RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 188 - Testo della trasmissione di venerdì 7 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Valencia attende Benedetto XVI. Domani il Papa al V Incontro mondiale delle famiglie promosso dal Pontificio Consiglio per la famiglia: con noi il cardinale Jorge Urosa

 

I frutti dell’Incontro mondiale delle religioni a Mosca, che si è svolto in questa settimana, nella riflessione del cardinale Paul Poupard, di ritorno dalla capitale russa: intervista con il presule

 

La comunità internazionale rafforzi l’impegno a promuovere un lavoro dignitoso per tutti: così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio ONU di Ginevra, nel suo intervento al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Hamas, dopo aver ordinato di sparare contro i soldati israeliani, annuncia un possibile accordo con Israele sul rilascio del soldato rapito da estremisti palestinesi: ce ne parla Janiki Cingoli

 

Al via oggi pomeriggio, a Loreto, la nona edizione del Meeting sulle migrazioni promosso dagli scalabriniani: saranno centrali le questioni politiche. Ai nostri microfoni padre Gianni Borin

 

CHIESA E SOCIETA’:

All’incontro con la presidenza dell’UE, affidata per i prossimi 6 mesi alla Finlandia, le chiese europee chiedono il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa

 

Al via in Australia il biennio di preparazione per la Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a Sidney nel 2008

 

Elevato in Africa il numero delle vittime della tratta di esseri umani

 

Il presidente dell’All India Catholic Union, John Dayal, scrive alla Commissione nazionale per le minoranze per denunciare la persecuzione di fondamentalisti indù contro i cristiani dell’Andra Pradesh

 

Serbia e Croazia rendono omaggio a Nikola Tesla, scienziato poco noto del XX secolo autore di numerosi brevetti nell’elettrotecnica

 

24 ORE NEL MONDO:

In Messico, appello all’unità nazionale del neo presidente Calderon dopo la vittoria nelle presidenziali

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 luglio 2006

 

 

VALENCIA ATTENDE BENEDETTO XVI.

DOMANI IL PAPA AL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

- Ai nostri microfoni il cardinale Jorge Urosa -

 

 

Ultimi preparativi per l’arrivo del Papa, domani, al V Incontro Mondiale delle Famiglie, in corso a Valencia sul tema “La trasmissione della fede nella famiglia”. Stasera si conclude il congresso teologico pastorale internazionale dal medesimo titolo, che dal 4 luglio scorso ha visto succedersi decine di interventi sui più diversi aspetti della famiglia nella nostra epoca: fede, bioetica, economia, educazione, morale, pastorale. Ma come la città spagnola attende l’incontro con Benedetto XVI? Ce ne parla da Valencia il nostro inviato, Giancarlo La Vella:

 

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Nella sua armonica e appariscente modernità, Valencia è oggi una città ancora addolorata per il gravissimo incidente avvenuto nei giorni scorsi nella metropolitana, costato la vita a 42 persone. Sentimenti che, tuttavia, non impediscono di vivere l’attesa per l’abbraccio a Benedetto XVI, che viene nella città a salutare le famiglie di tutto il mondo. Lo stesso Pontefice ha modificato il programma della sua visita e domani, non appena arrivato a Valencia, prima di recarsi nella Cattedrale e nella Basilica della Virgen de Los Desamparados, sosterà in preghiera sul luogo del disastro, salutando i parenti delle vittime. Tutti i palazzi della città espongono bandiere con i colori bianco e giallo della Santa Sede o striscioni con frasi di saluto per il Santo Padre.

 

Già mobilitati 2000 agenti, affinché tutto proceda per il meglio ed impegnati ben 10 mila volontari che, dall’inizio di questa settimana, provvedono ad aiutare e a dare consigli utili per le tantissime famiglie che continuano ad arrivare da tutto il mondo. Per ognuno è stato preparato un kit del pellegrino: uno zaino con la documentazione necessaria per muoversi a Valencia, maglietta, cappellino, acqua e ventaglio. Sono indispensabili gli ultimi due in questa calda stagione: – si superano di gran lunga i 30 gradi centigradi nonostante una leggera brezza mitighi la pesante afa in alcuni momenti della giornata. Valencia è, dunque, pronta: una città che conta oltre 800 mila abitanti, 1 milione e 600 mila, se si considera l’intero agglomerato urbano, profondamente mutata negli ultimi anni, anche topograficamente, dopo che negli anni ’60 è stato deviato il fiume che la attraversava e il letto è stato trasformato in grande giardino. Proprio qui è stato fatto sorgere l’avveniristico complesso della Città delle Arti e delle Scienze, vicino al quale si staglia l’altare con la grande croce illuminata, dove il Papa celebrerà la Santa Messa di domenica mattina prima di rientrare in Vaticano. Domani sera, la grande veglia con le famiglie: un incontro di festa e di testimonianza della famiglia nella società odierna. Sono questi i due momenti clou dell’incontro col Papa, fortemente voluto da Giovanni Paolo II e che dal 1994, ogni tre anni, rappresenta anche un modo per fare il punto sugli attacchi alla famiglia che in varie parti del mondo politiche malaccorte continuano a lanciare. Si è iniziato dodici anni fa a Roma, nell’Anno Internazionale della Famiglia, con il tema “Famiglia: cuore della civiltà dell’amore”. Poi Rio de Janeiro con “La famiglia: dono ed impegno, speranza dell’umanità”. Nel Giubileo la meditazione su “I figli, primavera della famiglia e della società”. Quindi nel 2003 l’incontro mondiale di Manila dal titolo “La famiglia cristiana: una buona novella per il terzo millennio”. Tra tre anni, appunto, il prossimo appuntamento nella sede che il Papa stesso comunicherà a conclusione dell’incontro.

 

Da Valencia, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.

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Trattandosi di un Incontro delle Famiglie a livello mondiale, cerchiamo di focalizzare alcune delle problematiche e delle caratteristiche delle realtà familiari oltre i confini europei.

 

Guardando all’America Latina, negli ultimi anni si è registrato un fenomeno di forte instabilità matrimoniale. 23 milioni di persone della classe media sono diventati poveri, secondo le cifre della Commissione Economica per l'America Latina ed i Carabi. Ciò ha aggravato ulteriormente la situazione familiare in regioni che, da molti decenni, vivono difficoltà rilevanti. Ma dei problemi e delle sfide che pongono alla Chiesa latinoamericana, ci parla, nell’intervista di Luis Balilla, l’arcivescovo di Caracas, in Venezuela, il cardinale Jorge Urosa:

 

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NOSOTROS TENEMOS UNA FAMILIA TRADICIONALMENTE DEBIL…

“Abbiamo una famiglia piuttosto debole per mancanza di legami religiosi, vale a dire abbiamo poche famiglie santificate con il Sacramento del matrimonio. Mi riferisco ovviamente a quella abitudine molto latinoamericana di formare coppie senza una stabilità sicura e duratura che è, a mio avviso, fondamentale affinché una famiglia si possa sviluppare. Là dove non c’è questa stabilità, ove non c’è un consolidamento della coppia nel matrimonio, subentra subito una grande fragilità e coloro che pagano i prezzi più alti sono i figli. E’ evidente che molte coppie non contraggono matrimonio, non formano una famiglia stabile, consolidata con il Sacramento e neanche tramite la stessa istituzione civile del matrimonio, poiché non godono di condizioni socio-economiche sufficienti. Sarebbe dunque necessario affrontare questi due aspetti: da un lato, un’evangelizzazione più forte e coraggiosa, più decisa ed entusiasta da parte della Chiesa; dall’altro saper dare ai giovani le condizioni necessarie affinché possano formare famiglie stabili”.

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Delle problematiche che caratterizzano la realtà della famiglia in Asia e in Africa, ci parla nella nota Luis Badilla:

 

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Da molti anni gli episcopati asiatici seguono, con particolare cura, l’evolversi della crisi dell’istituzione familiare. Recentemente mons. Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato, nelle Filippine, ha affermato che “il fenomeno della globalizzazione rappresenta in Asia la principale sfida alla famiglia. La globalizzazione opprime i valori. La sua essenza è molto materialista, laica e neo-liberale o post-moderna. Come tale, è nel migliore dei casi ambivalente, poiché porta nelle famiglie cose buone e cattive”.  Le nazioni povere, che non possono competere con quelle più sviluppate e potenti, subiscono effetti negativi. Mentre cresce la povertà, aumenta anche il numero di asiatici che emigrano. Questo crea problemi interni di separazioni ed inadeguata educazione nelle famiglie che questi emigranti si lasciano alle spalle.

 

Nel caso specifico dell’India, mons. Agnelo Gracias, vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Mumbai e vescovo di Molicunza ma anche presidente dell’ufficio per la famiglia della Conferenza episcopale cattolica dell’India, ha sottolineato: “La vita umana non è più considerata sacra, non solo dagli abitanti delle città, ma anche da quelli dei villaggi”. E ha aggiunto: “Il nostro Stato promuove l’aborto e il controllo delle nascite: sui francobolli è ritratta la famiglia ideale composta da un uomo, una donna e un unico figlio; sui mezzi pubblici a Mumbai si vedono pubblicità a favore dell’aborto: i manifesti suggeriscono che conviene spendere per un aborto oggi, piuttosto che per una dote in futuro”. In totale in India vi sono almeno 12 milioni di aborti all’anno. Recentemente le autorità indiane si sono dimostrate molto allarmate per i cosiddetti “aborti mirati”, cioè, quelli effettuati selezionando il sesso dei nascituri, eliminando le femmine.

 

Per quanto riguarda l’Africa, la cosiddetta modernità, che poi alla fine non è altro che l’occidentalizzazione a tutti i costi, da alcuni anni colpisce severamente il continente, in particolare, la famiglia, forse l’istituzione sociale più rilevante tra gli africani. Molti dei valori familiari oggi sono sotto assedio, non solo per ragioni che riguardano i grandi problemi del sottosviluppo e dell’arretratezza di vaste regioni del continente, ma anche perché l’omologazione culturale tende a ribaltare aggressivamente le tradizioni secolari di molti popoli.

 

Nell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Africa”, Giovanni Paolo II sottolineava: “In Africa, in particolare, la famiglia rappresenta il pilastro su cui è costruito l'edificio della società”. Poi, in comunione con i padri sinodali, aggiungeva: "Ecco perché il Sinodo considera l'evangelizzazione della famiglia africana come una delle priorità maggiori, se si vuole che essa assuma, a sua volta, il ruolo di soggetto attivo nella prospettiva dell'evangelizzazione delle famiglie mediante le famiglie”. Dal punto di vista pastorale, ciò costituisce una vera sfida, date le difficoltà d'ordine politico, economico, sociale e culturale alle quali i nuclei familiari in Africa devono far fronte nel contesto dei grandi mutamenti della società contemporanea. Pur adottando i valori positivi della modernità, la famiglia africana dovrà pertanto salvaguardare i propri valori essenziali. Una delle questioni più urgenti e drammatiche che colpisce l’istituzione familiare africana è la vertiginosa crescita degli anziani. Certo, la crescita degli anziani non costituisce, necessariamente, un elemento di crisi per le società ma necessita di pianificazione da parte del governo. Attualmente le persone oltre i 60 anni sono 38 milioni, ma dovrebbero superare i 250 milioni entro il 2050. In questo modo gli anziani aumenterebbero di ben 6 volte in mezzo secolo! Fra le questioni incalzanti che riguardano gli anziani in Africa va considerato l’AIDS, perché ricade sugli anziani il peso e la responsabilità di prendersi cura sia di loro figli morenti che di loro nipoti orfani. Alcune ricerche dimostrano  che nell'Africa Sub-Sahariana circa 7,8 milioni di bambini sono rimasti orfani a causa dell'AIDS e sono costretti a vivere con i membri anziani delle loro famiglie.

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UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa ha ricevuto stamani il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Mechelen-Brussel e un gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Croazia, in visita "ad Limina”.

In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Ciudad Altamirano padre Maximino Martínez Miranda, del clero della diocesi di Atlacomulco, vicario generale e parroco della parrocchia di “Santa María de Guadalupe”.

In Albania, il Pontefice ha nominato vescovo ausiliare di Tiranë-Durrës padre George Frendo, dei Frati Predicatori, vicario generale della medesima arcidiocesi, assegnandogli in pari tempo la sede titolare di Butrinto.

 

I FRUTTI DELL’INCONTRO MONDIALE DELLE RELIGIONI A MOSCA,

CHE SI E’ SVOLTO IN QUESTA SETTIMANA, NELLA RIFLESSIONE

DEL CARDINALE PAUL POUPARD, DI RITORNO DALLA CAPITALE RUSSA

- Intervista con il presule -

 

Il cardinale Poul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, è appena rientrato da Mosca, dove ha partecipato all’Incontro mondiale delle religioni, che si è svolto in questa settimana dal 3 al 5 luglio.  Giovanni Peduto ha chiesto al presule se l’incontro ha segnato un passo avanti soprattutto nelle relazioni tra il patriarcato di Mosca e la Chiesa cattolica.

 

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R. - Un passo in avanti senz’altro e anche un passo notevole. Perché, come si sa, questo invito era stato fatto da parte di Sua Santità il Patriarca ortodosso di Mosca Alessio II alla Chiesa cattolica, e la Santa Sede non poteva rispondere in modo più fraterno, mandando ben 5 cardinali. Il Patriarca, che ha ricevuto insieme tutta la delegazione cattolica, ci ha consacrato un bel momento. Un momento molto cordiale, di scambio. Lui ha voluto pubblicamente ringraziare Sua Santità il Papa Benedetto XVI, di aver mandato questa delegazione. Si è compiaciuto con noi perchè dopo la dichiarazione congiunta c’è stato uno scambio di vedute e anche l’occasione di scambio di ognuno di noi con lui e più a lungo con il Metropolita Kirill e con tanti altri esponenti del patriarcato, che avevo avuto occasione di incontrare prima. Si vede che lì si è quasi, direi, manifestato in modo pubblico quel nuovo clima fraterno e di fiducia tra noi.

 

D. – Eminenza, da parte cattolica dopo questo incontro di Mosca ci saranno iniziative rivolte ad un ulteriore avvicinamento tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica?

 

R. – Sul piano dello scambio tra le Chiese la competenza è del mio confratello, il cardinale Kasper, che sta preparando - e questa è la novità molto importante - la ripresa del dialogo tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, che avrà luogo a Belgrado nell’autunno prossimo e alla quale parteciperà il Patriarca di Mosca: questa è la cosa più notevole. Poi da parte mia, del Pontificio Consiglio della cultura, c’è la continuazione dell’incontro che si è svolto all’inizio di luglio a Vienna su come dare un’anima all’Europa, sulla responsabilità congiunta delle nostre Chiese. Si è già prospettato un nuovo incontro che, sempre nella cornice culturale, coinvolge anche l’Istituto di storia universale dell’Accademia delle scienze, diretto dal presidente Cjubarjan, a Mosca all’inizio di giugno del prossimo anno, avendo come tematica esplicita la cristianità, la cultura e la responsabilità etica.

 

D. – Eminenza, Lei pensa che la divisione tra cristiani favorisca i fondamentalismi che oggi vediamo nel mondo?

 

R.-  Questo fatto non favorisce la proclamazione e la condivisione del messaggio di amore  e di pace dei cristiani, questo è evidente. Ma non si può dire e non si deve dire che questo di per sé favorisca l’avanzamento dei fondamentalismi. Quello che lo favorisce, ed è ciò che è stato esposto da quasi tutti gli interventi che hanno avuto luogo a Mosca - anch’io ho insistito su questo –,è la diffusione di una cultura che dall’occidente si diffonde un po’ dappertutto: il trionfo dell’egoismo singolare e collettivo in un clima di edonismo e materialismo, di assenza di convinzione, insomma mancanza di etica. Allora questo genera una reazione di salvaguardia di alcuni credenti, che si sentono minacciati in questo clima di scetticismo. C’è una tendenza a ritirarsi in una roccaforte e quindi talvolta scoppia il clima di violenza.

 

D. – Lei ritiene che l’unione tra le religioni possa favorire la pace, soprattutto in alcune zone del mondo come Terra Santa, Iraq e diversi Paesi africani?

 

R. - Senz’altro. Diciamo che era già una visione di pace, quasi idilliaca, vedere quella grande stanza nella quale eravamo riuniti a Mosca e vedere alternarci tra cristiani, ortodossi, cattolici, anglicani, luterani, protestanti e fratelli musulmani ebrei, buddisti e altri. Questa è la prima cosa. Poi vedere lo scambio di fraternità tra musulmani e ortodossi della regione del Caucaso, che è una delle regioni con più forti tensioni. Poi anche tra ebrei e musulmani del Medio Oriente. Allora questi gesti, congiunti all’appello che abbiamo tutti noi sottoscritto, cioè l’impegno di tutte le religioni a condannare ogni forma di violenza e di terrorismo, sono molto importanti perché è la prima volta che viene fatta questa dichiarazione con totale convinzione da parte di tutti gli esponenti, senza nessuna eccezione. E poi c’è la volontà di lavorare insieme per instaurare e consolidare relazioni di pace. Insomma, la presa di coscienza che la pace tra le diverse religioni è una condizione fondamentale della pace tra tutti gli uomini, tutte le culture e tutte le nazioni.

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LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE RAFFORZI L’IMPEGNO A PROMUOVERE

UN LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI: COSI’ L’ARCIVESCOVO SILVANO MARIA TOMASI,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’UFFICIO ONU DI GINEVRA,

NELL’INTERVENTO AL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE DELLE NAZIONI UNITE

 

E’ necessario promuovere un lavoro dignitoso che rispetti sempre la persona umana, specie nei Paesi in via di sviluppo: è l’esortazione contenuta nell’intervento dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, a Ginevra. L’Osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio ONU di Ginevra ha inoltre auspicato una positiva conclusione dei negoziati del “Doha round” sul commercio mondiale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La comunità internazionale deve rinnovare il suo impegno per eliminare la povertà globale, che “rappresenta ancora oggi uno scandalo e una minaccia alla pace e alla sicurezza”. E’ la viva esortazione espressa dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, che ha sottolineato come, nonostante cresca la ricchezza a livello mondiale, persiste il divario tra ricchi e poveri. Per valorizzare gli effetti della globalizzazione, ha affermato l’osservatore vaticano, serve una convergenza degli attori internazionali in favore dello sviluppo. In particolare, c’è bisogno di un “migliore coordinamento delle politiche di investimento finanziario, di riforme agricole e di accesso ai mercati”. Conseguenza di questa strategia, ha proseguito, “sarà la progressiva eliminazione del debito estero”.

 

Mons. Tomasi ha poi auspicato una positiva conclusione dei negoziati commerciali di Doha. Se fallissero, ha avvertito, “i poveri del mondo e gli affamati ne pagherebbero il prezzo più alto” e le loro possibilità di crescita, di sviluppo, come anche la ricerca di un lavoro dignitoso, svanirebbero per molto tempo. La Santa Sede, ha affermato, appoggia l’agenda del Consiglio economico e sociale dell’ONU che ribadisce come la dignità della persona conferisce al lavoro e allo sviluppo il loro vero valore. “Il lavoro dignitoso – ha affermato – riguarda la qualità della vita al di là della produzione: è una dimensione della persona stessa che dà al lavoro il suo valore più alto”.

 

Il presule ha poi affermato che “gli individui e i differenti gruppi” si devono impegnare in favore di una “salutare sussidiarietà” in campo economico. “Al livello delle comunità locali – è stata la sua riflessione – la creazione di lavoro può mettere l’economia in movimento”. E’ così, ha spiegato, che la povertà viene ridotta passo dopo passo, che l’immigrazione diviene un’opportunità piuttosto che una necessità. Ha così ribadito che, in un tempo caratterizzato da una forte interconnessione economica, vanno aiutati i popoli meno sviluppati ad acquisire quelle conoscenze che gli permettano di competere con gli altri Paesi. Infine, ha criticato quelle politiche di sviluppo che finiscono per privilegiare delle corporazioni a danno della democratizzazione.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "A Valencia le famiglie del mondo accolgono con gioia il Papa": sabato 8 e domenica 9 il pellegrinaggio di Benedetto XVI in terra di Spagna, in occasione del V Incontro mondiale delle famiglie.

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al 150 di fondazione delle Società delle Missioni Africane.

 

Servizio estero - Intervento della Santa Sede sul tema: "La dignità della persona conferisce al lavoro e allo sviluppo il loro vero valore".

 

Servizio culturale - Un articolo di Maria Maggi dal titolo “’Discovery’: rischi ed incertezze di una navetta ormai da rottamare”: lo Space Shuttle, lanciato il 4 luglio, svolgerà una missione per rifornire la Stazione spaziale internazionale.

Un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo “Ancora una volta viene premiato il Caos”: squallide “performance” nel romanzo vincitore della 60.ma edizione del Premio Strega. 

 

Servizio italiano - In evidenza la questione degli incidenti sul lavoro.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 luglio 2006

 

 

HAMAS, DOPO AVER ORDINATO DI SPARARE CONTRO I SOLDATI ISRAELIANI,

ANNUNCIA UN POSSIBILE ACCORDO CON ISRAELE SUL RILASCIO DEL SOLDATO RAPITO DA ESTREMISTI PALESTINESI

- Intervista con Janiki Cingoli -

 

In Medio Oriente, un palestinese è stato ucciso nel nord della Striscia di Gaza, facendo salire a 25 il numero dei morti dall’inizio dell’offensiva sferrata per liberare il soldato dello Stato ebraico. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha duramente condannato gli attacchi israeliani degli ultimi giorni a Gaza e li ha definiti “un nuovo crimine contro l’umanità”. Nei Territori, intanto, il ministro dell’Interno ha ordinato alle forze palestinesi di sparare contro i soldati israeliani. Hamas ha anche annunciato un possibile accordo con Israele per arrivare al rilascio del soldato dello Stato ebraico. Su questi ultimi sviluppi della politica palestinese ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, Janiki Cingoli:

 

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R. – L’annuncio è una cosa, i fatti sono un’altra e in Medio Oriente c’è sempre questo doppio livello che va tenuto presente. Occorre ben capire che il fatto che ci sia un diritto alla resistenza militare contro l’occupante non significa che questo venga esercitato; infatti, per oltre un anno, Hamas ha rispettato la tregua che era stata mediata dagli egiziani. Il problema è che c’è in atto un braccio di ferro: nessuno vuole perdere la faccia. Io ritengo che, complessivamente, entrambe le parti stiano lavorando con una certa cautela in questa situazione che si è venuta a creare.

 

D. - Quindi siamo di fronte ad un bivio. La situazione può sfociare in un durissimo confronto militare oppure in una nuova fase di dialogo…

 

R. - Il Medio Oriente è permanentemente davanti a un bivio. La questione reale è che ci sono stati alcuni elementi significativi. Da un lato, da parte palestinese c’è l’approvazione di questo cosiddetto documento dei prigionieri che, per la prima volta, contiene un riconoscimento indiretto dello Stato israeliano. Il testo dichiara, infatti, che lo Stato palestinese che si vuole costituire è dentro i confini storici del ’67. L’altro elemento di novità è, da parte israeliana, il fatto che il ministro degli Esteri ha avanzato, recentemente, l’ipotesi che il ritiro in Cisgiordania non sia più unilaterale ma un ritiro che crei uno Stato palestinese provvisorio; poi si tratterebbe, entro un periodo definito di tempi, sui confini definitivi. Ci sono quindi aperture ma anche limiti da una parte e dell’altra. Tuttavia, la questione reale è che entrambe le parti hanno fatto dei passi che sono importanti ma, contemporaneamente, mostrano i muscoli per dimostrare che non sono deboli quando si siederanno al tavolo delle trattative.

 

D.- Quale influenza può avere per tutta la regione mediorientale l’acuirsi del conflitto nei territori palestinesi?

 

R. - Se ci sarà una escalation delle violenze, ci saranno ripercussioni di destabilizzazione in tutta l’area, che già è “infettata” dalla permanenza del conflitto iracheno. Ci saranno, certamente, spinte destabilizzanti e questo potrebbe essere anche uno stimolo in favore delle frange più estremiste. Va comunque detto che, fino ad oggi, tutte le avances di Al Qaeda sono sempre state respinte da Hamas che non è collegata all’organizzazione terroristica ma si richiama alla fratellanza musulmana egiziana.

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AL VIA OGGI POMERIGGIO, A LORETO, LA NONA EDIZIONE

 DEL MEETING SULLE MIGRAZIONI PROMOSSO DAGLI SCALABRINIANI:

 SARANNO CENTRALI LE QUESTIONI POLITICHE

- Con noi padre Gianni Borin -

 

Inizia oggi pomeriggio a Loreto il Meeting internazionale sulle Migrazioni promosso dai Padri Scalabriniani. Giunto alla nona edizione, il Meeting ha quest’anno per tema “Il peso politico dei migranti. Per una democrazia di tutti e per tutti”. L’edizione 2006 pone, dunque, l’accento sulla necessità di superare l’attuale visione della presenza straniera legata al solo aspetto economico e al contenimento dell’immigrazione clandestina e di considerare politiche innovative per l’integrazione dell’immigrato. La riflessione del responsabile del Meeting, padre Gianni Borin, raggiunto telefonicamente a Loreto da Alessandro Gisotti:

 

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R. - Il tema dell’immigrazione è un tema scomodo, anche se sta cominciando a diventare un tema che interessa tutti gli ambiti delle decisioni, della politica in generale e delle politiche in particolare. Gli immigrati, nonostante siano oggetto di interesse dei politici, tuttavia non hanno peso politico, un peso riconosciuto da protagonisti. Si trovano decisioni prese da altri, si trovano a dover subire delle scelte. Tante volte poi ci troviamo ad avere a che fare con la dignità e i diritti fondamentali della persona.

 

D. - In Italia c’è chi propone il diritto di voto agli immigrati. Cosa ne pensate?

 

R. – Si parla del diritto di voto amministrativo, naturalmente. Sì, è una realtà determinante per dare non soltanto dignità ma anche un significato, un senso di responsabilità e corresponsabilità. All’immigrato giustamente si chiede che rispetti le leggi del Paese in cui arriva, ma dopo un certo periodo nel quale diventa parte integrante della realtà a livello economico e sociale, è giusto che l’immigrato possa sentirsi ascoltato e rappresentato da chi desidera lui.

 

D. - Quali sono le aspettative per questa nona edizione del Meeting…

 

R. - Le aspettative per questa edizione sono di rinnovare la riflessione e lo stimolo sia da parte degli immigrati che da parte delle realtà accademiche, sociali e politiche coinvolte. Vogliamo approfondire e un po’ rimotivarci a dare il giusto peso politico agli immigrati e riconoscere che, se davvero un peso ce l’hanno, e ce l’hanno, deve essere un peso attivo, non soltanto un peso di “rimorchio” o peggio ancora di sfruttamento, perché interessa il voto degli italiani a favore o contro.

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CHIESA E SOCIETA’

7 luglio 2006

 

 

ALL’INCONTRO CON LA PRESIDENZA DELL’UE, AFFIDATA PER I PROSSIMI 6 MESI

ALLA FINLANDIA, LE CHIESE EUROPEE CHIEDONO IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

E DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA. SOTTOLINEATA LA NECESSITÀ

 DI SVILUPPARE LA POLITICA DELLE MIGRAZIONI

 

BRUXELLES. = L’allargamento dell’Unione europea, il dialogo interculturale ed interreligioso, le questioni antropologiche ed etiche: sono alcuni dei temi che una delegazione delle Chiese d’Europa ha discusso, il 30 giugno scorso, con rappresentanti del governo della Finlandia, per i prossimi sei mesi alla presidenza dell’Unione europea. Della delegazione, guidata dal capo della Chiesa evangelica luterana finlandese Jukka Paarma, facevano parte anche il metropolita di Finlandia Ambrosius, Rüdiger Noll, direttore della commissione Chiesa e società della Kek, la Conferenza delle Chiese europee; William Kenney, vescovo ausiliare di Stoccolma e membro della Comete, la Commissione degli episcopati della Comunità europea; il segretario generale di quest’ultima Noel Treanor. Il ministro finlandese degli Affari Esteri M. Erkki Tuomioja ha affermato che i futuri negoziati con i Paesi candidati all’ingresso nell’UE – Turchia e Paesi balcanici – saranno condotti in base ai criteri di Copenaghen. Per la Turchia le Chiese hanno ribadito l’importanza del rispetto dei criteri politici, specie in materia di diritti umani e libertà religiosa. È stato sottolineato l’importante ruolo della dimensione sociale nell’evoluzione del progetto europeo e la presidenza finlandese ha riconosciuto la rilevanza del dialogo interculturale e il contributo del dialogo interreligioso. La delegazione delle Chiese d’Europa ha inoltre insistito sulla necessità di sviluppare una politica sulle migrazioni centrata sul rispetto della persona e sull’attenzione da riservare alle questioni antropologiche, politiche ed etiche sollevate dal 7° programma quadro di ricerca dell’UE. Da parte sua, Tuomioja ha affermato che la presidenza finlandese manterrà un contatto regolare con le Chiese durante il semestre appena iniziato. (T.C.)

 

 

AL VIA IN AUSTRALIA IL BIENNIO DI PREPARAZIONE PER LA GIORNATA MONDIALE

DELLA GIOVENTÙ CHE SARÀ CELEBRATA A SIDNEY NEL 2008. IN PROGRAMMA MOMENTI DI FORMAZIONE, PELLEGRINAGGI E SPETTACOLI ITINERANTI

 

SIDNEY. = Parte in Australia “Activ8”, il piano pastorale nazionale per i giovani che si preparano alla Giornata mondiale della Gioventù di Sidney, prevista nel 2008 (15-20 luglio). Sussidi per diocesi, parrocchie e gruppi, ma anche musica e arte on the road, pellegrinaggi e nuove tecnologie, sono gli strumenti di cui ci si avvarrà in vista del raduno. Lo slogan del piano pastorale, come riferisce l’agenzia SIR, richiama direttamente il tema scelto dallo stesso Benedetto XVI: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”, tratto dagli Atti degli Apostoli, capitolo 1 versetto 8. Da qui, appunto, “Activ8”. Il cammino di preparazione prevede tre momenti: comunicazione, formazione e partecipazione. Già a partire da questa settimana saranno distribuiti un libretto sulla Gmg, un Dvd promozionale - con la storia delle GmG passate, testimonianze e interviste - intitolato “Get with the spirit”, disponibile pure on line sul sito ufficiale www.wyd2008.org. Secondo mons. Anthony Fisher, vescovo coordinatore della Gmg 2008, “la Giornata è un dono straordinario alla Chiesa in Australia”. Da gennaio 2007 verranno forniti materiali sulle Scritture, testi di teologia, spiritualità e giustizia sociale anche nelle scuole. “Uno dei momenti di preparazione più importanti – ha detto mons. Fisher – sarà il pellegrinaggio della Croce e dell’icona di Maria, in tutto il Paese, che verrà affiancato da ‘Activ8 national tours’, un programma di musica e arte on the road con artisti e ospiti internazionali”. A tenere insieme i momenti di preparazione previsti in questo biennio sarà una newsletter mensile dal titolo ePilgrimage. (T.C.)

 

 

RISULTA ANCORA ELEVATO IN AFRICA IL NUMERO DELLE VITTIME DELLA TRATTA

DI ESSERI UMANI. LA DENUNCIA IN UN SUMMIT CHE SI STA SVOLGENDO

IN QUESTI GIORNI IN NIGERIA

 

ABUJA. = Il ministro nigeriano della Giustizia, Bayo Ojo, ha chiesto ai Paesi dell’Africa di porre fine alla tratta degli esseri umani. Aprendo ad Abuja, capitale della Nigeria, una conferenza sul traffico di persone, organizzata sotto l’egida della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) e di quella dell’Africa centrale (Ceeac/Eccas), Ojo - scrive l’agenzia MISNA - si è rivolto ai rappresentanti dei diversi Paesi presenti per denunciare i dati registrati negli ultimi anni. “È deplorevole che otto decenni dopo l’abolizione formale della schiavitù e di pratiche simili da parte della Società delle Nazioni – ha detto Ojo – i Paesi in via di sviluppo siano sempre implicati in queste attività ignobili e vigliacche”. Per il ministro della Giustizia nigeriano la lotta contro il traffico di esseri umani non può essere davvero intrapresa se i Paesi non si uniscono per chiarire la natura di questo crimine e se non vengono trovati i mezzi per combatterla in modo congiunto. In un documento della Cedeao/Ecowas preparato per il summit si legge: “Nel XXI secolo la tratta di esseri umani continua ad esistere ma in una nuova forma che priva migliaia di individui dei loro diritti fondamentali. I trafficanti dei nostri giorni trattano uomini, donne e bambini come merci, li maltrattano, li sfruttano sessualmente ed economicamente e gli fanno passare le frontiere come fossero carichi di droga o partite di armi”. Il documento precisa inoltre che solo otto Paesi dell’Africa occidentale e centrale hanno ratificato il Protocollo di Palermo, l’inizio di un processo di revisione delle legislazioni nazionali per favorire la lotta al fenomeno e adottato dall’assemblea generale dell’ONU nel novembre 2000. Nel 34 per cento dei Paesi africani i flussi di persone vittime della tratta risultano diretti in Europa e Medio Oriente. A livello globale, secondo l’Unicef, è il traffico di bambini a registrare la maggiore crescita. Ogni anno un milione e 200 mila minori vengono strappati dalle loro famiglie e venduti per lavori degradanti. (T.C.)

 

 

IL PRESIDENTE DELL’ALL INDIA CATHOLIC UNION, JOHN DAYAL, SCRIVE

ALLA COMMISSIONE NAZIONALE PER LE MINORANZE PER DENUNCIARE LA PERSECUZIONE LANCIATA DAI FONDAMENTALISTI INDÙ CONTRO I CRISTIANI DELL’ANDRA PRADESH

 

NUOVA DELHI. = La campagna contro i cristiani dell’Andra Pradesh lanciata dai fondamentalisti indù deve essere fermata. Lo chiede John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union in una lettera al presidente della Commissione nazionale per le minoranze, Jenab Mohammad Hamid Ansari. La campagna, afferma Dayal, “si basa su false accuse e presupposti sbagliati” e “terrorizza la vita di una comunità che ha sempre rispettato la fede di ognuno”. “Vi sono stati – scrive l’attivista – diversi attacchi contro i cristiani dello Stato negli ultimi sei mesi, ma i più colpiti sono stati i pastori e le suore. Questo – ha spiegato Dayal – è il sintomo di uno scenario pericoloso, perché gli attacchi sono condotti con lo scopo di aizzare la popolazione all’odio interreligioso”. La zona più colpita da gesti di intolleranza, scrive l’agenzia Asianews, risulta quella delle colline di Tirumala, che ospitano uno dei santuari più riveriti dalla maggioranza indù. “Come cristiani, abbiamo un rispetto assoluto per la fede – sostiene John Dayal – qualunque essa sia, dei nostri concittadini e delle norme che regolano gli accessi ai luoghi sacri delle religioni. Nei quali non possiamo però includere le fermate dell’autobus o le strade dello Stato, dove avvengono gli attacchi”. Secondo alcuni estremisti indù i cristiani che passano vicino ai loro luoghi di culto, o la presenza di chiese nei pressi di questi ultimi, dissacrano la loro religione. “Ci sono chiese e luoghi di culto non indù anche a Panipat, Kurukshetra, Amritsar e ad Ajmer – scrive Dayal – città sante rispettate e riverite, e questo non ha mai creato alcun problema”. L’attacco del 25 giugno scorso contro le suore di madre Teresa che facevano visita ad un ospedale di zona per Dayal “è solo l’ultimo sintomo di un malessere molto esteso”. Per questo l’attivista chiede di esaminare la costituzionalità delle leggi statali sui luoghi di culto indù. (T.C.)

 

 

SERBIA E CROAZIA RENDONO OMAGGIO A NIKOLA TESLA, SCIENZIATO POCO NOTO

 DEL XX SECOLO AUTORE DI NUMEROSI BREVETTI NELL’ELETTROTECNICA.

A 150 ANNI DALLA SUA NASCITA, IN CROAZIA, IL 10 LUGLIO,

VIENE APERTO AL PUBBLICO UN MUSEO A LUI DEDICATO

 

SMILJAN. = Corrente elettrica alternata, motore senza spazzole, onde radio, telegrafo senza fili, turbina idraulica: è lunga la lista delle invenzioni e scoperte frutto - in parte o per intero - della mente di Nikola Tesla, uno dei geni semi-dimenticati del XX secolo, che saranno esposte in un museo dal 10 luglio a Smiljan, villaggio croato dell’entroterra dalmata, che gli diede i natali nel 1856. Serbo di etnia, Tesla è dunque figlio a un tempo della Serbia e della Croazia e, per la prima volta, Belgrado e Zagabria sono riunite nel riproporre in grande stile la sua figura a 150 anni dalla nascita. Una rievocazione che coinvolge anche gli Usa, terra in cui lo scienziato emigrò. Nikola Tesla si è ritrovato al centro di un revival alimentato da convegni e intitolazioni di musei e monumenti che si sta traducendo in una sorta di rivincita postuma.   Personalità geniale, ma anche uomo impulsivo, solitario e incapace di compromessi, Tesla ha lasciato dietro di sè circa 700 invenzioni, 112 delle quali ritenute oggi brevetti fondamentali nel campo dell’elettrotecnica. Ma si narra anche di documenti segreti che le autorità statunitensi avrebbero scovato dopo la sua scomparsa e usato poi, a decenni di distanza, addirittura per i progetti di scudo spaziale. Tesla, tuttavia, ebbe in sorte in vita di essere definito “pazzo” da Edison e morì ad 86 anni in completa povertà. A Zagabria, in pieno centro, gli si sta preparando un grande monumento, quasi in segno di scuse per il rifiuto che l’amministrazione comunale della città riservò improvvidamente a un suo progetto di illuminazione pubblica nel 1892: appena tre anni prima che lo scienziato serbo-croato, ormai in America, trovasse modo di rivoluzionare il mondo installando i suoi generatori a Niagara Falls. Il primo riscatto suggellato post mortem dalla comunità scientifica avvenne nel 1960, con l’attribuzione al suo nome dell’unità di misura dell’induzione magnetica, simboleggiata da allora con una T. (F.S.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 luglio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, almeno 9 persone sono rimaste uccise in scontri divampati all’alba nella parte orientale di Baghdad tra forze americane e miliziani sciiti. Un’autobomba è esplosa, inoltre, nei pressi di una moschea sunnita di Baghdad, nella parte meridionale della capitale irachena, subito dopo il termine delle preghiere del venerdì. Lo hanno riferito fonti di polizia, senza precisare se l’attentato abbia provocato vittime.

 

Il test di sette missili da parte della Corea del Nord “non è un attacco contro qualcuno”. Lo ha detto un diplomatico nordcoreano presso la sede ONU a Ginevra. Il governo di Pyongyang ha chiesto, inoltre, la sospensione delle sanzioni decise dal Giappone dopo gli esperimenti, minacciando severe misure di ritorsione. Intanto, la Corea del Sud ha deciso che sospenderà, per un tempo indeterminato, gli aiuti alimentari e agricoli destinati alla Corea del Nord.

 

Sei ufficiali dell'esercito e due civili sono stati arrestati questa mattina nelle Filippine per una presunta partecipazione a tentativi di colpo di Stato. Gli ufficiali arrestati sono accusati, in particolare, di far parte di un gruppo sospettato di essere responsabile di un colpo di Stato sventato nel febbraio scorso. Il presidente filippino, la signora Gloria Arroyo, aveva decretato in quell’occasione lo stato d'emergenza.

 

“Le elezioni sono alle nostre spalle, è tempo di unità tra i messicani”. E’ l’appello lanciato, stamani, dal conservatore Felipe Calderon, dopo l’ufficializzazione della sua vittoria alle presidenziali tenutesi in Messico domenica scorsa. Calderon è stato eletto nuovo capo di Stato dopo aver conquistato lo 0,58 per cento in più del candidato di sinistra, Manuel Lopez Obrador. Il servizio di Luis Badilla:

 

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Calderón ha ottenuto il 35,89 per cento contro il 35,31 per cento di López Obrador, pari ad uno scarto di 243.934 voti su un totale di 41.791.132 suffragi, mentre gli aventi diritto erano circa 71 milioni. Ciò significa che Calderón diventerà presidente con l’appoggio di appena il 21 per cento di tutti i messicani: un dato politico che inciderà non poco nell'immediato futuro del Paese. Non per nulla, il presidente eletto, anche alla luce delle veementi proteste di López Obrador che fin da lunedì scorso, ha parlato di ''manipolazioni'' dei risultati, oggi si è detto disponibile ad un inedito ''governo di coalizione''. ''Non possiamo accettare questi risultati'', ha sottolineato López Obrador. ''Impugneremo il processo elettorale sulla base di quanto stabilisce la legge”. Intanto, Calderón ha ripetuto l'offerta di includere figure del Partito della Rivoluzione democratica in un inedito "governo di coalizione" e si è impegnato a lavorare per conquistare la fiducia di chi non lo ha votato. Ieri, mons. José Guadalupe Martín Rábago e mons. Carlos Aguiar Retes, rispettivamente presidente e segretario della Conferenza episcopale, in un breve comunicato si sono complimentati per la maturità democratica dei messicani. E prendono atto che, per ora, il Tribunale elettorale attribuisce la vittoria a Felipe Calderón anche se con una “differenza di voti stretta”. I presuli chiamano tutti, politici e cittadini, e in particolare i due candidati, a lavorare insieme in favore della pace, della giustizia e del progresso lasciandosi alle spalle le polemiche e le controversie della campagna. “Non ci devono essere vincitori né vinti. Tutti siamo il Messico. Tutti vogliamo il bene e il progresso per il nostro Paese”, scrivono i vescovi.

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La coalizione ‘arancione’ che doveva formare il nuovo governo ucraino si è disciolta dopo l’elezione, oggi, a presidente del Parlamento del socialista Aleksander Moroz, membro di una formazione minoritaria. Il partito “Nostra Ucraina” del presidente, Viktor Iushenko, è uscito dalla coalizione. Il premier designato, la signora Iuli Timoshenko, ha chiesto, inoltre, al presidente lo scioglimento della Rada affermando che “non c'è una coalizione di maggioranza” e che “il parlamento non è legittimo”.

 

Due minuti di silenzio a mezzogiorno, scanditi dal suono delle sirene. Così oggi la Gran Bretagna ha commemorato le oltre 50 vittime degli attentati di un anno fa a Londra. Era infatti il 7 luglio quando tre attentati suicidi - due nella metropolitana e uno su un autobus - sconvolsero la capitale, provocando anche oltre 700 feriti. Gli attentatori erano ragazzi comuni, che pur appartenenti a famiglie immigrate, erano nati e cresciuti in Gran Bretagna. Un elemento che deve far riflettere sul concetto d’integrazione. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Raffaella Manichini, esperta di Gran Bretagna, del quotidiano “La Repubblica”.

 

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R. – Nessuno aveva capito che stavano crescendo questi germogli di rabbia e di radicalismo. C’è stato anche lo shock nei confronti dell’intelligence e della capacità di prevenzione delle forze di sicurezza britanniche. Ieri è stato diffuso dalla televisione, dal canale Al Jazeera, un video girato da uno dei kamikaze prima degli attentati e ascoltarlo con questo fortissimo accento dello Yorkshire annunciare quello che avrebbe fatto, sicuramente per gli inglesi è stato di nuovo un colpo duro, qualcosa di assolutamente estraniante.

 

D. – Ecco: il ragazzo dice: “E’ solo l’inizio di una lunga serie di attentati”. Secondo te, è prospettabile che ci siano altri attentati simili a quelli dell’anno scorso?

 

R. – Ci sono state delle retate, ma poi in realtà non è accaduto nulla. E’ anche possibile che al Qaeda stia tentando di riacquistare credito e di alimentare nuove tensioni su una vecchia azione andata a segno. Di sicuro, adesso la polizia è più attrezzata. Bisogna anche ricordare quello che avvenne subito dopo l’attentato del 7 luglio che creò una grande polemica in Gran Bretagna: l’uccisione, cioè, di un ragazzo brasiliano in metropolitana che venne scambiato per un terrorista. La vittima era assolutamente innocente. Questo mise il Paese in allerta anche sugli errori che si possono commettere sull’onda dell’emozione e della tensione.

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Nuovo record per il prezzo del petrolio nelle contrattazioni after hours di New York, dopo il normale orario della Borsa. Il barile, riporta l’agenzia Bloomberg, ha raggiunto i 75,42 dollari, due centesimi in più rispetto al precedente massimo di 75,40 dollari toccato due giorni fa.

 

Dopo una condanna per stupro ed oltre venti anni passati in carcere, un cittadino americano di 44 anni, Alan Newton, è stato rilasciato ieri dopo che il test del DNA ha provato la sua innocenza. Il giudice lo aveva condannato a 40 anni di reclusione ma recentemente, dopo essersi sottoposto ad un nuovo esame, è stata dimostrata la sua estraneità.

 

 

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