RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 180 - Testo della trasmissione di giovedì 29 giugno 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cristo è vittorioso anche se la Chiesa è squassata dal vento delle ideologie: così, il Papa nella Messa  per l’odierna Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Imposto il Pallio a 27 nuovi arcivescovi metropoliti. Presente una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. All’Angelus, il Pontefice lancia un accorato appello per la pace in Terra Santa

 

Benedetto XVI saluta i pellegrini giunti stamani in San Pietro dopo aver percorso in 40 giorni 830 km lungo la Via Francigena

 

Messaggio del Papa per il 50° anniversario della rivolta operaia di Poznan: “Il sangue versato non è stato vano”

 

Il Papa festeggia oggi i 55 anni di sacerdozio

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue a Gaza l’offensiva dell’esercito israeliano che ha arrestato 8 ministri e 20 deputati palestinesi di Hamas, distrutto ponti, strade e la centrale elettrica. Ucciso in Cisgiordania un giovane colono ebreo: con noi Janiki Cingoli

 

Preghiera, musica e tanto affetto per Benedetto XVI, ieri a Roma, per la Festa del Papa promossa dalla famiglia Orionina: con noi mons. Elio Sgreccia e don Flavio Peloso

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domani, nella memoria dei Protomartiri romani, saranno visitabili a Roma e in altre città italiane alcune catacombe usualmente chiuse al pubblico

 

Migliaia di persone sono arrivate già a Valencia, in Spagna, per prendere parte al V Incontro mondiale delle famiglie dal 1° al 9 luglio

 

Messaggio di speranza dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo in vista  delle  elezioni del 30 luglio

 

Restituita ai cattolici una Chiesa di San Pietroburgo confiscata dai comunisti negli anni Trenta

 

Con una suggestiva cerimonia presso la Grotta di San Pietro si è chiuso ad Antiochia il X Simposio su San Paolo

 

24 ORE NEL MONDO:

Elezioni parlamentari oggi in Kuwait: per la prima volta partecipano anche le donne

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 giugno 2006

 

LA CHIESA SOFFRE ANCHE OGGI, SQUASSATA DALLA VENTO DELLE IDEOLOGIE,

 MA PROPRIO NELLA CHIESA SOFFERENTE, CRISTO E’ VITTORIOSO:

COSI’, IL PAPA NELLA MESSA NELLA BASILICA VATICANA PER L’ODIERNA SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO. IMPOSTO IL SACRO PALLIO

A 27 NUOVI ARCIVESCOVI METROPOLITI.

ALL’ANGELUS, IL PONTEFICE LANCIA UN ACCORATO APPELLO PER LA PACE IN TERRA SANTA. PRESENTE ALLE CELEBRAZIONI PER I SANTI PATRONI DI ROMA

 UNA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI,

RICEVUTA IN UDIENZA DAL PAPA, IN TARDA MATTINATA

 

         Nel Ministero di Pietro si rivela la debolezza dell’uomo, ma insieme anche la forza di Dio: è uno dei passaggi chiave dell’omelia tenuta da Benedetto XVI nella Messa per la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, presieduta stamani dal Pontefice nella Basilica Vaticana. Durante la cerimonia, il Papa ha benedetto e imposto il Sacro Pallio a 27 nuovi arcivescovi metropoliti. La Messa ha avuto anche un importante significato ecumenico: era presente, infatti, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che è stata poi ricevuta dal Pontefice, in tarda mattinata. All’Angelus, Benedetto XVI ha ribadito che Pietro e i suoi Successori svolgono un ministero a servizio dell’unità del Popolo di Dio. In questo giorno di festa per tutta la Chiesa e la città di Roma in particolare, Benedetto XVI ha anche rivolto un accorato appello per la pace in Terra Santa, ancora una volta scossa dalle violenze. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Non lasciare mai che la “fede diventi muta, rinfrancarla sempre di nuovo”, “anche di fronte alla croce e a tutte le contraddizioni del mondo”: Benedetto XVI tratteggia così lo straordinario “compito di Pietro” e sottolinea come il Signore preghi non “soltanto per la fede personale di Pietro, ma per la sua fede come servizio agli altri”. Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dei Principi degli Apostoli, il Papa si sofferma su tre situazioni diverse in cui, raccontano i Vangeli, il Signore trasmette a Pietro il compito che gli sarà proprio. Ricorda così come nel Vangelo di San Matteo, Pietro “rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio”. Il momento della promessa “segna una svolta decisiva nel cammino di Gesù”. Il Signore s’incammina verso Gerusalemme, è “il cammino della croce”. E Pietro è “testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi”. Una riflessione accompagnata da parole forti su come la barca di Pietro si presenti all’alba del Terzo Millennio:

 

“La Chiesa – ed in essa Cristo – soffre anche oggi. In essa Cristo viene sempre di nuovo schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è squassata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all'affondamento. E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo”.

 

Anche oggi, prosegue il Pontefice, nell’omelia, il Signore “resta nella sua barca, nella navicella della Chiesa. Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio”. E aggiunge: “Proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa”. Il Papa rivolge dunque il pensiero al Vangelo di San Luca laddove racconta che durante l’Ultima Cena, Gesù conferisce nuovamente un compito speciale a Pietro. Sottolinea dunque come “nell’istituzione dell’Eucaristia” possiamo vedere “il vero e proprio atto fondativo della Chiesa”. Gesù, rileva il Papa, “subito dopo l’istituzione del Sacramento” spiega cosa vuol dire essere discepoli: “E’ un impegno di servizio”. Cristo si rivolge a Pietro dicendo che “Satana ha chiesto di poter vagliare i discepoli come il grano”. Un riferimento che evoca il Libro di Giobbe in cui “Satana chiede a Dio la facoltà di colpire Giobbe”, perché vuole dimostrare che nell’uomo “non esiste una vera religiosità”. Anche a noi, constata Benedetto XVI, “tante volte sembra che Dio lasci a Satana troppa libertà; che gli conceda la facoltà di scuoterci in modo troppo terribile; e che questo superi le nostre forze e ci opprima troppo”. Ma, aggiunge c’è un limite che il male non può valicare:

 

“La preghiera di Gesù è il limite posto al potere del maligno. Il pregare di Gesù è la protezione della Chiesa. Possiamo rifugiarci sotto questa protezione, aggrapparci ad essa e di essa essere sicuri. Ma – come ci dice il Vangelo – Gesù prega in modo particolare per Pietro:… perché non venga meno la tua fede’. Questa preghiera di Gesù è insieme promessa e compito”.

 

E’ la preghiera di Gesù a tutelare la fede, ribadisce il Papa. E ciò nonostante che Pietro cada “e con lui la Chiesa di tutti i tempi”. Pietro, aggiunge, impara che “la propria forza da sola non è sufficiente per edificare e guidare la Chiesa del Signore. Nessuno ci riesce soltanto da sé. Per quanto Pietro sembri capace e bravo – già nel primo momento della prova fallisce”. Ecco allora che dobbiamo sempre guardare a Cristo, il cui sguardo diventa la salvezza di Pietro:

 

“Vogliamo sempre di nuovo implorare questo sguardo salvatore di Gesù: per tutti coloro che, nella Chiesa, portano una responsabilità; per tutti coloro che soffrono delle confusioni di questo tempo; per i grandi e per i piccoli: Signore, guardaci sempre di nuovo e così tiraci su da tutte le nostre cadute e prendici nelle tue mani buone”.

 

“L'incarico di Pietro – constata il Papa – è ancorato alla preghiera di Gesù. È questo che gli dà la sicurezza del suo perseverare attraverso tutte le miserie umane”. Ed evidenzia come il Signore gli affidi “questo incarico” in connessione con il dono dell’Eucaristia:

 

“La Chiesa, nel suo intimo, è comunità eucaristica e così comunione nel Corpo del Signore. Il compito di Pietro e dei Successori è di presiedere a questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo come unità anche visibile”.

 

L’ultimo riferimento al Primato di Pietro, citato dal Pontefice, si trova nel Vangelo di San Giovanni, quando il Signore risorto affida a Pietro il suo gregge. Gesù predice a Pietro il suo cammino verso la croce e così proprio attraverso la Croce vediamo che Cristo vince sempre, giacché “il suo potere non è un potere secondo le modalità di questo mondo”:

 

“È il potere del bene – della verità e dell'amore, che è più forte della morte. Sì, è vera la sua promessa: i poteri della morte, le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa che Egli ha edificato su Pietro (cfr Mt 16, 18) e che Egli, proprio in questo modo, continua ad edificare personalmente”.

 

Quindi, ha avuto luogo la suggestiva cerimonia dell’imposizione dei Sacri Palli ai 27 nuovi arcivescovi metropoliti. Le stole, portate dalla Confessione di San Pietro, sono state benedette dal Pontefice. Il Pallio, è stato ricordato prima del giuramento, è il segno dell’autorità di cui il metropolita, in comunione con la Chiesa di Roma, viene investito nella propria circoscrizione. Dunque, i metropoliti, uno ad uno, si sono recati dal Papa, che ha imposto loro sulle spalle il sacro Pallio. Tra quanti hanno ricevuto la stola, anche il cardinale Urosa, arcivescovo di Caracas e il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli. Al termine della Messa, il Pontefice si è recato al sepolcro di San Pietro, dove si è raccolto in preghiera.

 

All’Angelus il Papa è tornato a riflettere sul significato della solennità dei Santi Pietro e Paolo, “colonne e fondamento della città di Dio”. Il loro martirio, ha sottolineato dinnanzi a una Piazza San Pietro gremita di fedeli, è “il vero e proprio atto di nascita della Chiesa di Roma”, il loro sangue “si fuse così quasi in un’unica testimonianza a Cristo”. Per questo, ha ribadito, “il vescovo di Roma, Successore dell’apostolo Pietro, svolge un peculiare ministero a servizio dell’unità dottrinale e pastorale del Popolo di Dio sparso in tutto il mondo”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha levato un accorato appello per la pace in Terra Santa, scossa dalle violenze:

 

“Prego perché ogni persona rapita sia prontamente restituita ai suoi cari. Faccio appello ai Responsabili israeliani e palestinesi affinché, con il generoso contributo della comunità internazionale, ricerchino responsabilmente quel regolamento negoziato del conflitto che solo può assicurare la pace a cui aspirano i loro popoli”.

 

Infine, il Pontefice ha voluto rivolgere un saluto affettuoso a tutti i romani, nel giorno della festa dei Santi Patroni della città:

 

“Un saluto speciale rivolgo alla città di Roma e a quanti vi abitano: i Santi Patroni Pietro e Paolo ottengano all’intera comunità diocesana e cittadina di custodire e valorizzare la ricchezza dei suoi tesori di fede, di storia e di arte. Buona festa a tutti!”

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E come già accennato alla Messa era presente una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli presieduta dal Metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas. Benedetto XVI ha rivolto un particolare saluto agli inviati di Bartolomeo I al termine della sua omelia, esprimendo il desiderio di un cammino che unisca sempre più cattolici e ortodossi nella confessione di Pietro. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Un segno di fraternità che rende manifesto il desiderio e l’impegno di proseguire sulla via dell’unità piena che Cristo ha invocato per tutti i suoi discepoli: ha definito con queste parole Benedetto XVI nella sua omelia la presenza nella Basilica Vaticana della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Quindi il Papa ha voluto esprimere anche i propri sentimenti sulla fede comune che lega cattolici e ortodossi:

 

Noi sentiamo di condividere l'ardente desiderio espresso un giorno dal Patriarca Atenagora e dal Papa Paolo VI: di bere insieme allo stesso Calice e di mangiare insieme il Pane che è il Signore stesso. Imploriamo nuovamente, in questa occasione, che tale dono ci sia concesso presto. E ringraziamo il Signore di trovarci uniti nella confessione che Pietro a Cesarea di Filippo fece per tutti i discepoli:Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’.

 

“Questa confessione vogliamo insieme portare nel mondo di oggi” ha concluso il Papa invocando il sostegno di Dio e pregando così:

 

Ci aiuti il Signore ad essere, proprio in quest'ora della nostra storia, veri testimoni delle sue sofferenze e partecipi della gloria che deve manifestarsi”.

 

Il Santo Padre ha incontrato la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli al termine dell’Angelus ed ha osservato che la celebrazione nello stesso giorno, da parte di cattolici ed ortodossi, della festa dei Santi Pietro e Paolo, “evoca la condivisa successione apostolica e la fraternità ecclesiale”. Benedetto XVI ha pure manifestato la propria gratitudine agli inviati di Bartolomeo I: “Siete venuti ad unire la vostra preghiera alla nostra – ha detto – animati dal comune impegno di continuare il cammino che ci conduce alla progressiva eliminazione di ogni stonatura nel Coro dell’unica Chiesa di Cristo”. E ancora il Papa ha voluto ricordare come occasione di  incontro e di dialogo fraterno la sessione plenaria della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico fra ortodossi e cattolici che si svolgerà a Belgrado a settembre. Un avvenimento che fa sorgere spontaneo “il desiderio di pregare affinché lo Spirito Santo illumini e riscaldi i nostri cuori – ha proseguito Benedetto XVI – rafforzi la comune volontà di rispondere … all’ardente preghiera del Signore:Ut unum sint, affinché i discepoli di Cristo, uniti nella fede, annuncino insieme il suo Vangelo al mondo intero perché, credendo in Lui, tutti siano salvi”. Infine il Papa ha affermato di volersi recare in pellegrinaggio in Turchia per rispondere all’invito delle autorità del Paese, del Patriarcato e della locale Comunità cattolica e per essere presente alle celebrazioni per la festa di Sant’Andrea, fratello di San Pietro. “Sarà per me una gioia incontrare Sua Santità Bartolomeo I restituendogli così le gradite visite che egli ha avuto la bontà di compiere qui a Roma – ha concluso il Pontefice – sono certo che questo reciproco scambio rafforzerà la fraternità ecclesiale e faciliterà la collaborazione nelle nostre iniziative comuni”.

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BENEDETTO XVI SALUTA I PELLEGRINI GIUNTI STAMANE IN SAN PIETRO

DOPO AVER PERCORSO IN 40 GIORNI 830 KM LUNGO LA VIA FRANCIGENA

 

Benedetto XVI, poco prima di celebrare la Messa nella Basilica Vaticana, ha salutato in Piazza San Pietro i circa 400 giovani che hanno partecipato al pellegrinaggio “ad Limina Petri” promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ripercorrendo il cammino dei pellegrini del Medio Evo lungo la Via Francigena, i giovani sono partiti 40 giorni fa dalla Val di Susa, in Piemonte, e dopo 830 km sono giunti questa mattina a Roma per incontrare il Papa. 

 

“Benvenuti qui a San Pietro!” Così li ha salutati Benedetto XVI, ringraziando i giovani per la loro presenza e per questo pellegrinaggio, che ha definito “espressione di gioia della fede”. Il Papa ha ricordato che “tutta la nostra vita cristiana … è pellegrinaggio”.

 

 

MESSAGGIO DEL PAPA PER IL 50° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA OPERAIA DI POZNAN: “IL SANGUE VERSATO NON E’ STATO VANO”

 

Il Papa ha inviato ieri un messaggio per le celebrazioni in Polonia del 50° anniversario della rivolta operaia di Poznan, prima insurrezione antistalinista in un Paese del blocco sovietico di quel tempo. Il 28 giugno del 1956, 100.000 operai scesero per le strade della città chiedendo “pane e libertà”. La rivolta fu repressa nel sangue dal regime: 58 dimostranti furono uccisi, 700 gli arrestati. Alla cerimonia commemorativa, che si è svolta nel Palazzo del municipio di Poznan, hanno partecipato i presidenti di Polonia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Il messaggio del Papa è stato letto dall'arcivescovo Stanislaw Gadecki, metropolita di Poznan.

 

Benedetto XVI ricorda che la protesta pacifica della città polacca “contro il terrore e la menzogna” del sistema stalinista si trasformò “spontaneamente” in una insurrezione generale quando le forze dell’esercito e della polizia iniziarono a sparare contro i dimostranti. Il Papa afferma che “il sangue versato sulle strade di Poznan non solo dagli operai, ma anche dalle donne, dagli studenti e dai bambini, non è stato vano. Anzi è stata la semina della libertà il cui frutto è stato anni dopo la caduta del sistema stalinista e la piena sovranità della Nazione”. Benedetto XVI auspica infine che “la memoria degli eroi dell’Insurrezione di Poznan ispiri tutti i polacchi a costruire” la società “sugli eterni valori cristiani, sulla verità e un’autentica giustizia”.

 

IL PAPA FESTEGGIA OGGI I 55 ANNI DI SACERDOZIO

 

Benedetto XVI festeggia oggi il 55° anniversario di sacerdozio. Era il 29 giugno del 1951: il 24enne Joseph Ratzinger riceveva, insieme al fratello Georg, l’ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Frisinga. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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“Era una splendida giornata d’estate, che resta indimenticabile, come il momento più importante della mia vita”. Così Benedetto XVI racconta nella sua autobiografia il giorno dell’ordinazione. Il 6 aprile scorso incontrando i giovani in Piazza San Pietro in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù racconta come è arrivato a quella decisione in un tempo in cui in Germania imperava il regime nazista:

 

“Ci dicevano a voce alta:Nella nuova Germania non ci saranno più sacerdoti, non ci sarà più vita consacrata, non abbiamo più bisogno di questa gente; cercatevi un’altra professione’. Ma proprio sentendo queste voci ‘forti’, nel confronto con la brutalità di quel sistema dal volto disumano, ho capito che c’era invece molto bisogno di sacerdoti. Questo contrasto, il vedere quella cultura antiumana, mi ha confermato nella convinzione che il Signore, il Vangelo, la fede ci mostravano la strada giusta e noi dovevamo impegnarci perché sopravvivesse questa strada”.

 

Il Papa ricorda che in lui “la vocazione al sacerdozio è cresciuta quasi naturalmente”  anche se “non sono mancate le difficoltà”:

 

“ Mi domandavo se avevo realmente la capacità di vivere per tutta la vita il celibato. Essendo un uomo di formazione teorica e non pratica, sapevo anche che non basta amare la Teologia per essere un buon sacerdote, ma vi è la necessità di essere disponibile sempre verso i giovani, gli anziani, gli ammalati, i poveri; la necessità di essere semplice con i semplici. La Teologia è bella, ma anche la semplicità della parola e della vita cristiana è necessaria. E così mi domandavo: sarò in grado di vivere tutto questo e di non essere unilaterale, solo un teologo ecc.? Ma il Signore mi ha aiutato e, soprattutto, la compagnia degli amici, di buoni sacerdoti e di maestri, mi ha aiutato”.

 

Benedetto XVI parla ai giovani della vocazione: per riconoscerla è “importante essere attenti ai gesti del Signore” che ci parla attraverso gli avvenimenti, le persone, gli incontri. Ma soprattutto occorre “entrare realmente in amicizia con Gesù, in una relazione personale con Lui” per capire quanto ci chiede. Ma – afferma – resta pur sempre l’interrogativo: “cosa vuole il Signore da me? “:

 

“Certo, ciò rimane sempre una grande avventura, ma la vita può riuscire solo se abbiamo il coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore non mi lascerà mai solo, che il Signore mi accompagnerà, mi aiuterà”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 giugno 2006

 

ucciso in cisgiordania il colono ebrEo rapito nei giorni scorsi

mentre prosegue A GAZA l’offensiva dell’esercito israeliano

che ha arrestato 8 ministri e 20 deputati palestinesi di hamas

- Intervista con Janiki Cingoli -

 

Sale la tensione in Medio Oriente. Dopo il ritrovamento del corpo senza vita del giovane colono ebreo rapito nei giorni scorsi, l’esercito israeliano ha arrestato 8 ministri e 20 deputati del governo palestinese di Hamas. La Lega Araba ha convocato una riunione d’urgenza per discutere della situazione, mentre si intensifica l’offensiva israeliana per la liberazione del soldato sequestrato domenica. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Se l’offensiva israeliana continuerà uccideremo il soldato. E’ l’avvertimento dei Comitati palestinesi di resistenza che affermano di avere in ostaggio il giovane caporale rapito domenica. Lo stesso gruppo ha rivendicato l’uccisione di un altro ostaggio israeliano. Anche in questo caso un giovane, rapito nei giorni scorsi per strada mentre faceva l’autostop: in nottata è stato ritrovato in Cisgiordania senza vita con un colpo di pistola alla nuca. Appresa la notizia è scattato il rastrellamento dell’esercito israeliano che ha portato all’arresto di 64 esponenti di Hamas, tra ministri, deputati e funzionari. La formazione estremista ha accusato lo Stato ebraico di voler distruggere il governo palestinese. Dal canto suo il presidente palestinese Abu Mazen, ha invocato l’intervento della comunità internazionale per ristabilire l’ordine. I vertici Israeliani hanno invece avvertito che non c’è l’intenzione di rioccupare la Striscia di Gaza: l’obiettivo è sempre e solo quello di riportare a casa il soldato rapito nei giorni scorsi. Al di la delle reazioni ci sono state immediate conseguenze sul piano politico. Annullata la riunione preparatoria in vista di un prossimo vertice fra il premier israeliano, Ehud Olmert, e Abu Mazen. La Lega araba, su richiesta del ministro degli Esteri palestinese Mahmoud Zahar, ha convocato inoltre una riunione d’emergenza al Cairo per discutere della situazione. Sul terreno l’offensiva israeliana, denominata ‘Pioggia d’Estate’, sta assumendo proporzioni massicce su Gaza. Non si ha notizia di vittime. Testimoni hanno tuttavia riferito di aver visto numerosi carri con la stella di Davide penetrare anche nella zona nord della Striscia prima dell’alba. Israele non conferma. Intanto, si registra la distruzione di ponti, strade, ma soprattutto dell’unica centrale elettrica dell’area. Il tutto crea gravi disagi per la popolazione. C’è da segnalare infine l’incursione di quattro aerei israeliani in Siria, che ieri sera hanno sorvolato il palazzo presidenziale di Latakia, provocando l’intervento della difesa aerea siriana. Un’ “atto aggressivo e inaccettabile”: così ha commentato Damasco quella che secondo lo Stato israeliano voleva essere un’operazione contro la protezione della Siria ad Hamas.

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Ma come si può uscire in tempi brevi da questa situazione sempre più preoccupante per il futuro dei rapporti israelo-palestinesi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

 

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R. – Si può uscire, assicurando il rilascio del soldato israeliano rapito, cosa che tutti auspicano. Ci sono pressioni molto importanti anche da parte del mondo arabo, perché questo avvenga. E’ evidente che se si andasse ad una escalation di rapimenti, condotti da organizzazioni legate direttamente al governo palestinese, credo sarebbe una situazione poco sostenibile. E’ una situazione, quindi, che corrisponde ad una logica di reazione e controreazione quasi autonoma rispetto ai possibili sviluppi del contesto diplomatico. E questa è, secondo me, una cosa che va spezzata e arrestata al più presto, anche con l’ausilio della comunità internazionale.

 

D. – La comunità internazionale è preoccupata anche per la situazione umanitaria che nel contingente viene a crearsi dopo attacchi in larga scala del genere…

 

R. – Certo, è evidente che c’è una situazione che viene a crearsi e le conseguenze per la popolazione civile sono pesanti. D’altra parte, occorre capire che c’è anche un governo israeliano, che in questo momento propone alla propria opinione pubblica di ritirarsi al 90 per cento della Cisgiordania e si sente dire da chi si è ritirato da Gaza: “Questi ci tirano i razzi addosso, ci rapiscono i figli soldati” e così via. Quindi è un circolo vizioso che va spezzata, intanto abbassando i toni della spirale dell’azione, reazione, violenza e contro violenza. Credo, però che l’azione di fondo sia quella di accelerare il processo diplomatico, perché o si esce da questa situazione di guerra virtuale, che poi diventa sempre meno virtuale, o altrimenti i rischi sono quelli che abbiamo sotto gli occhi.

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PREGHIERA, MUSICA E TANTO AFFETTO PER BENEDETTO XVI, IERI A ROMA,

 PER LA FESTA DEL PAPA PROMOSSA DALLA FAMIGLIA ORIONINA

- Interviste con mons. Elio Sgreccia e don Flavio Peloso -

 

Preghiera, musica ma soprattutto tanto affetto per il Papa ieri alla festa promossa dall’Opera Don Orione all’Auditorium della Conciliazione a Roma. E stamani Benedetto XVI all’Angelus è tornato a salutare la famiglia Orionina.  Giunta alla terza edizione l’iniziativa dal tema “Tanti cuori attorno al Papa evangelizzatore della vita”, ha rimarcato la sacralità della vita e la centralità della carità per l’incontro con Cristo e l’uomo. Presenti tra gli altri l’arcivescovo Angelo Comastri, Vicario Generale del Papa per la Città del Vaticano, mons. Elio Sgreccia presidente della Pontificia Accademia per la Vita e il superiore generale dell’Opera Don Orione, don Flavio Peloso. Per noi c’era Massimiliano Menichetti.

 

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(musica)

 

Le canzoni, gli applausi, la preghiera, tanta musica: questo il filo conduttore della terza edizione della Festa del Papa, promossa dall’Opera Don Orione. Ripercorsa la vita di San Luigi Orione, il suo carisma orientato alla carità, all’amore per i bisognosi, senza alcun confine e limite. Davanti ad un pubblico di più di 2 mila persone, il palco sovrastato da un grande maxi-schermo, ha più volte riproposto estratti e discorsi di Benedetto XVI sull’amore di Dio per l’uomo, orientati alla tutela della vita:

 

“Quest’amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l’uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione: intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via. In definitiva, la vita umana è sempre un bene”.

 

(musica)

 

I tanti cuori si sono stretti attorno al Papa, definito dal tema della Giornata: “Evangelizzatore della vita”. Molte le testimonianze che si sono alternate agli artisti che si sono esibiti. Mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

“Dio è carità, rappresenta e focalizza l’impegno di ogni uomo per l’amore, anzitutto, alla vita. Amore e vita sono uniti in Dio, sono uniti nella famiglia, sono uniti dentro di noi, se ci ascoltiamo”.

 

L’abbraccio dell’Auditorium, tradotto nello scrosciante applauso, ha accolto le molte melodie degli artisti. Poi il saluto di don Flavio Peloso, superiore generale della Famiglia di don Orione, che ha rimarcato la centralità di Cristo per la protezione e la promozione della vita:

 

“Con don Orione siamo particolarmente impegnati a vedere e servire Cristo nell’uomo, ogni uomo, dal concepimento al compimento della vita, soprattutto i più umili, i più deboli, i più necessitati, i più abbandonati. Promuovere la vita è evangelizzare Dio. Evangelizzare Dio è promuovere la vita”.

 

E poi ancora canti e musiche per dire grazie al Papa, testimone instancabile di Cristo, evangelizzatore della vita.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

29 giugno 2006

 

DOMANI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DEI PRIMI MARTIRI ROMANI.

PER RICORDARE QUESTI TESTIMONI DELLA FEDE, A ROMA E NEL SUD ITALIA,

SONO STATE ORGANIZZATE VISITE GUIDATE IN 13 CATACOMBE,

ALCUNE DELLE QUALI IN GENERE CHIUSE AL PUBBLICO

 

ROMA. = Hanno testimoniato con la vita la loro fede in Cristo quando la Buona Novella di Gesù era ancora considerata un’assurda dottrina che turbava la pace tra gli uomini e l’Olimpo degli dei. Sono i primi martiri della Chiesa di Roma, la cui memoria ricorre domani. Vittime della persecuzione di Nerone subirono orrendi supplizi perché rei di misteriosi riti, “razza di uomini dediti a una nuova e malefica superstizione”, scrisse Svetonio. Su di loro circolavano voci calunniose e Nerone scaricò su di loro anche le accuse a lui rivolte sull’incendio dell’Urbe del 19 luglio del 64. Alcuni furono cosparsi di pece e fatti ardere come fiaccole nei giardini del colle Oppio, donne e bambini vestiti con pelle di animali furono lasciati in balia delle bestie feroci nel circo. Tra i martiri più illustri vi furono il Principe degli Apostoli, crocifisso nel circo neroniano, dove sorge la Basilica di San Pietro, e l’Apostolo dei Gentili, San Paolo, decapitato alle Acque Salvie e sepolto lungo la via Ostiense. Per ricordare i Santi Protomartiri della Chiesa Romana la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha disposto domani l’apertura di 13 catacombe cristiane, per la maggior parte chiuse al pubblico, con visite guidate, a Roma (Catacombe dei SS. Pietro e Marcellino, di Via Anapo, di Generosa), e in varie località del centro sud d’Italia: Bolsena (Santa Cristina), Chiusi (Santa Caterina), Napoli (San Gaudioso, San Gennaro), Palermo (Porta d’Ossuna) e Siracusa (Vigna Cassia). (T.C.)

 

 

MIGLIAIA DI FAMIGLIE SONO ARRIVATE GIÀ A VALENCIA PER PRENDERE PARTE

AL QUINTO INCONTRO MONDIALE A LORO DEDICATO.

IL VIA ALLE INIZIATIVE IN PROGRAMMA SABATO

 

VALENCIA. = Sono già migliaia le famiglie giunte a Valencia, in Spagna, per partecipare al quinto Incontro Mondiale a loro dedicato, che avrà inizio sabato e culminerà con il viaggio apostolico di Benedetto XVI, l’8 e 9 luglio. Il Papa ha stabilito di concedere il dono dell’Indulgenza plenaria, sempre che vengano osservate le consuete condizioni (Confessione sacra­mentale, Comu­nione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni dello stesso Sommo Pontefice), a quei fedeli che “con l'animo distaccato da qualsiasi peccato … devotamente parteciperanno a qualche solenne celebrazione, a Valencia”. Tutti gli altri fedeli che non potranno prendere parte all’evento, si legge nel decreto a firma del Penitenziere Maggiore, il cardinale James Francis Stafford, “otterran­no lo stesso dono dell'Indulgenza plenaria, alle medesime condizioni, nei giorni in cui esso si svolge e nel suo giorno conclusivo, se, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti a Valencia reciteranno in famiglia il Padre Nostro, il Credo e altre devote orazioni”. “La trasmissione della fede nella famiglia”: questo lo slogan che accoglierà quanti giungeranno a Valencia dove è prevista una Fiera Internazionale della Famiglia, il Congresso Internazionale Teologico Pastorale, la Veglia con le testimonianze di alcune famiglie e la Messa conclusiva, eventi questi ultimi che saranno presieduti da Benedetto XVI. La Fiera Internazionale della Famiglia ospiterà imprese, associazioni e ONG che lavorano a favore della famiglia in tutto il mondo. Il Congresso Internazionale Teologico Pastorale, che si terrà dal 4 al 7 luglio, affronterà invece alcuni temi specifici sulla famiglia e in particolare la trasmissione della fede. Uno spazio per la gioventù sarà l’incontro, negli stessi giorni, “Giovani, famiglia e trasmissione della fede”. Dal 4 all’8 luglio, infine, nella parrocchia dei “Santos Jaunes” di Valencia saranno celebrate, alle 20, Messe in spagnolo, inglese, francese e italiano. L’iniziativa è della Comunità di Sant’Egidio che sta curando anche numerose veglie di preghiera. (T.C.) 

 

 

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: UN MESSAGGIO DI SPERANZA DA PARTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PER LE PROSSIME ELEZIONI DEL 30 LUGLIO,

LE PRIME DOPO DECENNI DI DITTATURE E GUERRE

 

KINSHASA. = Un “messaggio di speranza” in vista delle elezioni del prossimo 30 luglio. Lo hanno voluto diffondere i vescovi del Congo al termine di una sessione straordinaria, nei giorni scorsi a Kinshasa, del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale. In vista del primo voto democratico dopo decenni di dittature e guerre civili, riferisce l’agenzia Fides, i presuli hanno scritto: “Siamo testimoni della volontà del popolo congolese di arrivare, al più presto, all’instaurazione di uno Stato diritto”. I vescovi ricordano, quindi, la missione profetica della Chiesa che fa sì che se “ancora una volta essa eleva la voce alla vigilia di storici appuntamenti, lo fa per amore del nostro popolo anche in virtù della nostra missione di risveglio delle coscienze”. A questo titolo, quindi, i presuli rivendicano “l’opzione pastorale di assicurare al nostro popolo, una formazione appropriata attraverso il vasto programma di educazione civica ed elettorale” che ha aiutato “la popolazione ad acquisire le nozioni di base dello Stato di diritto e a formarsi una vera cultura democratica”. Questo ruolo profetico, secondo l’episcopato congolese, si concretizza anche nel “chiedere alla comunità nazionale e internazionale di adoperarsi perché le elezioni portino ad un domani migliore”. Il messaggio si conclude quindi con un appello a tutti per il rispetto delle regole democratiche. Chiede in particolare il rispetto della libertà di stampa, cui deve però corrispondere una corretta informazione da parte dei media. Invita infine i candidati ad evitare toni polemici, esortando tutti a un “dialogo, positivo e consensuale, che miri a calmare gli spiriti e a pacificare i cuori, affinché le elezioni si svolgano in un clima di concordia nazionale, di perdono e di riconciliazione”. (L.Z. – T.C.)

 

 

RESTITUITA A SAN PIETROBURGO UNA CHIESA CONFISCATA DAI COMUNISTI

NEGLI ANNI TRENTA. INTITOLATA A SAN GIOVANNI BATTISTA LA PARROCCHIA

ERA STATA ADIBITA ANCHE A PALESTRA E POI A RIFUGIO ANTIAEREO

 

SAN PIETROBURGO. = I fedeli della parrocchia di Tsarskoe Selo, vicino a San Pietroburgo, hanno recuperato l’uso della chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista. La chiesa era stata confiscata dai comunisti nel 1938 e trasformata, dapprima, in palestra, poi in rifugio antiaereo e, infine, con l’avvento di Gorbaciov, in sala da concerto. Sabato scorso, in occasione della festa di San Giovanni Battista, la chiesa è stata riconsacrata dall’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusievicz. Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni fedeli, che hanno vissuto la confisca degli anni Trenta. La parrocchia russa di Tsarskoe Selo era stata dedicata, tre anni fa, al Cuore Immacolato di Maria. Nella chiesa si trova infatti un quadro riproducente la Madonna di Fatima al quale ha lavorato anche il parroco, don Aleksandr Burgos. La chiesa di San Giovanni Battista è stata costruita nel 1826. Nella sua cripta sono sepolti, tra gli altri, la principessa Lovich, moglie dello “zarevichKonstantin, e il Conte di Litta, ministro di governo di quattro zar. (A.M. – T.C.)

 

 

CON UNA SUGGESTIVA CERIMONIA PRESSO LA GROTTA DI SAN PIETRO

SI È CHIUSO AD ANTIOCHIA IL X SIMPOSIO SU SAN PAOLO. VI HANNO PRESO PARTE

I RAPPRESENTANTI DI DIVERSE AUTORITÀ CIVILI E RELIGIOSE

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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ANTIOCHIA. = Con una cerimonia presso la Grotta di San Pietro, una grande cavità naturale sul Monte Silpio sovrastante Antiochia, e che la tradizione cristiana locale considera la prima cattedrale del mondo, si è concluso il decimo Simposio su San Paolo. Iniziato domenica scorsa a Tarso, l’incontro di studi è terminato proprio come previsto dal tema proposto agli studiosi che vi hanno partecipato, e cioè: Paolo tra Tarso e Antiochia, archeologia, storia e religione”. Alle relazioni che hanno trattato temi strettamente paolini, come Il rapporto di Paolo con Israele, Perché Paolo usa le Scritture, I concetti di sapienza e stoltezza in alcune elaborazioni spirituali del Medio Evo, è seguita una bella riflessione su Sant’Efrem, motivata dalla ricorrenza dei 1.700 anni dalla sua nascita e dall’importanza della sua produzione poetica, così abbondante e profonda da avergli meritato il titolo di Dante della Siria. Alla cerimonia di chiusura, che ha incluso la lettura di un brano degli Attı degli Apostoli e del Vangelo con canti ın arabo e in turco, erano presenti le autorità civili e religiose: le prime guidate dal prefetto e dal sindaco, musulmani, le altre dai responsabili delle singole fedi. Da parte ortodossa notata la presenza di Paul Yazigi, metropolita di Aleppo e dell’Hatay; di Joseph Anis Abi Aad, vescovo dei Maroniti di Aleppo, mentre tra i cattolici c’erano mons. Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, e mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, i quali hanno benedetto il pane che la gente porta in casa per i malati, insieme all’acqua che sgorga dalla grotta. Raccogliendo il pensiero espresso da tutti sul valore della pacifica convivenza e della mutua comprensione, mons. Padovese ha detto che “per dialogare occorre conoscere i valori altrui, rispettarne l’identità, condividerne dolori e gioie”. Chiaro il riferimento alla partecipazione della città al lutto che ha colpito il vicariato con la morte di don Andrea Santoro, e alla gioia che invade Antiochia per il bayram (festa) di San Pietro, con le cui esortazioni all’affetto fraterno, alla misericordia e al non rendere male per male, si è conclusa la colorita manifestazione che, insieme ad altre disposte nell’arco dei mesi, hanno meritato ad Antiochia il titolo di Città dell’ecumenismo.

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24 ORE NEL MONDO

29 giugno 2006

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

In Iraq, il Baath, l’ex partito del deposto regime di Saddam, ha respinto il Piano di riconciliazione presentato al Parlamento iracheno dal premier al-Maliki, definendo una “resa incondizionata all’occupante”. Intanto, sul terreno iracheno, nella zona a sud di Bagdad sono stati ritrovati i corpi di due donne e tre uomini, torturati e uccisi. Il comando militare USA ha annunciato inoltre la morte di due soldati statunitensi in seguito a ferite riportate nei giorni scorsi. Infine c’è da registrare la decisione del presidente russo, Vladimir Putin, che ha incaricato i servizi segreti di Mosca di cercare ed eliminare gli assassini dei quattro diplomatici russi sequestrati e uccisi in Iraq in questi giorni.

 

In Afghanistan un soldato statunitense è morto e altri tre sono rimasti feriti in seguito all’esplosione di una mina, nella parte meridionale del Paese. Fonti militari USA hanno aggiunto che in diversi scontri nella provincia di Uruzgan, sono morti 12 Taleban.

 

Tornata elettorale storica oggi in Kuwait, dove per la prima volta le donne partecipano alle elezioni parlamentari. A contendersi i 50 seggi dell'assemblea legislativa, tra i 249 candidati in lizza vi sono appunto anche 28 donne. Gli analisti prevedono la vittoria dell’opposizione, formata da islamisti e liberali, dopo una delle più aspre battaglie politiche che si è conclusa  lo scorso mese di maggio con le dimissioni del governo accusato di corruzione. Dure critiche sono anche rivolte alla famiglia reale Sabah, che regna da 250 anni. Poche chance per le 28 candidate.

 

E’ stata completata l’autopsia sui corpi delle due bambine belghe trovate morte ieri alla periferia di Liegi, 18 giorni dopo la loro scomparsa. Secondo indiscrezioni, sul corpo di una delle piccole vi sarebbero segni di percosse. Per la magistratura l’inchiesta potrebbe giungere presto ad una svolta decisiva. Intanto, il collegio dei giudici ha deciso che il principale sospettato, nonostante respinga le accuse, deve restare in carcere.

 

I ministri degli Esteri degli otto Paesi più industrializzati hanno aperto oggi a Mosca la riunione preparatoria del vertice del G8 che si terrà a San Pietroburgo dal 15 al 17 luglio. In cima all’agenda, la questione nucleare iraniana. Il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, ha chiesto a Teheran di rispondere entro il 15 luglio alle proposte con cui la Comunità internazionale spera di risolvere la crisi aperta dalle ambizioni nucleari dell’Iran. Presente anche l’Alto Rappresentante della Politica Estera dell'Unione Europea, Javier Solana, che da parte sua ha annunciato un nuovo incontro con i negoziatori iraniani che si terrà forse a Bruxelles “probabilmente” il 5 luglio prossimo. I Paesi del G8 hanno poi rivolto un appello a palestinesi ed israeliani, affinché prendano tutte le misure per riportare la calma nella regione.

 

Per scongiurare il fallimento del round negoziale di Doha sarà decisiva la prossima riunione ministeriale ristretta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) in calendario oggi e domani a Ginevra. Il monito è stato lanciato dallo stesso direttore generale del WTO, Pascal Lamy, che ha aggiunto: il rinvio di una decisione sui tagli ai sussidi agricoli e sulla riduzione delle tariffe industriali “è la ricetta per il fallimento”. Intanto il Commissario europeo per il Commercio Estero, Peter Mandelson, ha affermato che l’Unione Europea è pronta a fare concessioni in questo senso se gli altri Paesi faranno altrettanto. Il round negoziale lanciato nella capitale del Qatar nel 2001 ha ripetutamente rischiato il collasso proprio sulla questione agricola. I Paesi in via di sviluppo del G20, guidati dal Brasile, chiedono un taglio di circa il 54% sugli aiuti all'agricoltura dei Paesi industrializzati. La richiesta si pone praticamente a metà strada tra ciò che finora ha messo sul piatto l’Unione Europea e ciò che vogliono gli Stati Uniti e i grandi Paesi esportatori di prodotti della terra.

 

Le conseguenze politiche e pratiche del referendum in Montenegro e le riforme costituzionali in Bosnia Erzegovina sono al centro del dibattito oggi all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che sta per concludersi. Ma nelle ultime ore sono stati tanti gli argomenti affrontati. La parola da Strasburgo a Fausta Speranza:

 

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Denuncia forte in tema di donne: la violenza che le colpisce anche tra le mura domestiche, è tra le più diffuse forme di violazione dei diritti umani, in tutti i Paesi. Poi, su altri argomenti si è svolto l'incontro con i giornalisti del presidente della Camera alta del Parlamento russo, Sergey Mironov. Mosca da maggio e fino a novembre e' presidente del gruppo dei ministri del Consiglio d'Europa. Da qui il tiro incrociato delle domande su Bielorussia, Ucraina e questione gas, Georgia, Transnistria. Ha parlato di dossier spinosi da risolvere in collaborazione. In tema di terrorismo, ha spezzato una lancia in difesa di azioni preventive e collaborazione tra servizi segreti, senza nessun riferimento alla denuncia con cui l'Assemblea, proprio in questi giorni, ha giudicato inaccettabili i casi di violazioni dei diritti umani nei voli segreti CIA.

 

In questa sessione estiva inoltre si è parlato di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Sottolineata la collaborazione con il Parlamento dell’Unione Europea, organismi ONU e ONG. D'altra parte molte organizzazioni internazionali normalmente non solo collaborano con il Consiglio d’Europa ma lo tengono come punto di riferimento, in quanto espressione di 46 Paesi, di cui 21 del centro ed est Europa. Spesso i pronunciamenti, seppure votati a larghissima maggioranza, necessitano di tempi lunghi per essere recepiti dagli stessi Paesi membri o dai Paesi osservatori che si impegnano ad essere in linea sui principi base di rispetto dei diritti umani. E' il caso della pena di morte: la Russia ha promesso di abolirla ma di fatto sta solo rispettando una moratoria, sebbene dal 1996. Mentre con Giappone e Stati Uniti, che hanno lo statuto di osservatori, il richiamo all’ordine sul valore fondamentale della vita umana resta ancora più difficile.

 

Da Strasburgo Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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Il premier spagnolo José Luís Rodríguez Zapatero ha annunciato oggi che il governo inizierà negoziati di pace con l’organizzazione armata basca ETA, che dal marzo scorso osserva una cessate-il-fuoco permanente.

 

L’Etiopia considera una “minaccia” gli estremisti delle corti islamiche somale. Lo ha ribadito il ministro etiope Zenawi che ha annunciato il rafforzamento delle truppe lungo il confine tra i due Paesi. Intanto il leader delle corti islamiche, il radicale Dahir Aweis, si è mostrato disponibile per negoziare con Addis Abeba alcuni territori contesi.

 

La Corea del Sud, intervenendo nella crisi missilistico-nucleare nordcoreana, ha rivolto un deciso appello agli Stati Uniti affinché compiano un passo verso il riconoscimento diplomatico di Pyongyang. Intanto il Giappone ha richiamato in patria il cacciatorpediniere Kirishima per controllare il presunto esperimento missilistico in preparazione in Corea del Nord.

 

 

 

 

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