RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 184 - Testo
della trasmissione di lunedì 3 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa riceve
in udienza il primo gruppo di vescovi croati in visita ad
Limina
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Al via domani in Ghana un Convegno di promozione della liturgia
in Africa
Fanatici indù bruciano a Shivani, in
India, una chiesa pentecostale
La Chiesa ricorda oggi San Tommaso apostolo
Israele respinge
l’ultimatum di 24 ore degli estremisti palestinesi che hanno preso in ostaggio
il soldato dello Stato ebraico
In Messico testa a testa
tra i due candidati, di destra e di sinistra, nel voto delle presidenziali di
ieri
3 luglio 2006
IL PAPA RICEVE IN UDIENZA IL PRIMO GRUPPO
DI VESCOVI CROATI IN VISITA AD LIMINA
Benedetto
XVI ha ricevuto, stamani, in udienza i vescovi della Conferenza episcopale
croata, in visita “ad Limina”. La Croazia, dopo gli
anni della guerra che ha dissolto la Jugoslavia, guarda con fiducia
all’ingresso nell’Unione Europea. Una fase di transizione accompagnata dalla
presenza viva della Chiesa nella società croata. Per un profilo della realtà
ecclesiale, il servizio di Alessandro Gisotti:
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Grande
un quinto dell’Italia con una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti, la
Croazia è indipendente dal 1991. L’86 per cento dei croati è di fede cattolica.
Ventisette i vescovi, oltre 1400 i sacerdoti diocesani e circa 800 i religiosi.
La Croazia sta sanando le profonde ferite inferte dalla guerra, che l’ha
coinvolta nella prima metà degli anni ’90. Anche la Chiesa cattolica ha pagato
un tributo notevole nel conflitto serbo-croato: tre sacerdoti uccisi, 17
internati nei campi di concentramento; 226 sacerdoti, religiosi e religiose costretti a lasciare i propri luoghi nativi; più
di 1.400 chiese e proprietà ecclesiastiche distrutte o danneggiate. Sono,
quelli, anni drammatici in cui la Chiesa, in particolare Papa Wojtyla è vicino
alle sofferenze degli innocenti travolti dal conflitto.
Il 10 giugno 1996, i giovani della Croazia si
riuniscono a Spalato per i 1700 anni della città dalmata. A loro, che guardano
con speranza ad un futuro finalmente pacificato, arriva il messaggio
incoraggiante di Giovanni Paolo II: “Rimuovere le macerie per far rifiorire la
vita sul suolo bagnato dal sangue di tanti innocenti”, scrive il Papa che li
esorta a “ricostruire insieme, nel reciproco rispetto e nella fattiva
collaborazione”. Giovanni Paolo II visiterà tre volte la Croazia durante il suo
Pontificato: nel 1994, nel 1998 e nel 2003 suo centesimo viaggio
internazionale. L’anziano Papa esorta il popolo croato a curare le ferite del
passato, rafforzando le conquiste della libertà e della democrazia.
L’ultima
visita ad Limina dei vescovi croati
risale al marzo del 1999. In tale occasione, Giovanni Paolo II ribadisce
l’importanza per i croati di rimanere fedeli alle proprie radici cristiane. “Anche il vostro Paese,
dopo aver sperimentato il periodo della prova – è il richiamo del Pontefice -
gode ora un tempo di pace e di libertà. E’ tuttavia necessario vigilare
affinché sia percorsa la via della giusta libertà nel rispetto di tutti i
diritti umani”.
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ALTRE UDIENZE
Benedetto
XVI ha ricevuto, stamani, in successive udienze, il cardinale Antonio María Rouco Varela,
arcivescovo di Madrid e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
IL
VALORE DELLA TESTIMONIANZA DEGLI SPOSI CRISTIANI E L’EDUCAZIONE
DEI
GIOVANI, FONDAMENTALI PER RESPINGERE
GLI
ATTACCHI ALL’ISTITUTO FAMILIARE.
DOMANI A VALENCIA IN SPAGNA, IL CONGRESSO
TEOLOGICO PASTORALE
SULLA TRASMISSIONE DELLA FEDE,
NELL’AMBITO
DEL V INCONTRO MONDIALE DELLA FAMIGLIA
- A
cura di Roberta Gisotti -
Valencia, capitale della famiglia.
Nella città spagnola sono già arrivate decine di migliaia di persone da ogni
angolo del pianeta e più numerose arriveranno nei prossimi giorni per
partecipare al V Incontro mondiale delle Famiglie. Oltre un milione le presenze
attese nell’arco della manifestazione, inaugurata sabato scorso con
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R. – Il significato di questi
incontri, prima di tutto, è di ridare coraggio e speranza alle famiglie
cristiane, che numerosissime sono ancora nel mondo ma che indubbiamente si
trovano ad affrontare una cultura, un ambiente che non è più a loro favorevole.
Secondo, ha un significato di evangelizzazione soprattutto
quando sarà presente il Santo Padre: sarà un avvenimento nel quale
davanti a tutto il mondo ancora una volta la Chiesa cattolica dice il Vangelo
del matrimonio, quindi ha il significato di un forte evento di evangelizzazione
nel mondo contemporaneo.
D. – Recentemente un documento del
Pontificio Consiglio per la famiglia ha detto “mai nel passato, attacchi tanto
gravi contro la famiglia”. Ha parlato delle tecniche di procreazione, delle
unioni di fatto, dell’inverno demografico. Ecco, qual è la reazione pastorale?
R. – Nella storia dell’umanità, se
non mi sbaglio, l’istituto – sottolineo – l’istituto matrimoniale, non era mai
stato sottoposto ad un attacco così radicale. Allora quale è la modalità per
affrontare una tale sfida e una tale provocazione. Soprattutto in due modi.
Primo, qualunque siano i pregiudizi che possano albergare nel nostro cuore, di
fronte alla bellezza e alla santità, la persona umana resta conquistata. In
fondo la santità non è altro che lo splendore della verità e della bontà che è
insita nella natura della persona umana. Allora la prima risposta a questo
gravissimo attacco, a mio giudizio, resta sempre la pura e semplice e splendida
testimonianza che tante coppie cristiane oggi stanno dando di vita matrimoniale
santa, di vita matrimoniale e famigliare serena e unita pure in mezzo a
inevitabili e spesso gravi tribolazioni. La seconda risposta è l’educazione
delle giovani generazioni, cioè siamo ormai in una vera e propria emergenza
educativa, e quindi dei giovani che ne sarà se continuiamo a lasciare inevasa
quella domanda che c’è ed è sempre più prepotente nel loro cuore, di essere
veramente educati nella verità, nel bene, nella giustizia e quindi di
realizzare pienamente i desideri del loro cuore?
D. – Eminenza, si parla molto spesso,
anche nell’associazionismo cattolico, della necessità di dare un ruolo pubblico
più forte alla famiglia…
R. – Il matrimonio non è
un’invenzione umana, non è il mero prodotto di consensi, di convenzioni
sociali, è un’invenzione di Dio e fondamentalmente è inscritto dentro alla
natura della persona umana. Questo significa che in qualunque cultura io mi trovi, in qualunque situazione storica, l’istituto
matrimoniale ha un suo “zoccolo duro” sul quale, come il Santo Padre spesso ci
dice, non è possibile negoziare, pena la devastazione della persona umana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina –
“Famiglia: vivi e trasmetti la fede”: Benedetto XVI annuncia all'Angelus che
sabato 8 e domenica 9 sarà pellegrino a Valencia, in Spagna, in occasione del
quinto Incontro mondiale delle famiglie.
Servizio vaticano – Due
pagine dedicate al solenne inizio, a Napoli, del ministero episcopale
dell’arcivescovo cardinale Crescenzio Sepe.
Servizio estero –
Intervento della Santa Sede sul tema: “Il rispetto della libertà religiosa e il
riconoscimento della dignità dei migranti costituiscono un imperativo morale
per la comunità internazionale”.
Servizio culturale – Un
articolo di Clotilde Paternostro dal titolo “Quando l’arte è patrimonio
genetico di una famiglia”: a Francavilla al Mare (Chieti) una mostra di opere di Giorgio de Chirico,
Alberto e Ruggero Savinio.
Servizio italiano – In
rilievo un articolo dal titolo “Tassisti sulle barricate; blocchi a Roma, a
Milano e a Torino”.
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3 luglio 2006
E’ STATO DIMESSO
DALL'OSPEDALE ANDOLU DI SAMSUN, IN TURCHIA,
IL PRETE CATTOLICO FRANCESE PIERRE BRUNISSEN,
FERITO
IERI SERA PER MOTIVI NON ANCORA CHIARITI
- Intervista con mons. Ruggiero Franceschini
-
E’ stato dimesso
dall’ospedale Andolu di Samsun,
in Turchia, il prete cattolico francese Pierre Brunissen,
ferito ieri sera da una coltellata al fianco e alla gamba per motivi non ancora
chiariti. L'aggressore è stato subito arrestato e da oggi è sottoposto ad
interrogatori dalla polizia e dalla magistratura. Si tratta della terza
aggressione nel Paese ai danni di sacerdoti cattolici. Solo lo scorso 5
febbraio infatti a Trabzon è
stato ucciso don Andrea Santoro e quattro giorni dopo a Smirne veniva ferito
don Martin Kmetec.
Quest’ultimo episodio potrebbe compromettere l’ingresso di Ankara nell’Unione
Europea secondo il presidente della Conferenza Episcopale Turca, mons. Ruggiero
Franceschini. Il presule ha potuto parlare
personalmente con don Pierre. Paolo Ondarza lo ha
intervistato.
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R. – Lo ho sentito questa mattina,
prestissimo, prima che uscisse dall’ospedale di Samsun. L’ho trovato sereno, per nulla spaventato. Certo
prova molto dolore per via della ferita: si tratta di una coltellata al fianco
e alla coscia. Lui stesso mi ha detto: “Non è questa la Turchia vera. La
Turchia vera ha un altro volto, ha altri sentimenti”. Sono rimasto molto
sorpreso da queste parole: proprio lui, il colpito, mi diceva cose che
rappresentano in fondo anche le mie convinzioni.
D. – Don Pierre non serba rancore
per la persona che lo ha colpito. Un simile atteggiamento può contribuire,
secondo lei, a smuovere le coscienze?
R. – Certo, questo atteggiamento
piace alla maggioranza della gente. Non so però fino a che punto il perdono possa incidere su quelle persone più ‘affascinate’ dal
fondamentalismo e persuase dall’idea che sia necessario distruggere
l’Occidente.
D. – Voi cristiani lì presenti
come vivete questi momenti?
R. – Con amarezza.
D. – Siete spaventati?
R. – Io non lo sono e i miei
sacerdoti non lo sono.
D. – Don Pierre era già stato
minacciato. Il clima era quindi già da tempo teso…
R. – Esatto. I fondamentalisti
islamici non vogliono questo governo, non vogliono che la Turchia entri
nell’Unione Europea e fanno di tutto per creare un clima di tensione.
D. – Colpire i cristiani vuol dire
soffiare sulla brace, soffiare sul fuoco dell’odio antireligioso?
R. – Certo ed è questo che si predica nelle moschee. Non si annuncia più la mentalità di
Maometto, ma si incita a lottare contro l’Occidente, che “offre soltanto guerra
ed infelicità”, sono parole di Bin Laden. I responsabili vanno ricercati nelle moschee e non
nella Turchia. Abbiamo tantissimi valori in comune che spingono alla
collaborazione. Personalmente, non mi riconosco in questo clima di tensione.
D. - Quanto è lunga la strada per un
dialogo vero?
R. – Si lavora per il dialogo, ma
bisogna anche sottolineare che il cammino del dialogo è ancora molto lungo. E
tra gli ostacoli principali ci sono le scuole, che non consentono un
insegnamento diverso, alternativo. Il primo approccio che hanno con noi è quello
di tentare di convertirci.
D. – Il dialogo interreligioso,
secondo lei, resta la via maestra per il conseguimento della pace o sarebbe
meglio procedere per altre vie?
R. – Il dialogo bisogna
continuarlo: vivendo spalla a spalla ci si accorge che sono molti più i motivi per poter
stare insieme che non quelli per rifiutarci. Ma c’è anche dell’altro. C’è una
maggioranza che è laica e che dice che il problema religioso è un fatto
personale, che non può compromettere il nostro rapporto con l’altro.
D. – Lei è favorevole all’ingresso
della Turchia in Europa?
R. – Noi lo siamo tutti, la
conferenza episcopale turca lo è, senza naturalmente fare sconti alla Turchia
per l’ingresso nell’UE. Vorremmo, ad esempio, vedere qualche passo in più sul riconoscimento
della Chiesa. E’ molto importante
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A
COLLOQUIO OGGI A MOSCA
IL
MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO LIVNI E IL PRESIDENTE RUSSO PUTIN.
INTANTO
DA SABATO IL RUBLO E’ CONVERTIBILE
-
Intervista con l’economista Mario Deaglio -
La crisi israelo-palestinese
e la situazione in Medio Oriente dopo il rapimento del soldato israeliano, da
parte di estremisti palestinesi: sono i temi al centro dell’odierno incontro,
previsto a Mosca, tra il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi
Livni, e il presidente russo, Vladimir Putin. Intanto, pochi giorni prima del Vertice del G8 in
programma dal 14 al 16 luglio a San Pietroburgo, in Russia il rublo è
convertibile da sabato scorso, per la prima volta dai tempi degli zar. E sono
state annullate le ultime restrizioni sui movimenti di capitale. Ma quale
significato assume questo provvedimento voluto dal presidente Putin? Fausta Speranza lo ha chiesto all’economista Mario Deaglio:
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R. – Chiunque detenga rubli,
quindi anche i cittadini russi, non soltanto la banca centrale, può convertire,
cambiare questi rubli in qualunque altra moneta, in euro in qualunque altra
valuta. Il che vuol dire che il rublo aspira a diventare una moneta di serie A:
solo le monete di serie A hanno questa caratteristica,
di permettere ai loro detentori di essere cambiate senza limiti o senza troppi
limiti in tutte le monete del mondo.
D. – Secondo il ministro delle
Finanze russo, significa che l’economia russa ha raggiunto una certa maturità.
Secondo lei, che implicazione avrà comunque sul piano dell’economia russa?
R. – E’ difficile da dire. Diciamo
che, in prima approssimazione, potrebbe favorire un esodo di capitali dalla
Russia. Ma, probabilmente, non sarà così. Proprio perché io sono libero di
portare i miei capitali all’estero, lo posso fare in qualunque momento, non mi
affretto più a farlo. Quello che la Russia sta facendo è proporre se stessa
come luogo in cui i capitali possono arrivare perché non rischiano, perché
chiunque li può riportare via.
D. – Professore, la mossa
sicuramente ha una valenza politica, alla vigilia del G8 che si svolge a San
Pietroburgo. Ma è davvero significativa agli occhi della comunità
internazionale?
R. – La Russia di Putin, quanto meno nell’ultimo anno, ha fatto una politica
economica che era al tempo stesso economica ma anche molto
politica, cioè ha usato la politica come arma per l’economia, e
l’economia come arma per la politica. Ne sono un esempio i problemi del gas,
che abbiamo avuto nell’inverno scorso perché non arrivava in quantità
sufficienti il gas della Russia. Ora scelte come queste la Russia potrà farle
meglio avendo una moneta autonoma su cui contare. Viene
poi fatto alla vigilia della riunione di San Pietroburgo del G8 e quindi lo si
vede un poco come la consacrazione della Russia di Putin
come grande potenza economica.
D. – Rimangono però comunque
condizioni generali di difficoltà nell’economia russa …
R. – Tutto dipende da come noi
guardiamo il bicchiere: per dire, se è mezzo pieno o se è mezzo vuoto. Vero
sceicco del petrolio, la Russia ha un surplus di bilancio e non un deficit; sta
vivendo un’espansione produttiva abbastanza marcata, anche con l’apporto e
l’aiuto di capitali stranieri che dovrebbero diventare maggiori con questa
mossa. Detto questo, sicuramente ha moltissima strada da fare: il livello di
vita rimane mediamente basso anche se ormai esiste una
classe di russi molto ricchi, diciamo un 5-10 per cento della popolazione, ma
abbiamo a fronte di questo una classe – diciamo un 25-30 per cento – che è
molto povera.
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da sabato, con
ELIA II, e’ accesa a tblisi la fiaccola benedettina per l’apertura
DELLE CELEBRAZIONI in georgia IN ONORE DEL PATRONO
D’EUROPA.
TORNA IN ITALIA MARTEDI’
guidata
dall’arcivescovo di norcia mons. Fontana
Dopo la tappa di Mosca dello
scorso anno continua il dialogo ecumenico nel nome di San Benedetto da Norcia.
Quest’anno
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Con l’accensione della Fiaccola
Benedettina Pro Pace, giunta alla 32.ma edizione, e
la benedizione impartita da Sua Santità il Patriarca di Georgia, Elia II, sono
ufficialmente iniziate a Tblisi le celebrazioni in
onore di San Benedetto, festa che ricorre ogni anno l’11 luglio. La delegazione
della città di Norcia, terra natale del santo patrono d’Europa, è guidata
dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, che ci spiega i motivi della scelta:
R. – Andiamo a trovare una chiesa
sorella che fin dall’antichità cristiana si esprime attraverso la santità. Come
noi facciamo riferimento a San Benedetto, così
D. – Una missione che prosegue
quanto chiesto da Sua Santità Benedetto XVI già lo scorso anno alla delegazione
norcina di ritorno da Mosca: incoraggiare a valorizzare la tradizione monastica
per incrementare vincoli di pace con l’Oriente cristiano...
R. – Il Santo Padre l’anno scorso
ci chiese di proseguire l’ecumenismo attraverso i monaci, di valorizzare questo
rapporto che lega il nome di San Benedetto e la realtà
della preghiera monastica con l’unità della Chiesa. Sono piccoli passi fra la
Chiesa che fa riferimento a Roma e queste Chiese dell’Oriente cristiano che
sono, nella loro indipendenza, attente ad ogni gesto di cortesia che facciamo
verso di loro.
Mercoledì 5 luglio di ritorno in
Italia la fiaccola passerà idealmente dalle mani del Patriarca di Georgia, Elia
II, a quelle del Santo Padre, che ricevendo la delegazione norcina all’udienza
in Piazza San Pietro, la benedirà per il proseguo del
suo percorso di avvicinamento a Norcia.
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L’AMICIZIA
TRA I GIOCATORI VALORE DETERMINANTE PER VINCERE
UN
MONDIALE DI CALCIO: COSI’, GIGI RIVA, AI NOSTRI MICROFONI,
ALLA
VIGILIA DELLA SFIDA ITALIA-GERMANIA
Ultime
avvincenti battute del Campionato Mondiale di Calcio: domani a Dortmund si
disputerà la prima semifinale che vedrà contrapposte Italia e Germania per una
“classica” del calcio internazionale. Mercoledì sarà invece la volta di Francia-Portogallo. La Finalissima di Berlino si disputerà
domenica 9 luglio. Una partita alla quale assisterà anche il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, a suggellare l’importanza dello sport più amato del
pianeta. Per un primo bilancio di questa edizione, Alessandro Gisotti ha
raggiunto telefonicamente in Germania Gigi Riva, indimenticabile campione del
passato e oggi accompagnatore ufficiale della Nazionale italiana:
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R. – In generale è stato un
Mondiale abbastanza spettacolare, magari con pochi goal, ma si sono viste delle
partite interessanti ed anche belle. E’ chiaro: il meglio dovrebbe arrivare
adesso nella parte finale, laddove si incontrano le quattro squadre che hanno
dimostrato sul campo di essere le migliori.
D. – In semifinale Italia,
Germania, Francia e Portogallo: si può dire che è il trionfo del calcio
europeo?
R. – Sì, si può dire
tranquillamente. Del resto hanno sempre trionfato le squadre europee in
competizioni disputate in Europa. Per quanto riguarda le sudamericane –
parliamo di Brasile ed Argentina – sicuramente hanno fatto vedere cose
spettacolari come individualità, però – secondo me – è mancata un po’ la
tattica di gioco.
D. – Si parla spesso di spirito di
gruppo come elemento determinante nel successo di una squadra di calcio. Quando
conta davvero, secondo lei, un valore come l’amicizia a questi livelli di
professionismo?
R . – E’ determinante. Noi abbiamo
a disposizione 23 giocatori che sono i migliori in senso assoluto in Italia,
perché se sono con la Nazionale è perché sono i migliori. Se questa situazione
non viene supportata da una amicizia sincera, leale e
corretta, è difficile fare il cosiddetto gruppo e, quindi, mandare avanti con
risultati la squadra. Credo che la parola amicizia vada di pari passo con lo
sport. Lo sport deve essere proprio gioco di squadra e legami di amicizia, che
nella competizione sono determinanti.
D. – Veniamo agli Azzurri: Italia-Germania è la sfida infinita. Con quali emozioni
vive questa attesa?
R. – Con molta partecipazione. Si
tratta di una partita che, ormai, giochiamo praticamente da qualche anno in
diverse occasioni e competizioni mondiali. Questa è un po’ diversa dalle altre,
perché giochiamo in casa della Germania e quindi
sicuramente avranno il favore del pubblico. Dico, però, che noi siamo una
squadra abbastanza tosta, dura nel senso sportivo. Credo che la
Germania per guadagnarsi la finale dovrà sudare…
D. – Come è ben noto c’è uno
spettatore particolare per questa partita, Benedetto XVI, che - ha detto il suo
segretario – sosterrà entrambe le squadre…
R. – Il Papa non deve fare
raccomandazioni, nel modo più assoluto! Deve essere il Papa di tutti ed è il
Papa di tutti! Ci aspettiamo imparzialità assoluta.
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3
luglio 2006
OLTRE 200 DELEGATI PROVENIENTI DA 44 PAESI SI CONFRONTERANNO
DA QUESTO POMERIGGIO A MOSCA SUL DIALOGO TRA
LE CIVILTÀ, IL RISPETTO
DEI DIRITTI UMANI, LA DIFESA DELLA FAMIGLIA E
DELLA VITA UMANA,
LA
LOTTA AL TERRORISMO E ALLA POVERTÀ.
ALL’INCONTRO
ANCHE UNA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE
-
A cura di Giuseppe D’Amato -
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MOSCA.
= Incontro importante e denso di significati, il “Summit mondiale dei leader
religiosi”, questa la denominazione ufficiale, allo scopo di redigere un
documento comune da inviare ai capi di Stato e di governo del G8, il club dei
Paesi più industrializzati del mondo. E’ la prima volta che una tale iniziativa
viene presa. L’organizzazione di questo evento è del
consiglio interreligioso russo; il vertice del G8 si terrà quest’anno proprio
in Russia, a San Pietroburgo, dal 15 al 17 luglio. I temi in discussione della tre giorni di Mosca sono numerosi: spiccano il ruolo
della fede nella società moderna, la difesa dei valori religiosi, il
superamento dell’estremismo. “Qui non si tratta di creare un’unica religione –
ha chiarito il metropolita Kirill, il numero due
della Chiesa ortodossa – né di parlare delle differenze dottrinali, bensì di
collaborazione tra rappresentanti religiosi sui principali problemi odierni”.
“E’ evidente – ha spiegato il metropolita Kirill –
che le religioni mondiali hanno un comune sistema di coordinate morali: è da
qui che si deve partire per affrontare la nuova realtà”. All’incontro, che si
apre questo pomeriggio, saranno presenti un centinaio di rappresentanti
appartenenti alle più diverse confessioni religiose. La delegazione vaticana,
invitata dal patriarca di Mosca Alessio II, è presieduta dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei
Cristiani.
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DIALOGO INTERCONFESSIONALE E COLLABORAZIONE TRA COMUNITÀ DI
FEDI DIVERSE: SE NE PARLA DA OGGI A CIPRO NEL SECONDO INCONTRO
DI DIALOGO TRA ASIA
ED EUROPA AL QUALE PARTECIPANO LEADER
RELIGIOSI E POLITICI
LARNACA.
= Comprensione interconfessionale, ruolo dei media
nella promozione del dialogo interconfessionale, religione e società multietniche: sono gli argomenti di cui si discute da oggi
a Larnaca, nell’isola di Cipro, al secondo Incontro
di dialogo interconfessionale tra Asia ed Europa. Su questi temi si
confronteranno leader politici e religiosi, accademici ed esperti dei 38 Paesi
del gruppo ASEM (Asia-Europe Meeting). Sono stati
invitati a partecipare anche, in qualità di osservatori, rappresentanti della
Santa Sede e di organizzazioni internazionali. Questo appuntamento del 2006,
che ha per titolo “Comprensione e
collaborazione interconfessionale per un mondo pacifico”, si pone in continuità
con il primo incontro, svoltosi lo scorso anno a Bali,
su “Unità nella diversità: costruire un’armonia interconfessionale all’interno
della comunità internazionale”. L’obiettivo di questi incontri è individuare
possibili percorsi con cui le comunità di diversa fede dell’Asia e dell’Europa
possano procedere dalla comprensione iniziale ad una fruttuosa collaborazione e
così contribuire alla pace globale, attraverso un dialogo concreto e
permanente. (T.C.)
AL VIA DOMANI IN GHANA AD UN CONVEGNO DI PROMOZIONE DELLA
LITURGIA
IN
AFRICA. FRA I TEMI DA AFFRONTARE LA FORMAZIONE LITURGICA
E L’INCULTURAZIONE
KUMASI.= Valutare, incoraggiare e
rilanciare la vita liturgica in Africa e Madagascar: è lo scopo del convegno
che avrà inizio domani a Kumasi, in Ghana,
organizzato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti in collaborazione con la Conferenza dei Vescovi del Ghana. L’incontro, previsto fino a domenica, riunirà i Superiori della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; i membri e i
consultori del Dicastero originari dell’Africa; il presidente del S.E.C.A.M. (Simposio della Conferenze Episcopali di Africa
e Madagascar); il presidente della Commissione Liturgica C.E.R.A.O.
(Conferenza Episcopale Regionale dell'Africa Occidentale); il nunzio apostolico
in Ghana, Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose.
Aprirà i lavori l’arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, segretario della Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nel corso del
Convegno saranno esaminati quattro temi: la storia della vita liturgica in
Africa; la formazione liturgica; le traduzioni dei libri liturgici in varie
lingue africane e l’inculturazione nella liturgia. John Ayeykum
Kufuor, presidente della Repubblica del Ghana,
compirà una visita ufficiale nella sede del Convegno ed i partecipanti saranno
ricevuti da Sua Maestà Otumfuo Osei
Tutu Secondo, Re degli Ashanti Pralaca.
(T.C.)
UN UOMO E’ MORTO MENTRE CON UNA
CINQUANTINA DI AFRICANI CERCAVA DI
OLTREPASSARE
LA RECINZIONE CHE ISOLA DAL MAROCCO
L’ENCLAVE SPAGNOLA DI MELILLA
MELILLA.
= È morto cadendo da una rete di protezione tra il Marocco e l’enclave spagnola
di Melilla. Un migrante irregolare ha perso la vita
così, stamani, mentre insieme a una cinquantina di africani cercava di
oltrepassare il confine; un altro è rimasto gravemente ferito nello stesso incidente
ed è stato ricoverato in ospedale. Un portavoce della Guardia civile spagnola
da Madrid, scrive l’agenzia MISNA, ha precisato che altri 5 migranti privi di
documenti sono riusciti a entrare in territorio spagnolo, mentre l’intero
gruppo “è stato dissuaso dall’esercito marocchino ed è fuggito verso l’interno
del Marocco”. A novembre dell’anno scorso, 14 migranti
sono stati uccisi da agenti marocchini durante l’assalto a Melilla
e Ceuta, l’altra enclave spagnola circondata da
alcuni chilometri di recinzione. Ceuta e Melilla rappresentano il punto di approdo e di speranza per
migliaia di africani, soprattutto subsahariani, che,
per fuggire dalla miseria, cercano di raggiungere l’Europa per trovare lavoro e
condizioni di vita più dignitose. (T.C.)
FANATICI INDÙ BRUCIANO A SHIVANI, IN INDIA, UNA CHIESA
PENTECOSTALE.
È
IL SECONDO LUOGO DI CULTO AD ESSERE DISTRUTTO NEL DISTRETTO MERIDIONALE DI
HARDA. LA CHIESA CATTOLICA ESPRIME SOLIDARIETÀ E PREOCCUPAZIONE
PER L’ACCADUTO
SHIVANI.
= In fiamme a Shivani, in India, nel distretto
meridionale di Harda, una chiesa pentecostale del Madhya Pradesh. Un gruppo
composto da fanatici indù ha dato fuoco a
suppellettili, distrutto 150 Bibbie e libri di inni e minacciato di uccidere il
pastore addetto al luogo di culto. L’incidente è avvenuto il 30 giugno scorso,
ma se ne apprende notizia dall’agenzia Asianews
soltanto oggi. “ Siamo preoccupati – ha detto padre Anand
Mttungal, portavoce della Conferenza episcopale
cattolica – per il numero di attacchi ad esponenti di altre religioni che si
verificano nel Madhya Pradesh:
negli ultimi mesi si sono moltiplicati e gli estremisti sono arrivati a
violentare due donne per costringerle ad abbandonare il cristianesimo. Tuttavia
– ha aggiunto – la persecuzione ha sempre rafforzato la fede e le comunità
cristiane: siamo tutti in piedi, vicini, per combattere queste forme di
violenza”. L’arcivescovo di Bhopal Paschal Topno ha espresso “viva
preoccupazione e sconcerto” riguardo all’accaduto, ma ha invitato la comunità a
non perdere il coraggio che la caratterizza da anni. A. P. Meman,
membro del Consiglio dei cristiani indiani, ha sottolineato di aver richiesto
al ministro per le Minoranze l’invio di un gruppo di indagine nel Madhya Pradesh al fine di
identificare i responsabili del rogo. (T.C.)
LA CHIESA RICORDA OGGI SAN TOMMASO APOSTOLO. LA SUA
INCREDULITÀ,
I
SUOI DUBBI E LE SUE DOMANDE A GESÙ INSEGNANO A MATURARE NELLA FEDE
ROMA.
= Probabilmente pescatore anche lui come gli altri apostoli, San Tommaso, che
la Chiesa ricorda oggi, nel quarto Vangelo è chiamato anche Didimo che
significa “gemello”. Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento
famoso di incredulità dopo la Risurrezione. Lui è ben altro che un seguace
tiepido. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le
sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Tommaso è ancora citato
da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di
Gesù al lago di Tiberiade. Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo l’Ascensione.
Poi più nulla: ignoriamo quando e dove sia morto. Alcuni testi attribuiti a lui
non sono ritenuti attendibili. A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma
Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India
meridionale gruppi inaspettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu
portato ai loro avi da Tommaso apostolo. Sono i “Tommaso-cristiani”,
comunità sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al
cattolicesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali. (T.C.)
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3 luglio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Medio Oriente crescono i timori per la sorte del soldato
israeliano preso in ostaggio da militanti palestinesi e per la drammatica situazione
nei Territori. Il governo israeliano ha respinto l’ultimatum lanciato dai
rapitori del militare e ha avviato nuove operazioni nella Striscia di Gaza. Il
nostro servizio:
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I militanti
palestinesi, che hanno rivendicato il sequestro del caporale israeliano rapito
lo scorso 25 giugno, hanno lanciato un ultimatum di 24 ore proponendo il
rilascio del militare in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi
detenuti in Israele. Il governo israeliano ha respinto l’ultimatum ed il premier,
Ehud Olmert, ha ribadito
che lo Stato ebraico non si piegherà ad “estorsioni”. Il giornale panarabo, Al Hayat, ha rivelato,
poi, che la delegazione egiziana, impegnata in una difficile attività di
mediazione, ha incontrato il soldato israeliano in una località segreta della
Striscia di Gaza. Secondo
il giornale, l’Egitto ha dato un ultimatum, fino a questa sera, per avere una
risposta da Hamas sulle proposte avanzate.
In caso contrario – sostiene il quotidiano – “l’Egitto sospenderà la
mediazione”. Sul terreno continuano, inoltre, le
operazioni israeliane nei Territori: un militante palestinese è rimasto ucciso
durante scontri nel nord della Striscia di Gaza, dove da questa mattina reparti
blindati israeliani sono impegnati in operazioni di perlustrazione. Il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha definito infine “sconsiderato” l’attacco
israeliano, condotto nella notte di sabato, contro l’ufficio del premier
palestinese, Ismail Haniyeh.
Bisogna conservare le infrastrutture e le istituzioni palestinesi – ha detto Annan – perché saranno “le basi per una eventuale
soluzione che preveda due Stati”.
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In Iraq, è almeno di sette morti il bilancio delle vittime provocato dall’esplosione di un’autobomba nel mercato di Mosul. L’obiettivo dell’attacco era un’auto della polizia irachena. Tre persone sono rimaste uccise, poi, in un secondo attentato kamikaze, compiuto in un altro mercato, nei pressi di Mahmudiya, a sud di Baghdad. Intanto, il Comando americano ha confermato l’uccisione di un marine nella provincia di Al Anbar.
Un pilota di elicottero americano è morto ed un altro militare è
rimasto ferito nello schianto di un velivolo statunitense in Afghanistan. Gli
Stati Uniti hanno escluso che l’elicottero sia stato
colpito da fuoco nemico precisando che è già stata aperta un’inchiesta.
Nuovo
attentato nello Sri Lanka, dove da diverse settimane
sono ripresi gli attentati contro il governo di Colombo. Almeno sei persone
sono morte per l’esplosione di una bomba alle porte della città di Trincomalee, nel nord-est dello Sri Lanka,
zona a maggioranza Tamil.
E’
iniziato stamani, in Cambogia, il processo contro dirigenti ed esponenti dei Khmer Rossi, accusati del genocidio di due milioni di
persone, un terzo della popolazione, fra il 1975 e il 1979.
E’ ancora
incerto l’esito delle elezioni presidenziali tenutesi, ieri, in Messico: dopo
lo spoglio di oltre il 77 per cento delle schede, la commissione elettorale
nazionale ha reso noto che il candidato della sinistra, l’ex sindaco di Città
del Messico Manuel Lopez Obrador,
ha conquistato finora più del 37 per cento delle preferenze. Il candidato di
destra, Felipe Calderon,
oltre il 36 per cento dei voti. Si è votato anche per eleggere 500 deputati,
128 senatori, il nuovo capo del governo di Città del Messico e i governatori di
3 Stati. Il presidente dell’istituto elettorale messicano, Luis
Carlos Ugalde, ha detto che
lo scarto tra i due candidati alla presidenza è ancora troppo ristretto. I
risultati ufficiali – ha aggiunto – non saranno resi noti almeno fino a
mercoledì. Ma i due aspiranti capi di Stato si sono già proclamati vincitori: Lopez Obrador ha detto di aver
ottenuto mezzo milioni di voti in più del suo rivale; Calderon ha affermato, invece, di non avere dubbi sulla
vittoria finale. Non ci sono ancora dati ufficiali sull’affluenza, ma secondo i
media locali potrebbe essere storica, con una partecipazione superiore al 60
per cento.
Buona affluenza alle urne anche in
Bolivia, dove almeno il 70 per cento dei 3,7 milioni di aventi
diritto hanno votato ieri, secondo la stampa locale, per scegliere i 255 membri
dell’Assemblea Costituente e per pronunciarsi su un referendum sulle autonomie
regionali. Secondo gli exit poll, il partito del presidente boliviano, Evo Morales, ha vinto di misura la consultazione sull’Assemblea
costituente, ma non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi, necessaria per
apportare modifiche al testo costituzionale e avviare riforme. In base ad un
altro exit poll
sul referendum sull’autonomia delle regioni, i favorevoli hanno vinto in 4
province, ricche di risorse naturali. Le province occidentali, più povere e a
maggioranza indigena, dovrebbero invece avere bocciato la proposta, seguendo la
linea indicata dal presidente Morales.
La Somalia prende le distanze da Al Qaeda. Dopo le Corti islamiche,
che di recente hanno conquistato Mogadiscio e altre zone del Paese, anche il
governo di transizione si dissocia dall’ultimo messaggio di Osama
Bin Laden, che aveva invitato a non far entrare forze straniere nel Paese
del Corno d’Africa. Intanto, nel vertice dell’Unione Africana, tenutosi sabato
e domenica in Gambia, si è parlato della crisi somala, confermando la presenza
di una forza di pace nel Paese. Il servizio di Giulio Albanese:
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Le crisi in Somalia e nel Darfur, le più gravi che dilaniano attualmente l’Africa,
sono state al centro del vertice dell’Unione Africana, apertosi sabato a Banjul anche se il tema principale in agenda era
ufficialmente quello dell’integrazione economica regionale. “La salvezza della Somalia dipende dall’indispensabile dialogo e dal
necessario compromesso”, ha dichiarato il presidente di turno dell’Unione, Denis Sassou-Nguesso, invitando i colleghi a sostenere
le istituzioni transitorie somale che faticano ad imporre la loro autorità. I
leader dei 53 Paesi, riuniti nella capitale del Gambia, hanno poi accolto la
richiesta dell’ONU di prolungare fino alla fine del 2006 il mandato della sua
missione militare nel Darfur. Il mandato del
contingente nella martoriata regione sudanese avrebbe dovuto terminare il
prossimo 30 ottobre, facendo subentrare una forza di pace delle Nazioni Unite,
ma il presidente sudanese, Omar al-Bashir, si è
rifiutato di consentire ai caschi blu di entrare in territorio sudanese.
Intanto, a margine del Vertice, il presidente senegalese, Abdoulaye Wade, ha informato la stampa che il suo Paese
processerà l’ex presidente del Ciad, Hissène Habré,
di cui il Belgio
chiede l’estradizione per crimini contro l’umanità.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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ULTIMA ORA
Tragedia a Valencia:
più di 30 persone sono morte per il deragliamento di un treno della
metropolitana. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato fornito da autorità
regionali. Le fonti hanno anche precisato che almeno 150 persone sono state
tratte in salvo. Secondo i primi soccorritori, un numero imprecisato di
passeggeri è intrappolato tra le lamiere. L’ipotesi più accreditata, al
momento, è quella dell’incidente.