questo tratto veramente molto, molto fraterno.

**********

 

 

BENEDETTO XVI NOMINA PADRE FEDERICO LOMBARDI NUOVO DIRETTORE

DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE. IL DOTT. JOAQUIN NAVARRO-VALLS

 LASCIA L’INCARICO DOPO 22 ANNI DI “LUNGO E GENEROSO SERVIZIO”

 

Benedetto XVI ha accolto la rinuncia, presentata dal dott. Joaquín Navarro-Valls, all’ufficio di direttore della Sala Stampa della Santa Sede ringraziandolo “per il suo lungo e generoso servizio”. Il Papa ha nominato direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, che rimane anche direttore generale della Radio Vaticana e direttore del Centro Televisivo Vaticano. Nell’assumere il nuovo incarico, padre Federico Lombardi ha indirizzato una lettera ai colleghi giornalisti accreditati presso la Sala Stampa vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

Gratitudine al Santo Padre e ai Superiori per la fiducia riposta in lui nel nominarlo a questo nuovo e così importante incarico. Sono questi i primi sentimenti espressi da padre Lombardi nella lettera ai colleghi dell’informazione, che – scrive – “sono chiamato a servire”. A loro si rivolge “con simpatia” sottolineando come da tempo lavori, proprio come i giornalisti accreditati presso la Sala Stampa, “perché l’attività del Santo Padre e la realtà della Chiesa possano essere conosciute e capite in modo obiettivo e adeguato”. Il pensiero di padre Lombardi va quindi al dott. Navarro Valls, che, evidenzia, “ha svolto il suo lungo servizio in questo campo con capacità, intelligenza e dedizione eccezionali. Tutti gliene siamo profondamente grati, e continuiamo a contare sulla sua amicizia”. “Non posso pretendere di imitarlo – aggiunge il nuovo portavoce del Papa – ma potete contare sull’impegno che dedicherò, con i miei limiti ma con tutte le forze disponibili, a servire il Santo Padre e il vostro buon lavoro”. Padre Lombardi confida quindi nella collaborazione che, prosegue, sarà “offerta generosamente” da tutto il personale della Sala Stampa, a cominciare dal vice direttore, “l’amico padre Ciro Benedettini”. Affido al Signore questi sentimenti, conclude padre Lombardi, che ricorda come oggi ricorra la festa di San Benedetto, in cui forse, rileva, “non per caso ricevo l’incarico di questo nuovo servizio”.

 

Nato a Saluzzo in provincia di Cuneo il 29 agosto 1942, padre Federico Lombardi frequenta le scuole medie presso l’Istituto “Sociale” dei Padri Gesuiti a Torino. Nel 1960, entra nel noviziato della Provincia Torinese della Compagnia di Gesù ad Avigliana. Nel 1965 consegue la Licenza in Filosofia, al termine del corso di studi presso la Facoltà filosofica “Aloisianum” dei Gesuiti a Gallarate in provincia di Varese. Dal 1965 al 1969 è assistente degli studenti del Collegio universitario diretto dai Gesuiti a Torino. Si laurea in matematica all’università torinese. Nel 1972 viene ordinato sacerdote. Nel 1973 consegue la Licenza in Teologia presso la facoltà teologica della Phil.-Teol. Hochshule St Georgen dei Gesuiti a Francoforte sul Meno. Lo stesso anno, padre Federico Lombardi diventa membro del collegio degli scrittori della “Civiltà Cattolica” e nel 1977 vice direttore della stessa rivista. Dal 1984 al 1990 riveste l’incarico di Superiore provinciale della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù. Nel 1991 viene nominato direttore dei Programmi della Radio Vaticana e nel 2001 direttore generale del Centro Televisivo Vaticano. Dal 5 novembre del 2005 padre Lombardi è direttore generale della nostra emittente.

**********

 

Dal canto suo, il dott. Joaquín Navarro-Valls sottolinea - in una nota - di essere “molto grato” al Santo Padre che ha voluto accogliere la sua disponibilità, “più volte manifestata, a lasciare l'incarico di Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo un così lungo numero di anni”. “Sono consapevole – aggiunge Navarro-Valls – di aver ricevuto in questi anni molto di più di quanto abbia potuto dare e perfino di quanto sia adesso capace di comprendere pienamente”. Un profilo di Joaquin Navarro-Valls, per 22 anni portavoce vaticano, nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

Nato a Cartagena in Spagna nel 1936, Navarro-Valls ha studiato presso le Università di Granada, Navarra e Barcellona, ottenendo una laurea in Medicina e Chirurgia nel 1961, in Giornalismo nel 1968, ed in Scienze delle Comunicazioni nel 1980. E’ stato presidente dell'Associazione della Stampa Estera in Italia. Fondatore e vicedirettore della rivista Diagonal, poi corrispondente estero di Nuestro Tiempo e, dal 1977, corrispondente del quotidiano di Madrid ABC, per l'Italia ed il Mediterraneo Orientale. Il 4 novembre 1984, Giovanni Paolo II nomina Navarro-Valls direttore della Sala Stampa. Incarico svolto per oltre 20 anni con grande professionalità e dedizione. E’ stato membro della delegazione della Santa Sede alle conferenze internazionali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite al Cairo (1994), Copenaghen (1995), Pechino (1995) e Istanbul (1996). Dal 1996 è presidente del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Maruzza Lefebvre d'Ovidio per i malati terminali di tumore. Numerosi i premi professionali ricevuti in questi anni come anche le onorificenze di cui è stato insignito.

**********

 

Questa mattina il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha inviato a padre Federico Lombardi e al dott. Joaquin Navarro-Valls due messaggi. “Le formulo i miei migliori auguri - ha scritto il sindaco a padre Lombardi - nel momento in cui si prepara ad assumere un incarico delicatissimo e prestigioso a fianco di Papa Benedetto XVI. Sono certo che, come il suo predecessore, lei svolgerà il suo compito contribuendo anche agli stretti rapporti di amicizia e di collaborazione tra la Santa Sede e la città di Roma”. A Navarro-Valls, il sindaco ha scritto che “è stato un punto di riferimento importante nello straordinario legame che Roma ha avuto con il 'suo' cittadino onorario Giovanni Paolo II e poi con il nuovo Pontefice. Tutti i romani – conclude – la ricorderanno con stima ed affetto”. Auguri a padre Lombardi anche dal presidente della Regione Lazio, Marrazzo e della Provincia di Roma, Gasbarra.

 

 

RINUNCE E NOMINE

 

In Perù, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Piura, presentata da mons. Oscar Rolando Cantuarias Pastor, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore mons. José Antonio Eguren Anselmi, S.V.C., finora vescovo titolare di Castello di Ripa ed ausiliare di Lima.

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Toulouse, presentata da mons. Émile Marcus, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Toulouse mons. Robert Le Gall, O.S.B., finora vescovo di Mende.

 

In Colombia, il Papa ha nominato vescovo di Girardota mons. Gonzalo Restrepo Restrepo, finora vescovo titolare di Munaziana ed ausiliare di Cali.

 

In India, il Papa ha nominato vescovo di Vellore padre Soundaraj Periyanayagam, S.D.B., rettore del don Bosco Orphanage a Katpadi, Gandhi Nagar.

 

In Perù, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Arequipa mons. Javier Augusto Del Río Alba, finora vescovo titolare di Felbes ed ausiliare di Callao.

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico nel Principato di Monaco mons. André Dupuy, arcivescovo titolare di Selsea, nunzio apostolico presso le Comunità Europee.

 

 

BENEDETTO XVI ASSICURA LA SUA PREGHIERA PER I DUE FRATELLINI

DI GRAVINA DI PUGLIA SCOMPARSI IL 5 GIUGNO. IN UN TELEGRAMMA

AL VESCOVO DI ALTAMURA-GRAVINA E ACQUAVIVA DELLE FONTI,

 MONS. MARIO PACIELLO IL PAPA AUSPICA CHE IL CASO GIUNGA PRESTO

AD UNA FELICE CONCLUSIONE

 

In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, Benedetto XVI ha fatto sapere al vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Mario Paciello, che continua a seguire con viva trepidazione la vicenda dei due fratellini Francesco e Salvatore di Gravina di Puglia scomparsi il 5 giugno scorso. Nel suo messaggio il Santo Padre assicura uno speciale ricordo nella sua preghiera auspicando, di cuore, che il doloroso caso giunga presto ad una felice conclusione.

 

 

BENEDETTO XVI INVIA AI REALI DEL LIECHTENSTEIN 

I SUOI AUGURI PER I 200 ANNI DEL PAESE. NEL SUO TELEGRAMMA,

SOTTOLINEA LA PROFONDA FEDE CATTOLICA DEI CITTADINI

 

         “Con profonda gratitudine a Dio, mi unisco volentieri alla famiglia reale e a tutto il popolo del Liechtenstein nella gioia per questo giubileo speciale”: sono le parole che Benedetto XVI ha indirizzato ai regnanti dello Stato del Liechtenstein che quest’anno festeggia due secoli di storia. Il Santo Padre ha voluto manifestare i suoi auguri in un telegramma sottolineando la profonda fede cattolica che caratterizza i cittadini del Liechtenstein. “Da umili origini è cresciuto un Paese ricco che, circondato da Paesi più grandi di formazione culturale similare, ha conservato sotto la sapiente guida dei duchi la sua identità e, nel corso degli anni, l’ha fatta valere sempre più”: è quanto scrive il Papa aggiungendo che “elemento fondamentale di tale identità è il profondo radicamento dei cittadini del Liechtenstein nella fede cattolica e la loro fedeltà alla Sede di Pietro”. “Il Signore Dio continui a tenere la Sua mano benedicente sul popolo e sul Paese, affinché nel Liechtenstein continuino a regnare pace e benessere”, ha concluso il Papa che, domandando l’intercessione della Vergine, ha aggiunto la sua benedizione apostolica.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - In merito all'Incontro mondiale di Valencia un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Il mondo è chiamato ad essere famiglia in cui vinca l'amore”.

 

Servizio estero - Corea del Nord: appelli al dialogo rivolti a Pyongyang; intensa attività diplomatica dopo la crisi per gli esperimenti missilistici.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Un George Orwell in anticipo sui tempi”: una nuova edizione di “Giorni in Birmania”.

Per l’”Osservatore libri” un articolo di Agostino Marchetto dal titolo “I libri autentici protagonisti dell'intero 'corpus' epistolare”: Loris Francesco Capovilla, Giuseppe De Luca, Angelo Giuseppe Roncalli “Carteggio 1933-1962”.    

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della competitività.

 

 

=======ooo=======

                                                                                                      

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 luglio 2006

 

 

Secondo Mosca, il capo della guerriglia cecena, Basàyev,

trovato morto ieri in Inguscezia,

 preparava attentati per il G8 di San Pietroburgo

- Con noi Pierantonio Lacqua -

 

La guerra continua. Così il portavoce in esilio dei guerriglieri ceceni all’indomani della morte di Shamil Basàyev, il capo della guerriglia cecena ucciso in Inguscezia dalle forze di sicurezza russe. Il leader ceceno era considerato il mandante dell’attacco contro la scuola di Beslan, dove nel 2004 morirono centinaia di bambini. Il servizio da Mosca è di Giuseppe D’Amato:

 

**********

Da due settimane si sapeva che la caccia a Basayev era in pieno corso in Inguscezia. Stavano preparando un attentato per il G8 e l’annuncio delle autorità federali. A San Pietroburgo, nel fine settimana, la Russia propone a 15 anni dal crollo dell’URSS il suo nuovo volto di potenza. Putin si presenterà agli altri ‘grandi’ della terra con un successo davvero importante. Basayev era l’ultimo capo del separatismo ceceno rimasto in vita, era considerato il trait d’union fra l’indipendentismo caucasico ed il terrorismo estremista islamico. I servizi segreti federali più volte avevano parlato dei suoi legami con Al Qaeda. Basayev li aveva sempre negati, ma aveva ammesso la paternità di numerosi atti terroristici, fra cui l’assalto all’ospedale di Budyonnovsk, al teatro di Dubrovka e alla scuola di Beslan. 

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

Secondo i guerriglieri ceceni, il loro capo, Samil Basayev, è rimasto vittima di un incidente, in Inguscezia. Versione, dunque, contrastante rispetto a quanto riferito dal Cremlino, che solo qualche ora prima aveva parlato di un'operazione speciale delle forze di sicurezza russe. Un’unica certezza, quindi: la sua morte. Ma cosa cambia ora negli assetti della guerriglia cecena? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, responsabile della sede Ansa di Mosca:

 

**********

R. – Per il Cremlino, per Putin, è chiaramente un grossissimo colpo, perchè scompare il comandante militare numero uno e, tra l’altro, poche settimane dopo l’uccisione del leader politico della galassia cecena. E’ chiaramente un colpo mortale per la possibilità della guerriglia cecena di sviluppare un terrorismo fuori dal Caucaso. Questa chiaramente è una buona notizia per Putin, che si prepara al vertice del G8 di metà luglio a San Pietroburgo.

 

D. – Insomma, la guerra in Cecenia non è certo finita. A questo punto quali saranno le prossime mosse di Putin, calcolando anche che alla base dei conflitti in Cecenia ci sono le mire russe verso i territori meridionali per il controllo dei giacimenti di gas e petrolio…

 

R. – Putin ha deciso ormai da qualche anno di controllare la situazione del Caucaso con degli alleati locali. Nel caso della Cecenia, c’è il premier Ramzan Kadyrov, che di fatto è una specie di satrapo, a capo di una milizia di 15 mila persone, di cui tanti sono anche ex guerriglieri. Si parla, quindi, di una cecenizzazione del conflitto nel Caucaso. Ci sono dei ceceni filorussi che fanno il lavoro sporco per i russi e che sono stati fondamentali nel contenimento e nel distruggere queste basi di guerriglia. Ricordiamoci, però, che come in Iraq la morte di Zarqawi non ha poi portato alla fine del terrorismo, anche in Cecenia non è che si vedano giorni migliori. Lo stillicidio degli attentati contro le truppe russe è sempre all’ordine del giorno e, chiaramente, non è nemmeno chiaro se Ramzan Kadyrov sarà veramente un alleato fedele di Putin.

 

D. – Parlavi del G8 di San Pietroburgo. Secondo alcuni analisti, alla vigilia di questo grande evento, Putin aveva bisogno di un colpo ad effetto ed è arrivata, dunque, la notizia della morte di Basayev. E’ un’ipotesi reale questa, secondo te?

 

R. – Soprattutto per Putin la morte di Basayev riduce questo rischio che il vertice sia rovinato da attentati o, comunque, da atti che chiaramente lo possono mettere in ombra. Rimane per Putin il problema del rapporto con l’Occidente, che è un rapporto difficile. Il fatto che il presidente Bush abbia in fondo dato il benvenuto alla morte di Basayev è senz’altro un fatto positivo, perchè Putin ha sempre insistito sul fatto che la guerra in Cecenia non è tanto una guerra per l’indipendenza di un popolo estraneo alla Russia, quanto un episodio del terrorismo internazionale. Quindi, ha sempre voluto associare la Cecenia a questa battaglia globale dell’amministrazione Bush contro il terrorismo internazionale. Chiaramente ha avuto la soddisfazione di incassare anche questa reazione di Bush.

**********

 

 

11 LUGLIO FESTA DI SAN BENEDETTO PATRONO PRIMARIO D’EUROPA

- Intervista con mons. Fabio Bernardo D’Onorio -

 

          L’11 luglio la Chiesa propone all’attenzione dei fedeli la figura di San Benedetto, padre del monachesimo d’Occidente, che parla ancora all’uomo d’oggi dopo quasi sedici secoli. Del profilo biografico di San Benedetto e del suo messaggio all’uomo di oggi, ci parla nell’intervista di Giovanni Peduto, l’abate di Montecassino, il vescovo Fabio Bernardo D’Onorio:

 

**********

R. - San Benedetto nasce a Norcia intorno al 480 e muore a Montecassino intorno al 547. Tutte le notizie circa la sua biografia le dobbiamo al santo papa Gregorio Magno che nel II Libro dei Dialoghi ci consegna la storia benedetta del Vir Dei. San Benedetto, nato nella nobile famiglia della Gens Anicia, dopo una prima formazione in casa viene inviato a Roma per la formazione classica. Trova una Roma rilassata nei costumi, decadente e corrotta e, disgustato da tanto disfacimento, si ritira presso Subiaco. Lì incontra il monaco Romano che, percependo la sete di Dio che animava la ricerca di San Benedetto, lo riveste della sua melote, un vestimento che segnava la consacrazione di un uomo a Dio, e lo fa monaco, cercatore dell’Assoluto. Inizia l’esperienza eremitica di San Benedetto nel Sacro Speco di Subiaco, ma presto si concluderà non appena la fama della sua santità si inizia a spargere tra la gente e i pastori del luogo, che numerosi accorrevano ad abbeverarsi alla sua sapienza e alla sua santità. A Subiaco inizia a dare forma alla sua idea e intuizione di un monachesimo cenobitico e fonda dodici monasteri nella Valle dell’Aniene con una impostazione centralizzata che risente ancora dell’influsso del monachesimo egiziano. Ancora però il suo progetto non era compiuto e, desiderando perfezionare la sua forma di vita, si trasferisce a Montecassino. Vi arriva nel 529, lo stesso anno in cui ad Atene si chiudeva la famosa scuola filosofica: provvidenzialmente e contemporaneamente lui fondava a Montecassino la Schola Dominici servitii, come egli stesso definirà nella Regola la vita monastica. Qui, ormai maturo nella fede e nella consacrazione monastica, scrive la sua famosa Regula Monachorum, 73 brevi capitoli, “mirabile sintesi del vangelo” come la definì Bossuet. Sazio di anni, renderà la sua bella anima a quello stesso Dio che con fedeltà aveva servito, celebrato e amato.

 

D. - Cosa ha rappresentato Montecassino per la storia della Chiesa e dell’Europa?

 

R. - Montecassino è l’unica istituzione cristiana, oltre il papato, che affonda le sue origini direttamente nell’Impero Romano e che per quindici secoli ha assicurato al mondo, alla Chiesa, uomini appassionati di Dio che, come Mosè sul monte, hanno continuato a levare le loro braccia per impetrare misericordia e perdono. Montecassino ha rappresentato per la Chiesa la cittadella dello Spirito, là dove chi sale fa esperienza della voce carezzevole del Padre che nel silenzio invita l’uomo a rientrare in se stesso e a riprendere in mano la propria vita. Per la storia dell’Europa si può davvero dire che bisogna riconoscere in Montecassino la capitale, il cuore spirituale della cultura occidentale. Il suo impegno culturale ne ha fatto nei secoli un faro e un crocevia di popoli che ancora oggi continuano a salire al monte di Benedetto. Pensi che contiamo un milione di visitatori all’anno e il 70 % di essi sono europei.

 

D. - Quanto resta attuale il messaggio di San Benedetto per l’umanità di oggi?

 

R. - Il messaggio benedettino, che la storia ha sintetizzato nel motto ora et labora et lege, resta quanto mai attuale proprio oggi. San Benedetto non propone progetti eccezionali e straordinari ma propone di recuperare il senso della normalità, della quotidianità. Oggi ascoltando televisione, radio e giornali sembra fare notizia solo ciò che è eccezionale. Vorremmo sognare una società dove fa notizia finalmente ciò che è ordinario, feriale, quotidiano. Una giornata segnata dalla serietà dei propri impegni di lavoro, dall’onesta ferialità di una vita normale che riceve forza e fecondità dalla preghiera innalzata al proprio Dio con fedeltà.

 

D. - Papa Ratzinger ha voluto assumere il nome di Benedetto: lei come lo spiega?

 

R. - Non ho la presunzione di interpretare i pensieri e le volontà del nostro amato Papa Benedetto XVI, che è stato tante volte qui a Montecassino, ma lui stesso ha più volte voluto spiegare le ragioni della sua scelta che così tanto ha onorato Montecassino e la Famiglia benedettina. Il desiderio di riproporre all’umanità l’esempio di un uomo appassionato di Dio e dell’uomo, capace di far raggiungere dalla grazia di Dio ogni aspetto anche il più minuto della quotidianità monastica. Papa Benedetto crede nella possibilità che la nostra Europa possa rinascere dalla stanchezza di una vita spirituale a volte un po’ spenta e smorta verso un futuro capace di guardare senza sospetti e anzi con fiducia al suo passato. Più volte è stato ospite silenzioso e discreto a Montecassino e sempre si percepiva questa sua capacità di entrare in sintonia immediata e pur silenziosa con la Comunità monastica, con la storia di questo luogo, con la bellezza della liturgia monastica.

**********

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

11 luglio 2006

 

 

AIUTARE I GIOVANI E’ UN OBBLIGO MORALE ED UNA NECESSITA’ ECONOMICA: COSÌ IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN PER LA GIORNATA MONDIALE DEI POPOLI

 

ROMA. = “Occuparsi dei giovani non è solo un obbligo morale, è anche una necessità economica impellente”: lo afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per la Giornata Mondiale dei popoli che si celebra oggi. Il tema di quest’anno è “I giovani”, un argomento - scrive Annan - che concentra l’attenzione sulle sfide che si trovano di fronte i giovani di oggi, il cui numero è in costante ascesa. Oggi, circa la metà della popolazione mondiale, oltre 3 miliardi di persone, ha meno di 25 anni e sono in molti, si legge nel messaggio del segretario generale dell’ONU, a chiedere un intervento per ridurre il divario tra ricchi e poveri e misure per accrescere le opportunità a disposizione di tutti. “Vi è un chiaro bisogno di rispondere a questo appello – ha dichiarato Annan – e numerosi studi hanno dimostrato i benefici degli investimenti nell’educazione, nella salute riproduttiva, nelle competenze professionali e nelle opportunità occupazionali per i giovani e per le loro comunità di appartenenza”. Per il segretario generale dell’ONU, tali benefici sono particolarmente significativi nel caso delle giovani donne che, in salute, educate e informate, sono meglio preparate a contribuire e a partecipare pienamente alla vita delle loro comunità di appartenenza. “Le decisioni dei giovani forgeranno il nostro mondo e le prospettive delle generazioni future – ha concluso Annan – tuttavia investire poco nei giovani significa che essi spesso mancano di risorse, di formazione o di informazioni per agire. In questa Giornata Mondiale dei popoli, invito tutti noi a riaffermare la nostra determinazione a promuovere i diritti umani e il benessere dei giovani e a collaborare con loro per costruire un mondo migliore”. (T.C.)

 

 

LA CAMPAGNA “CONTROL ARMS” DENUNCIA IL MANCATO RAGGIUNGIMENTO

DI UN ACCORDO PER IL CONTROLLO SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE DELLE ARMI LEGGERE ALLA CONFERENZA MONDIALE DELL’ONU SULLE ARMI DI PICCOLO CALIBRO

 

ROMA. = Grande sconcerto per il fallimento della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle armi leggere e di piccolo calibro viene espresso da Amnesty International, Oxfam International e Iansa (Rete internazionale d’azione sulle armi di piccolo calibro), promotrici della campagna “Control Arms”. La conferenza, terminata il 7 luglio, si è chiusa senza un accordo dei governi che vi hanno preso parte, sebbene la maggior parte di essi abbia sostenuto la necessità di più rigidi controlli sul commercio internazionale. L’incontro, si legge in un comunicato stampa di Amnesty International, è arrivato a un punto morto dopo che alcuni Paesi, tra cui Cuba, India, Iran, Israele, Pakistan e Usa, hanno manifestato una così forte contrarietà su una serie di punti-chiave da rendere impossibile qualsiasi accordo. “Durante le due settimane in cui si è svolta la conferenza, le armi di piccolo calibro hanno ucciso 12 mila persone, ha dichiarato Anna Macdonald, responsabile della campagna “Control Arms” per Oxfam International. Ora la campagna porterà la sua richiesta di più rigorosi controlli sulle armi all’Assemblea generale dell’ONU di ottobre. Alcuni governi hanno dichiarato di voler presentare una risoluzione al  primo Comitato dell’Assemblea generale, affinché vengano aperti negoziati per la preparazione di un Trattato sul commercio di armi, legalmente vincolante. La campagna “Control Arms” chiede ai governi di istituire tale Trattato e di concordare una serie di linee guida globali sulla vendita delle armi di piccolo calibro, in modo da fermare i flussi che alimentano le violazioni dei diritti umani e la povertà nel mondo. Oltre un milione di persone di 160 Paesi hanno sostenuto la campagna Control Arms aderendo alla petizione presentata al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, il 26 giugno, giornata inaugurale della Conferenza di New York. (T.C.)

 

 

I PROBLEMI DELL’UGANDA E I RISVOLTI DELLA GUERRA CHE DA VENT’ANNI

SCONVOLGONO IL PAESE STATI ILLUSTRATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 DALLA ONG ITALIANA AVSI. A DESCRIVERE L’ATTUALE REALTÀ SOCIALE

UN DOCUMENTARIO ED UN LIBRO

- A cura di Laura Forzinetti -

 

BRUXELLES. = Un seminario internazionale, organizzato a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, ha riportato alla ribalta la terribile realtà, passata e presente, che stanno vivendo le popolazioni del Nord Uganda. Grazie all’iniziativa dell’AVSI (Associazione Volontari per il servizio Internazionale), una ONG italiana presente da sempre in Uganda e impegnata a sostenere le popolazioni vittime di violenza, abusi e rapimenti e costretta ad abbandonare i villaggi e a vivere in campi dove tutto è insufficiente, anche l’acqua, nel corso del seminario è stato possibile toccare con mano la realtà di quelle regioni lontane. Un impressionante documentario di Monica Maggioni ha mostrato, con poche ma terrificanti immagini, la realtà: sullo schermo un bambino che parlava di quando era stato costretto ad uccidere un suo amico, reo di aver tentato la fuga. Ma, forse, ancora più toccante è stata la testimonianza di Agnes Gillian Ocitti, 25 anni, avvocato, rapita e fatta prigioniera dai ribelli a 14 anni, poi fortunosamente riuscita a fuggire. Corale è stato il ringraziamento anche da parte della Commissione europea - che sostiene con 20 milioni di euro l’aiuto umanitario allo sviluppo del Nord Uganda - per l’opera svolta dall’AVSI, tutta incentrata sul valore della persona umana. Roberto Fontolan, con il suo libro fresco di stampa “Un giorno nella vita del Nord Uganda”, ha ulteriormente colorito un quadro, dove - come ha sottolineato l’ambasciatore straordinario della Repubblica ugandese, Catena Apuli – bisogna far sì che da questa guerra ventennale possa nascere qualcosa di positivo, combattendo la povertà, alla base di tutti i conflitti africani. Per ora, però, la realtà - anche se si è aperto uno spiraglio che dovrebbe portare proprio in questi giorni alla normalizzazione - è ancora quella di villaggi abbandonati, di campi sovraccarichi di gente troppa impaurita per tornare a casa.

 

 

 

 

SABATO PROSSIMO A RIETI LA XIX EDIZIONE DEL PREMIO PENNA D’ORO.

 TRA I PREMIATI DI QUEST’ANNO IL PROF. MASSIMO TEODORI,

 LA GIORNALISTA GAIA SERVADIO E IL PAROLIERE MOGOL

 

RIETI.= Nella suggestiva cornice del Chiostro del Monastero di Santa Lucia di Rieti, il prossimo 15 luglio si terrà la 19.ma edizione del Premio Penna d’Oro 2006, a cura dell’associazione nazionale di Cultura nel Giornalismo. La cerimonia si svolgerà a partire dalle ore 21. La giuria, presieduta da Bruno Socillo e composta da Marco Antonellis, Rosario Galli, Marco Guzzi, Gian Franco Lami, Enrico Morbelli, Folco Quilici, Antonio Tajani, Gabriele Valci Mazara e Roberto Valentini, ha designato i vincitori del 2006. Per il settore “Politica internazionale”, verrà premiato il prof. Massimo Teodori, profondo conoscitore della società americana ed autore di numerosi libri in argomento. Per il settore “Letteratura” è stata designata vincitrice Gaia Servadio, illustre giornalista su testate italiane, inglesi e americane e affermata scrittrice di romanzi e poesie, oltre ad aver curato numerosi documentari per la BBC e per la RAI. Per il settore “Conoscenza”, riceverà il premio Giovanni Orsina, Direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi. Per il settore “Spettacolo”, il premio sarà assegnato quest’anno a Giulio Rapetti, in arte Mogol, il quale ha collaborato, oltre che con Lucio Battisti, con tutti i più grandi nomi della canzone italiana, componendo oltre 1.500 testi. Infine, per il settore “Sport”, è risultato vincitore Roberto Imbastaro, giornalista con al suo attivo numerose collaborazioni con varie testate radiofoniche, televisive e della carta stampata. (A.G.)

 

 

ENTRO IL 2011, NEGLI EMIRATI ARABI, IL PIÙ GRANDE MUSEO D’ARTE MODERNA DELLA FONDAZIONE GUGGENHEIM. A PROGETTARLO L’ARCHITETTO AMERICANO FRANK GEHRY

 

ABU DHABI.= Anche gli Emirati Arabi avranno un museo d’arte moderna e contemporanea della fondazione Solomon R. Guggenheim. Nata nel 1937 la fondazione ha dato vita alla sua prima galleria nel 1957, a New York, per poi aprire altre sedi a Venezia, Bilbao, Berlino e Las Vegas. Il museo sorgerà ad  Abu Dhabi, sull’isola naturale di Saadiyat. Progettato dal celebre architetto americano Frank Gehry, sarà il più grande fra gli altri cinque della fondazione. Il nuovo edificio sarà pronto entro il 2011. Le opere che saranno esposte rispetteranno la cultura della città che le ospiterà e l’eredità nazionale e islamica, ha fatto sapere in un comunicato la fondazione. “Il nostro obiettivo non è quello di andare allo scontro, ma puntare allo scambio culturale”, ha risposto il direttore della fondazione Thomas Krens, quando gli è stato chiesto come si potrà conciliare l’arte contemporanea con i valori musulmani. La collezione del nuovo museo Guggenheim Abu Dhabi (GAD), per la cui costruzione ci vorrà oltre un miliardo di dollari, vanterà opere d’arte contemporanea provenienti da tutto il mondo. La galleria sarà proprietà della Compagnia di Abu Dhabi per lo sviluppo turistico e l’investimento, mentre la Guggenheim si occuperà del programma del museo e delle collezioni. (A.Gr.)

 


=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 luglio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

L’Organizzazione terroristica Al Qaeda ha diffuso un nuovo agghiacciante comunicato via internet. Nel video, che comincia con immagini di Bin Laden, vengono mostrati i corpi mutilati di due soldati americani sequestrati e uccisi a giugno ‘per vendicare’ l’uccisione di una ragazza e di tre membri della sua famiglia, avvenuta a Mahmoudiya a marzo scorso. Sul piano politico, deputati sunniti hanno disertato stamani la riunione del Parlamento, convocato per discutere dell’ultima ondata di violenze a sfondo confessionale. Intanto anche oggi una serie di attentati ha colpito il Paese provocando almeno 20 morti. L’esercito governativo ha ucciso nove soldati e un capo locale di Al-Qaeda, a Kirkuk. Sempre nella capitale è stato rapito un console iracheno con sede in Iran.

 

Compiere un passo indietro per la salvezza di tutti i civili. Questo l’appello rivolto ad israeliani e palestinesi dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, di fronte al protrarsi degli scontri nella Striscia di Gaza. Annan chiede ancora una volta lo stop all’uso sproporzionato della forza da parte dello Stato ebraico, il rilascio del caporale israeliano Gilad Shalit e la cessazione del lancio di missili in Israele. Intanto il governo dello Stato ebraico ha dato il via libera all’inasprimento dell’offensiva militare per riportare a casa il soldato rapito. Oggi un miliziano palestinese è rimasto ucciso in un raid aereo nel nord della regione. Da parte sua, il capo politico di Hamas, Khaled Meshaal, da Damasco ha ribadito nuovamente che il soldato israeliano non verrà liberato se Israele non rilascerà a sua volta migliaia di prigionieri palestinesi.

 

La lista della violenza è sempre consistente in Afghanistan. Almeno 30 ribelli talebani sono stati uccisi oggi in un'operazione delle forze della coalizione internazionale nel sud del Paese. Intanto il segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, è giunto a Kabul per una visita a sorpresa. Incontrando il presidente afgano Karzai discuterà dell’escalation della violenza e del passaggio alla NATO delle operazioni militari nel sud del Paese. Il nostro servizio:

 

**********

Occorre fare di più per impedire l’infiltrazione di terroristi alla frontiera con il Pakistan. E’ quanto ribadito da Rumsfeld in conferenza stampa a margine della sua breve visita a Kabul. Ma la forza dei talebani - secondo il comandante delle forze americane - è legata anche alla lentezza con cui le istituzioni afgane contrappongono la loro forza. Serve quindi un maggiore apporto delle forze internazionali. Una necessità ribadita anche dal presidente Bush che in un’intervista al quotidiano ‘Il sole 24 ore’ ha invitato i parlamentari di Roma a confermare la missione italiana in Afghanistan. Intanto sul terreno il bilancio della violenza oggi è sempre massiccio: sono almeno 30 le vittime fra i talebani. Soprattutto nella zona meridionale, lo scenario si ripete ormai ogni giorno. A pagarne le spese è anche la popolazione civile. L’organizzazione umanitaria, Human Rights Watch (HWR), in rapporto pubblicato oggi denuncia gli attacchi, sempre più frequenti, della guerriglia contro le scuole, soprattutto quelle femminili: l’organizzazione americana ne ha contato più di 200 dall’inizio del 2005. Una situazione che, evidenzia il rapporto, mina le possibilità di un futuro migliore per un’intera generazione. Colpevoli di questo sono i talebani, che, in passato, quando erano al potere, vietavano l’insegnamento alle donne. Le milizie attive oggi hanno invece un atro obiettivo: colpire le scuole per indebolire le strutture del governo di Karzai. Tuttavia non manca una nota critica nei confronti della Comunità internazionale, che – afferma ancora il rapporto – “in Afghanistan si è mostrata tirchia in relazione alla sicurezza”. In questo quadro –conclude il documento - è facile per i ribelli “riempire il vuoto”.

**********

 

Il presidente iraniano Ahmadinejad si è scagliato ancora contro Israele affermando che “il furore” dei musulmani si intensifica e “presto esploderà”. Ahmadinejad ha aggiunto che le onde di questa esplosione “non saranno limitate alle frontiere della regione ma colpiranno i sostenitori di questo regime impostore”. Per il capo della repubblica islamica ha anche detto che “il regime sionista non è soltanto contro gli islamici ma anche contro l'intera umanità”.

 

Dal prossimo primo gennaio, la Slovenia adotterà ufficialmente l’Euro. Lo hanno stabilito oggi i ministri delle Finanze dell’Unione Europea. L’ex Paese comunista è il primo tra i 10 membri che sono entrati nell'Eurozona il primo maggio 2004.

 

Oltre 30 mila persone, tra le quali il procuratore del Tribunale Penale Internazionale, Carla del Ponte, hanno partecipato stamani alle celebrazioni per l’11.mo anniversario della strage di Srebrenica, in Bosnia. Era infatti l’11 luglio del 1995 quando i soldati serbo bosniaci uccisero almeno 8 mila musulmani nella località della Bosnia orientale, di fronte all’impotenza dei Caschi Blu olandesi, posti a presidio del territorio.

 

Il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha conferito ieri al fratello gemello, Jaroslaw, presidente del partito Diritto e Giustizia, l'incarico di formare il nuovo governo. Il premier designato ha due settimane di tempo per presentare la lista dei ministri e preparare il programma.

 

Oltre un milione di persone per le strade di Roma ha accolto ieri la nazionale italiana di calcio, vincitrice domenica a Berlino della coppa del mondo. La squadra è stata ricevuta a Palazzo Chigi dal premier, Romano Prodi, per poi giungere al Circo Massimo, per un vero e proprio bagno di folla. Giampiero Guadagni:

 

********** 

Una giornata indimenticabile per l’Italia e non solo per l’Italia calcistica. Nel pomeriggio di ieri l’arrivo della squadra all’aeroporto di Pratica di Mare, accolta da migliaia di persone e salutata dalle spettacolari evoluzioni delle Frecce tricolori. Entusiasmo alle stelle, quando dalle scalette dell’aereo il capitano Fabio Cannavaro ha alzato la Coppa del mondo. Ali di folla e decine di migliaia di persone hanno poi accompagnato il tragitto del pullman fino a Palazzo Chigi, dove il premier Prodi ha consegnato una medaglia d’argento ai protagonisti della spedizione tedesca. Dopo il momento istituzionale, l’apoteosi finale al Circo Massimo: un festosissimo bagno popolare, un milione di persone, una partecipazione straordinaria che restituisce freschezza e autenticità al calcio italiano, alle prese con un processo sportivo delicatissimo che vede coinvolti i club di primo piano. Qualcuno, dopo la vittoria mondiale, parla di amnistia, ma l’ipotesi non sembra per il momento trovare molti consensi.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

********** 

 

In Italia, nella vicenda del rapimento di Abu Omar il governo non farà ricorso al segreto di Stato. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Difesa, Giovanni Lorenzo Forcieri, rispondendo alla commissione Difesa e Affari costituzionali del Senato. “Le informazioni in nostro possesso - ha precisato - escludono un nostro coinvolgimento nella vicenda, quindi non si capisce quale segreto opporre”. Il sottosegretario ha poi aggiunto che l’Italia non è mai venuta meno al rispetto dello stato di diritto.

 

 

 

 

 

 

=======ooo========