RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 189 - Testo
della trasmissione di sabato 8 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Convegno
in Ghana sulla liturgia in Africa
In
aumento in Italia i sacerdoti stranieri nelle chiese locali
Ancora 4 morti per un’incursione israeliana a
Gaza. E Hamas chiede un cessate il fuoco reciproco
Crisi nordcoreana: gli
Stati Uniti chiedono a Pyongyang di tornare ai negoziati
8 luglio 2006
IL
PAPA A VALENCIA PER IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE.
IL
TERZO VIAGGIO INTERNAZIONALE DI BENEDETTO XVI E’ INIZIATO CON L’OMAGGIO ALLE
VITTIME DELL’INCIDENTE DELLA METRO
DELLA CITTA’ SPAGNOLA.
ACCOGLIENZA
ENTUSIASTA DEI FEDELI DI VALENCIA, MENTRE CRESCE L’ATTESA
PER LA VEGLIA DI STASERA CON LE FAMIGLIE DI
TUTTO IL MONDO
Il Papa è a
Valencia per incontrare le famiglie del mondo, chiamate a trasmettere la fede
alle nuove generazioni: con questo spirito, è iniziato stamani il terzo viaggio
internazionale di Benedetto XVI, il primo in terra spagnola. L’aereo del
Pontefice è arrivato a Valencia intorno alle 11.21. Qui, ad attenderlo, oltre
ai Reali di Spagna e alle massime autorità dello Stato, anche una folla di fedeli entusiasta. Cresce intanto l’attesa alla Città
delle Arti e delle Scienze di Valencia dove il Papa si recherà stasera per la
conclusione del V Congresso Mondiale delle Famiglie. Ma le prime ore di
Benedetto XVI nella città spagnola hanno già offerto momenti di grande emozione
e commozione come ci riferisce, in diretta da Valencia il nostro inviato,
Giancarlo La Vella:
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“Benedicto amigo
la familia esta contigo – Benedetto amico la famiglia sta con te”. E’ uno
spirito di gratitudine quello con cui le famiglie di tutto il mondo, riunite a
Valencia per il V° Incontro mondiale, incontrano il
Papa. La frase, una delle tante tratta dagli striscioni
che tappezzano i moderni palazzi della città spagnola, dà subito il senso di
questo evento che giunge a conclusione di una settimana di dibattiti e di
confronti sulla realtà familiare dei cinque continenti, avvenuti nel corso del
Congresso teologico-pastorale dal medesimo titolo
dell’incontro “La trasmissione della fede nella famiglia”. Ma bisognerebbe dire
anche la trasmissione della fede alla famiglia e dalla famiglia, nel senso che
questo che è il nucleo primario e fondamentale di ogni società fa da trait d’union per la promozione dei valori
cristiani al singolo e alla società stessa. Appena giunto all’aeroporto Manises di Valencia, il Pontefice ha ricevuto l’indirizzo
di benvenuto da parte del Re Juan Carlos
di Borbone. Il sovrano, accompagnato dalla consorte
Regina Sofia, ha ringraziato Benedetto XVI per la sua presenza in terra
spagnola e per le parole di consolante cordoglio inviate in occasione
dell’incidente alla metropolitana di Valencia. Al tragico evento il Papa ha
dedicato un momento di preghiera proprio alla stazione del Jesus:
un sentito e doveroso fuori programma nel corso del quale il Papa è stato
acclamato dai numerosissimi fedeli accorsi a salutarlo. Il senso delle prime
parole pronunciate dal Papa, rispondendo al saluto di Juan
Carlos all’aeroporto valenciano,
si può riassumere nel motivo della Sua presenza a questo V Incontro Mondiale
delle famiglie.
MI DESEO ES PROPONER
EL PAPEL CENTRAL, PARA LA IGLESIA Y…
“Il mio desiderio – ha detto il Papa – è proporre il ruolo
centrale, per
Infine, un sentito ricordo di Karol Wojtyla, venerato
predecessore e grande amico della Spagna che convocò questo incontro.
Accompagnato da due ali ininterrotte di folla, Benedetto XVI, come abbiamo
anticipato, è giunto sul luogo del disastro di alcuni giorni fa costato la vita
a 42 persone e, tra commozione ed entusiasmo, si è raccolto in preghiera.
Quindi la visita all’antica Cattedrale di Valencia, dedicata alla Vergine
dell’Assunzione, nella quale è custodito il Santo Calice che, secondo la
tradizione, è la stessa coppa che Gesù utilizzò nell’Ultima Cena per
l’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia. Subito dopo, la visita alla
vicina Basilica della Virgen de los
Desamparados, Nostra Signora degli Abbandonati, che
custodisce una statua lignea della Madre de Deu del
XV secolo. In questa tappa il Papa ha donato un calice al presidente della
Conferenza Episcopale spagnola, mons. Blazquez, al
quale ha anche consegnato una lettera indirizzata a tutti i vescovi locali.
Benedetto XVI ha ringraziato i presuli che attraverso la loro sollecitudine
hanno consentito un clima ideale per questo incontro mondiale. Poi l’invito del
Papa ai vescovi: ricevere i frutti dello stesso incontro per proseguire
un’incessante e incisiva pastorale familiare nelle rispettive diocesi che
faccia entrare – scrive il Papa – in ogni casa il messaggio evangelico che
fortifica e dà nuove dimensioni all’amore, aiutando così a superare le difficoltà
che trova nel cammino. Nella piazza antistante la basilica, il Papa torna
ancora sui valori della famiglia, prima della recita dell’Angelus, nel saluto
ai seminaristi spagnoli accompagnati dai loro familiari:
EL AMOR, ENTREGA Y
FIDELIDAD DE LOS PADRES, ASI’ COME…
“L’amore consegna e fedeltà dei genitori così come la
concordia della famiglia è l’ambiente propizio affinché si ascolti la chiamata
divina e si accolga il dono della vocazione”.
Infine il saluto alla Virgen in
lingua valenciana: “Proteggici giorno e notte in
tutte le necessità, poiché siete Vergine Maria, Madre degli Abbandonati”.
Una visita, dunque, già intensa e ricca di emozione e
significati che proseguirà nel pomeriggio con la visita di cortesia ai reali di
Spagna e con l’incontro con il premier Zapatero. Poi stasera dalle ore 21.00, a
conclusione di questa prima giornata, la veglia con le famiglie nella Città
delle arti e delle scienze, momento di festa e di testimonianza.
Da Valencia, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.
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E ieri, intanto, si è concluso a
Valencia il Congresso teologico pastorale sulla famiglia. Grande soddisfazione
per l’esito dell’evento è stata espressa dal vescovo ausiliare di Valencia,
mons. Enrique Benavent Vidal. Il Congresso ha avuto per atto
conclusivo una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della congregazione per i vescovi. Allo stesso porporato,
uno dei nostri inviati a Valencia, Davide Dionisi, ha
chiesto un bilancio del Congresso:
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R. - Un Congresso davvero molto interessante per i vari
temi che sono stati sviluppati e per l’entusiasmo in
tutti i partecipanti nell’impegno per la famiglia.
D. – Qual è stato, secondo lei, il valore aggiunto di
queste giornate di studio e di riflessione?
R. – Il fatto che a questo Incontro mondiale della
famiglia venga il Papa ha reso molto interessante questo
Congresso e molto intensa la partecipazione. Direi inoltre che in questo
Congresso era presente anche Giovanni Paolo II. Era
stato, infatti, proprio a lui a scegliere Valencia come sede di questo
Congresso.
D. – Come rendere ancora più fruttuosa l’esperienza
maturata in questi giorni?
R. – Credo che da questo Congresso
vengano fortificati, anzitutto, i vari Movimenti che
hanno partecipato. Vengano, in un certo senso, rafforzati nel loro impegno ad
occuparsi della famiglia, a difendere la famiglia, che oggi è minacciata da
correnti di pensiero e da stili di vita, ma minacciata anche da legislazioni.
Da questo Congresso nasce l’impegno a difendere la famiglia.
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Il 54% degli
iscritti al Congresso - informa l’agenzia AVAN, organo informativo
dell’arcidiocesi di Valencia - provenivano dalla Spagna; il 16% da altri Paesi
d’Europa; il 5% dall’Africa. Proprio sull’importanza della famiglia nella vita del
continente africano, Giancarlo La Vella ha
intervistato don Valerio Shango,
portavoce in Italia dei vescovi del Congo:
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R. - Nella sua complessità ritengo che la famiglia sia
quella che dà speranza al continente africano, soprattutto per quanto riguarda
il cambio generazionale. Si tratta, infatti, di un continente molto giovane. Si
spera solo che le nostre nuove generazioni, questi figli che nascono, possano
vivere in un’Africa migliore, un’Africa caratterizzata dalla pace, un’Africa di solidarietà e
di amore. Ecco perché l’Africa tiene veramente alla famiglia.
D. – La violenza, la miseria sono problemi che colpiscono
vari Paesi dell’Africa. Può la famiglia aiutare a superare questi problemi?
R. – Sicuramente sì. Parlando dell’Africa sub-sahariana,
noi affermiamo il carattere di non violenza del popolo bantù.
L’Africa ama fondamentalmente la vita, ama la pace e quindi penso che
dall’amore per la vita, dall’amore per la pace, si possa trovare una risposta
al problema della miseria. Ecco perché gli africani respingono fortemente le
guerre e specialmente la vendita delle armi.
D. – Il significato di questo incontro con il Papa?
R. – E’ un incontro di speranza. Il sentire dal Santo
Padre riaffermare che la famiglia è quella voluto da Dio, che l’unione tra un
uomo e una donna crea una famiglia, aperta alla vita, riguardo all’Africa, fa
sì che la famiglia si senta confortata e consolata. L’Africa si sente bersagliata
dai mass-media e la presenza del Papa a questo Incontro vuole anche ridare un
certo peso a questa serenità che la famiglia deve vivere e portare anche un sostegno
che la famiglia attende dai vari governi.
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Ma come stanno
vivendo le famiglie riunite a Valencia il loro V Incontro mondiale e la visita
del Papa a Valencia? Ecco alcune testimonianze raccolte dal nostro inviato,
Giancarlo La Vella:
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R. - Penso che sia un incontro
importante, è anche importante partecipare per far vedere che la famiglia
ancora in Europa è forte. Seguire il Papa è importante perché è la nostra luce,
è colui che ci dà un indirizzo nella fede.
D. - E’ difficile promuovere oggi
la famiglia?
R. - Per noi no, ma abbiamo
un’esperienza di tanti anni di fede alle spalle. Per noi non è difficile perché
ci siamo già preparati al matrimonio, in un certo modo è stato l’inizio di un
qualcosa che era già cominciato. Certo gli attacchi
sono tanti, anche i giudizi, però siamo riusciti ad organizzarci.
D. - Trasmettere la fede nella
famiglia è il
tema del V Incontro di Valencia. In che modo vivete questo aspetto?
R. - Noi intanto la fede la
abbiamo ricevuta dalla Chiesa anche facendo un cammino di fede. Facciamo parte
del cammino neocatecumenale. Ecco, all’interno della
parrocchia ci hanno donato questa fede, e anche noi cerchiamo di ridonarla ai
figli. Quindi far presente Dio, Cristo, all’interno della famiglia.
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Come di
consueto in occasione dei viaggi internazionali, il Pontefice ha inviato, alla
partenza, un telegramma al presidente della Repubblica italiana. Nel messaggio
a Giorgio Napolitano, il Papa invoca sull’Italia “copiosi doni di lungimiranza
affinché continui a tutelare con ogni sforzo l’istituto familiare cellula fondamentale
della società”. Dal canto suo, il presidente ha risposto che l'attenzione
riservata dal Papa alla famiglia riveste “un alto significato per il popolo italiano”.
“La famiglia – scrive Napolitano nel telegramma a Benedetto XVI - costituisce,
da sempre, il nucleo basilare” della società italiana e il suo “prezioso ruolo
è riconosciuto e salvaguardato dalla Costituzione repubblicana”. Al momento
della partenza dall’aeroporto di Fiumicino, attorno alle 9.45 di stamani, il
Papa è stato salutato dal vicepremier italiano,
Francesco Rutelli.
NOMINE
In Camerun, il Papa ha nominato vescovo di Kumbo padre George Nkuo, del clero
di Buéa, segretario diocesano per l’Educazione
Cattolica.
In Perù, il
Pontefice ha nominato vescovo coadiutore della Prelatura
Territoriale di Moyobamba padre Rafael Escudero López-Brea, del clero
dell’arcidiocesi di Toledo in Spagna, finora vicario generale e parroco della
Cattedrale di Moyobamba.
Il Papa ha nominato membri del Supremo Tribunale della
Segnatura Apostolica il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione
Cattolica, e i monsignori Raymond Leo Burke, arcivescovo di Saint Louis
e Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il dettagliato resoconto del
pellegrinaggio di Benedetto XVI a Valencia in occasione del quinto Incontro
mondiale delle famiglie.
Servizio estero - Corea del Nord: il Giappone
determinato a chiedere la condanna del regime di Pyongyang;
Russia e Cina contrarie alla risoluzione presentata al
Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "L'impulso di Pio II alla 'rinascita'
dell'arte": in occasione del sesto centenario della nascita, una mostra
tra Siena e Pienza e un volume celebrano la figura di
Enea Silvio Piccolomini.
Servizio italiano - In rilievo sempre la questione
degli incidenti sul lavoro.
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8 luglio 2006
IL
RUOLO DELLO STATO NEI PROCESSI DI LIBERALIZZAZIONE PER TUTELARE
I DIRITTI UNIVERSALI E PROMUOVERE
PUNTARE OLTRE CHE ALLA CRESCITA ECONOMICA AL
REALE BENESSERE DEI CITTADINI
- Intervista con Laura Ammannati -
Liberalizzazione:
una parola che suscita opposte reazioni di entusiasmo o di avversione quando viene evocata o praticata dai governi, come sta avvenendo in
questi giorni in Italia. Un termine che è trasversale rispetto agli
orientamenti politici di destra e di sinistra e che accende gli animi di grandi
speranze o di forti preoccupazioni. Ma cosa significa, sulla carta,
liberalizzare servizi pubblici e privati e quali sono gli orientamenti in
ambito europeo? Roberta Gisotti ne ha parlato con la
professoressa Laura Ammannati, ordinario di
Diritto dell’Economia all’Università di Siena:
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R.- C’è una tendenza
a livello generale, comunitario,
e quindi europeo, ad una progressiva liberalizzazione, sia per quanto riguarda
i servizi pubblici cosiddetti a rilevanza economica, che sono l’energia
elettrica, il gas, le telecomunicazioni, i trasporti ferroviari etc; sia per quanto riguarda i servizi pubblici di tipo
sociale, dall’assistenza agli anziani e ai disabili, agli asili nido, e così
via.
D. - Ma in un’economia liberalizzata quale ruolo spetta
allo Stato?
R. – Allo Stato spetta - direi - un ruolo molto importante
perché deve fissare le regole che poi gli operatori privati o anche pubblici,
ma che si comportano come privati, devono seguire nell’esercitare le loro
attività. E chiaramente queste regole devono essere pensate per
essere efficienti da un punto di vista economico, ma anche per tutelare gli utenti, i consumatori,
in particolare modo le fasce più deboli. Si tratta di garantire quello che si
chiama il ‘servizio universale’,
che deve essere fornito a tutti gli utenti ad un prezzo accessibile, senza che
nessuno possa risentire dei danni di un passaggio da un’economia centralizzata,
pubblica ad un’economia invece maggiormente liberalizzata e decentrata.
D. – Ma quali incognite prevede la liberalizzazione? Ad
esempio vendere medicine al supermercato potrà sicuramente ribassarne i prezzi ma forse aumentare la mortalità per abuso di farmaci, così come avviene negli Stati
Uniti; o permettere ai grandi centri commerciali di proliferare potrà
sicuramente incrementare il loro giro di affari ma forse anche procurare la
chiusura dei negozi al dettaglio, privando i cittadini di servizi di prima
necessità o anche ridurre la socialità nei quartieri o avere altre conseguenze.
Chi penserà a questo tipo di incognite?
R. - I problemi che lei pone sono problemi assolutamente
cruciali. Indubbiamente la crescita della grande distribuzione porta ad una
modificazione proprio del tessuto urbano che produce un cambiamento nei
costumi, nel modo di vivere sociale su cui credo bisogna riflettere. E penso
anche che sia un compito effettivamente delle collettività locali di portare
l’attenzione su questi aspetti.
D. - Bisogna quindi sapere che liberalizzare avendo solo
presente l’incremento del mercato e il risparmio nel nostro portafoglio non
significa sempre migliorare la qualità della vita. Mi chiedo se uno Stato
invece non debba porsi anche l’obiettivo di migliorare il benessere dei
cittadini…
R. - Credo che liberalizzare non significhi abbandonarci
completamente ad un’onda che non possiamo governare e credo che invece il
mercato debba essere governato.
D. - Quindi la via giusta è quella di una liberalizzazione
governata da principi che guardano al benessere della persona…
R. - Io ritengo che sia assolutamente centrale che il
governo dei processi economici sia fatto con regole che hanno presente non solo
l’oggi ma anche il domani o forse anche il domani l’altro. E’ importante
soprattutto costruire anche una cultura in cui si abbiano
presenti sia i problemi dell’efficienza economica ma anche i problemi di quella
che è la crescita umana, culturale dei giovani e quindi poi della società
civile nel suo complesso.
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CIRCA 500 TEOLOGI MORALI CATTOLICI
DI 60 PAESI DISCUTONO DA OGGI A PADOVA
DI ETICA TEOLOGICA, DISCERNIMENTO
MORALE E SFIDE DEL PLURALISMO
- Intervista con Enrico Chiavacci -
Un confronto tra culture diverse e di respiro
internazionale che vede protagonisti i teologi morali cattolici. E’ quello che
inizia oggi a Padova, dove, fino a lunedì, si svolge il primo congresso mondiale
dei teologi morali cattolici. Circa 500 i partecipanti provenienti da 60 Paesi
diversi. Tiziana Campisi ha intervistato uno dei
relatori, Enrico Chiavacci, prof. emerito di teologia morale della facoltà
teologica dell’Italia centrale e parroco a Firenze:
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R. – Questo congresso è proprio un confronto tra culture
diverse, cioè discuteremo di come in aree culturalmente diverse si affrontano i
temi della teologia morale da parte dei teologi cattolici. E’ qualcosa di
completamente nuovo. Temi fondamentali sono l’ermeneutica e le fonti dell’etica
teologica; il secondo tema riguarda il ‘sensus fidelium’ e il
discernimento morale - che naturalmente è legato a questo ‘sensus
fidelium’ - come viene visto nella sua rilevanza per
decisioni morali nelle varie aree culturali abituate a filosofie, a visioni del
mondo - anche a visioni della vita sociale - diverse tra di loro. Il terzo tema
è la sfida del pluralismo per la futura teologia morale. Quarto ed ultimo tema
è la globalizzazione e la giustizia.
D. – A proposito del discernimento morale nei credenti,
quanto è presente?
R. – Credo che il discernimento sia qualcosa di molto
importante ma se è veramente discernimento, cioè se nasce da gente che ha
veramente fede, veramente voglia di essere fedele al Vangelo. E’ chiaro che in
situazioni molto diversificate come oggi ci sono nel mondo, il discernimento
possa variare da area ad area o da situazione a situazione … Quindi, è un
problema estremamente delicato, forse il più delicato di tutti, di questo congresso
- insieme a quello dell’ermeneutica - perché lì si
tratta proprio del modo di ragionare, del modo di affrontare la Scrittura, i
documenti della Chiesa. Per esempio, noi occidentali siamo sempre molto
deduttivi, cioè cerchiamo sempre un principio da cui poi dedurre tutto.
Nell’area dell’Estremo Oriente il processo è proprio l’inverso e anche nella
tradizione culturale dall’Africa centrale si parte dell’esperienza del gruppo e
di tutti e poi, pian piano, da questa esperienza si arriva a maturare una convinzione.
D. – Voi, teologi morali cattolici, quali sfide vi trovate
oggi ad affrontare?
R. – Quello che è difficilissimo da affrontare - e bisogna
affrontarlo con animo sereno – restando fedeli al passato, ma anche aperti
verso nuove proposte, nuove comprensioni, è il problema della morale
fondamentale. Dobbiamo ripensare una tradizione che è nata tutta all’interno
degli schemi filosofici tradizionali dell’Occidente e confrontarla con altre
possibilità che vengono da altri schemi filosofici. Ora si tratta di vedere
come può essere affrontata la lettura del Vangelo anche partendo da altri
quadri filosofici: questo confronto tra esperienze diverse è veramente importante.
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Domani, 9
luglio, 14a Domenica del Tempo Ordinario,
“Un profeta non è disprezzato che nella sua
patria, tra i suoi parenti e in casa sua”.
E
meravigliandosi della loro incredulità non può operare nessun prodigio, ma impone
le mani a pochi ammalati e li guarisce.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita
padre Marko Ivan Rupnik:
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(musica)
Cristo insegna come chi ha autorità, cioè la sua Parola si
rende visibile, coincide con lui stesso. Come sappiamo anche dagli altri
evangelisti, quando Cristo insegnava nella sinagoga, annunciava la venuta dei
tempi messianici, ma gli ascoltatori si scandalizzavano e cominciavano a
brontolare contro di lui. Ciò che scandalizzava era che i tempi messianici
potessero venire in modo così semplice e umile. Loro hanno atteso per
generazioni il Messia e si sono fatti un’immagine di come sarebbe venuto, come
sarebbe stato il Messia e in che cosa sarebbe consistita la salvezza. Ora non
riescono ad accettare una certa quotidianità per l’inaugurarsi del tempo
messianico. Una costante tentazione dell’uomo è quella di rimanere infantile,
attendendo sempre eventi fantastici, momenti miracolosi, con i quali ci si
salva dalle difficoltà. Le fissazioni delle attese della propria salvezza impediscono
di riconoscere il vero Salvatore e di affidarsi a Lui.
(musica)
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8 luglio 2006
UN
PIANO DI AZIONE CONGIUNTO CONTRO IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI
E LO
SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE E’ STATO ADOTTATO
IN NIGERIA 26 PAESI AFRICANI
ABUJA. = Ventisei Paesi africani hanno adottato ad Abuja, in Nigeria, un piano di azione congiunto contro il
traffico di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro minorile. L’accordo,
riferisce l’agenzia MISNA, è stato promosso dalla Comunità economica
dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) e dalla
Comunità economica dell’Africa Centrale (Eccas/Ceeac). “L’accordo punta a rafforzare il controllo delle
frontiere – ha spiegato Mohammed Ibn
Chambas, segretario esecutivo della Ecowas-Cedeao – adottando leggi
che puniscano severamente i responsabili e a facilitare la distribuzione dei
documenti di identità per i cittadini degli Stati firmatari, sensibilizzare la
popolazione e stanziare nuovi fondi per programmi di sviluppo”. Secondo stime dell’Unicef e
dell’Organizzazione internazionale del lavoro, il traffico di esseri umani
interessa il 70 per cento dei Paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove si
calcola che il 26 per cento dei bambini vengono strappati alle loro famiglie e
costretti a lavorare in situazioni degradanti e spesso senza alcun tipo di
salario. Uno degli Stati dove il fenomeno è più evidente è la Nigeria, dove i
minori, trasportati dai trafficanti dal vicino Benin, sono impiegati come manodopera in miniere e
piantagioni o come domestici. “È la prima volta che così tanti Stati, Paesi di
origine e di destinazione delle persone vittime della tratta, si riuniscono e
trovano un’intesa su un simile argomento”, ha commentato Chambas.
(T.C.)
LA
LITURGIA SIA STRUMENTO PER VIVERE LA FEDE NELLA PIENEZZA DELLA PRESENZA
DI
CRISTO NELLA VITA DI OGNUNO. COSÌ
SEGRETARIO
DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA
DEI SACRAMENTI,
AL CONVEGNO IN GHANA SULLA LITURGIA IN AFRICA
KUMASI. = Fornire nuovi spunti di
riflessione ai vescovi africani per far sì che la liturgia sia sempre più
strumento per vivere la fede nella pienezza della presenza di Cristo nella vita
di ognuno. È questo l’obiettivo del Convegno di promozione della Liturgia in
Africa e Madagascar, che si sta svolgendo in questi giorni a Kumasi, in Ghana. A sottolinearlo è mons. Albert Malcolm Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti che in collaborazione con la
Conferenza Episcopale del Ghana ha organizzato l’incontro. “Il Santo Padre ha
inviato ai partecipanti al convegno un messaggio nel quale sottolinea il
risveglio liturgico del continente e la profonda spiritualità delle popolazioni
africane”, ha dichiarato all’agenzia Fides l’arcivescovo Albert
Malcolm Ranjith, che ha
espresso inoltre soddisfazione per l’andamento dei lavori. “Bisogna impegnarsi
perchè il significato profondo della liturgia sia ben compreso dai fedeli – ha
aggiunto il presule - e per questo motivo, accanto alla ricerca di nuove
modalità liturgiche, emerge dal Convegno l’esigenza di riscoprire la tradizione
della Chiesa universale”. (T.C.)
MIGRANTI
IRREGOLARI: LA SPAGNA DESTINA OLTRE 10 MILIONI DI EURO AL MAROCCO PER IL
POTENZIAMENTO DEI CONTROLLI DELLE FRONTIERE NAZIONALI
MADRID. = Il governo di Madrid ha destinato 10 milioni e
mezzo di euro al Marocco perché venga potenziato il
controllo delle frontiere nazionali, così da rafforzare la lotta contro
l’immigrazione illegale verso l’Europa. Il denaro, stanziato dal ministero
dell’Interno spagnolo, scrive l’agenzia MISNA, dovrà essere utilizzato da Rabat
per costruire centri di accoglienza per migranti irregolari, per acquistare
veicoli, mezzi di comunicazione, equipaggiamenti tecnici e logistici per le
forze dell’ordine responsabili del controllo dei confini. Oltre a Melilla e Ceuta, le due enclave spagnole che si trovano nell’Africa
settentrionale, la Spagna chiede al Marocco di controllare con più assiduità ed
efficacia, in particolare, le frontiere con l’Algeria e il Sahara Occidentale.
Da queste affluiscono ogni anno decine di migliaia di migranti irregolari, che
poi tentano di arrivare a Melilla e di scavalcare le
reti di recinzione dopo essere penetrati nella provincia di Nador.
La segretaria di Stato all’immigrazione del governo spagnolo, Consuelo Rumí, ha stimato almeno 13 mila arrivi di migranti
irregolari nel solo arcipelago delle Isole Canarie nei primi sei mesi
dell’anno. Secondo Madrid, il flusso di clandestini ha
cominciato a diminuire solo da giugno, quando ha iniziato a dare i primi
risultati la cooperazione tra la Spagna e la Mauritania. Fatica invece a
concretizzarsi quella con il Senegal, diventato il principale punto di partenza
dei migranti che cercano migliori condizioni di vita in Europa. Intanto, i
corpi di tre cittadini subsahariani sono stati
recuperati da un peschereccio marocchino al largo del porto di Bojador, lungo la costa del Sahara Occidentale. Una delle
tre vittime è una bambina, gli altri due sarebbero un uomo sui trent’anni e una donna. (T.C.)
IN
AUMENTO IN ITALIA I SACERDOTI STRANIERI NELLE CHIESE LOCALI
ROMA. = Crescono in Italia i sacerdoti stranieri a
servizio delle Chiese locali. Sono 129 i “fidei donum”, 318 gli studenti provenienti da Paesi di missione o
“in stato di necessità” e 2 i presbiteri diocesani provenienti da territori di
missione costretti a lasciare il loro Paese per motivi gravi e incaricati per
servizio pastorale con “l’atto di accoglienza”. A diffondere i dati, scrive
l’agenzia SIR, è la Fondazione Missio della Cei, che ricorda come, nel marzo scorso, il Consiglio
episcopale permanente ha approvato apposite convenzioni che regolano tale
speciale servizio pastorale. Ad oggi, la situazione dei sacerdoti stranieri con
regolare convenzione interessa 53 diocesi italiane, su 226. Sulle prospettive
di missionarietà che si aprono per la Chiesa italiana, stanno discutendo in
questi giorni a Roma i direttori dei Centri missionari delle diocesi che hanno
accolto sacerdoti non italiani. Intanto, si è aperta ieri a Sacrofano,
alle porte della capitale, la “tre giorni” che annualmente viene
dedicata all’incontro degli animatori locali a servizio della pastorale
missionaria. (T.C.)
L’ARCIVESCOVO
DI SEOUL, NICHOLAS CHEONG JIN-SUK, E I SACERDOTI
DELL’ARCIDIOCESI SI IMPEGNANO A DONARE GLI
ORGANI DOPO LA MORTE
E INVITANO I FEDELI A FARE LO STESSO
SEOUL. = Hanno fatto promessa di donare i loro organi dopo
la morte. L’impegno è dell’arcivescovo di Seoul, il
cardinale Nicholas Cheong Jin-suk, e di tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi che per la
Giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, celebrata lo scorso
23 giugno, hanno invitato i coreani a fare altrettanto. È uno dei progetti
pro-life - riferisce l’agenzia Asianews - che
l’arcidiocesi di Seoul vuole sostenere in occasione
del Congresso Eucaristico diocesano. Aperto il 18 giugno scorso, sul tema
“Cristo nostra vita – Scegli la vita”, il congresso durerà 3 mesi. “La
donazione di organi dopo la morte – ha detto il cardinale Cheong
Jin-suk – è una forma suprema di amore e felicità dal
momento che, partecipando a questo gesto, si partecipa alla vita, il dono più
prezioso che abbiamo ricevuto da Dio. Attraverso questa condivisione sia i
donatori che coloro che ricevono gli organi possono giungere alla felicità”. Il
cardinale Cheong ha parlato anche delle difficili
situazioni in cui versano coloro che aspettano da lungo tempo un trapianto e
del numero esiguo dei donatori. Immediata e positiva la risposta di Thomas Han Hong-sun,
presidente del Consiglio dell’Apostolato Laico della Corea: “Il Consiglio farà
presto una proposta concreta, così che anche i laici cattolici possano prendere
parte attiva alla campagna per le donazioni, seguendo il buon esempio dei
sacerdoti”. (T.C.)
QUESTA SERA NELLA BASILICA SUPERIORE DI SAN FRANCESCO AD ASSISI
UN
CONCERTO DEDICATO A BENEDETTO XVI ED AI TEMI DELLA FAMIGLIA
E DELLA PACE, IN CONCOMITANZA CON L’INCONTRO
DI VALENCIA
- A
cura di Luca Pellegrini -
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ASSISI. = S’irradia da Assisi un messaggio di pace per
tutte le famiglie del mondo: pace da vivere nel cuore di tutti e da diffondere
tra tutti gli uomini. Preceduto dalla lettura del Cantico delle Creature di San
Francesco - per ricordare come proprio ottocento anni fa il Santo d’Assisi
ascoltò le Parole del Crocifisso di San Damiano che lo invitavano a pregare ed
offrire le proprie sofferenze per
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8 luglio 2006
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
In Medio Oriente, l’esercito
israeliano ha condotto una serie di incursioni nella città di Gaza e ha
cominciato a ritirarsi dal nord della Striscia. Nei Territori, almeno 4 persone
sono rimaste uccise e, per motivi di sicurezza, 150 palestinesi con passaporti
stranieri sono stati trasferiti in Israele. Sul versante politico, il premier
palestinese, Ismail Haniyeh,
ha lanciato un appello per un cessate il fuoco reciproco. Il nostro servizio:
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E’
cominciata una nuova fase dell’offensiva israeliana: l’esercito dello Stato
ebraico è entrato nella città di Gaza. Quattro presunti militanti di Hamas sono rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo
compiuto nella notte in due quartieri periferici della città. Le operazioni
militari proseguono anche ad ovest del valico di Karni,
ad est di Beit Hanun e
nella zona industriale vicino al valico di Erez. I
soldati israeliani hanno cominciato a ritirarsi, invece, dal nord della
Striscia di Gaza. Nei Territori, il gruppo dei Comitati di resistenza popolare
palestinesi, che ha rivendicato il sequestro del caporale israeliano, ha poi
minacciato di condurre una vasta azione contro Israele. Sul versante politico, il
primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh, ha chiesto una tregua. E’ necessario – si legge
nel comunicato – che le due parti tornino alla calma. Il premier finlandese,
presidente di turno dell’Unione Europea, ha accusato inoltre Israele di un uso
sproporzionato della forza contro i palestinesi. Si registrano, comunque, anche
alcuni importanti spiragli: Hamas ha diramato, ieri,
un comunicato nel quale afferma che il soldato dello Stato ebraico rapito da
estremisti palestinesi “è trattato bene”. I negoziati – si legge nel testo –
sono “l’unica via per uscire dalla crisi”. Il governo israeliano ha fatto
sapere, inoltre, che è pronto a ritirarsi dai Territori e a rilasciare i ministri
palestinesi di Hamas, arrestati la scorsa settimana,
in cambio della liberazione del militare preso in ostaggio. Il Programma alimentare
mondiale delle Nazioni Unite ha chiesto, intanto, “un corridoio umanitario” per
portare cibo e rifornimenti a Gaza. Per far fronte all’emergenza, l’Unione
Europea ha anche stanziato 34 milioni di euro da destinare alla popolazione
palestinese. I fondi verranno utilizzati, in
particolare, per la distribuzione di derrate alimentari, per l’adozione di
misure igieniche e per provvedere alla mancanza d’acqua.
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In Iraq, tre civili
sono morti in seguito ad un raid aereo americano nei pressi di Falluja. Lo hanno reso noto fonti
ospedaliere, precisando che è stata bombardata un’abitazione. Un generale
americano ha dichiarato, intanto, che le forze di sicurezza irachene
controlleranno metà del Paese entro la fine del 2006. Il quotidiano “New
York Times” ha rivelato, inoltre, che alcuni alti
ufficiali dei marines saranno accusati di negligenza
in relazione al massacro dei civili iracheni avvenuto lo scorso novembre nella
cittadina di Haditha.
Nello
Yemen assolti in primo grado, per insufficienza di
prove, diciannove presunti membri di Al Qaeda. Erano
accusati di aver pianificato un attentato contro un hotel, frequentato da cittadini
americani.
Al Qaeda
voleva far saltare l’Holland, uno dei grandi tunnel
che collega Manhattan al New
Jersey, allagare Wall Street e tutto il quartiere
finanziario di New York. Lo ha rivelato, ieri, il quotidiano “Daily News”. L’FBI ha confermato
la notizia e ha reso noto che il piano dell’organizzazione terroristica è stato
sventato grazie alla confessione di un estremista libanese di 31 anni. L’uomo è
stato arrestato a Beirut al termine di un’indagine degli agenti federali.
Il presidente americano, George Bush, autorizzerà per la prima volta un’ampia cooperazione
con la Russia nel campo del nucleare civile. Lo scrive oggi il quotidiano
“Washington Post” aggiungendo che la decisione servirebbe, come incentivo, per
ottenere dalla Russia maggiore cooperazione nella crisi nucleare con l’Iran.
Nuovi spiragli nella crisi nucleare nord
coreana, innescata dal lancio di missili effettuati in settimana da Pyongyang: la Corea del Sud si è detta favorevole a risolvere
la disputa per via diplomatica e anche gli Stati Uniti si muovono per una
ripresa dei negoziati. Tuttavia, permane la divisione delle Nazioni Unite sulle
eventuali sanzioni da applicare. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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La Corea del Nord deve tornare al tavolo dei negoziati. Lo
ha affermato oggi il negoziatore statunitense Hill
nel corso della sua visita a Seul precisando che non ci sarà alcun incontro bilaterale
con Pyongyang se non a margine dei negoziati a sei
con Cina, Corea del sud, Giappone e Russia. Un incontro, questo, che Pechino
sta tentando di organizzare nel nord est della Cina.
Dal canto suo, la Corea del Nord si è detta disponibile ad
aderire al tavolo solo se Washington toglierà le sue sanzioni finanziarie. La
strategia statunitense sostiene, quindi, questa sorta di coalizione internazionale
che avrà il compito di allargare gli spazi alla diplomazia. Per stessa ammissione
del presidente Bush, si guarda anche alla prossima
riunione del G8 a Mosca, dove certamente si parlerà anche della questione nordcoreana. Intanto, anche la Corea del Sud, dopo aver
congelato l’invio di aiuti al Nord, ha chiesto alla Comunità internazionale di
continuare sulla strada della diplomazia. E’ invece irremovibile il Giappone
che oggi ha invocato nuovamente la risoluzione di condanna da parte dell’ONU,
appoggiata comunque dagli Stati Uniti. La Corea del Nord ha fatto sapere che
considererà eventuali sanzioni internazionali “come un atto di guerra”.
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Si sblocca la crisi politica a
Timor Est: il premio Nobel per la pace, Josè
Ramos Horta, è stato
nominato primo ministro. Ramos Horta
svolgeva le funzioni di coordinamento dei ministri dopo le dimissioni del
premier Alkatiri, ritenuto il maggiore responsabile
delle violenze scoppiate recentemente nell’isola. Alkatiri
aveva licenziato circa 600 militari che denunciavano discriminazioni. Gli
scontri, che ne sono seguiti, hanno provocato decine di morti e una grave crisi
politica.
Otto persone sono
morte per l’esplosione di una bomba, avvenuta su un autobus in Transnistria. Secondo diversi
analisti militari, l’attacco rientra in un regolamento di conti tra bande rivali.
L’azione è stata
condannata dal governo moldavo, dall’OSCE e dal
Dipartimento di Stato americano. La Transnistria si è
separata dalla Moldova nel 1992, grazie al sostegno
della Russia. Ma la regione non è riconosciuta a livello internazionale. Mosca
vi mantiene circa 1500 uomini, soprattutto per controllare importanti depositi
d’armi.
Tragedia in Spagna: un elicottero anti
incendio è precipitato in mare al largo dell’isola di Tenerife, n elle Canarie.
Tutti i sei membri dell’equipaggio sono morti. Al momento, non si conoscono le
cause dello schianto.
Più
investimenti in Messico, anche per contrastare l’immigrazione clandestina. E’
quanto ha chiesto il neo-presidente messicano, Felipe Calderon, agli Stati
Uniti. “Non
è con le barriere o con l’invio di soldati che si risolve il problema
dell'immigrazione”, ha affermato Calderon. “Per
ridurre l’immigrazione - ha aggiunto - servirà di più un chilometro di strada
nello Stato messicano di Zacatecas o Michoacan che un chilometro di barriera in Texas e in Arizona”.
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