RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 189 - Testo della trasmissione di sabato 8 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa a Valencia per il V Incontro mondiale delle famiglie. All’arrivo, l’omaggio alle vittime dell’incidente della metropolitana. Stasera la grande veglia delle famiglie: ai nostri microfoni il cardinale Giovanni Battista Re e don Valerio Shango

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il ruolo dello Stato nei processi di liberalizzazione, per puntare oltre che alla crescita economica al reale benessere dei cittadini: intervista con Laura Ammannati

 

Circa 500 teologi morali cattolici di 60 Paesi discutono da oggi a Padova di etica teologica, discernimento morale e sfide del pluralismo: con noi, Enrico Chiavacci

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un piano di azione congiunto contro il traffico di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro minorile è stato adottato in Nigeria da 26 Paesi africani

 

Convegno in Ghana sulla liturgia in Africa

 

Migranti irregolari: la Spagna destina oltre 10 milioni di euro al Marocco per il potenziamento dei controlli delle frontiere nazionali

 

In aumento in Italia i sacerdoti stranieri nelle chiese locali

 

L’arcivescovo di Seoul, Nicholas Cheong Jin-Suk, e i sacerdoti dell’arcidiocesi si impegnano a donare gli organi dopo la morte e invitano i fedeli a fare lo stesso

 

Questa sera nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi un concerto dedicato a Benedetto XVI ed ai temi della famiglia e della pace

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora 4 morti per un’incursione israeliana a Gaza. E Hamas chiede un cessate il fuoco reciproco

 

Crisi nordcoreana: gli Stati Uniti chiedono a Pyongyang di tornare ai negoziati

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 luglio 2006

 

 

IL PAPA A VALENCIA PER IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE.

IL TERZO VIAGGIO INTERNAZIONALE DI BENEDETTO XVI E’ INIZIATO CON L’OMAGGIO ALLE VITTIME DELL’INCIDENTE DELLA METRO DELLA CITTA’ SPAGNOLA.

ACCOGLIENZA ENTUSIASTA DEI FEDELI DI VALENCIA, MENTRE CRESCE L’ATTESA

 PER LA VEGLIA DI STASERA CON LE FAMIGLIE DI TUTTO IL MONDO

 

Il Papa è a Valencia per incontrare le famiglie del mondo, chiamate a trasmettere la fede alle nuove generazioni: con questo spirito, è iniziato stamani il terzo viaggio internazionale di Benedetto XVI, il primo in terra spagnola. L’aereo del Pontefice è arrivato a Valencia intorno alle 11.21. Qui, ad attenderlo, oltre ai Reali di Spagna e alle massime autorità dello Stato, anche una folla di fedeli entusiasta. Cresce intanto l’attesa alla Città delle Arti e delle Scienze di Valencia dove il Papa si recherà stasera per la conclusione del V Congresso Mondiale delle Famiglie. Ma le prime ore di Benedetto XVI nella città spagnola hanno già offerto momenti di grande emozione e commozione come ci riferisce, in diretta da Valencia il nostro inviato, Giancarlo La Vella:

 

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Benedicto amigo la familia esta contigo – Benedetto amico la famiglia sta con te”. E’ uno spirito di gratitudine quello con cui le famiglie di tutto il mondo, riunite a Valencia per il Incontro mondiale, incontrano il Papa. La frase, una delle tante tratta dagli striscioni che tappezzano i moderni palazzi della città spagnola, dà subito il senso di questo evento che giunge a conclusione di una settimana di dibattiti e di confronti sulla realtà familiare dei cinque continenti, avvenuti nel corso del Congresso teologico-pastorale dal medesimo titolo dell’incontro “La trasmissione della fede nella famiglia”. Ma bisognerebbe dire anche la trasmissione della fede alla famiglia e dalla famiglia, nel senso che questo che è il nucleo primario e fondamentale di ogni società fa da trait d’union per la promozione dei valori cristiani al singolo e alla società stessa. Appena giunto all’aeroporto Manises di Valencia, il Pontefice ha ricevuto l’indirizzo di benvenuto da parte del Re Juan Carlos di Borbone. Il sovrano, accompagnato dalla consorte Regina Sofia, ha ringraziato Benedetto XVI per la sua presenza in terra spagnola e per le parole di consolante cordoglio inviate in occasione dell’incidente alla metropolitana di Valencia. Al tragico evento il Papa ha dedicato un momento di preghiera proprio alla stazione del Jesus: un sentito e doveroso fuori programma nel corso del quale il Papa è stato acclamato dai numerosissimi fedeli accorsi a salutarlo. Il senso delle prime parole pronunciate dal Papa, rispondendo al saluto di Juan Carlos all’aeroporto valenciano, si può riassumere nel motivo della Sua presenza a questo V Incontro Mondiale delle famiglie.

 

MI DESEO ES PROPONER EL PAPEL CENTRAL, PARA LA IGLESIA Y…

“Il mio desiderio – ha detto il Papa – è proporre il ruolo centrale, per la Chiesa e la società, che ha la famiglia fondata sul matrimonio. Questa è un’istituzione insostituibile secondo i piani di Dio, ed il cui valore fondamentale la Chiesa non può smettere di annunciare e promuovere, affinché - ha sottolineato Benedetto XVI – sia vissuto sempre vissuto con senso di responsabilità e di gioia”.

 

Infine, un sentito ricordo di Karol Wojtyla, venerato predecessore e grande amico della Spagna che convocò questo incontro. Accompagnato da due ali ininterrotte di folla, Benedetto XVI, come abbiamo anticipato, è giunto sul luogo del disastro di alcuni giorni fa costato la vita a 42 persone e, tra commozione ed entusiasmo, si è raccolto in preghiera. Quindi la visita all’antica Cattedrale di Valencia, dedicata alla Vergine dell’Assunzione, nella quale è custodito il Santo Calice che, secondo la tradizione, è la stessa coppa che Gesù utilizzò nell’Ultima Cena per l’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia. Subito dopo, la visita alla vicina Basilica della Virgen de los Desamparados, Nostra Signora degli Abbandonati, che custodisce una statua lignea della Madre de Deu del XV secolo. In questa tappa il Papa ha donato un calice al presidente della Conferenza Episcopale spagnola, mons. Blazquez, al quale ha anche consegnato una lettera indirizzata a tutti i vescovi locali. Benedetto XVI ha ringraziato i presuli che attraverso la loro sollecitudine hanno consentito un clima ideale per questo incontro mondiale. Poi l’invito del Papa ai vescovi: ricevere i frutti dello stesso incontro per proseguire un’incessante e incisiva pastorale familiare nelle rispettive diocesi che faccia entrare – scrive il Papa – in ogni casa il messaggio evangelico che fortifica e dà nuove dimensioni all’amore, aiutando così a superare le difficoltà che trova nel cammino. Nella piazza antistante la basilica, il Papa torna ancora sui valori della famiglia, prima della recita dell’Angelus, nel saluto ai seminaristi spagnoli accompagnati dai loro familiari:

 

EL AMOR, ENTREGA Y FIDELIDAD DE LOS PADRES, ASI’ COME…

“L’amore consegna e fedeltà dei genitori così come la concordia della famiglia è l’ambiente propizio affinché si ascolti la chiamata divina e si accolga il dono della vocazione”.

 

Infine il saluto alla Virgen in lingua valenciana: “Proteggici giorno e notte in tutte le necessità, poiché siete Vergine Maria, Madre degli Abbandonati”.

 

Una visita, dunque, già intensa e ricca di emozione e significati che proseguirà nel pomeriggio con la visita di cortesia ai reali di Spagna e con l’incontro con il premier Zapatero. Poi stasera dalle ore 21.00, a conclusione di questa prima giornata, la veglia con le famiglie nella Città delle arti e delle scienze, momento di festa e di testimonianza.

 

Da Valencia, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.

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E ieri, intanto, si è concluso a Valencia il Congresso teologico pastorale sulla famiglia. Grande soddisfazione per l’esito dell’evento è stata espressa dal vescovo ausiliare di Valencia, mons. Enrique Benavent Vidal. Il Congresso ha avuto per atto conclusivo una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della congregazione per i vescovi. Allo stesso porporato, uno dei nostri inviati a Valencia, Davide Dionisi, ha chiesto un bilancio del Congresso:

 

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R. - Un Congresso davvero molto interessante per i vari temi che sono stati sviluppati e per l’entusiasmo in tutti i partecipanti nell’impegno per la famiglia.

 

D. – Qual è stato, secondo lei, il valore aggiunto di queste giornate di studio e di riflessione?

 

R. – Il fatto che a questo Incontro mondiale della famiglia venga il Papa ha reso molto interessante questo Congresso e molto intensa la partecipazione. Direi inoltre che in questo Congresso era presente anche Giovanni Paolo II. Era stato, infatti, proprio a lui a scegliere Valencia come sede di questo Congresso.

 

D. – Come rendere ancora più fruttuosa l’esperienza maturata in questi giorni?

 

R. – Credo che da questo Congresso vengano fortificati, anzitutto, i vari Movimenti che hanno partecipato. Vengano, in un certo senso, rafforzati nel loro impegno ad occuparsi della famiglia, a difendere la famiglia, che oggi è minacciata da correnti di pensiero e da stili di vita, ma minacciata anche da legislazioni. Da questo Congresso nasce l’impegno a difendere la famiglia.

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Il 54% degli iscritti al Congresso - informa l’agenzia AVAN, organo informativo dell’arcidiocesi di Valencia - provenivano dalla Spagna; il 16% da altri Paesi d’Europa; il 5% dall’Africa. Proprio sull’importanza della famiglia nella vita del continente africano, Giancarlo La Vella ha intervistato don Valerio Shango, portavoce in Italia dei vescovi del Congo:

 

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R. - Nella sua complessità ritengo che la famiglia sia quella che dà speranza al continente africano, soprattutto per quanto riguarda il cambio generazionale. Si tratta, infatti, di un continente molto giovane. Si spera solo che le nostre nuove generazioni, questi figli che nascono, possano vivere in un’Africa migliore, un’Africa caratterizzata  dalla pace, un’Africa di solidarietà e di amore. Ecco perché l’Africa tiene veramente alla famiglia.

 

D. – La violenza, la miseria sono problemi che colpiscono vari Paesi dell’Africa. Può la famiglia aiutare a superare questi problemi?

 

R. – Sicuramente sì. Parlando dell’Africa sub-sahariana, noi affermiamo il carattere di non violenza del popolo bantù. L’Africa ama fondamentalmente la vita, ama la pace e quindi penso che dall’amore per la vita, dall’amore per la pace, si possa trovare una risposta al problema della miseria. Ecco perché gli africani respingono fortemente le guerre e specialmente la vendita delle armi.

 

D. – Il significato di questo incontro con il Papa?

 

R. – E’ un incontro di speranza. Il sentire dal Santo Padre riaffermare che la famiglia è quella voluto da Dio, che l’unione tra un uomo e una donna crea una famiglia, aperta alla vita, riguardo all’Africa, fa sì che la famiglia si senta confortata e consolata. L’Africa si sente bersagliata dai mass-media e la presenza del Papa a questo Incontro vuole anche ridare un certo peso a questa serenità che la famiglia deve vivere e portare anche un sostegno che la famiglia attende dai vari governi.

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Ma come stanno vivendo le famiglie riunite a Valencia il loro V Incontro mondiale e la visita del Papa a Valencia? Ecco alcune testimonianze raccolte dal nostro inviato, Giancarlo La Vella:

 

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R. - Penso che sia un incontro importante, è anche importante partecipare per far vedere che la famiglia ancora in Europa è forte. Seguire il Papa è importante perché è la nostra luce, è colui che ci dà un indirizzo nella fede.

 

D. - E’ difficile promuovere oggi la famiglia?

 

R. - Per noi no, ma abbiamo un’esperienza di tanti anni di fede alle spalle. Per noi non è difficile perché ci siamo già preparati al matrimonio, in un certo modo è stato l’inizio di un qualcosa che era già cominciato. Certo gli attacchi sono tanti, anche i giudizi, però siamo riusciti ad organizzarci.

 

D. - Trasmettere la fede nella famiglia  è il tema del V Incontro di Valencia. In che modo vivete questo aspetto?

 

R. - Noi intanto la fede la abbiamo ricevuta dalla Chiesa anche facendo un cammino di fede. Facciamo parte del cammino neocatecumenale. Ecco, all’interno della parrocchia ci hanno donato questa fede, e anche noi cerchiamo di ridonarla ai figli. Quindi far presente Dio, Cristo, all’interno della famiglia.

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Come di consueto in occasione dei viaggi internazionali, il Pontefice ha inviato, alla partenza, un telegramma al presidente della Repubblica italiana. Nel messaggio a Giorgio Napolitano, il Papa invoca sull’Italia “copiosi doni di lungimiranza affinché continui a tutelare con ogni sforzo l’istituto familiare cellula fondamentale della società”. Dal canto suo, il presidente ha risposto che l'attenzione riservata dal Papa alla famiglia riveste “un alto significato per il popolo italiano”. “La famiglia – scrive Napolitano nel telegramma a Benedetto XVI - costituisce, da sempre, il nucleo basilare” della società italiana e il suo “prezioso ruolo è riconosciuto e salvaguardato dalla Costituzione repubblicana”. Al momento della partenza dall’aeroporto di Fiumicino, attorno alle 9.45 di stamani, il Papa è stato salutato dal vicepremier italiano, Francesco Rutelli.

 

 

NOMINE

 

In Camerun, il Papa ha nominato vescovo di Kumbo padre George Nkuo, del clero di Buéa, segretario diocesano per l’Educazione Cattolica.

 

In Perù, il Pontefice ha nominato vescovo coadiutore della Prelatura Territoriale di Moyobamba padre Rafael Escudero López-Brea, del clero dell’arcidiocesi di Toledo in Spagna, finora vicario generale e parroco della Cattedrale di Moyobamba.

 

Il Papa ha nominato membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e i monsignori Raymond Leo Burke, arcivescovo di Saint Louis e Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il dettagliato resoconto del pellegrinaggio di Benedetto XVI a Valencia in occasione del quinto Incontro mondiale delle famiglie.  

 

Servizio estero - Corea del Nord: il Giappone determinato a chiedere la condanna del regime di Pyongyang; Russia e Cina contrarie alla risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "L'impulso di Pio II alla 'rinascita' dell'arte": in occasione del sesto centenario della nascita, una mostra tra Siena e Pienza e un volume celebrano la figura di Enea Silvio Piccolomini.

 

Servizio italiano - In rilievo sempre la questione degli incidenti sul lavoro.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 luglio 2006

 

 

 

IL RUOLO DELLO STATO NEI PROCESSI DI LIBERALIZZAZIONE PER TUTELARE

I DIRITTI UNIVERSALI E PROMUOVERE LA QUALITA’ DELLA VITA:

 PUNTARE OLTRE CHE ALLA CRESCITA ECONOMICA AL REALE BENESSERE DEI CITTADINI

- Intervista con Laura Ammannati -

 

         Liberalizzazione: una parola che suscita opposte reazioni di entusiasmo o di avversione quando viene evocata o praticata dai governi, come sta avvenendo in questi giorni in Italia. Un termine che è trasversale rispetto agli orientamenti politici di destra e di sinistra e che accende gli animi di grandi speranze o di forti preoccupazioni. Ma cosa significa, sulla carta, liberalizzare servizi pubblici e privati e quali sono gli orientamenti in ambito europeo? Roberta Gisotti ne ha parlato con la professoressa Laura Ammannati, ordinario di Diritto dell’Economia all’Università di Siena:

 

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R.- C’è una tendenza  a  livello generale, comunitario, e quindi europeo, ad una progressiva liberalizzazione, sia per quanto riguarda i servizi pubblici cosiddetti a rilevanza economica, che sono l’energia elettrica, il gas, le telecomunicazioni, i trasporti ferroviari etc; sia per quanto riguarda i servizi pubblici di tipo sociale, dall’assistenza agli anziani e ai disabili, agli asili nido, e così via.

 

D. - Ma in un’economia liberalizzata quale ruolo spetta allo Stato?

 

R. – Allo Stato spetta - direi - un ruolo molto importante perché deve fissare le regole che poi gli operatori privati o anche pubblici, ma che si comportano come privati, devono seguire nell’esercitare le loro attività. E chiaramente queste regole devono essere pensate per essere efficienti da un punto di vista economico, ma  anche per tutelare gli utenti, i consumatori, in particolare modo le fasce più deboli. Si tratta di garantire quello che si chiama ilservizio universale’, che deve essere fornito a tutti gli utenti ad un prezzo accessibile, senza che nessuno possa risentire dei danni di un passaggio da un’economia centralizzata, pubblica ad un’economia invece maggiormente liberalizzata e decentrata.

 

D. – Ma quali incognite prevede la liberalizzazione? Ad esempio vendere medicine al supermercato potrà sicuramente ribassarne i prezzi ma forse aumentare la mortalità per abuso  di farmaci, così come avviene negli Stati Uniti; o permettere ai grandi centri commerciali di proliferare potrà sicuramente incrementare il loro giro di affari ma forse anche procurare la chiusura dei negozi al dettaglio, privando i cittadini di servizi di prima necessità o anche ridurre la socialità nei quartieri o avere altre conseguenze. Chi penserà a questo tipo di incognite?

 

R. - I problemi che lei pone sono problemi assolutamente cruciali. Indubbiamente la crescita della grande distribuzione porta ad una modificazione proprio del tessuto urbano che produce un cambiamento nei costumi, nel modo di vivere sociale su cui credo bisogna riflettere. E penso anche che sia un compito effettivamente delle collettività locali di portare l’attenzione su questi aspetti.

 

D. - Bisogna quindi sapere che liberalizzare avendo solo presente l’incremento del mercato e il risparmio nel nostro portafoglio non significa sempre migliorare la qualità della vita. Mi chiedo se uno Stato invece non debba porsi anche l’obiettivo di migliorare il benessere dei cittadini…

 

R. - Credo che liberalizzare non significhi abbandonarci completamente ad un’onda che non possiamo governare e credo che invece il mercato debba essere governato.

 

D. - Quindi la via giusta è quella di una liberalizzazione governata da principi che guardano al benessere della persona…

 

R. - Io ritengo che sia assolutamente centrale che il governo dei processi economici sia fatto con regole che hanno presente non solo l’oggi ma anche il domani o forse anche il domani l’altro. E’ importante soprattutto costruire anche una cultura in cui si abbiano presenti sia i problemi dell’efficienza economica ma anche i problemi di quella che è la crescita umana, culturale dei giovani e quindi poi della società civile nel suo complesso.

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CIRCA 500 TEOLOGI MORALI CATTOLICI DI 60 PAESI DISCUTONO DA OGGI A PADOVA

DI ETICA TEOLOGICA, DISCERNIMENTO MORALE E SFIDE DEL PLURALISMO

- Intervista con Enrico Chiavacci -

 

Un confronto tra culture diverse e di respiro internazionale che vede protagonisti i teologi morali cattolici. E’ quello che inizia oggi a Padova, dove, fino a lunedì, si svolge il primo congresso mondiale dei teologi morali cattolici. Circa 500 i partecipanti provenienti da 60 Paesi diversi. Tiziana Campisi ha intervistato uno dei relatori, Enrico Chiavacci, prof. emerito di teologia morale della facoltà teologica dell’Italia centrale e parroco a Firenze:

 

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R. – Questo congresso è proprio un confronto tra culture diverse, cioè discuteremo di come in aree culturalmente diverse si affrontano i temi della teologia morale da parte dei teologi cattolici. E’ qualcosa di completamente nuovo. Temi fondamentali sono l’ermeneutica e le fonti dell’etica teologica; il secondo tema riguarda ilsensus fidelium’ e il discernimento morale - che naturalmente è legato a questo ‘sensus fidelium’ - come viene visto nella sua rilevanza per decisioni morali nelle varie aree culturali abituate a filosofie, a visioni del mondo - anche a visioni della vita sociale - diverse tra di loro. Il terzo tema è la sfida del pluralismo per la futura teologia morale. Quarto ed ultimo tema è la globalizzazione e la giustizia.

 

D. – A proposito del discernimento morale nei credenti, quanto è presente?

 

R. – Credo che il discernimento sia qualcosa di molto importante ma se è veramente discernimento, cioè se nasce da gente che ha veramente fede, veramente voglia di essere fedele al Vangelo. E’ chiaro che in situazioni molto diversificate come oggi ci sono nel mondo, il discernimento possa variare da area ad area o da situazione a situazione … Quindi, è un problema estremamente delicato, forse il più delicato di tutti, di questo congresso - insieme a quello dell’ermeneutica - perché lì si tratta proprio del modo di ragionare, del modo di affrontare la Scrittura, i documenti della Chiesa. Per esempio, noi occidentali siamo sempre molto deduttivi, cioè cerchiamo sempre un principio da cui poi dedurre tutto. Nell’area dell’Estremo Oriente il processo è proprio l’inverso e anche nella tradizione culturale dall’Africa centrale si parte dell’esperienza del gruppo e di tutti e poi, pian piano, da questa esperienza si arriva a maturare una convinzione.

 

D. – Voi, teologi morali cattolici, quali sfide vi trovate oggi ad affrontare?

 

R. – Quello che è difficilissimo da affrontare - e bisogna affrontarlo con animo sereno – restando fedeli al passato, ma anche aperti verso nuove proposte, nuove comprensioni, è il problema della morale fondamentale. Dobbiamo ripensare una tradizione che è nata tutta all’interno degli schemi filosofici tradizionali dell’Occidente e confrontarla con altre possibilità che vengono da altri schemi filosofici. Ora si tratta di vedere come può essere affrontata la lettura del Vangelo anche partendo da altri quadri filosofici: questo confronto tra esperienze diverse è veramente importante.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

         Domani, 9 luglio, 14a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù si reca ad insegnare tra la sua gente nella sinagoga di Nazareth. Ma proprio quanti lo conoscono si scandalizzano per quanto dice. Allora Gesù esclama:

 

 “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”.

 

         E meravigliandosi della loro incredulità non può operare nessun prodigio, ma impone le mani a pochi ammalati e li guarisce.  Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

Cristo insegna come chi ha autorità, cioè la sua Parola si rende visibile, coincide con lui stesso. Come sappiamo anche dagli altri evangelisti, quando Cristo insegnava nella sinagoga, annunciava la venuta dei tempi messianici, ma gli ascoltatori si scandalizzavano e cominciavano a brontolare contro di lui. Ciò che scandalizzava era che i tempi messianici potessero venire in modo così semplice e umile. Loro hanno atteso per generazioni il Messia e si sono fatti un’immagine di come sarebbe venuto, come sarebbe stato il Messia e in che cosa sarebbe consistita la salvezza. Ora non riescono ad accettare una certa quotidianità per l’inaugurarsi del tempo messianico. Una costante tentazione dell’uomo è quella di rimanere infantile, attendendo sempre eventi fantastici, momenti miracolosi, con i quali ci si salva dalle difficoltà. Le fissazioni delle attese della propria salvezza impediscono di riconoscere il vero Salvatore e di affidarsi a Lui.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

8 luglio 2006

 

 

UN PIANO DI AZIONE CONGIUNTO CONTRO IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI

E LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE E’ STATO ADOTTATO

 IN NIGERIA 26 PAESI AFRICANI

 

ABUJA. = Ventisei Paesi africani hanno adottato ad Abuja, in Nigeria, un piano di azione congiunto contro il traffico di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro minorile. L’accordo, riferisce l’agenzia MISNA, è stato promosso dalla Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) e dalla Comunità economica dell’Africa Centrale (Eccas/Ceeac). “L’accordo punta a rafforzare il controllo delle frontiere – ha spiegato Mohammed Ibn Chambas, segretario esecutivo della Ecowas-Cedeaoadottando leggi che puniscano severamente i responsabili e a facilitare la distribuzione dei documenti di identità per i cittadini degli Stati firmatari, sensibilizzare la popolazione e stanziare nuovi fondi per programmi di sviluppo”. Secondo stime dell’Unicef e dell’Organizzazione internazionale del lavoro, il traffico di esseri umani interessa il 70 per cento dei Paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove si calcola che il 26 per cento dei bambini vengono strappati alle loro famiglie e costretti a lavorare in situazioni degradanti e spesso senza alcun tipo di salario. Uno degli Stati dove il fenomeno è più evidente è la Nigeria, dove i minori, trasportati dai trafficanti dal vicino Benin, sono impiegati come manodopera in miniere e piantagioni o come domestici. “È la prima volta che così tanti Stati, Paesi di origine e di destinazione delle persone vittime della tratta, si riuniscono e trovano un’intesa su un simile argomento”, ha commentato Chambas. (T.C.)

 

 

LA LITURGIA SIA STRUMENTO PER VIVERE LA FEDE NELLA PIENEZZA DELLA PRESENZA

DI CRISTO NELLA VITA DI OGNUNO. COSÌ MONS. ALBERT MALCOLM RANJITH,

SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA

DEI SACRAMENTI, AL CONVEGNO IN GHANA SULLA LITURGIA IN AFRICA

 

KUMASI. = Fornire nuovi spunti di riflessione ai vescovi africani per far sì che la liturgia sia sempre più strumento per vivere la fede nella pienezza della presenza di Cristo nella vita di ognuno. È questo l’obiettivo del Convegno di promozione della Liturgia in Africa e Madagascar, che si sta svolgendo in questi giorni a Kumasi, in Ghana. A sottolinearlo è mons. Albert Malcolm Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti  che in collaborazione con la Conferenza Episcopale del Ghana ha organizzato l’incontro. “Il Santo Padre ha inviato ai partecipanti al convegno un messaggio nel quale sottolinea il risveglio liturgico del continente e la profonda spiritualità delle popolazioni africane”, ha dichiarato all’agenzia Fides l’arcivescovo Albert Malcolm Ranjith, che ha espresso inoltre soddisfazione per l’andamento dei lavori. “Bisogna impegnarsi perchè il significato profondo della liturgia sia ben compreso dai fedeli – ha aggiunto il presule - e per questo motivo, accanto alla ricerca di nuove modalità liturgiche, emerge dal Convegno l’esigenza di riscoprire la tradizione della Chiesa universale”. (T.C.)

 

 

MIGRANTI IRREGOLARI: LA SPAGNA DESTINA OLTRE 10 MILIONI DI EURO AL MAROCCO PER IL POTENZIAMENTO DEI CONTROLLI DELLE FRONTIERE NAZIONALI

 

MADRID. = Il governo di Madrid ha destinato 10 milioni e mezzo di euro al Marocco perché venga potenziato il controllo delle frontiere nazionali, così da rafforzare la lotta contro l’immigrazione illegale verso l’Europa. Il denaro, stanziato dal ministero dell’Interno spagnolo, scrive l’agenzia MISNA, dovrà essere utilizzato da Rabat per costruire centri di accoglienza per migranti irregolari, per acquistare veicoli, mezzi di comunicazione, equipaggiamenti tecnici e logistici per le forze dell’ordine responsabili del controllo dei confini. Oltre a Melilla e Ceuta, le due enclave spagnole che si trovano nell’Africa settentrionale, la Spagna chiede al Marocco di controllare con più assiduità ed efficacia, in particolare, le frontiere con l’Algeria e il Sahara Occidentale. Da queste affluiscono ogni anno decine di migliaia di migranti irregolari, che poi tentano di arrivare a Melilla e di scavalcare le reti di recinzione dopo essere penetrati nella provincia di Nador. La segretaria di Stato all’immigrazione del governo spagnolo, Consuelo Rumí, ha stimato almeno 13 mila arrivi di migranti irregolari nel solo arcipelago delle Isole Canarie nei primi sei mesi dell’anno. Secondo Madrid, il flusso di clandestini ha cominciato a diminuire solo da giugno, quando ha iniziato a dare i primi risultati la cooperazione tra la Spagna e la Mauritania. Fatica invece a concretizzarsi quella con il Senegal, diventato il principale punto di partenza dei migranti che cercano migliori condizioni di vita in Europa. Intanto, i corpi di tre cittadini subsahariani sono stati recuperati da un peschereccio marocchino al largo del porto di Bojador, lungo la costa del Sahara Occidentale. Una delle tre vittime è una bambina, gli altri due sarebbero un uomo sui trent’anni e una donna. (T.C.)

 

 

IN AUMENTO IN ITALIA I SACERDOTI STRANIERI NELLE CHIESE LOCALI

 

ROMA. = Crescono in Italia i sacerdoti stranieri a servizio delle Chiese locali. Sono 129 i “fidei donum”, 318 gli studenti provenienti da Paesi di missione o “in stato di necessità” e 2 i presbiteri diocesani provenienti da territori di missione costretti a lasciare il loro Paese per motivi gravi e incaricati per servizio pastorale con “l’atto di accoglienza”. A diffondere i dati, scrive l’agenzia SIR, è la Fondazione Missio della Cei, che ricorda come, nel marzo scorso, il Consiglio episcopale permanente ha approvato apposite convenzioni che regolano tale speciale servizio pastorale. Ad oggi, la situazione dei sacerdoti stranieri con regolare convenzione interessa 53 diocesi italiane, su 226. Sulle prospettive di missionarietà che si aprono per la Chiesa italiana, stanno discutendo in questi giorni a Roma i direttori dei Centri missionari delle diocesi che hanno accolto sacerdoti non italiani. Intanto, si è aperta ieri a Sacrofano, alle porte della capitale, la “tre giorni” che annualmente viene dedicata all’incontro degli animatori locali a servizio della pastorale missionaria. (T.C.)

 

 

L’ARCIVESCOVO DI SEOUL, NICHOLAS CHEONG JIN-SUK, E I SACERDOTI

 DELL’ARCIDIOCESI SI IMPEGNANO A DONARE GLI ORGANI DOPO LA MORTE

 E INVITANO I FEDELI A FARE LO STESSO

 

SEOUL. = Hanno fatto promessa di donare i loro organi dopo la morte. L’impegno è dell’arcivescovo di Seoul, il cardinale Nicholas Cheong Jin-suk, e di tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi che per la Giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, celebrata lo scorso 23 giugno, hanno invitato i coreani a fare altrettanto. È uno dei progetti pro-life - riferisce l’agenzia Asianews - che l’arcidiocesi di Seoul vuole sostenere in occasione del Congresso Eucaristico diocesano. Aperto il 18 giugno scorso, sul tema “Cristo nostra vita – Scegli la vita”, il congresso durerà 3 mesi.  “La donazione di organi dopo la morte – ha detto il cardinale Cheong Jin-suk – è una forma suprema di amore e felicità dal momento che, partecipando a questo gesto, si partecipa alla vita, il dono più prezioso che abbiamo ricevuto da Dio. Attraverso questa condivisione sia i donatori che coloro che ricevono gli organi possono giungere alla felicità”. Il cardinale Cheong ha parlato anche delle difficili situazioni in cui versano coloro che aspettano da lungo tempo un trapianto e del numero esiguo dei donatori. Immediata e positiva la risposta di Thomas Han Hong-sun, presidente del Consiglio dell’Apostolato Laico della Corea: “Il Consiglio farà presto una proposta concreta, così che anche i laici cattolici possano prendere parte attiva alla campagna per le donazioni, seguendo il buon esempio dei sacerdoti”. (T.C.)

 

 

QUESTA SERA NELLA BASILICA SUPERIORE DI SAN FRANCESCO AD ASSISI

UN CONCERTO DEDICATO A BENEDETTO XVI ED AI TEMI DELLA FAMIGLIA

 E DELLA PACE, IN CONCOMITANZA CON L’INCONTRO DI VALENCIA

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ASSISI. = S’irradia da Assisi un messaggio di pace per tutte le famiglie del mondo: pace da vivere nel cuore di tutti e da diffondere tra tutti gli uomini. Preceduto dalla lettura del Cantico delle Creature di San Francesco - per ricordare come proprio ottocento anni fa il Santo d’Assisi ascoltò le Parole del Crocifisso di San Damiano che lo invitavano a pregare ed offrire le proprie sofferenze per la Chiesa di Dio - il concerto coniugherà anche quest’anno la bellezza dell’arte, la forza delle note e l’accorato appello ad un mondo pacificato, cui proprio le famiglie possono dare l’impronta e fornire una serena testimonianza. A dirigere musiche di Mozart, Beethoven e Brahms è stato chiamato Lorin Maazel che sarà affiancato dal violino di Uto Ughi, consulente artistico del progetto “Omaggio all’Umbria”, in cui il concerto di stasera è inserito. La manifestazione ha lo scopo di esaltare la bellezza dei beni architettonici dell’Umbria, segnati da particolare spiritualità cristiana, attraverso i grandi capolavori della musica, capace di essere linguaggio autenticamente universale. Al progetto si collega anche una forte valenza sociale, testimoniata negli anni dalle molte iniziative finalizzate a sostenere soprattutto i disabili e l’infanzia particolarmente bisognosa di aiuto e attenzione. Una voce, un canto, che giustamente si levano dalla terra di Francesco e di Chiara e dai luoghi che ne conservano, immortale, la memoria.

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24 ORE NEL MONDO

8 luglio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Medio Oriente, l’esercito israeliano ha condotto una serie di incursioni nella città di Gaza e ha cominciato a ritirarsi dal nord della Striscia. Nei Territori, almeno 4 persone sono rimaste uccise e, per motivi di sicurezza, 150 palestinesi con passaporti stranieri sono stati trasferiti in Israele. Sul versante politico, il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha lanciato un appello per un cessate il fuoco reciproco. Il nostro servizio:

 

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E’ cominciata una nuova fase dell’offensiva israeliana: l’esercito dello Stato ebraico è entrato nella città di Gaza. Quattro presunti militanti di Hamas sono rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo compiuto nella notte in due quartieri periferici della città. Le operazioni militari proseguono anche ad ovest del valico di Karni, ad est di Beit Hanun e nella zona industriale vicino al valico di Erez. I soldati israeliani hanno cominciato a ritirarsi, invece, dal nord della Striscia di Gaza. Nei Territori, il gruppo dei Comitati di resistenza popolare palestinesi, che ha rivendicato il sequestro del caporale israeliano, ha poi minacciato di condurre una vasta azione contro Israele. Sul versante politico, il primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh, ha chiesto una tregua. E’ necessario – si legge nel comunicato – che le due parti tornino alla calma. Il premier finlandese, presidente di turno dell’Unione Europea, ha accusato inoltre Israele di un uso sproporzionato della forza contro i palestinesi. Si registrano, comunque, anche alcuni importanti spiragli: Hamas ha diramato, ieri, un comunicato nel quale afferma che il soldato dello Stato ebraico rapito da estremisti palestinesi “è trattato bene”. I negoziati – si legge nel testo – sono “l’unica via per uscire dalla crisi”. Il governo israeliano ha fatto sapere, inoltre, che è pronto a ritirarsi dai Territori e a rilasciare i ministri palestinesi di Hamas, arrestati la scorsa settimana, in cambio della liberazione del militare preso in ostaggio. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha chiesto, intanto, “un corridoio umanitario” per portare cibo e rifornimenti a Gaza. Per far fronte all’emergenza, l’Unione Europea ha anche stanziato 34 milioni di euro da destinare alla popolazione palestinese. I fondi verranno utilizzati, in particolare, per la distribuzione di derrate alimentari, per l’adozione di misure igieniche e per provvedere alla mancanza d’acqua.

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In Iraq, tre civili sono morti in seguito ad un raid aereo americano nei pressi di Falluja. Lo hanno reso noto fonti ospedaliere, precisando che è stata bombardata un’abitazione. Un generale americano ha dichiarato, intanto, che le forze di sicurezza irachene controlleranno metà del Paese entro la fine del 2006. Il quotidiano “New York Times” ha rivelato, inoltre, che alcuni alti ufficiali dei marines saranno accusati di negligenza in relazione al massacro dei civili iracheni avvenuto lo scorso novembre nella cittadina di Haditha.

 

Nello Yemen assolti in primo grado, per insufficienza di prove, diciannove presunti membri di Al Qaeda. Erano accusati di aver pianificato un attentato contro un hotel, frequentato da cittadini americani.

 

Al Qaeda voleva far saltare l’Holland, uno dei grandi tunnel che collega Manhattan al New Jersey, allagare Wall Street e tutto il quartiere finanziario di New York. Lo ha rivelato, ieri, il quotidiano “Daily News”. L’FBI ha confermato la notizia e ha reso noto che il piano dell’organizzazione terroristica è stato sventato grazie alla confessione di un estremista libanese di 31 anni. L’uomo è stato arrestato a Beirut al termine di un’indagine degli agenti federali.

 

Il presidente americano, George Bush, autorizzerà per la prima volta un’ampia cooperazione con la Russia nel campo del nucleare civile. Lo scrive oggi il quotidiano “Washington Post” aggiungendo che la decisione servirebbe, come incentivo, per ottenere dalla Russia maggiore cooperazione nella crisi nucleare con l’Iran.

 

Nuovi spiragli nella crisi nucleare nord coreana, innescata dal lancio di missili effettuati in settimana da Pyongyang: la Corea del Sud si è detta favorevole a risolvere la disputa per via diplomatica e anche gli Stati Uniti si muovono per una ripresa dei negoziati. Tuttavia, permane la divisione delle Nazioni Unite sulle eventuali sanzioni da applicare. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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La Corea del Nord deve tornare al tavolo dei negoziati. Lo ha affermato oggi il negoziatore statunitense Hill nel corso della sua visita a Seul precisando che non ci sarà alcun incontro bilaterale con Pyongyang se non a margine dei negoziati a sei con Cina, Corea del sud, Giappone e Russia. Un incontro, questo, che Pechino sta tentando di organizzare nel nord est della Cina. Dal canto suo, la Corea del Nord si è detta disponibile ad aderire al tavolo solo se Washington toglierà le sue sanzioni finanziarie. La strategia statunitense sostiene, quindi, questa sorta di coalizione internazionale che avrà il compito di allargare gli spazi alla diplomazia. Per stessa ammissione del presidente Bush, si guarda anche alla prossima riunione del G8 a Mosca, dove certamente si parlerà anche della questione nordcoreana. Intanto, anche la Corea del Sud, dopo aver congelato l’invio di aiuti al Nord, ha chiesto alla Comunità internazionale di continuare sulla strada della diplomazia. E’ invece irremovibile il Giappone che oggi ha invocato nuovamente la risoluzione di condanna da parte dell’ONU, appoggiata comunque dagli Stati Uniti. La Corea del Nord ha fatto sapere che considererà eventuali sanzioni internazionali “come un atto di guerra”.

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Si sblocca la crisi politica a Timor Est: il premio Nobel per la pace, Josè Ramos Horta, è stato nominato primo ministro. Ramos Horta svolgeva le funzioni di coordinamento dei ministri dopo le dimissioni del premier Alkatiri, ritenuto il maggiore responsabile delle violenze scoppiate recentemente nell’isola. Alkatiri aveva licenziato circa 600 militari che denunciavano discriminazioni. Gli scontri, che ne sono seguiti, hanno provocato decine di morti e una grave crisi politica.

 

Otto persone sono morte per l’esplosione di una bomba, avvenuta su un autobus in Transnistria. Secondo diversi analisti militari, l’attacco rientra in un regolamento di conti tra bande rivali. L’azione è stata condannata dal governo moldavo, dall’OSCE e dal Dipartimento di Stato americano. La Transnistria si è separata dalla Moldova nel 1992, grazie al sostegno della Russia. Ma la regione non è riconosciuta a livello internazionale. Mosca vi mantiene circa 1500 uomini, soprattutto per controllare importanti depositi d’armi.

 

Tragedia in Spagna: un elicottero anti incendio è precipitato in mare al largo dell’isola di Tenerife, n elle Canarie. Tutti i sei membri dell’equipaggio sono morti. Al momento, non si conoscono le cause dello schianto.

 

Più investimenti in Messico, anche per contrastare l’immigrazione clandestina. E’ quanto ha chiesto il neo-presidente messicano, Felipe Calderon, agli Stati Uniti. “Non è con le barriere o con l’invio di soldati che si risolve il problema dell'immigrazione”, ha affermato Calderon. “Per ridurre l’immigrazione - ha aggiunto - servirà di più un chilometro di strada nello Stato messicano di Zacatecas o Michoacan che un chilometro di barriera in Texas e in Arizona”.

 

 

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