RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 183 - Testo della trasmissione di domenica 2 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

     Pace e giustizia per i popoli dell’Iraq e della Terra Santa, scossi dalle violenze: accorato appello di Benedetto XVI all’Angelus. Il Papa esorta le famiglie a trasmettere la fede in Dio e dà appuntamento ai fedeli all’Incontro mondiale delle famiglie, a Valencia, dove si recherà sabato prossimo, nel suo terzo viaggio internazionale

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con l’inaugurazione della Fiera internazionale delle Famiglie, si è aperto ieri a Valencia, in Spagna, il V Incontro mondiale delle Famiglie: ai nostri microfoni, Marco Lora e Giuseppe Barbaro    

 

L’Ordine di Sant’Agostino festeggia, quest’anno, il 750.mo anniversario di fondazione: con noi, padre Pietro Bellini

 

        I Fatebenefratelli impegnati in una missione per curare le malattie della vista in Africa sub-sahariana:  ce ne parla fra Gerardo D’Auria

 

        Francia, Germania, Portogallo e Italia si giocano un posto per la finale dei Mondiali di calcio. Lo sport come strumento di dialogo e promozione di valori: la riflessione di mons. Carlo Mazza

 

Nelle sale italiane il nuovo film del regista polacco Kieslowski, “L’Enfer”, già acclamato per No man’s land, sulla guerra in Bosnia

 

CHIESA E SOCIETA’:

La responsabilità delle religioni nella salvaguardia dei valori spirituali e morali: è uno dei temi al centro del Vertice dei leader religiosi del mondo che si aprirà domani a Mosca

 

In occasione dei 500 anni della Basilica di San Pietro, oggi nell’Aula delle Benedizioni sarà eseguito, in prima mondiale, l’oratorio “Petros Eni”, composto dal musicista Antonio Pappalardo

 

Il cardinale Crescenzio Sepe ha iniziato, ieri, il suo ministero a capo dell’arcidiocesi di Napoli

 

Al via, a Roma, le “Saveriadi”, il torneo sportivo a cui partecipano centinaia di studenti delle scuole rette dai gesuiti

 

Spiegare la complessa situazione che vive il Sudan e promuovere la pace attraverso un’informazione imparziale. E’ l’obiettivo di Radio Miraya, l’emittente nata in questi giorni nel sud del Paese africano

           

24 ORE NEL MONDO:

Proseguono i raid israeliani nei Territori: colpita la sede del premier palestinese e ucciso un militante di Hamas

 

Il Messico al voto per eleggere il nuovo presidente: favorito l’ex sindaco di Città del Messico, Lopez Obrador

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 luglio 2006

 

PACE E GIUSTIZIA PER I POPOLI DELL’IRAQ E DELLA TERRA SANTA,

SCOSSI DALLE VIOLENZE: ACCORATO APPELLO DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS.

IL PAPA ESORTA LE FAMIGLIE A TRASMETTERE LA FEDE IN DIO

E DA’ APPUNTAMENTO AI FEDELI ALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE,

A VALENCIA, DOVE SI RECHERA’

 SABATO PROSSIMO, NEL SUO TERZO VIAGGIO INTERNAZIONALE

 

All’Angelus in Piazza San Pietro, accorato appello di Benedetto XVI per la convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi e per la pace in Iraq. Il Papa ha esortato tutti a pregare e ad impegnarsi per la pace. Grande attenzione, poi, il Pontefice l’ha rivolta alla famiglia, “organismo vivente” dove, ha sottolineato, non deve mai mancare la Parola di Dio. Quindi, ha dato appuntamento a Valencia, dove si recherà - sabato prossimo - per partecipare al V Incontro Mondiale delle Famiglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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I popoli dell’Iraq e della Terra Santa, popoli che soffrono a causa della violenza, sono nel cuore di Benedetto XVI. Il Papa segue con “crescente preoccupazione” quanto avviene in questa regione del mondo e, all’Angelus, chiama tutti gli uomini di buona volontà a costruire una convivenza pacifica:

 

“Di fronte, da una parte, alla cieca violenza che fa stragi atroci e, dall'altra, alla minaccia dell'aggravamento della crisi fattasi da qualche giorno ancor più drammatica c'è bisogno di giustizia, di serio e credibile impegno di pace: che, purtroppo, non si vedono. Per questo invito tutti a unirsi in una preghiera fiduciosa e perseverante: il Signore illumini i cuori e nessuno si sottragga al dovere di costruire una convivenza pacifica, nel riconoscimento che ogni uomo, a qualsiasi popolo appartenga, è fratello”.

 

Prima dell’invocazione di pace per Iraq e Terra Santa, il Pontefice si è soffermato sull’importante appuntamento dell’Incontro delle Famiglie in terra spagnola. Benedetto XVI ha ricordato l’appello che il suo amato predecessore, Giovanni Paolo II, lanciò 25 anni fa nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio: “Famiglia, diventa ciò che sei!”. Quindi, ha spiegato il senso del motto della sua visita apostolica a Valencia: “Famiglia: vivi e trasmetti la fede!”:

 

“In tante comunità oggi secolarizzate la prima urgenza per i credenti in Cristo è proprio quella di rinnovare la fede degli adulti, affinché siano in grado di comunicarla alle nuove generazioni. D’altra parte, il cammino di iniziazione cristiana dei bambini e dei fanciulli può diventare utile occasione per i genitori per riavvicinarsi alla Chiesa ed approfondire sempre più la bellezza e la verità del Vangelo”.

 

La famiglia, ha proseguito il Pontefice, “è un organismo vivente, nel quale si realizza una reciproca circolazione di doni. L’importante è che non manchi mai la Parola di Dio, che tiene viva la fiamma della fede”.  Ha poi ribadito  che “il senso della trasmissione della fede nella famiglia, per essere autentico, dev’essere preceduto e accompagnato dall’impegno dei genitori di approfondire la conoscenza della propria fede, ravvivandone la fiamma con la preghiera e l’assidua pratica dei Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia”. Benedetto XVI ha così affidato alla Madonna il buon esito dell’Incontro di Valencia:

 

“Preghiamo la Vergine Maria per la buona riuscita del prossimo grande Incontro di Valencia, e per tutte le famiglie del mondo, affinché siano autentiche comunità di amore e di vita, nelle quali la fiamma della fede si tramandi di generazione in generazione”.

 

Dopo l’Angelus, al momento dei saluti, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al vertice dei Leader religiosi, organizzato dal Consiglio Interreligioso della Russia, al via domani a Mosca. “Su invito del Patriarca di Mosca – ha detto – la Chiesa Cattolica vi prende parte con una propria Delegazione”. Ha quindi rivolto un saluto “cordiale” al Patriarca di Mosca Alessio II e a tutti i partecipanti all’incontro. “La significativa riunione di tanti esponenti delle religioni del mondo – ha affermato – sta ad indicare il comune desiderio di promuovere il dialogo fra le civiltà e la ricerca di un ordine mondiale più giusto e pacifico”. Parole seguite da un sentito auspicio:

 

“Auspico che, grazie al sincero impegno di tutti, si possano trovare ambiti di effettiva collaborazione, nel rispetto e nella comprensione reciproca, per far fronte alle sfide attuali. Per i cristiani, si tratta di imparare a conoscersi sempre più profondamente e a stimarsi a vicenda, alla luce della dignità dell'uomo e del suo eterno destino”.

 

Il Papa è tornato a parlare dell’Incontro di Valencia, nei saluti a fedeli spagnoli e polacchi. “Che questo appuntamento – ha detto il Papa – rinnovi nelle vostre famiglie lo spirito di pietà e le confermi come comunità di vita e di amore”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 luglio 2006

 

CON L’INAUGURAZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DELLE FAMIGLIE,

SI È APERTO IERI A VALENCIA, IN SPAGNA, IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

- Intervista con Marco Lora e Giuseppe Barbaro -

 

Con l’apertura della Fiera Internazionale delle Famiglie hanno preso il via ieri a Valencia le giornate del V Incontro Mondiale delle Famiglie. Ricordiamo che il Papa concede l’Indulgenza plenaria, alle consuete condizioni, a quei fedeli che parteciperanno a qualche solenne celebrazione. Tutti gli altri fedeli che non potranno prendere parte all’evento otterran­no l'Indulgenza se, nei giorni in cui esso si svolge, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti a Valencia reciteranno in famiglia il Padre Nostro, il Credo e altre devote orazioni. Tra gli eventi più rilevanti dell’Incontro delle famiglie, il Congresso Internazionale Teologico-Pastorale che inizierà il 4 luglio ed affronterà i temi chiave relazionati alla famiglia. Su questi temi si è espresso ancora venerdì scorso Benedetto XVI, nel suo discorso al nuovo ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede, Mario Juan Bosco Cayota Zappettini. Il Santo Padre ha parlato della valorizzazione della famiglia e della difesa della vita umana soffermandosi sulle minacce che insidiano il matrimonio tra uomo e donna. Ma come guardare a questo legame? Luca Collodi ne ha parlato con Marco Lora, direttore generale del Forum italiano delle associazioni familiari:

 

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R. – Il rapporto tra l’uomo e la donna possiede una sua specificità verso tutta la società, perché la famiglia è la cellula dove un uomo e una donna dicendo il loro amore reciproco, ne affermano anche la valenza pubblica, la valenza sociale. La famiglia possiede questa dimensione pubblica ed è necessario che sia manifestata da un uomo ed una donna questa valenza pubblica. Ogni famiglia fa società, ogni famiglia costruisce un tassello della società. La difesa della famiglia, fatta propria dalla Chiesa, è la difesa della dignità umana. Non è ammissibile lo svuotamento del matrimonio in nome di semplici legami affettivi, come pure non è ammissibile l’equiparazione del matrimonio ad altre formazioni sociali di varia ed eterogenea natura.

 

D. – Parliamo di trasmissione della fede…

 

R. – Il diritto-dovere educativo dei genitori è un diritto-dovere che ha a che fare con la vita, con la cultura e con la trasmissione della fede. E’ un diritto-dovere che la famiglia esercita primariamente. Gli altri soggetti – lo Stato, la scuola, le istituzioni, la stessa parrocchia – esercitano un’azione di sussidiarietà rispetto al diritto-dovere primordiale dei genitori di trasmettere cultura e fede. La trasmissione della fede non è una questione affettiva o una riduzione della fede ad un mero fatto privato, ma ha a che fare con la dimensione pubblica della soggettività familiare.

 

Giuseppe Barbaro, vice presidente della Federazione Europea delle Associazioni familiari cattoliche, pensa che a Valencia ci sia la possibilità di una riflessione più operativa, che abbia poi anche un risvolto politico da parte dei laici impegnati nel sociale per difendere la famiglia in Italia, all’estero e in Europa?

 

R. – Io credo che questo sia sicuramente possibile e non solo sia possibile, ma anche necessario. Noi non possiamo dividere l’uomo, nel senso di una parte che si occupa della sua anima e di una parte che si occupa del suo corpo. Il nostro compito è quello non solo di fare cieli nuovi, ma anche di fare terre nuove: cambiare il Creato, trasformandolo secondo il progetto di Dio. E’ necessario collaborare a questo progetto. Ma le famiglie sono consapevoli di questo loro ruolo e lo testimoniano nel loro contesto familiare e al di fuori del loro contesto familiare, nel più ampio contesto sociale? Si tende sempre più a privatizzare la relazione matrimoniale, a farne il semplice luogo degli affetti e una famiglia dura, un matrimonio dura sino a quando uno sente di essere innamorato. Non si dice neanche “io sono o non sono innamorato”, ma si dice: “Sento o non sento di essere innamorato”. Abbiamo un problema: si va diffondendo una convinzione, una visione del rapporto matrimoniale come luogo assolutamente privato che non ha una ricaduta sull’esterno, anche nei confronti della società nella quale viviamo. E’ chiaro che così concependo la famiglia e quindi togliendone il significato profondo, i legislatori guardano ai singoli individui, indipendentemente dal tipo di scelte relazionali che loro mettono in campo.

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E stasera, alle 20.30, verrà celebrata una Santa Messa per gli oltre mille volontari impegnati nell’Incontro mondiale delle Famiglie, presieduta dall’arcivescovo di Valencia, mons. Agustín García-Gasco, nel Padiglione Sportivo di Fuente de San Luis. Nel corso del rito, animato dagli stessi volontari, il presule darà loro il benvenuto, ringraziandoli per lo spirito di servizio e la loro collaborazione.

 

 

L’ORDINE DI SANT’AGOSTINO FESTEGGIA QUEST’ANNO IL 750° ANNIVERSARIO

DI FONDAZIONE. COSTITUITO CON UNA BOLLA DI ALESSANDRO IV,

FONDA LE SUE RADICI NELLE PRIME COMUNITÀ MONASTICHE

VOLUTE DALLO STESSO VESCOVO D’IPPONA

- Con noi padre Pietro Bellini -

 

L’Ordine di Sant’Agostino celebra 750 anni di storia. L’anniversario che ricorre quest’anno è legato alla pubblicazione della Bolla “Licet Ecclesiae Catholicae” di Alessandro IV che dispose l’unione dei diversi ordini eremitici con regola agostiniana allora esistenti. In realtà le prime comunità agostiniane nascono nel IV secolo con Agostino stesso. Alla sua morte furono numerosi i monasteri che fiorirono in tutto l’Occidente ispirandosi ai suoi insegnamenti tanto da dar vita a varie organizzazioni. La nascita ufficiale dell’Ordine di Sant’Agostino è però iniziativa della Santa Sede. Ma come raccontare questi secoli di storia dei religiosi agostiniani? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Pietro Bellini, Priore Provinciale degli agostiniani d’Italia.

 

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R. - Io li racconterei cominciando a dire che 750 anni di storia dell’Ordine, sono 750 anni di grazia del Signore verso i fratelli e le sorelle che Lui stesso ha chiamato a far parte di questo Ordine religioso. Ogni chiamata viene dal Signore, io sono convinto che la realtà sia questa. Quando il Signore suscita nella Chiesa un’istituzione che poi riesce oltretutto a oltrepassare tante vicissitudini storiche, ad attraversare i secoli, tutto questo non può non essere letto se non alla luce della provvidenza di Dio alla luce del dono di grazia che il Signore fa alla Chiesa. Questo carisma che il Signore dona alle persone il Signore chiama a viverlo e a perpetuarlo lungo i tempi.

 

D. - Che cosa hanno donato in particolare gli agostiniani alla Chiesa?

 

R. - Io credo che innanzitutto il compito degli agostiniani sia stato, ed è, quello di trasmettere alle generazioni il grande messaggio teologico, ma non solo, di Agostino. Agostino è uno dei geni dell’umanità, è uno dei padri fondatori della teologia cattolica e quindi la Chiesa e l’umanità intera in un certo senso faranno sempre riferimento a questa persona. Noi come agostiniani, nel nostro piccolo, credo abbiamo avuto dal Signore proprio il compito di trasmettere nelle varie modalità alle generazioni che vengono questo messaggio di Agostino.

 

D. - Dai monaci africani ai religiosi del 2006, chi è l’agostiniano oggi?

 

R. - L’agostiniano oggi credo sia quello che riesce a testimoniare l’amore di Dio presente nel mondo, presente nella nostra realtà, nella realtà delle persone, nella realtà della società così come la viviamo, così come esiste. In realtà tutta l’elaborazione teologica e filosofica di Agostino parte da questo principio “Dio è amore” e la vita stessa di Agostino si è sviluppata proprio su questo elemento basilare. La scoperta di “Dio è amore” nella propria vita, che poi ha dato la luce a tutta la sua esistenza. Io credo che noi non possiamo fare altro che essere, per quanto posiamo ovviamente, testimoni di questa presenza dell’amore di Dio.

 

D. - E’ nota di Sant’Agostino una massima: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. Ma che cosa vuol dire esattamente?

 

R. - Il significato più pieno di questa frase la spiega Sant’Agostino, stesso, appena si continua a leggere il brano in cui continua questa frase. Agostino dice: “Ama e fa ciò che vuoi”, cioè sii ispirato dalla radice dell’amore e quindi qualunque cosa fai, falla per l’amore perché dall’amore non può che venire il bene.

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“RIDARE LA LUCE”: I FATEBENEFRATELLI IMPEGNATI IN UNA MISSIONE

PER CURARE LE MALATTIE DELLA VISTA NELL’AFRICA SUBSAHARIANA

- Intervista con fra Gerardo D’Auria -

 

Sono circa due milioni nell’Africa subsahariana le persone colpite da cecità. Dal 2003 ad offrire loro cure mediche è l’AFMAL, l’Associazione dei Fatebenefratelli per i Malati Lontani che in collaborazione con l’Aeronautica Militare italiana organizza missioni nell’ambito del progetto “Ridare la luce”. Fra Gerardo D’Auria, direttore dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, è appena rientrato da una missione in Togo. Al microfono di Tiziana Campisi racconta quale realtà hanno incontrato le équipe mediche:

 

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R. – Questa volta, siamo arrivati con l’aereo militare della Aeronautica italiana e abbiamo suddiviso l’équipe in due gruppi: una è ad Afagnan, in Togo, mentre l’altra si trova ad Asafo, in Ghana. In realtà, si tratta di due posti ben diversi: il Ghana è anche una zona di frontiera, dove la situazione è un po’ più grave. In Togo, proprio per la presenza dei nostri confratelli - noi apparteniamo all’ospedale del Fatebenefratelli a Afagnan - la realtà è un po’ diversa. Purtroppo la cecità qui colpisce la maggior parte delle persone un po’ per l’ambiente climatico, un po’ anche per un discorso igienico e in parte anche l’incidenza delle malattie congenite della vista.

 

D. – Come vi ha accolto la gente?

 

R. – Quando vedono i medici italiani, la gente li accoglie con grande fiducia. La gente è contenta anche del risultato che gli proponiamo e anche se restiamo nei luoghi di missione per pochi giorni, riusciamo ad ottenere ugualmente grandi risultati.

 

D. – Avete avviato una campagna per la raccolta di occhiali e lenti generalmente non usati. Come sta andando questa campagna?

 

R. – La campagna sta andando molto bene. Ormai in tre missioni portiamo questi occhiali che una volta consegnati vengono ricontrollati e sistemati, per dare la possibilità, una volta giunti nelle missioni, di consegnarli a chi effettivamente ne ha bisogno. Quindi, la campagna continua ed è per noi una grande soddisfazione. La gente è ben disposta. A volte non ci si fa caso e gli occhiali vecchi si buttano, ma tutto torna utile: anche gli occhiali da sole, ad esempio, perché una volta tolta la lente da sole si possono montare lenti in grado poi garantire una maggiore visibilità alle persone malate. E ciò aiuta veramente tantissimo.

 

D. – Cosa bisogna fare per farvi pervenire degli occhiali in disuso?

 

R. – Noi abbiamo in tutti i negozi di ottica autorizzati dalla “Green Vision”, che partecipa con noi alla campagna, dei raccoglitori: basta inserire lì gli occhiali vecchi. Oppure, anche negli Ospedali Fatebenefratelli ci sono questi contenitori, nei quali la gente può lasciare i vecchi occhiali.

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FRANCIA, GERMANIA, PORTOGALLO E ITALIA

SI GIOCANO UN POSTO PER LA FINALE DEI MONDIALI DI CALCIO.

LO SPORT COME STRUMENTO DI DIALOGO E PROMOZIONE DI VALORI:

 LA RIFLESSIONE DI MONS. CARLO MAZZA

 

I Campionati mondiali di calcio di Germania si avviano ad un’emozionante fase conclusiva: il 4 e 5 luglio le due semifinali. L’Italia sfiderà i padroni di casa, in “una classica” del calcio, mentre, nell’altra sfida la Francia e il Portogallo si giocheranno l’accesso alla Finalissima di Berlino, il 9 luglio prossimo. In questa edizione dei Mondiali si sono lanciati messaggi positivi al di là dell’aspetto sportivo. Uno di questi è il “no” al razzismo dentro e fuori gli stadi. Ma i proclami, pur importanti, vanno applicati in campo. Lo sottolinea mons. Carlo Mazza, responsabile dell’ufficio Sport e Tempo Libero della CEI, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Noi dovremmo avere la possibilità di proclamare questi grandi valori, ma poi viverli dentro la realtà del calcio, dello stadio, dei tifosi! Questi valori vanno coltivati dentro la realtà del calcio. Vorrei proprio che i comportamenti in campo, prima di tutto, non fossero razzisti. Molte volte in campo i giocatori fanno i “terroristi” l’un altro proprio per stravincere, per far paura. Perciò, le ragioni di un gioco corretto, pacificato, di un gioco bello devono essere dimostrate sul campo. E’ allora che diventa esemplare anche per i ragazzi. Tutto dipende dai linguaggi che si usano, dal rispetto che si ha dell’avversario, dalla capacità di riconoscere il valore dell’altro. Questi valori noi li possiamo in qualche modo vivere, ma molte volte prevale l’istinto, prevale la passione.

 

D. – Ai quarti sono arrivate sei squadre europee e due squadre sudamericane, Brasile e Argentina. In questo, c’è un po’ di dispiacere che squadre africane ed asiatiche non abbiano conseguito risultati migliori…

 

R. – Credo certamente che ci siano delle ragioni storiche che in qualche modo fanno privilegiare le tradizioni del calcio già consolidate, mentre le scuole africane o asiatiche sono ancora ‘acerbe’. Bisogna, però, far crescere queste scuole del calcio. Noi dobbiamo veramente lavorare e incrementare le culture calcistiche delle altre nazioni. Credo che si possa fare qualcosa in più di quello che si fa oggi. I poteri sono grandi e quindi bisogna stare attenti, perché non prevalgano i soliti!

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NELLE SALE ITALIANE L’ENFER, IL NUOVO FILM DEL REGISTA POLACCO KIESLOWSKI,

GIA’ ACCLAMATO PER NO MAN’S LAND SULLA GUERRA DI BOSNIA

 

Sugli schermi italiani L’Enfer, uno dei capitoli della trilogia Le Paradis, L’Enfer e Le Purgatorie originariamente pensata e scritta dallo scomparso regista polacco Krzysztof Kieslowski e dal suo fedelissimo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz. Un film acuto che il bosniaco Danis Tanović dirige con originalità e passione, toccando grandi questioni esistenziali di fronte alle quali l’uomo può dare alterne, talvolta inconciliabili risposte. Il servizio di Luca Pellegrini:

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(musica)

 

Ci può essere un’espiazione terrena alle colpe commesse dai padri? E quanto di responsabilità rifluisce sui figli, quanto di quella parte della vita che risponde al “destino” è inalterabile e quanto, invece, soggiace alle libere scelte individuali? Nell’ultimo film, complesso ed introspettivo, Danis Tanović, già vincitore del premio Oscar per l’acclamato No Man’s Land sulla tragedia della guerra bosniaca, affronta temi quotidiani e forti in sintonia con la vita difficile e dolorosa di tre sorelle segnate da una comune tragedia originaria.

 

Mancanza d’amore, famiglie in bilico, menzogna e suicidio, tradimento e vendetta sono quelle dimensioni che portano ad anticipare nella dimensione terrena i risultati infecondi della vita che non necessariamente sono frutto soltanto delle proprie colpe personali. Colpisce la voluta mancanza di un aiuto soprannaturale, di un conforto religioso, della presenza di Dio. Dio non risponde, non parla, non tocca i cuori, non li pervade di pietà. Nemmeno l’amore terreno delle tre sorelle tra loro e con la madre, portano serenità e pace: è un amore egoista e distruttivo, il loro. “L’inferno può far parte della nostra vita di tutti i giorni”, afferma il regista. E la sofferenza non può che accentuarsi quando l’animo è chiuso, la ragione debole e la fede assente.

 

I personaggi femminili sono straordinariamente cesellati da quattro famose attrici francesi: Emmanuelle Béart, Karin Viard, Marie Gillain e Carole Bouquet. Arrancano cercando un senso, soccombono affrontando il passato, non hanno speranza per l’avvenire, portano con sé molte delle insicurezze, degli smarrimenti, dei relativismi dell’umanità di questo incerto millennio.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

2 luglio 2006

 

 

la responsabilità delle religioni nella salvaguardia

 dei valori spirituali e morali: e’ uno dei tanti temi al centro del vertice

dei leader religiosi del mondo che si aprirà domani a mosca

 

MOSCA. = Al via, domani a Mosca, come ricordato dal Papa all’Angelus, il Vertice di leader religiosi del mondo, organizzato dal Consiglio interreligioso della Russia e dal Consiglio interreligioso della Comunità degli Stati Indipendenti. L’iniziativa riunirà, fino al prossimo 5 luglio, oltre cento rappresentanti delle Chiese ortodosse, delle Chiese precalcedonesi,  della Chiesa cattolica; sono inoltre attesi esponenti dell’Islam, dell’ebraismo, dell’induismo, responsabili del Consiglio Ecumenico delle Chiese e di altre organizzazioni religiose internazionali. Da parte cattolica saranno presenti, tra gli altri, i cardinali Walter Kasper e Paul Poupard, rispettivamente a capo dei dicasteri vaticani per l’Unità Cristiani e della Cultura, Roger Etchegaray, presidente emerito dei pontifici consigli Giustizia e Pace e “Cor Unum”, Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Ricca la lista dei temi individuati dal gruppo preparatorio. Si discuterà del ruolo della fede e della religione nella società odierna e in particolare della responsabilità delle religioni nella salvaguardia dei valori spirituali e morali. Si discuterà inoltre dei modi per combattere terrorismo ed estremismo ma anche del rispetto dei sentimenti religiosi e di quanto questo sia ritenuto sacro dalle diverse tradizioni religiose. Altri argomenti di attenzione riguardano la lotta alla povertà, la responsabilità ecologica, il partenariato tra le civiltà, la globalizzazione e l’ordine mondiale, il dialogo tra religione e politica. Dall’incontro di Mosca scaturirà una “Dichiarazione”, che verrà sottoposta ai leader del G8 durante il Vertice del 15-17 luglio a San Pietroburgo. (E.B.)

 

 

in occasione dei 500 anni della basilica di san pietro,

oggi nell’aula delle benedizioni sarà eseguito, in prima mondiale,

l’oratorio ‘PetrOs eni’, composto dal musicista antonio Pappalardo

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Oggi, nell’Aula delle Benedizioni, in occasione dei 500 anni della Basilica di San Pietro, prima mondiale dell’oratorio per soli coro ed orchestra, 'Petros Eni' (Pietro è qui), del musicista siciliano Antonio Pappalardo. L’opera è stata commissionata dal cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Basilica, per ricordare solennemente con il linguaggio universale della musica la prima pietra della Basilica, posata il 18 aprile 1506 sotto il pontificato di Giulio II. Come sottolinea il quotidiano “Avvenire”, il titolo della composizione,Petros Eni’, è stato suggerito a Pappalardo da un graffito greco che uno sconosciuto incise nelle grotte vaticane, quando ancora non esisteva neppure la primissima Basilica, per indicare il luogo in cui era stato sepolto l’Apostolo. Ad eseguire l’opera, sotto la direzione di Alberto Veronesi, il soprano Maria Dragoni, il contralto Katja Lytting, il tenore Dario Balzanelli, il basso Paolo Pecchioli, l’ensemble Vocale di Napoli e l’Orchestra Filarmonica Mediterranea. Chi non potrà godere della prima esecuzione dal vivo, domenica prossima alle ore 18:00, avrà la possibilità di vedere il concerto in differita trasmesso da RaiDue, nonché dal Centro Televisivo Vaticano e da Rai International. (E.B.)

 

 

il cardinale Crescenzio Sepe ha iniziato ieri il suo ministero

a capo dell’arcidiocesi di napoli

- A cura di Ersilia Gillio -

 

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NAPOLI. = I bambini come forza e simbolo del domani. Ne è fortemente convinto il cardinale Crescenzio Sepe, da ieri ufficialmente nuovo arcivescovo di Napoli. Ne è convinto tanto da scegliere, per la sua prima visita ufficiale in città, questa mattina, dopo il bagno di folla di ieri, l’ospedale pediatrico Santobono, una delle strutture più all’avanguardia per la cura delle malattie pediatriche. Tra i piccoli degenti, uno sguardo, una carezza, e la convinzione, da quei visetti spauriti ma pronti al sorriso, di quanto forti possano essere l’amore e la voglia di speranza e vita. E poi un abbraccio e un ringraziamento ai medici, ai volontari, a tutti coloro che lavorano per migliorare la qualità del servizio in un ospedale che ha malati molto speciali. “I bambini sono la nostra speranza”. Ne è convinto il cardinale Sepe, tanto da aver chiesto di avere accanto a sé, nel giorno del suo insediamento, Tonia e Sofia, mamma e figlia. La prima, 30 anni malata di cancro, la seconda, tre settimane di vita che deve, solo, alla scelta della mamma di rinunciare a delle cure che l’avrebbero uccisa. Sofia è ancora in incubatrice perché nata prematura e non è stato possibile portarla in Cattedrale, ma è diventata, comunque, il segno di una scelta per la vita, la famiglia e la fede. E quando mamma e figlia saranno in piena salute, potrebbe essere proprio il porporato a celebrare il Battesimo della piccola. Nel pomeriggio, Sepe, si recherà poi a Pompei per un saluto alla Madonna del Rosario nel Santuario a Lei dedicato, che tanto rese cara questa terra a Giovanni Paolo II, e che qui si recò il 7 ottobre del 2003, a chiusura dell’Anno del Rosario. Una visita, quella a Pompei, che per il cardinale Sepe, rappresenta il segno “tangibile” del ritorno, “alla mia terra di origine, dopo aver pellegrinato in diversi luoghi”, com’egli stesso ha detto ieri nel corso del saluto alla diocesi. Discorso molto apprezzato, come la scelta di salutare il territorio napoletano partendo dalla periferia travagliata, da Scampia con la consapevolezza che lì, come in tutti i quartieri, esistono grandi risorse umane e morali per costruire il futuro di città da sempre crocevia di popoli e culture e nodo tra l'Europa e tutto il mondo.

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al via, a roma, le ‘saveriadi’, il torneo sportivo a cui partecipano centinaia di studenti rette dai gesuiti 

 

ROMA. = Una Messa presieduta stamani, nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma, da padre Peter Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, ha dato il via alle ‘Saveriadi’, il torneo sportivo internazionale a cui partecipano gli alunni di 25 scuole europee dei gesuiti. Si tratta di oltre 500 atleti, provenienti da 10 Paesi come Spagna, Portogallo, Olanda, Francia ma anche Libano e Australia. La manifestazione, organizzata dalla Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù vuole celebrare l’impegno educativo della Compagnia, presente fin dalle origini nel campo dell'istruzione, mostrando sempre attenzione anche alla cura del corpo attraverso lo sport. Nel 1991, "Anno Ignaziano" (500 anni dalla nascita di Sant’Ignazio), a Loyola si celebrò un torneo sportivo internazionale tra scuole gesuitiche: molti partecipanti lo ricordano come l’esperienza formativa più bella del loro curriculum scolastico. Anche quest’anno si vuole tentare di ripetere quell’evento con un torneo che avrà una forte connotazione “missionaria”: a Roma gli atleti convoglieranno per i due giorni iniziali e là faranno ritorno per la premiazione. Nei giorni centrali essi saranno “mandati” in diverse parti, cioè nelle sedi dei giochi: Padova, Palermo, Torino, San Pellegrino Terme (Bergamo) e Ostia (Roma). Qui gli atleti potranno conoscersi, vivere in piccole comunità, incontrarsi e confrontarsi sui campi da gioco e fuori. Oltre alle gare sportive, in ogni sede si svolgeranno momenti di animazione spirituale, visite culturali e occasioni di dibattito sulle grandi questioni sociali del mondo. Quest’anno la Compagnia festeggia tre anniversari che riguardano tre dei primi dieci compagni, che fondarono la Compagnia di Gesù: 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio, 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio e del Beato Pietro Favre. (E.B.)

 

 

spiegare la complessa situazione che vive il Sudan e promuovere la pace

 attraverso un’informazione imparziale. E’ l’obiettivo di radio Miraya, l’emittente nata in questi giorni nel sud del paese africano

 

JUBA. = Chiarire i termini del complesso accordo di pace che, nel gennaio 2005, ha posto fine al ventennale conflitto tra indipendentisti del Sud Sudan e autorità del governo centrale; spiegare l’intesa sulla regione settentrionale del Darfur siglata lo scorso maggio, ma anche offrire un’informazione “completa e non di parte”. E’ questo il mandato della radio diretta dalla ‘Fondazione Hirondelle – Media per la pace e la dignità umana’, in collaborazione con la missione dell’ONU in Sudan (UNMIS), che in questi giorni  ha iniziato le trasmissioni via etere dalla capitale meridionale Juba. In onda sulla frequenza 101 megahertz,Miraya Fm’, che vuol dire ‘Specchio Fm’, ha una programmazione con nove giornali radio quotidiani in arabo e in inglese. Secondo quanto riporta l’agenzia MISNA, Khartoum, rifiutando di mantener fede all’impegno preso lo scorso dicembre, per il momento ha bloccato le trasmissioni nel nord del Paese. “Da un punto di vista politico si tratta di un’opportunità mancata di compiere un altro passo sulla strada verso la democrazia”, ha commentato il capo della missione ONU, Jan Pronk, a margine della conferenza stampa congiunta con il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, all’inaugurazione della radio a Juba. “Spero veramente – ha aggiunto Pronk – che sentendo Radio Miraya, capiscano che non hanno niente da temere da questa radio”. Il governo regionale, dal canto suo, ha ben accolto la nuova emittente e il suo mandato: “Giocherà – ha affermato ancora Kiir – un ruolo cruciale per la democrazia, i diritti umani e la lotta contro la corruzione e altri vizi”. Secondo la stampa locale, la presa di posizione sudanese è conseguenza del braccio di ferro in corso tra l’ONU e il governo di Khartoum che, nonostante le pressioni dell’organismo internazionale e della stessa Unione Africana (UA), non vuole acconsentire al dispiegamento di ‘caschi blu’ in Darfur. (E.B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 luglio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Sempre più critica la situazione in Medio Oriente: nella notte è stata colpita, a Gaza, la sede dell’ufficio del premier palestinese, Ismail Haniyeh. Il primo ministro ha definito l’operazione militare “un attacco contro un simbolo palestinese”. Il governo israeliano ha annunciato, inoltre, che lo Stato ebraico continuerà a colpire istituzioni legate ad Hamas. Il nostro servizio:

 

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Attacchi e proclami continuano a rendere esplosiva la situazione nei Territori: un nuovo raid, condotto nella notte nel nord della Striscia di Gaza, ha provocato la morte di un presunto militante del braccio armato di Hamas. Un elicottero israeliano ha colpito inoltre, a Gaza, la sede del primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh. Il premier ha condannato il raid aereo contro il suo ufficio e ha chiesto alla comunità internazionale e alla Lega araba di intervenire per fermare le operazioni israeliane. Ma il ministro dell’Interno israeliano ha già detto che le azioni continueranno. Il ministro ha poi precisato che saranno colpite istituzioni legate ad Hamas fin quando non sarà rilasciato il soldato dello Stato ebraico, rapito domenica scorsa. Il premier israeliano Ehud Olmert ha ribadito, inoltre, che Israele “non è disposto a cedere a ricatti di alcun tipo”. La soluzione alla crisi israelo-palestinese sembra avere, a questo punto, una sola via di uscita: il presidente americano, George Bush, ha detto che la “chiave” per disinnescare l’alto stato di tensione in Medio Oriente è il rilascio del soldato israeliano. Per ottenere questo obiettivo, Israele sarebbe disposta – secondo la Radio israeliana - a rilasciare otto ministri palestinesi, una ventina di deputati di Hamas e altri funzionari arrestati nei giorni scorsi. Ma in nessun caso – ha precisato l’emittente israeliana – i palestinesi reclusi in Israele, da oltre una settimana, potranno essere liberati. Nuovi segnali di disgelo arrivano, poi, dal presidente palestinese, Abu Mazen, secondo cui ci sono ancora spazi per possibili trattative. Da segnalare infine che Israele, per far fronte all’emergenza umanitaria nei Territori palestinesi, ha accettato di riaprire due valichi di ingresso a Gaza, dove mancano spesso carburante, acqua, corrente elettrica e medicine.

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In Iraq, tre autobombe sono esplose a Baghdad provocando la morte di almeno 3 persone. Nel nord del Paese, nei pressi di Kirkuk, due agenti sono rimasti uccisi durante una sparatoria con i ribelli. Un gruppo fondamentalista sunnita ha rivendicato, poi, l’attentato compiuto, ieri, in un mercato della capitale costato la vita ad almeno 66 persone. Poco dopo questo attacco, un sito estremista islamico ha diffuso, ieri, un nuovo messaggio del capo di Al Qaeda, Osama Bin Laden: lo sceicco diffida la comunità internazionale dal mandare forze di pace in Somalia e annuncia nuove rappresaglie contro la comunità sciita se saranno colpite citta sunnite. Nel messaggio, Bin Laden designa anche Abu Hamza Al-Muhajir, che secondo fonti americane è il nome di battaglia dell’egiziano Al Masri, nuovo leader di Al Qaeda in Iraq. Il terrorista sarà il successore di Al Zarqawi, ucciso lo scorso 7 giugno e sepolto, secondo il consigliere per la sicurezza nazionale irachena, in un luogo segreto nel Paese arabo.

 

In Afghanistan, due soldati britannici sono rimasti uccisi durante nuovi scontri scoppiati nel sud del Paese tra ribelli e forze della coalizione. Lo ha reso noto il ministero della Difesa britannico precisando che i militari sono morti ieri sera nel distretto di Sangin.

 

L’Iran non intende fissare alcuna scadenza per dare una risposta alla proposta di incentivi lanciata dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e la Germania in cambio della sospensione del processo di arricchimento dell’uranio. Lo ha detto, stamani, il portavoce della diplomazia iraniana, Hamid Reza Assefi.

 

In Bangladesh, almeno due persone sono morte in seguito a scontri tra forze di polizia e manifestanti che hanno aderito allo sciopero indetto dall’opposizione per chiedere al governo di cambiare la legge elettorale e rimuovere l’attuale capo della commissione elettorale, considerato favorevole all’esecutivo, prime delle prossime elezioni previste a gennaio.

 

In Messico, più di 70 milioni di elettori sono chiamati oggi all’appun-tamento con le urne per scegliere il successore del presidente uscente, Vicente Fox. Si vota anche per eleggere 500 deputati, 128 senatori, il nuovo capo del governo di Città del Messico e i governatori di 3 Stati. Per la prima volta, sono ammessi alla consultazione anche i messicani all’estero. Per la carica di presidente, i candidati più accreditati sono il rappresentante della sinistra moderata, Manuel Lopez Obrador, e il conservatore Felipe Calderon. Il servizio di Luis Badilla:

 

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Stando agli ultimi sondaggi, l’ex sindaco di Città del Messico, Lopez Obrador del Partito della Rivoluzione Democratica, che guida un'alleanza tripartita, che garantirebbe la svolta a sinistra del Paese, è in leggero vantaggio sul candidato governativo Felipe Calderon. Al terzo posto nelle intenzioni di voto è Roberto Madrazo (dissidente del PRI); a seguire, la femminista Patricia Mercado e infine Roberto Campa. L'attenzione è puntata  sul probabile alto tasso di astensione che potrebbe voler dire un presidente eletto con una rappresentatività inferiore al 40 per cento. Calderon, “delfino” di Fox non sempre ha potuto spiegare, durante la campagna, perché le grandi promesse sono rimaste incompiute, dalle riforme strutturali alla lotta contro la corruzione, al milione di posti di lavoro non raggiunto. Amnesty International sostiene che il fallimento maggiore di Fox nel campo dei diritti umani è stato “di aver fatto promesse e non averle mantenute”. Ma per Lopez Obrador le cose non sono facili. Su di lui pesano negativamente le critiche sul suo operato come sindaco della capitale e, soprattutto, i timori che il suo programma suscita fra i ceti medi che paventano un allineamento del Messico con altri governi latinoamericani come quelli di Venezuela, Brasile e Bolivia, di tendenza antiliberista e antiamericana.  Grandi le sfide sociali che attendono il nuovo presidente: la povertà, che colpisce 50 milioni di messicani, cioè metà della popolazione, e in particolare i gruppi indigeni,  che vivono con meno di un dollaro al giorno; la disoccupazione e la sottoccupazione che riguarda 30 milioni di abitanti.  Mentre secondo l'ultimo numero della rivista Forbes  una decina di messicani figurano tra gli uomini più ricchi del mondo. C’è poi il problema dell’emigrazione: negli ultimi cinque anni oltre 4 milioni di persone sono state costrette a lasciare il Paese, per lo più verso gli Stati Uniti, in cerca di occupazione. Si calcola che in territorio statunitense vi siano, fra legali e illegali, dai dieci ai 15 milioni di messicani.  Lo scorso 17 maggio l’episcopato messicano, ha pubblicato un ampio documento in cui afferma che “un’autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana. “…Il nostro popolo – affermano i presuli -  desidera passare da una democrazia formale a una democrazia autenticamente partecipativa, con sovranità sufficiente per negoziare alla pari con altre nazioni e, perciò, desidera un governo capace di garantire il totale rispetto dei diritti umani e abbia a cuore l’esercizio della giustizia sociale”. 

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Elezioni anche in Bolivia, dove si vota per eleggere l’Assemblea costituente. Il presidente, Evo Morales, intende apportare notevoli cambiamenti in caso di vittoria, dando voce in particolare alla maggioranza indio, sino ad ora esclusa dalla vita politica. I boliviani sono chiamati ad eleggere 255 delegati dell’Assemblea che si metterà al lavoro il 6 agosto. Entro un anno, le loro scelte dovranno essere approvate da una maggioranza qualificata e poi sottoposte a referendum popolare.

 

 “L’obiettivo degli indipendentisti rimane l’autodeterminazione per tutto il Paese Basco sia spagnolo che francese”. Lo ha detto Arnaldo Otegi, leader del partito Batasuna, intervistato dal quotidiano basco ‘Gara’. Ieri, in visita a Madrid, il ministro dell’Interno francese, Nicolas Sarkozy, aveva ribadito che “la questione dell’ETA riguarda solo la Spagna”.

 

“La gente ha capito che questi cambiamenti sono necessari per avere un mercato veramente libero, per permettere un maggior accesso alle professioni”. Lo ha detto il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, all’indomani del varo del provvedimento sulle liberalizzazioni che riguarda, soprattutto, tassisti, farmacisti, compagnie assicurative, avvocati e notai. “Si tratta di una ritorsione contro ambienti e categorie che hanno prevalentemente scelto alle ultime elezioni il centrodestra”, ha  dichiarato invece Maurizio Gasparri, esponente di Alleanza Nazionale. Per protestare contro il provvedimento sulle liberalizzazioni, i tassisti hanno proclamato una giornata di sciopero per il prossimo 11 luglio.

 

 

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