RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 174 - Testo della trasmissione di venerdì 23 giugno 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La legge evangelica dell’amore contro le derive sociali indotte dal secolarismo: l’esortazione del Papa ai vescovi lituani, estoni e lettoni in visita ad Limina, per la  difesa della famiglia e dei giovani

 

Lettera di Benedetto XVI ai fedeli dell’arcidiocesi di Genova in occasione della nomina a Segretario di Stato del cardinale Tarcisio Bertone, da tre anni a capo della Chiesa del capoluogo ligure

 

La Chiesa avrà presto quattro nuovi Santi. Si tratta di un vescovo messicano, un sacerdote napoletano  e due religiose che hanno speso la loro vita per i più poveri

 

La Chiesa festeggia oggi il Sacratissimo Cuore di Gesù: il Papa invita ad amare come Cristo “fino alla fine”

 

Si celebra oggi la Giornata per la santificazione sacerdotale

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Mondiali di calcio: è festa in tutta l’Africa per la qualificazione agli ottavi del Ghana, vittorioso ieri sugli Stati Uniti. Ai nostri microfoni la gioia dell’arcivescovo di Accra, mons. Charles Palmer-Buckle, che azzarda un pronostico a sorpresa per la prossima sfida con il Brasile

 

In corso a Roma il IV Simposio europeo dei docenti universitari per costruire “un nuovo umanesimo”

 

La lezione di Krzysztof Zanussi al FilmFest di Taormina: intervista con il regista polacco

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi del Messico rinnovano la consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù

 

Si è conclusa ieri a Madrid la plenaria straordinaria della Conferenza episcopale spagnola

 

Aperta oggi a Roma la fase diocesana del processo di beatificazione del Cardinale Pironio

 

        Sono 150 mila i poveri a Milano: a renderlo noto la Caritas diocesana che ha registrato dal 2000 un incremento del 23 per cento delle persone bisognose

       

        In corso a Rivas, in Spagna il II Forum sociale mondiale delle migrazioni

 

        “Tanti cuori attorno al Papa, evangelizzatore della vita”: è il titolo della festa dedicata a Benedetto XVI che si svolgerà il 28 giugno a Roma all’Auditorium Conciliazione

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, decretato il coprifuoco a Baghdad ma le violenze continuano: almeno 12 morti nella capitale, altre 10 vittime nel sud, a Bassora

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 giugno 2006

 

 

LA LEGGE EVANGELICA DELL’AMORE CONTRO LE DERIVE SOCIALI

INDOTTE DAL SECOLARISMO: L’ESORTAZIONE DEL PAPA

AI VESCOVI LITUANI, ESTONI E LETTONI IN VISITA AD LIMINA,

PER LA DIFESA DELLA FAMIGLIA E DEI GIOVANI

 

Una modernità di vita distaccata dagli “autentici valori umani” è destinata a gettare l’uomo nello smarrimento. La risposta sta invece nel Vangelo, che realizza la società nella legge dell’amore. Sono questi gli elementi sui quali Benedetto XVI ha costruito la sua analisi della situazione attuale in Estonia, Lituania e Lettonia. Il Papa ha parlato ai vescovi delle tre Repubbliche baltiche, ricevendoli oggi in udienza al termine della loro visita ad Limina. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Obiettivo, la famiglia e i giovani: da radicare entrambi nella fede, per evitare alle vecchie “ferite” del comunismo alle nuove seduzioni del secolarismo di far aleggiare “miraggi” in coloro che formano l’oggi e il domani delle società baltiche. Con chiarezza, Benedetto XVI ha parlato ai presuli delle tre nazioni nordeuropee, che nell’arco del 1991 posero tutte fine alla dominazione sovietica e che due anni fa sono entrate a far parte dell’Unione Europea. “Pacifiche terre” le ha definite il Papa all’inizio del suo discorso, impegnate in una transizione tra vecchio e nuovo non esente da pericoli. “Fragilità dei legami coniugali”, “piaga dell’aborto”, “crisi demografica”, ma anche “precarietà del lavoro” e una mobilità sociale che “affievolisce” i rapporti tra le generazioni: tra i punti di questo scenario, Benedetto XVI ha inserito la presenza della Chiesa locale chiamata, ha affermato, ad “un’azione missionaria sempre più convinta, coraggiosa e instancabile” per opporsi alle derive che minacciano oggi anzitutto la famiglia:

 

“Una modernità che non è radicata in autentici valori umani è destinata ad esser dominata dalla tirannia dell'instabilità e dello smarrimento. Per questo ogni comunità ecclesiale, ricca della propria fede e sorretta dalla grazia di Dio, è chiamata ad essere punto di riferimento e a dialogare con la società in cui è inserita”.

 

Viceversa, ha obiettato il Pontefice:

 

“La Chiesa, maestra di vita, attinge dalla legge naturale e dalla Parola di Dio quei principi che indicano le basi irrinunciabili per edificare la famiglia secondo il disegno del Creatore. Cari e venerati Fratelli, non stancatevi di essere sempre coraggiosi difensori della vita e della famiglia”.

 

I vescovi lituani, inoltre, ha proseguito Benedetto XVI, non esitino a “proporre esplicitamente” alla gioventù l’ideale evangelico, la bellezza della sequela Christisenza compromessi”. Così come valorizzino l’operato dei sacerdoti con “stima” e “affetto paterno” e curino le vocazioni con una pastorale “attenta”, più alta della nuova mentalità secolarizzata e dei vecchi atteggiamenti, figli, ha osservato”, “del triste inverno della persecuzione”:

 

“Mentre non sono del tutto rimarginate le ferite che il comunismo ha prodotto nelle vostre popolazioni, va crescendo l’influenza di un secolarismo che esalta i miraggi del consumismo e che fa dell’uomo la misura di se stesso. Tutto ciò rende ancor più difficile la vostra azione pastorale, ma senza perdere la fiducia, proseguite instancabili nell’annunciare il Vangelo di Cristo, parola di salvezza per gli uomini di ogni tempo e di ogni cultura. Il Vangelo non mortifica la libertà dell’uomo e l’autentico progresso sociale; al contrario aiuta l’essere umano a realizzarsi pienamente e rinnova la società attraverso la dolce ed esigente legge dell’amore”.

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ALTRE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche Sua Altezza  Fra’ Andrew Bertie, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, e il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas.

 

LETTERA DI BENEDETTO XVI AI FEDELI DELL’ARCIDIOCESI DI GENOVA

IN OCCASIONE DELLA PROSSIMA NOMINA A SEGRETARIO DI STATO

DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,

DA TRE ANNI A CAPO DELLA CHIESA DEL CAPOLUOGO LIGURE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un pastore “fedele”, “particolarmente capace di coniugare attenzione pastorale e preparazione dottrinale”, che ora metterà a servizio della Chiesa universale, le qualità espresse negli ultimi anni tra i fedeli dell’arcidiocesi di Genova, dopo averne dato prova durante il lavoro svolto nella Congregazione per la Dottrina della fede con l’allora prefetto, cardinale Ratzinger.

 

Con una lettera dai toni paterni, Benedetto XVI si è voluto rivolgere agli uomini, alle donne e ai giovani della Chiesa del capoluogo ligure, retta dal cardinale Tarcisio Bertone, ieri ufficialmente nominato dal Papa a succedere il 15 settembre prossimo al cardinale Angelo Sodano nella carica di segretario di Stato. “So di aver chiesto al cardinale Bertone un sacrificio grande – scrive Benedetto XVI - so che quello dei fedeli affidati alle sue cure a Genova non è da meno. Ma sono certo che il suo affetto e la sua preghiera per la Vostra comunità saranno portati ad Petri sedem. La storia della Vostra Diocesi – prosegue la lettera del Pontefice - conosce una fedeltà generosa al Vicario di Cristo, a cui mi appello anche in virtù del nome che ho scelto per questo mio ministero petrino: è il nome dell’ultimo Papa genovese, tanto devoto alla Madonna della Guardia, alla quale tutti affido in questo momento di passaggio delicato ma ricco di grazia, perché sempre tutto si volge al bene di coloro che amano Dio”.

 

“Vi chiedo – conclude il Papa -di associarVi a me nella preghiera allo Spirito perché ci aiuti in questo discernimento e fin d’ora assicuro il mio ricordo e la mia apostolica benedizione nella preghiera per tutte le realtà della Chiesa che è in Genova: per i pastori, i consacrati, le famiglie, i giovani, gli ammalati”.

 

 

LA CHIESA AVRÀ PRESTO QUATTRO NUOVI SANTI.

 IL PRIMO LUGLIO SI SVOLGERÀ IL CONCISTORO PER LA LORO CANONIZZAZIONE.

 SI TRATTA DI UN VESCOVO LATINOAMERICANO, DI UN SACERDOTE NAPOLETANO

E DI DUE RELIGIOSE CHE SI SONO DEDICATI PARTICOLARMENTE AGLI ULTIMI

 

La Chiesa avrà 4 nuovi Santi. E’ stata pubblicata oggi la notificazione del Concistoro Ordinario Pubblico convocato per il primo luglio alle 11 nel Palazzo Apostolico, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, per la canonizzazione dei Beati Rafael Guízar Valencia, vescovo, Filippo Smaldone, presbitero fondatore dell’Istituto delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, Teodora Guérin, fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus”. Ma ascoltiamo alcune note biografiche di questi beati nel servizio di Tiziana Campisi:

 

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Vescovo di Veracruz e grande evangelizzatore del Messico, durante il periodo della persecuzione religiosa del secolo scorso, Rafael Guízar Valencia è stato un grande predicatore; molto devoto al Sacro Cuore di Gesù ne diffuse il culto. A causa della campagna contro la Chiesa visse per alcuni anni senza fissa dimora e per poter esercitare il suo ministero, giunse a travestirsi da venditore ambulante, da medico o da musicante; in questo modo poteva avvicinare i malati e assistere i moribondi, amministrando loro i Sacramenti. Missionario a Cuba il 1° agosto 1919 lo raggiunse l’inaspettata nomina a vescovo di Veracruz da parte di Benedetto XV. Durante il suo ministero episcopale diede impulso alle missioni popolari e alla catechesi. Nel dicembre 1937, mentre predicava a Cordoba fu colpito da un attacco cardiaco che lo costrinse definitivamente a letto. Morì il 6 giugno 1938.

 

Filippo Smaldone, sacerdote, è noto invece come apostolo dei sordomuti per il particolare aiuto da lui offerto alle persone colpite nella voce e nell’udito. Napoletano ha vissuto le difficoltà dell’apostolato nel periodo in cui nasceva la nazione italiana. Visitava gli ammalati in ospedale, e, durante un’epidemia, ammalatosi anche lui, guarì per intercessione della Madonna di Pompei. A Lecce volle la Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. Consigliere e confessore di molti sacerdoti e seminaristi morì a Lecce il 4 giugno del 1923. A Rosa Venerini si deve a Viterbo, nel 1685, la prima scuola elementare gratuita per bambine. Sarà poi il vescovo di Montefiascone Marc’Antonio Barbarigo a sostenerla nell’apertura di altre scuole. “Lei fa quello che non possiamo fare noi” le disse Clemente XI nel 1716, visitando una suo istituto a Roma. Fu una spinta provvidenziale per lo sviluppo dell’insegnamento: Rosa Venerini iniziò l’apostolato delle Maestre Pie, donne dedite alla vita in comune, in ubbidienza e povertà, che offrivano il loro servizio gratuitamente. Morì il 7 maggio 1728. Soltanto nel 1941 le Maestre Pie Venerini diventeranno una congregazione oggi diffusa pure negli Stati Uniti. Teodora Guérin, nota con il nome di Anne-Thérèse già da bambina amava pregare e meditare ed aveva 10 anni, quando, dopo la Prima Comunione, disse al parroco che desiderava offrire la propria vita a Dio e diventare suora. Vestì l’abito delle Suore della Provvidenza il 6 settembre 1825 per dedicarsi all’insegnamento e all’assistenza ai malati poveri. Poi partì in missione per gli Stati Uniti dove il suo apostolato crebbe nella nuova Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria che aprì scuole ed orfanotrofi in diversi luoghi. Tante le difficoltà che questa religiosa dovette affrontare, ma la sua fiducia nella Provvidenza non vacillò mai. Morì il 14 maggio 1856. Il suo lavoro rispecchiò l’amore che nutriva per Dio e l’impegno a condividere tale amore con tutti. Soleva dire alle sue consorelle: “Se farete totale affidamento sulla Provvidenza, ne sarete sostenute, con Gesù che cosa abbiamo da temere?”.

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LA CHIESA FESTEGGIA OGGI IL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’:

IL PAPA INVITA AD AMARE COME CRISTO “FINO ALLA FINE”

 

La Chiesa celebra oggi la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù. Si tratta di una spiritualità diffusa nella seconda metà del Seicento per opera di Santa Margherita Maria Alacocque. Questa Festa – ha detto il Papa all’udienza generale di mercoledì scorso – “è il simbolo dell’amore di Gesù al Padre, ma anche dell’amore per ciascuno di noi“. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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La Festa del Sacro Cuore ha 150 anni: è stato Pio IX ad estenderla a tutta la Chiesa nel 1856. Ma la spiritualità del Cuore di Gesù è antica come il cristianesimo e affonda le sue radici nel colpo di lancia inferto dal soldato romano nel costato di Gesù sulla Croce. Una ferita da cui sono sgorgati sangue e acqua, l’amore misericordioso di Dio, come ha detto Benedetto XVI:

 

 “Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova”. (Angelus del 4 giugno 2005)

 

“Nel linguaggio biblico – nota il Papa -  il cuore indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni”. Questa devozione rende perciò chiaro che la fede cristiana è una relazione personale con Dio che si è reso visibile nel Figlio: adorare il Cuore di Gesù significa quindi, secondo Benedetto XVI,  entrare in totale comunione con il Signore, fare propri la volontà, il pensiero, le parole, i sentimenti di Cristo. Essere un tutt’uno con il suo “cuore che vede” dove c’è bisogno di amore, per aprirsi agli altri, soprattutto i sofferenti, lontano da qualsiasi ripiegamento su se stessi. Di qui l’appello di Benedetto XVI ai fedeli perché si aprano alla missione proprio a partire dal culto del Cuore di Gesù:

 

“Solo da questa fonte inesauribile di amore potrete attingere l’energia necessaria per la vostra missione. Dal Cuore del Redentore, dal suo costato trafitto è nata la Chiesa, che incessantemente si rinnova mediante i Sacramenti. Sia vostra preoccupazione alimentarvi spiritualmente con la preghiera e con un’ intensa vita sacramentale; approfondite la personale conoscenza di Cristo e tendete con ogni sforzo a quella ‘misura alta della vita cristiana’  che è la santità”. (Discorso ai pellegrini della diocesi di Verona  il 4 giugno 2005)

 

“Il cuore che più d’ogni altro rassomiglia a quello di Cristo – afferma il Papa nella sua Enciclica “Deus caritas est” – è senza dubbio il cuore di Maria”, un “amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene … grazie alla più intima unione con Dio”.

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SI CELEBRA OGGI GIORNATA DELLA SANTIFICAZIONE DEL CLERO

- Intervista con l’arvcivescovo Csaba Ternyak -

 

Oggi, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, si celebra la Giornata della santificazione del clero. Un appuntamento voluto da Giovanni Paolo II nel 1995. Il tema di quest’anno è tratto dalle parole di Gesù ai suoi discepoli: “Vi ho chiamati amici”. Ma qual è il senso di questa Giornata? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario della Congregazione per il Clero, l’arcivescovo Csaba Ternyiàk:

 

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R. - La santificazione è un’esigenza avvertita in modo speciale non solo dallo stesso Presbitero, ma anche da parte dei fedeli che cercano in lui l'amico e l’uomo di Dio. Pertanto insieme con la comunità si ritrova a pregare per la santificazione di colui che come alter Christus è chiamato ad essere modello e maestro di santità. È una giornata che offre anche l’occasione alle comunità di pregare per le vocazioni, chiedendo «al Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe». A tale scopo la Congregazione per il Clero ogni anno propone un tema di riflessione e prepara un sussidio.

 

D. - Che cosa significa l’amicizia nella vita del sacerdote?

 

R. - L’amicizia è presente in tre livelli nella nostra vita sacerdotale: con Dio, con i confratelli e con i fedeli. Innanzitutto è fondamentale l’amicizia con Dio, come già nella vita di Abramo che era chiamato l’amico di Dio. Gesù poi chiama i suoi, non più servi ma amici. A loro non nasconde nulla, ma rivela tutte le cose del Padre, perché fra i veri amici non esistono segreti. E per questo il motto della giornata: “Vi ho chiamato amici”. La sua amicizia è un’amore di benevolenza. Importante è poi l’amicizia fra gli stessi sacerdoti che è vissuta particolarmente nel presbiterio. Condividere le stesse gioie, preoccupazioni nel campo dell’apostolato e nel rapporto umano. Le vere amicizie sacerdotali costituiscono un mezzo spirituale per vivere serenamente anche il celibato. Amicizie poi che nascono nel campo dell’apostolato con i fedeli, che significa apertura e accoglienza verso tutti, sull’esempio di Gesù, sempre disponibile, premuroso ed accogliente per introdurci nella vita di Dio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Coraggiosi difensori della vita e della famiglia non esitate a proporre alla gioventù la bellezza della 'sequela Christi'": Benedetto XVI ai Vescovi dei Paesi Baltici in visita "ad Limina".

 

Servizio vaticano - Lettera del Santo Padre ai fedeli dell'Arcidiocesi di Genova.

 

Servizio estero - Medio Oriente: un incontro informale tra Olmert e Abu Mazen riapre le prospettive di ripresa del negoziato.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Costa dal titolo "In una galleria di ritratti la ricerca del silenzio interiore": le fotografie di Henri Cartier-Bresson nella mostra romana a Palazzo Braschi.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 giugno 2006

 

 

MONDIALI DI CALCIO: E’ FESTA IN TUTTA L’AFRICA PER LA QUALIFICAZIONE

 AGLI OTTAVI DEL GHANA, VITTORIOSO IERI SUGLI STATI UNITI.

 AI NOSTRI MICROFONI LA GIOIA DELL’ARCIVESCOVO DI ACCRA,

 MONS. PALMER-BUCKLE CHE RISCHIA UN PRONOSTICO A SORPRESA

 PER LA PROSSIMA SFIDA CON IL BRASILE

 

Grande festa in tutta l’Africa per la qualificazione del Ghana ieri agli ottavi di finale dei Mondiali di Calcio in Germania.  La squadra africana ha battuto per 2 a 1 gli Stati Uniti in un confronto carico di agonismo. E sarà proprio la carica atletica quella che i giocatori africani dovranno opporre al più blasonato Brasile, che incontreranno nella prossima partita. Ma, intanto, in Ghana la gioia è esplosa incontenibile. Giancarlo La Vella ne ha parlato con mons. Charles Palmer-Buckle, arcivescovo di Accra:

 

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R. - Ci sentiamo già campioni del mondo. Dopo la partita con gli Stati Uniti c’è un’euforia incredibile nelle strade. Anch’io, ad esempio, ho intorno al mio collo i colori della nostra bandiera e allora c’è questo senso di patriottismo molto forte. Per una volta tanto ci sentiamo una nazione, ci sentiamo veramente un popolo, ci sentiamo veramente uniti dietro questa nostra squadra e credo che noi, sia la Chiesa, sia la società civile, dobbiamo capire quanto è possibile fare quando siamo uniti, quando mettiamo tutte le nostre forze insieme. Ci vuole anche una certa disciplina e vale la pena avere questo metodo, questa disciplina, per poter poi accedere a delle vittorie, non solo nel calcio ma anche in altri settori della vita.

 

D. – Eccellenza, è arrivato il momento che il Ghana, ma l’Africa intera, tenga per sé i suoi campioni del calcio e di altri sport anziché esportarli in occidente?

 

R. – Ormai il mondo è tutto un villaggio, è tutto un Paese. Allora io direi: che vadano pure a giocare fuori ma non dimentichino mai il proprio Paese perché l’Africa ha bisogno veramente di tutte le qualità e tutte le esperienze positive per portare avanti questo continente così dotato di ricchezze e risorse enormi: risorse umane, risorse naturali, risorse intellettuali, risorse anche culturali. Dobbiamo fare di tutto per sviluppare queste risorse e credo che il calcio ci porta in questo senso. Si comincia a vedere che non è vero che in Africa non va bene niente: bastano le condizioni favorevoli e i nostri sono capaci di prendere il destino in mano. Credo che i prossimi Mondiali vedranno insomma i Paesi africani metterci tutto l’impegno.

 

D. – Tornando invece a quanto sta succedendo in Germania, ora c’è l’impegno gravoso con il Brasile che è la nazione calcisticamente più forte del mondo ma a cui il Ghana potrà opporre la sua velocità, il suo agonismo…

 

R. – Giochiamo con il Brasile non solo per vincere ma per mostrare al mondo l’arte del calcio perché il calcio può essere un fatto tecnico, può essere un fatto agonistico ma credo che dovrebbe essere di più e cioè  un’arte,  un divertimento. Allora sarà una cosa artistica credo, che sarà poi quello a cui il mondo assisterà nella partita tra Ghana e Brasile. Ci reputiamo il Brasile dell’Africa!

 

D. – Come state aspettando questa partita?

 

R. – Credo che i nostri giocatori sono pronti a mettercela tutta … credo ci sarà una bella sorpresa per il mondo!

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IN CORSO A ROMA IL IV SIMPOSIO EUROPEO DEI DOCENTI UNIVERSITARI

 PER COSTRUIRE “UN NUOVO UMANESIMO

 

Seconda giornata di lavori, oggi, per il IV Simposio europeo dei docenti universitari. Promosso dal Vicariato di Roma e in programma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il convegno ha come tema “L’impresa e la costruzione di un nuovo umanesimo” e si pone l’obiettivo di ribadire l’importanza della centralità dell’uomo all’interno delle strutture sociali, economiche e politiche. Il servizio di Isabella Piro.

 

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Umanesimo? Certo sì: lo ribadisce con forza il cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova e dal 15 settembre nuovo Segretario di Stato Vaticano. Assente ai lavori, la sua relazione è stata letta da don Enrico Dal Covolo, postulatore delle Cause dei Santi per i Salesiani. La Chiesa, si legge nel testo, nella sua missione di salvezza, non cessa di seminare nei solchi di un nuovo umanesimo, perché la fede insegna che la felicità è qualcosa che si riceve, non che si conquista. Essa ci mostra – scrive il cardinale Bertone – che non si può essere felici da soli, ma che bisogna donarsi agli altri in maniera disinteressata, così come Dio si è donato all’uomo. Per costruire una città dell’uomo, che gli permetta di realizzare la sua felicità, la Chiesa e i pontefici propongono un progetto di vita politica umanista-democratico di ispirazione cristiana, che deve basarsi su alcuni principi: il principale è quello della dignità umana in tutte le sue dimensioni, compresa quella trascendente. Nella vita sociale, ribadisce il cardinal Bertone, ogni essere umano deve essere considerato e trattato come persona e mai come oggetto. Segue poi il principio della socialità, che ci dice che l’uomo, come parte limitata dell’umanità, ha il bisogno di essere completato dal confronto con gli altri, soprattutto sulla conoscenza e sull’amore. Infine, il principio dell’animazione cristiana serve a comprendere che il divino non distrugge, ma perfeziona l’umano: per il credente, una nuova civiltà nasce dalla sintesi organica fra valori trascendenti e strutture economiche. Per questo gli Stati sono chiamati a riconoscere l’autorità morale delle comunità religiose e la loro valenza pubblica. Infine, il cardinal Bertone ha ricordato come Giovanni Paolo II fosse un alleato appassionato dell’uomo, della sua sorte, della sua storia. Questo prende in contropiede –scrive il porporato – quanti si immaginano che la Chiesa, predicando il Vangelo, invada i sentieri terrestri. Costoro non si accorgono che il Cielo e la Terra, per l’uomo che cerca la verità, sono tutt’uno. L’ultima citazione del cardinale Bertone è per l’attuale Papa, Benedetto XVI, un uomo che spera, in senso teologico, nell’umanesimo: si tratta di una vocazione umana irrinunciabile, perché il bene dell’uomo si radica in Dio. E di principi basilari dell’umanesimo cristiano ha parlato anche il cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI, inaugurando ieri il convegno in Campidoglio. Per il porporato, per dirsi cristiano, l’umanesimo deve avere tre tratti caratteristici:

 

“Il primo è quello di esaltare la dignità dell’uomo, di ogni singolo uomo, a livello più alto possibile. Il secondo è quello di riconoscere la radicale debolezza e la sua necessità di essere salvato ossia l’impossibilità di autosalvarsi. Il terzo nucleo è relativo alla sfida: mettere in pratica il vincolo di fraternità universale, che riguarda cioè tutti gli uomini, ma al tempo stesso concreto, che unisce l’intera famiglia umana in Cristo”.

 

Dall’Università Cattolica del Sacro Cuore  di Roma, Isabella Piro per la Radio Vaticana.

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LA LEZIONE DEL REGISTA POLACCO ZANUSSI AL FILMFEST DI TAORMINA

- Intervista con Krzysztof Zanussi -

 

Ha tenuto ieri una lezione di cinema al FilmFest di Taormina Krzysztof Zanussi, nel corso della quale ha parlato ai giovani descrivendo il difficile mestiere del regista di cinema e raccontando temi e luoghi del suo ultimo film, Il sole nero, con Valeria Golino, ambientato tra Siracusa e Catania e in uscita nel prossimo autunno. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Dall’anno del Sole quieto – era il 1984 e vinse il Leone d’Oro a Venezia – all’anno de Il sole nero: sono trascorsi ventidue anni, e Krzysztof Zanussi non rinuncia a raccontare, anche se in forme diverse, l’eterna lotta tra il bene e il male. Che avviene, appunto, sotto un unico sole. Perché, maestro, questi due soli, nel suo cinema?

 

R. – L’anno del sole quieto parlava della grande delusione del dopoguerra, quando i vincitori si sono ritrovati come perdenti. Sole nero è un paradosso, è una contraddizione perché il sole dovrebbe significare il bene, mentre il sole nero è il sole oscurato, il sole nascosto. Questo film è ambientato in Sicilia. Fa un riferimento, credo, un po’ all’antichità, alla tragedia greca, a questa contrapposizione tra bene e il male, molto elementare, ma molto forte che oggi, forse, sembra per certi versi anacronistica: invece, è una cosa eterna, che non cambia mai. Tutta la drammaticità della vita umana è basata sul contrasto tra bene e male. Solo Dio conosce la vera distinzione. Noi siamo spesso confusi, abbiamo una coscienza per fare le scelte o buone o cattive. Questo, per me, non può essere relativizzato. Non credo in questa cultura che cerca di relativizzare, di  banalizzare il male. Il male ha un suo richiamo terrificante e spero di raccontare questo nel film Il sole nero.

 

Ne Il sole nero si affrontano i drammi della vita che si oppone ad una cultura della morte, temi già affrontati  in La vita come malattia mortale sessualmente trasmessa e nel suo seguito Supplemento. Questa volta il contesto non è polacco, ma classico, di una tragica classicità, all’ombra di un sole siciliano. Agata, la protagonista, vuole vendetta cercando di uccidere il balordo che le ha assassinato il marito, Manfredi. Un piano che ha in sé elementi di forte carica simbolica, come lo saranno anche il suicidio di Agata e la morte, inaspettata, dell’assassino.

 

Da Taormina, Luca Pellegrini per Radio Vaticana

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CHIESA E SOCIETA’

23 giugno 2006

 

 

I VESCOVI DEL MESSICO RINNOVANO LA CONSACRAZIONE DEL PAESE

AL SACRO CUORE DI GESÙ. OGGI UNA SOLENNE CELEBRAZIONE A CITTÀ DEL MESSICO

 

CITTÀ DEL MESSICO. = Nell’odierna solennità del Sacro Cuore di Gesù, e in concomitanza con il pellegrinaggio delle reliquie di Santa Margherita Maria Alacoque, la Conferenza episcopale messicana (CEM) ha deciso, durante la sua 81.ma Assemblea, il rinnovo della Consacrazione della nazione messicana al Sacro Cuore di Gesù. La prima Consacrazione del Messico al Sacro Cuore di Cristo Re risale all’11 ottobre 1924, durante il primo Congresso eucaristico nazionale. La Messa solenne per il rinnovo della Consacrazione sarà presieduta a Città del Messico da mons. José Guadalupe Martín Rábago, vescovo di Leone e presidente della Conferenza episcopale messicana. Durante la celebrazione, verrà anche letto un messaggio di Benedetto XVI. “Il rinnovo della Consacrazione - spiega il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi del Messico, mons. Rogelio Esquivel Medina, all’agenzia Fides - fortifica la devozione e la fede dei messicani, affinché regni l’amore misericordioso di Cristo Re in tutti i luoghi della nazione”. Si deve poi sottolineare che questa nuova Consacrazione avviene in un momento molto importante per il Paese: il prossimo 2 luglio si terranno, infatti, le elezioni presidenziali. In vista di questo appuntamento e per chiedere la pace e l’unità del Messico, la Conferenza episcopale ha organizzato, per domani, un pellegrinaggio che terminerà nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe. (A.L.)

 

 

Si è conclusa ieri a Madrid l’84.esima ASSEMBLEA Plenaria Straordinaria

della Conferenza episcopale spagnola (CEE). I presuli, come evidenzia

la nota finale, hanno discusso della situazione religiosa,

culturale, sociale e politica del Paese

 

Madrid. = I vescovi spagnoli riniti in Assemblea plenaria straordinaria, a Madrid, mercoledì e giovedì scorsi, hanno trattato temi relativi alla situazione religiosa, culturale, sociale e politica del Paese. Nella nota finale, i presuli riconoscono una serie di priorità nel quadro dell’attuale Piano Pastorale. Si tratta dell’iniziazione cristiana dei giovani e degli adulti, della pastorale della domenica, del matrimonio, della famiglia e della promozione della presenza dei laici nella vita pubblica. Il documento segnala inoltre che i vescovi spagnoli, in sintonia con il magistero della Chiesa universale, elaboreranno un’Istruzione pastorale sulla “missione della Chiesa nell’attuale situazione culturale, sulle ripercussioni pastorali che ne derivano e sul discernimento morale delle grandi questioni che suscitano particolare preoccupazione in questo tempo”. I vescovi concludono il loro comunicato invitando le comunità cattoliche a pregare affinché le istituzioni democratiche spagnole possano stimolare la verità, la libertà, la giustizia, la pace e la concordia “nel pieno riconoscimento dei diritti fondamentali di tutti”. (E. B.)

 

 

IL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI HA APERTO OGGI A ROMA

LA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE

ARGENTINO EDUARDO FRANCISCO PIRONIO, SCOMPARSO NEL 1998

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

ROMA. = “Dio Padre, la Madonna e la Croce” come bandiera di una fede che non lo fece indietreggiare davanti ad alcuni difficili crocevia storici, neanche quando la sua coerenza cristiana gli valse minacce di morte nel suo Paese, l’Argentina. E’ uno dei tratti della personalità umana e spirituale del cardinale Eduardo Francisco Pironio del quale, a otto anni dalla scomparsa, avvenuta nel 1998, si è aperta oggi alle 12, nel Vicariato di Roma, la fase diocesana del processo di Beatificazione, per mano del cardinale Camillo Ruini. Ultimo di 22 figli – i genitori originari del Friuli – il futuro porporato nasce a Nueva de Julio nel 1920. A 23 anni è sacerdote e ben presto diventa figura di spicco tra il clero argentino. Da vescovo assume la carica di presidente del Consiglio episcopale Latinoamericano (CELAM) e indirizza la propria azione pastorale guardando ai laici, in particolare ai più deboli della società argentina, proponendo come via di riscatto i capisaldi della dottrina sociale della Chiesa. L’Argentina della dittatura lo considera un esponente scomodo, e si parla di minacce ripetute alla sua vita. Nel 1976, Paolo VI gli conferisce la berretta cardinalizia e lo chiama a Roma a capo della Congregazione per i religiosi. “Sono qui a Roma per far presente l’America Latina” è la frase ricorrente sulla labbra del cardinale Pironio. Anche da Roma, la sua terra di là dell’Atlantico gli resta fissa nel cuore. Si occupa, tramite il nunzio apostolico in Argentina dell’epoca, il cardinale Pio Laghi, del problema dei desaparecidos e, più tardi, diventa l’“anima” delle GMG iniziali, la prima delle quali, all’estero, si celebra proprio a Buenos Aires. Da Giovanni Paolo II ottiene la nomina a presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Una preghiera imparata da bambino racconta molte cose della spiritualità mariana del cardinale Pironio: “Il Signore sa cosa fa e perché lo fa. La sua Mamma è contenta, andiamo avanti”.

 

 

SONO 15 MILA I POVERI A MILANO. A RENDERLO NOTO LA CARITAS DIOCESANA

CHE NEI SUOI 62 CENTRI D’ASCOLTO, NEL CAPOLUOGO MILANESE, HA REGISTRATO

DAL 2000 UN INCREMENTO DEL 23 PER CENTO DELLE PERSONE BISOGNOSE

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Aumenta il numero dei nuovi poveri a Milano: i 62 centri d'ascolto della Caritas diocesana dal 2000 hanno registrato un incremento del 23 per cento delle persone che chiedono aiuto, che sono così diventate oltre 15 mila. E sono soprattutto donne, il più delle volte straniere, con figli, in età lavorativa, sposate ma con un reddito insufficiente per arrivare alla fine del mese, che con maggior frequenza si rivolgono ai servizi Caritas. Gli stranieri sono ancora in maggioranza, con il 75 per cento delle oltre 40 mila richieste giunte nel 2005, ma cresce il numero degli italiani, prevalentemente fra i 30 e i 50 anni d'età, messi in crisi da licenziamenti, malattie e separazioni. È dunque un equilibrio sempre più precario quello di chi vive sul filo della povertà, e cui sono venuti a mancare una serie di ammortizzatori sociali. Un numero che sottostima una realtà già di per sé stessa grave, come ha commentato il sociologo Walter Nanni, curatore del Rapporto, definito “una punta dell’iceberg” che intercetta chi va a ritirare il pacco viveri, ma sottostima il disagio diffuso soprattutto fra gli anziani che preferiscono non chiedere ed arrangiarsi. La Caritas interviene, cercano, come ha sottolineato il direttore don Roberto Davanzo, “di portare i bisogni della parte più emarginata della popolazione all’attenzione delle istituzioni, in una logica d’integrazione con esse, per migliorare le politiche sociali".

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SI DISCUTE DI MOVIMENTI MIGRATORI, EMARGINAZIONE SOCIALE E SVILUPPO,

A RIVAS, IN SPAGNA, AL II FORO SOCIALE MONDIALE DELLE MIGRAZIONI.

ALL’INCONTRO, TRA GLI ALTRI, SCIENZIATI, ECOLOGISTI ED ARTISTI

- A cura di Silvoney Protz -

 

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RIVAS. = La città di Rivas, nei pressi di Madrid, in Spagna, accoglie da ieri fino a domani il II Foro sociale mondiale delle migrazioni, cui partecipano circa 3 mila persone provenienti da 90 Paesi diversi dei 5 continenti. Al centro delle discussioni, come avanzare nella costruzione di un mondo migliore, più giusto ed egualitario. E’ la seconda edizione di un incontro che riunisce membri di associazioni diverse, di leader indigeni, ecologisti, scienziati, accademici, artisti, dopo quello celebrato nel gennaio del 2005 a Porto Alegre, in Brasile. Il tema di questo evento di Rivas si concentra sull’impatto della globalizzazione sui movimenti migratori, i diritti dei migranti, dei rifugiati, i movimenti regolatori, le politiche di regolamentazioni, asili, rifugio, modelli di convivenze, politiche pubbliche sulle migrazione, problemi di emarginazione sociale, di sviluppo e di comunicazione. Secondo gli organizzatori, ci si attende che le conclusioni di queste tre giornate di lavori possano arrivare sui tavoli dei politici. Presenti ieri, in apertura dei lavori, tra gli altri, il sindaco di Rivas, il sociologo svizzero e relatore dell’ONU per l’alimentazione, che ha approfittato dell’occasione per ricordare al mondo che ogni giorno muoiono di fame 100 mila persone, ed ogni 7 secondi muore un bambino per mancanza di cibo.

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“TANTI CUORI ATTORNO AL PAPA, EVANGELIZZATORE DELLA VITA”: È IL TITOLO

DELLA FESTA DEDICATA A BENEDETTO XVI CHE SI SVOLGERÀ IL 28 GIUGNO A ROMA ALL’AUDITORIUM CONCILIAZIONE. L’EVENTO, ORGANIZZATO DAGLI ORIONINI,

È STATO PRESENTATO OGGI PRESSO LA RADIO VATICANA

- A cura di Andrea Rustichelli -

 

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ROMA. = “La festa di San Pietro è la festa del Papa”: così diceva San Luigi Orione nel promuovere la “Festa del Papa”, che per molti decenni è stato un evento interno alla ramificata famiglia degli orionini. Ma da qualche anno, la ricorrenza è uscita dalle fila della Congregazione di Don Orione per diventare un appuntamento più esteso, condiviso da tutto il mondo della Chiesa. Si terrà dunque il 28 giugno, all’Auditorium di via della Conciliazione, la terza edizione della rinnovata “Festa del Papa”, un incontro di spettacolo, musica e testimonianza che quest’anno ha come titolo “Tanti cuori attorno al Papa, evangelizzatore della vita”. La presentazione della Festa si è tenuta stamani nella sala Marconi della Radio Vaticana, alla presenza, fra gli altri, di Don Flavio Peloso, direttore generale dell’Opera Don Orione. “Questa festa raccoglie le idealità del nostro Ordine”, ha detto il religioso, sottolineando come l’appuntamento, assumendo come centro la figura dal Papa, esalti il senso della Chiesa come famiglia, perché non c’è festa senza relazione.

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24 ORE NEL MONDO

23giugno 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, straordinarie misure di sicurezza e un nuovo coprifuoco a Baghdad non fermano gli attentati: una moschea sunnita della capitale e una stazione di servizio a Bassora sono state devastate da due nuovi attacchi. Il nostro servizio:

 

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In Iraq, è stato decretato il coprifuoco a Baghdad a partire da oggi pomeriggio fino all’alba di domani ma la violenza continua a squarciare, in modo drammatico, la quotidianità degli iracheni: dodici persone sono rimaste uccise in un attentato compiuto in una moschea sunnita, a nord della capitale. L’esplosione è avvenuta mentre i fedeli uscivano dopo la preghiera del venerdì. A Bassora, altre dieci persone sono morte per un ennesimo attacco kamikaze. L’attentato è stato compiuto nei pressi di una stazione di rifornimento, dove decine di automobilisti erano in coda per fare benzina. Agli episodi di violenza resi noti dalle agenzie di stampa, si aggiunge poi una nuova, inquietante rivendicazione della guerriglia: un gruppo legato ad Al Qaeda ha annunciato l’esecuzione di 81 operai sequestrati nei giorni scorsi a nord di Baghdad. La notizia, non ancora confermata, è stata pubblicata su un sito estremista islamico. Gli ostaggi, secondo il gruppo terroristico, collaboravano alla costruzione di una nuova base americana. Accanto alla consueta ondata di azioni terroristiche, si registrano comunque anche importanti operazioni militari: l’esercito statunitense ha reso noto di aver catturato un alto esponente di Al Qaeda, nella stessa zona a sud est di Baquba, dove due settimane fa è stato ucciso Al Zarqawi. Nella capitale, infine, l’ex presidente iracheno, Saddan Hussein ha interrotto lo sciopero della fame iniziato ieri pomeriggio in segno di protesta dopo l’assassinio, mercoledì scorso, di un suo avvocato difensore.

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In uno scontro a fuoco nella capitale saudita, Riyad, tra presunti membri di Al Qaeda e polizia, sette persone sono rimaste uccise. Fra queste, sei presunti terroristi e un poliziotto. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno saudita. Secondo la polizia, i fondamentalisti stavano per compiere attacchi armati contro obiettivi non specificati.

 

A Timor Est, migliaia di manifestanti si sono radunati, stamani, davanti al Palazzo del governo per chiedere le dimissioni del primo ministro, Mari Alkatiri, e per esprimere il loro sostegno nei confronti del presidente, Xanana Gusmao. Il premier ha dichiarato, ieri, di non essere disposto a rassegnare le dimissioni, come richiesto dal capo di Stato. Si temono adesso nuove violenze dopo quelle che, nelle ultime settimane, hanno provocato la morte di almeno 21 persone. Gli scontri sono scoppiati dopo la radiazione, ordinata dal primo ministro Alkatiri, ai circa seicento militari che avevano denunciato discriminazioni contro commilitoni originari della parte occidentale del Paese. Diversi osservatori sostengono che, in realtà, questo conflitto ha radici più profonde. E’ quanto sostiene, al microfono di Fabio Colagrande, anche padre Ignacio Arregui responsabile dei nostri Servizi informativi centrali:

 

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R. - Le radici sono profonde: riguardano il processo di indipendenza. Un periodo segnato dalla difficile transizione dalla dipendenza prima dal Portogallo e poi dall’Indonesia, all’attuale indipendenza. C’è anche da sottolineare che la comunità orientale ha lottato di più per l’indipendenza. Gli occidentali, invece, erano più critici nei confronti degli indipendentisti. In questi 4 anni di indipendenza, gli orientali - lo dicono soprattutto gli occidentali – hanno ottenuto maggiori vantaggi economici e i posti chiave nell’esercito. Poi, oltre alla questione dei militari, ci sono divergenze di tipo politico, le differenti situazioni di Timor Est e Timor Ovest. E’ stato diverso, inoltre, il comportamento negli anni passati sull’indipendenza del Paese. Ma si deve anche sottolineare un altro motivo: la grave povertà del Paese.

 

D. – Questo è il contesto nel quale, negli ultimi giorni, è scoppiato a Timor Est un vero e proprio conflitto ai vertici del governo, tra il presidente e il premier…

 

R. – Sì, mentre Gusmao è stato il “padre della patria”, colui che si è battuto per l’indipendenza, Alkatiri è rimasto un po’ fuori da questa lotta per l’indipendenza. Non solo, in un Paese dove i cattolici sono la stragrande maggioranza, Alkatiri è di religione musulmana e di ispirazione marxista. Gusmao è pronto, perfino, a dimettersi se il primo ministro non rinuncerà spontaneamente al proprio incarico. Anche la Chiesa e altre personalità hanno pregato il presidente Gusmao di non dimettersi. Resta, dunque, in attesa di sviluppi la posizione di Alkatiri. Ci si chiede: come si comporterà il premier? In questo contesto, la situazione è tesa: c’è una frattura tra il presidente e il primo ministro. Anche la popolazione, poi, si sta dividendo, schierandosi in favore dell’uno o dell’altro.

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Nelle Filippine, un’esplosione ha provocato la morte di almeno cinque persone. La deflagrazione è avvenuta in un mercato di Sharif Aguak, sull’isola di Mindanao, mentre passava il convoglio del governatore provinciale, rimasto illeso. L’attentato non è stato rivendicato.

 

In Indonesia il virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria ha subito una mutazione. Lo ha reso noto l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tale mutazione, - ha però assicurato un funzionario dell’OMS - non ha prodotto “una forma più facilmente trasmissibile”.

 

In Ucraina, all’indomani della firma dell’accordo di alleanza, i tre partiti filo-occidentali protagonisti della cosiddetta Rivoluzione arancione hanno nominato Yulia Tymoshenko come nuovo primo ministro del futuro governo del Paese. Come si è arrivati a questo risultato? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, responsabile dell’Agenzia Ansa di Mosca:

 

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R. - Ci sono voluti tre mesi di trattative proprio perché il presidente Yuschenko non voleva la Tymoshenko nuovamente al timone del governo. Nel settembre scorso, proprio Yuschenko, ha licenziato la Tymoshenko tra reciproche accuse anche di inefficienza e corruzione.

 

D. – Ricordiamo che la Tymoshenko era stata accusata proprio da Yuschenko di ambizioni particolari; ma oggi, come è cambiata la sua posizione rispetto allo scorso settembre?

 

R. – La situazione è cambiata radicalmente con le elezioni di marzo perché il partito Nostra Ucraina, che fa appunto riferimento a Yuschenko, è uscito estremamente indebolito. Ha ottenuto un risultato inferiore alle aspettative: si è attestato al terzo posto dietro il Partito delle Regioni filorusso dell’ex premier Yanukovych e dietro la formazione della Tymoshenko che, malgrado il licenziamento di settembre, rimane la donna politica più popolare in Ucraina. Una donna in grado anche, alle prossime presidenziali, di superare lo stesso Yuschenko.

 

D. – E dall’opposizione filorussa che cosa ci dobbiamo aspettare?

 

R. – Chiaramente, sarà un’opposizione molto dura e questo è anche un bene perché vorrei sottolineare che nello spazio post-sovietico, l’Ucraina brilla proprio in questo momento per la normalità della sua vita politica. Per l’Ucraina, adesso, il problema più drammatico è quello dell’energia perché è un Paese che comunque ha pochi mezzi, poche risorse. L’Ucraina si trova quindi di fronte ad una bolletta energetica che può mettere in crisi la sua industria dopo che la Russia ha aumentato e raddoppiato il prezzo del metano. La Tymoshenko ha sempre detto che vuole denunciare questo accordo controverso siglato in gennaio. Potrebbero anche esserci, quindi, nuove tensioni all’interno del governo su come procedere nel rinegoziare o nell’accettare questo accordo sul gas con il governo di Mosca.

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