RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 179 - Testo
della trasmissione di mercoledì 28 giugno
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Presentato ieri a Roma il
rapporto sulla libertà religiosa nel mondo: intervista con Magdi
Allam
CHIESA E SOCIETA’:
Si
celebra oggi la memoria di Sant’Ireneo, vescovo di Lione
e martire
Si
è aperto oggi in provincia di Salerno il Convegno nazionale dell’Apostolato del
mare
Al
via oggi a Torino il Simposio “Migrazione internazionale e sviluppo”
Nella regione africana del Darfur i continui attacchi ostacolano gli sforzi umanitari
Arrestato in Iraq un estremista tunisino ritenuto
responsabile dell’attentato contro la moschea sciita di Samarra
che ha innescato le violenze tra le fazioni musulmane del Paese
28 giugno 2006
LA
FEDE NON SI ESPRIME IN ASTRATTO MA CON OPERE DI
BENE:
ALL’UDIENZA
GENERALE, IL COMMENTO DI BENEDETTO XVI ALLA LETTERA
DI
GIACOMO IL MINORE, L’APOSTOLO AL CENTRO DEL CICLO
DI
CATECHESI DEL PAPA SUI DISCEPOLI DI CRISTO
“La fede deve realizzarsi nella vita”, mai in astratto.
Sintetizza così, Benedetto XVI, l’insegnamento della Lettera scritta da uno
degli Apostoli, Giacomo detto “il Minore”, alla cui figura il Papa ha dedicato
la catechesi dell’udienza generale di oggi, conclusasi pochi minuti fa. Come
mercoledì scorso, Benedetto XVI ha abbreviato il proprio discorso per non
prolungare eccessivamente l’attesa delle circa 25 mila persone presenti in
Piazza San Pietro sotto il gran caldo e l’afa. Il servizio di Alessandro De
Carolis.
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La sua epistola occupa il primo posto tra le cosiddette
“Lettere cattoliche”, dirette cioè non a una specifica comunità cristiana
dell’antichità, ma a tutte in generale. Lui stesso, l’autore, fu definito da
San Paolo una “colonna” della Chiesa dei primissimi tempi. Giacomo il Minore è
stato ed è ancora oggi “un maestro di vita” per i cristiani. Fu identificato
con l’appellativo di “Piccolo”, per distinguerlo dall’omonimo apostolo Giacomo,
figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni. Nel suo
ciclo di catechesi sui discepoli di Cristo, Benedetto XVI si è soffermato sui
passaggi storici e sul “ruolo preminente” che Giacomo il Minore
– quarta figura ad essere esaminata dal Pontefice - svolse “nella Chiesa
di Gerusalemme”, in particolare nel celebre Concilio durante il quale
l’apostolo affermò insieme con gli altri che i pagani potevano essere accolti
nella comunità cristiana anche senza sottoporsi alla circoncisione, ma solo
rispettando alcune norme della legge mosaica. Una
presa di posizione, ha spiegato il Papa, che riconobbe, da una parte, la religione ebraica come “matrice perennemente viva e valida”
del cristianesimo, e dall’altra permise ai “gentili” convertiti a Cristo di
conservare “la propria identità sociologica”.
Ma è specialmente dall’unica lettera che porta il suo nome
a giungere a noi cristiani del 21° secolo un insegnamento senza tempo:
“L’eredità più
importante, lasciataci da San Giacomo, è la lettera che reca il suo nome. Si
tratta di uno scritto assai importante, che insiste molto sulle necessità di
non ridurre la propria fede ad una pura dichiarazione verbale o astratta, ma di
esprimerla concretamente in opere di bene”.
Si tratta, dunque, di un “cristianesimo concreto e
pratico”, ha proseguito Benedetto XVI, quello che si evince dallo scritto di
Giacomo il Minore, e non una vuota dichiarazione d’intenti. Un cristianesimo di
valori alti e radicato nella Croce di Gesù:
“San Giacomo in
questa lettera ci invita alla costanza nelle prove gelosamente accettate e alla
preghiera fiduciosa per ottenere da Dio il dono della sapienza, grazie alla
quale giungiamo a comprendere che i veri valori della vita non stanno nelle
ricchezze transitorie, ma nel saper condividere le proprie sostanze con i poveri
e i bisognosi”.
Da ultimo, ha concluso il Papa, la lettera di Giacomo “ci
esorta ad abbandonarci alle mani di Dio in tutto ciò che facciamo, pronunciando
sempre le parole: 'Se il Signore vorrà'”:
“Così egli ci
insegna a non presumere di pianificare la nostra vita in maniera autonoma e
interessata, ma a fare spazio all’imperscrutabile volontà di Dio. In questo
modo san Giacomo resta un sempre attuale maestro di vita per ciascuno di noi”.
Dopo le catechesi in sintesi, pronunciate in nove lingue,
Benedetto XVI ha aperto la consueta parentesi di saluti ai gruppi dei
pellegrini. Molte oggi le Congregazioni religiose presenti in Piazza, tra cui i
Padri Verbiti e le Suore Francescane Immacolatine, impegnate nei Capitoli generali. Oltre a
loro, il Papa ha rivolto saluti particolari ai rappresentanti dell’Apostolato
della preghiera e ai membri della Famiglia Orionina,
organizzatrice della tradizionale “Festa del Papa” che si svolgerà nel
pomeriggio presso l’Auditorium della Conciliazione a Roma:
“Cari amici, vi
ringrazio per la vostra presenza e per l’amore che volete manifestare verso il
Successore di Pietro con questa vostra iniziativa. Continuate a seguire
fedelmente il vostro Fondatore e testimoniate il Vangelo della vita mediante
ogni vostra Istituzione ed attività, al servizio specialmente delle persone
deboli e sofferenti, ricordando – come diceva don Orione – che 'nel più misero dei fratelli brilla l’immagine
di Dio'”.
Concludendo, poi, con il saluto ai giovani, ai malati
e ai nuovi sposi, Benedetto XVI ha invitato
i giovani ad approfittare del periodo estivo per vivere, ha detto,
“utili esperienze sociali e religiose”, ed esortando gli sposi novelli ad approfondire
la loro “missione nella Chiesa e nella società”. “A voi, cari malati – ha augurato infine - non
manchi anche in questo periodo estivo la vicinanza dei vostri familiari”.
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UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI riceverà nel pomeriggio in udienza il
segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, l’arcivescovo
Robert Sarah.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Saint-Étienne, presentata
per raggiunti limiti di età dal vescovo Pierre Joatton.
Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Dominique
Lebrun, del clero della diocesi di Saint-Denis, finora arciprete della Cattedrale e Decano di Saint-Denis. Il neo presule, 48 anni, ha studiato Diritto
civile, quindi ha frequentato il Seminario francese di Roma, conseguendo il
Baccalaureato in Teologia alla Pontificia Università San Tommaso (Angelicum), e la Licenza in Teologia presso la Pontificia
Università Gregoriana. Ha completato più tardi gli studi teologici presso la
Facoltà di Teologia e di Scienze Religiose dell’Istituto Cattolico di Parigi,
ottenendo il Dottorato in Scienze Teologiche, con specializzazione in Liturgia.
Dopo l’ordinazione, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di parroco,
insegnante di Liturgia, incaricato della Missione di La
Plaine-Saint-Denis e della formazione dei giovani sacerdoti.
E’ consultore della Commissione episcopale della Liturgia e della Pastorale sacramentale;
a questo titolo collabora alla traduzione e pubblicazione della nuova edizione
del Messale Romano in lingua francese.
Sempre in Francia, Benedetto XVI ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Bordeaux il sacerdote Jacques Blaquart, del clero della diocesi di Angoulême,
finora vicario generale. Mons. Blaquart
ha 56 anni. Ha studiato filosofia e teologia tra Poitiers e Bordeaux ed ha
ricevuto la formazione spirituale presso l’Istituto “Notre-Dame
de Vie”. Ordinato sacerdote, ha ricoperto il ministero di parroco e di vicario
episcopale. Dal 2001, è Vicario Generale e incaricato della formazione dei
seminaristi della diocesi.
In Nuova Zelanda, il Papa ha nominato coadiutore della
Diocesi di Christchurch il sacerdote Barry Jones, amministratore della
Cattedrale di Christchurch. Il 55.enne
mons. Jones ha compiuto gli studi di filosofia
e teologia presso il Seminario maggiore Holy Cross a Mosgiel, nella Diocesi di Dunedin.
E' stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1966 e quindi incardinato nella diocesi
di Christchurch. Al livello diocesano, è stato molto
impegnato nella preparazione degli incontri in preparazione al matrimonio. E’
stato parroco ad Akaroa e responsabile diocesano per
la comunità Maori. La Diocesi di Christchurch,
suffraganea dell'Arcidiocesi di Wellington, è stata
creata nel
RIVOLGETE
LO SGUARDO VERSO LE NUOVE ESIGENZE DELLA VITA
ATTUALE
CHE
RICHIEDE ANCHE DAI CATTOLICI UNA FORTE E MATURA TESTIMONIANZA
DEI
VALORI UMANI E CRISTIANI. COSÌ BENEDETTO XVI AI FEDELI
DELLA
PROVINCIA ECCLESIATICA IN LITUANIA IN OCCASIONE
DELL’OTTANTESIMO
ANNIVERSARIO DELLA SUA EREZIONE
In occasione dell’ottantesimo anniversario dell’erezione
della Provincia Ecclesiastica in Lituania, Benedetto
XVI, in una lettera indirizzata all’arcivescovo metropolita di Kaunas Sigitas Tamkevičius, invita i cattolici lituani ad una forte e
matura testimonianza dei valori umani e cristiani. Ripercorrendo inoltre gli
anni difficili che il popolo lituano ha affrontato negli ultimi decenni, il
Santo Padre ha ricordato come il cattivo uso della libertà rovina il volto
autentico dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Il servizio di
Tiziana Campisi:
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Grazie all’aiuto di Dio mai venuto meno, gli anni della
prova hanno visto fiorire un vero vivaio di testimoni e di martiri della fede.
Sono questi i frutti nati dalle dolorose prove che il popolo lituano ha
sofferto nel corso della dura persecuzione sovietica, contraria ai valori della
fede cattolica profondamente radicati in gran parte della popolazione lituana.
E’ quanto ha voluto evidenziare Benedetto XVI nella sua lettera all’arcivescovo
metropolita di Kaunas Sigitas
Tamkevičius ripercorrendo la storia della
Provincia ecclesiastica di Vilnius costituita da
Giovanni Paolo II, ma già organizzata nel 1926 da Pio XI con
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DOMANI
IL PAPA PRESIEDE NELLA BASILICA VATICANA LA
MESSA NELLA
SOLENNITA’
DEI SANTI PIETRO E PAOLO CON L’IMPOSIZIONE DEL PALLIO
A 27
ARCIVESCOVI METROPOLITI. SARA’ PRESENTE UNA DELEGAZIONE
DEL
PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI
-
Intervista con mons. Eleuterio Fortino -
Domani mattina, alle 9.30 nella Basilica Vaticana, il Papa
presiederà la Santa Messa nella Solennità dei Santi Pietro
e Paolo. Durante la celebrazione Benedetto XVI imporrà il Pallio a 27
Arcivescovi Metropoliti. Il Pallio, lo ricordiamo, è una stola di lana bianca,
simbolo della potestà che, in comunione con
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R. – La delegazione del Patriarcato è presieduta dal
metropolita di Pergamo, Joannis Zizioulas,
che è nello stesso tempo coopresidente ortodosso
della Commissione mista internazionale di dialogo fra
D. – Quando ha avuto inizio questa tradizione?
R. – Ha avuto inizio nell’Anno della fede, per il
centenario del martirio di San Pietro, proclamato da Paolo VI nel
D. – Adesso a che punto sono i rapporti tra Roma e
Costantinopoli?
R. – Sono stati e sono sempre fraterni. Nascono dei
problemi di tanto in tanto, com’è naturale, ma queste
visite servono a chiarirli. In più, il rapporto con Costantinopoli è utile
anche per le relazioni con
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IL
COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA
CATTOLICA COMPIE UN ANNO:
UNA
SINTESI CHIARA E COMPLETA DELLE VERITA’ DELLA FEDE CRISTIANA
Esattamente un anno fa, il 28 giugno del 2005, Benedetto
XVI presentava, durante la celebrazione dell’Ora sesta in Sala Clementina, il
Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Un’opera curata da lui stesso,
quando era ancora cardinale prefetto della Congregazione per
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Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica compie
dunque un anno. Una sintesi semplice, chiara e completa delle verità della fede
cristiana: al centro c’è l’amore di Dio per la sua creatura che culmina nella
morte e risurrezione del Figlio. Tutte le verità sono esposte in forma
dialogica. Benedetto XVI ne spiegava il motivo:
“Si intende in tal
modo riproporre – come ho scritto nell’introduzione al Compendio - un dialogo
ideale tra il maestro e il discepolo, mediante una sequenza incalzante di
interrogativi, che coinvolgono il lettore invitandolo a proseguire nella
scoperta dei sempre nuovi aspetti della verità della sua fede. Il genere
dialogico, inoltre, concorre anche ad abbreviare notevolmente il testo,
riducendolo all'essenziale. Ciò potrebbe favorire l'assimilazione e l'eventuale
memorizzazione dei contenuti".
Una
lettura accessibile a tutti quindi, ma pur sempre impegnativa, come
sottolineava Benedetto XVI il giorno dopo, durante
“Non si può leggere questo libro
come si legge un romanzo. Bisogna meditarlo con calma nelle sue singole parti e
permettere che il suo contenuto, mediante le immagini, penetri nell’anima.
Spero che sia accolto in questo modo e possa diventare una buona guida nella trasmissione
della fede”.
Il compendio è arricchito con quattordici immagini sacre
in cui la bellezza diventa “annuncio evangelico”:
“Immagine e parola
s'illuminano così a vicenda. L’arte «parla» sempre, almeno implicitamente, del
divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza:
Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile”. (Presentazione del Compendio,
28 giugno 2005)
“Quanto è necessario – aveva detto Benedetto XVI qualche
giorno dopo la presentazione del Compendio – che, in questo inizio del terzo
millennio, l’intera comunità cristiana proclami, insegni e testimoni
integralmente le verità della fede, della dottrina e della morale cattolica in
maniera unanime e concorde!”(Angelus del 3 luglio 2005)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Catechesi e
cronaca dell'udienza generale.
Servizio estero - Medio
Oriente: offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.
Servizio culturale -
Un elzeviro di Giovanni Marchi dal titolo “Anche Foscolo e Manzoni fra le radici di Pirandello”:
un saggio di Marziano Guglielminetti.
Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo “L'abbraccio fra Pietro e Paolo”: un
nuovo affresco recentemente restaurato nei pressi delle Catacombe di San
Sebastiano.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della sanità.
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28 giugno 2006
IERI A
ROMA
-
Intervista con Magdi Allam
-
Il rapporto
sulla libertà religiosa 2006 presentato ieri a Roma da Aiuto alla Chiesa che
soffre, fotografa lo stato di questo fondamentale diritto in tutto il mondo. A
presentarlo ieri c’era anche il giornalista Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera. Debora Donnini gli ha chiesto quali le difficoltà nei Paesi musulmani:
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R. – C’è un problema di violazione della libertà religiosa
che si traduce nell’impedimento alla diffusione delle fedi non ufficiali e
all’impedimento alla conversione ad altre fedi. Voglio ricordare che in un
Paese formalmente laico come l’Algeria, circa un mese fa è stata varata una
nuova legge che prevede il carcere e pene pecuniari e
pesantissime per tutti coloro che diffondono la religione cristiana e
portano avanti una missione di evangelizzazione e di conversione al
cristianesimo. All’interno stesso dell’Islam la situazione è tragica e non da
oggi, perché si disconosce la libertà di fede di comunità musulmane per il semplice
fatto che non corrispondono alla comunità presente al potere in questi Paesi e
quindi in Iran la minoranza Baha'ì viene perseguitata, in Pakistan la minoranza Akhmadi, viene perseguitata, e in Iraq c’è il caso più lampante di
una maggioranza sciita che viene considerata eretica da terroristi sunniti e di
formazione ideologica wahabita, che hanno legittimato
il massacro degli sciiti.
D. – Anche lei ha partecipato al pellegrinaggio Macerata-Loreto quest’anno, perché?
R. – Ho preso atto del fatto che la figura di Maria è una
figura venerata all’interno dell’Islam, che il Corano le dedica un intero
capitolo, che nei Paesi musulmani ci sono dei santuari dedicati alla Vergine
Maria e che sono oggetto di culto e di pellegrinaggio sia da parte di fedeli
cristiani, sia da parte di fedeli musulmani. Ho quindi ritenuto che se ciò avviene nei Paesi musulmani, possa avvenire anche in Italia
e nei Paesi cristiani e che il pellegrinaggio annuale di Loreto possa
rappresentare un momento di comunanza spirituale tra cattolici e musulmani in
Italia, nella condivisione di quei valori che devono rappresentare il comune fondamento
dell’umanità e sono il valore della sacralità, della vita, della libertà e
della dignità della persona.
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STA
PER USCIRE NEI CINEMA IN ITALIA IL FILM DI PAUL GREENGRASS “UNITED
SUL
TRAGICO VOLO PRECIPITATO IN PENNSYLVANIA l’11 SETTEMBRE
2001
-
Intervista con Kate Solomon
-
Presentato in anteprima al FilmFest
di Taormina United 93, il film di Paul
Greengrass dedicato al tragico volo di uno dei
quattro aerei dirottati nel corso degli attentati dell’11 settembre: il
coraggio dei passeggeri, il dolore delle famiglie, l’attonita sorpresa di una Nazione
colpita al cuore. Il film, già uscito con successo inaspettato negli Stati
Uniti, sarà sugli schermi italiani dal 6 luglio prossimo. Servizio di Luca
Pellegrini.
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Una funzione rituale e collettiva per esorcizzare qualche
cosa che potrebbe rimanere spaventosamente inaccettabile: United 93 dedicato alla
tragedia del famoso volo dirottato e precipitato nei prati della Pennsylvania
prima di raggiungere il target prestabilito, ossia il Campidoglio a Washington
DC, è un’opera corale e terribile nata non per esigenze ideologiche o
politiche, ma per l’amore della verità, della cronaca e della memoria. Quaranta
passeggeri persero la vita dopo una lotta che li oppose ai quattro dirottatori,
volo senza speranza in un mondo che, da quel giorno, avrebbe cambiato
prospettive e futuro. Nel film viviamo con angoscia quegli ultimi 96 minuti di
volo e di vita, sullo sfondo un’America che appare completamente impreparata ed
attonita, un’America che ancora oggi deve dare risposta ad anomalie e
coincidenze e necessita di elaborare il lutto. Quello di una Nazione, quello
delle famiglie che irrimediabilmente sono state mutilate negli affetti e
certezze. Un progetto affidato a Kate Solomon, produttrice esecutiva ed autrice di un toccante
documentario, Families,
dedicato alle famiglie delle vittime, alla quale abbiamo chiesto come è stato
possibile assicurare la veridicità dei fatti narrati nel film:
R. - “WE
CAN’T TELL A TRUTHFUL STORY ON THE PLANE, …”
Ovviamente, non potevamo raccontare la storia veritiera di
quello che è accaduto sull’aereo, ed ovviamente non sapevamo tutto quello che
era accaduto, perché non c’è documentazione, ed una volta che i passeggeri sono
saliti a bordo è stato impossibile conoscere ogni piccolo dettaglio. Allora
quello che avevamo erano le telefonate dei passeggeri - alcune famiglie ci
hanno fatto ascoltare le registrazioni delle telefonate - altri ci hanno
parlato di altre telefonate che non sono state registrate, che sono state
semplici conversazioni, quindi ci sono gli aspetti che traspaiono da queste
conversazioni. Poi, c’è stato il Rapporto della Commissione dell’11 settembre,
che è stato importante fonte delle nostre ricerche, con le descrizioni di
quello che è accaduto a bordo dell’aereo. Il ritrovamento della scatola nera ci
è stata di grande aiuto per la ricostruzione dei fatti. Poi, ci sono tutti gli
altri dettagli che non conosciamo con esattezza, perché non sono stati registrati
come quello che hanno fatto i passeggeri prima del dirottamento o quello che hanno
detto: questi sono dati ricostruiti sulla base delle interviste con i
familiari, e sulle descrizioni che loro ci hanno fornito dei loro cari, di
quello che potrebbero avere detto o fatto, di come si sarebbero comportati
durante un volo. Poi, siamo passati attraverso un processo di improvvisazione…
D. - Quali sono state le reazioni alla visione del film
delle famiglie delle vittime del dirottamento e del pubblico americano in
genere?
R. - “THE FAMILIES, …
Le famiglie sono state molto contente che sia stata
raccontata la storia; penso che per tutti coloro che non hanno perso nessuno su
quell’aereo o in generale quell’11
settembre, sia facile ‘dimenticare’. I familiari, invece, vivono la loro
tragedia quotidianamente e per loro è importante che non si dimentichi. Abbiamo
parlato di quello che può essere accaduto a bordo di quell’aereo;
le famiglie delle vittime e dei terroristi hanno una sensibilità particolare,
si interrogano e interrogano sui fatti accaduti. Credo che sia molto importante
che noi tutti ci chiediamo cosa possa essere accaduto; è stato un privilegio
passare tanto tempo con loro ed ascoltare i loro pensieri. Per quanto riguarda
il pubblico americano, credo che questo film sarà fonte di grandi discussioni,
e credo anche che questo sia bene. Sono quindi orgogliosa di fare parte del
film e di raccontare questa storia”.
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28 giugno 2006
SI
CELEBRA OGGI
DI SAN POLICARPO, CHE VISSE AL FIANCO DI SAN
GIOVANNI. È CONSIDERATO IL PRIMO TEOLOGO DELLA CHIESA E SI ADOPERÒ SOPRATTUTTO
PER
ROMA. = Conobbe San Policarpo, che fu discepolo di San
Giovanni, per questo è considerato l’ultimo rappresentante della generazione
apostolica. E’ Sant’Ireneo, nato a Smirne e poi vescovo di Lione, di cui oggi
ricorre la memoria. Primo teologo della Chiesa, combatté il sincretismo e lo
gnosticismo e imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni
celtiche e germaniche. Dove non arrivò la sua voce, giunse la parola scritta.
Infatti, delle sue opere ci sono giunti integralmente i cinque libri “Contro le
eresie”, dai quali traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon
pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di ricondurre
all’ovile. Si adoperò anche presso i vescovi delle altre comunità cristiane per
il trionfo della concordia e dell’unità. Venne
presentato a Roma dai cristiani della Gallia come
“zelatore del testamento di Cristo” e a Papa Vittore Ireneo consigliò
rispettosamente di non scomunicare le Chiese dell’Asia che non volevano
celebrare
TESTIMONIARE GESU’ AI
MARITTIMI. Questo l’obiettivo del Convegno Nazionale dell’Apostolato del Mare,
apertoSI oggi in provincia di Salerno
SALERNO. = “Ci prepariamo al convegno ecclesiale nazionale
di Verona sollecitati a testimoniare Cristo alla gente di mare senza
distinzione di provenienza, razza, religione: ‘cattolicamente’,
e cioè universalmente”. Così don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio
nazionale per la Pastorale degli addetti alla navigazione aerea e marittima
della Fondazione Migrantes-CEI, illustra il convegno
nazionale che si apre oggi, fino all’1 luglio, a Pontecagnano
Faiano, in provincia di Salerno. Il convegno, dal
titolo “Testimoni del Vangelo a bordo: Federazione e Comitato Nazionale, nuove
opportunità per l´evangelizzazione”, rappresenta a
poco meno di quattro mesi dal IV convegno ecclesiale nazionale di Verona, un
momento per riflettere sul tema della testimonianza. “I tempi cambiano e si
impongono costanti aggiornamenti degli operatori pastorali – spiega don Giacomo
Martino, direttore nazionale della Pastorale dei marittimi della Fondazione Migrantes - affinché, pur nel mutamento degli scenari
socio-economici e legislativi, si possa portare Cristo Risorto ai più
bisognosi”. I marittimi e la gente di mare tutta costituiscono per molti
aspetti quegli ‘ultimi’ cui Gesù si é rivolto con l'attenzione di cui Lui solo
é stato capace”. Il convegno, in risposta alle esigenze
della gente di mare, è una opportunità per dotare i singoli centri “Stella Maris”, presenti nei porti italiani, del bagaglio di
conoscenza necessario ad ottimizzare gli sforzi. “I vincoli sempre più
stringenti posti dalle normative antiterrorismo – spiega ancora don Martino - e
la sempre crescente brevità degli scali impongono un affinamento delle
‘tecniche’ per fornire i servizi alla gente di mare”. La ristrutturazione della
veste giuridica delle singole "Stelle Maris",
che si stanno progressivamente dotando di uno Statuto
elaborato ad hoc, e l’adesione delle singole "Stella Maris"
alla neonata "Federazione Nazionale Stella Maris"
hanno consentito di dotarsi degli strumenti adeguati al perseguimento dei fini.
Il convegno si aprirà con un intervento introduttivo di mons. Walther Ruspi,
direttore nazionale dell’Ufficio catechistico della CEI, sul tema
“Dall’annuncio alla Confermazione e preparazione al matrimonio della gente di
mare”, e si concluderà con un pellegrinaggio a Paola, in provincia di Cosenza,
per una visita al Santuario di San Francesco di Paola, protettore dei
Marittimi. (E.B.)
IL FENOMENO MIGRATORIO NON SOLO COME PROBLEMATICA MA
ANCHE COME RISORSA: E’ il tema centrale del simposio “MIGRAZIONE INTERNAZIONALE
E SVILUPPO”, al via oggi a torino
- A
cura di Fabrizio Accatino -
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TORINO. = Centonavantuno
milioni: tante sono state nel 2005 le persone che nel mondo, per necessità o
per scelta, hanno abbandonato il loro Paese d’origine in via di sviluppo per emigrare
all’estero. Alle dinamiche dei flussi migratori è dedicato il simposio
“Migrazione internazionale e sviluppo”, apertosi oggi al Politecnico di Torino.
Ai lavori prendono parte – tra gli altri – Peter Sutherland, rappresentante speciale del segretario generale
dell’ONU per la Migrazione, Ali Hachani, presidente
del Consiglio economico e sociale dell’ONU, José Antonio Ocampo,
vicesegretario generale delle Nazioni Unite per le questioni economiche e
sociali. Anfitrione del simposio è l’ambasciatore Staffan
De Mistura, padre istriano e madre svedese, 59 anni, da 32 in servizio alle
Nazioni Unite. “Penso – ha detto De Mistura, riassumendo l’importanza di questo
momento di confronto e di studio - che forse più che necessario, il momento in
cui avviene è più che opportuno. Perché? Perché abbiamo un dibattito
all’assemblea generale che è in preparazione, proprio a settembre, sulla
questione della migrazione e dello sviluppo. In secondo luogo, è un problema,
questo della migrazione e dello sviluppo, che è anche un’opportunità, se ben
utilizzato, attualissimo, non soltanto in Italia ma in tutta Europa. Per questo,
l’idea che Torino voglia ospitarlo mi pare il momento
giusto e il posto giusto per farlo”. Le politiche dell’ONU in materia di
immigrazione hanno da tempo imboccato una direzione ben precisa: l’adozione di
visti multipli d’entrata, prestiti e formazione per gli imprenditori immigrati,
cooperazione internazionale per promuovere la professionalità dei lavoratori
specializzati nei loro Paesi d’origine. Perché, come ha spiegato Peter Sutherland, “il mondo sta
entrando in un’era di mobilità in cui la cooperazione internazionale sarà più
efficace delle leggi restrittive”.
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DENARO,
CASA E AUTOMOBILE. QUESTA LA RICOMPENSA, IN UNO STATO
DELLA
MALAYSIA, PER CHI SPOSA E CONVERTE ALL’ISLAM MEMBRI
DELLA POPOLAZIONE INDIGENA. PER MOLTI IL PROVVEDIMENTO E’ UNA VIOLAZIONE DEI
DIRITTI UMANI, MA I LEADER POLITICI SPIEGANO: “È SOLO UN MODO PER AIUTARE LE
GIOVANI COPPIE”
KUALA
LUMPUR. = In Malaysia, riceverà un premio chi sposa e converte all’islam membri della popolazione indigena semi-nomade. Il
provvedimento è dello Stato settentrionale del Kelantan,
che ha stabilito una ricompensa di circa 2.700 dollari in contanti, un sussidio
di altri 270 dollari al mese, abitazione e auto
gratuite, in favore di musulmani che sposano un Orang
Asli, gli indigeni del posto, di tradizione animista. A darne notizia è l’agenzia AsiaNews. La Malaysia
è un Paese a maggioranza islamica e, secondo la legge in vigore, chi vuole
sposare un musulmano è obbligato a convertirsi all’Islam. Il Kelantan è l’unico Stato guidato dal Pan-Malaysia Islamic Party,
partito politico di matrice estremista islamica, all’opposizione a livello nazionale.
Il presidente del Comitato affari religiosi del Kelantan,
Hassan Mohamood, ha
spiegato che la misura è da intendersi una forma di incoraggiamento visto il
basso numero di conversioni tra gli Orang Asli (nello Stato su 12.900 indigeni,
solo 2.094 sono convertiti). Dure le critiche al programma mosse da
membri della comunità musulmana e non, perché ritenuto una violazione dei
diritti fondamentali dell’uomo. “Questa politica – denuncia Colin Nicholas, direttore del
Centro per i problemi degli Orang Asli
– è discriminatoria nei confronti degli indigeni e mostra una grande mancanza di
rispetto per la loro cultura e religione”. La maggior parte dei 180 mila Orang Asli della Malaysia, vivono
in povertà: alcuni sono ancora nomadi, altri sono sistemati in insediamenti
gestiti dal governo e si guadagnano da vivere vendendo prodotti naturali.
Secondo l’avvocato per i diritti umani, Sivanesan, le
autorità del Kelantan hanno esagerato, interferendo
in questo modo nella vita privata dei cittadini. Il sistema dei premi - ha
specificato - è un modo di sprecare il denaro dei contribuenti”. Cosa impedisce
a un uomo musulmano di sposare una Orang
Asli solo per la ricompensa prevista, divorziare da
lei e sposarne poi un’altra? Questa è la domanda più frequente. Anche autorità
musulmane del Kelantan si sono opposte
all’iniziativa, ma i leader del Pan-Malaysia Islamic Party sostengono che le ricompense sono
giustificate. “Denaro, casa e automobile – sostiene Mahfuz
Omar, membro del partito al governo - sono solo un modo per aiutare le giovani
coppie e non per discriminare”. (E.B.)
NELLA
REGIONE AFRICANA DEL DARFUR, I CONTINUI ATTACCHI OSTACOLANO GLI SFORZI
UMANITARI. lo denuncia Padre Bryan pippins, del JESUIT REFUGEES SERVICES
Khartoum. = Gli sforzi umanitari in Darfur,
regione occidentale del Sudan, sono ostacolati da costanti attacchi, razzie ed
incursioni. E’ quanto ribadito da Padre Bryan Pippins, direttore di progetto del Jesuit
Refugees Service (JRS),
specificando che nonostante una delle maggiori fazioni del conflitto abbia
firmato un accordo di pace, le altre due fazioni minori rappresentano la chiave
per un patto senza il quale ogni prospettiva di pace apparirebbe troppo remota.
Secondo il religioso, i programmi del JRS a El-Fasher,
come quello relativo all’istruzione per adulti, sono instabili ed in aggiunta,
per regolare l’apertura dei futuri corsi, sono state introdotte linee guida
molto severe. Interrotti, per la mancanza di personale, anche i programmi per
la formazione degli insegnanti. Nella regione africana, il totale degli
incidenti mortali continua ad aumentare ed i villaggi continuano ad essere
bruciati, afferma padre Bryan, che ricorda come la
lunga ondata di siccità nell’area abbia causato l’aumento di molti beni di
primo consumo. Come ricorda l’agenzia Fides, per oltre tre anni, la remota area
occidentale del Sudan è stata tormentata da una rivolta che ha costretto 2
milioni e mezzo di persone ad abbandonare le proprie case, provocando la morte
di decine di migliaia di persone. Nel Paese continuano stupri, assassini e
saccheggi e circa 7 mila militari dell'Unione Africana, che vivono in tende
nella vasta regione desertica, controllano l'instabile tregua del 5 maggio. Secondo fonti dell'Unione Africana, le forze armate in Darfur necessitano di almeno altri 5.600 uomini. (V.C.)
nasce in PORTOGALLO IL PRIMO “CAFFÈ CRISTIANO” DELLA
PENISOLA IBERICA:
un locale per socializzare ma anche per pregare
LISBONA. = Uno spazio per bere un caffè, ascoltare musica,
guardare uno spettacolo teatrale, leggere libri. Ma anche pregare in una
cappella, sfogliare una Bibbia, confessarsi. Sono le possibilità offerte dal
primo “Caffè cristiano” della penisola iberica, inaugurato lo scorso fine
settimana ad Amora, in Portogallo, alla presenza di
mons. Gilberto Canavarro dos Reis,
vescovo di Setúbal. “Questo progetto – ha spiegato
una delle responsabili, Lina Andrade, all’agenzia Ecclesia – è una risposta alle sfide della nuova
evangelizzazione. Le risposte sono state finora positive e di sorpresa”. Lo
spazio, che come precisa l’agenzia SIR è di circa 400 metri quadrati, è aperto
al pubblico ancora in orario provvisorio (dal giovedì al sabato tra le 16 e le
23 e la domenica fino alle 19). Nel locale, è presente un gruppo musicale
fisso, ma saranno ospitati anche altri gruppi di musica cristiana, “per uno
scambio di Chiesa che ci arricchisca reciprocamente”, precisa Andrade. Presente anche una sala di attesa, destinata –
afferma la responsabile - “per i casi più problematici”, un asilo nido “perché
le giovani coppie possano venire anche con i figli”, una biblioteca, un salone
e una cappella. Dal prossimo sabato, il “Café cristão”
di Amora proporrà, inoltre, settimanalmente, un
momento di adorazione del Santissimo Sacramento (dalle 16 alle 17.30) e da
settembre verrà celebrata, una volta al mese, l’Eucarestia. (E.B.)
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27 giugno 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e
Valentina Corsaletti -
In
Medio Oriente, prosegue l’operazione militare condotta dall’esercito israeliano
nei Territori per liberare il soldato dello Stato ebraico preso in ostaggio da
un gruppo estremista palestinese. Intanto nei Territori, poche ore prima
dell’inizio dell’incursione israeliana, Hamas e Al Fatah avevano annunciato, ieri, di aver raggiunto un
importante accordo sul cosiddetto “documento dei detenuti”. Il testo prevede il
riconoscimento implicito di Israele. Il nostro servizio:
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L’esercito
israeliano ha lanciato, nella notte, un’offensiva nella Striscia di Gaza per
liberare il soldato israeliano rapito domenica scorsa. L’incursione è
cominciata con un bombardamento aereo su una centrale elettrica. Il premier
israeliano, Ehud Olmert, ha
comunque affermato che Israele non ha alcuna intenzione di rioccupare la
Striscia di Gaza, assicurando che le truppe lasceranno i Territori palestinesi quando sarà liberato il soldato israeliano. La
risposta palestinese non si è fatta attendere: i Comitati di resistenza popolare,
hanno rivendicato il rapimento, in Cisgiordania, di un giovane colono. Il
presidente Abu Mazen ha
definito, poi, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza “una punizione collettiva”
inflitta al popolo palestinese e ha lanciato un appello alla comunità
internazionale per fermare il governo israeliano. Da Hamas
arrivano, intanto, segnali discordanti: il vice premier dell’Autorità nazionale
palestinese, esponente del gruppo radicale, ha chiesto ai guerriglieri di non
uccidere l’ostaggio e ha aggiunto che la vita del caporale israeliano rapito
dipende da Israele. Secondo il movimento islamico, l’azione è una “follia
militare” che può avere pesanti conseguenze. Un leader di Hamas
ha chiesto, inoltre, ai militanti palestinesi di combattere contro i soldati
dello Stato ebraico. Alla critica situazione sul terreno si contrappone,
comunque, un importante risultato politico: Hamas ha
approvato ieri il progetto
stilato dai detenuti palestinesi che prevede l’esistenza di due Stati e
l’implicito riconoscimento d’Israele. Il piano contempla anche la fine
della resistenza armata e la creazione, in futuro, di un governo di unità
nazionale. Ma è sul presente che convergono timori e preoccupazioni: riferendosi all’attuale situazione
palestinese, l’UNICEF ha avvertito che “le violenze senza precedenti delle
ultime settimane, per gli scontri tra fazioni palestinesi e l’intensificarsi
delle operazioni militari israeliane, pongono a serio rischio l’incolumità di
donne e bambini. La loro salute e nutrizione – precisa l’agenzia dell’ONU -
sono già minacciate dal collasso del sistema sanitario e dei servizi pubblici
di base, a causa degli effetti del blocco finanziario.
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Ma
quali saranno, a questo punto, le conseguenze politiche dell’offensiva israeliana
nella Striscia di Gaza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Camille
Eid, esperto di area mediorientale, del quotidiano
“Avvenire”.
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R. – I palestinesi, almeno la maggior parte delle loro fazioni,
hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un governo di unità nazionale, ma questo esito politico importante sarà bloccato
da questa operazione militare che potrebbe anche vedere la caduta stessa del
governo attuale di Hamas e, quindi, un cambio
radicale dello scenario politico palestinese rispetto a quello che abbiamo
conosciuto negli ultimi 2-3 mesi.
D. – Secondo te, sarà comunque possibile recuperare in
futuro questo ennesimo strappo nei rapporti israelo-palestinesi?
R. – Forse con Al-Fatah e Abu Mazen è possibile. Abbiamo
assistito, infatti, a vari strappi in precedenza. Ma abbiamo anche visto
ricuciture forzate, perché ovviamente il processo di pace non si ferma a dei
dettagli, fossero anche di questo peso enorme. Questa rimane una speranza,
comunque.
D. – Quale ruolo potrà avere la Comunità internazionale
per risanare queste ferite?
R. – Forse un ruolo nel circoscrivere il sequestro. I
palestinesi hanno fatto notare che decine e decine di palestinesi giacciono da
anni nelle carceri; qualcuno parla di 10 mila detenuti, e il mondo non si è
mosso per liberarli. Quando, invece, si è trattato di un unico soldato,
catturato oltretutto in una operazione militare, il
mondo si è mobilitato per arrivare alla sua liberazione. Torniamo, quindi, alla
solita teoria palestinese, che ci sono ossia due pesi e due misure.
D. – Il futuro come lo possiamo vedere?
R. – Allo stato attuale delle cose, purtroppo tutte le
ipotesi sono aperte e mi sembra che proprio le più pessimiste e le più violente
siano quelle che rischiano di andare avanti. Questo mi dispiace molto, perché vuole
dire che tutto quello che si è fatto per il processo di pace, costruito dal
’93, è svanito nel nulla e il ritiro da Gaza attuato dal governo di Sharon,
vede una nuova occupazione di questo stesso territorio lasciato
indipendente.
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In
Iraq, è stato arrestato il presunto responsabile dell’attentato del febbraio
scorso al Mausoleo sciita di Samarra, a nord della
capitale, che ha innescato in Iraq una lunga serie di violenze. Lo ha
annunciato stamani, a Baghdad, il consigliere per la sicurezza nazionale
precisando che il fermato è un integralista tunisino. A Baquba,
intanto, almeno quattro civili sono morti per l’esplosione di due bombe.
Breve visita a Kabul per il segretario di stato
americano, Condoleezza Rice.
Durante gli incontri
a Kabul con il presidente Karzai e i vertici militari, la signora Rice ha ribadito l’impegno di Washington in Afghanistan.
“Nostro obiettivo - ha ricordato - è quello di eliminare la minaccia di Al Qaeda e dei talebani”. Il presidente Karzai ha
espresso ottimismo per i passi avanti fatti dal suo Paese, ma non ha nascosto i
problemi che deve affrontare l'Afghanistan, come la corruzione e il traffico di
droga.
Si terrà probabilmente la prossima settimana
l’atteso incontro a Teheran tra l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica
estera, Javier Solana,
e il capo dei negoziatori iraniani sul dossier nucleare, Ali Larijani. Lo ha reso noto la portavoce di Solana precisando che non è stata ancora fissata una data.
Intanto, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto tempi rapidi per una risposta della
Repubblica islamica sul pacchetto di incentivi internazionali.
Dopo il forte pronunciamento di ieri sui voli segreti CIA, “libertà di espressione e rispetto del credo
religioso” è il tema in discussione questa mattina all'Assemblea parlamentare
del Consiglio d'Europa. Se ne occupa il Comitato cultura, scienza e educazione.
Da Strasburgo Fausta Speranza:
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Ha parlato anche il premier turco Erdogan ma la sessione era chiusa ai giornalisti. Però, il
presidente del Comitato, Jacques Legendre,
ha accettato di parlare con la Radio Vaticana. Ci ha detto che dopo
la questione delle vignette, che hanno suscitato reazioni anche violente in
alcuni ambienti islamici, si discute sui margini tra libertà di
espressione e rispetto del credo religioso. Quello che cercherà di ribadire il
documento finale del comitato - ha anticipato Legendre
- è che i soli limiti alla libertà di espressione possono essere insulti e
incitazioni all'odio a motivo del credo religioso e allocuzioni di stampo
razzista. Sollecitato, poi, sulle restrizioni della libertà di espressione in
Russia, denunciate da più parti, Legendre ha
riconosciuto che qui a Strasburgo viene monitorata la
situazione. La Russia è parte del Consiglio d’Europa e dunque è tenuta a
rispettare gli standard. E’ il principio base dell'Assemblea parlamentare che
riunisce qui i rappresentanti di 46 Paesi e che su diversi altri argomenti è impegnata
a sottoscrivere raccomandazioni per i singoli governi. La più importante ieri.
A proposito dei voli segreti CIA per trasferire prigionieri, è stata denunciata
una ragnatela mondiale definita illegale e incompatibile con i diritti umani:
accusa agli Stati Uniti, che sono osservatori al Consiglio d'Europa, e
forte reprimenda per i servizi segreti di Paesi europei che, per collusione o
colpevole negligenza, hanno collaborato a operazioni che hanno fatto registrare
almeno 10 casi di violazioni dei diritti umani. Inoltre, tra le questioni
ancora sul tappeto in questa sessione estiva, nel pomeriggio c’è il dibattito
su come assicurare sempre il rispetto dei diritti umani in tema di migranti,
rifugiati e richiedenti asilo. E c’è poi la questione
della lotta alla violenza contro le donne, compresa quella tra le mura
domestiche che è una delle più diffuse forme di violazione dei diritti umani e
che interessa senza eccezioni tutti i 46 Paesi membri
del Consiglio d'Europa.
Da Strasburgo, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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È stato giustiziato in Texas un
detenuto messicano di 46 anni, condannato alla pena capitale per aver commesso
almeno 15 omicidi negli Stati Uniti. Poco prima di morire, l’uomo ha chiesto
perdono ai familiari delle vittime, alcuni dei quali hanno assistito
all’esecuzione. Il ministro degli Esteri messicano aveva chiesto clemenza per
il detenuto, malato da tempo di schizofrenia.
La Cina è
“molto preoccupata” per il programma militare della Corea del Nord che prevede
a breve il lancio di prova di un nuovo missile balistico. Il premier cinese, Wen Jiabao, ha chiesto a tutte le
parti coinvolte di fare il possibile per evitare che cresca
la tensione.
È di nuovo allarme terremoto in India. Un sisma di magnitudo 5.8
gradi della scala Richter ha colpito le isole Andamane e Nicobare, le stesse
tragicamente devastate dallo tsunami del 26 dicembre
2004. Fortunatamente, non si registrano vittime.
Ancora
violenze a Timor Est dopo le dimissioni, rassegnate lunedì scorso, dal premier Mari Alkatiri. Decine
le case incendiate da gruppi di manifestanti, sia oppositori che sostenitori
dell’ex primo ministro. Diverse bande di giovani hanno scagliato pietre contro
i campi dei rifugiati, dove si trovano circa 150 mila sfollati. L’ex premier
Alkatiri sarà interrogato per rispondere alle accuse
secondo le quali avrebbe istituito ed armato “squadre
della morte” per mettere a tacere l’opposizione.
In
Somalia, miliziani islamici hanno assunto il controllo di una strada che
collega Mogadiscio con Baidoa, sede del governo di
transizione somalo. L’offensiva viene considerata
un'esplicita violazione dell’intesa raggiunta in Sudan la settimana scorsa tra
le autorità e le Corti islamiche. L’accordo prevede, tra l’altro, il
riconoscimento reciproco e la sospensione delle ostilità.
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