RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 190 - Testo
della trasmissione di domenica 9 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Assegnato all’oculista giapponese
Kanai il Premio Nansen per
i rifugiati 2006
La Corea del Nord minaccia “guerra totale” se
ostacolata nel suo programma nucleare
Ancora sangue in Iraq: più di 40 le vittime in un
attentato a Baghdad, nel quartiere sunnita di Jihad.
I
presidenti delle due parti in cui è divisa l’isola di Cipro hanno raggiunto un
accordo per riavviare il processo di pace, interrotto dal 2004
9 luglio 2006
“AIUTARE
BENEDETTO
XVI LANCIA IL SUO MONITO DA VALENCIA, IN SPAGNA,
DOVE OGGI HA CELEBRATO
DEL V
INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
- A
cura di Roberta Gisotti -
“Con un grande abbraccio di pace” Benedetto XVI si è unito
stamani a tutte le famiglie del mondo, presenti a Valencia e collegate
attraverso i mezzi di comunicazione sociale da ogni angolo della Terra per
seguire in diretta
“Aiutare la famiglia”, ha ribadito oggi Benedetto XVI “è
uno dei più importanti servizi che si possono rendere al bene degli uomini e
della società”. Poi all’Angelus un importante annuncio: si svolgerà a Città del
Messico nel 2009 il prossimo VI Incontro mondiale delle famiglie.
Ieri pomeriggio la visita del Papa ai Reali di Spagna e
poi l’incontro con il capo del governo Zapatero, contestato platealmente dalla
folla, dopo aver anticipato la sua assenza alla celebrazione eucaristica
odierna. Messa cui hanno partecipato oltre al Re Juan
Carlos e la regina Sofia, i ministri degli Esteri e
della Giustizia in rappresentanza del governo spagnolo, il presidente della Generalitat di Valencia ed il Sindaco della città.
Il Rito è stata officiato da oltre 50 cardinali, 450 vescovi e 3 mila
sacerdoti.
Diamo dunque la parola al nostro inviato a Valencia,
Giancarlo
**********
(canto)
“Un messaggio di speranza che da Valencia voglio lanciare
a tutte le famiglie del mondo”. Con queste parole Benedetto XVI ha concluso il
V Incontro mondiale delle famiglie di Valencia, dando a tutti
appuntamento tra tre anni a Città del Messico, per continuare un cammino
di fede iniziato da Giovanni Paolo II nel 1994. Nella Santa Messa presieduta
nella vasta area della Città delle Arti e delle Scienze di fronte ad oltre 500
mila fedeli, così come nella Veglia della sera precedente, il Papa, che ha
utilizzato – come fece già il suo predecessore – il Sacro Calice custodito
nella Cattedrale, la stessa coppa utilizzata da Gesù nell’istituzione
dell’Eucaristia nell’Ultima Cena, ha tirato le somme di una intensa
settimana di dialogo tra le famiglie di tutto il mondo, cominciata con il
Congresso teologico pastorale su “La trasmissione della fede nella famiglia”.
Alla presenza della effigie della Virgen de Los Desamparados, tanto venerata dalla città di Valencia,
l’omelia del Santo Padre ha evidenziato ancora una volta che la famiglia
fondata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna è l’ambito ideale in cui
la persona può crescere e svilupparsi in modo integrale. E i genitori hanno il
diritto e dovere inalienabile di trasferire ai figli il dono della vita e il
patrimonio d’esperienza, introducendoli nella vita sociale alla luce
dell’esperienza di reciproco amore e, soprattutto, dell’incontro con Dio. Il
Santo Padre descrive in qualche modo la presenza nella famiglia di una
continuità ispirata alla fede e all’amore, che garantisce il trasferimento di
quelle tradizioni che rappresentano il collante di ogni comunità. Su tutti,
antenati, presenti e posteri, la mano paterna del Signore:
EN EL
ORIGEN DE TODO HOMBRE Y, PORT TANTO, EN TODA PATERNIDAD …
“Nell’origine di ogni uomo e, pertanto, in ogni paternità
e maternità umana è presente Dio Creatore. I coniugi devono accogliere il
bambino che nasce, come figlio non solo loro, ma anche di Dio che lo ama per
quello che è – ricorda il Papa –. Ogni atto generativo, ogni paternità e
maternità, ogni famiglia ha il proprio principio in Dio che è Padre, Figlio e
Spirito Santo”.
I genitori cristiani – continua il Santo Padre – sono
chiamati a dare un’attestazione credibile della loro fede e speranza, in modo
che la chiamata di Dio e
POR ESO, RECONOCER Y AYUDAR A ESTA INSTITUCIÓN ES UNO DE
LOS …
“Per questo riconoscere e aiutare questa istituzione è uno
dei più importanti servizi che si possono rendere oggi al bene comune e allo
sviluppo autentico degli uomini e della società, così come la migliore garanzia
per assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà della persona
umana”.
Nella Veglia, appena dodici ore prima, la definizione
della famiglia come “Chiesa domestica e santuario della vita”, unione fondata
sul matrimonio, esperienza d’amore e di responsabilità per genitori e figli,
bene necessario per i popoli e fondamento indispensabile per la società.
L’essere umano – dice Benedetto XVI – si realizza pienamente solo
quando fa dono sincero di sé agli altri e la famiglia rappresenta
proprio l’ambito privilegiato dove ogni persona impara a dare e ricevere amore.
Nella calda notte valenciana
rischiarata dalla imponente croce luminosa di
LA FAMILIA ES UNA INSTITUCIÓN INTERMEDIA ENTRE EL
INDIVIDUO …
“La famiglia è un’istituzione intermediata individuo e
società e niente può supplirla totalmente. Essa si fonda sulla profonda
relazione interpersonale tra marito e moglie, sostenuta dall’affetto e dalla
mutua comprensione. Il sacramento del matrimonio – dice il Papa – comporta una
vera vocazione alla santità. L’amore tra il padre e la madre offre ai figli una
grande sicurezza ed insegna loro la bellezza dell’amore fedele e duraturo”.
Ma nella società attuale le famiglie non possono essere
lasciate sole di fronte alla difficoltà, laddove c’è bisogno di stimoli
spirituali per fortificare la coesione del nucleo familiare. Fondamentale,
dunque, la parrocchia, le associazioni ecclesiali. Quindi, l’esortazione del
Papa ad avviare politiche sociali a favore della famiglia.
INVITO,
PUES, A LOS GOBERNANTES Y LEGISLADORES A REFLEXIONAR…
“Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere
sul bene che i focolari domestici in pace e armonia assicurano all’uomo, alla
famiglia, centro nevralgico della società. Oggetto delle leggi è il bene
integrale dell’uomo, la risposta alle sue necessità alle sue aspirazioni.
Dunque, la famiglia è un aiuto alla società di cui non ci si può privare”.
In conclusione l’affettuoso accenno del Papa ai nonni,
garanti dell’affetto e della tenerezza che ogni essere umano ha bisogno di dare
e di ricevere. Per nessuna ragione siano esclusi dall’ambito familiare. Essi –
dice ancora il Santo Padre – sono un tesoro che non possiamo strappare alle
nuove generazioni, soprattutto quando danno
testimonianza di fede all’avvicinarsi della morte. L’ultimo caloroso abbraccio
dei fedeli al Papa all’aeroporto di Valencia, prima di ripartire. Salutando le
autorità civili e religiose Benedetto XVI ha auspicato che questo incontro continui a risuonare come un canto gioioso d’amore, di vita
e di fede condivisa nelle famiglie, aiutando il mondo di oggi a comprendere che
l’alleanza matrimoniale, vincolo permanente tra l’uomo e la donna, è un grande
bene per tutta l’umanità. Un cammino, dunque, per le famiglie da percorre con consapevolezza e intensità. Il prossimo
abbraccio al Papa nel 2009 in terra messicana.
Da Valencia, Giancarlo
**********
Benedetto XVI ha lasciato Valencia circa un’ora fa e in
questo momento è in viaggio verso Roma, dove giungerà all’aeroporto di Ciampino
intorno alle 15.00. Come è consuetudine il Papa ha trasmesso un telegramma di
commiato al Re di Spagna, esprimendo “profondo riconoscimento” a tutte le
autorità e “all’amato popolo” di questo Paese “per le tante prove di vicinanza
e affetto”, mostrate in ogni momento, e confidando “con l’aiuto
dell’Onnipotente” che questa “Nazione prosegua il suo cammino di prosperità e pace
in consonanza con le sue nobili tradizioni e radici cristiane, che hanno
caratterizzato i suoi figlie durante i secoli”. Da
parte sua il Re Juan Carlos
ha ringraziato il Papa, in partenza all’aeroporto, per “le parola amabili e
sentite, cariche di affetto dedicate alla Spagna e agli spagnoli” oltre al
conforto offerto di fronte alla tragedia vissuta recentemente a Valencia
nell’incidente nella metropolitana, dichiarando l’orgoglio del suo Paese di
ospitare “giornate ed incontri della Chiesa con indubbio significato e
proiezione universali”
Un altro telegramma il Papa ha inviato al capo di Stato
italiano, Giorgio Napolitano, in vista del suo rientro a Roma, rivolgendo un
pensiero particolare a quanti anche in questo Paese “con generosità e spirito
di servizio operano per difendere la famiglia fondata sul matrimonio dalle
molteplici insidie che ne minano la stabilità”. Ricordiamo che stamani - nei
saluti dopo l’Angelus ai fedeli di lingua italiana presenti a Valencia - il Papa ha reiterato
l’appello a tutti gli italiani perché non disperdano “il patrimonio morale,
spirituale e sociale del Paese”.
Torniamo a Valencia con uno sguardo a Città del Messico,
meta del prossimo Incontro mondiale delle famiglie, una tradizione che si
rinnova dal 1993 per volontà di Giovanni Paolo II. Quale bilancio di questa
esperienza? Giancarlo
**********
R. – E’ una tradizione continua, una tradizione ancora
giovane, ma già piena di significato. Non soltanto si vede il popolo delle
famiglie, ma si vede anche l’attenzione che la Chiesa nel mondo intero ha verso
la famiglia, la consapevolezza che intorno alla famiglia si giochi una
questione decisiva non solo per la Chiesa, ma per l’umanità. La riuscita molto
felice di questa manifestazione è di buon auspicio per il futuro.
D. – Come vede la situazione della famiglia italiana?
R. – La famiglia italiana sta meglio comparativamente ad
altre famiglie in altri Paesi del mondo, anche a noi vicini. Anch’essa, però,
deve affrontare gravi difficoltà sia interne che esterne ed è importante per
questo che cresca nei coniugi la consapevolezza della loro missione.
**********
Da Valencia un messaggio di speranza per la famiglia, che
richiede però consapevolezza ed impegno da parte di tutti. Ce ne parla il
nostro direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, al
seguito del Papa:
**********
Le architetture modernistiche – diciamo pure: futuristiche
– della Città delle Arti e delle Scienze, hanno fatto da sfondo al grande
spazio inondato dal sole dove si è celebrata questa grande riunione di fede e
di preghiera intorno al Papa. Le famiglie cattoliche che testimoniano la loro
fede: famiglie normali, di tutte le età e di tutte le parti del mondo, famiglie
di persone che si vogliono bene, credono che Dio abbia fatto loro un grande dono,
quello di un amore fedele, capace di donarsi e di donare la vita, capace di accoglienza
e di solidarietà, e si impegnano a custodirlo e pregano perché Dio lo conservi.
Queste famiglie, per fortuna, sono molto numerose, e
l’incontro di Valencia lo dice. Dice che l’amore cristiano è possibile. Anche
coloro che non hanno conosciuto questo dono o lo hanno visto fallire sono oggi
molto numerosi; spesso ne soffrono profondamente. Molti di loro pensano anche
che l’affermazione della priorità della libertà individuale corrisponda meglio
alla situazione della società di oggi e di domani, piuttosto che l’insistenza
controcorrente sul valore della fedeltà e della stabilità. Quando era stata scelta Valencia per questo incontro, non si poteva
immaginare che la Spagna sarebbe diventata uno dei luoghi più drammaticamente
espressivi di questa situazione di alternativa davanti al futuro, per la
compresenza di una tradizione cattolica antica e di una legislazione orientata
in direzione profondamente diversa.
Le parole del Papa sono state chiare e serene. Dire ciò in
cui si crede è un dovere, per il Papa una missione. Non c’è intento polemico:
si tratta di far capire che cosa è veramente in gioco. E’ in gioco uno dei
luoghi fondamentali, anzi, il luogo più originario dell’esperienza dell’amore e
quindi della qualità e della bontà dei rapporti umani. E questo è un bene
troppo grande per tutti, per poterlo trascurare. Un bene da proteggere per oggi
e per domani, perché purtroppo la società può anche perderlo o vederlo
diventare così raro da considerarlo eccezionale e non più un punto di
riferimento comune.
La Chiesa, le famiglie cattoliche, tutte le persone di
buona volontà di ogni confessione e fede devono fare la loro parte. Al di là
della proclamazione di principio, c’è la pastorale quotidiana e la
testimonianza della vita. Quella, appunto, che nonostante le grandi difficoltà
permette di trasmettere valori positivi da una generazione all’altra, da una
persona all’altra.
Ci auguriamo che Valencia sia un messaggio di speranza per
tutti coloro che umilmente e concretamente, in ogni parte del mondo, si
impegnano perché l’amore trovi le vie per mantenersi e manifestarsi.
E’ questo, infatti, il segno che la persona umana è
immagine di Dio.
**********
IL
CORDOGLIO DEL PAPA PER LA TRAGEDIA IN SIBERIA.
UN
AEREO SI È SCHIANTATO IN FASE DI DECOLLO: ALMENO 150 LE VITTIME.
Il Papa in un telegramma si è detto “profondamente
rattristato” per la grave sciagura aerea accaduta a Irkutsk,
in Siberia, dove un aereo della compagnia russa ‘Sibir
Air’ è
uscito di pista in fase di atterraggio, schiantandosi contro un muro prima di
prendere fuoco. Il Santo Padre ha espresso la “sua spirituale vicinanza” alle
famiglie delle 150 vittime colpite dal “luttuoso avvenimento”. A bordo
dell’aereo, proveniente da Mosca, c’erano 200 passeggeri fra cui – secondo
alcune fonti – diversi bambini. Dalle prime informazioni, una quarantina di
persone con ustioni di diversa entità sono state ricoverate negli ospedali
dalla zona. A questi il Papa auspica “una pronta guarigione”. Il ministro dei
Trasporti russo, Igor Levitin, inviato sul posto dal
presidente Putin, ha indicato come possibile causa
dell’incidente le cattive condizioni della pista di atterraggio, bagnata per la
pioggia. Le ipotesi della procura sono di un guasto tecnico o un errore umano.
Le due scatole nere del velivolo, ritrovate intatte, verranno
analizzate nelle prossime ore.
=======ooo=======
9 luglio 2006
ISRAELE
RIFIUTA PROPOSTA DI TREGUA DEL GOVERNO PALESTINESE.
KOFI ANNAN,
PRECCCUPATO PER LA SORTE DEI CIVILI,
CHIEDE
L’IMMEDIATO INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI NELL’AREA
- La
testimonianza di Meri Calvelli -
Proseguono anche oggi le operazioni
delle Forze armate israeliane nella Striscia di Gaza. E mentre ieri il premier
israeliano, Olmert, ha rifiutato la proposta
palestinese per un cessate il fuoco, il segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto l’accesso
immediato degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite nell’area. Il servizio di
Eugenio Bonanata:
**********
E’ difficile stabilire con esattezza quante siano finora le vittime palestinesi e quante di esse siano
civili. La stampa israeliana parla di 50-70 vittime, quasi tutti terroristi,
mentre fonti palestinesi precisano che solo 20 erano coinvolti in azioni
militari. Intanto, sul piano politico, gode del pieno sostegno dei ministri israeliani
la linea dura adottata dal premier Olmert, che ieri
ha rifiutato la proposta dal premier palestinese, Haniyeh,
per un cessate il fuoco reciproco nella Striscia. Per Olmert
la parola d’ordine è una sola: proseguire fino alla liberazione del
soldato rapito due settimane fa. Da parte palestinese per risolvere la crisi occorre
invece un accordo globale in cui anche Israele deve concedere qualcosa ai palestinesi.
Il governo di Hamas, che ha annunciato un’intesa di principio fra il premier Haniyeh e le fazioni armate, vuole soprattutto conoscere se
e con quali condizioni Israele ha intenzione di liberare i detenuti
palestinesi. Sulla crisi è intervenuto anche il Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che si è detto
estremamente preoccupato
per la popolazione, ha chiesto ieri ad Israele di garantire l’ingresso
immediato di viveri e aiuti umanitari: un’azione urgente e necessaria per
fermare l’offensiva che colpisce i civili ormai da molti giorni.
Ma per un quadro sulla tragica situazione che vive la
popolazione palestinese, Francesca Sabatinelli ha
intervistato Meri Calvelli, operatrice umanitaria del
Centro regionale di intervento per la cooperazione (CRIC), che da quattro anni
si trova a Gaza:
R. – E’ un’emergenza grandissima: è dal 25 giugno che
siamo completamente sigillati dentro quest’area con
attacchi, bombardamenti eccetera. Non c’è assolutamente elettricità in tutta
l’area. Io sono tornata da una visita appunto a Betlaya,
dove l’Esercito si è ritirato; le famiglie mi hanno raccontato che in questi
tre giorni l’Esercito si era insediato nelle loro case, tutte le famiglie erano
state chiuse dentro un’unica stanza, senza elettricità, acqua e cibo
praticamente per tre giorni con – tra l’altro – decine
di bambini, e con l’Esercito sopra il tetto che si era creato delle postazioni
per sparare su chi si muoveva nell’area intorno.
D. – La popolazione civile come sta reagendo?
R. – Sembra incredibile, ma
questa popolazione purtroppo ormai è abituata da tantissimi anni a vivere in
queste condizioni di attacchi, riprese, attacchi e riprese. Quindi, stamattina
dentro questa zona completamente disastrata ho trovato la popolazione che stava
per l’ennesima volta all’opera per ricostruire, per riprendere una vita
“normale”. Certo, nel momento in cui vengono attaccati
fortemente lo leggi negli occhi dei bambini, lo leggi negli occhi della gente
che comunque è un continuo stress, è una continua paura e un continuo terrore
di quello che può loro accadere. Basti pensare che ieri tutti i giovani
dell’area che era sotto invasione sono stati
rastrellati e messi dentro una fossa in attesa delle perquisizioni e poi della
distruzione delle loro case.
D. – Per quanto riguarda la richiesta del premier Haniyeh di un cessate-il-fuoco
congiunto, ci sono i presupposti?
R. – Ci potrebbero essere se smettessero con le operazioni
militari: bombardano senza preavviso dal cielo, dal mare e poi da terra,
entrando con i carri armati, quindi direi che comunque dovrebbe essere più da
una parte, prima di tutto, il cessate-il-fuoco.
Dopo di che, effettivamente, la popolazione lo ha sempre voluto, lo ha sempre
dichiarato. Purtroppo, i presupposti potrebbero esserci se ci fosse soprattutto
la volontà di non voler distruggere completamente questa popolazione.
**********
In messico il nuovo presidente, felipe Calderon,
propone un governo di unità nazionale mentre i sostenitori di obrador, sconfitto alle elezioni presidenziali
di domenica scorsa,
scendono in piazza per contestare i risultati dello
scrutinio
- Con
noi il prof Marco Bellingeri -
In Messico, alla luce dell’esito delle Elezioni
presidenziali di domenica scorsa, più di 200 mila sostenitori del
candidato sconfitto, Lopez Obrador,
del Partito della rivoluzione democratica (PRD), hanno manifestato nel cuore
della capitale, Città del Messico, contestando i risultati che hanno assegnato,
con un margine minimo, la vittoria al candidato del Partito Azione Nazionale
(PAN), Felipe Calderon. Obrador, che ha ribadito l’intenzione di chiedere un nuovo
conteggio dei voti, ha chiamato i suoi elettori a una “marcia nazionale per la democrazia” che si concluderà
nella capitale il 16 luglio. Sono 900 mila le schede considerate nulle dal
Tribunale elettorale che avrà tempo fino al 6 settembre per proclamare ufficialmente
il Presidente eletto. Cosa ci dobbiamo aspettare dunque nei prossimi mesi?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Marco Bellingeri,
docente di storia dell’America Latina presso l’Università di Torino:
**********
R. - Un risultato di questo tipo ovviamente apre uno
scenario pieno di incognite. Bisognerà aspettare per vedere quali saranno le
posizioni che prenderà il PRD, il partito di López Obrador. Sicuramente ci sarà un ricorso al
tribunale elettorale, all’Istituto Federale Elettorale.
D. - Caldéron ha proposto un
governo di unità nazionale. Secondo lei ci sono le condizioni per farlo?
R. – Si. Credo che le condizioni ci siano, ma sono molto
particolari. La Gordillo che è la dirigente del Partido Revolucionario Institucional
(PRI) sembra
accettare questa proposta di Caldéron. Giustamente
Ester Gordillo ha detto che in realtà il grande
vincitore di queste elezioni è proprio il PRI perché evidentemente si mette
come centro delle alleanze politiche: tra l’altro l’alleanza fra PRI e PAN è
indispensabile perché ricordiamoci che queste elezioni vedono vincitore Caldéron con una percentuale molto molto bassa. Il Messico non ha mai attuato una
riforma costituzionale che permettesse un secondo
turno nel momento in cui il candidato vincitore non avesse raggiunto il 51%,
per cui è una situazione, che, anche dal punto di vista costituzionale, è molto ambigua. Il presidente, a conti
fatti, è stato eletto con il
20% delle preferenze dei votanti e non ha neanche la maggioranza
nelle camere.
D. - L’obiettivo comunque è quello di rilanciare la
competitività, la stabilità economica del Paese. Quali saranno le prime mosse
di Caldéron in questo senso?
R. - Per rilanciare la competitività del Messico e farlo
emergere da questa situazione di impasse
in cui si è trovato negli ultimi anni, secondo me c’è
un piano di riforme fondamentale da attuare. Ci sono deficit di infrastrutture,
c’è da intervenire sul settore elettrico, modernizzare il settore petrolifero.
Non credo che si parli di privatizzazione, di Pemex,
il monopolio pubblico del petrolio, che è l’asso portante poi dell’economia
estera del Messico.
D. - Il Messico avrebbe le potenzialità per assumere a
livello mondiale il ruolo di Paese emergente a fianco di Cina, India e Brasile?
R. - E’ già la decima potenza industriale del mondo. Per
cui assolutamente non marginale. In realtà i problemi del Messico sono quelli
di una crescita molto differenziata, molto disequilibrata,
e non tanto di una mancanza di crescita. Questo è un problema di tutti i Paesi
emergenti in generale. Certo le entrate petrolifere, che si manterranno
sicuramente molto alte per tutti i prossimi anni, permettono anche di attuare politiche
sociali che non sono solo quelle annunciate magari in chiave un po’ populista,
da Lopez Obrador. Le manovre
poi riguardano 7,5 miliardi di euro, che è una cifra assolutamente accettabile
per un Paese come il Messico. Ma Caldéron dovrà agire
anche per rafforzare il mercato interno.
D. - Quale sarà la politica messicana rispetto ai suoi
vicini? Penso a Venezuela, Bolivia Cuba, ma anche agli Stati Uniti…
R. – Sicuramente, come il Venezuela di Chavez,
le relazioni si manterranno abbastanza tese. Anche per l’aggressività che aveva
dimostrato Chavez con il governo di Fox e con il Messico in generale. Ricordiamoci che il
Messico è un Paese fortemente nazionalista. Credo
comunque che Caldéron dovrà rinegoziare con
l’Amministrazione Bush tutta una serie di problemi,
specialmente quelli relativi all’immigrazione. Questo non credo che lo avvicini
particolarmente ad alcune posizioni nordamericane che si sono dimostrate
fondamentalmente incapaci di affrontare i grandi nodi di questo ingombrante
vicino, che però per loro è fondamentale.
**********
=======ooo=======
9 luglio 2006
NULLA DI FATTO ALLA CONFERENZA SULLE ARMI
LEGGERE ORGANIZZATA DALL’ONU:
DOPO DUE SETTIMANE DI
LAVORI, ACCORDO IMPOSSIBILE TRA I DELEGATI
SU UN DOCUMENTO FINALE
NEW YORK. = Si è conclusa con un nulla di
fatto e senza alcun accordo su un documento finale la Conferenza delle Nazioni
Unite sulle armi leggere. Svoltosi al Palazzo di Vetro di New York dal 26
giugno al 7 luglio, l’incontro puntava a rinnovare gli sforzi per combattere il
traffico illegale di armi di piccolo taglio, ma le divisioni tra le Nazioni si
sono rivelate troppo profonde e i delegati hanno rinunciato a trovare un
accordo su un documento finale che elencasse le
minacce più serie legate al traffico di pistole, fucili e mitra e indicasse i
modi per combattere un commercio illecito che sfiora il miliardo di dollari.
Tra gli obiettivi della Conferenza, c’era anche la valutazione dei progressi
compiuti in questa direzione negli ultimi 5 anni, cioè da quando è stato varato
un programma d’azione per ridurre la vendita di piccole armi. Ma la scelta di
trovare un accordo unanime su ogni punto del documento finale si è rivelata
fatale, poiché molti membri dell’ONU si sono rifiutati di discutere la portata
del mercato di armi nel loro Paese. In particolare, ad opporsi alle proposte di
meccanismi internazionali che regolino la compravendita
di armi sono stati Cina, India, Iran e Pakistan, mentre gli Stati Uniti si sono
detti scettici, poiché il diritto alla difesa armata è previsto dalla
Costituzione americana. I delegati, comunque, torneranno a discutere le stesse
tematiche di fronte alla Commissione disarmo dell’ONU, dove non è richiesto il
consenso per un accordo, nella prospettiva di riuscire a redigere un trattato
che vincoli la comunità internazionale. (I.P.)
LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO E APERTURA DELLA FORMAZIONE AI VALORI
TRASCENDENTI: È L’AUSPICIO DEI VESCOVI ARGENTINI PER RIFORMARE
LA LEGGE SULL’EDUCAZIONE
NEL PAESE SUDAMERICANO
BUENOS AIRES. =
Vivo dibattito, in questi giorni, in Argentina per riformare la Legge
sull’educazione. La Chiesa cattolica del Paese, informa l’agenzia Fides, sta
discutendo la proposta presentata dal governo nazionale e spera che la futura
normativa rispetti la libertà di insegnamento, il ruolo sussidiario dello Stato
e l’apertura dei contenuti educativi ai valori trascendenti. Durante la
relazione sulle “Problematiche educative attuali”, presentata al Consiglio
professionale di Scienze economiche di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio,
arcivescovo della città, ha ribadito che i cambiamenti nel campo
dell’educazione non possono venire dalla carta, ma da “una rivoluzione del
cuore, un cuore che vede”. Se ciò non accade, ha aggiunto il porporato, “si
cambiano anche le cose, ma per il male”; per questo è quanto mai urgente
“ricostruire il patto educativo”. Gli ha fatto eco mons. Josè
Maria Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz: “Questa Legge
– ha detto – dovrà facilitare e garantire il pieno sviluppo dell’uomo come
persona, nella sua dignità, tanto nella dimensione fisica, spirituale e culturale,
quanto in quella religiosa”. Secondo il presule, l’educazione “deve essere un
servizio di perfezionamento integrale dell’uomo. Deve creare le condizioni che assicurino lo sviluppo di una società più giusta e solidale,
basata sui valori della pace, della libertà, dell’uguaglianza di opportunità e
capace di preparare i cittadini al servizio del bene comune”. In questo
contesto, ha sottolineato mons. Arancedo, un ruolo fondamentale
deve essere riconosciuto alla famiglia “come agente naturale e primario
dell’educazione, cioè prima di ogni legislazione. Questo spiega il diritto dei
genitori a decidere ed a contare sulle possibilità di educare i loro figli
secondo le proprie convinzioni etiche e religiose”. “La nuova legge – ha concluso
il presule – deve proteggere il futuro dei nostri giovani nel rispetto della libertà,
nello sviluppo della loro responsabilità e nella formazione di nuovi valori”. (I.P.)
IN ETIOPIA, Emergenza sociale per
malattie alla vista
che colpiscono 5 milioni di abitanti.
A LANCIARE L’ALLARME è la Orbis
International,
centro oftalmologico con sede a New York
NEW YORK. = Nella popolazione
etiope, composta da circa 75 milioni di abitanti, sono
quasi un milione le persone che hanno perso la vista ed altri 4 milioni sono
ipovedenti a causa di malattie che avrebbero potuto o potrebbero essere curate
facilmente. I dati, diffusi da ‘Orbis International’, un Centro oftalmologico
con sede a New York, descrivono l’Etiopia come uno dei Paesi al mondo con la
più alta percentuale di malattie dell’apparato visivo. La carenza di vitamina A, le pessime condizioni igienico-sanitarie,
l’impossibilità di curare infezioni sono i fattori principali che determinano
l’aggravarsi delle condizioni oftalmologiche della
popolazione. Sono i campi rurali e le aree periferiche le zone più colpite
dalle malattie. In questi luoghi, infatti, avere un medico a disposizione e
usufruire di un’adeguata educazione sanitaria di base sono cose molto difficili
da ottenere. Secondo un’indagine Orbis, la cataratta,
il glaucoma e il tracoma sono le principali malattie di cui soffrono gli
etiopi: tutte hanno come conseguenza la cecità. Gli esperti di Orbis hanno deciso di offrire il loro aiuto alle
popolazioni dei 70 Paesi colpiti dal male oculare e visivo, diventato ormai una
vera emergenza sociale. (A.G.)
PASSEGGIATA NELLO SPAZIO DI OLTRE 7 ORE
PER L’EQUIPAGGIO DELLO SHUTTLE ‘DISCOVERY’:
OPERAZIONE CONCLUSA CON SUCCESSO. LA MISSIONE VERRÀ PROLUNGATA
DI UN GIORNO PER CONSENTIRE ALTRI ESPERIMENTI
WASHINGTON. = Si è
conclusa con successo, ieri, la prima delle tre passeggiate spaziali previste
nel corso della missione del ‘Discovery’,
lo shuttle della Nasa in orbita da martedì. A
percorrere le vie del cielo, sono stati i due astronauti Mike
Fossum e Piers Sellers, che sono rimasti fuori dalla
navetta per 7 ore e 31 minuti, un’ora in più rispetto al programma. Gli
obiettivi della passeggiata, perfettamente raggiunti, erano due: fare alcune
riparazioni agli apparati della ISS, la Stazione spaziale internazionale a cui il Discovery è attraccato da
giovedì; e sperimentare se il braccio robot dello shuttle, allungato fino a
circa 30 metri grazie ad una sorta di protesi, può servire a raggiungere le parti
della navetta più nascoste. Visti i risultati positivi, la NASA ha già deciso
di prolungare da 12 a 13 giorni la missione del Discovery,
così da consentire a Fossum e Sellers
di compiere, mercoledì prossimo, un’ulteriore passeggiata e, forse, mettere in
pratica una nuova tecnica di riparazione delle piccole fessure che potrebbero
prodursi sullo scudo termico. (I.P.)
ASSEGNATO ALL’OCULISTA GIAPPONESE KANAI IL PREMIO NANSEN PER I
RIFUGIATI 2006. IN OLTRE 20 ANNI DI PROFESSIONE,
IL MEDICO HA AIUTATO PIÙ DI
100 MILA SFOLLATI IN TUTTO IL MONDO
BERNA. = Grazie a
lui, oltre 100 mila rifugiati in tutto il mondo hanno migliorato la qualità
della loro vita: si tratta del dottor Akio Kanai, un oculista giapponese che da oltre 20 anni si
dedica al controllo della vista e alla fornitura degli occhiali per gli
sfollati. Per questo, l’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati, ha deciso di assegnargli il Premio Nansen
per i Rifugiati 2006. Istituito nel 1954 e intitolato a Fridtjof Nansen,
il celebre esploratore norvegese e primo Commissario internazionale per i
rifugiati, il Premio viene assegnato ogni anno ad
individui od organizzazioni che si sono distinte nel loro impegno in favore dei
richiedenti asilo. “Il dono della vista è prezioso – ha affermato l’Alto
Commissario ONU per i Rifugiati, António Guteress – la sua cura costituisce un’enorme differenza
nella vita delle persone, rendendo possibile a bambini ed adulti avere
un’istruzione e uscire dalla marginalità”. Il dottor Kanai,
riferisce l’agenzia Fides, ha iniziato la propria attività umanitaria di
oculista in Thailandia nel 1983 con i rifugiati indocinesi, molti dei quali
avevano rotto o perso i propri occhiali durante la fuga dal loro Paese
d’origine. La collaborazione del medico giapponese con l’UNHCR, invece, è
cominciata l’anno successivo e da allora l’uomo ha svolto oltre 24 missioni
umanitarie per aiutare rifugiati e sfollati in Nepal, Thailandia, Azerbaijan e Armenia, durante le quali ha donato più di 108
mila paia di occhiali, ha fornito equipaggiamento ottico, versato contributi in
denaro e svolto attività di formazione del personale medico locale. Il Premio Nansen prevede l’assegnazione, da parte di Norvegia e
Svizzera, di una somma di 100 mila dollari da utilizzare per un progetto in
favore dei rifugiati scelto dal vincitore, e sarà consegnato ufficialmente
all’inizio di ottobre a Ginevra, durante la riunione annuale dell’ExCom, il Comitato esecutivo dell’UNHCR. (I.P.)
=======ooo=======
9 luglio 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata-
La Corea del Nord è pronta ad una ‘guerra totale’ se
ostacolata nel suo programma nucleare. E’ la nuova minaccia del leader del
Paese asiatico, Kim Jong-Il,
che ha precisato: “Non faremo alcuna concessione agli Stati Uniti”, dopo i test
missilistici dei giorni scorsi. Intanto, in caso di minaccia nucleare diretta,
il Giappone ha rivendicato il diritto di attaccare la Corea del Nord al fine di
garantire la sicurezza alla popolazione. Il ministro degli Esteri di Tokyo,
Taro Aso, ha sostenuto questa possibilità nonostante
la costituzione pacifista giapponese vieti il ricorso alla forza militare. Dal
canto suo la Corea del Sud ha invitato invece il Giappone ad un atteggiamento
più cauto. Infine, mentre il Consiglio di sicurezza dell'ONU lavora ad una
risoluzione di condanna di Pyongyang per i lanci
missilistici, la Flotta statunitense ha rafforzato la sua presenza nel mare
giapponese.
L’India ha effettuato oggi il lancio-prova di un missile
nucleare a media gittata capace di raggiungere le città cinesi di Pechino e
Shanghai. Lo hanno annunciato i responsabili della Difesa indiani, precisando
che il test è stato effettuato a circa 200 chilometri a nord-est della capitale
dello Stato di Orissa.
Non si arresta la spirale di violenza in Afghanistan. Un
soldato della coalizione internazionale e 10 ribelli taleban
sono rimasti uccisi tra ieri e oggi nel corso di diversi scontri nel sud del
Paese. In questo modo sale a 50 il numero dei soldati della coalizione uccisi
nel Paese dall’inizio del 2006.
In Iraq, sono almeno 42 i morti nell’attentato avvenuto
stamani a Baghdad, nel quartiere sunnita di Jihad. L’attacco è scattato dopo che, la notte scorsa,
un’autobomba lanciata contro una moschea sciita aveva ucciso tre persone. Per
rappresaglia, i guerriglieri sciiti hanno organizzato un finto posto di blocco
ed hanno colpito a morte 20 persone. Subito dopo, si è scatenata una battaglia
che ha provocato altre 20 vittime. Intanto, secondo fonti
militari irachene, sarebbe stato catturato il numero due dell’Esercito
islamico, l’organizzazione terroristica che nel 2004 rivendicò l’uccisione del
giornalista italiano Enzo Baldoni. L’uomo, Alì Najm Abdallah
è stato arrestato stamattina dalle Forze speciali irachene nei pressi di Kirkuk.
I presidenti delle due parti in cui è divisa l’isola di
Cipro, il greco-cipriota, Tassos
Papadopoulos, ed il turco-cipriota Mehmet Ali Talat, hanno raggiunto
un accordo per riavviare il processo di pace, interrotto dal 2004. L’incontro
di ieri, svoltosi sotto l’egida dell’ONU, ha stabilito che i colloqui
partiranno a fine luglio ed avranno un primo periodo di bassa intensità, in cui
sarà toccata una serie di problemi preliminari legati al conflitto, con la prospettiva
di sfociare in trattative di pace vere e proprie. I due leader non si incontravano
dall’aprile del 2004, quando un piano di riunificazione graduale dell’Isola,
proposto dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, fu sottoposto a referendum in tutta l’Isola e
approvato solo dalla parte turca. L'esito del referendum fece entrare
nell’Unione europea una Cipro divisa (entrò infatti
solo la parte greca), lasciando aperta una vecchia ferita nel cuore
dell'Europa. La questione si erge come un serio ostacolo nelle trattative per
l’ingresso della Turchia nell’UE, avviate lo scorso ottobre, nelle quali è
cresciuta la pressione su Ankara affinché riconosca il governo greco-cipriota e apra i suoi porti e aeroporti
alle merci greco-cipriote.
La magistratura messicana ha prosciolto l’ex presidente, Luís Echeverría, accusato di genocidio
per il suo ruolo nella strage di Tlatelolco, avvenuta
a Città del Messico, il 2 ottobre 1968. L’ex presidente, ora 84enne, era stato
accusato una settimana fa del massacro degli studenti nella capitale messicana
e posto agli arresti domiciliari per ragioni di età e di salute. Secondo il suo
legale, il magistrato ha sentenziato che l’ex presidente messicano non può
essere processato perché il crimine di genocidio è “caduto in prescrizione”.
Nel Paese Latinoamericano il termine per la prescrizione di questo reato è di
30 anni, tuttavia l’accusa sosteneva che Echeverría
aveva goduto dal 1968 al 1976 di uno stato di immunità, per
cui la scadenza del termine doveva essere posticipata.
In Somalia è di almeno 12 morti il bilancio delle vittime
causate dagli scontri a fuoco scoppiati oggi a Mogadiscio, tra miliziani delle
corti islamiche e uomini fedeli agli sconfitti Signori della guerra. Lo
riferiscono testimoni e fonti dei miliziani. Si tratta degli scontri più
pesanti da quando il 5 giugno scorso gli islamici
hanno strappato il controllo di Mogadiscio
ai Signori della guerra appoggiati dagli Stati Uniti.
Un fallimento della giustizia. Così il governo del Rwanda
definisce la sentenza del Tribunale internazionale che ieri ha dimezzato in
appello la pena contro l’ex comandante, Samuel Imanishimwe,
accusato di crimini contro l’umanità durante il genocidio del 1994, quando
furono sterminati 800 mila tra Tutsi e Hutu. L’ex comandante, dovrà scontare 12 anni di carcere
anziché 27, come stabilito dalla prima sentenza.
Nella Repubblica democratica del Congo,
sono stati liberati i cinque caschi blu nepalesi tenuti in ostaggio da cinque
settimane da miliziani nella regione dell’Ituri, nel
nord est del Paese. Lo ha reso noto la Commissione ONU presente nell’area.
Intanto nella capitale Kinshasa un giornalista congolese è stato ucciso da
sconosciuti armati ieri nella sua abitazione. Il giornalista, che aveva da poco
pubblicato un articolo molto critico nei confronti del governo, aveva già
subito un attentato a marzo. L’omicidio è avvenuto a meno di un mese dalle
prime elezioni libere, politiche e presidenziali, nel Paese. Solo pochi giorni
fa gli ambasciatori dei Paesi donatori in visita in Congo avevano chiesto
ufficialmente al governo di rispettare la libertà di stampa nel Paese.
In Italia, altri inviti a comparire saranno emessi presto
dalla Magistratura milanese che indaga sul sequestro dell’ex imam di Milano, Abu Omar. Si
tratta di altri appartenenti al SISMI, dopo Mancini e Ciorra, ai quali verrebbe contestato il concorso nel
sequestro. Indagati anche i funzionari Maurizio Regondi,
Lorenzo Pillinini e Marco Jodice,
all'epoca dei fatti capi centro a Milano, Padova e Trieste. Il ministro della
Difesa, Parisi, ha precisato che non è in discussione
il vertice del SISMI.
C’è grande attesa per la finalissima di stasera a Berlino
fra Italia e Francia che conclude i Mondiali 2006. Il Presidente della
repubblica italiana, Giorgio Napolitano, è giunto in
mattinata nella capitale tedesca. Il presidente parteciperà ad un ricevimento
insieme con i politici che stasera saranno presenti allo stadio di Berlino: il
presidente francese, Jaques Chirac,
l’omologo sud africano, Thabo Mbeki,
quello tedesco Horst Köhler
e il numero uno del palazzo di Vetro, Kofi Annan.
=======ooo========