RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 184 - Testo della trasmissione di lunedì 3 luglio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve in udienza il primo gruppo di vescovi croati in visita ad Limina

 

Il valore della testimonianza degli sposi cristiani e l’educazione dei giovani, fondamentali per respingere gli attacchi all’istituto familiare. Domani a Valencia in Spagna, il Congresso teologico pastorale sulla trasmissione della fede, nell’ambito del V Incontro mondiale della famiglia:  con noi l’arcivescovo Carlo Caffarra

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

E’ stato dimesso dall’ospedale di Samsun, in Turchia, il prete cattolico francese Pierre Brunissen, ferito ieri per motivi ancora non chiariti da una coltellata alla fianco e alla gamba: intervista con mons. Ruggiero Franceschini

 

A colloquio oggi a Mosca il ministro degli Esteri israeliano e il presidente russo. Intanto sabato il rublo è convertibile: ai nostri microfoni l’economista Mario Deaglio

 

Da sabato, con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Georgia, Elia II, è accesa a Tblisi la Fiaccola Benedettina per l’apertura delle celebrazioni in Georgia in onore del patrono d’Europa: ce ne parla mons. Riccardo Fontana

 

L’amicizia tra i giocatori valore determinante per vincere un mondiale di calcio: così Gigi Riva  ai nostri microfoni, alla vigilia della sfida Italia-Germania

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oltre 200 delegati provenienti da 44 Paesi si confronteranno da questo pomeriggio a Mosca sul dialogo tra le civiltà, il rispetto dei diritti umani, la difesa della famiglia e della vita umana, la lotta al terrorismo e alla povertà

 

Un uomo è morto mentre, con una cinquantina di irregolari tentava di valicare la recinzione che in Marocco separa l’enclave spagnola di Melilla

 

Secondo incontro a Cipro di dialogo tra Asia ed Europa e al quale partecipano leader religiosi e politici

 

Al via domani in Ghana un Convegno di promozione della liturgia in Africa

 

Fanatici indù bruciano a Shivani, in India, una chiesa pentecostale

 

La Chiesa ricorda oggi San Tommaso apostolo

24 ORE NEL MONDO:

Israele respinge l’ultimatum di 24 ore degli estremisti palestinesi che hanno preso in ostaggio il soldato dello Stato ebraico

 

In Messico testa a testa tra i due candidati, di destra e di sinistra, nel voto delle presidenziali di ieri

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 luglio 2006

 

IL PAPA RICEVE IN UDIENZA IL PRIMO GRUPPO

 DI VESCOVI CROATI IN VISITA AD LIMINA

 

Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza i vescovi della Conferenza episcopale croata, in visita “ad Limina”. La Croazia, dopo gli anni della guerra che ha dissolto la Jugoslavia, guarda con fiducia all’ingresso nell’Unione Europea. Una fase di transizione accompagnata dalla presenza viva della Chiesa nella società croata. Per un profilo della realtà ecclesiale, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Grande un quinto dell’Italia con una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti, la Croazia è indipendente dal 1991. L’86 per cento dei croati è di fede cattolica. Ventisette i vescovi, oltre 1400 i sacerdoti diocesani e circa 800 i religiosi. La Croazia sta sanando le profonde ferite inferte dalla guerra, che l’ha coinvolta nella prima metà degli anni ’90. Anche la Chiesa cattolica ha pagato un tributo notevole nel conflitto serbo-croato: tre sacerdoti uccisi, 17 internati nei campi di concentramento; 226 sacerdoti, religiosi e religiose costretti a lasciare i propri luoghi nativi; più di 1.400 chiese e proprietà ecclesiastiche distrutte o danneggiate. Sono, quelli, anni drammatici in cui la Chiesa, in particolare Papa Wojtyla è vicino alle sofferenze degli innocenti travolti dal conflitto.

 

Il 10 giugno 1996, i giovani della Croazia si riuniscono a Spalato per i 1700 anni della città dalmata. A loro, che guardano con speranza ad un futuro finalmente pacificato, arriva il messaggio incoraggiante di Giovanni Paolo II: “Rimuovere le macerie per far rifiorire la vita sul suolo bagnato dal sangue di tanti innocenti”, scrive il Papa che li esorta a “ricostruire insieme, nel reciproco rispetto e nella fattiva collaborazione”. Giovanni Paolo II visiterà tre volte la Croazia durante il suo Pontificato: nel 1994, nel 1998 e nel 2003 suo centesimo viaggio internazionale. L’anziano Papa esorta il popolo croato a curare le ferite del passato, rafforzando le conquiste della libertà e della democrazia.

 

 L’ultima visita ad Limina dei vescovi croati risale al marzo del 1999. In tale occasione, Giovanni Paolo II ribadisce l’importanza per i croati di rimanere fedeli alle proprie radici cristiane. “Anche il vostro Paese, dopo aver sperimentato il periodo della prova – è il richiamo del Pontefice - gode ora un tempo di pace e di libertà. E’ tuttavia necessario vigilare affinché sia percorsa la via della giusta libertà nel rispetto di tutti i diritti umani”.

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ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in successive udienze, il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

 

IL VALORE DELLA TESTIMONIANZA DEGLI SPOSI CRISTIANI E L’EDUCAZIONE

DEI GIOVANI, FONDAMENTALI PER RESPINGERE

GLI ATTACCHI ALL’ISTITUTO FAMILIARE.

 DOMANI A VALENCIA IN SPAGNA, IL CONGRESSO TEOLOGICO PASTORALE

 SULLA TRASMISSIONE DELLA FEDE,

NELL’AMBITO DEL V INCONTRO MONDIALE DELLA FAMIGLIA

- A cura di Roberta Gisotti -

        

Valencia, capitale della famiglia. Nella città spagnola sono già arrivate decine di migliaia di persone da ogni angolo del pianeta e più numerose arriveranno nei prossimi giorni per partecipare al V Incontro mondiale delle Famiglie. Oltre un milione le presenze attese nell’arco della manifestazione, inaugurata sabato scorso con la Fiera internazionale della famiglia. Il raduno, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, si concluderà domenica prossima con una Messa solenne che verrà celebrata dal Papa, che arriverà a Valencia nella giornata di sabato, accompagnato dal motto “Famiglia vivi e trasmetti la fede”. Fervono, intanto, i preparativi per l’apertura, domani pomeriggio, del Congresso internazionale teologico pastorale, sul tema “La trasmissione della fede nella famiglia”. Circa 5 mila i delegati iscritti ai lavori, cui prenderanno parte una trentina di cardinali, tra questi l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra. Ascoltiamolo prima della sua partenza per la Spagna, al microfono di Fabio Colagrande:

 

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R. – Il significato di questi incontri, prima di tutto, è di ridare coraggio e speranza alle famiglie cristiane, che numerosissime sono ancora nel mondo ma che indubbiamente si trovano ad affrontare una cultura, un ambiente che non è più a loro favorevole. Secondo, ha un significato di evangelizzazione soprattutto quando sarà presente il Santo Padre: sarà un avvenimento nel quale davanti a tutto il mondo ancora una volta la Chiesa cattolica dice il Vangelo del matrimonio, quindi ha il significato di un forte evento di evangelizzazione nel mondo contemporaneo.

 

D. – Recentemente un documento del Pontificio Consiglio per la famiglia ha detto “mai nel passato, attacchi tanto gravi contro la famiglia”. Ha parlato delle tecniche di procreazione, delle unioni di fatto, dell’inverno demografico. Ecco, qual è la reazione pastorale?

 

R. – Nella storia dell’umanità, se non mi sbaglio, l’istituto – sottolineo – l’istituto matrimoniale, non era mai stato sottoposto ad un attacco così radicale. Allora quale è la modalità per affrontare una tale sfida e una tale provocazione. Soprattutto in due modi. Primo, qualunque siano i pregiudizi che possano albergare nel nostro cuore, di fronte alla bellezza e alla santità, la persona umana resta conquistata. In fondo la santità non è altro che lo splendore della verità e della bontà che è insita nella natura della persona umana. Allora la prima risposta a questo gravissimo attacco, a mio giudizio, resta sempre la pura e semplice e splendida testimonianza che tante coppie cristiane oggi stanno dando di vita matrimoniale santa, di vita matrimoniale e famigliare serena e unita pure in mezzo a inevitabili e spesso gravi tribolazioni. La seconda risposta è l’educazione delle giovani generazioni, cioè siamo ormai in una vera e propria emergenza educativa, e quindi dei giovani che ne sarà se continuiamo a lasciare inevasa quella domanda che c’è ed è sempre più prepotente nel loro cuore, di essere veramente educati nella verità, nel bene, nella giustizia e quindi di realizzare pienamente i desideri del loro cuore?

 

D. – Eminenza, si parla molto spesso, anche nell’associazionismo cattolico, della necessità di dare un ruolo pubblico più forte alla famiglia…

 

R. – Il matrimonio non è un’invenzione umana, non è il mero prodotto di consensi, di convenzioni sociali, è un’invenzione di Dio e fondamentalmente è inscritto dentro alla natura della persona umana. Questo significa che in qualunque cultura io mi trovi, in qualunque situazione storica, l’istituto matrimoniale ha un suo “zoccolo duro” sul quale, come il Santo Padre spesso ci dice, non è possibile negoziare, pena la devastazione della persona umana.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Famiglia: vivi e trasmetti la fede”: Benedetto XVI annuncia all'Angelus che sabato 8 e domenica 9 sarà pellegrino a Valencia, in Spagna, in occasione del quinto Incontro mondiale delle famiglie.

 

Servizio vaticano – Due pagine dedicate al solenne inizio, a Napoli, del ministero episcopale dell’arcivescovo cardinale Crescenzio Sepe.

 

Servizio estero – Intervento della Santa Sede sul tema: “Il rispetto della libertà religiosa e il riconoscimento della dignità dei migranti costituiscono un imperativo morale per la comunità internazionale”.

 

Servizio culturale – Un articolo di Clotilde Paternostro dal titolo “Quando l’arte è patrimonio genetico di una famiglia”: a Francavilla al Mare (Chieti) una mostra di opere di Giorgio de Chirico, Alberto e Ruggero Savinio

 

Servizio italiano – In rilievo un articolo dal titolo “Tassisti sulle barricate; blocchi a Roma, a Milano e a Torino”.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 luglio 2006

 

       E’ STATO DIMESSO DALL'OSPEDALE ANDOLU DI SAMSUN, IN TURCHIA,

IL PRETE CATTOLICO FRANCESE PIERRE BRUNISSEN,

 FERITO IERI SERA PER MOTIVI NON ANCORA CHIARITI

- Intervista con mons. Ruggiero Franceschini -

 

E’ stato dimesso dall’ospedale Andolu di Samsun, in Turchia, il prete cattolico francese Pierre Brunissen, ferito ieri sera da una coltellata al fianco e alla gamba per motivi non ancora chiariti. L'aggressore è stato subito arrestato e da oggi è sottoposto ad interrogatori dalla polizia e dalla magistratura. Si tratta della terza aggressione nel Paese ai danni di sacerdoti cattolici. Solo lo scorso 5 febbraio infatti a Trabzon è stato ucciso don Andrea Santoro e quattro giorni dopo a Smirne veniva ferito don Martin Kmetec. Quest’ultimo episodio potrebbe compromettere l’ingresso di Ankara nell’Unione Europea secondo il presidente della Conferenza Episcopale Turca, mons. Ruggiero Franceschini. Il presule ha potuto parlare personalmente con don Pierre. Paolo Ondarza lo ha intervistato.

 

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R. – Lo ho sentito questa mattina, prestissimo, prima che uscisse dall’ospedale di Samsun. L’ho trovato sereno, per nulla spaventato. Certo prova molto dolore per via della ferita: si tratta di una coltellata al fianco e alla coscia. Lui stesso mi ha detto: “Non è questa la Turchia vera. La Turchia vera ha un altro volto, ha altri sentimenti”. Sono rimasto molto sorpreso da queste parole: proprio lui, il colpito, mi diceva cose che rappresentano in fondo anche le mie convinzioni.

 

D. – Don Pierre non serba rancore per la persona che lo ha colpito. Un simile atteggiamento può contribuire, secondo lei, a smuovere le coscienze?

 

R. – Certo, questo atteggiamento piace alla maggioranza della gente. Non so però fino a che punto il perdono possa incidere su quelle persone più ‘affascinate’ dal fondamentalismo e persuase dall’idea che sia necessario distruggere l’Occidente.

 

D. – Voi cristiani lì presenti come vivete questi momenti?

 

R. – Con amarezza.

 

D. – Siete spaventati?

 

R. – Io non lo sono e i miei sacerdoti non lo sono.

 

D. – Don Pierre era già stato minacciato. Il clima era quindi già da tempo teso…

 

R. – Esatto. I fondamentalisti islamici non vogliono questo governo, non vogliono che la Turchia entri nell’Unione Europea e fanno di tutto per creare un clima di tensione.

 

D. – Colpire i cristiani vuol dire soffiare sulla brace, soffiare sul fuoco dell’odio antireligioso?

 

R. – Certo ed è questo che si predica nelle moschee. Non si annuncia più la mentalità di Maometto, ma si incita a lottare contro l’Occidente, che “offre soltanto guerra ed infelicità”, sono parole di Bin Laden. I responsabili vanno ricercati nelle moschee e non nella Turchia. Abbiamo tantissimi valori in comune che spingono alla collaborazione. Personalmente, non mi riconosco in questo clima di tensione.

 

D. -  Quanto è lunga la strada per un dialogo vero?

 

R. – Si lavora per il dialogo, ma bisogna anche sottolineare che il cammino del dialogo è ancora molto lungo. E tra gli ostacoli principali ci sono le scuole, che non consentono un insegnamento diverso, alternativo. Il primo approccio che hanno con noi è quello di tentare di convertirci.

 

D. – Il dialogo interreligioso, secondo lei, resta la via maestra per il conseguimento della pace o sarebbe meglio procedere per altre vie?

 

R. – Il dialogo bisogna continuarlo: vivendo spalla a spalla ci si accorge che  sono molti più i motivi per poter stare insieme che non quelli per rifiutarci. Ma c’è anche dell’altro. C’è una maggioranza che è laica e che dice che il problema religioso è un fatto personale, che non può compromettere il nostro rapporto con l’altro.

D. – Lei è favorevole all’ingresso della Turchia in Europa?

 

R. – Noi lo siamo tutti, la conferenza episcopale turca lo è, senza naturalmente fare sconti alla Turchia per l’ingresso nell’UE. Vorremmo, ad esempio, vedere qualche passo in più sul riconoscimento della Chiesa. E’ molto importante

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A COLLOQUIO OGGI A MOSCA

IL MINISTRO DEGLI ESTERI ISRAELIANO LIVNI E IL PRESIDENTE RUSSO PUTIN.

INTANTO DA SABATO IL RUBLO E’ CONVERTIBILE

- Intervista con l’economista Mario Deaglio -

 

La crisi israelo-palestinese e la situazione in Medio Oriente dopo il rapimento del soldato israeliano, da parte di estremisti palestinesi: sono i temi al centro dell’odierno incontro, previsto a Mosca, tra il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, e il presidente russo, Vladimir Putin. Intanto, pochi giorni prima del Vertice del G8 in programma dal 14 al 16 luglio a San Pietroburgo, in Russia il rublo è convertibile da sabato scorso, per la prima volta dai tempi degli zar. E sono state annullate le ultime restrizioni sui movimenti di capitale. Ma quale significato assume questo provvedimento voluto dal presidente Putin? Fausta Speranza lo ha chiesto all’economista Mario Deaglio:

 

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R. – Chiunque detenga rubli, quindi anche i cittadini russi, non soltanto la banca centrale, può convertire, cambiare questi rubli in qualunque altra moneta, in euro in qualunque altra valuta. Il che vuol dire che il rublo aspira a diventare una moneta di serie A: solo le monete di serie A hanno questa caratteristica, di permettere ai loro detentori di essere cambiate senza limiti o senza troppi limiti in tutte le monete del mondo.

 

D. – Secondo il ministro delle Finanze russo, significa che l’economia russa ha raggiunto una certa maturità. Secondo lei, che implicazione avrà comunque sul piano dell’economia russa?

 

R. – E’ difficile da dire. Diciamo che, in prima approssimazione, potrebbe favorire un esodo di capitali dalla Russia. Ma, probabilmente, non sarà così. Proprio perché io sono libero di portare i miei capitali all’estero, lo posso fare in qualunque momento, non mi affretto più a farlo. Quello che la Russia sta facendo è proporre se stessa come luogo in cui i capitali possono arrivare perché non rischiano, perché chiunque li può riportare via.

 

D. – Professore, la mossa sicuramente ha una valenza politica, alla vigilia del G8 che si svolge a San Pietroburgo. Ma è davvero significativa agli occhi della comunità internazionale?

 

R. – La Russia di Putin, quanto meno nell’ultimo anno, ha fatto una politica economica che era al tempo stesso economica ma anche molto politica, cioè ha usato la politica come arma per l’economia, e l’economia come arma per la politica. Ne sono un esempio i problemi del gas, che abbiamo avuto nell’inverno scorso perché non arrivava in quantità sufficienti il gas della Russia. Ora scelte come queste la Russia potrà farle meglio avendo una moneta autonoma su cui contare. Viene poi fatto alla vigilia della riunione di San Pietroburgo del G8 e quindi lo si vede un poco come la consacrazione della Russia di Putin come grande potenza economica.

 

D. – Rimangono però comunque condizioni generali di difficoltà nell’economia russa …

 

R. – Tutto dipende da come noi guardiamo il bicchiere: per dire, se è mezzo pieno o se è mezzo vuoto. Vero sceicco del petrolio, la Russia ha un surplus di bilancio e non un deficit; sta vivendo un’espansione produttiva abbastanza marcata, anche con l’apporto e l’aiuto di capitali stranieri che dovrebbero diventare maggiori con questa mossa. Detto questo, sicuramente ha moltissima strada da fare: il livello di vita rimane mediamente basso anche se ormai esiste una classe di russi molto ricchi, diciamo un 5-10 per cento della popolazione, ma abbiamo a fronte di questo una classe – diciamo un 25-30 per cento – che è molto povera.

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da sabato, con la benedezione di SUA SANTITÀ IL PATRIARCA DI GEORGIA,

ELIA II, e’ accesa a tblisi la fiaccola benedettina per l’apertura

DELLE CELEBRAZIONI in georgia IN ONORE DEL PATRONO D’EUROPA. 

TORNA IN ITALIA MARTEDI’ LA DELEGAZIONE cattolica

guidata dall’arcivescovo di norcia mons. Fontana

 

Dopo la tappa di Mosca dello scorso anno continua il dialogo ecumenico nel nome di San Benedetto da Norcia. Quest’anno la Fiaccola Benedettina, che apre le celebrazioni in onore del patrono d’Europa, è stata accesa sabato scorso a Tblisi, in Georgia. La delegazione, guidata dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, tornerà in Italia martedì prossimo e attraverserà i luoghi principali della spiritualità del monachesimo benedettino. Il servizio di Paolo Millefiorini:

 

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Con l’accensione della Fiaccola Benedettina Pro Pace, giunta alla 32.ma edizione, e la benedizione impartita da Sua Santità il Patriarca di Georgia, Elia II, sono ufficialmente iniziate a Tblisi le celebrazioni in onore di San Benedetto, festa che ricorre ogni anno l’11 luglio. La delegazione della città di Norcia, terra natale del santo patrono d’Europa, è guidata dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, che ci spiega i motivi della scelta:

 

R. – Andiamo a trovare una chiesa sorella che fin dall’antichità cristiana si esprime attraverso la santità. Come noi facciamo riferimento a San Benedetto, così la Chiesa georgiana fa riferimento a Santa Nino, questa giovane donna che portò nel segno della croce il messaggio del Signore Gesù.

 

D. – Una missione che prosegue quanto chiesto da Sua Santità Benedetto XVI già lo scorso anno alla delegazione norcina di ritorno da Mosca: incoraggiare a valorizzare la tradizione monastica per incrementare vincoli di pace con l’Oriente cristiano...

 

R. – Il Santo Padre l’anno scorso ci chiese di proseguire l’ecumenismo attraverso i monaci, di valorizzare questo rapporto che lega il nome di San Benedetto e la realtà della preghiera monastica con l’unità della Chiesa. Sono piccoli passi fra la Chiesa che fa riferimento a Roma e queste Chiese dell’Oriente cristiano che sono, nella loro indipendenza, attente ad ogni gesto di cortesia che facciamo verso di loro.

 

Mercoledì 5 luglio di ritorno in Italia la fiaccola passerà idealmente dalle mani del Patriarca di Georgia, Elia II, a quelle del Santo Padre, che ricevendo la delegazione norcina all’udienza in Piazza San Pietro, la benedirà per il proseguo del suo percorso di avvicinamento a Norcia.

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L’AMICIZIA TRA I GIOCATORI VALORE DETERMINANTE PER VINCERE

UN MONDIALE DI CALCIO: COSI’, GIGI RIVA, AI NOSTRI MICROFONI,

ALLA VIGILIA DELLA SFIDA ITALIA-GERMANIA

 

Ultime avvincenti battute del Campionato Mondiale di Calcio: domani a Dortmund si disputerà la prima semifinale che vedrà contrapposte Italia e Germania per una “classica” del calcio internazionale. Mercoledì sarà invece la volta di Francia-Portogallo. La Finalissima di Berlino si disputerà domenica 9 luglio. Una partita alla quale assisterà anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, a suggellare l’importanza dello sport più amato del pianeta. Per un primo bilancio di questa edizione, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Germania Gigi Riva, indimenticabile campione del passato e oggi accompagnatore ufficiale della Nazionale italiana:

 

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R. – In generale è stato un Mondiale abbastanza spettacolare, magari con pochi goal, ma si sono viste delle partite interessanti ed anche belle. E’ chiaro: il meglio dovrebbe arrivare adesso nella parte finale, laddove si incontrano le quattro squadre che hanno dimostrato sul campo di essere le migliori.

 

D. – In semifinale Italia, Germania, Francia e Portogallo: si può dire che è il trionfo del calcio europeo?

 

R. – Sì, si può dire tranquillamente. Del resto hanno sempre trionfato le squadre europee in competizioni disputate in Europa. Per quanto riguarda le sudamericane – parliamo di Brasile ed Argentina – sicuramente hanno fatto vedere cose spettacolari come individualità, però – secondo me – è mancata un po’ la tattica di gioco.

 

D. – Si parla spesso di spirito di gruppo come elemento determinante nel successo di una squadra di calcio. Quando conta davvero, secondo lei, un valore come l’amicizia a questi livelli di professionismo?

 

R . – E’ determinante. Noi abbiamo a disposizione 23 giocatori che sono i migliori in senso assoluto in Italia, perché se sono con la Nazionale è perché sono i migliori. Se questa situazione non viene supportata da una amicizia sincera, leale e corretta, è difficile fare il cosiddetto gruppo e, quindi, mandare avanti con risultati la squadra. Credo che la parola amicizia vada di pari passo con lo sport. Lo sport deve essere proprio gioco di squadra e legami di amicizia, che nella competizione sono determinanti.

 

D. – Veniamo agli Azzurri: Italia-Germania è la sfida infinita. Con quali emozioni vive questa attesa?

 

R. – Con molta partecipazione. Si tratta di una partita che, ormai, giochiamo praticamente da qualche anno in diverse occasioni e competizioni mondiali. Questa è un po’ diversa dalle altre, perché giochiamo in casa della Germania e quindi sicuramente avranno il favore del pubblico. Dico, però, che noi siamo una squadra abbastanza tosta, dura nel senso sportivo. Credo che la Germania per guadagnarsi la finale dovrà sudare…

 

D. – Come è ben noto c’è uno spettatore particolare per questa partita, Benedetto XVI, che - ha detto il suo segretario – sosterrà entrambe le squadre…

 

R. – Il Papa non deve fare raccomandazioni, nel modo più assoluto! Deve essere il Papa di tutti ed è il Papa di tutti! Ci aspettiamo imparzialità assoluta.

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                                 CHIESA E SOCIETA’

3 luglio 2006

 

 

OLTRE 200 DELEGATI PROVENIENTI DA 44 PAESI SI CONFRONTERANNO

 DA QUESTO POMERIGGIO A MOSCA SUL DIALOGO TRA LE CIVILTÀ, IL RISPETTO

 DEI DIRITTI UMANI, LA DIFESA DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA UMANA,

LA LOTTA AL TERRORISMO E ALLA POVERTÀ.

ALL’INCONTRO ANCHE UNA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

- A cura di Giuseppe D’Amato -

 

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MOSCA. = Incontro importante e denso di significati, il “Summit mondiale dei leader religiosi”, questa la denominazione ufficiale, allo scopo di redigere un documento comune da inviare ai capi di Stato e di governo del G8, il club dei Paesi più industrializzati del mondo. E’ la prima volta che una tale iniziativa viene presa. L’organizzazione di questo evento è del consiglio interreligioso russo; il vertice del G8 si terrà quest’anno proprio in Russia, a San Pietroburgo, dal 15 al 17 luglio. I temi in discussione della tre giorni di Mosca sono numerosi: spiccano il ruolo della fede nella società moderna, la difesa dei valori religiosi, il superamento dell’estremismo. “Qui non si tratta di creare un’unica religione – ha chiarito il metropolita Kirill, il numero due della Chiesa ortodossa – né di parlare delle differenze dottrinali, bensì di collaborazione tra rappresentanti religiosi sui principali problemi odierni”. “E’ evidente – ha spiegato il metropolita Kirill – che le religioni mondiali hanno un comune sistema di coordinate morali: è da qui che si deve partire per affrontare la nuova realtà”. All’incontro, che si apre questo pomeriggio, saranno presenti un centinaio di rappresentanti appartenenti alle più diverse confessioni religiose. La delegazione vaticana, invitata dal patriarca di Mosca Alessio II, è presieduta dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.

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DIALOGO INTERCONFESSIONALE E COLLABORAZIONE TRA COMUNITÀ DI FEDI DIVERSE: SE NE PARLA DA OGGI A CIPRO NEL SECONDO INCONTRO DI DIALOGO TRA ASIA

 ED EUROPA AL QUALE PARTECIPANO LEADER RELIGIOSI E POLITICI

 

LARNACA. = Comprensione interconfessionale, ruolo dei media nella promozione del dialogo interconfessionale, religione e società multietniche: sono gli argomenti di cui si discute da oggi a Larnaca, nell’isola di Cipro, al secondo Incontro di dialogo interconfessionale tra Asia ed Europa. Su questi temi si confronteranno leader politici e religiosi, accademici ed esperti dei 38 Paesi del gruppo ASEM (Asia-Europe Meeting). Sono stati invitati a partecipare anche, in qualità di osservatori, rappresentanti della Santa Sede e di organizzazioni internazionali. Questo appuntamento del 2006, che ha per titoloComprensione e collaborazione interconfessionale per un mondo pacifico”, si pone in continuità con il primo incontro, svoltosi lo scorso anno a Bali, su “Unità nella diversità: costruire un’armonia interconfessionale all’interno della comunità internazionale”. L’obiettivo di questi incontri è individuare possibili percorsi con cui le comunità di diversa fede dell’Asia e dell’Europa possano procedere dalla comprensione iniziale ad una fruttuosa collaborazione e così contribuire alla pace globale, attraverso un dialogo concreto e permanente. (T.C.)

 

 

AL VIA DOMANI IN GHANA AD UN CONVEGNO DI PROMOZIONE DELLA LITURGIA

IN AFRICA. FRA I TEMI DA AFFRONTARE LA FORMAZIONE LITURGICA

 E L’INCULTURAZIONE

 

KUMASI.= Valutare, incoraggiare e rilanciare la vita liturgica in Africa e Madagascar: è lo scopo del convegno che avrà inizio domani a Kumasi, in Ghana, organizzato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti in collaborazione con la Conferenza dei Vescovi del Ghana. L’incontro, previsto fino a domenica, riunirà i Superiori della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; i membri e i consultori del Dicastero originari dell’Africa; il presidente del S.E.C.A.M. (Simposio della Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar); il presidente della Commissione Liturgica C.E.R.A.O. (Conferenza Episcopale Regionale dell'Africa Occidentale); il nunzio apostolico in Ghana, Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose. Aprirà i lavori l’arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nel corso del Convegno saranno esaminati quattro temi: la storia della vita liturgica in Africa; la formazione liturgica; le traduzioni dei libri liturgici in varie lingue africane e l’inculturazione nella liturgia. John Ayeykum Kufuor, presidente della Repubblica del Ghana, compirà una visita ufficiale nella sede del Convegno ed i partecipanti saranno ricevuti da Sua Maestà Otumfuo Osei Tutu Secondo, Re degli Ashanti Pralaca. (T.C.)

 

 

UN UOMO E’ MORTO MENTRE CON UNA CINQUANTINA DI AFRICANI CERCAVA DI

OLTREPASSARE LA RECINZIONE CHE ISOLA DAL MAROCCO

 L’ENCLAVE SPAGNOLA DI MELILLA

 

MELILLA. = È morto cadendo da una rete di protezione tra il Marocco e l’enclave spagnola di Melilla. Un migrante irregolare ha perso la vita così, stamani, mentre insieme a una cinquantina di africani cercava di oltrepassare il confine; un altro è rimasto gravemente ferito nello stesso incidente ed è stato ricoverato in ospedale. Un portavoce della Guardia civile spagnola da Madrid, scrive l’agenzia MISNA, ha precisato che altri 5 migranti privi di documenti sono riusciti a entrare in territorio spagnolo, mentre l’intero gruppo “è stato dissuaso dall’esercito marocchino ed è fuggito verso l’interno del Marocco”. A novembre dell’anno scorso, 14 migranti sono stati uccisi da agenti marocchini durante l’assalto a Melilla e Ceuta, l’altra enclave spagnola circondata da alcuni chilometri di recinzione. Ceuta e Melilla rappresentano il punto di approdo e di speranza per migliaia di africani, soprattutto subsahariani, che, per fuggire dalla miseria, cercano di raggiungere l’Europa per trovare lavoro e condizioni di vita più dignitose. (T.C.)

 

 

FANATICI INDÙ BRUCIANO A SHIVANI, IN INDIA, UNA CHIESA PENTECOSTALE.

È IL SECONDO LUOGO DI CULTO AD ESSERE DISTRUTTO NEL DISTRETTO MERIDIONALE DI HARDA. LA CHIESA CATTOLICA ESPRIME SOLIDARIETÀ E PREOCCUPAZIONE

 PER L’ACCADUTO

 

SHIVANI. = In fiamme a Shivani, in India, nel distretto meridionale di Harda, una chiesa pentecostale del Madhya Pradesh. Un gruppo composto da fanatici indù ha dato fuoco a suppellettili, distrutto 150 Bibbie e libri di inni e minacciato di uccidere il pastore addetto al luogo di culto. L’incidente è avvenuto il 30 giugno scorso, ma se ne apprende notizia dall’agenzia Asianews soltanto oggi. “ Siamo preoccupati – ha detto padre Anand Mttungal, portavoce della Conferenza episcopale cattolica – per il numero di attacchi ad esponenti di altre religioni che si verificano nel Madhya Pradesh: negli ultimi mesi si sono moltiplicati e gli estremisti sono arrivati a violentare due donne per costringerle ad abbandonare il cristianesimo. Tuttavia – ha aggiunto – la persecuzione ha sempre rafforzato la fede e le comunità cristiane: siamo tutti in piedi, vicini, per combattere queste forme di violenza”. L’arcivescovo di Bhopal Paschal Topno ha espresso “viva preoccupazione e sconcerto” riguardo all’accaduto, ma ha invitato la comunità a non perdere il coraggio che la caratterizza da anni. A. P. Meman, membro del Consiglio dei cristiani indiani, ha sottolineato di aver richiesto al ministro per le Minoranze l’invio di un gruppo di indagine nel Madhya Pradesh al fine di identificare i responsabili del rogo. (T.C.)

 

 

LA CHIESA RICORDA OGGI SAN TOMMASO APOSTOLO. LA SUA INCREDULITÀ,

I SUOI DUBBI E LE SUE DOMANDE A GESÙ INSEGNANO A MATURARE NELLA FEDE

 

ROMA. = Probabilmente pescatore anche lui come gli altri apostoli, San Tommaso, che la Chiesa ricorda oggi, nel quarto Vangelo è chiamato anche Didimo che significa “gemello”. Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità dopo la Risurrezione. Lui è ben altro che un seguace tiepido. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Tommaso è ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade. Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo l’Ascensione. Poi più nulla: ignoriamo quando e dove sia morto. Alcuni testi attribuiti a lui non sono ritenuti attendibili. A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo. Sono i “Tommaso-cristiani”, comunità sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al cattolicesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali. (T.C.)

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 luglio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Medio Oriente crescono i timori per la sorte del soldato israeliano preso in ostaggio da militanti palestinesi e per la drammatica situazione nei Territori. Il governo israeliano ha respinto l’ultimatum lanciato dai rapitori del militare e ha avviato nuove operazioni nella Striscia di Gaza. Il nostro servizio:

 

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I militanti palestinesi, che hanno rivendicato il sequestro del caporale israeliano rapito lo scorso 25 giugno, hanno lanciato un ultimatum di 24 ore proponendo il rilascio del militare in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Il governo israeliano ha respinto l’ultimatum ed il premier, Ehud Olmert, ha ribadito che lo Stato ebraico non si piegherà ad “estorsioni”. Il giornale panarabo, Al Hayat, ha rivelato, poi, che la delegazione egiziana, impegnata in una difficile attività di mediazione, ha incontrato il soldato israeliano in una località segreta della Striscia di Gaza. Secondo il giornale, l’Egitto ha dato un ultimatum, fino a questa sera, per avere una risposta da Hamas sulle proposte avanzate.  In caso contrario – sostiene il quotidiano – “l’Egitto sospenderà la mediazione”. Sul terreno continuano, inoltre, le operazioni israeliane nei Territori: un militante palestinese è rimasto ucciso durante scontri nel nord della Striscia di Gaza, dove da questa mattina reparti blindati israeliani sono impegnati in operazioni di perlustrazione. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha definito infine “sconsiderato” l’attacco israeliano, condotto nella notte di sabato, contro l’ufficio del premier palestinese, Ismail Haniyeh. Bisogna conservare le infrastrutture e le istituzioni palestinesi – ha detto Annan – perché saranno “le basi per una eventuale soluzione che preveda due Stati”.

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In Iraq, è almeno di sette morti il bilancio delle vittime provocato dall’esplosione di un’autobomba nel mercato di Mosul. L’obiettivo dell’attacco era un’auto della polizia irachena. Tre persone sono rimaste uccise, poi, in un secondo attentato kamikaze, compiuto in un altro mercato, nei pressi di Mahmudiya, a sud di Baghdad. Intanto, il Comando americano ha confermato l’uccisione di un marine nella provincia di Al Anbar.

 

Un pilota di elicottero americano è morto ed un altro militare è rimasto ferito nello schianto di un velivolo statunitense in Afghanistan. Gli Stati Uniti hanno escluso che l’elicottero sia stato colpito da fuoco nemico precisando che è già stata aperta un’inchiesta.

 

Nuovo attentato nello Sri Lanka, dove da diverse settimane sono ripresi gli attentati contro il governo di Colombo. Almeno sei persone sono morte per l’esplosione di una bomba alle porte della città di Trincomalee, nel nord-est dello Sri Lanka, zona a maggioranza Tamil.

 

E’ iniziato stamani, in Cambogia, il processo contro dirigenti ed esponenti dei Khmer Rossi, accusati del genocidio di due milioni di persone, un terzo della popolazione, fra il 1975 e il 1979.

 

E’ ancora incerto l’esito delle elezioni presidenziali tenutesi, ieri, in Messico: dopo lo spoglio di oltre il 77 per cento delle schede, la commissione elettorale nazionale ha reso noto che il candidato della sinistra, l’ex sindaco di Città del Messico Manuel Lopez Obrador, ha conquistato finora più del 37 per cento delle preferenze. Il candidato di destra, Felipe Calderon, oltre il 36 per cento dei voti. Si è votato anche per eleggere 500 deputati, 128 senatori, il nuovo capo del governo di Città del Messico e i governatori di 3 Stati. Il presidente dell’istituto elettorale messicano, Luis Carlos Ugalde, ha detto che lo scarto tra i due candidati alla presidenza è ancora troppo ristretto. I risultati ufficiali – ha aggiunto – non saranno resi noti almeno fino a mercoledì. Ma i due aspiranti capi di Stato si sono già proclamati vincitori: Lopez Obrador ha detto di aver ottenuto mezzo milioni di voti in più del suo rivale; Calderon ha affermato, invece, di non avere dubbi sulla vittoria finale. Non ci sono ancora dati ufficiali sull’affluenza, ma secondo i media locali potrebbe essere storica, con una partecipazione superiore al 60 per cento.

 

Buona affluenza alle urne anche in Bolivia, dove almeno il 70 per cento dei 3,7 milioni di aventi diritto hanno votato ieri, secondo la stampa locale, per scegliere i 255 membri dell’Assemblea Costituente e per pronunciarsi su un referendum sulle autonomie regionali. Secondo gli exit poll, il partito del presidente boliviano, Evo Morales, ha vinto di misura la consultazione sull’Assemblea costituente, ma non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi, necessaria per apportare modifiche al testo costituzionale e avviare riforme. In base ad un altro exit poll sul referendum sull’autonomia delle regioni, i favorevoli hanno vinto in 4 province, ricche di risorse naturali. Le province occidentali, più povere e a maggioranza indigena, dovrebbero invece avere bocciato la proposta, seguendo la linea indicata dal presidente Morales.

 

La Somalia prende le distanze da Al Qaeda. Dopo le Corti islamiche, che di recente hanno conquistato Mogadiscio e altre zone del Paese, anche il governo di transizione si dissocia dall’ultimo messaggio di Osama Bin Laden, che aveva invitato a non far entrare forze straniere nel Paese del Corno d’Africa. Intanto, nel vertice dell’Unione Africana, tenutosi sabato e domenica in Gambia, si è parlato della crisi somala, confermando la presenza di una forza di pace nel Paese. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Le crisi in Somalia e nel Darfur, le più gravi che dilaniano attualmente l’Africa, sono state al centro del vertice dell’Unione Africana, apertosi sabato a Banjul anche se il tema principale in agenda era ufficialmente quello dell’integrazione economica regionale. “La salvezza della Somalia dipende dall’indispensabile dialogo e dal necessario compromesso”, ha dichiarato il presidente di turno dell’Unione, Denis Sassou-Nguesso, invitando i colleghi a sostenere le istituzioni transitorie somale che faticano ad imporre la loro autorità. I leader dei 53 Paesi, riuniti nella capitale del Gambia, hanno poi accolto la richiesta dell’ONU di prolungare fino alla fine del 2006 il mandato della sua missione militare nel Darfur. Il mandato del contingente nella martoriata regione sudanese avrebbe dovuto terminare il prossimo 30 ottobre, facendo subentrare una forza di pace delle Nazioni Unite, ma il presidente sudanese, Omar al-Bashir, si è rifiutato di consentire ai caschi blu di entrare in territorio sudanese. Intanto, a margine del Vertice, il presidente senegalese, Abdoulaye Wade, ha informato la stampa che il suo Paese processerà l’ex presidente del Ciad, Hissène Habré, di cui il Belgio chiede l’estradizione per crimini contro l’umanità.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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ULTIMA ORA

 

Tragedia a Valencia: più di 30 persone sono morte per il deragliamento di un treno della metropolitana. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato fornito da autorità regionali. Le fonti hanno anche precisato che almeno 150 persone sono state tratte in salvo. Secondo i primi soccorritori, un numero imprecisato di passeggeri è intrappolato tra le lamiere. L’ipotesi più accreditata, al momento, è quella dell’incidente.