RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 180 - Testo
della trasmissione di giovedì 29 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
Papa festeggia oggi i 55 anni di sacerdozio
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Restituita ai cattolici una Chiesa di San Pietroburgo confiscata dai comunisti negli anni Trenta
Elezioni parlamentari oggi in Kuwait: per la prima
volta partecipano anche le donne
29 giugno 2006
LA CHIESA SOFFRE ANCHE OGGI,
SQUASSATA DALLA VENTO DELLE IDEOLOGIE,
MA PROPRIO NELLA
CHIESA SOFFERENTE, CRISTO E’ VITTORIOSO:
COSI’, IL PAPA NELLA MESSA NELLA BASILICA VATICANA PER L’ODIERNA SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO. IMPOSTO IL
SACRO PALLIO
A 27 NUOVI ARCIVESCOVI METROPOLITI.
ALL’ANGELUS, IL PONTEFICE LANCIA UN ACCORATO APPELLO PER LA
PACE IN TERRA SANTA. PRESENTE ALLE CELEBRAZIONI PER I SANTI PATRONI DI ROMA
UNA DELEGAZIONE DEL
PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI,
RICEVUTA IN UDIENZA DAL PAPA, IN TARDA MATTINATA
Nel Ministero di Pietro si rivela la
debolezza dell’uomo, ma insieme anche la forza di Dio: è uno dei passaggi
chiave dell’omelia tenuta da Benedetto XVI nella Messa per la Solennità dei
Santi Apostoli Pietro e Paolo, presieduta stamani dal Pontefice nella Basilica
Vaticana. Durante la cerimonia, il Papa ha benedetto e imposto il Sacro Pallio
a 27 nuovi arcivescovi metropoliti. La Messa ha avuto anche un importante
significato ecumenico: era presente, infatti, una delegazione del Patriarcato
di Costantinopoli, che è stata poi ricevuta dal Pontefice, in tarda mattinata.
All’Angelus, Benedetto XVI ha ribadito che Pietro e i suoi Successori svolgono
un ministero a servizio dell’unità del Popolo di Dio. In questo giorno di festa
per tutta la Chiesa e la città di Roma in particolare, Benedetto XVI ha anche
rivolto un accorato appello per la pace in Terra Santa, ancora una volta scossa
dalle violenze. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Non lasciare mai che la “fede diventi muta, rinfrancarla
sempre di nuovo”, “anche di fronte alla croce e a tutte le contraddizioni del
mondo”: Benedetto XVI tratteggia così lo straordinario “compito di Pietro” e
sottolinea come il Signore preghi non “soltanto per la fede personale di
Pietro, ma per la sua fede come servizio agli altri”. Nel giorno in cui la Chiesa
fa memoria dei Principi degli Apostoli, il Papa si sofferma su tre situazioni
diverse in cui, raccontano i Vangeli, il Signore trasmette a Pietro il compito
che gli sarà proprio. Ricorda così come nel Vangelo di San Matteo,
Pietro “rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio
di Dio”. Il momento della promessa “segna una svolta decisiva nel cammino di
Gesù”. Il Signore s’incammina verso Gerusalemme, è “il cammino della croce”. E
Pietro è “testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che
deve manifestarsi”. Una riflessione accompagnata da parole forti su come la
barca di Pietro si presenti all’alba del Terzo Millennio:
“La Chiesa – ed in essa
Cristo – soffre anche oggi. In essa Cristo viene
sempre di nuovo schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo
fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è squassata dal
vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa
e sembrano condannarla all'affondamento. E tuttavia, proprio nella Chiesa
sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede
in Lui riprende forza sempre di nuovo”.
Anche oggi, prosegue il Pontefice, nell’omelia, il Signore “resta nella
sua barca, nella navicella della Chiesa. Così anche nel ministero di Pietro si
rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme
anche la forza di Dio”. E aggiunge: “Proprio nella debolezza degli uomini il
Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante
uomini deboli, la sua Chiesa”. Il Papa rivolge dunque il pensiero al Vangelo di San
Luca laddove racconta che durante
l’Ultima Cena, Gesù conferisce nuovamente un compito speciale a Pietro.
Sottolinea dunque come “nell’istituzione dell’Eucaristia” possiamo vedere “il
vero e proprio atto fondativo della Chiesa”. Gesù, rileva
il Papa, “subito dopo l’istituzione del Sacramento” spiega cosa vuol dire
essere discepoli: “E’ un impegno di servizio”. Cristo si rivolge a Pietro
dicendo che “Satana ha chiesto di poter vagliare i discepoli come il grano”. Un
riferimento che evoca il Libro di Giobbe in cui “Satana chiede a Dio la facoltà di colpire Giobbe”, perché
vuole dimostrare che nell’uomo “non esiste una vera religiosità”. Anche a noi,
constata Benedetto XVI, “tante volte sembra che Dio lasci a Satana troppa
libertà; che gli conceda la facoltà di scuoterci in modo troppo terribile; e
che questo superi le nostre forze e ci opprima troppo”.
Ma, aggiunge c’è un limite che il male non può valicare:
“La preghiera di Gesù è il limite posto al potere
del maligno. Il pregare di Gesù è la protezione della Chiesa. Possiamo
rifugiarci sotto questa protezione, aggrapparci ad essa
e di essa essere sicuri. Ma – come ci dice il Vangelo – Gesù prega in modo
particolare per Pietro: ‘… perché non venga meno la
tua fede’. Questa preghiera di Gesù è insieme promessa
e compito”.
E’ la preghiera di Gesù a tutelare la fede, ribadisce il
Papa. E ciò nonostante che Pietro cada “e con lui la Chiesa di tutti i tempi”.
Pietro, aggiunge, impara che “la propria forza da sola non è sufficiente per
edificare e guidare la Chiesa del Signore. Nessuno ci riesce soltanto da sé.
Per quanto Pietro sembri capace e bravo – già nel primo momento della prova
fallisce”. Ecco allora che dobbiamo sempre guardare a Cristo, il cui sguardo
diventa la salvezza di Pietro:
“Vogliamo sempre di nuovo implorare questo sguardo
salvatore di Gesù: per tutti coloro che, nella Chiesa, portano una
responsabilità; per tutti coloro che soffrono delle confusioni di questo tempo;
per i grandi e per i piccoli: Signore, guardaci sempre di nuovo e così tiraci
su da tutte le nostre cadute e prendici nelle tue mani buone”.
“L'incarico di Pietro – constata il Papa – è
ancorato alla preghiera di Gesù. È questo che gli dà la sicurezza del suo
perseverare attraverso tutte le miserie umane”. Ed evidenzia come il Signore
gli affidi “questo incarico” in connessione con il dono dell’Eucaristia:
“La Chiesa, nel suo intimo, è comunità eucaristica
e così comunione nel Corpo del Signore. Il compito di Pietro e dei Successori è
di presiedere a questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo
come unità anche visibile”.
L’ultimo riferimento al Primato di Pietro, citato dal Pontefice, si
trova nel Vangelo di San Giovanni, quando il Signore risorto affida a Pietro il
suo gregge. Gesù predice a Pietro il suo cammino verso la croce e così proprio
attraverso la Croce vediamo che Cristo vince sempre, giacché “il suo potere non
è un potere secondo le modalità di questo mondo”:
“È il potere del bene – della verità e dell'amore,
che è più forte della morte. Sì, è vera la sua promessa: i poteri della morte,
le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa che Egli ha edificato su
Pietro (cfr Mt 16, 18) e
che Egli, proprio in questo modo, continua ad edificare personalmente”.
Quindi, ha avuto luogo la suggestiva
cerimonia dell’imposizione dei Sacri Palli ai 27 nuovi arcivescovi metropoliti.
Le stole, portate dalla Confessione di San Pietro, sono state benedette dal
Pontefice. Il Pallio, è stato ricordato prima del giuramento, è il segno
dell’autorità di cui il metropolita, in comunione con la Chiesa di Roma, viene investito nella propria circoscrizione. Dunque, i
metropoliti, uno ad uno, si sono recati dal Papa, che ha imposto loro sulle
spalle il sacro Pallio. Tra quanti hanno ricevuto la stola, anche il cardinale Urosa, arcivescovo di Caracas e il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli. Al termine della Messa, il
Pontefice si è recato al sepolcro di San Pietro, dove si è raccolto in preghiera.
All’Angelus il Papa è tornato a riflettere
sul significato della solennità dei Santi Pietro e
Paolo, “colonne e fondamento della città di Dio”. Il loro martirio, ha
sottolineato dinnanzi a una Piazza San Pietro gremita
di fedeli, è “il vero e proprio atto di nascita della Chiesa di Roma”, il loro
sangue “si fuse così quasi in un’unica testimonianza a Cristo”. Per questo, ha
ribadito, “il vescovo di Roma, Successore dell’apostolo Pietro, svolge un peculiare
ministero a servizio dell’unità dottrinale e pastorale del Popolo di Dio sparso
in tutto il mondo”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha levato un accorato
appello per la pace in Terra Santa, scossa dalle violenze:
“Prego perché ogni persona
rapita sia prontamente restituita ai suoi cari. Faccio appello ai Responsabili
israeliani e palestinesi affinché, con il generoso contributo della comunità
internazionale, ricerchino responsabilmente quel regolamento negoziato del
conflitto che solo può assicurare la pace a cui aspirano
i loro popoli”.
Infine, il Pontefice ha voluto rivolgere un
saluto affettuoso a tutti i romani, nel giorno della festa dei Santi Patroni
della città:
“Un saluto speciale
rivolgo alla città di Roma e a quanti vi abitano: i Santi Patroni Pietro e
Paolo ottengano all’intera comunità diocesana e cittadina di custodire e
valorizzare la ricchezza dei suoi tesori di fede, di storia e di arte. Buona
festa a tutti!”
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E come già accennato alla Messa era presente una
Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli presieduta dal
Metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas.
Benedetto XVI ha rivolto un particolare saluto agli inviati di Bartolomeo I al
termine della sua omelia, esprimendo il desiderio di un cammino che unisca sempre più cattolici e ortodossi nella confessione di
Pietro. Il servizio di Tiziana Campisi.
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Un segno di fraternità che rende manifesto il desiderio e
l’impegno di proseguire sulla via dell’unità piena che Cristo ha invocato per
tutti i suoi discepoli: ha definito con queste parole Benedetto XVI nella sua
omelia la presenza nella Basilica Vaticana della delegazione del Patriarcato
Ecumenico di Costantinopoli. Quindi il Papa ha voluto esprimere anche i propri
sentimenti sulla fede comune che lega cattolici e ortodossi:
“Noi sentiamo di
condividere l'ardente desiderio espresso un giorno dal Patriarca Atenagora e dal Papa Paolo VI: di bere insieme allo stesso
Calice e di mangiare insieme il Pane che è il Signore stesso. Imploriamo
nuovamente, in questa occasione, che tale dono ci sia
concesso presto. E ringraziamo il Signore di trovarci uniti nella confessione
che Pietro a Cesarea di Filippo fece per tutti i discepoli: ‘Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’”.
“Questa confessione vogliamo insieme portare nel mondo di
oggi” ha concluso il Papa invocando il sostegno di Dio e pregando così:
“Ci aiuti il Signore
ad essere, proprio in quest'ora della nostra storia, veri testimoni delle sue
sofferenze e partecipi della gloria che deve manifestarsi”.
Il Santo Padre ha incontrato
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BENEDETTO XVI SALUTA I PELLEGRINI GIUNTI STAMANE
IN SAN PIETRO
DOPO
AVER PERCORSO IN 40 GIORNI
Benedetto XVI, poco prima di celebrare
“Benvenuti qui a San Pietro!” Così li ha salutati
Benedetto XVI, ringraziando i giovani per la loro presenza e per questo
pellegrinaggio, che ha definito “espressione di gioia della fede”. Il Papa ha
ricordato che “tutta la nostra vita cristiana … è pellegrinaggio”.
MESSAGGIO
DEL PAPA PER IL 50° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA OPERAIA DI POZNAN: “IL SANGUE
VERSATO NON E’ STATO VANO”
Il Papa ha inviato ieri un messaggio per le celebrazioni
in Polonia del 50° anniversario della rivolta operaia di Poznan,
prima insurrezione antistalinista in un Paese del blocco sovietico di quel
tempo. Il 28 giugno del 1956, 100.000 operai scesero per le strade della città
chiedendo “pane e libertà”. La rivolta fu repressa nel sangue dal regime: 58
dimostranti furono uccisi, 700 gli arrestati. Alla cerimonia commemorativa, che
si è svolta nel Palazzo del municipio di Poznan,
hanno partecipato i presidenti di Polonia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca
e Repubblica Slovacca. Il messaggio del Papa è stato letto dall'arcivescovo Stanislaw Gadecki, metropolita di
Poznan.
Benedetto XVI ricorda che la protesta pacifica della città
polacca “contro il terrore e la menzogna” del sistema stalinista si trasformò
“spontaneamente” in una insurrezione generale quando
le forze dell’esercito e della polizia iniziarono a sparare contro i dimostranti.
Il Papa afferma che “il sangue versato sulle strade di Poznan
non solo dagli operai, ma anche dalle donne, dagli studenti e dai bambini, non
è stato vano. Anzi è stata la semina della libertà il cui frutto è stato anni
dopo la caduta del sistema stalinista e la piena sovranità della Nazione”. Benedetto
XVI auspica infine che “la memoria degli eroi dell’Insurrezione di Poznan ispiri tutti i polacchi a costruire” la società “sugli
eterni valori cristiani, sulla verità e un’autentica giustizia”.
IL
PAPA FESTEGGIA OGGI I 55 ANNI DI SACERDOZIO
Benedetto XVI festeggia oggi il 55° anniversario di
sacerdozio. Era il 29 giugno del 1951: il 24enne Joseph
Ratzinger riceveva, insieme al fratello Georg, l’ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Frisinga. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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“Era una splendida giornata d’estate, che resta
indimenticabile, come il momento più importante della mia vita”. Così Benedetto
XVI racconta nella sua autobiografia il giorno dell’ordinazione. Il 6 aprile
scorso incontrando i giovani in Piazza San Pietro in preparazione alla Giornata
Mondiale della Gioventù racconta come è arrivato a quella decisione in un tempo
in cui in Germania imperava il regime nazista:
“Ci dicevano a voce
alta: ‘Nella nuova Germania non ci saranno più sacerdoti,
non ci sarà più vita consacrata, non abbiamo più bisogno di questa gente;
cercatevi un’altra professione’. Ma proprio sentendo
queste voci ‘forti’, nel confronto con la brutalità di quel sistema dal volto
disumano, ho capito che c’era invece molto bisogno di sacerdoti. Questo
contrasto, il vedere quella cultura antiumana, mi ha confermato nella
convinzione che il Signore, il Vangelo, la fede ci mostravano la strada giusta
e noi dovevamo impegnarci perché sopravvivesse questa strada”.
Il Papa ricorda che in lui “la vocazione al sacerdozio è
cresciuta quasi naturalmente”
anche se “non sono mancate le difficoltà”:
“ Mi domandavo se
avevo realmente la capacità di vivere per tutta la vita il celibato. Essendo un
uomo di formazione teorica e non pratica, sapevo anche che non basta amare
Benedetto XVI parla ai giovani della vocazione: per
riconoscerla è “importante essere attenti ai gesti del Signore” che ci parla
attraverso gli avvenimenti, le persone, gli incontri. Ma soprattutto occorre
“entrare realmente in amicizia con Gesù, in una relazione personale con Lui”
per capire quanto ci chiede. Ma – afferma – resta pur sempre l’interrogativo: “cosa vuole il Signore da me? “:
“Certo, ciò rimane
sempre una grande avventura, ma la vita può riuscire solo se abbiamo il
coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore non mi lascerà mai solo, che
il Signore mi accompagnerà, mi aiuterà”.
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29 giugno 2006
ucciso in cisgiordania il
colono ebrEo rapito nei giorni scorsi
mentre prosegue A GAZA l’offensiva dell’esercito
israeliano
che ha arrestato 8 ministri e 20 deputati palestinesi
di hamas
-
Intervista con Janiki Cingoli -
Sale la tensione in Medio Oriente. Dopo il ritrovamento
del corpo senza vita del giovane colono ebreo rapito nei giorni scorsi,
l’esercito israeliano ha arrestato 8 ministri e 20 deputati del governo
palestinese di Hamas. La Lega Araba ha convocato una riunione d’urgenza per
discutere della situazione, mentre si intensifica l’offensiva israeliana per la
liberazione del soldato sequestrato domenica. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Se l’offensiva israeliana continuerà uccideremo il
soldato. E’ l’avvertimento dei Comitati palestinesi di resistenza che affermano
di avere in ostaggio il giovane caporale rapito domenica. Lo stesso gruppo ha
rivendicato l’uccisione di un altro ostaggio israeliano. Anche in questo caso
un giovane, rapito nei giorni scorsi per strada mentre faceva l’autostop: in nottata è stato ritrovato in Cisgiordania
senza vita con un colpo di pistola alla nuca. Appresa la notizia è scattato il
rastrellamento dell’esercito israeliano che ha portato all’arresto di 64
esponenti di Hamas, tra ministri, deputati e funzionari. La formazione
estremista ha accusato lo Stato ebraico di voler distruggere il governo
palestinese. Dal canto suo il presidente palestinese Abu
Mazen, ha invocato l’intervento della comunità
internazionale per ristabilire l’ordine. I vertici Israeliani hanno invece
avvertito che non c’è l’intenzione di rioccupare la Striscia di Gaza:
l’obiettivo è sempre e solo quello di riportare a casa il soldato rapito nei
giorni scorsi. Al di la delle reazioni ci sono state
immediate conseguenze sul piano politico. Annullata la riunione preparatoria in
vista di un prossimo vertice fra il premier israeliano, Ehud
Olmert, e Abu Mazen. La Lega araba, su richiesta
del ministro degli Esteri palestinese Mahmoud Zahar, ha convocato inoltre una riunione d’emergenza al
Cairo per discutere della situazione. Sul terreno l’offensiva israeliana,
denominata ‘Pioggia d’Estate’, sta assumendo proporzioni massicce su Gaza. Non
si ha notizia di vittime. Testimoni hanno tuttavia riferito di aver visto
numerosi carri con la stella di Davide penetrare anche nella zona nord della
Striscia prima dell’alba. Israele non conferma. Intanto, si registra la distruzione
di ponti, strade, ma soprattutto dell’unica centrale elettrica dell’area. Il
tutto crea gravi disagi per la popolazione. C’è da segnalare infine
l’incursione di quattro aerei israeliani in Siria, che ieri sera hanno
sorvolato il palazzo presidenziale di Latakia,
provocando l’intervento della difesa aerea siriana. Un’ “atto aggressivo e
inaccettabile”: così ha commentato Damasco quella che secondo lo Stato israeliano
voleva essere un’operazione contro la protezione della Siria ad
Hamas.
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Ma come si può
uscire in tempi brevi da questa situazione sempre più preoccupante per il
futuro dei rapporti israelo-palestinesi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a
Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la
pace in Medio Oriente:
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R. – Si può uscire,
assicurando il rilascio del soldato israeliano rapito, cosa che tutti auspicano.
Ci sono pressioni molto importanti anche da parte del mondo arabo, perché questo
avvenga. E’ evidente che se si andasse ad una
escalation di rapimenti, condotti da organizzazioni legate direttamente al
governo palestinese, credo sarebbe una situazione poco sostenibile. E’ una
situazione, quindi, che corrisponde ad una logica di reazione e controreazione quasi autonoma rispetto ai possibili
sviluppi del contesto diplomatico. E questa è, secondo me, una cosa che va
spezzata e arrestata al più presto, anche con l’ausilio della comunità internazionale.
D. – La comunità
internazionale è preoccupata anche per la situazione umanitaria che nel
contingente viene a crearsi dopo attacchi in larga scala del genere…
R. – Certo, è
evidente che c’è una situazione che viene a crearsi e le conseguenze per la
popolazione civile sono pesanti. D’altra parte, occorre capire che c’è anche un
governo israeliano, che in questo momento propone alla propria opinione
pubblica di ritirarsi al 90 per cento della Cisgiordania
e si sente dire da chi si è ritirato da Gaza: “Questi ci tirano i razzi
addosso, ci rapiscono i figli soldati” e così via. Quindi è un circolo vizioso
che va spezzata, intanto abbassando i toni della spirale dell’azione, reazione,
violenza e contro violenza. Credo, però che l’azione di fondo sia quella di
accelerare il processo diplomatico, perché o si esce da questa situazione di
guerra virtuale, che poi diventa sempre meno virtuale, o altrimenti i rischi
sono quelli che abbiamo sotto gli occhi.
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PREGHIERA,
MUSICA E TANTO AFFETTO PER BENEDETTO XVI, IERI A ROMA,
PER
-
Interviste con mons. Elio Sgreccia e don Flavio
Peloso -
Preghiera, musica ma soprattutto tanto affetto per il Papa
ieri alla festa promossa dall’Opera Don Orione all’Auditorium della
Conciliazione a Roma. E stamani Benedetto XVI all’Angelus è tornato a salutare
la famiglia Orionina.
Giunta alla terza edizione l’iniziativa dal tema “Tanti cuori attorno al Papa evangelizzatore della vita”, ha rimarcato
la sacralità della vita e la centralità della carità per l’incontro con Cristo
e l’uomo. Presenti tra gli altri l’arcivescovo Angelo Comastri, Vicario Generale del Papa per
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(musica)
Le canzoni, gli applausi, la preghiera, tanta musica:
questo il filo conduttore della terza edizione della Festa del Papa, promossa
dall’Opera Don Orione. Ripercorsa la vita di San Luigi Orione, il suo carisma
orientato alla carità, all’amore per i bisognosi, senza alcun confine e limite.
Davanti ad un pubblico di più di 2 mila persone, il palco sovrastato da un
grande maxi-schermo, ha più volte riproposto estratti e discorsi di Benedetto
XVI sull’amore di Dio per l’uomo, orientati alla tutela della vita:
“Quest’amore
sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l’uomo rivela fino a che punto la
persona umana sia degna di essere amata in se stessa,
indipendentemente da qualsiasi altra considerazione: intelligenza, bellezza,
salute, giovinezza, integrità e così via. In definitiva, la vita umana è sempre
un bene”.
(musica)
I tanti cuori si sono stretti attorno al Papa, definito
dal tema della Giornata: “Evangelizzatore della vita”. Molte le testimonianze
che si sono alternate agli artisti che si sono esibiti. Mons.
Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia
per la Vita:
“Dio è carità, rappresenta e focalizza l’impegno di ogni
uomo per l’amore, anzitutto, alla vita. Amore e vita sono uniti in Dio, sono
uniti nella famiglia, sono uniti dentro di noi, se ci ascoltiamo”.
L’abbraccio dell’Auditorium, tradotto nello scrosciante
applauso, ha accolto le molte melodie degli artisti. Poi il saluto di don
Flavio Peloso, superiore generale della Famiglia di don Orione, che ha
rimarcato la centralità di Cristo per la protezione e la promozione della vita:
“Con don Orione siamo particolarmente impegnati a vedere e
servire Cristo nell’uomo, ogni uomo, dal concepimento al compimento della vita,
soprattutto i più umili, i più deboli, i più necessitati, i più abbandonati.
Promuovere la vita è evangelizzare Dio. Evangelizzare Dio è promuovere la
vita”.
E poi ancora canti e musiche per dire grazie al Papa,
testimone instancabile di Cristo, evangelizzatore della vita.
(musica)
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29 giugno 2006
DOMANI
PER
RICORDARE QUESTI TESTIMONI DELLA FEDE, A ROMA E NEL SUD ITALIA,
SONO
STATE ORGANIZZATE VISITE GUIDATE IN 13 CATACOMBE,
ALCUNE
DELLE QUALI IN GENERE CHIUSE AL PUBBLICO
ROMA. = Hanno testimoniato con la vita la loro fede in Cristo quando la Buona Novella di Gesù era ancora considerata
un’assurda dottrina che turbava la pace tra gli uomini e l’Olimpo degli dei.
Sono i primi martiri della Chiesa di Roma, la cui memoria ricorre domani.
Vittime della persecuzione di Nerone subirono orrendi supplizi perché rei di
misteriosi riti, “razza di uomini dediti a una nuova e malefica superstizione”,
scrisse Svetonio. Su di loro circolavano voci
calunniose e Nerone scaricò su di loro anche le accuse a lui rivolte
sull’incendio dell’Urbe del 19 luglio del 64. Alcuni furono cosparsi di pece e
fatti ardere come fiaccole nei giardini del colle Oppio, donne e bambini
vestiti con pelle di animali furono lasciati in balia delle bestie feroci nel
circo. Tra i martiri più illustri vi furono il Principe degli Apostoli,
crocifisso nel circo neroniano, dove sorge la Basilica di San Pietro, e l’Apostolo dei Gentili,
San Paolo, decapitato alle Acque Salvie e sepolto
lungo la via Ostiense. Per ricordare i Santi
Protomartiri della Chiesa Romana
MIGLIAIA
DI FAMIGLIE SONO ARRIVATE GIÀ A VALENCIA PER PRENDERE PARTE
AL
QUINTO INCONTRO MONDIALE A LORO DEDICATO.
IL VIA
ALLE INIZIATIVE IN PROGRAMMA SABATO
VALENCIA. = Sono già migliaia le famiglie giunte a
Valencia, in Spagna, per partecipare al quinto Incontro Mondiale a loro
dedicato, che avrà inizio sabato e culminerà con il viaggio apostolico di
Benedetto XVI, l’8 e 9 luglio. Il Papa ha stabilito di concedere il dono
dell’Indulgenza plenaria, sempre che vengano osservate
le consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera
secondo le intenzioni dello stesso Sommo Pontefice), a quei fedeli che “con
l'animo distaccato da qualsiasi peccato … devotamente parteciperanno a qualche
solenne celebrazione, a Valencia”. Tutti gli altri fedeli che non potranno
prendere parte all’evento, si legge nel decreto a firma del Penitenziere
Maggiore, il cardinale James Francis
Stafford, “otterranno lo stesso dono dell'Indulgenza plenaria, alle medesime condizioni, nei giorni
in cui esso si svolge e nel suo giorno conclusivo, se, uniti con lo spirito e
con il pensiero ai fedeli presenti a Valencia reciteranno
in famiglia il Padre Nostro, il Credo e altre devote orazioni”. “La trasmissione della fede nella
famiglia”: questo lo slogan che accoglierà quanti giungeranno a Valencia dove è
prevista una Fiera Internazionale della Famiglia, il Congresso Internazionale
Teologico Pastorale,
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: UN
MESSAGGIO DI SPERANZA DA PARTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PER LE PROSSIME ELEZIONI
DEL 30 LUGLIO,
LE PRIME DOPO DECENNI DI DITTATURE E GUERRE
KINSHASA.
= Un “messaggio di speranza” in vista delle elezioni del prossimo 30 luglio. Lo
hanno voluto diffondere i vescovi del Congo al termine
di una sessione straordinaria, nei giorni scorsi a Kinshasa,
del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale. In vista del primo voto
democratico dopo decenni di dittature e guerre civili, riferisce l’agenzia
Fides, i presuli hanno scritto: “Siamo testimoni della volontà del popolo congolese di arrivare, al più presto, all’instaurazione di
uno Stato diritto”. I vescovi ricordano, quindi, la missione profetica della
Chiesa che fa sì che se “ancora una volta essa eleva la voce alla vigilia di
storici appuntamenti, lo fa per amore del nostro popolo anche in virtù della nostra
missione di risveglio delle coscienze”. A questo titolo, quindi, i presuli
rivendicano “l’opzione pastorale di assicurare al nostro popolo, una formazione
appropriata attraverso il vasto programma di educazione civica ed elettorale”
che ha aiutato “la popolazione ad acquisire le nozioni di base dello Stato di
diritto e a formarsi una vera cultura democratica”. Questo ruolo profetico,
secondo l’episcopato congolese, si concretizza anche
nel “chiedere alla comunità nazionale e internazionale di adoperarsi perché le
elezioni portino ad un domani migliore”. Il messaggio si conclude quindi con un
appello a tutti per il rispetto delle regole democratiche. Chiede in
particolare il rispetto della libertà di stampa, cui deve però corrispondere
una corretta informazione da parte dei media. Invita
infine i candidati ad evitare toni polemici, esortando tutti a un “dialogo,
positivo e consensuale, che miri a calmare gli spiriti e a pacificare i cuori,
affinché le elezioni si svolgano in un clima di concordia nazionale, di perdono
e di riconciliazione”. (L.Z.
– T.C.)
RESTITUITA A SAN PIETROBURGO UNA CHIESA CONFISCATA
DAI COMUNISTI
NEGLI
ANNI TRENTA. INTITOLATA A SAN GIOVANNI BATTISTA
ERA STATA
ADIBITA ANCHE A PALESTRA E POI A RIFUGIO ANTIAEREO
SAN PIETROBURGO. = I fedeli della parrocchia di Tsarskoe Selo, vicino
a San Pietroburgo, hanno recuperato l’uso
della chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista. La chiesa era
stata confiscata dai comunisti nel 1938 e trasformata, dapprima, in palestra,
poi in rifugio antiaereo e, infine, con l’avvento di Gorbaciov,
in sala da concerto. Sabato scorso, in occasione della festa di San Giovanni
Battista, la chiesa è stata riconsacrata dall’arcivescovo della Madre di Dio a
Mosca, Tadeusz Kondrusievicz.
Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni fedeli, che hanno vissuto la
confisca degli anni Trenta. La parrocchia russa di Tsarskoe
Selo era stata dedicata, tre anni fa, al Cuore
Immacolato di Maria. Nella chiesa si trova infatti un
quadro riproducente
CON UNA
SUGGESTIVA CERIMONIA PRESSO
SI È
CHIUSO AD ANTIOCHIA IL X SIMPOSIO SU SAN PAOLO. VI HANNO PRESO PARTE
I
RAPPRESENTANTI DI DIVERSE AUTORITÀ CIVILI E RELIGIOSE
- A
cura di padre Egidio Picucci -
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ANTIOCHIA. =
Con una cerimonia presso
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29 giugno 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata -
In Iraq, il Baath, l’ex partito
del deposto regime di Saddam, ha respinto il Piano di
riconciliazione presentato al Parlamento iracheno dal premier al-Maliki, definendo una “resa incondizionata
all’occupante”. Intanto, sul terreno iracheno, nella zona a sud di Bagdad sono stati ritrovati i corpi di due donne e tre
uomini, torturati e uccisi. Il comando militare USA ha annunciato inoltre la
morte di due soldati statunitensi in seguito a ferite riportate nei giorni
scorsi. Infine c’è da registrare la decisione del presidente russo, Vladimir Putin, che ha incaricato i servizi segreti di Mosca di
cercare ed eliminare gli assassini dei quattro diplomatici russi sequestrati e
uccisi in Iraq in questi giorni.
In Afghanistan un soldato statunitense è morto e altri tre
sono rimasti feriti in seguito all’esplosione di una mina, nella parte
meridionale del Paese. Fonti militari USA hanno aggiunto che in diversi scontri
nella provincia di Uruzgan, sono morti 12 Taleban.
Tornata elettorale storica oggi in Kuwait, dove per la
prima volta le donne partecipano alle elezioni parlamentari. A contendersi i 50
seggi dell'assemblea legislativa, tra i 249 candidati in lizza vi sono appunto
anche 28 donne. Gli analisti prevedono la vittoria dell’opposizione, formata da
islamisti e liberali, dopo una
delle più aspre battaglie politiche che si è conclusa lo scorso mese di maggio con le dimissioni
del governo accusato di corruzione. Dure critiche sono anche rivolte alla
famiglia reale Sabah, che regna da 250 anni. Poche chance per le 28 candidate.
E’ stata completata l’autopsia sui corpi delle due bambine
belghe trovate morte ieri alla periferia di Liegi, 18 giorni dopo la loro
scomparsa. Secondo indiscrezioni, sul corpo di una
delle piccole vi sarebbero segni di percosse. Per la magistratura l’inchiesta
potrebbe giungere presto ad una svolta decisiva. Intanto, il collegio dei
giudici ha deciso che il principale sospettato, nonostante respinga le accuse,
deve restare in carcere.
I ministri degli Esteri degli otto Paesi più
industrializzati hanno aperto oggi a Mosca la riunione preparatoria del vertice
del G8 che si terrà a San Pietroburgo dal 15 al 17
luglio. In cima all’agenda, la questione nucleare iraniana. Il ministro degli
Esteri francese, Philippe Douste-Blazy,
ha chiesto a Teheran di rispondere entro il 15 luglio
alle proposte con cui la Comunità internazionale spera di risolvere la crisi
aperta dalle ambizioni nucleari dell’Iran. Presente anche l’Alto Rappresentante
della Politica Estera dell'Unione Europea, Javier Solana, che da parte sua ha annunciato un nuovo incontro
con i negoziatori iraniani che si terrà forse a Bruxelles “probabilmente” il 5
luglio prossimo. I Paesi del G8 hanno poi rivolto un appello a palestinesi ed
israeliani, affinché prendano tutte le misure per riportare
la calma nella regione.
Per scongiurare il fallimento del round negoziale di Doha sarà decisiva la prossima riunione ministeriale
ristretta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) in calendario oggi e
domani a Ginevra. Il monito è stato lanciato dallo stesso direttore generale
del WTO, Pascal Lamy, che
ha aggiunto: il rinvio di una decisione sui tagli ai sussidi agricoli e sulla
riduzione delle tariffe industriali “è la ricetta per il fallimento”. Intanto
il Commissario europeo per il Commercio Estero, Peter
Mandelson, ha affermato che l’Unione Europea è pronta
a fare concessioni in questo senso se gli altri Paesi faranno altrettanto. Il
round negoziale lanciato nella capitale del Qatar nel 2001 ha ripetutamente
rischiato il collasso proprio sulla questione agricola. I Paesi in via di
sviluppo del G20, guidati dal Brasile, chiedono un taglio di circa il 54% sugli
aiuti all'agricoltura dei Paesi industrializzati. La richiesta si pone
praticamente a metà strada tra ciò che finora ha messo sul piatto l’Unione
Europea e ciò che vogliono gli Stati Uniti e i grandi Paesi esportatori di
prodotti della terra.
Le conseguenze politiche e pratiche del referendum in
Montenegro e le riforme costituzionali in Bosnia Erzegovina sono al centro del
dibattito oggi all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che sta per
concludersi. Ma nelle ultime ore sono stati tanti gli argomenti affrontati. La
parola da Strasburgo a Fausta Speranza:
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Denuncia forte in tema di donne: la violenza che le
colpisce anche tra le mura domestiche, è tra le più diffuse forme di violazione
dei diritti umani, in tutti i Paesi. Poi, su altri argomenti si è svolto
l'incontro con i giornalisti del presidente della Camera alta del Parlamento
russo, Sergey Mironov.
Mosca da maggio e fino a novembre e' presidente del gruppo dei ministri del
Consiglio d'Europa. Da qui il tiro incrociato delle domande su Bielorussia, Ucraina e questione gas, Georgia, Transnistria. Ha parlato di dossier spinosi da risolvere in
collaborazione. In tema di terrorismo, ha spezzato una lancia in difesa di azioni
preventive e collaborazione tra servizi segreti, senza nessun riferimento alla
denuncia con cui l'Assemblea, proprio in questi giorni, ha giudicato
inaccettabili i casi di violazioni dei diritti umani nei voli segreti CIA.
In questa sessione estiva inoltre si è parlato di
migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Sottolineata
la collaborazione con il Parlamento dell’Unione Europea, organismi ONU e ONG.
D'altra parte molte organizzazioni internazionali normalmente non solo
collaborano con il Consiglio d’Europa ma lo tengono
come punto di riferimento, in quanto espressione di 46 Paesi, di cui 21 del centro
ed est Europa. Spesso i pronunciamenti, seppure votati a larghissima
maggioranza, necessitano di tempi lunghi per essere recepiti dagli stessi Paesi
membri o dai Paesi osservatori che si impegnano ad essere in linea sui principi
base di rispetto dei diritti umani. E' il caso della pena di morte: la Russia
ha promesso di abolirla ma di fatto sta solo
rispettando una moratoria, sebbene dal 1996. Mentre con Giappone e Stati Uniti,
che hanno lo statuto di osservatori, il richiamo all’ordine sul valore fondamentale
della vita umana resta ancora più difficile.
Da Strasburgo Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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Il premier spagnolo José Luís Rodríguez Zapatero ha annunciato oggi che il governo inizierà
negoziati di pace con l’organizzazione armata basca ETA, che dal marzo scorso osserva
una cessate-il-fuoco
permanente.
L’Etiopia considera una “minaccia” gli estremisti delle
corti islamiche somale. Lo ha ribadito il ministro etiope Zenawi
che ha annunciato il rafforzamento delle truppe lungo il confine tra i due
Paesi. Intanto il leader delle corti islamiche, il radicale Dahir
Aweis, si è mostrato disponibile per negoziare con
Addis Abeba alcuni territori contesi.
La Corea del Sud, intervenendo nella crisi missilistico-nucleare nordcoreana,
ha rivolto un deciso appello agli Stati Uniti affinché compiano
un passo verso il riconoscimento diplomatico di Pyongyang.
Intanto il Giappone ha richiamato in patria il cacciatorpediniere Kirishima per controllare il presunto esperimento
missilistico in preparazione in Corea del Nord.
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