RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 175 - Testo
della trasmissione di sabato 24 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La Chiesa celebra oggi la Natività di Giovanni il
Battista e il Cuore Immacolato di Maria
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Il
presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, ha firmato
una legge che abolisce la pena di morte
Haiti: la Chiesa è preoccupata per la ripresa di
violenze e rapimenti
Cambiano i vertici politici in Vietnam: il Paese
sulla via delle riforme per entrare nel WTO
24 giugno 2006
DAL 9 AL 14 SETTEMBRE, BENEDETTO XVI SARA’ IN
GERMANIA PER VISITARE MONACO
E
ALTRE DUE LOCALITA’ DELLA BAVIERA A LUI CARE. TRA I PROSSIMI IMPEGNI
DEL PAPA,
IL VIAGGIO A VALENCIA, L’8 E 9 LUGLIO, E LA MESSA PER L’ASSUNTA
DEL 15
AGOSTO A CASTEL GANDOLFO
Cinque giorni in patria, tra Monaco e località
circostanti: è l’agenda di Benedetto XVI, che tra il 9 e il 14 settembre sarà
in Germania. La Sala Stampa vaticana ha confermato oggi le date di quello che
sarà il quarto viaggio apostolico del Papa, atteso intanto tra quindici giorni
per la sua terza visita all’estero in Spagna, l’8 e 9 luglio a Valencia, per
l’Incontro mondiale delle famiglie. I particolari sui prossimi impegni del
Pontefice in questo servizio di Alessandro De Carolis.
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Monaco, Altötting e Ratisbona, in tedesco Regensburg:
tre tappe bavaresi per una nuova sosta in Germania, dopo la GMG di Colonia, ma
soprattutto per un ritorno a casa. Il viaggio apostolico in patria di Benedetto
XVI, fissato per la prima metà di settembre ha già avuto nelle scorse settimane
degli “anticipi”, con le delegazioni di Altötting e Regensburg – le due città in cui sosterà Benedetto XVI
oltre a Monaco – giunte in Vaticano per conferire al Pontefice e connazionale
la cittadinanza onoraria. Due occasioni di incontro svoltesi in un clima di
affetto e di gioia. I primi a compiere il gesto - lo scorso 7 giugno, al
termine dell’udienza generale - sono state le autorità di Altötting,
località che è un po’ il “cuore” mariano della Baviera, con il suo Santuario
visitato ogni anno da circa un milione di pellegrini. Le autorità di Ratisbona, invece – nella cerimonia al termine dell’udienza
generale di mercoledì scorso – hanno soprattutto ricordato l’uomo, il sacerdote
e il brillante teologo Jospeh Ratzinger,
docente ordinario di Dogmatica e di Storia dei Dogmi nell’Università della
storica località, a partire dal 1969.
Come noto, il viaggio apostolico in Germania di Benedetto
XVI sarà preceduto dalla due giorni a Valencia, con
l’incontro ravvicinato tra il Papa e le Famiglie radunate nella città spagnola
per il loro quinto Incontro mondiale. Tra i due appuntamenti internazionali, il
calendario delle celebrazioni – reso noto dal maestro delle Celebrazioni
liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini – prevede la Messa per la
solennità dell’Assunta, martedì 15 agosto, che Benedetto XVI presiederà alle 8
del mattino nella chiesa parrocchiale di San Tommaso, a Castel
Gandolfo.
Il calendario ufficiale annota anche, per settembre, due
cerimonie di Beatificazione, nella stessa data ma in luoghi diversi: la mattina
del 17, nella Basilica di Santo Stefano a Budapest, sarà elevata agli onori
degli altari la religiosa ungherese Sára Salkaházi. Nel pomeriggio, ma nella cattedrale di Brescia,
sarà beatificato il Servo di Dio, mons. Mosé Tovini. Drammatica la vicenda personale di suor Sara, una
dei molti cristiani martiri passati alla storia per aver salvato degli ebrei
dallo sterminio nazista. Fu scoperta dai tedeschi e assassinata il 27 dicembre
1944: aveva 45 anni. Fu breve, ma spiritualmente densa, anche la vita di mons. Mosé Tovini, nato nel brescianese nel 1877. Affascinato dalla figura di San Luigi
Gonzaga, Tovini maturò la
vocazione al sacerdozio e quindi entrò nella Congregazione degli Oblati,
divenendo presto un formatore e un catechista illuminato. Morì in fama di
santità nel 1930, a 52 anni, stroncato da una polmonite. La sua intercessione
ha ottenuto la guarigione straordinaria di un sacerdote, Giovanni Flocchini, ex parroco di Comero.
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ALTRE
UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in successive udienze: il sig. Luis Miguel Leitão Ritto, capo della
Delegazione della Commissione della Comunità Europea presso
NOMINE
In Italia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Teramo-Atri mons. Michele Seccia,
finora vescovo di San Severo. Nato a Barletta (Bari) nel 1951, mons. Seccia ha ottenuto il Baccalaureato in Filosofia e Teologia
presso la Pontificia Università Gregoriana, la Licenza in Teologia morale
presso l’Alfonsianum
e la laurea in Filosofia presso l’Università Statale “La Sapienza” di Roma.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato, tra l’altro, parroco, docente di
Teologia morale, insegnante di religione al liceo e di Filosofia e Pedagogia al
Magistrale. Dopo l’ordinazione episcopale, ha ricoperto, finora, l’incarico di
segretario della Conferenza episcopale pugliese ed è membro della Commissione
episcopale della CEI per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università.
In Spagna, il Papa ha nominato vescovo di Palencia il sacerdote José Ignacio Munilla Aguirre, finora parroco di “El
Salvador”, nella diocesi di San Sebastián. Il neo
presule, 44 anni, ha compiuto
gli studi ecclesiastici nel Seminario maggiore di Toledo, ottenendo la licenza
in Teologia, specializzazione in Spiritualità, presso la Facoltà di Teologia
del Nord della Spagna, sede di Burgos. È stato
ordinato sacerdote nel 1986. Dallo stesso anno e fino al 1990, è stato
coadiutore nella parrocchia della “Asunción” e quindi
parroco a “El Salvador”.
SOTTO
LE VOLTE DELLA CAPPELLA SISTINA, OGGI POMERIGGIO, GRANDE MUSICA
PER IL
PAPA IN UN CONCERTO OFFERTO DALLA FONDAZIONE DOMENICO BARTOLUCCI
- Ai
nostri microfoni lo stesso maestro Bartolucci -
Benedetto XVI sarà il sesto Pontefice ad assistere ad una esecuzione dell’89.enne
maestro Domenico Bartolucci, che oggi pomeriggio
dirigerà il coro della fondazione a lui intitolata, in un concerto offerto al
Santo Padre nella ineguagliabile cornice della Cappella Sistina. La nostra
emittente seguirà l’avvenimento, a partire dalle 17.20 fino alle 18.30 circa,
in radiocronaca diretta con commento in lingua italiana sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza
di 105 MHz. Su questo evento, il servizio di Luca
Pellegrini.
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Parole e note: una mistica della musica cristiana. La
bellezza assoluta del canto polifonico che attrae irresistibilmente sia
l’ammirazione di intere generazioni sia l’imperituro rispetto della Chiesa. Con
uno scopo che inserisce, o meglio inseriva, la pratica
della polifonia al cuore stesso della liturgia cristiana: quello di far
rinascere l’anima, di elevarla, in tale purezza, alla contemplazione del
mistero di Dio. Fedele a questa prospettiva e convinto dell’eccellenza di tale
repertorio è mons. Domenico Bartolucci, già maestro
direttore della Cappella Sistina, che offre al Santo Padre un concerto con
musiche di Palestrina, simbolo dell’età aurea della
musica religiosa, ed alcuni suoi mottetti scritti recentemente nel più rigoroso
stile “a cappella”. Concerto che si avvale della cornice, insostituibile, della
Cappella Sistina.
D. - Come
vive, Maestro, questo momento?
R. – E’ un sogno tornare alla Cappella Sistina, in quel
luogo santo, in tutti sensi anche per l’arte musicale. E’ un momento molto
bello, molto significativo. Poi è un omaggio al Papa. Il Papa è sempre stato
amante della musica. E’ venuto diverse volte ai miei concerti. Io, adesso, non
avendo più questi impegni, lavoro lo stesso, faccio concerti lo stesso. Non è
che sono così invecchiato da non poter fare più niente. Questo è quasi un punto
d’arrivo. Finalmente rivedo il mio ambiente. Poi eseguiremo tutta musica
liturgica.
D. - Maestro, quali sono i sentimenti che secondo lei
dovrebbero accompagnare l’ascolto del concerto?
R. – Penso che rivivremo i momenti della grande musica
della Chiesa, che oggi, purtroppo, è messa da parte completamente. Nonostante gli elogi del Concilio, che ha esaltato
la musica sacra come un grande patrimonio, praticamente è messa completamente
da parte. Oggi, una Messa di Palestrina intera,
praticamente non si può cantare più. Anche il canto gregoriano è ridotto a
piccolissime cose. La musica si può dire che sia nata in Chiesa, è vissuta
nelle cantorie che non vanno dimenticate.
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SI
SVOLGE DOMANI IN ITALIA
RACCOLTE LE OFFERTE DEI
FEDELI, IL COSIDDETTO OBOLO DI SAN PIETRO,
PER LE OPERE DI CARITA’
VOLUTE DAL PONTEFICE A SOSTEGNO DEI POVERI NEL MONDO
- Intervista con il
prof. Alberto Bochicchio -
Domani si svolge in Italia la tradizionale Giornata della
Carità del Papa: una ricorrenza nella quale vengono
raccolte le offerte di tutti i fedeli, il cosiddetto Obolo di San Pietro, per quelle opere di carità e solidarietà
volute dal Pontefice.
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I cattolici aiutano il Vicario di Cristo ad aiutare i più poveri della
Terra. E’ questo il senso di una tradizione antichissima. Anche Gesù era
assistito da alcuni discepoli con le loro sostanze che poi distribuiva ai più
bisognosi. Così il Papa spiega l’Obolo di San Pietro:
“L’obolo di San Pietro è
l’espressione più tipica della partecipazione di tutti i fedeli alle iniziative
di bene del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. E’ un gesto
cha ha valore non soltanto pratico, ma anche fortemente
simbolico, come segno di comunione col Papa e di attenzione alle necessità dei
fratelli” (Discorso
al Circolo San Pietro, 25 febbraio 2006)
Molteplici le
destinazioni dell’Obolo: dalle opere ecclesiali alle iniziative umanitarie e di
promozione umana. Ospedali, orfanotrofi, scuole, seminari;
aiuti nei casi di emergenza – come terremoti e alluvioni – forniti tramite il
Pontificio Consiglio Cor Unum; e poi
il sostegno alle attività delle fondazioni Popolorum Progressio, per i contadini e gli
indigeni dell’America Latina, e Giovanni
Paolo II per il Sahel, impegnata nella lotta alla
desertificazione nell’Africa subsahariana. L’Obolo di San Pietro, che nel 2004 aveva raccolto oltre 50
milioni di dollari, non rientra nel Bilancio della Santa Sede perchè viene destinato direttamente alle opere di carità volute dal
Papa.
Ma cosa deve spingere i fedeli
alle azioni caritative? Lo ricorda Benedetto XVI nella sua
Enciclica Deus Caritas est:
“Ho ricordato che la
motivazione principale dell’agire dev’essere sempre
l’amore di Cristo; che la carità è più che semplice attività, e implica il dono
di sé; che questo dono dev’essere umile, scevro da
ogni superiorità, e che la sua forza proviene dalla preghiera, come dimostra
l’esempio dei Santi”. (Discorso
al Circolo San Pietro, 25 febbraio 2006)
Innumerevoli sono i modi per aderire all’iniziativa: dalla
raccolta operata nelle Parrocchie al versamento on line. Per ogni
informazione si può consultare la sezione apposita nel Sito vaticano www.vatican.va.
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A Roma è
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R. –
D. – Qual è la sua esperienza personale come responsabile
della raccolta delle offerte per il Papa a Roma?
R. – Nell’udienza che tradizionalmente ci viene riservata per consegnare l’obolo, il Papa definisce
questa nostra attività un’azione di sostegno alle opere di carità che egli
compie. E’ sempre magnifico nel rivolgerci quasi un ringraziamento e sentirci
ringraziare dal Papa è una cosa che ci mette in imbarazzo. Tuttavia, noi
facciamo tutto questo con spirito di sacrificio perché facciamo uno sforzo
durante tutto l’anno in quanto non si riesce in una sola giornata a raccogliere
tutto, quindi anche durante l’anno arrivano delle offerte. La cosa bella è
sapere che poi il Santo Padre, che è definito il padre della carità, possa,
anche con il nostro contributo, essere generoso e venire incontro alle esigenze
delle popolazioni, dei popoli che sono in difficoltà.
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SUCCESSIVO ALLA
SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE DI GESÙ, IL CUORE IMMACOLATO
DI MARIA. UNA MEMORIA, QUEST’ULTIMA
CHE INVITA A MEDITARE E
AD APPROFONDIRE
Oggi, solennità della natività di San Giovanni Battista,
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In segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova
vita nelle acque del Giordano dava un Battesimo di pentimento, per questo venne chiamato il Battista. Il messaggio di Giovanni è
quello di un Dio che offre gratuitamente il suo perdono e che scredita
l’immagine del Dio che elargisce i suoi doni dietro le offerte dei fedeli.
Molti vedevano in lui il Messia tanto atteso, ma egli ripeteva sempre che il
Cristo, colui che doveva venire, avrebbe battezzato in Spirito Santo. E a Gesù
il Battista, dopo l’incontro nel Giordano, mandò i suoi discepoli perché
potessero seguirlo.
E oggi, giorno successivo alla solennità del Sacro Cuore
di Gesù,
“Guardando alla
Madonna, come non lasciar ridestare in noi, suoi figli,
l’aspirazione alla bellezza, alla bontà, alla purezza del cuore? Il suo celeste
candore ci attira verso Dio, aiutandoci a superare la tentazione di una vita
mediocre, fatta di compromessi con il male, per orientarci decisamente verso l’autentico bene, che è sorgente di gioia”.
Sono parole pronunciate all’Angelus dell’8 dicembre dello
scorso anno e che nella memoria odierna, istituita da Pio XII, suggeriscono
cosa imparare dalla Madre Celeste. E ancora il Papa, nello stesso giorno,
durante la celebrazione per il 40° anniversario della conclusione del Concilio
Vaticano II, riferendosi a Maria ha voluto sottolineare quanto il suo cuore offra a noi benefici:
“Il suo cuore,
mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è
allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata e si avvicina molto a noi.
Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di
speranza. Ella si rivolge a noi
dicendo: Abbi il coraggio di osare
con Dio! Provaci!... Abbi il coraggio di rischiare con
la fede!... Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con
Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata,
non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la
bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!”.
La devozione al Cuore di Maria si è diffusa
particolarmente dopo le apparizioni di Fatima, durante le quali
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq,
dove è stata scoperta un'altra fossa comune.
Servizio vaticano - Una pagina
dedicata alle ordinazioni sacerdotali.
Servizio estero - Medio
Oriente: Abu Mazen chiede
pressioni degli Usa per fermare i raid israeliani sui Territori.
Servizio culturale - Un
articolo di Maurizio Sannibale dal titolo "Nella
tana dei 'Leoni Ruggenti'": la recente scoperta
a Veio è la più antica tomba etrusca dipinta a noi
conosciuta.
Servizio italiano - In rilievo
l'articolo dal titolo " Vittorio Emanuele di Savoia ammette parzialmente
le sue gravi responsabilità": concessi gli arresti domiciliari in una casa
romana.
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OGGI IN PRIMO PIANO
24 giugno 2006
DOMANI
E LUNEDI’, ITALIANI ALLE URNE PER IL REFERENDUM SULLE RIFORME
COSTITUZIONALI
APPROVATE DAL GOVERNO BERLUSCONI:
I
CITTADINI DEVONO DIRE SI’
O NO A
DEVOLUTION, PREMIERATO FORTE E SENATO FEDERALE
-
Intervista con Giuseppe Dalla Torre -
In Italia, si è conclusa ieri la campagna referendaria in
vista del voto di domani e lunedì. 47 milioni di cittadini sono chiamati alle
urne per dire un sì o un no alla riforma della seconda parte della Costituzione
approvata dal Parlamento nella scorsa legislatura. Per la validità del
referendum confermativo non è previsto il raggiungimento del quorum. Le
posizioni in campo e i contenuti della riforma nel servizio di Giampiero
Guadagni.
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Devolution, premierato
forte, Senato federale. Sono questi i cardini della riforma costituzionale
approvata dal Governo Berlusconi e che gli italiani sono chiamati a confermare
o respingere. Il capitolo più discusso e controverso è quello che riguarda la devolution, cioè il trasferimento di poteri legislativi
alle Regioni in materia di scuola, sanità e polizia locale. A far discutere è
anche il rafforzamento dei poteri del premier, che potrà nominare e revocare i
ministri e anche sciogliere le Camere: potere, quest'ultimo, finora di competenza
del Capo dello Stato.
Finisce poi il bicameralismo perfetto, con l’entrata in
vigore del Senato federale, che si occuperà di leggi regionali, mentre
Se vincerà il sì, entra subito in vigore la devolution. Con le elezioni politiche del 2011 sarà eletto
il nuovo premier e verrà attuato il resto della
riforma, ma solo nel 2016 saranno realtà il Senato federale e la riduzione del
numero dei parlamentari.
Per la riforma della Costituzione è dunque giunto il
momento della verità.
L’Unione chiede un no contro una riforma che anche secondo
la maggior parte dei costituzionalisti rischia di dividere il Paese, aumentando
le disuguaglianze soprattutto per il sistema scolastico e per quello sanitario.
Viene inoltre sottolineata l’assenza di contrappesi
istituzionali di fronte alla concentrazione di poteri nelle mani del premier.
Per ora insomma lo scontro resta aspro. Anche perché
Berlusconi vede nel voto la possibilità di dare una spallata a questo Governo,
mentre per il premier Prodi non ci saranno in ogni caso effetti politici. Le
possibilità di dialogo per soluzioni condivise sono rinviate a dopo la
consultazione, uno scenario che ha sostenitori in
entrambi i fronti, anche se ciascuno pone come condizione preliminare la vittoria
del proprio schieramento.
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Un voto dunque importante quello di domani e lunedì che
riguarda
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R. - L’appello è quanto mai utile ed opportuno anche
tenendo conto del fatto che nel referendum confermativo, a differenza del
referendum abrogativo, non c’è quorum, quindi se si reca a votare un’infima
minoranza, il risultato comunque è un risultato utile, in un senso o
nell’altro. Perché poi andare a votare? Diciamo che
D. – Il legame tra cattolici e Costituzione è molto saldo
fin dai tempi della Costituente. Lei trova che questo
legame si sia un po’ indebolito?
R. –
D. – Il presidente Napolitano ha detto che
R. – Che
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Domani, 25 giugno, 12.ma Domenica del Tempo Ordinario,
«Perché siete così paurosi? Non
avete ancora fede?».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Colui a cui obbediscono il vento
e il mare è la Parola per mezzo della quale tutto fu creato, anche il vento e
il mare. I discepoli ancora non hanno compreso che sono
in compagnia del Creatore, ma soprattutto non hanno ancora capito che la cosa
più importante è proprio essere con Lui e con Lui rimanere. Qualsiasi cosa succeda importante è l’amicizia con Cristo. La sua Parola
creatrice è anche la Parola che salva. Niente può strapparci da Lui, neanche il
male che, come il mare agitato, si fa sentire in noi con paure, incertezze e
passioni. Niente può resistere alla Parola del nostro Signore e Salvatore,
amico degli uomini.
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24 giugno 2006
Il presidente delle Filippine,
Gloria Arroyo, ha firmato una legge
che abolisce la pena di morte. La legge, già votata
all’unanimità all’inizio
di giugno dal Senato, annulla automaticamente le
sentenze a morte
di circa 1.200 detenuti
- A
cura di Eugenio Bonanata -
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MANILA. = La nuova legge abolisce il decreto del 1994 che
introduceva nel Paese asiatico la pena capitale per i cosiddetti “reati
atroci”. Nello stesso tempo, trasforma automaticamente in ergastoli le 1.200
sentenze in attesa di esecuzione. Guardando al
passato, sette persone sono state giustiziate nelle Filippine fra il 1999 e il
2000 prima dell’entrata in vigore di una moratoria decisa per le pressioni
della comunità internazionale e delle organizzazioni per i diritti umani. Con
questo provvedimento, sono 125 gli Stati o i Territori che hanno abolito la
pena di morte, ma – secondo i dati dell’organizzazione “Nessuno tocchi Caino” -
il numero sale a 140 se si contano quelli che in un modo o nell'altro non
applicano più l’esecuzione capitale. Sull’altro fronte, scendono a 54 i Paesi
che mantengono questa pratica. Tra questi, Cina, Iran, Arabia Saudita Cuba,
Indonesia e Vietnam ma anche Paesi come Stati Uniti, India e Giappone. Dal
canto suo, l’organizzazione Amnesty International, segnalando un diminuzione
delle esecuzioni rispetto al 2004 (5.523), afferma che nel 2005 circa 2.200
persone sono state giustiziate in 22 Paesi. Il primato assoluto spetta alla Cina, dove si è avuto il 94% dei casi, seguita da Iran,
Arabia Saudita e Stati Uniti. Appresa la notizia, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha disposto per questa sera l’illuminazione
straordinaria del Colosseo. Un segno – ha specificato
il sindaco – che vuole testimoniare l’attaccamento della città al rispetto dei
diritti umani.
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INDIA:
DOMANI
E GIORDANIA, MONS.
FRANCIS CHULLIKAT. IL SUO MOTTO SARÀ “FIDE E VIRTUTE”,
“GRAZIE
AL POTERE DELLA FEDE”
ERNAKULAM. = Sarà consacrato vescovo domani mons. Francis Chullikat, nunzio
apostolico in Iraq e in Giordania. La celebrazione della Santa Messa avrà luogo
al St. Albert College di Ernakulam, nel Kerala, e sarà
presieduta da mons. Giovanni Lajolo, attuale
segretario per i Rapporti con gli Stati. Concelebreranno
il nunzio in India, mons. Pedro Lopes
Quintana, e l’arcivescovo di Verapoly, mons. Daniel Acharuparambil. “Il compito che sto intraprendendo non è
facile – ha detto mons. Chullikat in un’intervista all’agenzia
Asianews –
ma è quello che mi è stato affidato e lo accetto con umiltà. Il Vaticano
sta facendo ogni cosa che è in suo potere per promuovere la pace in Iraq”. Sull’India e l’Iraq, mons. Chullikat ha commentato: “Sono entrambi Paesi asiatici di antica cultura e civiltà.
Entrambi sono famosi per le loro tradizioni e per il loro ricco patrimonio
culturale. Questi fattori ci uniscono e li terrò in gran conto durante il mio
incarico”. Il nunzio
ha detto che il suo motto sarà “Fide e Virtute”, che
significa “grazie al potere della fede”. “La fede più ferma è quella che
ripongo in Dio – ha affermato – la ‘stella’ che mi guida fin da
quando sono diventato sacerdote e che sarà la mia unica guida per
sempre”. Mons.
Francis Chullikat
appartiene alla parrocchia di Bolghaty, vicino Kochi, nell’arcidiocesi di Verapoly, nel Kerala. Nato il 20
marzo del 1953, è il più giovane di quattro figli. Ha
studiato a Roma, dove ha conseguito il dottorato in diritto canonico. Ordinato
sacerdote nel 1978, è stato osservatore permanente della Santa Sede presso le
Nazioni Unite a New York e conosce di persona Shashi Tharoor, il candidato indiano per il posto di vice segretario
generale ONU, anch’egli originario del Kerala. (T.C. - A. M.)
HAITI:
IL VESCOVO AUSILIARE DI PORT-AU-PRINCE,
PIERRE-ANDRÉ
DUMAS: “CHIEDIAMO
AI DETENTORI LEGITTIMI
DEL POTERE, ALLE FORZE DELL’ONU E ALLA SOCIETÀ CIVILE
DI AGIRE INSIEME PER
LOTTARE CONTRO L’INSICUREZZA E
PORT-AU-PRINCE. = Anche
se con il nuovo governo haitiano del presidente René Préval si è notato “un certo miglioramento
dell’organizzazione della polizia (...) la Chiesa condanna energicamente i sequestri
di persona, che offendono
la dignità dell’essere umano. Vogliamo che cessino e chiediamo ai detentori
legittimi del potere, alle forze dell’ONU e alla società civile d’agire insieme per
lottare contro l’insicurezza e la violenza”. Lo ha detto mons. Pierre-André Dumas, uno dei tre vescovi ausiliari di Port-au-Prince, commentando la
ripresa della violenza urbana dopo le elezioni di maggio. E’ recente la
notizia, scrive l’agenzia MISNA, di quattro poliziotti uccisi e altri feriti.
Nell’ultima settimana, inoltre, sono stati denunciati nuovi casi di rapimento a scopo d’estorsione. Tra di essi, quello
di un cittadino canadese, Ed Hughes, che la stampa
presenta come “missionario” pur non essendo un religioso, fondatore e direttore
di un orfanotrofio a Cabaret, località ad alcuni chilometri fuori Port-au-Prince. “La polizia ha segnalato 47 casi di
rapimento dal mese di aprile, ma potrebbero essere anche più numerosi – ha
affermato mons. Dumas. Ci segnalano anche casi di violenza contro bambine.
Speriamo che la gestione della sicurezza venga fatta
in concertazione con le altre forze presenti e in accordo con le autorità
giudiziarie. Troppo spesso – ha concluso il presule – i criminali arrestati vengono rilasciati per vizi di procedura o per aver pagato
tangenti a ufficiali corrotti. La società deve riprendere coscienza. Deve
tornare ad affermarsi”. (T.C. - L.S.)
La nuova legge americana sull’immigrazione è stata al
centro dell’incontro dei vescovi di Stati Uniti, El Salvador e Messico che si è
concluso nei giorni scorsi nella città messicana di Tabasco
- A
cura di Luis Badilla -
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WASHINGTON. = I vescovi hanno ribadito ancora una volta la
loro preoccupazione “per l’aumento dell’immigrazione illegale” e, al tempo
stesso, hanno sottolineato che la cosiddetta “barriera di contenimento” che
dovrebbe bloccare gli ingressi clandestini “non risolverà nulla”. Alla fine
della riunione, i vescovi si sono recati nella zona sud del Messico per
verificare di persona cosa succede a migliaia di centroamericani che, con 2 o 3
mila dollari, riescono a raggiungere gli Stati Uniti grazie all’aiuto di
trafficanti di esseri umani. Mons. Renato Ascencio León, vescovo di Ciudad Juárez e presidente della
Commissione episcopale per la Mobilità umana, si è detto preoccupato per il
fatto che migliaia di messicani lascino il loro Paese, mettendo a repentaglio
la loro vita pur di entrare negli Stati Uniti. Il vescovo di San Bernardino
(California), Gerald Barnes,
chiedendo un trattamento migliore per gli emigranti, ha aggiunto: “Non vogliamo
più morti fra queste persone così disperate”. Mons. Barnes ha inoltre ribadito l’opposizione dei vescovi
statunitensi alla costruzione di una barriera di contenimento e all’invio di
membri della Guardia nazionale per proteggere il confine col Messico. Dal canto
suo, il vescovo di El Paso (Texas), Armando Ochoa, ha confermato che i presuli dei Paesi più
direttamente coinvolti nella questione hanno preso contatto con le autorità di
diverse nazioni “con lo scopo di favorire un modo di agire collettivo”. Il
Senato degli Stati Uniti ha recentemente approvato una riforma sull’emigrazione
che legalizza circa 9 dei 12 milioni di clandestini presenti negli Stati Uniti,
che abbiano certificato di aver lavorato nel Paese per un periodo di quattro
anni. Perché questo progetto si trasformi in legge, deve essere ancora approvato
dalla Camera dei rappresentanti. Tuttavia, visto l’annuncio di nuove audizioni
che si svolgeranno nei prossimi mesi, è molto probabile che il voto slitti dopo
le elezioni di medio termine di novembre. L’opposizione democratica si è
dichiarata contraria in quanto alla fine sarà rinviata anche la creazione di
una commissione congiunta (Camera e Senato), incaricata di comporre in un
pacchetto omogeneo le differenti versioni della riforma. Molti repubblicani
temono invece di perdere consensi in vista della prossima tornata elettorale.
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Rendere le città più vivibili. questo l’obiettivo del
Forum sull’urbanizzazione, organizzato dall’ONU e conclusosi ieri
a Vancouver, in Canada
- A
cura di Elena Molinari -
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VANCOUVER. = Seimila i partecipanti di 150 Paesi. Dalla Cina inquinata, in rapida e disordinata
urbanizzazione, arriva il progetto più all’avanguardia di pianificazione
metropolitana, presentato al Forum. La città ecologica di Dontang,
un esempio di insediamento umano che ospiterà fino a mezzo miline
di persone in modo sostenibile, sarà edificata solo al 40 per cento e solo con
palazzine dalle dimensioni umane. Il resto saranno parchi, canali e terreni
coltivabili. E’ un esempio di quello che gli esperti, riuniti al Forum
canadese, considerano il modo migliore di prevenire il sovraffollamento, lo
squallore e i danni all’ambiente che derivano dall’emigrazione dalle campagne
alle città, un processo in corso in buona parte del mondo, ma soprattutto in
Asia. Secondo le Nazioni Unite, infatti, già metà della popolazione mondiale
vive in città, ma il numero salirà al 60 per cento nel 2030. La pianificazione,
però, ha un nemico: i tempi rapidissimi con cui la migrazione umana sta
avvenendo, che porta molte città ad esplodere in malsane baraccopoli. E una
risposta a questo non è stata ancora trovata.
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24 giugno 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Continua a provocare vittime nel sud dell’Afghanistan
l’operazione militare, denominata “Offensiva di montagna”, lanciata dalle forze della coalizione contro presunti ribelli talebani: fonti militari hanno reso noto che nella
provincia di Kandahar sono rimasti uccisi 25
miliziani. In una successiva azione, compiuta nella provincia di Uruzgan, sono morti altri 40 guerriglieri. Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha espresso intanto, durante
l’incontro a Kabul con il sottosegretario agli Esteri Gianni
Vernetti, la propria gratitudine all’Italia
per quanto fatto in Afghanistan.
Nuovo video del numero due di al Qaeda, Al Zawahiri: nel filmato,
il medico egiziano definisce “principe dei martiri” il terrorista Al Zarqawi, rimasto ucciso lo scorso 7 giugno in un raid americano
a nord di Baghdad. Al Zawahiri si rivolge anche al
presidente americano George Bush:
“Nessuno di noi – dice - è mai stato ucciso senza che la sua morte sia stata
vendicata”. In Iraq, intanto, tre soldati iracheni e
un civile sono morti per un attacco kamikaze compiuto a Baghdad. Violenze anche
a Kirkuk, nel nord del Paese, dove l’esplosione di un
ordigno ha causato la morte del capo dell’intelligence locale.
Il senato americano ha approvato, all’unanimità, una legge
che impedisce al governo di Washington di fornire sostegno finanziario al
governo palestinese guidato da Hamas. La norma autorizza,
comunque, l’invio di aiuti umanitari alla popolazione palestinese. La legge del
Senato prevede un fondo di 20 milioni di dollari “per la pace”, teso a
promuovere la democrazia nei Territori e la riconciliazione tra israeliani e
palestinesi. L’aiuto umanitario viene limitato alle
organizzazioni non governative, ma prevede larghe eccezioni per quanto
riguarda, soprattutto, la sanità e l’istruzione. Nei Territori palestinesi
intanto, militari israeliani hanno condotto un rastrellamento nella Striscia di
Gaza, il primo dal ritiro un anno fa, e arrestato due presunti militanti di Hamas.
Contrariamente a quanto annunciato in un primo momento, il
presidente yemenita, Ali Abdallah Saleh,
ha deciso di ripresentarsi per un nuovo mandato di 7 anni. “Rispondo
all’appello delle masse popolari”, ha detto il capo di Stato di fronte a
migliaia di persone riunite a Sanaa. Le elezioni
presidenziali sono in programma a settembre.
In Vietnam, cambiano i vertici del Paese: il Parlamento ha
accettato le dimissioni presentate dal capo di Stato, dal primo ministro e dal
presidente dell’Assemblea nazionale. Fonti locali hanno riferito che i nomi dei
successori dei tre dimissionari saranno resi noti la prossima settimana su proposta del Partito comunista vietnamita. Ma quali sono
le radici di questo mutamento politico in Vietnam? Amedeo Lomonaco lo ha
chiesto a padre Bernardo Cervellera,
direttore dell’Agenzia Asia News:
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R. - Il Vietnam aveva iniziato fin dagli anni ’80 i
cambiamenti, promuovendo la riforma all’interno della società. Ma questa
riforma si è scontrata sempre con una parte del governo che era effettivamente
stalinista nella sua mentalità. Un’altra corrente, invece, era più propensa
alle riforme. A questo punto, la leadership vietnamita deve decidere di
accettare fino in fondo le riforme e accantonare del tutto la
matrice stalinista. Per questo, il capo di Stato, il premier e il
presidente del Parlamento, sono emarginati da tutta la società e dal partito.
Lo scopo è di cercare di aprire il Paese alla modernità e, soprattutto, di far
entrare il Vietnam nell’OMC, l’organizzazione mondiale del commercio.
D. – Dopo queste dimissioni si può prefigurare, dunque, un
nuovo indirizzo politico nel Paese?
R. – Questo nuovo indirizzo politico si può già ravvisare
adesso perché c’è questa ‘vittoria’ del fronte riformista. Il partito avrebbe,
in realtà, ancora bisogno di riforme dal punto di vista delle libertà,
soprattutto in ambito economico. Non è ancora totalmente aperta la situazione,
però ci sono buonissime prospettive.
D. – Il partito comunista continua comunque a mantenere il
potere…
R. – Sì, continua a mantenere il potere e lascia
pochissimo spazio ad altre voci; controlla la società anche
se per riuscire ad entrare nell’Organizzazione Mondiale del Commercio,
si mostra più liberale nei confronti delle religioni e verso gli investitori
stranieri. Non toglie però la sua presa su tutta la società.
D. – A proposito di società vietnamita, quali ostacoli e
prospettive incontra il cristianesimo in Vietnam?
R. – Il cristianesimo, come anche le altre religioni, da
una parte è valorizzato. Soprattutto il cristianesimo e il cattolicesimo sono
visti come una presenza che aiuta a risolvere i tanti problemi della società
vietnamita quali l’immoralità, la mancanza di scolarità, di sanità, etc. La
Chiesa è anche vista, poi, nella sua funzione di supplenza per tutto questo;
nello stesso tempo, però, la Chiesa soffre del problema di una non totale libertà.
Il cammino è ancora lungo, però ci sono alcuni importanti passi nuovi.
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Sparatoria nel sud est della Turchia: le forze di sicurezza
hanno ucciso 8 membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). L’episodio è avvenuto nella provincia di Hakkari, vicino al confine con l’Iraq. In questa area,
secondo il governo di Ankara, ci sono basi di guerriglieri del PKK. Negli
ultimi mesi, decine di militanti del partito curdo e
membri delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi in scontri in questa zona,
abitata in prevalenza da curdi.
Il
presidente di Timor Est, Xanana Gusmao,
ha dichiarato che deciderà, nelle prossime ore, se rassegnare o meno le dimissioni. Il capo di Stato è in
attesa di un eventuale provvedimento del partito di governo, che deve decidere
se estromettere il primo ministro, Mari Alkatiri,
come richiesto dallo stesso Gusmao. Il premier è
considerato da molti osservatori il vero responsabile degli scontri divampati a
Timor Est tra soldati ribelli e forze regolari: in aprile, infatti, il primo
ministro ha autorizzato il licenziamento di circa seicento militari, che
avevano denunciato discriminazioni a danno dei commilitoni originari della
parte occidentale del Paese. Da allora, nel Paese sono scoppiate violente
proteste, costate la vita a circa 20 persone. Per riportare la situazione sotto
controllo, è stato necessario l’intervento di 2500 uomini della forza di pace
internazionale, sotto comando australiano.
In
Somalia, un giornalista svedese è stato ucciso ieri a Mogadiscio. Il filmato
con la drammatica sequenza dell’uccisione è stato inviato all’Agenzia
missionaria “MISNA”. Poco prima, era stato raggiunto un importante accordo tra
il governo e il movimento delle Corti islamiche. L’intesa – ha detto il
segretario generale della Lega Araba – sancisce “il riconoscimento della legittimità
dell’esecutivo di transizione e la presenza dell’alleanza dei tribunali
islamici”.
Nuova
emergenza sbarchi in Italia: sono più di 300 gli immigrati sbarcati o in arrivo
a Lampedusa. Sono attesi sull’isola almeno 144 persone, a bordo di un’imbarcazione
avvistata da un elicottero delle Fiamme Gialle. Nella notte, erano già sbarcati
169 clandestini. Dopo questi nuovi arrivi, il Centro di accoglienza di
Lampedusa è nuovamente al collasso. Nella struttura, che ha una capienza
massima di 190 posti, si trovano adesso circa 500 immigrati.
Primo
fine settimana estivo all’insegna del caldo afoso in gran parte delle città
italiane. L’elevata temperatura ha fatto già scattare diverse emergenze per
prevenire siccità, incendi e rischi per la salute di oltre mezzo milione di
anziani. Gli esperti consigliano, in particolare, di bere molto, consumare
pasti leggeri, evitare gli sbalzi di temperatura e non uscire di casa nelle ore
più calde.
In
Italia, Salvatore Sottile, portavoce del leader di Alleanza
Nazionale Gianfranco Fini, resta agli arresti domiciliari per l’ipotesi di concussione sessuale. Il gip di Potenza gli ha revocato la misura cautelare per
l’accusa di corruzione. Intanto, il principe Vittorio Emanuele ha lasciato il
carcere di Potenza ed è da ieri sera a Roma in un appartamento del quartiere Parioli. La concessione dei domiciliari,
fatta dal gip Iannuzzi,
è stata motivata dopo dichiarazioni “parzialmente confessorie” rilasciate dal
principe durante l’interrogatorio.
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