RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 182 - Testo della trasmissione di sabato 1 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Stamani, alla presenza del Papa, il Concistoro per la canonizzazione di quattro nuovi Santi. I quattro Beati, che verranno canonizzati il prossimo 15 ottobre, sono un vescovo messicano, un sacerdote italiano e due religiose fondatrici di congregazioni

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via oggi a Valencia l’Incontro mondiale delle famiglie: ne parliamo con Salvatore Martinez

 

Messico: domani elezioni presidenziali, parlamentari e locali. Il Paese deve scegliere tra la continuità o la svolta a sinistra

 

Dall’Università di Teramo un manifesto per stilare le regole dello sport di domani: con noi il prof. Giuseppe Sorgi

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le più gravi domande cui l’Europa e i cristiani sono chiamati a dare risposte sono state al centro del recente incontro dei segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa, a Lubiana

 

In India, aggredite e arrestate quattro suore missionarie della Carità mentre visitavano i malati in ospedale

 

L’Osservatore Romano compie oggi 145 anni

 

Convegno a Roma sui 20 anni del Centro di bioetica dell’Università Cattolica

 

Partirà a Roma nei prossimi giorni il primo Master universitario per studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo organizzato, tra gli altri, dalla Caritas diocesana

 

Inaugurata oggi la ferrovia più alta del mondo che collega la  Cina col Tibet

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, 60 morti per un’autobomba esplosa vicino ad un mercato di Baghdad

 

‘No’ di Israele al rilascio di mille detenuti palestinesi in cambio della liberazione del soldato israeliano rapito domenica scorsa

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 luglio 2006

 

 

STAMANI, ALLA PRESENZA DEL PAPA, IL CONCISTORO

PER LA CANONIZZAZIONE DI QUATTRO NUOVI SANTI.

I QUATTRO BEATI, CHE VERRANNO CANONIZZATI IL PROSSIMO 15 OTTOBRE,

SONO UN VESCOVO MESSICANO, UN SACERDOTE ITALIANO

E DUE RELIGIOSE FONDATRICI DI CONGREGAZIONI

 

Si è svolto stamani, alla presenza del Papa - durante la celebrazione dell’Ora Sesta – il Concistoro per il voto di Canonizzazione di quattro Beati. La cerimonia di Canonizzazione, è stato stabilito nel Concistoro, avrà luogo domenica 15 ottobre 2006. Per un profilo della vita e delle opere dei Beati, illustrate oggi al Pontefice dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La Chiesa avrà quattro nuovi Santi, quattro luminosi testimoni del Vangelo che hanno dedicato la propria vita al servizio dei più deboli. Si tratta di Rafael Guízar Valencia, vescovo di Veracruz, grande evangelizzatore del Messico, nel secolo scorso. Un apostolato, il suo, svolto in anni difficili, durante il periodo della persecuzione religiosa. Il suo ministero episcopale fu caratterizzato dall’impegno in favore di feconde missioni popolari.

 

Vicina agli ultimi, in particolare agli ammalati, fu la vita di don Filippo Smaldone, sacerdote napoletano, fondatore dell’Istituto delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e noto anche come “apostolo dei sordomuti”. Operò durante gli anni in cui nasceva la nazione italiana, non mancava mai di portare una parola di conforto agli ammalati negli ospedali.

 

Il 15 ottobre saranno canonizzate anche due religiose. Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie diede impulso all’educazione degli indigenti. A lei si deve, nel 1685, l’apertura della prima scuola gratuita per bambine a Viterbo. Papa Clemente XI fu un grande estimatore delle sue opere caritative. Oggi le Maestre Pie, fondate dalla futura santa, sono diffuse in tutto il mondo.

 

Straordinaria anche la figura di Teodora Guérin, fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus”. Già da bambina amava pregare e a soli 10 anni confidò al parroco la propria vocazione a consacrare la propria vita a Dio. Con la Congregazione da lei fondata si fece promotrice di iniziative di assistenza ai poveri. La sua missione fu particolarmente fruttuosa negli Stati Uniti.

 

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UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto oggi l’arcivescovo  Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Concistoro ordinario pubblico.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: strage nel grande quartiere sciita di Sadr City, a Baghdad.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Martino e l'arte europea": da oltre 1.600 anni il santo di Tours ha ispirato opere di pittori e di scultori.

 

Servizio italiano - Competitività: il Governo vara a sorpresa misure per la liberalizzazione del mercato. Nelle previsioni le famiglie risparmieranno 500 euro l'anno.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 luglio 2006

 

 

AL VIA OGGI A VALENCIA, IN SPAGNA, IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

- Intervista con Salvatore Martinez -

 

Sono attese oltre un milione di persone al V Incontro mondiale delle famiglie che si apre oggi a Valencia, in Spagna e terminerà domenica 9 luglio con la Messa presieduta da Benedetto XVI. L’evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha come tema centrale: “La trasmissione della fede nella famiglia”. Quattro gli appuntamenti principali: la “Fiera Internazionale della Famiglia”, che prende il via oggi; il “Congresso Internazionale Teologico Pastorale”, dal 4 al 7 presso il Centro Fieristico, con oltre 5.000 partecipanti tra cui 29 cardinali; una veglia con testimonianze di famiglie da ogni parte del mondo, alla presenza del Papa, la sera di sabato 8 luglio nella Città delle Arti e delle Scienze e infine, nello stesso luogo, domenica 9, alle 9.30, la Messa conclusiva. Grande la partecipazione all’incontro dei Movimenti e delle nuove Comunità ecclesiali. Adriana Masotti ha intervistato Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito:

 

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R. – La famiglia rappresenta per la Chiesa e nel mondo l’espressione della Pentecoste d’amore, della Pentecoste permanente che lo Spirito ci regala se siamo capaci di contemplare la bellezza dell’amore sponsale e di come questo amore genera non soltanto vita, ma anche fede. Quindi il tema “La trasmissione della fede” ci sta particolarmente a cuore. Questo evento è caratterizzato da tante speranze e credo che i Movimenti, e tra questi il Rinnovamento nello Spirito, vedano in questa opportunità una grazia speciale, quella cioè di testimoniare il Vangelo della famiglia. Per noi una famiglia rinnovata dallo Spirito, come piccola Chiesa domestica, ha tre grandi opportunità: anzitutto rianimare la comunità cristiana; poi proteggere la Chiesa dalle tante derive morali che il modernismo etico ed imperante continuamente infligge; e, infine, salvare le nostre società che sembrano sempre più insoddisfatte ed alimentano forme di individualismo che penalizzano, poi, la vita stessa della famiglia. Quindi grandi attese, ma anzitutto la gioia e la gratitudine al Signore per questa opportunità che ci è concessa.

 

D. – La famiglia è al centro degli interessi e dell’impegno del Rinnovamento nello Spirito. Come avviene nel concreto tutto questo?

 

R. – Riteniamo che la famiglia abbia una soggettività ancora tutta da esplicitare. Ne abbiamo coscienza e ringraziamo Dio per i frutti di conversione e di santificazione che possiamo constatare in due progetti che vorrei segnalare. Il primo riguarda la Casa famiglia di Nazareth, in Loreto: si tratta di un villino pontificio del ‘700 che dopo il Giubileo, in collaborazione con la CEI, ci vede impegnati a promuovere attivamente corsi di spiritualità familiare. Il secondo progetto che vorrei segnalare è in Sicilia, dove una Fondazione del Rinnovamento nello Spirito sta recuperando un villino rurale storico dei Fratelli Sturzo. La Sicilia è una terra connotata spesso per i suoi ritardi, ma vogliamo segnare invece, forse, un primato: perché lì sta nascendo una “città” ricostruita dai carcerati, nella quale le famiglie dei carcerati si ricongiungeranno con i loro cari negli ultimi tre anni di detenzione. Insieme diventeranno addirittura animatori della società civile. Che a farlo siano famiglie così dimenticate, come appunto le famiglie dei carcerati, ci sembra un grande segno di speranza.

 

D. – Ritornando al tema centrale dell’Incontro delle famiglie a Valencia – “La trasmissione della fede” – c’è una via particolare seguita nel Rinnovamento a questo riguardo?

 

R. – Intanto direi la preghiera prima di ogni cosa. Noi crediamo che bisogna alimentare la presenza dello Spirito nella preghiera. Direi poi lo studio della Parola di Dio e l’amore per la Parola di Dio sin dalla più tenera età dei nostri figli. Bisogna dedicarsi all’educazione dei figli sapendo che l’avvenire, non soltanto della famiglia cristiana, ma della Chiesa, passa da questo gesto di responsabilità.

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MESSICO: DOMANI ELEZIONI PRESIDENZIALI, PARLAMENTARI E LOCALI.

IL PAESE DEVE SCEGLIERE TRA LA CONTINUITA’ O LA SVOLTA A SINISTRA

 

I messicani si recheranno domani alle urne per una cruciale tornata elettorale: i cittadini dovranno eleggere il nuovo presidente, che succederà al conservatore Vicente Fox, rinnovare il Parlamento, e scegliere governatori, sindaci e amministratori locali di alcuni Stati della Repubblica federale, tra questi, il primo cittadino di Città del Messico. A contendersi la massima carica dello Stato, secondo i sondaggi, sono Lopez Obrador, che appare in leggero vantaggio e garantirebbe la svolta a sinistra del Paese, e il candidato governativo Felipe Calderon. Il servizio di padre Ignacio Arregui.

 

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Nell’anno delle grandi elezioni in America latina, arriva adesso il turno del Messico, il secondo Paese più grande del continente latinoamericano, dopo il Brasile, per numero di abitanti. Non sono mancate alcune importanti sorprese nelle elezioni presidenziali che si sono tenute finora in Cile, Bolivia, Haiti, Costa Rica, Peru, Colombia. Nei prossimi mesi si terranno, oltre che in Messico, in Brasile, Ecuador, Nicaragua e Venezuela. Secondo i risultati delle elezioni celebrate negli ultimi anni si è confermata una chiara tendenza politica verso sinistra tra presidenti latinoamericani.

 

Ma quale sinistra? Sono troppo evidenti le differenze per pensare ad un unico modello politico. Sembra indiscutibile una certa simpatia politica tra Fidel Castro, Chavez e Morales anche se, probabilmente, con una chiara diversità di motivi e obiettivi. Ma che potrebbe succedere nel caso venga eletto il candidato di centro-sinistra nel Messico? Secondo i sondaggi, Lopez Obrador, di centro sinistra e Calderon di centro destra, sarebbero i candidati più forti. Ma non pare che un Lopez Obrador, benché di sinistra, secondo il suo passato politico e il suo programma elettorale possa formare un quartetto con Chavez, Castro e Morales.

 

Il Messico, tuttavia, ha una sua realtà così grande che la sua alleanza con altri Paesi sarà sempre una questione secondaria. Con il suo immenso territorio di quasi due milioni di chilometri quadrati, equivale alla superficie di cinque nazioni della UE: Francia, Spagna, Germania, Italia e Regno Unito. I sui abitanti sono quasi 105 milioni, distribuiti in 31 Stati, più un Distretto federale costituito fondamentalmente dalla capitale.

 

Il Messico è al 10° posto tra le più grandi economie mondiali e al 5° tra i maggiori produttori di petrolio. Notevoli le sue risorse naturali. La sua economia dipende in gran parte dai suoi scambi con gli Stati Uniti e poi con il Canada, situazione consolidata a partire dalla firma del NAFTA nel 1994. Sarebbero più di 25 milioni gli abitanti statunitensi di origine messicana. L’alto indice di povertà, l’emigrazione verso gli Stati Uniti con numerose vittime lungo i 3.000 chilometri di frontiera, la criminalità con uno tra i più alti indici di sequestri di persona, il sottosviluppo di intere zone rurali, e le difficoltà di integrazione di alcune tra le 56 etnie (va ricordato in particolare il popolo del Chiapas) sono tra le questioni che oggi preoccupano di più la popolazione messicana in questo importante appuntamento per l’elezione dei suoi rappresentanti al Parlamento, in tre Stati federali e nella capitale.

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DALL’UNIVERSITA’ DI TERAMO UN MANIFESTO

 PER STILARE LE REGOLE DELLO SPORT DI DOMANI

- Intervista con il prof. Giuseppe Sorgi -

 

         In pieno clima di Mondiali di calcio, ma anche alla luce della vicenda “calciopoli” in Italia e degli scandali doping che si continuano a registrare, si fa sempre più pressante, da parte di chi pratica e di chi assiste agli eventi sportivi, l’esigenza di un agonismo leale e pulito. A questo scopo la facoltà di Scienze Manageriali e Giuridiche dello Sport dell’Università di Teramo promuove il Manifesto di Atri, dal nome della cittadina abruzzese che ospita l’ateneo: una sorta di tentativo di aprire un dibattito globale in Italia per far partire un progetto di “Costituente” dello sport. Di questo progetto Giancarlo La Vella ha parlato con Giuseppe Sorgi, preside della facoltà:

 

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R. – Il Manifesto di Atri mette a disposizione del mondo sportivo le proprie competenze e, quindi, in questo momento di crisi fa questo richiamo alla necessità di un ritorno e di una creazione di regole per affrontare insieme – ai tecnici, agli esperti e agli operatori dello sport – il problema e cercare di risolverlo.

 

D. – Lo sport ha bisogno, secondo lei, di nuove regole o di far funzionare quelle che già ci sono?

 

R. – Lo sport senza regole non è sport e quindi le regole fanno parte del gioco. Credo, però, che ci sia bisogno proprio di una nuova visione da un punto di vista etico dell’uomo, della persona che si impegna nei rapporti tra culture diverse. C’è tutto un insieme di concetti che vanno affrontati.

 

D. – Il Manifesto di Atri si articola in vari punti: lo sport come cultura, economia e istituzione. Quale, secondo lei, va maggiormente promosso e quale ridimensionato?

 

R. – Secondo me, lo sport è cultura: la cosa principale è questa. C’è anche la questione dello sport e dell’economia, nel senso dello sport che viene considerato come un’impresa, come un’azienda: ma lo sport non può essere visto solo da questa angolazione, proprio perché lo sport è un fenomeno complesso. L’altro elemento è quello dello sport come istituzione, lo sport va cioè governato in maniera seria.

 

D. – Prof. Sorgi, sembra quasi che lo sport nel corso dei decenni, quasi per migliorarsi, abbia accettato dei compromessi, che sono poi diventati vere e proprie piaghe, tra queste quella del doping. E’ dunque importante tornare ad uno sport pulito, ad uno sport leale…

 

R. – Lo sport è un gioco sì, ma con delle regole, che vanno rispettate. Il mezzo tecnico, diciamo anche la medicina, in qualche modo falsa la naturalità, la bellezza stessa dello sport. In questo senso è, quindi, necessario un ritorno alla realtà. Per noi cattolici il problema dell’etica è un problema fondamentale e non soltanto riguardo al problema del fair play, ma soprattutto riguardo al rispetto dell’altro, dell’avversario, delle regole. Si tratta di un insieme di comportamenti che vanno maggiormente chiariti.

 

D. – Assistiamo in questi giorni ad una grande manifestazione come quella del Mondiale di calcio, in concomitanza con il Tour de France per il ciclismo. Queste grandi manifestazioni possono entrare in quelle che sono i valori esposti dal Manifesto di Atri?

 

R. – In fondo sì, perché rientra sempre il discorso dello sport e cultura. Un altro problema fondamentale è quello della interculturalità: con le Olimpiadi o con i Mondiali di calcio, c’è sempre la possibilità di far incontrare diverse culture ed è importante riconoscere nell’avversario il fratello, l’altro, la persona con la quale – indipendentemente dal colore o dalla cultura – si compie il gesto sportivo.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 2 luglio, 13a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo della guarigione della figlia di Giairo. Questi è uno dei capi della sinagoga e si reca da Gesù implorandolo di guarire la figlia dodicenne, ormai in fin di vita. Giunti a casa trovano la gente che urla e piange. «Perché fate tanto strèpito e piangete? - dice Gesù - La bambina non è morta, ma dorme». Ma quelli lo deridevano. Allora il Signore, prende la mano della bambina e le dice:

 

“Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”.

 

E, tra lo stupore di tutti, subito la fanciulla si alzò, mettendosi a camminare. Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Un padre con la figlia morente è un’immagine tipica della situazione dell’umanità dopo il peccato. L’uomo sperimenta continuamente l’insufficienza della vita. Vorrebbe dare la vita, ma sperimenta sempre che non può darla perché non è lui la fonte. L’uomo sente ogni giorno avvicinarsi la morte perciò in qualche modo proietta nella propria discendenza la speranza di vincerla e di affermare la propria vita. Ma la stessa discendenza, cioè la figlia di Giairo, sta per morire ancora prima del padre. Il capo della sinagoga si rivolge a Cristo, magari non in piena consapevolezza, ma lui fa il passo cui la sinagoga conduce: mantenere viva la fede nella promessa di Dio di mandare il Messia. Ancora una volta, vediamo che lo scenario ideale per incontrare Cristo è la necessità della salvezza: non camuffare la propria fragilità, non nascondere la propria incapacità, non imbiancare i sepolcri, ma partire dalla nostra situazione, innalzare il grido e la preghiera al Signore che viene.

 

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CHIESA E SOCIETA’

1 luglio 2006

 

 

Le più gravi domande cui l’Europa e i cristiani sono chiamati a dare risposte sono state al centro del 34.mo incontro dei Segretari generali

delle Conferenze Episcopali d’Europa, a Lubiana dal 24 al 27 giugno.

pubblicato oggi il documento finale

- A cura di Fausta Speranza -

 

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LUBIANA. = Con lo spessore dell’esperienza delle Conferenze episcopali di 35 Paesi, i Segretari generali si sono confrontati su migrazioni, islam, rapporto tra Stato-Chiesa, laicità, famiglia, ecumenismo. Per tutti questi temi sono importanti i passi che l’Unione Europea potrà compiere per superare la fase di crisi e scetticismo degli ultimi anni. E l’invito emerso è di dare, “con una determinazione rinnovata”, “un quadro stabile e un’identità” che superi una certa paura del futuro. Certamente le decisioni che la Chiesa segue più da vicino riguardano diritti umani, politica migratoria e dei rifugiati, dialogo interculturale, vita, famiglia. E c’è poi l’attenzione per le eventuali modalità di riproposta del Trattato costituzionale, bocciato un anno fa da Francia e Olanda ma nel frattempo ratificato da 15 Paesi. In tema di migrazioni – afferma il documento - grandi preoccupazioni suscitano il flusso incontrollato e “le reazioni irrazionali o anche razziste di alcuni gruppi, partiti e governi”. Ricordando la significativa presenza di musulmani in Paesi europei, si sottolinea che “dopo l’11 settembre 2001, la crisi dell’Iraq, il terrorismo, gli attentati di Madrid e di Londra, la reazione violenta alle satire, il rapporto con l’Islam ha mostrato una forte dimensione politica”. Per poi ricordare la complessità del mondo musulmano e la differenza tra alcuni che sentono la cultura europea come ostile e quelli che cercano vie di inculturazione. A proposito del rapporto tra Stato e Chiesa nel documento si prende atto che diverse Conferenze episcopali dell’Europa centro-orientale sono ancora alle prese con concordati o accordi tra Stato e Chiesa riguardo la libertà religiosa, il riconoscimento giuridico delle Chiese, l’insegnamento della religione a scuola, le scuole cattoliche, il finanziamento delle chiese, la restituzione dei beni ecclesiastici, l’assistenza spirituale tra militari, negli ospedali, nelle carceri. E lo si fa affermando che “si pensava che queste questioni fossero ormai risolte”. In relazione a temi fondamentali come famiglia e vita, si ribadisce l’urgenza dell’impegno pastorale e la “storica responsabilità” delle Conferenze Episcopali. C’è la grave preoccupazione per il voto in prima istanza del Parlamento europeo, il 15 giugno, sul 7° programma-quadro di ricerca che prevede il finanziamento comunitario anche della ricerca su embrioni umani e su cellule staminali embrionali umane. E c’è la constatazione anche delle difficoltà ecumeniche su alcuni di questi temi. Restando sul piano dell’ecumenismo, “con realismo” si dice che “l’attuale stagione ecumenica suscita preoccupazioni ed è esposta a frustrazioni”, invitando a “un rinnovato impegno”, anche sul piano dei rapporti personali. Infine, annunciando che  quest’anno il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa compie 35 anni e ribadendo il “comune compito dell’evangelizzazione”, si sottolinea l’importanza del ruolo dei Segretariati per sottolineare   che la situazione è molto diversa da Paese a Paese: le grandi Conferenze episcopali hanno una  struttura organizzata, capace di coordinare il lavoro di numerose commissioni; qualche piccola e povera Conferenza dell’est ha a stento una stanza e una persona incaricata. L’invito dunque ad una collaborazione che non trascuri l’aspetto pratico.

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in india Aggredite e arrestate quattro suore missionarie

 della carità mentre visitavano i malati in ospedale.

L’accusa è di voler convertire i moribondi

 

TIRUPATI. = Una folla di fanatici indù ha aggredito, giovedì scorso, in un ospedale indiano quattro suore Missionarie della Carità e facendole arrestare dalla polizia locale con l’accusa di voler convertire i moribondi. L’aggressione – afferma l’agenzia Asia News - è avvenuta durante la visita settimanale delle religiose nell’ospedale della città-santuario indù di Tirupati, nello Stato meridionale dell’Andra Pradesh. Le quattro religiose, tutte intorno ai 35 anni, erano infatti all’interno dell’ospedale governativo di Ruia, dove sono solite passare del tempo con i malati terminali di Aids. Un gruppo composto da circa 50 fanatici dell’Hindu Dharma Parirakshana Samithi, Gruppo per la difesa della religione indù, è entrato con la forza nell’ospedale, dove ha bloccato le quattro religiose. La folla è cresciuta rapidamente costringendo le suore a rimanere chiuse dentro fino alle otto e mezza di sera. A quel punto sono arrivati gli agenti di pubblica sicurezza, che le hanno portate nella stazione di polizia locale. “L’attacco – commenta l’arcivescovo Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana - è un fatto tragico, che sconvolge la comunità indiana e deve essere condannato con forza. Il tutto è ancora più grave se si pensa che queste religiose sono conosciute in tutto il mondo per il loro altruismo e per la dedizione con cui servono i poveri”. Inoltre - spiega ad AsiaNews mons. Marampudi Joji, arcivescovo metropolita di Hyderabad – “le religiose hanno il permesso del governo per queste visite, che hanno compiuto ogni domenica negli ultimi 20 anni. Le suore, comunque, sono state liberate in serata. Il giorno successivo sono state accompagnate dalla loro superiora al commissariato esibendo i documenti che autorizzano le visite. (E.B.)

 

 

L’Osservatore Romano compie oggi 145 anni

 

CITTA DEL VATICANO. = Un articolo apparso sull’edizione odierna, firmato da Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, ripercorre le tappe più significative di questo importante traguardo. Non si tratta solo di ricercare l’ufficialità del singolo articolo – scrive Riccardi - ma ciò che importa sottolinare è la capacità del mezzo, nonostante i cambiamenti storico-sociali, “di restare uno strumento al servizio del Magistero e dell’Unità della Chiesa”. In tempi di difficili comunicazioni, quando non c’era ancora la televisione, il giornale – sottolinea Riccardi – “ha portato la parola del Papa a tutti e in tutto il mondo”. L’Osservatore – prosegue l’articolo - ha voluto essere fin dall’inizio anche un giornale romano e italiano, e molto attento alle vicende del mondo contemporaneo europeo ed extraeuropeo. Il pubblico italiano – afferma – ha infatti trovato sulle pagine del giornale “un’informazione internazionale che non aveva a disposizione su molta stampa nazionale”. Riccardi osserva inoltre come il vecchio quotidiano sia entrato nell’era della globalizzazione per i viaggi di Giovanni Paolo II e per il grande Giubileo del 2000: nuovi eventi che hanno richiesto un nuovo modo di comunicazione. L’articolo, che richiama le nuove sfide che attendono il giornale nel terzo millennio, conclude riportando il profilo tracciato da Giovanni Paolo II, per i 140 anni della testata: l’Osservatore “deve dare una visione cosmica della vita della Chiesa fortemente legata alla cattedra di Pietro” ma non trascurando “l’immagine di una Chiesa aperta alle attese del mondo”, chiamata ad essere sacramento di unione con Dio e unità del genere umano. (E. B.)

 

 

A 20 ANNI DALLA NASCITA DEL CENTRO DI BIOETICA DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA, IERI A ROMA, IN UN CONVEGNO, E’ STATO TRACCIATO UN BILANCIO DELLE SUE ATTIVITÀ

 

ROMA. = “Un punto di riferimento autorevole e documentato, un interlocutore credibile e indispensabile anche alla cultura laica”: il rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi il Centro di bioetica dell’ateneo giunto a due lustri di attività. Ieri, in un convegno, il bilancio di questi venti anni di ricerche e studi. A fondare il Centro di bioetica nel 1985 è stato mons. Elio Sgreccia, autore anche di un manuale che è stato il testo fondamentale della cattedra di Bioetica della Cattolica. La materia propria di quest’ultima “deve far dialogare discipline diverse e unire la parte descrittiva-sperimentale con quella antropologica- filosofica e successivamente con la prospettiva etico - applicativa”: ha spiegato mons. Sgreccia, precisando che lo scopo è giungere a ciò che è il bene comune  e capire quanto l’etica deve rifiutare e quanto deve essere sanzionato o difeso dalla legge. E non poteva non essere affrontato ieri il tema della ricerca libera e finanziata sugli embrioni, che mons. Sgreccia ha definito un “delitto contro la vita … tra l’altro inutile” perché per la ricerca “sono efficaci anche le cellule somatiche, cioè adulte”. Si è espresso diversamente Eugenio Lecaldano, professore di filosofia morale dell’università La Sapienza di Roma. “La ricerca è lecita e legittima – ha detto – e questi embrioni non sarebbero utilizzabili per una eventuale nascita né potrebbero essere tutti adottati”. Ma il direttore del Centro di bioetica della Cattolica Adriano Pessina ha ribattuto: “ Mi sembra un paradosso che una tecnica inventata per far nascere dei figli, venga utilizzata per altri scopi. È più opportuno potenziare la ricerca sulle staminali adulte e quelle del cordone ombelicale”. (T.C.)

 

 

AL via nei prossimi giorni IL PRIMO MASTER UNIVERSITARIO

PER STUDENTI provenienti da PAESI IN VIA DI SVILUPPO organizzato

tra gli altri dalla caritas di roma

 

ROMA. = Nasce a Roma il Master in “Global development and social justice” (Sviluppo umano e giustizia sociale) rivolto a studenti di Paesi in via di sviluppo organizzato dalla Caritas diocesana della capitale in collaborazione con la St. John’s University di New York, gli Istituti di Santa Maria in Aquiro e la Fondazione Idente di Studi e Ricerche. L’obiettivo del corso è formare futuri dirigenti, amministratori, operatori sociali e opinion leader nei Continenti più segnati da povertà sociale ed economica per carestie, guerre, limitato sviluppo. A partire dal 3 luglio, venti studenti approfondiranno per un anno, a Roma, le tematiche inerenti allo sviluppo sociale, la giustizia e la pace, grazie alle borse di studio assegnate dagli organizzatori e dagli sponsor del Master. Come sottolinea l’agenzia Sir, la presentazione ufficiale del Master e l’inaugurazione dell’anno accademico 2006 – 2007 avverranno, alla presenza di studenti e docenti della Facoltà, in un convegno promosso dagli enti organizzatori il 4 luglio prossimo, presso la Sala del Tempio di Adriano (Piazza di Pietra).  (E. B.)

 

 

Un miracolo nella storia ferroviaria della Cina. Così il presidente cinese, Hu Jintao, ha definito la ferrovia più alta del mondo che collega la Nazione asiatica col Tibet, inaugurata oggi

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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PECHINO. = E’ un’opera mastodontica quella inaugurata dal presidente cinese, Hu Jintao, oggi alla stazione di Golmund. La linea ferroviaria, che collega per la prima volta il Tibet al resto della Cina, è la più alta del mondo: transita a poco più di 5 mila metri di altezza superando così la linea peruviana delle Ande che arriva ‘solo’ – si fa per dire – a 4.800 metri. Nell’ultimo tratto che raggiunge la città di Lhasa, in Tibet, - poco più di mille chilometri – si viaggia mediamente sopra quota 4 mila metri. Per questo sono state impiegate tecniche di costruzione all’avanguardia come carrozze pressurizzate e bombolette di ossigeno in ausilio dei passeggeri che soffrono l’altitudine. Tra le altre misure messe a punto dagli ingegneri cinesi, c’è anche, un sistema di termometri interrati sui binari che segnalerà per tempo eventuali aumenti della temperatura per prevenire smottamenti e incidenti. Il primo convoglio verso il Tibet trasporta 600 passeggeri, mentre sono 700 quelli che, nello stesso tempo, compiono il percorso inverso, verso Pechino. Il presidente cinese ha sottolineato che la struttura – che copre i 4.064 chilometri della tratta Pechino-Lhasa in poco meno di 48 ore - servirà ad “accelerare lo sviluppo economico” e a “rafforzare i legami tra le diverse etnie”. Tuttavia sono state molte le critiche. Secondo diversi gruppi tibetani – che hanno organizzato molte manifestazioni di protesta in India - la nuova linea serve, invece, solo ad accrescere il controllo di Pechino sulla regione: si teme soprattutto un’ondata di immigrazione da parte di etnie cinesi che – affermano – metteranno i tibetani ai margini della società. Contro la costruzione hanno protestato anche gruppi ecologisti, che sottolineano come la ferrovia possa alterare il delicato ecosistema della regione, che è un paradiso naturale finora inaccessibile. (E. B.)

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24 ORE NEL MONDO

1 luglio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Ancora decine di morti in Iraq, in seguito ad un attentato della guerriglia compiuto in un mercato del principale quartiere sciita di Baghdad. Sempre nella capitale, sono state rapite una parlamentare irachena e sette sue guardie del corpo. Il nostro servizio:

 

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Non c’è tregua in Iraq: dopo l’uccisione del capo di Al Qaeda, Al Zarqawi, e l’avvio del piano di riconciliazione proposto dal premier Al Maliki, il Paese arabo continua ad essere scosso dalla violenza: un’autobomba è esplosa nel principale quartiere sciita di Baghdad, Sadr City, provocando almeno 60 morti. L’attacco arriva il giorno dopo l’ultimo messaggio di Osama Bin Laden nel quale lo sceicco definisce Al Zarqawi “un martire” e chiede ai militanti sunniti di vendicare la sua uccisione. Non si può stabilire, con certezza, se l’odierno attentato condotto a Sadr City sia stato una vendetta, ma sulle dinamiche non sembrano esserci dubbi: l’obiettivo era una pattuglia di agenti e tra le vittime ci sono, oltre a diversi poliziotti, anche molti civili che si recavano a un mercato poco distante. E proprio la popolazione civile è la più colpita dagli attacchi dei ribelli: il ministero dell’Interno ha reso noto che, nel mese di giugno, almeno 887 civili sono rimasti uccisi in seguito ad azioni terroristiche della guerriglia. I ribelli continuano, poi, a prendere di mira anche esponenti del mondo politico: una deputata sunnita del Parlamento iracheno e sette sue guardie del corpo sono state sequestrate a Baghdad da un gruppo di uomini armati. Da segnalare, inoltre, che il comando americano a Baghdad ha aperto un’inchiesta su cinque militari statunitensi accusati di aver assassinato 4 civili, tra i quali una donna che sarebbe stata violentata prima di essere uccisa. L’Amministrazione americana ha offerto, infine, una ricompensa di 5 milioni di dollari a chi è in grado di fornire informazioni utili per la cattura di Al Masri, nuovo capo di al Qaeda in Iraq.

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In Afghanistan, due razzi hanno colpito la più importante base militare internazionale del Paese, a Kandahar. Sette soldati, tra cui due canadesi, e tre impiegati non afghani sono rimasti feriti.

 

In Medio Oriente, il governo israeliano ha respinto la richiesta dei militanti palestinesi che tengono in ostaggio il soldato israeliano rapito domenica scorsa, di liberare mille detenuti e porre fine alle operazioni militari a Gaza. Un vice ministro palestinese ha reso noto, inoltre, che il militare dello Stato ebraico sequestrato è ferito. E’ stato smentito, poi, il rapimento di un altro soldato israeliano, annunciato dalle Brigate Al Aqsa. Nei Territori, intanto, la situazione umanitaria è sempre più grave. Ascoltiamo, al microfono di Adriana Masotti, il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

 

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R. - La gente di Gaza è molto preoccupata e vive molto male perché Gaza, di fatto, è chiusa già da diversi giorni; ci sono stati degli attacchi e la gente, ovviamente, ha paura.

 

D.- Lamentano soprattutto carenze anche nell’erogazione di corrente elettrica, di acqua, di combustibile…

 

R. - Si, quando i Territori sono chiusi in maniera così ermetica per motivi di sicurezza, e ci sono questi attacchi, ci sono sempre delle ripercussioni. Io prevedo che questa situazione, caratterizzata da una così grave tensione, non possa durare tanto a lungo. Però, in questo momento, è sicuramente molto critica.

 

D. - Da parte di Hamas si dice che non ci sarà nessuna concessione e, d’altra parte, si profila forse una mediazione egiziana. Lei sa qualche cosa a questo riguardo?

 

R. - Si, noi siamo certi che l’Egitto è molto coinvolto; la mediazione egiziana è un dato di fatto reale ed è l’unica mediazione concreta nella regione. Io non avrei proprio paura delle dichiarazioni degli uni e degli altri perché sono a scopo mediatico. Bisogna poi vedere cosa realmente accade nei tavoli di negoziazioni dietro le quinte. Sicuramente, Israele è molto arrabbiato e deve dimostrare anche ai suoi cittadini il polso duro; dall’altro lato, Hamas non vuole perdere la faccia. Sembra una situazione senza sbocchi.

 

D. - Secondo il premier palestinese Haniyeh, non c’è soltanto la questione del soldato, ma c’è un’alleanza più vasta contro il popolo palestinese per distruggere il governo. Può essere vero?

 

R. - Che ci siano pressioni riguardo al governo di Hamas, questo è molto vero. Questo sia da parte della comunità internazionale che anche interna. Nel passato, anche recente, ci sono state forti tensioni interne e questo è un dato di fatto.

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L’Ucraina potrebbe di nuovo interrompere le forniture di gas ai Paesi occidentali il prossimo inverno. L’allarme viene dal vice presidente della compagnia ‘Gazprom’, Alexander Ryazanov, secondo cui “la rete di trasporto del gas nel Paese non è ben controllata”. L’unico modo di rendere più affidabili gli approvvigionamenti per l’Europa, sostiene il vice presidente di ‘Gazprom’, è quello di “creare un consorzio paritario tra Russia e Ucraina per il trasporto del gas naturale”. Il Turkmenistan, intanto, ha annunciato che taglierà le forniture di gas naturale alla Russia, a partire dal prossimo settembre, dopo due falliti tentativi di raggiungere un nuovo accordo per la seconda parte di quest’anno e del 2007. Secondo diversi osservatori, l’Europa si troverà a fronteggiare, probabilmente nel prossimo inverno, una nuova crisi del gas analoga a quella scoppiata lo scorso mese di gennaio.

 

La Finlandia è da oggi, e per sei mesi, presidente di turno dell’Unione Europea. Ieri il premier Vanhanen ha tracciato la sua analisi sulle istituzioni europee e la crisi che domina i cittadini del vecchio Continente. Da Helsinki, il servizio di Giovanni Del Re:

 

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L’Europa ha perso legittimazione e occorre far capire ai cittadini che l’Unione è necessaria e porta benefici. E’ in sostanza il principio da cui parte la presidenza finlandese che prende l’avvio proprio oggi. A spiegarlo è stato lo stesso premier Matti Vanhanen, il quale ha affermato che la Finlandia punta alla trasparenza e all’efficienza delle Istituzioni per convincere i cittadini. Quando si dice l’efficienza si pensa anzitutto alla crisi istituzionale creata dal blocco della Costituzione europea. Ma c’è chi vuole anche una politica estera dell’UE più coerente. Il mondo esterno, ha avvertito il premier, non aspetta. L’occhio è rivolto anzitutto ai rapporti con la Russia: occorre rafforzarli, ha dichiarato Vanhanen. Non a caso il presidente Vladimir Putin è stato invitato al Consiglio europeo informale che avrà luogo nei pressi della capitale finlandese il 20 ottobre. Al centro la questione energetica, altro tema molto alto nell’agenda dei finlandesi. Infine un occhio anche all’allargamento, Helsinki non fa mistero della preoccupazione per un possibile stop ai negoziati con la Turchia. Un arresto non è da escludere, ha dichiarato infatti il premier.

 

Da Helsinki, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re

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In Bolivia, oltre 3,7 milioni di boliviani sono chiamati, domani, alle urne per eleggere 255 membri dell’Assemblea costituente. Si vota anche per il referendum sull’autonomia amministrativa ed economica dei nove dipartimenti del Paese. Il servizio di Luis Badilla:

 

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In queste due consultazioni, il progetto politico del presidente boliviano, Evo Morales, si gioca buona parte del suo successo futuro. Appare scontato che il partito di Morales riuscirà ad ottenere la maggioranza dei deputati e, dunque, con ogni probabilità sarà in grado di far redigere una carta costituzionale capace di “rifondare la Bolivia e liberarla dal neoliberismo”, come ha detto pochi giorni fa il neo capo di Stato. Non sembra però così scontato che il presidente Morales possa ottenere una vittoria anche nel referendum federale: per questo appuntamento ha chiesto di votare “no” poiché - ha detto - é promosso da “gruppi oligarchici di Santa Cruz”. Secondo i sondaggi, il “no” dovrebbe vincere nei dipartimenti in cui Morales è più forte: La Paz, Cochabamba, Oruro, Potosì e Chuquisaca. I “si”' prevarrebbero, invece, a Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija, dove si trovano quasi il 90 per cento delle riserve di gas boliviano. Secondo gli osservatori, i costituenti non potranno evitare di tener conto del risultato del referendum. Lo scorso 3 maggio, la Conferenza episcopale della Bolivia ha definito l’Assemblea costituente “una grande speranza, poiché dovrebbe portare ad una nuova Costituzione che, legittimata con il consenso dei cittadini, “renderà possibile una società più fraterna e pacifica”. In concreto, nel loro documento, i presuli boliviani si pronunciano sul futuro dei rapporti tra Chiesa, società e Stato e si soffermano ampiamente sull’articolo numero 3 dell’attuale Carta costituzionale. I vescovi, in particolare, si riferiscono alla libertà religiosa, alla realtà religiosa del popolo boliviano, all’autonomia – nell’indipendenza e nella collaborazione – tra Stato e Chiesa, e infine, allo stato giuridico.

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Al via oggi a Banjul, capitale del Gambia, il settimo vertice ordinario dell’Unione africana (UA). Sono attesi più di 50 capi di Stato e di governo. All’ordine del giorno, la situazione del Darfur e della Somalia. Partecipano al summit, tra gli altri, anche il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan; il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad; quello venezuelano, Hugo Chavez.

 

 

 

 

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