RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 181 - Testo
della trasmissione di venerdì 30 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovi raid israeliani nella Striscia di Gaza:
centrati gli uffici del ministero dell’Interno
30 giugno 2006
DIFENDERE
QUEI VALORI IRRINUNCIABILI COME FAMIGLIA E VITA UMANA
CHE SONO L’ANIMA DEI POPOLI: COSI’ BENEDETTO
XVI NEL DISCORSO
AL NUOVO AMBASCIATORE DELL’URUGUAY PRESSO LA
SANTA SEDE
La
valorizzazione della famiglia, la difesa della vita umana, il sostegno della
Chiesa ai poveri in particolare dei migranti: questi i tre temi forti al centro
del discorso del Papa al nuovo ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede,
Mario Juan Bosco Cayota Zappettini, ricevuto stamani in udienza per la
presentazione delle Lettere Credenziali. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“I valori più alti, radicati nel cuore delle persone” sono
“come l’anima dei popoli”: così, Benedetto XVI ha messo l’accento
sull’importanza di quei valori non negoziabili come vita e famiglia, fondamento
del pieno sviluppo della dignità dell’uomo. Il Papa ha espresso, dunque,
preoccupazione per “alcune tendenze che tentano di limitare il valore
inviolabile della stessa vita umana dal concepimento alla morte naturale”. Si è
poi soffermato sulle minacce che insidiano il matrimonio tra uomo e donna e la
famiglia. La Chiesa, ha ribadito, “promuove la cultura della vita” e “non solo
per motivi strettamente confessionali”. Sono preoccupazioni quelle della
Chiesa, ha aggiunto, condivise da molti anche “per ragioni etiche e razionali”.
Il Pontefice ha così rilevato che
esistono alcuni “mezzi di comunicazione che denigrano o ridicolizzano l’alto
valore del matrimonio e della famiglia”. E così facendo favoriscono “l’egoismo
e il disorientamento, invece della generosità e del sacrificio necessari per
mantenere questa autentica cellula primaria della comunità umana”. Quindi, ha
ribadito che la famiglia va aiutata “ad assolvere i propri compiti
indispensabili”. D’altro canto, ha avvertito che vanno “rispettati i diritti
propri” della famiglia “che non possono essere dissipati in
presenza di altre forme di unione che pretendono di usurparla”.
Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero al problema
della povertà. Il processo della globalizzazione, ha
constatato, ha creato “nuove possibilità, ma anche nuovi rischi, che vanno
affrontati di concerto dalle nazioni”. In particolare, i governi devono
rispettare i diritti umani, “specie di quegli emigranti forzati a lasciare la
propria terra in cerca di una migliore condizione di vita”. In tale contesto,
ha concluso, la Chiesa considera “l’esercizio della carità come una dimensione
essenziale della sua missione”. Per questo, la Chiesa collabora con le diverse
istituzioni pubbliche, “affinché a coloro che cercano un aiuto, non sia mai
negata una mano amica per superare le difficoltà”.
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Il nuovo ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede,
Mario Juan Bosco Cayota Zappettini, è nato nel 1936 a Montevideo.
Sposato, cinque figli, è laureato in filosofia. E’ attualmente vicepresidente
del Partito Democratico Cristiano e direttore del “Centro Francescano di Documentazione
Storica” per l’America Latina. Ha ricoperto l’incarico di Ministro dell’Ordine
Francescano Secolare in Uruguay.
INCONTRO FESTOSO OGGI NELL’AULA PAOLO VI,
IN VATICANO, TRA IL PAPA
E GLI ARCIVESCOVI METROPOLITI CHE IERI HANNO
RICEVUTO IL PALLIO,
ACCOMPAGNATI
DA FAMILIARI, AMICI E RAPPRESENTANTI DELLE LORO DIOCESI
Festoso incontro oggi nell’Aula
Paolo VI in Vaticano tra il Papa e gli arcivescovi metropoliti cui ieri ha
imposto il Pallio durante
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Gioia e affetto sono i due
sentimenti che hanno caratterizzato l’incontro nell’Aula Paolo VI. Tra gli
arcivescovi che ieri hanno ricevuto il Pallio figurano anche due porporati: il
cardinale Crescenzio Sepe, nuovo arcivescovo di
Napoli, e il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas. Dei 27 metropoliti 11
provengono dalle Americhe, 8 dall’Europa, 5 dall’Africa, 3 dall’Asia:
“La diversa loro provenienza manifesta l’indole cattolica della
Chiesa: da ogni parte della terra i fedeli delle diverse Chiese particolari si
sentono uniti alla Sede di Pietro con un singolare vincolo di comunione, che è
ben espresso anche dall’insegna liturgica del Pallio rivestito dai loro
Metropoliti”.
Il Papa approfondisce il
significato del Pallio: una stola fatta con la lana di agnello, “simbolo di
Gesù, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e Buon Pastore” che
vigila sul suo amato gregge. Il Signore - ha detto il Papa - continua “a
prendersi cura del suo popolo, non lasciando mancare ad esso pastori e guide
sicure”:
“Non possiamo non prendere
consapevolezza che ciascuno di noi, secondo la propria vocazione, è chiamato a
lavorare solertemente nella sua vigna, per essere tutti membra vive del suo
Corpo mistico che è
Il
Papa, infine, invoca l’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, perché aiuti
i pastori “ad essere sempre fedeli” alla loro missione.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Papa stamani ha ricevuto in successive udienze anche il
sig. Woon Walter, ambasciatore di Singapore, in
visita di congedo, il sig. Grygorii Fokovych Khoruzhyi, ambasciatore
di Ucraina, in visita di congedo, e l’arcivescovo Leopoldo Girelli, nunzio
apostolico in Indonesia, con i familiari. Nel pomeriggio il Papa riceverà il
cardinale William Joseph Levada,
prefetto della Congregazione per
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ootacamund
(India) il rev. Arulappan Amalraj,
già Rettore del "Good Shepherd
Seminary" di Coimbatore. Il rev. Arulappan Amalraj, è nato il 4 dicembre 1953, nel Distretto di Nilgiris, nello Stato di Tamil
Nadu, diocesi di Ootacamund.
È stato ordinato sacerdote il 26 dicembre
IL PAPA DECIDE L’APERTURA DELL’ARCHIVIO SEGRETO
VATICANO, A PARTIRE
DA SETTEMBRE,
PER I DOCUMENTI RELATIVI AL PONTIFICATO DI PIO XI
Benedetto XVI ha deciso che dal prossimo 18 settembre, con
la ripresa dell’attività dell’Archivio Segreto Vaticano e degli altri Archivi
della Santa Sede dopo le ferie estive, sia resa accessibile ai ricercatori
tutta la documentazione relativa al Pontificato di Pio XI, cioè dal 6 febbraio
1922 al 10 febbraio 1939. “Tale apertura” – rileva un comunicato dell’Archivio
- era stata “già auspicata da Giovanni Paolo II” e “rende disponibili alla
ricerca storica, entro i limiti dei regolamenti, tutte le fonti documentarie
fino a febbraio 1939 conservate nelle diverse serie degli Archivi della Santa
Sede e principalmente nell’Archivio Segreto Vaticano e nell’Archivio della
Seconda Sezione della Segreteria di Stato (già Congregazione degli Affari
Ecclesiastici Straordinari). La consultazione dei Fondi dell’Archivio della
Seconda Sezione della Segreteria di Stato – conclude il comunicato - avverrà
presso l’Archivio Segreto Vaticano”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "Il martirio dei
Santi Pietro e Paolo atto di nascita della Chiesa di Roma":
Benedetto XVI presiede, nella Basilica Vaticana, la solenne Concelebrazione
Eucaristica per la benedizione e l'imposizione dei palli.
Servizio vaticano - Il discorso del Papa al nuovo
ambasciatore dell'Uruguay.
Servizio estero - Stati Uniti: la Corte Suprema
stabilisce l'illegittimità dei tribunali militari speciali istituiti per i
detenuti di Guantanamo.
Servizio culturale - Un articolo di Andrea Riccardi sui 145 anni de "L'Osservatore Romano".
Servizio italiano - In primo piano un articolo dal
titolo "Un altro tragico rifiuto della vita nascente": una donna ha
partorito una bambina a Scorzè, nel Veneziano, e poi
l'ha gettata in un cassonetto.
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30 giugno 2006
IL COMMERCIO
ILLECITO DELLE ARMI LEGGERE E’ UNA MINACCIA ALLA PACE
E ALLO
SVILUPPO DEI POPOLI: COSI’, MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU,
INTERVENUTO
AL PALAZZO DI VETRO SUL PROGRAMMA D’AZIONE PER SRADICARE
IL TRAFFICO
ILLEGALE DI ARMI LEGGERE
-
Intervista con Riccardo Troisi -
“Il
commercio illecito delle armi leggere è una minaccia alla pace, allo sviluppo e
alla sicurezza”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore,
Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU intervenuto, in questi
giorni, a New York alla 60.ma
assemblea generale delle Nazioni Unite sull’esame dei progressi circa
l’attuazione del programma di azione per sradicare il commercio illegale di
armi leggere. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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La
Santa Sede richiede uno sforzo comune “non solo per combattere il traffico
illecito di armi, ma anche quelle attività ad esso
collegate come il terrorismo e il crimine organizzato”. Lo ha affermato
l’arcivescovo Celestino Migliore al Palazzo di Vetro, aggiungendo che le armi
“non possono essere trattate come beni commerciali qualsiasi”. E questo, ha
avvertito, in ragione del fatto che esiste una stretta connessione “tra armi e
violenza”, “armi e distruzione”. Il presule ha espresso sostegno al Programma
di azione per sradicare tale piaga e alla Dichiarazione di Ginevra sulla
violenza armata e lo sviluppo, adottata il 7 giugno scorso con l’impegno di 42
Paesi a promuovere maggiori controlli sul commercio degli armamenti.
Mons. Migliore ha poi aggiunto che la comunità internazionale
deve cogliere l’opportunità per “riconoscere le connessioni tra disarmo,
sviluppo e questioni umanitarie”. Di qui, l’invito ai governi ad impegnarsi in
programmi e strategie che “riducano la domanda di armi”. Questo commercio,
infatti, “ha un impatto scandaloso sulle società più deboli e soprattutto sui
bambini”. Mons. Migliore si è soffermato proprio
sull’infanzia, prima vittima dei conflitti. “La Santa Sede – ha dichiarato – ha
a cuore la condizione dei bambini afflitti dalle guerre” e ritiene fondamentale
la reintegrazione nella società dei bambini soldato e la loro riunificazione
con le famiglie.
“Sarebbe utile – ha proseguito – prendere in
considerazione” il varo “di uno strumento legale vincolante sul traffico delle
armi leggere”, un trattato “basato sui principi rilevanti della legge
internazionale, quali i diritti umani e il diritto umanitario”. In tale
contesto, ha concluso, la Santa Sede appoggia la proposta del governo
britannico sui trasferimenti delle armi convenzionali.
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In questi giorni, a Roma,
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R. – Oggi il traffico di armi ha un valore, solo riguardo
alle armi leggere, di 4 miliardi di dollari all’anno.
Purtroppo le armi leggere sono le vere armi di distruzione di massa, perché sono
quelle che producono più vittime in giro per il mondo. Ci sono almeno mille
vittime ogni giorno: si tratta, quindi, di una epidemia!
A sottolineare che oggi 640 milioni di armi non controllate, spesso presenti in
Paesi che non hanno alcun tipo di legislazione, favoriscono questa carneficina.
Per questo chiediamo che si arrivi ad un Trattato che stabilisca alcuni
principi fondanti: uno di questi è che non si possano spostare armi in Paesi
che violano i diritti umani, che sono in conflitto o che sono talmente poveri
che non sono, quindi, in grado di sostenere spese per armi, che alimentano poi
un circolo vizioso della povertà stessa. Il Rapporto ci dice, ad esempio, che
sui 32 Paesi più poveri, 22 sono in perenne conflitto da dieci anni. Questo è
un segnale di un legame inscindibile tra le armi e la povertà. Purtroppo gli
Stati Uniti,
D. – E’ anche l’Italia che arma il mondo?
R. – L’Italia è il secondo esportatore al mondo di armi
leggere e il quarto produttore. Di conseguenza l’Italia ha una responsabilità
fondamentale proprio sul tema delle armi leggere e la nostra normativa è molto
lacunosa e permette oggi di far arrivare armi, ad esempio, in Colombia e in
Congo o in altre zone sicuramente inaccettabili dal punto di vista del rischio
di conflitti e di violazione dei diritti umani. Ma purtroppo le nostre armi
vengono anche triangolate a causa dei intermediazioni,
che non sono regolate nel nostro sistema giuridico e, dunque, ci ritroviamo
armi del nostro Paese anche in conflitti come quello iracheno o quello afghano.
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AL VIA DOMANI A VALENCIA ALLE GIORNATE DEL V INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE. IN UN CLIMA FESTOSO IN
CENTINAIA SI STANNO PREPARANDO ALL’INCONTRO CON IL PAPA CHE ARRIVERÀ IN SPAGNA
L’8 LUGLIO
Domani a Valencia si apre il V Incontro Mondiale delle
Famiglie. Benedetto XVI arriverà in Spagna l’8 luglio e sarà presente alla
veglia che vedrà protagoniste le famiglie con le loro testimonianze. Il giorno
dopo presiederà la celebrazione della Messa a conclusione dell’evento. Ma quale
clima si respira in queste ore a Valencia? Tiziana Campisi
lo ha chiesto a Jaume Castro, responsabile della
Comunità di Sant’Egidio in Spagna:
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R. – Qui a Valencia si respira un clima di gioia e di
attesa. Sono già arrivate tante famiglie, si vedono anche tanti gruppi e si
cominciano ad organizzare gli incontri. In questo senso anche la Comunità di Sant’Egidio, qui presente, si prepara per accogliere chi
vuole unirsi alla nostra preghiera della sera, alle 20.30, nella Chiesa de Los Santos Juanes.
D. – Che cosa ci si aspetta da questo V Incontro Mondiale
delle Famiglie?
R. – Certamente sarà un momento per mettere al centro
della vita le famiglie, che rappresentano il cuore della trasmissione della
fede. Sarà dunque un momento di grande importanza per tutti,
un motivo, anche, per ritrovarsi con tante famiglie provenienti dalla
Spagna e da tutto il mondo.
D. – Come si sta preparando la Spagna a questo incontro?
R. – La Spagna si sta preparando con grande entusiasmo,
sono tanti i preparativi, anche perché si aspetta un numero notevole di
presenze da tutte le diocesi. Si attendono più di un milione di persone.
D. – Lei ha conosciuto delle famiglie che prenderanno
parte all’Incontro Mondiale?
R. – Certamente. In loro è percepibile la voglia di
compiere un grande pellegrinaggio, di incontrare il Papa per trovarsi accanto
ad altre famiglie, provenienti da altre parti del mondo, con la stessa fede e
accanto a colui che è il padre di noi tutti, il Santo
Padre.
D. – Secondo lei, quali sono le risposte che le famiglie
attendono da questo incontro?
R. – Ce ne saranno tante. La famiglia è il cuore della
trasmissione della fede. Penso che questo sia uno dei messaggi che emergeranno
da questo incontro, per la Spagna e per tutto il mondo. E penso che questo sia
un messaggio che sta a cuore a tanti, e in particolare
a molti di quelli che si ritroveranno insieme a Benedetto XVI. Altre risposte
giungeranno anche dalle diverse iniziative che stanno precedendo l’incontro. La
Comunità di Sant’Egidio, ad esempio, insieme a molti
vescovi africani, sta preparando un incontro dal titolo “Rifondare la famiglia africana”,
ma anche un altro spazio in cui si parlerà di famiglia e anziani. Sono
argomenti che offriranno parecchi spunti di riflessione.
D. – In particolare quale messaggio può emergere da questo
incontro e che cosa può comunicare?
R. – Comunicherà a tutti una grande
gioia. E’ un momento importante anche per far conoscere al mondo
l’identità della famiglia cristiana; una famiglia viva, che vuole comunicare
l’amore annunciato dal Vangelo. Di questo amore il mondo ha tanto bisogno.
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IL
COMMENTO DI UN MONACO CAMALDOLESE ALL’APPELLO DEL PAPA AI GIOVANI
AD
APPROFITTARE DELL’ESTATE PER UTILI ESPERIENZE SOCIALI E RELIGIOSE
-
Intervista con Umberto Cortoni -
Mercoledì scorso all’udienza generale il Papa ha rivolto
ai giovani l’appello ad approfittare del periodo estivo per utili esperienze
sociali e religiose. E anche quest’anno in tutta Italia non mancano le proposte
da parte di ordini religiosi o associazioni. I monaci dell’eremo di Camaldoli organizzano ad esempio settimane di spiritualità su tematiche bibliche e antropologiche, convinti
che le vacanze siano un tempo prezioso per fermarsi e riflettere. Paolo Ondarza
ne ha parlato con il monaco camaldolese Ubaldo Cortoni:
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R. - L’estate mette in mano ai giovani la loro
responsabilità e la loro libertà. In questo senso il Santo Padre ha richiamato
ognuno alla propria responsabilità di costruire il proprio futuro. Credo che
l’estate liberi da quello che è l’impegno istituzionale durante l’inverno e sia
il momento opportuno per incontrarsi con quelle tematiche, quelle domande che
normalmente noi evadiamo e a cui ci sottraiamo durante
gli impegni.
D. – Chi sono i giovani che vengono da voi e che cosa
cercano?
R. – I giovani che vengono da noi sono di diverse età e
cercano non soltanto una risposta ai problemi della vita ma anche come leggere
esattamente la vita e i problemi che ci sono, cercano cioè di affrontare la
vita senza sottrarsi alle problematiche e senza dare facili risposte alle
problematiche, senza un falso fideismo, anche chiedendo direttamente ciò che
possono dare.
D. – Nella vostra esperienza, qual è il contributo che le
vostre iniziative danno ai giovani che partecipano?
R. – Io credo soprattutto la serenità di porsi rispetto
alla vita con una certezza che è quella di camminare accanto agli altri in un
progetto unico che è quello che li conduce verso il mistero di Cristo, in un
certo modo di conformarsi a Cristo.
D. – Fermarsi, pensare, riflettere e pregare, sono
concetti che sono un po’ fuori moda a volte. Quale appello si può rivolgere ad
un giovane che ancora deve organizzare la propria estate?
R. – Credo che agire non basti nella vita per sentirsi
pienamente all’interno di quello che chiamiamo l’ingranaggio della società. Io
credo che la società può essere costruita da persone che riflettano prima di
agire, che ogni loro movimento, ogni loro parola venga
spesa perché a monte c’è stata una riflessione guidata, una riflessione
accompagnata; riflettere, fermarsi di fronte alla parola di Dio o su tematiche
collaterali alla parola di Dio possono aiutare la persona ad agire poi con
piena coscienza rispetto alla società.
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I FILM
DEI NUOVI REGISTI ARGENTINI ALLA 42.MA MOSTRA
INTERNAZIONALE
DEL
NUOVO CINEMA, IN CORSO A PESARO FINO AL 2 LUGLIO
-
Intervista con Giovanni Spagnoletti -
Si sta per concludere la 42.ma
Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che quest’anno ha dedicato
grande attenzione alla filmografia argentina, con una ricca carrellata di pellicole
di giovani registi. A fianco di questa sezione - che comprende anche numerosi
documentari dedicati alla recente crisi socio-economica dell’Argentina – figura
il 20.mo Evento speciale sul Cinema italiano del
Terzo Millennio. Il servizio di Luca Pellegrini.
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E’ dedicato ad un cinema giovane, pieno di
energie, esuberante e capace di scandagliare criticamente il recente
passato, dalle tinte tragiche, per costruire un presente di riconciliazione e
di comprensione: il Festival di Pesaro propone con intelligenza una bella
retrospettiva sull’Argentina, che sta vivendo proprio in questi anni una vera
rinascita culturale e cinematografica: trenta pellicole dell’ultimo, vivace
quinquennio - autori come Trapero, Burman, Martel, Alonso ed altri meno conosciuti in Europa. Un panorama
quasi unico per avvicinarci alla cinematografia di un Paese col quale sia il Festival sia l’Italia hanno una storica amicizia. Con
motivi anche contingenti che hanno portato a questa scelta, come ci spiega
Giovanni Spagnoletti, Direttore della manifestazione pesarese:
R. - Quest’anno ci sono tutta una serie
di coincidenze. A parte quella calcistica fondamentale - tra l’altro noi
presenteremo due film dedicati a questa figura mitica del calcio che è quella
di Armando Maradona, che è anche un personaggio, che
rappresenta in sé tutte le contraddizioni di questo Paese - c’è un’altra
coincidenza politica fondamentale: sono trascorsi 30 anni dalla dittatura
militare, iniziata nel 1976. Quindi, l’Argentina si sta imponendo anche sugli
schermi più commerciali: non è più solamente un discorso di nicchia, ma più generale.
D. - Che cosa trova di
interessante oggi nel cinema argentino?
R. – La cinematografia argentina è
cominciata a rinascere dal 1995, la data in cui è iniziata una nuova legge sul
cinema, che ha coinciso con l’esplodere dei talenti di questa nazione. C’è,
quindi, una fortunata coincidenza di tipo produttivo e di tipo autoriale. L’Argentina è un Paese che si è affermato in
tutti i grandi festival internazionali da quattro, cinque anni a questa parte.
Noi abbiamo cercato di fare un discorso che approfondisse a andasse nella
direzione che vede tutto un contesto generale culturale straordinario
affermarsi a Buenos Aires e in tutta l’Argentina.
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30 giugno 2006
“Una grave trasgressione etica”. Così i vescovi
francesi definiscono
la recente
approvazione da parte del Parlamento europeo
della ricerca sulle cellule staminali embrionali
PARIGI. = La Conferenza episcopale francese, in un
comunicato diffuso ieri, definisce “una grave trasgressione etica” la recente
approvazione del Parlamento europeo della ricerca sulle cellule staminali
embrionali. “L’embrione – affermano i presuli, secondo quanto riporta l’agenzia
SIR – non può essere considerato materiale da laboratorio. Esso è già un essere
umano e non un oggetto a disposizione dell’uomo”. La decisione dell’Europarlamento
– si legge nella nota -, “allarma anche perché questo tipo di ricerca è vietato
in diversi Paesi membri dell’Unione Europea”. E dal momento che
“l’utilizzazione e la distruzione degli embrioni umani è un tema che tocca
l’inviolabilità della vita e della dignità umana e che riguarda le convinzioni
più profonde di numerosi cittadini europei, l’Unione Europea
– sottolineano ancora i vescovi – ha il
dovere morale di astenersi dal promuovere, tramite finanziamenti, questo genere
di ricerca”. Per la Conferenza episcopale francese, la Chiesa, con il suo
rifiuto, “non vuole essere un ostacolo alla ricerca”. La scienza può progredire
rispettando pienamente la dignità umana, conclude la nota, sottolineando la
necessità di incoraggiare altri modelli di ricerca che non presentino
particolari implicazioni etiche. (E. B.)
I VESCOVI
ungheresi e slovacchi hanno firmato
una
LETTERA DI PERDONO E RICONCILIAZIONE RECIPROCA
PER GUARIRE “LE FERITE DEL PASSATO”
ESZTERGOM. = Nell’ambito dell’anno nazionale di preghiera per la
riconciliazione, indetto dalla Conferenza episcopale ungherese (CEU), ieri i
vescovi della Conferenza episcopale slovacca e di quella ungherese hanno concelebrato una liturgia di riconciliazione nella basilica
di Esztergom, in Ungheria. Durante la celebrazione –
afferma l’agenzia SIR - sono state lette le lettere sulla riconciliazione tra
le due conferenze episcopali, firmate dai rispettivi presidenti. Per la storica
occasione, Benedetto XVI ha inviato la sua benedizione apostolica, esprimendo
“apprezzamento per l’importante incontro”, e auspicando “che esso susciti
rinnovato impegno nella promozione dei valori cristiani per il bene delle rispettive
comunità”. Nella sua lettera il
cardinale Péter Erdö, arcivescovo
di Esztergom-Budapest, ricorda “la storia di più di
mille anni” che collega i due popoli, ricca di risultati positivi, ma spesso
fatta anche di sofferenze comuni, non priva di “controversie ed ingiurie, che
hanno lasciato ferite nelle anime”. I vescovi ungheresi hanno chiesto “misericordia
e perdono di Dio per tutte le azioni compiute in questa regione contro
qualsiasi persona a causa della sua appartenenza etnica, nazionale o culturale”.
Allo stesso tempo, hanno sottolineato l’importanza dell’amore indulgente che anche
il popolo ungherese deve sentire per le ingiurie subite in alcuni periodi del
passato. Dal canto loro, i vescovi slovacchi hanno risposto: “Perdoniamo e chiediamo
perdono”. Durante l’omelia mons. František Tondra, presidente della Conferenza episcopale slovacca, ha
affermato: “Vogliamo dimenticare ciò che è stato negativo nella nostra
convivenza del passato. Di tutto quello invece che era positivo, vogliamo
usufruire nel campo della vita spirituale e della cultura, per l’arricchimento
vicendevole degli uni e degli altri”. Perciò - ha concluso – “aiutiamoci gli
uni gli altri”. (E. B.)
E’ morto in cina mons. Guo
Wenzhi, vescovo emerito della diocesi di Qiqihar. Era molto amato e rispettato
da fedeli e sacerdoti
Qiqihar. = Dopo una lunga malattia si è spento
ieri in Cina, mons. Guo Wenzhi,
vescovo emerito della diocesi di Qiqihar. Era una
figura molto amata dai fedeli e molto rispettata all’interno della Chiesa del
Paese asiatico. Non si conosce per il momento la data dei funerali, tuttavia,
afferma l’agenzia Asia News, la Chiesa di Qiqihar,
guidata da mons. Wei Jingyi,
ha chiesto a tutti i sacerdoti di celebrare Messe in suffragio dell’anima del defunto.
Il presule aveva 88 anni ma secondo il conteggio
cinese è morto all’età di 89 anni: questo perché nella cultura cinese l’età di
una persona inizia dal momento del concepimento. Nato da una famiglia cattolica
nella città di Qiqihar, capitale della provincia orientale
dell’Heilongjiang, mons. Guo
Wenzhi è stato ordinato sacerdote nel 1948 e consacrato
vescovo nel 1989. Il suo zelante lavoro di evangelizzazione ha rivitalizzato la Chiesa di Qiqihar:
grazie ai suoi sforzi nella diocesi sono nate infatti
diverse organizzazioni ed istituzioni cattoliche. Mons.
Guo Wenzhi ha ordinato il suo
successore, mons. Wei Jinyi,
è ha inoltre educato e guidato verso l’ordinazione diversi sacerdoti del luogo.
(E. B.)
al via, in calabria, le celebrazioni per il v centenario
della morte di
san francesco da paola,
fondatore dei minimi e patrono della regione e dei marittimi
COSENZA. = Si aprono oggi a Paola le commemorazioni del V
Centenario della morte di San Francesco da Paola (2 aprile 1507-2007) . Fitto il calendario delle iniziative, per le quali il
ministero italiano per i Beni e le Attività Culturali ha istituito un Comitato
nazionale: l’idea guida è quella del viaggio e prevede itinerari storici,
religiosi e culturali. Come riporta il quotidiano Avvenire, il primo appuntamento
prevede la preghiera dei Vespri guidata dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano,
Salvatore Nunnari. Seguirà la presentazione di un
testo sulla vita, la personalità e le opere del santo curato dal superiore generale
dell’Ordine dei Minimi, padre Giuseppe Fiorini Morosini. A conclusione della giornata è in programma una
veglia in ricordo dell’approvazione della Regola risalente a cinque secoli fa.
Le celebrazioni culmineranno domani, con la processione perpetua di alcuni giovani
dell’Ordine e con l’incontro sulla figura di San Francesco da Paola, a cui, fra gli altri, parteciperà anche mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina.
A seguire, nel piazzale antistante la Basilica, si terrà il musical “E sulle
onde del viaggio”, di Michele Paulicelli per la regia
di Miriam Pesturino, che ha come obiettivo quello di
rivisitare in chiave popolare gli episodi riguardanti la vita del Santo.
Domenica, nella nuova Basilica di Paola, il nunzio apostolico in Italia, Paolo
Romeo, presiederà l’Eucaristia assieme ad altri vescovi calabresi e alla comunità
dei Minimi. Alla celebrazione prenderà parte anche una delegazione guidata da
don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli addetti alla
navigazione marittima ed aerea della fondazione Migrantes.
Per l’occasione, l’ammiraglio Raimondo Martino, del Comando generale delle
capitanerie di porto, ha annunciato la sosta nelle acque paolane
di unità navali per onorare il Santo calabrese, patrono della gente di mare. In
questo senso il messaggio contenuto nel logo scelto per le celebrazioni si ispira
proprio all’ ‘anima marina’
del Santo, richiamando il celebre episodio del suo passaggio dello Stretto di
Messina sul mantello. Francesco Martolilla nasce
nella cittadina calabrese il 27 marzo 1416 da una famiglia di contadini. Aspira
alla vita eremitica, tuttavia, con lo spirito del religioso, entra nel vivo dei
problemi politici dell’epoca. La sua fama di grande taumaturgo giunge presto
fino alle corti di Napoli e di Francia, Paese dove il santo si recò per dare
consigli ai sovrani nel momento in cui si stava definendo una nuova Europa. Si
spense a Tours, in Francia, il 2 aprile 1507. Fu proclamato
Santo nel 1519. (E. B.)
in costa d’avorio i vescovi annunciano il lancio di
una radio nazionale
e di un
quotidiano al servizio della comunità cattolica
ABIDJAN. = La Costa d’Avorio avrà presto un nuovo
quotidiano cattolico ed una radio nazionale. Lo ha annunciato, in questi giorni,
la Conferenza episcopale del Paese africano specificando che il nuovo
quotidiano si chiamerà “La Nouvelle” e la radio “La voix de l’Evangile”. Al termine
della loro plenaria i presuli hanno anche annunciato ai vescovi dei seminari
maggiori a Gagnola e ad Anyama la richiesta di
pagamento delle rette dei loro seminaristi. Si tratta di 43 mila euro da pagare
entro il prossimo 15 settembre, pena il mancato rientro di diversi seminaristi
nei due seminari maggiori. (E. B.–A.
M.)
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30 giugno 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Proseguono i raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza
per liberare il militare rapito domenica scorsa: nella
notte, è rimasto ucciso un presunto militante palestinese della Jiahd. Il premier israeliano Olmert
ha precisato, intanto, che lo Stato ebraico non pagherà alcun riscatto per
ottenere il rilascio del soldato. Il nostro servizio:
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L’operazione militare israeliana, denominata “Pioggia
d’estate”, continua a colpire i Territori palestinesi: un presunto miliziano
della Jihad islamica è morto in seguito ad un raid
aereo israeliano, condotto nella notte, nel sud della Striscia di Gaza. Sempre
nella notte, diversi missili hanno centrato, senza fortunatamente provocare
vittime, gli uffici del ministero dell’Interno. L’azione è stata compiuta poche
ore dopo l’incursione che ha portato, ieri, all’arresto di 64 esponenti di
Hamas, tra ministri, deputati e funzionari. Commentando questi arresti, il primo ministro palestinese, Ismail
Haniyeh, ha detto, stamani, che il suo governo non cadrà
e non cambierà posizione. Il premier ha anche aggiunto che non ci sarà alcun
referendum sullo Stato palestinese. In questo difficile contesto, si
aprono comunque spiragli per la liberazione del caporale dello Stato ebraico
rapito domenica scorsa: il presidente egiziano Hosni Mubarak, ha dichiarato, infatti, che Hamas ha dato la sua
“approvazione condizionata” alla liberazione del soldato. Il capo di Stato
egiziano non ha però chiarito quali siano le
condizioni poste dal gruppo radicale palestinese. Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha poi affermato che
lo Stato ebraico non intende pagare alcun riscatto. Intanto, a Gaza, la vita è
ogni giorno più difficile: spesso mancano l’acqua e la corrente elettrica. La
mancanza d’acqua minaccia, in particolare, la salute della popolazione
palestinese, soprattutto dei bambini e degli anziani. Il Commissario europeo
agli Aiuti umanitari e allo Sviluppo ha lanciato, infine, un accorato appello
esortando organizzazioni non governative, agenzie dell’ONU e la Croce Rossa ad
evitare che Gaza sia colpita da una crisi umanitaria.
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Entro il 5 luglio l’Iran deve dare una risposta “chiara e
concreta” alla proposta dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU e della Germania che prevede un pacchetto di
incentivi in cambio della rinuncia al programma di arricchimento dell’'uranio.
E’ quanto hanno ribadito a Mosca i ministri degli Esteri del G8, nella riunione
preparatoria del vertice in programma dal 14 al 16 luglio a San Pietroburgo. I ministri hanno anche chiesto all’Autorità
nazionale palestinese e al governo israeliano di evitare “misure unilaterali
che potrebbero pregiudicare lo status finale dei Territori”.
Il capo di Al Qaeda,
Osama Bin Laden, è tornato a farsi sentire: in un nuovo messaggio
diffuso ieri su un sito islamico, il capo dell’organizzazione terroristica
definisce “un martire” il terrorista Al Zarqawi,
ucciso lo scorso 7 giugno, ed esorta a combattere ovunque, dall’Iraq alla
Somalia, le forze americane e i loro alleati. Fonti dell’intelligence americana hanno
riferito che si sta verificando l’autenticità del nastro. In Iraq, intanto, il governo iracheno ha imposto 5 giorni
di coprifuoco a Baghdad. Ma nel Paese continuano le violenze: a nord della
capitale, sono stati rapiti almeno 60 dipendenti della più grande raffineria petrolifera dello Stato arabo. Sempre
a nord est di Baghdad sono state attaccate e incendiate una moschea sciita e
una caserma della polizia.
“Non metterò in pericolo la vita degli americani mettendo
in strada degli assassini”. E' il commento del presidente americano Bush al verdetto della Corte Suprema sulla incostituzionalità
dei tribunali militari di Guantanamo. Bush ha aggiunto di voler trovare una soluzione alla
bocciatura della Corte e ottenere il nulla osta del Congresso per non smantellare
Guantanamo. Ma quali conseguenze può avere la
decisione della Corte Suprema? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici
all’Università di Trieste:
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R. – Credo che fosse naturale che in un Paese come gli
Stati Uniti dove la democrazia prevale, accadesse questo. Era ora; fin troppo
tardi arriva questa decisione. Finalmente, però, ristabilisce il principio che
non può esistere nessuna zona al mondo dove il diritto viene
eliminato.
D. – Nei rapporti fra Stati Uniti e comunità
internazionale, a questo punto, come cambia la situazione?
R. – Vi erano già state delle prese di distanza di alcuni
Paesi europei e anche di altri Stati della comunità internazionale. Il
problema, adesso, è riuscire a chiudere Guantanamo il
più rapidamente possibile e ricucire così il rapporto internazionale che si era veramente logorato, soprattutto tra Europa e Stati
Uniti, su questo punto.
D. – Lei pensa che, nonostante la chiusura di Guantanamo, rimarrà comunque in territorio cubano una base
americana o ci sarà un ritiro totale?
R. – No, credo che la base rimarrà come vi è stata per
decenni, ma questo fa parte di una strategia militare che ha una sua logica.
Non aveva invece assolutamente logica e giustificazione la terribile situazione
del carcere per i presunti terroristi.
D. – La decisione della Corte Suprema a questo punto
innesca, proprio a livello internazionale, un dibattito importante sulla difesa
dei diritti umani, delle prerogative fondamentali della persona. Come potrà
evolversi questo dibattito?
R. – E’ dai tempi della Convenzione di Ginevra che
giustamente si cerca di difendere i diritti di coloro che vengono
coinvolti nei conflitti e che non sono militari in armi. Questa è l’occasione per
ribadire tutti i concetti che già da tempo sono stati indicati, ma che spesso venivano trascurati, dimenticati o addirittura cancellati.
E’ una buona occasione per riportare tutto questo all’attenzione del mondo e,
se possibile, per rafforzarlo.
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I soldati americani
morti in Iraq e in Afghanistan sono più di 2.833 e superano, quindi, il numero
delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001 contro New
York e Washington, senza contare i 19 kamikaze. Il dato è stato reso noto dal
Pentagono. Il ministero della Difesa statunitense ha anche precisato che i
militari morti in Iraq sono stati almeno 2527. In Afghanistan e sugli altri
fronti della guerra al terrorismo, le vittime sono state almeno 308.
In Kuwait l’alleanza dei partiti dell’opposizione, che
comprende islamici sunniti, liberali e nazionalisti, ha vinto le elezioni
legislative di ieri, conquistando 33 seggi su 50. Per la prima volta nella
storia dell’Emirato, le donne erano ammesse sia come elettrici sia come
candidate. Ha partecipato al voto circa il 35 per cento delle oltre 223 mila
donne aventi diritto. Nessuna donna è stata eletta.
Il test di lancio del missile balistico a
lunga gittata che il regime della Corea del Nord starebbe preparando è
“inaccettabile”. Lo ha ribadito il presidente americano George
Bush nella conferenza stampa congiunta, alla Casa
Bianca, con il primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi. Intanto, tornano a riemergere gli attriti tra
Tokio e Seul per un’annosa contesa territoriale.
Il premier
spagnolo, Josè Luis Rodriguez Zapatero, ha annunciato
ieri l’avvio del dialogo con l’ETA, l’organizzazione terroristica che chiede
l’indipendenza dei Paesi Baschi. “Tali contatti – ha precisato il primo ministro
- avverranno rispettando il principio che le questioni politiche si trattano
solo con i rappresentanti eletti democraticamente”. L’iniziativa di Zapatero è stata accolta positivamente sia dal partito
basco Batasuna, che ha parlato di “presa di posizione
di grande importanza”, sia dall’esecutivo regionale basco, convinto che adesso
si possa “trovare una pace durevole, universale e
irreversibile”. Il Partito Popolare si è detto invece contrario a qualunque
trattativa con l’ETA. L’organizzazione terroristica basca ha dichiarato, lo
scorso 24 marzo, il “cessate il fuoco permanente”.
Il premier olandese, il democristiano Jan Peter Balkenende,
ha presentato formalmente le sue dimissioni alla regina Beatrice. Il governo
ieri ha perso la maggioranza parlamentare dopo che un partito della coalizione
si era ritirato dall’esecutivo per le mancate dimissioni di Rita Verdonk, ministro dell’Immigrazione. A scatenare la crisi
era stato il caso dell’ex deputata di origine somala, Ayaan Hirsi Ali, alla quale la signora
Verdonk aveva ritirato la cittadinanza.
In Belgio, la procura di Liegi ha chiesto l’incriminazione
per il 38.enne d’origine marocchina, Abdellah Ait Oud,
pregiudicato per atti di pedofilia e principale sospettato per l’uccisione, lo
scorso 10 giugno, delle due sorelline belghe Stacy Lemmens (7 anni) e Nathalie Mahy (10 anni), i cui corpi senza vita sono stati rinvenuti
mercoledì scorso a Liegi.
Nell’ Irlanda del Nord, i partiti della maggioranza di
governo avranno tempo solo fino al 24 novembre per ripristinare le attività
parlamentari. A ribadirlo ieri, a Belfast, il premier
britannico Tony Blair e quello irlandese Bertie Ahern.
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