RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 179 - Testo della trasmissione di mercoledì 28 giugno 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La fede non si esprime in astratto ma con opere di bene: all’udienza generale, il commento di Benedetto XVI alla Lettera di Giacomo il Minore

 

Lettera di Benedetto XVI in occasione dell’ottantesimo anniversario della erezione della Provincia ecclesiastica in Lituania  

 

Domani il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Messa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo alla presenza di una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli: ce ne parla mons. Eleuterio Fortino

 

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica compie un anno: 2 milioni le copie finora acquistate nella sola edizione in italiano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Presentato ieri a Roma il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo: intervista con Magdi Allam

 

Sta per uscire nei cinema in Italia il film di Paul GreengrassUnited 93” sul tragico volo precipitato in Pennsylvania l’11 settembre 2001: con noi Kate Solomon

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si celebra oggi la memoria di Sant’Ireneo, vescovo di Lione e martire

 

Si è aperto oggi in provincia di Salerno il Convegno nazionale dell’Apostolato del mare

 

Al via oggi a Torino il Simposio “Migrazione internazionale e sviluppo”

 

Denaro, casa e automobile. Questa la ricompensa, in uno Stato della Malaysia, per chi sposa e converte all’islam membri della popolazione indigena

 

Nella regione africana del Darfur i continui attacchi ostacolano gli sforzi umanitari

 

Nasce in Portogallo il primo “caffè cristiano” della penisola iberica: un locale per socializzare ma anche per pregare

 

24 ORE NEL MONDO:

Arrestato in Iraq un estremista tunisino ritenuto responsabile dell’attentato contro la moschea sciita di Samarra che ha innescato le violenze tra le fazioni musulmane del Paese

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 giugno 2006

 

LA FEDE NON SI ESPRIME IN ASTRATTO MA CON OPERE DI BENE:

ALL’UDIENZA GENERALE, IL COMMENTO DI BENEDETTO XVI ALLA LETTERA

DI GIACOMO IL MINORE, L’APOSTOLO AL CENTRO DEL CICLO

DI CATECHESI DEL PAPA SUI DISCEPOLI DI CRISTO

 

“La fede deve realizzarsi nella vita”, mai in astratto. Sintetizza così, Benedetto XVI, l’insegnamento della Lettera scritta da uno degli Apostoli, Giacomo detto “il Minore”, alla cui figura il Papa ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi, conclusasi pochi minuti fa. Come mercoledì scorso, Benedetto XVI ha abbreviato il proprio discorso per non prolungare eccessivamente l’attesa delle circa 25 mila persone presenti in Piazza San Pietro sotto il gran caldo e l’afa. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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La sua epistola occupa il primo posto tra le cosiddette “Lettere cattoliche”, dirette cioè non a una specifica comunità cristiana dell’antichità, ma a tutte in generale. Lui stesso, l’autore, fu definito da San Paolo una “colonna” della Chiesa dei primissimi tempi. Giacomo il Minore è stato ed è ancora oggi “un maestro di vita” per i cristiani. Fu identificato con l’appellativo di “Piccolo”, per distinguerlo dall’omonimo apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni. Nel suo ciclo di catechesi sui discepoli di Cristo, Benedetto XVI si è soffermato sui passaggi storici e sul “ruolo preminente” che Giacomo il Minore – quarta figura ad essere esaminata dal Pontefice - svolse “nella Chiesa di Gerusalemme”, in particolare nel celebre Concilio durante il quale l’apostolo affermò insieme con gli altri che i pagani potevano essere accolti nella comunità cristiana anche senza sottoporsi alla circoncisione, ma solo rispettando alcune norme della legge mosaica. Una presa di posizione, ha spiegato il Papa, che riconobbe, da una parte, la religione ebraica come “matrice perennemente viva e valida” del cristianesimo, e dall’altra permise ai “gentili” convertiti a Cristo di conservare “la propria identità sociologica”.

 

Ma è specialmente dall’unica lettera che porta il suo nome a giungere a noi cristiani del 21° secolo un insegnamento senza tempo:

 

“L’eredità più importante, lasciataci da San Giacomo, è la lettera che reca il suo nome. Si tratta di uno scritto assai importante, che insiste molto sulle necessità di non ridurre la propria fede ad una pura dichiarazione verbale o astratta, ma di esprimerla concretamente in opere di bene”.

 

Si tratta, dunque, di un “cristianesimo concreto e pratico”, ha proseguito Benedetto XVI, quello che si evince dallo scritto di Giacomo il Minore, e non una vuota dichiarazione d’intenti. Un cristianesimo di valori alti e radicato nella Croce di Gesù:

 

“San Giacomo in questa lettera ci invita alla costanza nelle prove gelosamente accettate e alla preghiera fiduciosa per ottenere da Dio il dono della sapienza, grazie alla quale giungiamo a comprendere che i veri valori della vita non stanno nelle ricchezze transitorie, ma nel saper condividere le proprie sostanze con i poveri e i bisognosi”.

 

Da ultimo, ha concluso il Papa, la lettera di Giacomo “ci esorta ad abbandonarci alle mani di Dio in tutto ciò che facciamo, pronunciando sempre le parole: 'Se il Signore vorrà'”:

 

“Così egli ci insegna a non presumere di pianificare la nostra vita in maniera autonoma e interessata, ma a fare spazio all’imperscrutabile volontà di Dio. In questo modo san Giacomo resta un sempre attuale maestro di vita per ciascuno di noi”.

 

Dopo le catechesi in sintesi, pronunciate in nove lingue, Benedetto XVI ha aperto la consueta parentesi di saluti ai gruppi dei pellegrini. Molte oggi le Congregazioni religiose presenti in Piazza, tra cui i Padri Verbiti e le Suore Francescane Immacolatine, impegnate nei Capitoli generali. Oltre a loro, il Papa ha rivolto saluti particolari ai rappresentanti dell’Apostolato della preghiera e ai membri della Famiglia Orionina, organizzatrice della tradizionale “Festa del Papa” che si svolgerà nel pomeriggio presso l’Auditorium della Conciliazione a Roma:

 

“Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e per l’amore che volete manifestare verso il Successore di Pietro con questa vostra iniziativa. Continuate a seguire fedelmente il vostro Fondatore e testimoniate il Vangelo della vita mediante ogni vostra Istituzione ed attività, al servizio specialmente delle persone deboli e sofferenti, ricordando – come diceva don Orione – che 'nel più misero dei fratelli brilla l’immagine di Dio'”.

 

Concludendo, poi, con il saluto ai giovani, ai malati e ai nuovi sposi, Benedetto XVI ha invitato i giovani ad approfittare del periodo estivo per vivere, ha detto, “utili esperienze sociali e religiose”, ed esortando gli sposi novelli ad approfondire la loro “missione nella Chiesa e nella società”. “A voi, cari malati – ha augurato infine - non manchi anche in questo periodo estivo la vicinanza dei vostri familiari”.

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UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI riceverà nel pomeriggio in udienza il segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, l’arcivescovo Robert Sarah.

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Étienne, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Pierre Joatton. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Dominique Lebrun, del clero della diocesi di Saint-Denis, finora arciprete della Cattedrale e Decano di Saint-Denis. Il neo presule, 48 anni, ha studiato Diritto civile, quindi ha frequentato il Seminario francese di Roma, conseguendo il Baccalaureato in Teologia alla Pontificia Università San Tommaso (Angelicum), e la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha completato più tardi gli studi teologici presso la Facoltà di Teologia e di Scienze Religiose dell’Istituto Cattolico di Parigi, ottenendo il Dottorato in Scienze Teologiche, con specializzazione in Liturgia. Dopo l’ordinazione, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di parroco, insegnante di Liturgia, incaricato della Missione di La Plaine-Saint-Denis e della formazione dei giovani sacerdoti. E’ consultore della Commissione episcopale della Liturgia e della Pastorale sacramentale; a questo titolo collabora alla traduzione e pubblicazione della nuova edizione del Messale Romano in lingua francese.

 

Sempre in Francia, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Bordeaux il sacerdote Jacques Blaquart, del clero della diocesi di Angoulême, finora vicario generale. Mons. Blaquart ha 56 anni. Ha studiato filosofia e teologia tra Poitiers e Bordeaux ed ha ricevuto la formazione spirituale presso l’Istituto “Notre-Dame de Vie”. Ordinato sacerdote, ha ricoperto il ministero di parroco e di vicario episcopale. Dal 2001, è Vicario Generale e incaricato della formazione dei seminaristi della diocesi.

 

         In Nuova Zelanda, il Papa ha nominato coadiutore della Diocesi di Christchurch il sacerdote Barry Jones, amministratore della Cattedrale di Christchurch. Il 55.enne mons. Jones ha compiuto gli studi di filosofia e teologia presso il Seminario maggiore Holy Cross a Mosgiel, nella Diocesi di Dunedin. E' stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1966 e quindi incardinato nella diocesi di Christchurch. Al livello diocesano, è stato molto impegnato nella preparazione degli incontri in preparazione al matrimonio. E’ stato parroco ad Akaroa e responsabile diocesano per la comunità Maori. La Diocesi di Christchurch, suffraganea dell'Arcidiocesi di Wellington, è stata creata nel 1887. Ha una superficie di 51.780 kmq e una popolazione di oltre 5000 mila abitanti, 63 mila dei quali cattolici, distribuiti in 52 parrocchie, con 73 sacerdoti, 4 seminaristi maggiori, 155 religiose.

 

 

RIVOLGETE LO SGUARDO VERSO LE NUOVE ESIGENZE DELLA VITA ATTUALE

CHE RICHIEDE ANCHE DAI CATTOLICI UNA FORTE E MATURA TESTIMONIANZA

DEI VALORI UMANI E CRISTIANI. COSÌ BENEDETTO XVI AI FEDELI

DELLA PROVINCIA ECCLESIATICA IN LITUANIA IN OCCASIONE

DELL’OTTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA EREZIONE

 

In occasione dell’ottantesimo anniversario dell’erezione della Provincia Ecclesiastica in Lituania, Benedetto XVI, in una lettera indirizzata all’arcivescovo metropolita di Kaunas Sigitas Tamkevičius, invita i cattolici lituani ad una forte e matura testimonianza dei valori umani e cristiani. Ripercorrendo inoltre gli anni difficili che il popolo lituano ha affrontato negli ultimi decenni, il Santo Padre ha ricordato come il cattivo uso della libertà rovina il volto autentico dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Grazie all’aiuto di Dio mai venuto meno, gli anni della prova hanno visto fiorire un vero vivaio di testimoni e di martiri della fede. Sono questi i frutti nati dalle dolorose prove che il popolo lituano ha sofferto nel corso della dura persecuzione sovietica, contraria ai valori della fede cattolica profondamente radicati in gran parte della popolazione lituana. E’ quanto ha voluto evidenziare Benedetto XVI nella sua lettera all’arcivescovo metropolita di Kaunas Sigitas Tamkevičius ripercorrendo la storia della Provincia ecclesiastica di Vilnius costituita da Giovanni Paolo II, ma già organizzata nel 1926 da Pio XI con la Costituzione apostolica Lituanorum gente, dopo il primo conflitto mondiale. Il Papa ha sottolineato in particolare l’impegno del popolo lituano, che riacquistata la propria libertà, dopo la caduta della dittatura comunista, si è inserito sempre più profondamente nella famiglia delle Nazioni, recando ad esse il contributo del proprio patrimonio di valori. “Giova rivolgere lo sguardo verso le nuove esigenze della vita attuale” scrive il Pontefice ai cattolici lituani, ai quali ha rivolto pure l’invito ad una forte e matura testimonianza dei valori umani e cristiani ereditati dai padri. “Come testimoniano le lezioni della storia passata e anche recente – si legge nella lettera del Santo Padre – il cattivo uso della libertà porta allo svuotamento e alla rovina del volto autentico dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Auspico che i cattolici della Lituania … sappiano corrispondere sempre meglio all’amore paterno di Dio”. Benedetto XVI ha infine ricordato che l’autenticità della vita cristiana si manifesta e si certifica nella testimonianza della carità operosa verso tutti, sulla base dell’intima certezza che Dio è amore. “Questo è l’annuncio perenne della Chiesa di Cristo – ha ribadito il Papa – costituita nel mondo per illuminare le coscienze e per guidarle verso la conoscenza del senso più profondo della vita umana e cristiana”.

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DOMANI IL PAPA PRESIEDE NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA NELLA

SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO CON L’IMPOSIZIONE DEL PALLIO

A 27 ARCIVESCOVI METROPOLITI. SARA’ PRESENTE UNA DELEGAZIONE

DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI

- Intervista con mons. Eleuterio Fortino -

 

Domani mattina, alle 9.30 nella Basilica Vaticana, il Papa presiederà la Santa Messa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Durante la celebrazione Benedetto XVI imporrà il Pallio a 27 Arcivescovi Metropoliti. Il Pallio, lo ricordiamo, è una stola di lana bianca, simbolo della potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 9.20, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. Sarà presente alla Messa una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Sul significato di questa partecipazione Giovanni Peduto ha intervistato mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

 

 

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R. – La delegazione del Patriarcato è presieduta dal metropolita di Pergamo, Joannis Zizioulas, che è nello stesso tempo coopresidente ortodosso della Commissione mista internazionale di dialogo fra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica. E’ accompagnato dal vescovo Kallistos e dall’archimandrita, Dyonisius. E’ un’espressione di comunione. E’ una partecipazione alla preghiera. E’ un elemento più profondo di comunione ed è anche l’occasione di una concertazione sui programmi da sviluppare nel prossimo futuro. Si partecipa reciprocamente, da parte del Patriarcato ecumenico alla festa dei Santi Pietro e Paolo, qui a Roma, e da parte della Chiesa cattolica, con una delegazione, presso il Patriarcato ecumenico, alla festa di Sant’Andrea, il 30 novembre.  Quest’anno in modo del tutto particolare questa visita la fa il Santo Padre stesso.

 

D. – Quando ha avuto inizio questa tradizione?

 

R. – Ha avuto inizio nell’Anno della fede, per il centenario del martirio di San Pietro, proclamato da Paolo VI nel 1967. In quell’occasione è stata invitata una delegazione del Patriarcato ecumenico, che è venuta a Roma con il metropolita di Vienna, Krisostomos, accompagnato da un archimandrita e da un diacono. Nel 1969 era stato nominato presidente dell’allora Segretariato per l’Unità dei cristiani il cardinale Willebrands. Da questa seconda visita, una visita di risposta, è maturata l’idea di uno scambio regolare. Così di anno in anno si hanno queste due visite, una a Roma e una a Costantinopoli, con uno schema ormai, come lei dice, tradizionale: una partecipazione alla festa, una partecipazione alla preghiera e sempre una giornata di conversazione sul dialogo in corso, sui problemi che si incontrano, su ciò che si può concordare di fare insieme per superare le difficoltà.

 

D. – Adesso a che punto sono i rapporti tra Roma e Costantinopoli?

 

R. – Sono stati e sono sempre fraterni. Nascono dei problemi di tanto in tanto, com’è naturale, ma queste visite servono a chiarirli. In più, il rapporto con Costantinopoli è utile anche per le relazioni con la Commissione internazionale di dialogo. Di questa Commissione fanno parte tutte le Chiese e Costantinopoli ha il ruolo di coordinamento dell’iniziativa del dialogo. Quindi, parlando con Costantinopoli si possono organizzare le riunioni, gli incontri e così via. Naturalmente, Costantinopoli pensa, nel suo ruolo, attraverso delle riunioni interortodosse, di raggiungere il consenso delle Chiese ortodosse. Per esempio, quest’anno è particolarmente importante la visita qui a Roma, presieduta dal presidente della Commissione mista da parte ortodossa. Nel mese di novembre, dal 18 al 25, infatti, presso la Chiesa ortodossa serba, si riunirà a Belgrado in sessione plenaria la Commissione mista. Come si ricorda, questa Commissione ha incontrato una seria difficoltà nell’incontro del 2000 a Baltimora e da allora non si è potuta incontrare. Quindi, è un riavvio del dialogo. E’, dunque, particolarmente importante coordinare il modo di organizzare e di gestire la riunione. Il tema della prossima riunione è molto importante ed è così formulato: “Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della struttura sacramentale della Chiesa. Conciliarità e autorità nella Chiesa”.

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IL COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA COMPIE UN ANNO:

UNA SINTESI CHIARA E COMPLETA DELLE VERITA’ DELLA FEDE CRISTIANA

 

Esattamente un anno fa, il 28 giugno del 2005, Benedetto XVI presentava, durante la celebrazione dell’Ora sesta in Sala Clementina, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Un’opera curata da lui stesso, quando era ancora cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per volontà di Giovanni Paolo II che lo aveva posto alla guida di una apposita Commissione. In un anno sono state acquistate circa due milioni di copie della sola edizione in lingua italiana. Per Benedetto XVI si tratta di “una nuova guida per la trasmissione della fede, che ci aiuta a meglio conoscere e poi anche a meglio vivere la fede che ci unisce”. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica compie dunque un anno. Una sintesi semplice, chiara e completa delle verità della fede cristiana: al centro c’è l’amore di Dio per la sua creatura che culmina nella morte e risurrezione del Figlio. Tutte le verità sono esposte in forma dialogica. Benedetto XVI ne spiegava il motivo:

 

“Si intende in tal modo riproporre – come ho scritto nell’introduzione al Compendio - un dialogo ideale tra il maestro e il discepolo, mediante una sequenza incalzante di interrogativi, che coinvolgono il lettore invitandolo a proseguire nella scoperta dei sempre nuovi aspetti della verità della sua fede. Il genere dialogico, inoltre, concorre anche ad abbreviare notevolmente il testo, riducendolo all'essenziale. Ciò potrebbe favorire l'assimilazione e l'eventuale memorizzazione dei contenuti".

 

Una lettura accessibile a tutti quindi, ma pur sempre impegnativa, come sottolineava Benedetto XVI il giorno dopo, durante la Messa per i Santi Pietro e Paolo:

 

“Non si può leggere questo libro come si legge un romanzo. Bisogna meditarlo con calma nelle sue singole parti e permettere che il suo contenuto, mediante le immagini, penetri nell’anima. Spero che sia accolto in questo modo e possa diventare una buona guida nella trasmissione della fede”.

 

Il compendio è arricchito con quattordici immagini sacre in cui la bellezza diventa “annuncio evangelico”:

 

“Immagine e parola s'illuminano così a vicenda. L’arte «parla» sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile”. (Presentazione del Compendio, 28 giugno 2005)

 

“Quanto è necessario – aveva detto Benedetto XVI qualche giorno dopo la presentazione del Compendio – che, in questo inizio del terzo millennio, l’intera comunità cristiana proclami, insegni e testimoni integralmente le verità della fede, della dottrina e della morale cattolica in maniera unanime e concorde!”(Angelus del 3 luglio 2005)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Catechesi e cronaca dell'udienza generale.

 

Servizio estero - Medio Oriente: offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Giovanni Marchi dal titolo “Anche Foscolo e Manzoni fra le radici di Pirandello”: un saggio di Marziano Guglielminetti.

Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo “L'abbraccio fra Pietro e Paolo”: un nuovo affresco recentemente restaurato nei pressi delle Catacombe di San Sebastiano.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della sanità.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 giugno 2006

 

 

IERI A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA

- Intervista con Magdi Allam -

 

         Il rapporto sulla libertà religiosa 2006 presentato ieri a Roma da Aiuto alla Chiesa che soffre, fotografa lo stato di questo fondamentale diritto in tutto il mondo. A presentarlo ieri c’era anche il giornalista Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera. Debora Donnini gli ha chiesto quali le difficoltà nei Paesi musulmani:

 

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R. – C’è un problema di violazione della libertà religiosa che si traduce nell’impedimento alla diffusione delle fedi non ufficiali e all’impedimento alla conversione ad altre fedi. Voglio ricordare che in un Paese formalmente laico come l’Algeria, circa un mese fa è stata varata una nuova legge che prevede il carcere e pene pecuniari e pesantissime per tutti coloro che diffondono la religione cristiana e portano avanti una missione di evangelizzazione e di conversione al cristianesimo. All’interno stesso dell’Islam la situazione è tragica e non da oggi, perché si disconosce la libertà di fede di comunità musulmane per il semplice fatto che non corrispondono alla comunità presente al potere in questi Paesi e quindi in Iran la minoranza Baha'ì viene perseguitata, in Pakistan la minoranza Akhmadi, viene perseguitata, e in Iraq c’è il caso più lampante di una maggioranza sciita che viene considerata eretica da terroristi sunniti e di formazione ideologica wahabita, che hanno legittimato il massacro degli sciiti.

 

D. – Anche lei ha partecipato al pellegrinaggio Macerata-Loreto quest’anno, perché?

 

R. – Ho preso atto del fatto che la figura di Maria è una figura venerata all’interno dell’Islam, che il Corano le dedica un intero capitolo, che nei Paesi musulmani ci sono dei santuari dedicati alla Vergine Maria e che sono oggetto di culto e di pellegrinaggio sia da parte di fedeli cristiani, sia da parte di fedeli musulmani. Ho quindi ritenuto che se ciò avviene nei Paesi musulmani, possa avvenire anche in Italia e nei Paesi cristiani e che il pellegrinaggio annuale di Loreto possa rappresentare un momento di comunanza spirituale tra cattolici e musulmani in Italia, nella condivisione di quei valori che devono rappresentare il comune fondamento dell’umanità e sono il valore della sacralità, della vita, della libertà e della dignità della persona.

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STA PER USCIRE NEI CINEMA IN ITALIA IL FILM DI PAUL GREENGRASS “UNITED 93”

SUL TRAGICO VOLO PRECIPITATO IN PENNSYLVANIA l’11 SETTEMBRE 2001

- Intervista con Kate Solomon -

 

Presentato in anteprima al FilmFest di Taormina United 93, il film di Paul Greengrass dedicato al tragico volo di uno dei quattro aerei dirottati nel corso degli attentati dell’11 settembre: il coraggio dei passeggeri, il dolore delle famiglie, l’attonita sorpresa di una Nazione colpita al cuore. Il film, già uscito con successo inaspettato negli Stati Uniti, sarà sugli schermi italiani dal 6 luglio prossimo. Servizio di Luca Pellegrini.

 

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Una funzione rituale e collettiva per esorcizzare qualche cosa che potrebbe rimanere spaventosamente inaccettabile: United 93 dedicato alla tragedia del famoso volo dirottato e precipitato nei prati della Pennsylvania prima di raggiungere il target prestabilito, ossia il Campidoglio a Washington DC, è un’opera corale e terribile nata non per esigenze ideologiche o politiche, ma per l’amore della verità, della cronaca e della memoria. Quaranta passeggeri persero la vita dopo una lotta che li oppose ai quattro dirottatori, volo senza speranza in un mondo che, da quel giorno, avrebbe cambiato prospettive e futuro. Nel film viviamo con angoscia quegli ultimi 96 minuti di volo e di vita, sullo sfondo un’America che appare completamente impreparata ed attonita, un’America che ancora oggi deve dare risposta ad anomalie e coincidenze e necessita di elaborare il lutto. Quello di una Nazione, quello delle famiglie che irrimediabilmente sono state mutilate negli affetti e certezze. Un progetto affidato a Kate Solomon, produttrice esecutiva ed autrice di un toccante documentario, Families, dedicato alle famiglie delle vittime, alla quale abbiamo chiesto come è stato possibile assicurare la veridicità dei fatti narrati nel film:

 

R. - “WE CAN’T TELL A TRUTHFUL STORY ON THE PLANE, …”

Ovviamente, non potevamo raccontare la storia veritiera di quello che è accaduto sull’aereo, ed ovviamente non sapevamo tutto quello che era accaduto, perché non c’è documentazione, ed una volta che i passeggeri sono saliti a bordo è stato impossibile conoscere ogni piccolo dettaglio. Allora quello che avevamo erano le telefonate dei passeggeri - alcune famiglie ci hanno fatto ascoltare le registrazioni delle telefonate - altri ci hanno parlato di altre telefonate che non sono state registrate, che sono state semplici conversazioni, quindi ci sono gli aspetti che traspaiono da queste conversazioni. Poi, c’è stato il Rapporto della Commissione dell’11 settembre, che è stato importante fonte delle nostre ricerche, con le descrizioni di quello che è accaduto a bordo dell’aereo. Il ritrovamento della scatola nera ci è stata di grande aiuto per la ricostruzione dei fatti. Poi, ci sono tutti gli altri dettagli che non conosciamo con esattezza, perché non sono stati registrati come quello che hanno fatto i passeggeri prima del dirottamento o quello che hanno detto: questi sono dati ricostruiti sulla base delle interviste con i familiari, e sulle descrizioni che loro ci hanno fornito dei loro cari, di quello che potrebbero avere detto o fatto, di come si sarebbero comportati durante un volo. Poi, siamo passati attraverso un processo di improvvisazione…

 

D. - Quali sono state le reazioni alla visione del film delle famiglie delle vittime del dirottamento e del pubblico americano in genere?

 

R. - “THE FAMILIES, …

Le famiglie sono state molto contente che sia stata raccontata la storia; penso che per tutti coloro che non hanno perso nessuno su quell’aereo o in generale quell’11 settembre, sia facile ‘dimenticare’. I familiari, invece, vivono la loro tragedia quotidianamente e per loro è importante che non si dimentichi. Abbiamo parlato di quello che può essere accaduto a bordo di quell’aereo; le famiglie delle vittime e dei terroristi hanno una sensibilità particolare, si interrogano e interrogano sui fatti accaduti. Credo che sia molto importante che noi tutti ci chiediamo cosa possa essere accaduto; è stato un privilegio passare tanto tempo con loro ed ascoltare i loro pensieri. Per quanto riguarda il pubblico americano, credo che questo film sarà fonte di grandi discussioni, e credo anche che questo sia bene. Sono quindi orgogliosa di fare parte del film e di raccontare questa storia”.

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CHIESA E SOCIETA’

28 giugno 2006

 

 

SI CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SANT’IRENEO, VESCOVO DI LIONE E ALLIEVO

 DI SAN POLICARPO, CHE VISSE AL FIANCO DI SAN GIOVANNI. È CONSIDERATO IL PRIMO TEOLOGO DELLA CHIESA E SI ADOPERÒ SOPRATTUTTO PER LA SUA UNITÀ

 

ROMA. = Conobbe San Policarpo, che fu discepolo di San Giovanni, per questo è considerato l’ultimo rappresentante della generazione apostolica. E’ Sant’Ireneo, nato a Smirne e poi vescovo di Lione, di cui oggi ricorre la memoria. Primo teologo della Chiesa, combatté il sincretismo e lo gnosticismo e imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche. Dove non arrivò la sua voce, giunse la parola scritta. Infatti, delle sue opere ci sono giunti integralmente i cinque libri “Contro le eresie”, dai quali traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di ricondurre all’ovile. Si adoperò anche presso i vescovi delle altre comunità cristiane per il trionfo della concordia e dell’unità. Venne presentato a Roma dai cristiani della Gallia come “zelatore del testamento di Cristo” e a Papa Vittore Ireneo consigliò rispettosamente di non scomunicare le Chiese dell’Asia che non volevano celebrare la Pasqua nella stessa data delle altre comunità cristiane. “Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene”, ha scritto Ireneo nell’Adversus haereses. E ancora: “Grazie alla speciale assistenza che le concede lo Spirito Santo, la Chiesa è il luogo sicuro ed indefettibile della verità, il suo insegnamento è dappertutto lo stesso, nel tempo e nello spazio; esso è fondato sulla testimonianza dei profeti, degli apostoli e di tutti i discepoli (…) attraverso l’opera intera di Dio (...) che è ordinata alla nostra salvezza e alla nostra fede”. (T.C.)

 

 

TESTIMONIARE GESU’ AI MARITTIMI. Questo l’obiettivo del Convegno Nazionale dell’Apostolato del Mare, apertoSI oggi in provincia di Salerno

 

SALERNO. = “Ci prepariamo al convegno ecclesiale nazionale di Verona sollecitati a testimoniare Cristo alla gente di mare senza distinzione di provenienza, razza, religione:cattolicamente’, e cioè universalmente”. Così don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale degli addetti alla navigazione aerea e marittima della Fondazione Migrantes-CEI, illustra il convegno nazionale che si apre oggi, fino all’1 luglio, a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno. Il convegno, dal titolo “Testimoni del Vangelo a bordo: Federazione e Comitato Nazionale, nuove opportunità per l´evangelizzazione”, rappresenta a poco meno di quattro mesi dal IV convegno ecclesiale nazionale di Verona, un momento per riflettere sul tema della testimonianza. “I tempi cambiano e si impongono costanti aggiornamenti degli operatori pastorali – spiega don Giacomo Martino, direttore nazionale della Pastorale dei marittimi della Fondazione Migrantes - affinché, pur nel mutamento degli scenari socio-economici e legislativi, si possa portare Cristo Risorto ai più bisognosi”. I marittimi e la gente di mare tutta costituiscono per molti aspetti quegli ‘ultimi’ cui Gesù si é rivolto con l'attenzione di cui Lui solo é stato capace”. Il convegno, in risposta alle esigenze della gente di mare, è una opportunità per dotare i singoli centri “Stella Maris”, presenti nei porti italiani, del bagaglio di conoscenza necessario ad ottimizzare gli sforzi. “I vincoli sempre più stringenti posti dalle normative antiterrorismo – spiega ancora don Martino - e la sempre crescente brevità degli scali impongono un affinamento delle ‘tecniche’ per fornire i servizi alla gente di mare”. La ristrutturazione della veste giuridica delle singole "Stelle Maris", che si stanno progressivamente dotando di uno Statuto elaborato ad hoc, e l’adesione delle singole "Stella Maris" alla neonata "Federazione Nazionale Stella Maris" hanno consentito di dotarsi degli strumenti adeguati al perseguimento dei fini. Il convegno si aprirà con un intervento introduttivo di mons. Walther Ruspi, direttore nazionale dell’Ufficio catechistico della CEI, sul tema “Dall’annuncio alla Confermazione e preparazione al matrimonio della gente di mare”, e si concluderà con un pellegrinaggio a Paola, in provincia di Cosenza, per una visita al Santuario di San Francesco di Paola, protettore dei Marittimi. (E.B.)  

 

 

IL FENOMENO MIGRATORIO NON SOLO COME PROBLEMATICA MA ANCHE COME RISORSA: E’ il tema centrale del simposio “MIGRAZIONE INTERNAZIONALE E SVILUPPO”, al via oggi a torino

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO. = Centonavantuno milioni: tante sono state nel 2005 le persone che nel mondo, per necessità o per scelta, hanno abbandonato il loro Paese d’origine in via di sviluppo per emigrare all’estero. Alle dinamiche dei flussi migratori è dedicato il simposio “Migrazione internazionale e sviluppo”, apertosi oggi al Politecnico di Torino. Ai lavori prendono parte – tra gli altri – Peter Sutherland, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU per la Migrazione, Ali Hachani, presidente del Consiglio economico e sociale dell’ONU, José Antonio Ocampo, vicesegretario generale delle Nazioni Unite per le questioni economiche e sociali. Anfitrione del simposio è l’ambasciatore Staffan De Mistura, padre istriano e madre svedese, 59 anni, da 32 in servizio alle Nazioni Unite. “Penso – ha detto De Mistura, riassumendo l’importanza di questo momento di confronto e di studio - che forse più che necessario, il momento in cui avviene è più che opportuno. Perché? Perché abbiamo un dibattito all’assemblea generale che è in preparazione, proprio a settembre, sulla questione della migrazione e dello sviluppo. In secondo luogo, è un problema, questo della migrazione e dello sviluppo, che è anche un’opportunità, se ben utilizzato, attualissimo, non soltanto in Italia ma in tutta Europa. Per questo, l’idea che Torino voglia ospitarlo mi pare il momento giusto e il posto giusto per farlo”. Le politiche dell’ONU in materia di immigrazione hanno da tempo imboccato una direzione ben precisa: l’adozione di visti multipli d’entrata, prestiti e formazione per gli imprenditori immigrati, cooperazione internazionale per promuovere la professionalità dei lavoratori specializzati nei loro Paesi d’origine. Perché, come ha spiegato Peter Sutherland, “il mondo sta entrando in un’era di mobilità in cui la cooperazione internazionale sarà più efficace delle leggi restrittive”.

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DENARO, CASA E AUTOMOBILE. QUESTA LA RICOMPENSA, IN UNO STATO

DELLA MALAYSIA, PER CHI SPOSA E CONVERTE ALL’ISLAM MEMBRI DELLA POPOLAZIONE INDIGENA. PER MOLTI IL PROVVEDIMENTO E’ UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI, MA I LEADER POLITICI SPIEGANO: “È SOLO UN MODO PER AIUTARE LE GIOVANI COPPIE”

 

KUALA LUMPUR. = In Malaysia, riceverà un premio chi sposa e converte all’islam membri della popolazione indigena semi-nomade. Il provvedimento è dello Stato settentrionale del Kelantan, che ha stabilito una ricompensa di circa 2.700 dollari in contanti, un sussidio di altri 270 dollari al mese, abitazione e auto gratuite, in favore di musulmani che sposano un Orang Asli, gli indigeni del posto, di tradizione animista. A darne notizia è l’agenzia AsiaNews. La Malaysia è un Paese a maggioranza islamica e, secondo la legge in vigore, chi vuole sposare un musulmano è obbligato a convertirsi all’Islam. Il Kelantan è l’unico Stato guidato dal Pan-Malaysia Islamic Party, partito politico di matrice estremista islamica, all’opposizione a livello nazionale. Il presidente del Comitato affari religiosi del Kelantan, Hassan Mohamood, ha spiegato che la misura è da intendersi una forma di incoraggiamento visto il basso numero di conversioni tra gli Orang Asli (nello Stato su 12.900 indigeni, solo 2.094 sono convertiti). Dure le critiche al programma mosse da membri della comunità musulmana e non, perché ritenuto una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.  “Questa politica – denuncia Colin Nicholas, direttore del Centro per i problemi degli Orang Asli – è discriminatoria nei confronti degli indigeni e mostra una grande mancanza di rispetto per la loro cultura e religione”. La maggior parte dei 180 mila Orang Asli della Malaysia, vivono in povertà: alcuni sono ancora nomadi, altri sono sistemati in insediamenti gestiti dal governo e si guadagnano da vivere vendendo prodotti naturali. Secondo l’avvocato per i diritti umani, Sivanesan, le autorità del Kelantan hanno esagerato, interferendo in questo modo nella vita privata dei cittadini. Il sistema dei premi - ha specificato - è un modo di sprecare il denaro dei contribuenti”. Cosa impedisce a un uomo musulmano di sposare una Orang Asli solo per la ricompensa prevista, divorziare da lei e sposarne poi un’altra? Questa è la domanda più frequente. Anche autorità musulmane del Kelantan si sono opposte all’iniziativa, ma i leader del Pan-Malaysia Islamic Party sostengono che le ricompense sono giustificate. “Denaro, casa e automobile – sostiene Mahfuz Omar, membro del partito al governo - sono solo un modo per aiutare le giovani coppie e non per discriminare”. (E.B.)

 

 

NELLA REGIONE AFRICANA DEL DARFUR, I CONTINUI ATTACCHI OSTACOLANO GLI SFORZI UMANITARI. lo denuncia Padre Bryan pippins, del JESUIT REFUGEES SERVICES

 

Khartoum. = Gli sforzi umanitari in Darfur, regione occidentale del Sudan, sono ostacolati da costanti attacchi, razzie ed incursioni. E’ quanto ribadito da Padre Bryan Pippins, direttore di progetto del Jesuit Refugees Service (JRS), specificando che nonostante una delle maggiori fazioni del conflitto abbia firmato un accordo di pace, le altre due fazioni minori rappresentano la chiave per un patto senza il quale ogni prospettiva di pace apparirebbe troppo remota. Secondo il religioso, i programmi del JRS a El-Fasher, come quello relativo all’istruzione per adulti, sono instabili ed in aggiunta, per regolare l’apertura dei futuri corsi, sono state introdotte linee guida molto severe. Interrotti, per la mancanza di personale, anche i programmi per la formazione degli insegnanti. Nella regione africana, il totale degli incidenti mortali continua ad aumentare ed i villaggi continuano ad essere bruciati, afferma padre Bryan, che ricorda come la lunga ondata di siccità nell’area abbia causato l’aumento di molti beni di primo consumo. Come ricorda l’agenzia Fides, per oltre tre anni, la remota area occidentale del Sudan è stata tormentata da una rivolta che ha costretto 2 milioni e mezzo di persone ad abbandonare le proprie case, provocando la morte di decine di migliaia di persone. Nel Paese continuano stupri, assassini e saccheggi e circa 7 mila militari dell'Unione Africana, che vivono in tende nella vasta regione desertica, controllano l'instabile tregua del 5 maggio. Secondo fonti dell'Unione Africana, le forze armate in Darfur necessitano di almeno altri 5.600 uomini. (V.C.)

 

 

nasce in PORTOGALLO IL PRIMO “CAFFÈ CRISTIANO” DELLA PENISOLA IBERICA:

un locale per socializzare ma anche per pregare

 

LISBONA. = Uno spazio per bere un caffè, ascoltare musica, guardare uno spettacolo teatrale, leggere libri. Ma anche pregare in una cappella, sfogliare una Bibbia, confessarsi. Sono le possibilità offerte dal primo “Caffè cristiano” della penisola iberica, inaugurato lo scorso fine settimana ad Amora, in Portogallo, alla presenza di mons. Gilberto Canavarro dos Reis, vescovo di Setúbal. “Questo progetto – ha spiegato una delle responsabili, Lina Andrade, all’agenzia Ecclesia – è una risposta alle sfide della nuova evangelizzazione. Le risposte sono state finora positive e di sorpresa”. Lo spazio, che come precisa l’agenzia SIR è di circa 400 metri quadrati, è aperto al pubblico ancora in orario provvisorio (dal giovedì al sabato tra le 16 e le 23 e la domenica fino alle 19). Nel locale, è presente un gruppo musicale fisso, ma saranno ospitati anche altri gruppi di musica cristiana, “per uno scambio di Chiesa che ci arricchisca reciprocamente”, precisa Andrade. Presente anche una sala di attesa, destinata – afferma la responsabile - “per i casi più problematici”, un asilo nido “perché le giovani coppie possano venire anche con i figli”, una biblioteca, un salone e una cappella. Dal prossimo sabato, il “Café cristão” di Amora proporrà, inoltre, settimanalmente, un momento di adorazione del Santissimo Sacramento (dalle 16 alle 17.30) e da settembre verrà celebrata, una volta al mese, l’Eucarestia. (E.B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 giugno 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Valentina Corsaletti -

        

 

In Medio Oriente, prosegue l’operazione militare condotta dall’esercito israeliano nei Territori per liberare il soldato dello Stato ebraico preso in ostaggio da un gruppo estremista palestinese. Intanto nei Territori, poche ore prima dell’inizio dell’incursione israeliana, Hamas e Al Fatah avevano annunciato, ieri, di aver raggiunto un importante accordo sul cosiddetto “documento dei detenuti”. Il testo prevede il riconoscimento implicito di Israele. Il nostro servizio:

 

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L’esercito israeliano ha lanciato, nella notte, un’offensiva nella Striscia di Gaza per liberare il soldato israeliano rapito domenica scorsa. L’incursione è cominciata con un bombardamento aereo su una centrale elettrica. Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha comunque affermato che Israele non ha alcuna intenzione di rioccupare la Striscia di Gaza, assicurando che le truppe lasceranno i Territori palestinesi quando sarà liberato il soldato israeliano. La risposta palestinese non si è fatta attendere: i Comitati di resistenza popolare, hanno rivendicato il rapimento, in Cisgiordania, di un giovane colono. Il presidente Abu Mazen ha definito, poi, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza “una punizione collettiva” inflitta al popolo palestinese e ha lanciato un appello alla comunità internazionale per fermare il governo israeliano. Da Hamas arrivano, intanto, segnali discordanti: il vice premier dell’Autorità nazionale palestinese, esponente del gruppo radicale, ha chiesto ai guerriglieri di non uccidere l’ostaggio e ha aggiunto che la vita del caporale israeliano rapito dipende da Israele. Secondo il movimento islamico, l’azione è una “follia militare” che può avere pesanti conseguenze. Un leader di Hamas ha chiesto, inoltre, ai militanti palestinesi di combattere contro i soldati dello Stato ebraico. Alla critica situazione sul terreno si contrappone, comunque, un importante risultato politico: Hamas ha approvato ieri il progetto stilato dai detenuti palestinesi che prevede l’esistenza di due Stati e l’implicito riconoscimento d’Israele. Il piano contempla anche la fine della resistenza armata e la creazione, in futuro, di un governo di unità nazionale. Ma è sul presente che convergono timori e preoccupazioni: riferendosi all’attuale situazione palestinese, l’UNICEF ha avvertito che “le violenze senza precedenti delle ultime settimane, per gli scontri tra fazioni palestinesi e l’intensificarsi delle operazioni militari israeliane, pongono a serio rischio l’incolumità di donne e bambini. La loro salute e nutrizione – precisa l’agenzia dell’ONU - sono già minacciate dal collasso del sistema sanitario e dei servizi pubblici di base, a causa degli effetti del blocco finanziario.

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Ma quali saranno, a questo punto, le conseguenze politiche dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Camille Eid, esperto di area mediorientale, del quotidiano “Avvenire”.

 

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R. – I palestinesi, almeno la maggior parte delle loro fazioni, hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un governo di unità nazionale, ma questo esito politico importante sarà bloccato da questa operazione militare che potrebbe anche vedere la caduta stessa del governo attuale di Hamas e, quindi, un cambio radicale dello scenario politico palestinese rispetto a quello che abbiamo conosciuto negli ultimi 2-3 mesi.

 

D. – Secondo te, sarà comunque possibile recuperare in futuro questo ennesimo strappo nei rapporti israelo-palestinesi?

 

R. – Forse con Al-Fatah e Abu Mazen è possibile. Abbiamo assistito, infatti, a vari strappi in precedenza. Ma abbiamo anche visto ricuciture forzate, perché ovviamente il processo di pace non si ferma a dei dettagli, fossero anche di questo peso enorme. Questa rimane una speranza, comunque.

 

D. – Quale ruolo potrà avere la Comunità internazionale per risanare queste ferite?

 

R. – Forse un ruolo nel circoscrivere il sequestro. I palestinesi hanno fatto notare che decine e decine di palestinesi giacciono da anni nelle carceri; qualcuno parla di 10 mila detenuti, e il mondo non si è mosso per liberarli. Quando, invece, si è trattato di un unico soldato, catturato oltretutto in una operazione militare, il mondo si è mobilitato per arrivare alla sua liberazione. Torniamo, quindi, alla solita teoria palestinese, che ci sono ossia due pesi e due misure.

 

D. – Il futuro come lo possiamo vedere?

 

R. – Allo stato attuale delle cose, purtroppo tutte le ipotesi sono aperte e mi sembra che proprio le più pessimiste e le più violente siano quelle che rischiano di andare avanti. Questo mi dispiace  molto, perché vuole dire che tutto quello che si è fatto per il processo di pace, costruito dal ’93, è svanito nel nulla e il ritiro da Gaza attuato dal governo di Sharon, vede una nuova occupazione di questo stesso territorio lasciato indipendente. 

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In Iraq, è stato arrestato il presunto responsabile dell’attentato del febbraio scorso al Mausoleo sciita di Samarra, a nord della capitale, che ha innescato in Iraq una lunga serie di violenze. Lo ha annunciato stamani, a Baghdad, il consigliere per la sicurezza nazionale precisando che il fermato è un integralista tunisino. A Baquba, intanto, almeno quattro civili sono morti per l’esplosione di due bombe.

 

Breve visita a Kabul per il segretario di stato americano, Condoleezza Rice. Durante gli incontri a Kabul con il presidente Karzai e i vertici militari, la signora Rice ha ribadito l’impegno di Washington in Afghanistan. “Nostro obiettivo - ha ricordato - è quello di eliminare la minaccia di Al Qaeda e dei talebani”. Il presidente Karzai ha espresso ottimismo per i passi avanti fatti dal suo Paese, ma non ha nascosto i problemi che deve affrontare l'Afghanistan, come la corruzione e il traffico di droga.

 

Si terrà probabilmente la prossima settimana l’atteso incontro a Teheran tra l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Javier Solana, e il capo dei negoziatori iraniani sul dossier nucleare, Ali Larijani. Lo ha reso noto la portavoce di Solana precisando che non è stata ancora fissata una data. Intanto, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto tempi rapidi per una risposta della Repubblica islamica sul pacchetto di incentivi internazionali.

 

Dopo il forte pronunciamento di ieri sui voli segreti CIA, “libertà di espressione e rispetto del credo religioso” è il tema in discussione questa mattina all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Se ne occupa il Comitato cultura, scienza e educazione. Da Strasburgo Fausta Speranza:

 

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Ha parlato anche  il premier turco Erdogan ma la sessione era chiusa ai giornalisti. Però, il presidente del Comitato, Jacques Legendre, ha accettato di parlare con la Radio Vaticana. Ci ha  detto che  dopo la questione delle vignette, che hanno suscitato reazioni anche violente in alcuni ambienti islamici, si discute sui margini  tra libertà di espressione e rispetto del credo religioso. Quello che cercherà di ribadire il documento finale del comitato - ha anticipato Legendre - è che i soli limiti alla libertà di espressione possono essere insulti e incitazioni all'odio a motivo del credo religioso e allocuzioni di stampo razzista. Sollecitato, poi, sulle restrizioni della libertà di espressione in Russia, denunciate da più parti, Legendre ha riconosciuto che qui a Strasburgo viene monitorata la situazione. La Russia è parte del Consiglio d’Europa e dunque è tenuta a rispettare gli standard. E’ il principio base dell'Assemblea parlamentare che riunisce qui i rappresentanti di 46 Paesi e che su diversi altri argomenti è impegnata a sottoscrivere raccomandazioni per i singoli governi. La più importante ieri. A proposito dei voli segreti CIA per trasferire prigionieri, è stata denunciata una ragnatela mondiale definita illegale e incompatibile con i diritti umani: accusa agli Stati Uniti, che sono osservatori al Consiglio d'Europa, e  forte reprimenda per i servizi segreti di Paesi europei che, per collusione o colpevole negligenza, hanno collaborato a operazioni che hanno fatto registrare almeno 10 casi di violazioni dei diritti umani. Inoltre, tra le questioni ancora sul tappeto in questa sessione estiva, nel pomeriggio c’è il dibattito su come assicurare sempre il rispetto dei diritti umani in tema di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. E c’è poi la questione della lotta alla violenza contro le donne, compresa quella tra le mura domestiche che è una delle più diffuse forme di violazione dei diritti umani e che interessa senza eccezioni tutti i 46 Paesi membri del Consiglio d'Europa.

 

Da Strasburgo, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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È stato giustiziato in Texas un detenuto messicano di 46 anni, condannato alla pena capitale per aver commesso almeno 15 omicidi negli Stati Uniti. Poco prima di morire, l’uomo ha chiesto perdono ai familiari delle vittime, alcuni dei quali hanno assistito all’esecuzione. Il ministro degli Esteri messicano aveva chiesto clemenza per il detenuto, malato da tempo di schizofrenia. 

 

La Cina è “molto preoccupata” per il programma militare della Corea del Nord che prevede a breve il lancio di prova di un nuovo missile balistico. Il premier cinese, Wen Jiabao, ha chiesto a tutte le parti coinvolte di fare il possibile per evitare che cresca la tensione.

 

È di nuovo allarme terremoto in India. Un sisma di magnitudo 5.8 gradi della scala Richter ha colpito le isole Andamane e Nicobare, le stesse tragicamente devastate dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Fortunatamente, non si registrano vittime.

 

Ancora violenze a Timor Est dopo le dimissioni, rassegnate lunedì scorso, dal premier Mari Alkatiri. Decine le case incendiate da gruppi di manifestanti, sia oppositori che sostenitori dell’ex primo ministro. Diverse bande di giovani hanno scagliato pietre contro i campi dei rifugiati, dove si trovano  circa 150 mila sfollati. L’ex premier Alkatiri sarà interrogato per rispondere alle accuse secondo le quali avrebbe istituito ed armato “squadre della morte” per mettere a tacere l’opposizione.

 

In Somalia, miliziani islamici hanno assunto il controllo di una strada che collega Mogadiscio con Baidoa, sede del governo di transizione somalo. L’offensiva viene considerata un'esplicita violazione dell’intesa raggiunta in Sudan la settimana scorsa tra le autorità e le Corti islamiche. L’accordo prevede, tra l’altro, il riconoscimento reciproco e la sospensione delle ostilità.

 

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