RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 183 - Testo
della trasmissione di domenica 2 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il cardinale Crescenzio Sepe ha iniziato, ieri, il suo ministero a capo
dell’arcidiocesi di Napoli
Proseguono i raid israeliani nei Territori:
colpita la sede del premier palestinese e ucciso un militante di Hamas
Il Messico al voto per eleggere il nuovo
presidente: favorito l’ex sindaco di Città del Messico, Lopez
Obrador
2 luglio 2006
PACE E GIUSTIZIA PER I POPOLI DELL’IRAQ E DELLA TERRA SANTA,
SCOSSI DALLE VIOLENZE: ACCORATO APPELLO DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS.
IL PAPA ESORTA LE FAMIGLIE A TRASMETTERE LA FEDE IN
DIO
E DA’ APPUNTAMENTO AI FEDELI ALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE,
A VALENCIA, DOVE SI RECHERA’
SABATO PROSSIMO, NEL SUO TERZO
VIAGGIO INTERNAZIONALE
All’Angelus in
Piazza San Pietro, accorato appello di Benedetto XVI per la convivenza pacifica
tra israeliani e palestinesi e per la pace in Iraq. Il Papa ha esortato tutti a
pregare e ad impegnarsi per la pace. Grande attenzione, poi, il Pontefice l’ha
rivolta alla famiglia, “organismo vivente” dove, ha sottolineato, non deve mai
mancare la Parola di Dio. Quindi, ha dato appuntamento a Valencia, dove si
recherà - sabato prossimo - per partecipare al V Incontro Mondiale delle
Famiglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:
*********
I popoli
dell’Iraq e della Terra Santa, popoli che soffrono a causa della violenza, sono
nel cuore di Benedetto XVI. Il Papa segue con “crescente preoccupazione” quanto
avviene in questa regione del mondo e, all’Angelus, chiama tutti gli uomini di
buona volontà a costruire una convivenza pacifica:
“Di fronte, da una parte,
alla cieca violenza che fa stragi atroci e, dall'altra, alla minaccia
dell'aggravamento della crisi fattasi da qualche giorno ancor più drammatica
c'è bisogno di giustizia, di serio e credibile impegno di pace: che, purtroppo,
non si vedono. Per questo invito tutti a unirsi in una preghiera fiduciosa e
perseverante: il Signore illumini i cuori e nessuno si sottragga al dovere di
costruire una convivenza pacifica, nel riconoscimento che ogni uomo, a
qualsiasi popolo appartenga, è fratello”.
Prima dell’invocazione di pace per Iraq e Terra Santa, il
Pontefice si è soffermato sull’importante appuntamento dell’Incontro delle
Famiglie in terra spagnola. Benedetto XVI ha ricordato l’appello che il suo
amato predecessore, Giovanni Paolo II, lanciò 25 anni
fa nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio: “Famiglia, diventa ciò che sei!”. Quindi, ha spiegato il senso del motto della sua visita apostolica
a Valencia: “Famiglia: vivi e trasmetti la fede!”:
“In tante comunità
oggi secolarizzate la prima urgenza per i credenti in Cristo è proprio quella
di rinnovare la fede degli adulti, affinché siano in grado di comunicarla alle
nuove generazioni. D’altra parte, il cammino di iniziazione cristiana dei
bambini e dei fanciulli può diventare utile occasione per i genitori per
riavvicinarsi alla Chiesa ed approfondire sempre più la bellezza e la verità
del Vangelo”.
La famiglia, ha
proseguito il Pontefice, “è un organismo vivente, nel quale si realizza una
reciproca circolazione di doni. L’importante è che non manchi mai la Parola di
Dio, che tiene viva la fiamma della fede”.
Ha poi ribadito
che “il senso della trasmissione della fede nella famiglia, per
essere autentico, dev’essere preceduto e accompagnato
dall’impegno dei genitori di approfondire la conoscenza della propria fede,
ravvivandone la fiamma con la preghiera e l’assidua pratica dei Sacramenti
della Confessione e dell’Eucaristia”. Benedetto XVI ha così affidato alla Madonna
il buon esito dell’Incontro di Valencia:
“Preghiamo
la Vergine Maria per la buona riuscita del prossimo grande Incontro di Valencia,
e per tutte le famiglie del mondo, affinché siano autentiche comunità di amore
e di vita, nelle quali la fiamma della fede si tramandi di generazione in
generazione”.
Dopo l’Angelus, al momento dei
saluti, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al vertice dei Leader
religiosi, organizzato dal Consiglio Interreligioso della Russia, al via domani
a Mosca. “Su invito del Patriarca di Mosca – ha detto – la Chiesa Cattolica vi
prende parte con una propria Delegazione”. Ha quindi rivolto un saluto
“cordiale” al Patriarca di Mosca Alessio II e a tutti i partecipanti
all’incontro. “La significativa riunione di tanti esponenti delle religioni del
mondo – ha affermato – sta ad indicare il comune desiderio di promuovere il
dialogo fra le civiltà e la ricerca di un ordine mondiale più giusto e
pacifico”. Parole seguite da un sentito auspicio:
“Auspico che, grazie al sincero
impegno di tutti, si possano trovare ambiti di effettiva collaborazione, nel
rispetto e nella comprensione reciproca, per far fronte alle sfide attuali. Per
i cristiani, si tratta di imparare a conoscersi sempre
più profondamente e a stimarsi a vicenda, alla luce della dignità dell'uomo e
del suo eterno destino”.
Il Papa è tornato a parlare
dell’Incontro di Valencia, nei saluti a fedeli spagnoli e polacchi. “Che questo
appuntamento – ha detto il Papa – rinnovi nelle vostre famiglie lo spirito di
pietà e le confermi come comunità di vita e di amore”.
***********
=======ooo=======
2 luglio 2006
CON
L’INAUGURAZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DELLE FAMIGLIE,
SI È
APERTO IERI A VALENCIA, IN SPAGNA, IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
-
Intervista con Marco Lora e Giuseppe Barbaro -
Con l’apertura della Fiera
Internazionale delle Famiglie hanno preso il via ieri a Valencia le giornate
del V Incontro Mondiale delle Famiglie. Ricordiamo che il Papa concede
l’Indulgenza plenaria, alle consuete condizioni, a quei fedeli che
parteciperanno a qualche solenne celebrazione. Tutti gli altri fedeli che non
potranno prendere parte all’evento otterranno l'Indulgenza se, nei giorni in
cui esso si svolge, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti a
Valencia reciteranno in famiglia il Padre
Nostro, il Credo e altre devote orazioni. Tra gli eventi più rilevanti
dell’Incontro delle famiglie, il Congresso Internazionale Teologico-Pastorale
che inizierà il 4 luglio ed affronterà i temi chiave relazionati alla famiglia.
Su questi temi si è espresso ancora venerdì scorso Benedetto XVI, nel suo
discorso al nuovo ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, Mario Juan Bosco Cayota Zappettini. Il Santo Padre ha parlato della valorizzazione
della famiglia e della difesa della vita umana soffermandosi sulle minacce che
insidiano il matrimonio tra uomo e donna. Ma come guardare a questo legame?
Luca Collodi ne ha parlato con Marco Lora, direttore generale del Forum
italiano delle associazioni familiari:
**********
R. – Il rapporto tra l’uomo e la
donna possiede una sua specificità verso tutta la società, perché la famiglia è
la cellula dove un uomo e una donna dicendo il loro amore reciproco, ne
affermano anche la valenza pubblica, la valenza sociale. La famiglia possiede
questa dimensione pubblica ed è necessario che sia manifestata da un uomo ed
una donna questa valenza pubblica. Ogni famiglia fa società, ogni famiglia
costruisce un tassello della società. La difesa della famiglia, fatta propria
dalla Chiesa, è la difesa della dignità umana. Non è ammissibile lo svuotamento
del matrimonio in nome di semplici legami affettivi, come pure non è
ammissibile l’equiparazione del matrimonio ad altre formazioni sociali di varia
ed eterogenea natura.
D. – Parliamo di trasmissione
della fede…
R. – Il diritto-dovere educativo
dei genitori è un diritto-dovere che ha a che fare con la vita, con la cultura
e con la trasmissione della fede. E’ un diritto-dovere che la famiglia esercita
primariamente. Gli altri soggetti – lo Stato, la scuola, le istituzioni, la
stessa parrocchia – esercitano un’azione di sussidiarietà rispetto al
diritto-dovere primordiale dei genitori di trasmettere cultura e fede. La
trasmissione della fede non è una questione affettiva o una riduzione della fede
ad un mero fatto privato, ma ha a che fare con la dimensione pubblica della
soggettività familiare.
Giuseppe Barbaro, vice presidente
della Federazione Europea delle Associazioni familiari cattoliche, pensa che a
Valencia ci sia la possibilità di una riflessione più operativa, che abbia poi
anche un risvolto politico da parte dei laici impegnati nel sociale per difendere
la famiglia in Italia, all’estero e in Europa?
R. – Io credo che questo sia
sicuramente possibile e non solo sia possibile, ma anche necessario. Noi non
possiamo dividere l’uomo, nel senso di una parte che si occupa della sua anima
e di una parte che si occupa del suo corpo. Il nostro compito è quello non solo
di fare cieli nuovi, ma anche di fare terre nuove: cambiare il Creato, trasformandolo
secondo il progetto di Dio. E’ necessario collaborare a questo progetto. Ma le
famiglie sono consapevoli di questo loro ruolo e lo testimoniano nel loro
contesto familiare e al di fuori del loro contesto familiare, nel più ampio
contesto sociale? Si tende sempre più a privatizzare la relazione matrimoniale,
a farne il semplice luogo degli affetti e una famiglia dura, un matrimonio dura
sino a quando uno sente di essere innamorato. Non si
dice neanche “io sono o non sono innamorato”, ma si
dice: “Sento o non sento di essere innamorato”. Abbiamo un problema: si va
diffondendo una convinzione, una visione del rapporto matrimoniale come luogo
assolutamente privato che non ha una ricaduta sull’esterno, anche nei confronti
della società nella quale viviamo. E’ chiaro che così concependo la famiglia e
quindi togliendone il significato profondo, i legislatori guardano ai singoli
individui, indipendentemente dal tipo di scelte relazionali che loro mettono in
campo.
**********
E stasera, alle 20.30, verrà celebrata una Santa Messa per gli oltre mille
volontari impegnati nell’Incontro mondiale delle Famiglie, presieduta
dall’arcivescovo di Valencia, mons. Agustín García-Gasco,
nel Padiglione Sportivo di Fuente de San Luis. Nel corso del rito, animato dagli stessi volontari,
il presule darà loro il benvenuto, ringraziandoli per lo spirito di servizio e
la loro collaborazione.
L’ORDINE
DI SANT’AGOSTINO FESTEGGIA QUEST’ANNO
IL 750° ANNIVERSARIO
DI
FONDAZIONE. COSTITUITO CON UNA BOLLA DI ALESSANDRO IV,
FONDA
LE SUE RADICI NELLE PRIME COMUNITÀ MONASTICHE
VOLUTE
DALLO STESSO VESCOVO D’IPPONA
- Con
noi padre Pietro Bellini -
L’Ordine
di Sant’Agostino celebra 750 anni di storia. L’anniversario che ricorre
quest’anno è legato alla pubblicazione della Bolla “Licet Ecclesiae
Catholicae” di Alessandro IV che dispose l’unione dei
diversi ordini eremitici con regola agostiniana allora esistenti. In realtà le
prime comunità agostiniane nascono nel IV secolo con Agostino stesso. Alla sua
morte furono numerosi i monasteri che fiorirono in tutto l’Occidente
ispirandosi ai suoi insegnamenti tanto da dar vita a varie organizzazioni. La
nascita ufficiale dell’Ordine di Sant’Agostino è però iniziativa della Santa
Sede. Ma come raccontare questi secoli di storia dei religiosi agostiniani?
Tiziana Campisi lo ha chiesto a
padre Pietro Bellini, Priore Provinciale degli agostiniani d’Italia.
**********
R. - Io li racconterei cominciando a dire che 750 anni di
storia dell’Ordine, sono 750 anni di grazia del Signore verso i fratelli e le
sorelle che Lui stesso ha chiamato a far parte di questo Ordine religioso. Ogni
chiamata viene dal Signore, io sono convinto che la realtà sia questa. Quando
il Signore suscita nella Chiesa un’istituzione che poi riesce oltretutto a
oltrepassare tante vicissitudini storiche, ad attraversare i secoli, tutto
questo non può non essere letto se non alla luce della provvidenza di Dio alla
luce del dono di grazia che il Signore fa alla Chiesa. Questo carisma che il
Signore dona alle persone il Signore chiama a viverlo e a perpetuarlo lungo i
tempi.
D. - Che cosa hanno donato in particolare gli agostiniani
alla Chiesa?
R. - Io credo che innanzitutto il compito degli
agostiniani sia stato, ed è, quello di trasmettere alle generazioni il grande
messaggio teologico, ma non solo, di Agostino. Agostino è uno dei geni
dell’umanità, è uno dei padri fondatori della teologia cattolica e quindi la
Chiesa e l’umanità intera in un certo senso faranno sempre riferimento a questa
persona. Noi come agostiniani, nel nostro piccolo, credo abbiamo avuto dal
Signore proprio il compito di trasmettere nelle varie modalità alle generazioni
che vengono questo messaggio di Agostino.
D. - Dai monaci africani ai religiosi del 2006, chi è
l’agostiniano oggi?
R. - L’agostiniano oggi credo sia quello che riesce a
testimoniare l’amore di Dio presente nel mondo, presente nella nostra realtà,
nella realtà delle persone, nella realtà della società così come la viviamo,
così come esiste. In realtà tutta l’elaborazione teologica e filosofica di
Agostino parte da questo principio “Dio è amore” e la vita stessa di Agostino
si è sviluppata proprio su questo elemento basilare. La scoperta di “Dio è
amore” nella propria vita, che poi ha dato la luce a tutta la sua esistenza. Io
credo che noi non possiamo fare altro che essere, per quanto posiamo
ovviamente, testimoni di questa presenza dell’amore di Dio.
D. - E’ nota di Sant’Agostino una massima: “Ama e fa’ ciò
che vuoi”. Ma che cosa vuol dire esattamente?
R. - Il significato più pieno di
questa frase la spiega Sant’Agostino, stesso, appena si continua a leggere il
brano in cui continua questa frase. Agostino dice: “Ama e fa ciò che vuoi”,
cioè sii ispirato dalla radice dell’amore e quindi qualunque cosa fai, falla
per l’amore perché dall’amore non può che venire il bene.
**********
“RIDARE
LA LUCE”: I FATEBENEFRATELLI IMPEGNATI IN UNA MISSIONE
PER
CURARE LE MALATTIE DELLA VISTA NELL’AFRICA SUBSAHARIANA
-
Intervista con fra Gerardo D’Auria
-
Sono circa due milioni nell’Africa subsahariana
le persone colpite da cecità. Dal 2003 ad offrire loro cure mediche è l’AFMAL,
l’Associazione dei Fatebenefratelli per i Malati Lontani che in collaborazione
con l’Aeronautica Militare italiana organizza missioni nell’ambito del progetto
“Ridare la luce”. Fra Gerardo D’Auria, direttore
dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, è appena rientrato da una
missione in Togo. Al microfono di Tiziana Campisi
racconta quale realtà hanno incontrato le équipe mediche:
**********
R. – Questa volta, siamo arrivati con l’aereo militare
della Aeronautica italiana e abbiamo suddiviso l’équipe in due gruppi: una è ad
Afagnan, in Togo, mentre l’altra si trova ad Asafo, in Ghana. In realtà, si tratta di due posti ben
diversi: il Ghana è anche una zona di frontiera, dove la situazione è un po’
più grave. In Togo, proprio per la presenza dei nostri confratelli - noi apparteniamo
all’ospedale del Fatebenefratelli a Afagnan - la
realtà è un po’ diversa. Purtroppo la cecità qui colpisce la maggior parte
delle persone un po’ per l’ambiente climatico, un po’ anche per un discorso
igienico e in parte anche l’incidenza delle malattie congenite della vista.
D. – Come vi ha accolto la gente?
R. – Quando vedono i medici italiani, la gente li accoglie
con grande fiducia. La gente è contenta anche del risultato che gli proponiamo
e anche se restiamo nei luoghi di missione per pochi giorni, riusciamo ad
ottenere ugualmente grandi risultati.
D. – Avete avviato una campagna per la raccolta di
occhiali e lenti generalmente non usati. Come sta andando questa campagna?
R. – La campagna sta andando molto bene. Ormai in tre
missioni portiamo questi occhiali che una volta consegnati vengono
ricontrollati e sistemati, per dare la possibilità, una volta giunti nelle
missioni, di consegnarli a chi effettivamente ne ha bisogno. Quindi, la campagna
continua ed è per noi una grande soddisfazione. La gente è ben disposta. A
volte non ci si fa caso e gli occhiali vecchi si buttano, ma tutto torna utile:
anche gli occhiali da sole, ad esempio, perché una volta tolta la lente da sole
si possono montare lenti in grado poi garantire una maggiore visibilità alle
persone malate. E ciò aiuta veramente tantissimo.
D. – Cosa bisogna fare per farvi pervenire degli occhiali
in disuso?
R. – Noi abbiamo in tutti i negozi di ottica autorizzati
dalla “Green Vision”, che partecipa con noi alla campagna, dei raccoglitori:
basta inserire lì gli occhiali vecchi. Oppure, anche negli Ospedali
Fatebenefratelli ci sono questi contenitori, nei quali la gente può lasciare i
vecchi occhiali.
**********
FRANCIA,
GERMANIA, PORTOGALLO E ITALIA
SI
GIOCANO UN POSTO PER LA FINALE DEI MONDIALI DI CALCIO.
LO
SPORT COME STRUMENTO DI DIALOGO E PROMOZIONE DI VALORI:
LA RIFLESSIONE DI MONS.
CARLO MAZZA
I Campionati
mondiali di calcio di Germania si avviano ad un’emozionante fase conclusiva: il
4 e 5 luglio le due semifinali. L’Italia sfiderà i padroni di casa, in “una
classica” del calcio, mentre, nell’altra sfida la Francia
e il Portogallo si giocheranno l’accesso alla Finalissima di Berlino, il 9
luglio prossimo. In questa edizione dei Mondiali si sono lanciati messaggi
positivi al di là dell’aspetto sportivo. Uno di questi è il “no” al razzismo
dentro e fuori gli stadi. Ma i proclami, pur importanti, vanno applicati in
campo. Lo sottolinea mons. Carlo Mazza, responsabile dell’ufficio Sport e Tempo
Libero della CEI, intervistato da Alessandro Gisotti:
**********
R. – Noi dovremmo avere la possibilità di proclamare
questi grandi valori, ma poi viverli dentro la realtà del calcio, dello stadio,
dei tifosi! Questi valori vanno coltivati dentro la realtà del calcio. Vorrei
proprio che i comportamenti in campo, prima di tutto,
non fossero razzisti. Molte volte in campo i giocatori fanno i “terroristi”
l’un altro proprio per stravincere, per far paura. Perciò, le ragioni di un
gioco corretto, pacificato, di un gioco bello devono essere dimostrate sul
campo. E’ allora che diventa esemplare anche per i ragazzi. Tutto dipende dai
linguaggi che si usano, dal rispetto che si ha dell’avversario, dalla capacità
di riconoscere il valore dell’altro. Questi valori noi li possiamo in qualche
modo vivere, ma molte volte prevale l’istinto, prevale la passione.
D. – Ai quarti sono arrivate sei squadre europee e due
squadre sudamericane, Brasile e Argentina. In questo, c’è un po’ di dispiacere
che squadre africane ed asiatiche non abbiano conseguito
risultati migliori…
R. – Credo certamente che ci siano delle ragioni storiche
che in qualche modo fanno privilegiare le tradizioni del calcio già consolidate,
mentre le scuole africane o asiatiche sono ancora ‘acerbe’. Bisogna, però, far
crescere queste scuole del calcio. Noi dobbiamo veramente lavorare e
incrementare le culture calcistiche delle altre nazioni. Credo che si possa
fare qualcosa in più di quello che si fa oggi. I poteri sono grandi e quindi
bisogna stare attenti, perché non prevalgano i soliti!
**********
NELLE
SALE ITALIANE L’ENFER, IL NUOVO FILM DEL REGISTA
POLACCO KIESLOWSKI,
GIA’
ACCLAMATO PER NO MAN’S LAND SULLA GUERRA DI BOSNIA
Sugli schermi italiani L’Enfer,
uno dei capitoli della trilogia Le Paradis, L’Enfer e Le Purgatorie
originariamente pensata e scritta dallo scomparso regista polacco Krzysztof Kieslowski e dal suo
fedelissimo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz. Un film acuto che il bosniaco Danis Tanović dirige con
originalità e passione, toccando grandi questioni esistenziali di fronte alle
quali l’uomo può dare alterne, talvolta inconciliabili risposte. Il servizio di
Luca Pellegrini:
**********
(musica)
Ci può essere un’espiazione terrena alle colpe commesse
dai padri? E quanto di responsabilità rifluisce sui figli, quanto di quella
parte della vita che risponde al “destino” è inalterabile e quanto, invece,
soggiace alle libere scelte individuali? Nell’ultimo film, complesso ed
introspettivo, Danis Tanović,
già vincitore del premio Oscar per l’acclamato No Man’s
Land sulla tragedia della guerra bosniaca, affronta temi quotidiani e forti
in sintonia con la vita difficile e dolorosa di tre sorelle segnate da una
comune tragedia originaria.
Mancanza d’amore, famiglie in bilico, menzogna e suicidio,
tradimento e vendetta sono quelle dimensioni che portano ad anticipare nella
dimensione terrena i risultati infecondi della vita che non necessariamente
sono frutto soltanto delle proprie colpe personali. Colpisce la voluta mancanza
di un aiuto soprannaturale, di un conforto religioso, della presenza di Dio.
Dio non risponde, non parla, non tocca i cuori, non li pervade di pietà.
Nemmeno l’amore terreno delle tre sorelle tra loro e con la madre, portano
serenità e pace: è un amore egoista e distruttivo, il loro. “L’inferno può far
parte della nostra vita di tutti i giorni”, afferma il regista. E la sofferenza
non può che accentuarsi quando l’animo è chiuso, la ragione debole e la fede
assente.
I personaggi femminili sono straordinariamente cesellati
da quattro famose attrici francesi: Emmanuelle Béart, Karin Viard,
Marie Gillain e Carole
Bouquet. Arrancano cercando un senso, soccombono affrontando il passato, non
hanno speranza per l’avvenire, portano con sé molte delle insicurezze, degli
smarrimenti, dei relativismi dell’umanità di questo incerto millennio.
(musica)
**********
=======ooo=======
2 luglio 2006
la responsabilità delle religioni
nella salvaguardia
dei valori
spirituali e morali: e’ uno dei tanti temi al centro del vertice
dei leader religiosi del mondo che si aprirà domani a
mosca
MOSCA. = Al via, domani a Mosca, come ricordato dal Papa
all’Angelus, il Vertice di leader religiosi del mondo, organizzato dal
Consiglio interreligioso della Russia e dal Consiglio interreligioso della
Comunità degli Stati Indipendenti. L’iniziativa riunirà, fino al prossimo 5
luglio, oltre cento rappresentanti delle Chiese ortodosse, delle Chiese precalcedonesi, della Chiesa cattolica; sono inoltre
attesi esponenti dell’Islam, dell’ebraismo, dell’induismo, responsabili del
Consiglio Ecumenico delle Chiese e di altre organizzazioni religiose
internazionali. Da parte cattolica saranno presenti, tra gli altri, i cardinali Walter Kasper e Paul Poupard, rispettivamente a
capo dei dicasteri vaticani per l’Unità Cristiani e della Cultura, Roger Etchegaray, presidente emerito dei pontifici consigli
Giustizia e Pace e “Cor Unum”, Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles.
Ricca la lista dei temi individuati dal gruppo preparatorio. Si discuterà del
ruolo della fede e della religione nella società odierna e in particolare della
responsabilità delle religioni nella salvaguardia dei valori spirituali e
morali. Si discuterà inoltre dei modi per combattere terrorismo ed estremismo
ma anche del rispetto dei sentimenti religiosi e di quanto questo sia ritenuto
sacro dalle diverse tradizioni religiose. Altri argomenti di attenzione
riguardano la lotta alla povertà, la responsabilità ecologica, il partenariato
tra le civiltà, la globalizzazione e l’ordine mondiale, il dialogo tra religione
e politica. Dall’incontro di Mosca scaturirà una “Dichiarazione”, che verrà sottoposta ai leader del G8 durante il Vertice del
15-17 luglio a San Pietroburgo. (E.B.)
in occasione dei 500 anni della basilica di san
pietro,
oggi nell’aula delle benedizioni
sarà eseguito, in prima mondiale,
l’oratorio ‘PetrOs eni’,
composto dal musicista antonio Pappalardo
CITTA’ DEL VATICANO. = Oggi, nell’Aula delle Benedizioni,
in occasione dei 500 anni della Basilica di San Pietro, prima mondiale
dell’oratorio per soli coro ed orchestra, 'Petros Eni' (Pietro è qui), del
musicista siciliano Antonio Pappalardo. L’opera è
stata commissionata dal cardinale Francesco Marchisano, arciprete della
Basilica, per ricordare solennemente con il linguaggio universale della musica
la prima pietra della Basilica, posata il 18 aprile 1506 sotto il pontificato
di Giulio II. Come sottolinea il quotidiano “Avvenire”, il titolo della
composizione, ‘Petros Eni’, è stato suggerito a Pappalardo
da un graffito greco che uno sconosciuto incise nelle grotte vaticane, quando
ancora non esisteva neppure la primissima Basilica, per indicare il luogo in
cui era stato sepolto l’Apostolo. Ad eseguire l’opera, sotto la
direzione di Alberto Veronesi, il soprano Maria Dragoni, il contralto Katja Lytting, il tenore Dario Balzanelli, il basso Paolo Pecchioli,
l’ensemble Vocale di Napoli e l’Orchestra Filarmonica Mediterranea. Chi non
potrà godere della prima esecuzione dal vivo, domenica
prossima alle ore 18:00, avrà la possibilità di vedere il concerto in
differita trasmesso da RaiDue, nonché dal Centro
Televisivo Vaticano e da Rai International. (E.B.)
il cardinale Crescenzio Sepe ha iniziato ieri il suo
ministero
a capo dell’arcidiocesi di napoli
- A
cura di Ersilia Gillio -
**********
NAPOLI. = I bambini come forza e simbolo del domani. Ne è
fortemente convinto il cardinale Crescenzio Sepe, da
ieri ufficialmente nuovo arcivescovo di Napoli. Ne è convinto tanto da scegliere,
per la sua prima visita ufficiale in città, questa mattina, dopo il bagno di
folla di ieri, l’ospedale pediatrico Santobono, una
delle strutture più all’avanguardia per la cura delle malattie pediatriche. Tra
i piccoli degenti, uno sguardo, una carezza, e la convinzione, da quei visetti
spauriti ma pronti al sorriso, di quanto forti possano essere l’amore e la
voglia di speranza e vita. E poi un abbraccio e un ringraziamento ai medici, ai
volontari, a tutti coloro che lavorano per migliorare la qualità del servizio
in un ospedale che ha malati molto speciali. “I bambini sono la nostra
speranza”. Ne è convinto il cardinale Sepe, tanto da
aver chiesto di avere accanto a sé, nel giorno del suo insediamento, Tonia e
Sofia, mamma e figlia. La prima, 30 anni malata di cancro, la
seconda, tre settimane di vita che deve, solo, alla scelta della mamma
di rinunciare a delle cure che l’avrebbero uccisa. Sofia è ancora in
incubatrice perché nata prematura e non è stato possibile portarla in
Cattedrale, ma è diventata, comunque, il segno di una scelta per la vita, la
famiglia e la fede. E quando mamma e figlia saranno in
piena salute, potrebbe essere proprio il porporato a celebrare il Battesimo
della piccola. Nel pomeriggio, Sepe, si recherà poi a
Pompei per un saluto alla Madonna del Rosario nel Santuario a Lei dedicato, che
tanto rese cara questa terra a Giovanni Paolo II, e che qui si recò il 7 ottobre
del 2003, a chiusura dell’Anno del Rosario. Una visita, quella a Pompei, che
per il cardinale Sepe, rappresenta il segno
“tangibile” del ritorno, “alla mia terra di origine, dopo aver pellegrinato in
diversi luoghi”, com’egli stesso ha detto ieri nel corso del saluto alla diocesi.
Discorso molto apprezzato, come la scelta di salutare il territorio napoletano
partendo dalla periferia travagliata, da Scampia con
la consapevolezza che lì, come in tutti i quartieri, esistono
grandi risorse umane e morali per costruire il futuro di città da sempre crocevia
di popoli e culture e nodo tra l'Europa e tutto il mondo.
**********
al via, a roma, le ‘saveriadi’, il torneo sportivo a cui partecipano
centinaia di studenti rette dai gesuiti
ROMA. = Una Messa presieduta stamani, nella chiesa di
Sant’Ignazio a Roma, da padre Peter Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, ha dato il via
alle ‘Saveriadi’, il torneo sportivo internazionale a cui partecipano gli alunni di 25 scuole europee
dei gesuiti. Si tratta di oltre 500 atleti, provenienti da 10 Paesi come
Spagna, Portogallo, Olanda, Francia ma anche Libano e Australia. La
manifestazione, organizzata dalla Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù
vuole celebrare l’impegno educativo della Compagnia, presente fin dalle origini
nel campo dell'istruzione, mostrando sempre attenzione anche alla cura del
corpo attraverso lo sport. Nel 1991, "Anno Ignaziano"
(500 anni dalla nascita di Sant’Ignazio), a Loyola si celebrò un torneo
sportivo internazionale tra scuole gesuitiche: molti partecipanti lo ricordano
come l’esperienza formativa più bella del loro curriculum scolastico. Anche quest’anno si
vuole tentare di ripetere quell’evento con un torneo
che avrà una forte connotazione “missionaria”: a Roma gli atleti convoglieranno
per i due giorni iniziali e là faranno ritorno per la premiazione. Nei giorni
centrali essi saranno “mandati” in diverse parti, cioè nelle sedi dei giochi:
Padova, Palermo, Torino, San Pellegrino Terme (Bergamo) e Ostia (Roma). Qui gli
atleti potranno conoscersi, vivere in piccole comunità, incontrarsi e
confrontarsi sui campi da gioco e fuori. Oltre alle gare sportive, in ogni sede
si svolgeranno momenti di animazione spirituale, visite culturali e occasioni
di dibattito sulle grandi questioni sociali del mondo. Quest’anno la Compagnia
festeggia tre anniversari che riguardano tre dei primi dieci compagni, che fondarono
la Compagnia di Gesù: 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio, 500 anni dalla
nascita di San Francesco Saverio e del Beato Pietro Favre.
(E.B.)
spiegare la complessa situazione
che vive il Sudan e promuovere la pace
attraverso
un’informazione imparziale. E’ l’obiettivo di radio Miraya, l’emittente nata in
questi giorni nel sud del paese africano
JUBA. = Chiarire i termini del complesso accordo di pace
che, nel gennaio
=======ooo=======
2
luglio 2006
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
**********
Stando agli ultimi sondaggi, l’ex sindaco di Città del
Messico, Lopez Obrador del
Partito della Rivoluzione Democratica, che guida un'alleanza tripartita, che
garantirebbe la svolta a sinistra del Paese, è in leggero vantaggio sul candidato
governativo Felipe Calderon.
Al terzo posto nelle intenzioni di voto è Roberto Madrazo
(dissidente del PRI); a seguire, la femminista Patricia Mercado
e infine Roberto Campa. L'attenzione è puntata sul probabile alto tasso di astensione
che potrebbe voler dire un presidente eletto con una rappresentatività
inferiore al 40 per cento. Calderon, “delfino” di Fox non sempre ha potuto spiegare, durante la campagna,
perché le grandi promesse sono rimaste incompiute, dalle riforme strutturali
alla lotta contro la corruzione, al milione di posti di lavoro non raggiunto. Amnesty International sostiene che il fallimento maggiore
di Fox nel campo dei diritti umani è stato “di aver
fatto promesse e non averle mantenute”. Ma per Lopez Obrador le cose non sono facili. Su di lui pesano
negativamente le critiche sul suo operato come sindaco della capitale e,
soprattutto, i timori che il suo programma suscita fra i ceti medi che
paventano un allineamento del Messico con altri governi latinoamericani come
quelli di Venezuela, Brasile e Bolivia, di tendenza antiliberista e
antiamericana. Grandi le sfide sociali
che attendono il nuovo presidente: la povertà, che colpisce 50 milioni di
messicani, cioè metà della popolazione, e in particolare i gruppi indigeni, che vivono con meno
di un dollaro al giorno; la disoccupazione e la sottoccupazione che riguarda 30
milioni di abitanti. Mentre secondo
l'ultimo numero della rivista Forbes una decina di messicani
figurano tra gli uomini più ricchi del mondo. C’è poi il problema
dell’emigrazione: negli ultimi cinque anni oltre 4 milioni di persone sono
state costrette a lasciare il Paese, per lo più verso
gli Stati Uniti, in cerca di occupazione. Si calcola che in territorio statunitense
vi siano, fra legali e illegali, dai dieci ai 15 milioni di messicani. Lo
scorso 17 maggio l’episcopato messicano, ha pubblicato un ampio
documento in cui afferma che “un’autentica
democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta
concezione della persona umana. “…Il nostro popolo – affermano i presuli
- desidera
passare da una democrazia formale a una democrazia autenticamente partecipativa,
con sovranità sufficiente per negoziare alla pari con altre nazioni e, perciò,
desidera un governo capace di garantire il totale rispetto dei diritti umani e
abbia a cuore l’esercizio della giustizia sociale”.
**********
Elezioni anche in Bolivia, dove si vota per
eleggere l’Assemblea costituente. Il presidente, Evo Morales,
intende apportare notevoli cambiamenti in caso di vittoria, dando voce in
particolare alla maggioranza indio, sino ad ora esclusa dalla vita politica. I
boliviani sono chiamati ad eleggere 255 delegati dell’Assemblea che si metterà
al lavoro il 6 agosto. Entro un anno, le loro scelte dovranno essere approvate
da una maggioranza qualificata e poi sottoposte a referendum popolare.
“L’obiettivo degli indipendentisti rimane
l’autodeterminazione per tutto il Paese Basco sia spagnolo che francese”. Lo ha
detto Arnaldo Otegi, leader del partito Batasuna, intervistato dal quotidiano basco ‘Gara’. Ieri,
in visita a Madrid, il ministro dell’Interno francese, Nicolas Sarkozy, aveva ribadito che “la questione dell’ETA riguarda
solo la Spagna”.
“La gente ha capito che questi cambiamenti sono necessari
per avere un mercato veramente libero, per permettere un maggior accesso alle
professioni”. Lo ha detto il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi,
all’indomani del varo del provvedimento sulle liberalizzazioni che riguarda,
soprattutto, tassisti, farmacisti, compagnie assicurative, avvocati e notai. “Si
tratta di una ritorsione contro ambienti e
categorie che hanno prevalentemente scelto alle ultime elezioni il centrodestra”, ha dichiarato invece Maurizio Gasparri, esponente di Alleanza Nazionale. Per protestare
contro il provvedimento sulle liberalizzazioni, i tassisti hanno proclamato una
giornata di sciopero per il prossimo 11 luglio.
=======ooo========