RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 173 - Testo della trasmissione di giovedì 22 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La Chiesa celebra domani la Solennità del Sacro Cuore di
Gesù: con noi suor Claudia
Agnese Palladino
CHIESA E SOCIETA’:
Presentati questa mattina a Roma due appuntamenti
artistici a cura dell’Opera Romana Pellegrinaggi
Confermato rettore dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore il prof. Lorenzo Ornaghi
Aperto in Spagna il II Forum sociale mondiale delle
migrazioni
In Giordania, primo
incontro informale tra il premier israeliano Olmert ed il presidente
palestinese Abu Mazen
Almeno 8 soldati americani uccisi in Iraq e in
Afghanistan
22 giugno 2006
IL PAPA NOMINA NUOVO SEGRETARIO DI STATO
IL CARDINALE TARCISIO BERTONE:
SUCCEDERA’ IL 15 SETTEMBRE AL
CARDINALE ANGELO SODANO CHE PER 15 ANNI
HA RICOPERTO L’IMPORTANTE CARICA AL
SERVIZIO DELLA SANTA SEDE.
MONS. GIOVANNI LAJOLO SUCCEDERA’
NELLA STESSA DATA AL CARDINALE
EDMUND CASIMIR SZOKA COME
PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER LO STATO DELLA CITTÀ DEL
VATICANO E PRESIDENTE DEL GOVERNATORATO
Il Papa ha nominato nuovo
Segretario di Stato il cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, salesiano, e fino al
2002 suo braccio destro alla Congregazione per
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Il Cardinale Tarcisio Bertone sarà
dunque dal prossimo 15 settembre il nuovo Segretario di Stato della Santa Sede.
E’ piemontese, come il cardinale Sodano: 71 anni, è nato a Romano Canavese, in
provincia di Torino e diocesi di Ivrea, il 2 dicembre 1934, quinto di otto
figli. Fin da ragazzo era attratto dalla vocazione salesiana. Ha compiuto i
suoi studi medi a Torino, nell'oratorio di Valdocco, e ha fatto la prima
professione religiosa nel 1950 ricevendo
l'ordinazione sacerdotale a 25 anni. Conseguita
E’ stato tra l’altro Direttore dei
Teologi (1974-1976). A Roma ha collaborato anche con diverse parrocchie ed ha
contribuito alla promozione dei laici. Eletto nel 1989 Rettore Magnifico
dell'Università Salesiana, il 1° agosto 1991 Giovanni Paolo II lo ha nominato
arcivescovo di Vercelli. Nel 1993 è stato chiamato alla guida della Commissione
CEI Giustizia e Pace e in tale ufficio ha promosso ricerche e iniziative per
l'educazione alla legalità, alla giustizia e alla moralità. Poi il 13 giugno
1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato segretario della Congregazione per
Da parte sua, il cardinale Angelo
Sodano, 79 anni, Decano del Collegio Cardinalizio, in un comunicato esprime la
sua gratitudine a Benedetto XVI, che ha voluto – leggiamo nel testo -
rinnovargli, nonostante i suoi limiti di età, la fiducia manifestatagli da
Giovanni Paolo II, che lo aveva chiamato a
quest’ufficio ben quindici anni fa.
“Fin d’ora – afferma il cardinale Sodano - anticipo i più fraterni
auguri al mio futuro Successore, il Cardinal Tarcisio Bertone, al quale mi
legano, da molto tempo, vincoli di stima e di amicizia. Spero – conclude nella
nota il cardinale Sodano - di aver modo, in futuro, di illustrare agli amici
giornalisti il lavoro svolto in questi anni dalla Segreteria di Stato e dai
vari Uffici della Curia Romana. È un lavoro metodico e profondo – sottolinea -
un lavoro fatto a squadra, con grande spirito di servizio, di cui intendo
rendere grata testimonianza”.
Il cardinale Sodano, nato ad Isola
d’Asti il 23 novembre 1927, ordinato sacerdote nel 1950, lavora al servizio
della Santa Sede dal
Infine, mons. Giovanni Lajolo,
arcivescovo titolare di Cesariana, succederà, sempre il 15 settembre, al
cardinale Edmund Casimir Szoka, come
presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e
presidente del Governatorato. Mons.
Lajolo, anch’egli piemontese, è nato a Novara il 3 gennaio 1935, è stato
ordinato sacerdote nel 1960 e consacrato vescovo nel 1989.
Il cardinale Edmund Casimir Szoka, arcivescovo emerito di
Detroit, che lascia per raggiunti limiti di età, è nato il 14
settembre
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E’ stato
lo stesso cardinale Bertone, a mezzogiorno, in contemporanea con
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Orgoglio ma anche rammarico e
rimpianto, sono questi i sentimenti che percorrono in questo momento la città
di Genova, dopo l’annuncio della nomina a Segretario di Stato del cardinale
Bertone. Mai nessun altro arcivescovo del capoluogo ligure era stato designato
ad un ruolo così importante nella Chiesa. L’annuncio è stato dato due ore fa
presso il seminario di Genova dallo stesso cardinale Bertone che ha anche letto
una sua dichiarazione nella quale ha spiegato di essere obbediente alla Chiesa
ma di rimpiangere anche Genova, che ama profondamente. Una comunicazione
interrotta un paio di volte da lacrime di commozione, quindi ha letto una
lettera del Papa ai fedeli di Genova, dove Benedetto XVI dice: come voi l’avete
amato e apprezzato in questi anni per le sue doti, così io l’ho voluto proprio
per queste doti, qui a Roma.
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Il
cardinale Bertone dunque torna a lavorare al fianco di Josef Ratzinger, di cui
è stato stretto collaboratore per sette anni alla Congregazione per
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R. – La prima sfida è proprio
l’annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione. Il Papa ha chiesto in modo
speciale a noi cardinali di aiutarlo in questa opera titanica, di annunciare,
di dare le ragioni della fede agli uomini del nostro tempo. Anche se qualche
filosofo, abbiamo sentito, dubita dell’utilità di dare le ragioni della fede,
ma noi crediamo che proprio per il confronto con la razionalità umana, il
confronto tra fede e ragione, sia importante dare le ragioni della nostra fede.
San Pietro ci invita a dare le ragioni della speranza; il cardinale Ratzinger
ci ha abituati, ci ha educati a dare le ragioni della nostra fede.
D. – Quindi, una chiara identità
cristiana per rilanciare il dialogo ...
R. – Una chiara identità
cristiana: per dialogare con tutti i membri di qualsiasi religione, credenza
anche i non credenti, bisogna partire da una comprensione e da una
testimonianza della propria identità di fede. Poi, con il rispetto per tutti,
proponendo non imponendo, naturalmente, come ha sempre fatto lui, anche nel
dialogo con i dissenzienti. Lui ha citato una seconda grande sfida: di portare
a compimento il Concilio Vaticano II, che è un’opera incompiuta. Poi, abbiamo
sentito, il compito del dialogo, dell’opera incompiuta, anche questa,
dell’unità tra i cristiani e ha detto: non solo con il dialogo teologico, ma
con gesti concreti. Quindi, si è impegnato a compiere gesti concreti e io credo
che ci sorprenderà; perché lui ha detto, tra l’altro, che Giovanni Paolo II ci
ha lasciato una Chiesa più giovane, più coraggiosa e più libera. E’ un uomo di
grande libertà di spirito. Quindi con questa sua libertà io credo che stupirà
il mondo, cristiano e non cristiano.
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LE GRAVI DIFFICOLTÀ CHE
PER TUTTI NOI MOTIVO DI SOFFERENZA;
RELIGIOSI, LAICI E QUANTI RICOPRONO
CARICHE CIVILI SI IMPEGNINO PER
FAVORIRE IL MUTUO RISPETTO
TRA CULTURE E RELIGIONI. COSÌ IL
PAPA OGGI ALLA ROACO
Pastori, fedeli e quanti rivestono
ruoli di responsabilità nella comunità civile favoriscano nel Medio Oriente il
mutuo rispetto tra culture e religioni. E’ l’invito di Benedetto XVI nel suo
discorso alla ROACO, l’organismo che riunisce le Opere di assistenza alle
Chiese orientali cattoliche. Il Papa ha incontrato i suoi componenti stamattina
nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico ricordando il difficile clima in
cui vivono oggi i cristiani nella Terra Santa, in Iraq e in Iran. Il servizio
di Tiziana Campisi.
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“E’ desiderio di tutti i cristiani poter trovare sempre nella terra
che diede i natali al nostro Redentore una viva comunità cristiana. Le gravi
difficoltà che essa sta vivendo per il clima di pesante insicurezza, per la
mancanza di lavoro, per le innumerevoli restrizioni con la crescente povertà
che ne consegue, costituiscono per tutti noi motivo di sofferenza. Si tratta di
una situazione che rende alquanto incerto il futuro educativo, professionale e
familiare delle giovani generazioni purtroppo fortemente tentate di lasciare
per sempre la tanto amata terra natale”.
Nel rendere grazie a Dio per
l’azione apostolica di quanti, nel Medio Oriente, testimoniano il Vangelo della
pace e dell’amore con fraterna sollecitudine, Benedetto XVI ha espresso le sue
preoccupazioni per il futuro delle giovani generazioni della Terra Santa, senza
dimenticare la realtà in cui versano anche l’Iraq e l’Iran. Di fronte a
problematiche così gravi, ha detto il Papa, “nostro primo e fondamentale dovere
resta perseverare in una fiduciosa preghiera al Signore che mai abbandona i
suoi figli nella prova”. L’auspicio del Pontefice è che si trovino vie sempre
nuove per andare incontro ai bisogni di queste popolazioni:
“Rivolgo un invito ai pastori e ai fedeli, a tutti coloro che
rivestono ruoli di responsabilità nella comunità civile, perché, favorendo il
mutuo rispetto tra culture e religioni, si creino quanto prima in tutta la
regione del Medio Oriente le condizioni di una serena e pacifica convivenza”.
Benedetto
XVI ha anche raccomandato di “salvaguardare il profilo specifico dell'attività
caritativa ecclesiale”:
“Continuate a coltivare negli educatori e negli operatori della
carità, che ricevono il vostro sostegno, la ‘formazione del cuore’ per
giungere, come ho ricordato nell’Enciclica Deus caritas est, a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti
in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del
prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall'esterno, ma una
conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore”.
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ALTRE UDIENZE
Stamane il Papa ha ricevuto alcuni
presuli della Conferenza Episcopale della Lituania, in visita “ad Limina”, tra cui il cardinale Audrys
Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius, e il sig. Helmut Türk, ambasciatore
d'Austria, con la consorte, in visita di congedo. Questo pomeriggio il Papa
riceverà il cardinale vicario Camillo Ruini.
Dialogo, sollecitudine della
Chiesa e rapporto tra Stati e libertà religiosa: sono parole chiave del
Documento Finale pubblicato oggi dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i
Migranti e gli Itineranti, a seguito della XVII Plenaria che si è svolta dal 15
al 17 maggio scorso. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il dato di partenza è che aumenta
l’immigrazione dei musulmani verso i Paesi europei e il Nord America. La prima
riflessione è che si incoraggia “una integrazione” che non significa
assimilazione. E dunque, c’è subito una raccomandazione: “i cristiani devono
essere solidali e aperti alla condivisione con gli immigrati musulmani”. Si
tratta di conoscere meglio cultura e religione ma al tempo stesso il cristiano è sempre chiamato a testimoniare
i propri valori cristiani, anche nella prospettiva di una nuova evangelizzazione. Ma a questo
proposito c’è una significativa precisazione: la testimonianza sia sempre
“rispettosa della libertà di coscienza e di religione”. E il documento invita i
cristiani ad approfondire la loro identità di discepoli di Cristo,
testimoniandola nella vita.
In definitiva, si ribadisce “la
necessità del rispetto mutuo e della solidarietà umana, in un clima di pace”,
per poi ricordare che la base deve essere “nella centralità della persona
umana, della sua dignità e dei suoi diritti-doveri. “Naturalmente – si legge –
i diritti umani e le libertà di ognuno vanno insieme con quelli delle altre
persone”.
Il documento del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti approfondisce il tema
del dialogo, raccomandando che sia autentico. Spiega che bisogna saper
distinguere quello che le società che accolgono i migranti possono tollerare o
no della cultura islamica, quel che va rispettato o condiviso, in relazione ai
credenti di altre religioni”, aggiungendo che è aperta la possibilità di dare
indicazioni, a tale riguardo, anche ai politici, per una giusta formulazione
della legislazione civile, nel rispetto delle competenze di ciascuno.
Guardando alla situazione in
alcuni Paesi a maggioranza islamica, viene ricordato che in Paesi a maggioranza
islamica, risulta che cristiani e, generalmente, lavoratori immigrati poveri e
senza vero potere contrattuale, sperimentano gravi difficoltà per il
riconoscimento dei loro diritti umani. Questi ultimi, inoltre, hanno poca
possibilità di far valere la loro causa in giustizia, poiché possono essere
facilmente puniti o espulsi.
Si spendono parole di forte
incoraggiamento ad assicurare nel concreto
la sollecitudine della Chiesa nei vari settori della mobilità umana. In
particolare, si parla di scuole e educazione per ribadire l’importanza di
assicurare l’educazione delle nuove generazioni. Si legge che “la scuola ha un
ruolo fondamentale per vincere il conflitto dell’ignoranza e dei pregiudizi e
per conoscere correttamente e obiettivamente la religione altrui, con speciale
attenzione alla libertà di coscienza e religione”. “Per i cristiani, - viene
precisato - si provvederà a fornire la
base di un discernimento evangelico dell’esperienza religiosa degli altri
credenti e dei segni dei tempi”.
Tra le riflessioni a proposito del
rapporto tra Stati e libertà religiosa, emerge la constatazione che “poiché
molto spesso è lo Stato a dare “forma” all’Islam in una certa Nazione a
maggioranza islamica, a organizzare il culto, a interpretarne lo spirito, a
trasmetterne il patrimonio, dando alla società un carattere globalmente
islamico, i non musulmani vi si sentono molto spesso cittadini di seconda
classe”. Per gli immigrati cristiani la difficoltà è quindi ancora maggiore. Ma
c’è anche l’espressione della soddisfazione nel constatare che “molti Stati a
maggioranza islamica hanno stabilito relazioni diplomatiche con
Infine, la considerazione sul
ruolo dei media che si fa raccomandazione: “I mass media – si legge – possono
anche offrire un importante contributo alla ‘formazione’ e purtroppo anche alla
‘deformazione’ di cristiani e musulmani”. Da qui l’invito a giornalisti e ad
operatori ad assumersi le proprie responsabilità ricordando che “particolare importanza
ad essi si riconosce nella creazione di un clima adatto di comprensione e di
rispetto nell’informazione sui fenomeni religiosi”.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Fiduciosa
preghiera e fraterna sollecitudine per le popolazioni della Terra Santa,
dell'Iraq e dell'Iran: l'auspicio di Benedetto XVI durante l'udienza ai
partecipanti alla Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali.
Servizio vaticano - Una
pagina dedicata alla celebrazione del "Corpus Domini" nelle Diocesi
italiane.
Servizio estero - Medio
Oriente: l'ONU condanna la strategia delle "eliminazioni mirate" e
invita Israele al rispetto del diritto internazionale.
L'intervento della Santa
Sede sul tema. "La migliore garanzia per la sicurezza degli Stati è
il rispetto della dignità umana e del diritto umanitario
internazionale".
Servizio culturale - Un
articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Un passato ingombrante rimosso
dalla coscienza nazionale": un volume di Gianni Oliva sui crimini di
guerra italiani nel periodo 1940-1943.
Una monografica dal
titolo "Habemus Papam. Le elezioni pontificie da San Pietro a Benedetto
XVI": presentata a Palazzo Valentini la mostra che sarà inaugurata a
dicembre nel Palazzo Apostolico del Laterano. I contributi di Francesco
Buranelli e di Luca Possati.
Servizio italiano - In
rilievo il tema delle intercettazioni.
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22 giugno 2006
RICOSTRUIRE
L’EQUILIBRIO INTERIORE DELLE VITTIME DEI CONFLITTI
COME PARTE DELLA RICOSTRUZIONE
POST-BELLICA DI UN PAESE:
SE NE E’ PARLATO IERI A ROMA ALLA
CONFERENZA “GUARIRE LA GUERRA”,
PROMOSSA DALL’ORGANIZZAZIONE
INTERNAZIONALE DELLE MIGRAZIONI
E DAL MINISTERO DEGLI ESTERI
ITALIANO
- Intervista con Peter Schatzer -
La guerra come una “malattia”, che
provoca ferite psicologiche bisognose di specifiche terapie. E’ l’angolo di
visuale della conferenza internazionale “Guarire la guerra - esperienze e prospettive
psicosociali in zone di conflitto”, che si è conclusa ieri al ministero
degli Esteri italiano. L’iniziativa è promossa dall’Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni (OIM) con l’obiettivo di approfondire
l’impatto a lungo termine dei conflitti sul tessuto umano e sociale delle
comunità colpite e i limiti dei processi di ricostruzione materiale, spesso
estranei dalla dimensione psicologica, culturale, sociale del contesto
specifico. Molti tra esperti, diplomatici, giornalisti hanno preso la parola
per condividere le esperienze vissute nelle aree del Mediterraneo e dei
Balcani, colpite da conflitti, e spiegare cosa significhi ricostruire, oltre
alle infrastrutture, anche una rete di rapporti per la promozione della
riconciliazione e del dialogo. Alessandro De Carolis ne ha parlato con uno dei
relatori, Peter Schatzer direttore
regionale per il Mediterraneo e capo missione in Italia dell’OIM:
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R. – Le nostre esperienze
provengono soprattutto dai Balcani, dove abbiamo visto un decennio di conflitti
che hanno portato non solo alla distruzione di infrastrutture, ma soprattutto
hanno creato gravi danni alle persone, alla loro situazione psico-fisica. In
queste situazioni siamo intervenuti, grazie anche all’appoggio del ministero
degli Esteri italiano, creando delle strutture, formando delle persone sul
posto per aiutare a guarire non dalla guerra stessa, ma dalle conseguenze che
la guerra ha lasciato nelle persone, soprattutto nei civili, che sono le
vittime di questi conflitti.
D. – Quando si parla della ricostruzione
di un Paese al termine di un conflitto armato, si pensa istintivamente alla
riedificazione di case e strade. Ma quanto ci si preoccupa di quelle ferite
invisibili che sono i traumi psicosociali - il lutto sopra tutti - provocati
dalla devastazione che la guerra ha portato dentro le persone?
R. – Per il momento senz’altro
troppo poco. Spesso le popolazioni vengono lasciate sole. All’inizio si danno
aiuti di emergenza, aiuti per la ricostruzione materiale, però questa parte
psicosociale, il fatto che la gente deve superare i traumi che sono stati
creati dalla guerra e dai conflitti, spesso non viene curata in modo adatto.
Durante e dopo un conflitto le poche risorse che esistono in un Paese vengono
utilizzate per la sopravvivenza. Invece, quello che noi speriamo di ottenere è
di aver più mezzi per questa ricostruzione per formare i mediatori, che sono
molto importanti in un processo di riconciliazione.
D. – Medio Oriente, Iraq, Kosovo:
quali differenze ed invece quali ricorrenze avete riscontrato nel curare la
guerra in questi territori?
R. – L’esperienza più importante,
per il momento, è sempre quella sui Balcani, perché lì il conflitto è finito,
anche se c’è sempre il rischio che qualche cosa di nuovo possa esplodere.
Invece, i conflitti in Medio Oriente sono, purtroppo, ancora in piena
evoluzione. Lì, per il momento, quello che possiamo fare è preparare un po’ il
terreno per agire quando i conflitti stanno finendo o la situazione comincia a
tranquillizzarsi. Per il momento è molto difficile fare altro che prepararsi e
preparare le persone, i network, che
possono agire quando i conflitti stessi saranno terminati.
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L’impresa e la costruzione di un nuovo umanesimo.
Questo il tema
del IV
simposio dei docenti europei che si apre oggi a roma.
Ad aprire
i lavori il cardinale vicario, camillo ruini
- Ai nostri microfoni mons. Lorenzo
Leuzzi e il prof. Franco Fontana -
“L’impresa e la costruzione di un
nuovo umanesimo”. E’ il tema del IV Simposio Europeo dei docenti universitari,
promosso dall’Ufficio per
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R. – In passato la capacità
interpretativa dell’impresa è stata eccessivamente accentuata nel versante
puramente economico e sociale. Questo ha contribuito a recuperare il rapporto
che esiste tra l’impresa e la vita dell’uomo. In questo senso il cristianesimo
è chiamato a riflettere se l’esperienza dell’impresa possa costituire una
chiave interpretativa della stessa esperienza storica dell’uomo. Il simposio
vuol essere un tentativo, in questo senso, ad andare oltre la semplice
riflessione puramente etica e di comprendere come nella vita dell’impresa si
gioca il destino e il futuro della stessa interpretazione dell’uomo.
D. – Secondo lei, come l’impresa
dovrebbe lavorare per poter crescere davvero in un senso cristiano?
R. – Anzitutto l’impresa deve
essere vista come comunità, come una realtà nella quale devono convivere
insieme certamente i fattori materiali, ma soprattutto deve essere valorizzata
ed aiutata a vivere la propria soggettività la persona umana, che all’interno
dell’impresa non deve essere in nessun modo fagocitata dai sistemi che orienterebbero
l’impresa verso l’eccessiva forma di socializzazione o di interesse puramente
economico. Si tratta cioè di interpretare l’impresa come una comunità nella
quale la persona umana può veramente essere protagonista in modo tale che
veramente il profitto dell’impresa costituisca anche un grande vantaggio per la
crescita e lo sviluppo della persona umana.
Uno dei punti principali del
Simposio sarà quello di riflettere sul valore sociale che può sviluppare
l’impresa. A questo proposito ascoltiamo il prof. Franco Fontana:
R. – Bisogna attribuire
all’impresa anche la finalità di creare valore - oltre quello economico –
sociale. E creare valore sociale significa crearlo prima di tutto all’interno,
rispettando le esigenze di tutti i partner dell’impresa come i risparmiatori,
come i dipendenti, come i valori delle comunità locali in cui opera l’impresa;
all’imprenditore e ai manager sono attribuite la responsabilità di coniugare
queste due finalità.
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“E’ la festa in cui, in modo
particolare, glorifichiamo l’amore di Dio” ha detto ieri Benedetto XVI
all’udienza generale nel ricordare che domani
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R. – Nel cuore di Gesù adoriamo
l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà della salvezza universale e la sua
infinita misericordia.
D. - Che cosa significa essere
devoti al Sacro Cuore di Gesù?
R. – Significa adorare il cuore di
Cristo come sede dell’amore di dio e della sua infinita misericordia. Cristo
Gesù ha reso visibile l’amore del Padre attraverso il suo cuore umano,
sensibile, affettuoso, compassionevole. Il culto pubblico liturgico del Sacro
Cuore si fonda sulle rivelazioni concesse dal Sacro Cuore stesso alla nostra
santa sorella Margherita Maria Alacoque e prima di lei già ad altri mistici.
Gesù le apparve sotto forma di un sole splendente e le disse queste parole:
“Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini ma in ricambio non riceve che
oltraggi e sacrilegi”. E ancora Gesù le diceva: “Ho salvato il mondo con la
Croce della mia Passione. Ora lo voglio salvare mostrandogli il mio cuore,
oceano delle mie infinite misericordie”. E allora la richiesta di Gesù di un
culto non solo individuale, ma anche pubblico, sociale, un culto liturgico con
l’istituzione della Festa del Sacro Cuore nel giorno dopo l’ottavario della
Solennità del Corpus Domini.
D. – Voi, religiose visitandone,
che tipo di spiritualità vivete?
R. – Umiltà e dolcezza. Gesù ha
detto: imparate da me che sono mite ed umile di cuore. Ed ha chiamato l’Ordine
della Visitazione il suo beniamino perché il fondatore ha esplicitamente detto
che la Visitazione, cioè l’Ordine, come tale, Ordine claustrale, è nato dal
cuore squarciato di Gesù.
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22 giugno 2006
Nella repubblica
democratica del congo i vescovi chiedono ai cittadini
un voto
consapevole per le prossime elezioni di luglio.
Da tempo
la chiesa locale ha avviato UNA campagnA di sensibilizzazione
rivoltA alla popolazione
KINSHASA.
= “È importante che ciascun elettore prenda coscienza del valore del suo voto”,
per evitare che la Repubblica democratica del Congo passi da una transizione
all’altra e da una ribellione all’altra. E’ quanto ribadiscono i vescovi
dell’est del Paese, in un messaggio diffuso nei giorni sorsi in vista delle
prossime elezioni presidenziali e legislative previste per il 30 luglio. In
occasione dell’appuntamento elettorale, il primo dopo oltre 40 anni nel Paese
africano, i vescovi affermano che “sarebbe irresponsabile rimanere in un’attitudine
di passività, di lamentela e di interminabile rassegnazione”. Occorre invece
che gli elettori – scrivono i responsabili delle diocesi orientali dell’ex
Zaire – scelgano uomini e donne che possano realmente promuovere i valori umani
e cristiani di verità, solidarietà, giustizia, pace e lavoro e che si dedichino
allo sviluppo integrale nel nostro Paese”. Il documento si chiude con
un’esortazione a non perdere altro tempo: “In questo momento – scrivono i
presuli – le tergiversazioni non servono più”. In questo quadro – come riporta
l’agenzia Fides - bisogna altresì ricordare l’impegno del coordinamento
diocesano della CARTEC (Coordinamento delle azioni in vista della riuscita
della transizione, della Chiesa cattolica) che a Butembo (nell’est della Repubblica
Democratica del Congo) ha organizzato un corso per sensibilizzare i cittadini
al voto. L’iniziativa, rivolta ad un centinaio di persone, ha evidenziato
soprattutto l’importanza della presentazione dei candidati durante la campagna
elettorale e la responsabilità personale dei votanti durante lo scrutinio. E’
stata organizzata anche una conferenza con i rappresentanti dei partiti
politici durante la quale ognuno ha presentato
il proprio programma elettorale. Secondo don Arsène Bahoterana,
presidente del corso, i partecipanti si sono dichiarati soddisfatti della
formazione ricevuta e ora sono attivamente impegnati a trasmettere quanto
appreso al resto della cittadinanza. (E. B. – A. M.)
PRESENTATI QUESTA MATTINA A ROMA A
CURA DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
DUE APPUNTAMENTI ARTISTICI DI
GRANDE RILEVANZA PER LA CITTA’
- A cura di Giovanni Peduto -
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ROMA. = L’Opera Romana
Pellegrinaggi ha presentato questa mattina a Roma, presso Palazzo Maffei
Marescotti in via della Pigna, due appuntamenti artistici di grande rilevanza
per la città in occasione della Festa patronale dell’adiacente chiesa di San
Giovanni della Pigna: l’inaugurazione della nuova Piazza della Pigna, il
rifacimento della facciata della chiesa di San Giovanni della Pigna, del palazzo
dei Porcari e l’illuminazione della facciata di Palazzo Maffei Marescotti,
nonché la mostra “Barbato, cento anni di pittura dall’atelier di famiglia”, con
un concerto del Maestro Marco Celli Stein. Sono intervenuti mons. Liberio
Andreatta, amministratore delegato Opera Romana Pellegrinaggi; l’arch. Gennaro
Farina, direttore dell’Ufficio per la Città Storica del Comune di Roma e
responsabile del progetto di riqualificazione di via e piazza della Pigna e
dell’illuminazione artistica del Palazzo Maffei Marescotti; la dott.ssa Maria
Selene Sconci, curatrice della mostra; l’arch. Paolo Barbato, ideatore della
mostra e curatore del progetto di restauro della facciata della Chiesa e del
Palazzo dei Porcari; la dott.ssa Paola Saluzzi, coordinatrice. Nel corso della
conferenza stampa sono state illustrate ai giornalisti le iniziative legate
all’inaugurazione della nuova Piazza della Pigna, che domani, venerdì 23
giugno, sarà restituita alla città in tutto il suo splendore nel corso di una
cerimonia alla presenza del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo,
arciprete della Patriarcale Basilica di San Paolo fuori le Mura, e del sindaco
di Roma Walter Veltroni. Seguirà un buffet e un concerto del maestro Marco
Celli Stein, con la straordinaria partecipazione della cantante Tosca.
Nell’occasione, sarà presentata la collezione privata della famiglia Barbato.
Nelle sale di Palazzo Maffei Marescotti, dal 23 al 30 di questo mese, saranno
esposte le opere di Gennaro, Luigi e Manuel Barbato, che nel corso di tre generazioni
hanno operato attivamente nel panorama artistico del Novecento. Al termine
della conferenza stampa di questa mattina i giornalisti hanno avuto la
possibilità di visitare in anteprima la mostra dedicata alla famiglia Barbato.
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ASSEGNATO
AL GESUITA INDIANO CEDRIC PRAKASH IL TITOLO DI ‘CAVALIERE
DELLA LEGION D’ONORE’ PER IL SUO
IMPEGNO IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI
PARIGI
– AHMEDABAD. = Il gesuita indiano Cedric Prakash, noto attivista per i diritti
umani in India, è stato insignito dal Presidente francese, Jacques Chirac, del
titolo di “Cavaliere della Legion d’Onore”, come riconoscimento di “una
vita dedicata alla difesa e alla promozione dei diritti umani in India”. La
prestigiosa onorificenza sarà conferita il 14 luglio presso l’Ambasciata
francese a New Delhi, alla presenza, tra gli altri, del presidente della
Conferenza episcopale indiana, mons Owald Gracias. Padre Prakash è attualmente
direttore del Centro gesuita per la giustizia e la
pace “Prashant” di Ahmedabad, da lui fondato nel 2001, e coordinatore
della sezione provinciale dell’Ufficio per lo sviluppo sociale integrale dei
gesuiti che promuove iniziative di sviluppo, giustizia e pace nel Gujarat. A
padre Prakash sono giunte, attraverso una lettera, le congratulazioni del
Preposito generale della Compagnia di Gesù, Peter-Hans Kolvenbach. Questa
onorificenza - si legge - “è l’ennesimo riconoscimento del vostro impegno
pionieristico nel campo sociale, ma quello che mi dà più gioia è che questo
impegno è ispirato al Vangelo e allo spirito della Compagnia, in particolare
all’opzione preferenziale per i poveri che la Compagnia ha scelto in risposta
alla situazione del mondo contemporaneo”. (L. Z.)
Il professor lorenzo ornaghi confermato rettore
dell’università cattolica del sacro cuore per i prossimi quattro anni
MILANO. = Il Consiglio di
Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riunitosi ieri
presso la sede di Milano, ha confermato alla guida dell’Ateneo per il
quadriennio 2006-2010 il professor Lorenzo Ornaghi. A renderlo noto è un
comunicato dell’Ateneo stesso. Il professor Ornaghi, che inizierà il nuovo
quadriennio il prossimo primo novembre, è il settimo rettore dalla fondazione
dell’Ateneo. Il primo a ricoprire questo incarico, dal 1959 al 1965, è stato
padre Agostino Gemelli, che della Cattolica fu uno dei fondatori. Il professor
Lorenzo Ornaghi, nato a Villasanta (Mi) nel 1948, è rettore dal primo novembre
2002. Nello stesso Ateneo ha conseguito la laurea in Scienze politiche nel 1972
e dal 1990 è titolare della cattedra di Scienza politica nella facoltà di
Scienze politiche. Autore di numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste
italiane e internazionali, negli ultimi anni, oltre che alle indagini sulle
trasformazioni del sistema politico e sul concetto di rappresentanza e
organizzazione degli interessi, si è dedicato allo studio dell'integrazione
politico-istituzionale dell’Europa. Dal 1996 è direttore dell’Alta scuola di
Economia e relazioni internazionali (ASERI). Dal 2005 è membro del Consiglio di
amministrazione della Fondazione Policlinico IRCCS Ospedale Maggiore
Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano. Per il quinquennio 2001-2006
è presidente dell’Agenzia per le Onlus. (E. B.)
“Cittadinanza
universale e diritti”. Con questo titolo si apre in spagna
il II
forum sociale mondiale delle migrazioni
- A cura di Silvonej Protz -
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MADRID. = Rivas, una città di 55
mila abitanti nei pressi di Madrid, capitale della Spagna, si trasforma da oggi
e fino a sabato sera nella capitale mondiale di quelli che proclamano che un
altro mondo è possibile, urgente e necessario. Di fatto è iniziato questa
mattina il II Forum sociale mondiale delle migrazione, che ha come tema
“Cittadinanza universale e diritti”. Si tratta di un evento di enorme
rilevanza, dovuto alla qualità e alla quantità di specialisti che partecipano,
tra i quali citiamo Gabriela Rodriguez Pizarro, già relatrice delle Nazioni
Unite per i diritti umani degli immigrati; Eduardo Galliano e mons. Demetrio
Valentini, vescovo di Jalis San Paolo e responsabile della pastorale dei
migranti in Brasile. Sono più di mille e 800 i delegati, provenienti da più di
90 nazioni. Il II Forum sociale mondiale delle migrazioni, dopo la sua prima
edizione celebrata nel gennaio del 2005 a Porto Alegre in Brasile, si è
trasformato in un processo mondiale permanente, attraverso il quale si cerca di
trovare soluzioni in scala internazionale ai problemi delle persone migranti.
260 volontari lavorano affinché questo evento sia un successo. Più di un
centinaio di case di Rivas hanno aperte le porte per accogliere i delegati
partecipanti al Forum. L’iniziativa, è intitolata “Apri la tua casa al mondo”.
Un altro aspetto di questo evento è la copiosa programmazione di eventi
culturali che, durante i tre giorni di lavori, riempiranno le strade e le
piazze della città di Riva. Sono programmati più di 50 eventi dalla musica alle
mostre di arte contemporanea. Sulla città di Rivas si sente lo spirito di Porto
Alegre, la città brasiliana che diventò famosa nel mondo per aver organizzato
il Forum sociale mondiale. In questa città si lanciò il già popolare slogan “un
altro mondo è possibile”. Centinaia di movimenti sociali hanno lanciato allora
una visione opposta ai criteri esclusivamente economisti promuovendo un modello
che metta come priorità la preoccupazione per l’essere umano. Secondo i
partecipanti al II Forum mondiale delle migrazioni, non si possono chiudere gli
occhi o girare la testa dall’altra parte davanti alla disperazione di milioni
di esseri umani che cercano, lontano dai loro Paesi di origine, una vita
migliore. Il forum è stato aperto questa mattina con il discorso del sindaco di
Rivas e con una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato, tra gli altri,
una cambogiana che fu venduta come schiava e obbligata alla prostituzione.
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FARE
DELLA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE UNA PRIORITÀ. È L’APPELLO DELL’UNESCO
CONTENUTO NEL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE
SULL’AVVENIRE DELLE TERRE ARIDE, CHE SI È CHIUSO IERI NELLA CAPITALE TUNISINA
- A cura di Amina Belkassem -
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TUNISI.
= Attraverso la valutazione di 50 anni delle zone aride sono allarmanti i dati
emersi e presentati dagli oltre 300 esperti nei tre giorni di lavori. Il 41 per
cento della superficie terrestre è formata da terre aride, nessun continente
escluso. E se i due terzi dell’Africa sono già in gravi condizioni, anche
l’Europa meridionale - in particolare Italia, Spagna e Portogallo - è
minacciata dall’inquietante avanzata dei deserti. Nel 2025, nei 19 Paesi della
fascia arida di Africa e Asia, la quantità di acqua disponibile per persona
sarà dimezzata. Un kit pedagogico in 9 lingue, destinato alle insegnanti dei
Paesi a rischio, è stato presentato durante il forum e gli scienziati di un
centinaio di Paesi hanno lavorato alla realizzazione un programma dell’UNESCO
per Africa, Medio Oriente e Asia, con lo scopo di avviare microprogetti contro
le minacce dell’ecosistema, che permettano alle popolazioni locali di vivere
delle loro terre. Prossimo appuntamento dell’Anno dei Deserti, proclamato dalle
Nazioni Unite per il 2006, un incontro di capi di Stato previsto in autunno ad
Algeri.
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22giugno 2006
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
A Petra, in Giordania, si è tenuta, stamani, la prevista
riunione informale tra il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il
presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. L’occasione per il
colloquio tra i due leader è stata fornita da una colazione di lavoro offerta
dal re giordano Abdallah II, a margine del secondo vertice dei premi Nobel. Il
nostro servizio:
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Seduti allo stesso tavolo, Olmert ed Abu Mazen si sono
incontrati per la prima volta da quando il premier israeliano si è insediato a
pieno titolo come successore di Ariel Sharon. Il colloquio informale ha già
prodotto un primo risultato: il primo ministro israeliano si è detto disposto a
“compiere ogni sforzo” pur di raggiungere la pace in Medio Oriente, e per
questo è disponibile ad un nuovo incontro con il presidente
palestinese. Il portavoce della presidenza palestinese ha precisato, poi, che
una riunione ufficiale potrebbe essere organizzata “nelle prossime settimane”.
Non è stata ancora indicata la sede, ma sul tema non sembrano esserci dubbi: il
conflitto israelo-palestinese e una sua possibile soluzione. “Sono disposto a mettere in gioco ogni cosa per un unico
fine: conseguire la pace, raggiungere un compromesso”, ha dichiarato Olmert.
“Abbiamo discusso di tutte le questioni di interesse pubblico”, ha aggiunto Abu
Mazen. Il vice premier israeliano, Shimon Peres, ha anche indicato la strategia
da seguire per rendere accessibile la strada della riconciliazione: bisogna
prima affrontare gli aspetti economici, ha detto Peres, quindi quelli politici.
Partendo dal versante economico, ha precisato il vice premier israeliano, si
può aprire la porta alla pace politica. In Israele, intanto, il capo di
Stato maggiore dell’esercito ha ordinato l’apertura di un’indagine interna
sull’uccisione di civili palestinesi nei raid aerei compiuti dalle forze
israeliane nella Striscia di Gaza. L’ultima operazione militare è stata
sferrata ieri sera, quando un missile sparato da un elicottero israeliano ha
mancato il suo bersaglio ed ha centrato un’abitazione, uccidendo una donna
incinta e suo fratello. Un ennesimo episodio di violenza, al quale bisogna
contrapporre, comunque, un nuovo segnale di speranza: dopo due giorni di
difficili trattative, è stato approvato a Ginevra l’ingresso delle società di soccorso, palestinese e israeliana, nella
Croce rossa internazionale. Nello Stato ebraico, il simbolo della Croce rossa
sarà un cristallo rosso.
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In Iraq, almeno 4 soldati
americani sono rimasti uccisi in seguito ad azioni terroristiche compiute da
ribelli nella turbolenta provincia occidentale di al-Anbar, roccaforte della
guerriglia sunnita. Sul fronte dei sequestri, il
ministero dell’Industria e delle Miniere ha reso noto che sono 30 e non
100 gli operai rapiti ieri da uomini armati a Taji, a
nord di Baghdad. I sequestratori hanno rilasciato, finora, 25 persone. Nella
capitale, intanto, l’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, e gli altri 7
coimputati nel processo per la strage di 148 sciiti nel villaggio di Dujail nel
1982, hanno iniziato lo sciopero della fame dopo aver appreso la notizia
dell’uccisione di uno degli avvocati della difesa. “Lo scopo dello sciopero –
ha detto uno dei legali di Saddam - è di ottenere garanzie dagli Stati Uniti e
dalla comunità internazionale sulla protezione dei membri del collegio della
difesa”.
Nuovo video del numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri: nel
filmato, diffuso su internet, il medico egiziano
chiede ai musulmani in Afghanistan, e specialmente a Kabul, di far
fronte unico con i guerriglieri talebani e i militanti di Al Qaeda “per
espellere le forze occupanti”. Nel video, il braccio destro di Bin Laden torna
anche a parlare delle vignette su Maometto, accusando i danesi, i francesi e
gli italiani di aver “denigrato” il profeta. Sul terreno, intanto, 4 militari
statunitensi sono rimasti uccisi durante scontri scoppiati tra forze della
coalizione e ribelli nel nord del Paese, vicino alla frontiera con il Pakistan.
L’Iran considera “molto seriamente” la proposta
delle grandi potenze sulla questione nucleare, ma non dovrebbe fornire una
risposta all’offerta prima
del Vertice del G8 di San Pietroburgo, in programma dal 15 al 17 luglio: lo ha
affermato oggi a Ginevra il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, al termine di un incontro con il ministro degli Esteri iraniano,
Manouchehr Mottaki.
Il presidente degli Stati Uniti, Bush, è a Budapest per le
celebrazioni del 50.mo anniversario della rivolta anticomunista repressa nel
sangue dalle truppe sovietiche. Ieri, intanto, al termine del vertice tra Stati
Uniti e Unione Europea tenutosi a Vienna, il capo della Casa Bianca ha
confermato la cooperazione euro-americana nel contrastare le minacce nucleari
innescate da Iran e Corea del Nord. Bush ha anche ribadito l’intenzione di
chiudere il centro di detenzione di Guantanamo non appena sarà possibile
processare quanti devono rispondere di gravi reati. Su questo importante impegno
preso dall’amministrazione americana, ascoltiamo al microfono di Debora
Donnini, l’esperta di questioni europee e titolare della cattedra Jean Monnet
all’università di Tor Vergata, Federiga Bindi:
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R. – E’ decisamente un passo
avanti. Tre punti vorrei far notare. L’Unione Europea ha proprio come pilastro
della sua politica estera, la questione dei diritti umani. Quindi, il fatto di
aver ricevuto un’apertura degli Stati Uniti, è per l’Unione Europea un grosso
successo perché, da una parte, c’è un’apertura di Bush sulla chiusura
Guantanamo, dall’altra c’è una richiesta di collaborazione internazionale su
come risolvere questo problema. E questo è un grosso cambio per quella che è
stata la politica estera americana negli ultimi anni.
D. – Si registrano poi posizioni
comuni sull’Iran, sollecitato a rispondere al più presto all’offerta che è
stata fatta dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
più la Germania. Ma la questione nucleare iraniana rimane complicata…
R. – E’ una questione sicuramente
complicata in cui la palla, adesso, passa agli iraniani. Certamente il 22
agosto, data indicata dall’Iran per una risposta a tale offerta, è molto
lontano. E’ molto importante, però, in questo contesto che gli Stati Uniti e
l’Unione Europea abbiano un fronte comune e che continuino a mostrare, anche
nei prossimi giorni e settimane, un fronte comune; questo dovrebbe indurre – si
spera – l’Iran ad una riconsiderazione dei tempi e ad una risposta più rapida.
Se l’Iran percepisce che c’è un fronte unico tra Unione Europea e Stati Uniti,
a quel punto spero che venga meno la tentazione di non prendere sul serio, da
parte della Repubblica islamica, questa nuova compattezza.
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Crescono
i timori internazionali dopo l’annuncio, da parte della Corea del Nord, di
voler testare un nuovo missile a lunga gittata. Oltre alle dichiarazioni di
condanna di Stati Uniti e Unione Europea, affiancate nei giorni scorsi anche
dal Giappone, anche la Cina ha espresso le proprie preoccupazioni: “Esortiamo le
parti interessate a fare di più per la pace e la stabilità nella regione”, ha
detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese.
A Timor Est, il presidente, Xanana Gusmao, ha annunciato che
presenterà le dimissioni se il primo ministro, Mari Alkatiri, “non si assumerà
la responsabilità” della crisi nella quale è sprofondato il Paese. Alkatiri è da molti
considerato il vero responsabile degli scontri divampati a Timor Est tra
soldati ribelli e forze regolari. In aprile, per decisione del capo dell’esecutivo,
furono infatti radiati circa seicento militari che avevano denunciato
discriminazioni a danno dei commilitoni originari della parte occidentale del
Paese. Sono scoppiati, poi, tumulti e combattimenti costati la vita ad almeno
21 persone.
Dopo
tre mesi di discussione, l’Ucraina sembra uscita dalla crisi politica. Tre
partiti della coalizione arancione hanno firmato l’intesa sul nuovo governo che
sarà guidato da Iulia Timoshenko. La coalizione di maggioranza sarà dunque
formata dal Blocco della nuova premier, da Nostra Ucraina del presidente Viktor
Iushenko e dal Partito socialista di Aleksander Moroz. La Timoshenko, leader
della “rivoluzione arancione”, era stata destituita dal presidente Yushchenko
con l’accusa di corruzione. Il suo partito aveva però avuto un risultato
migliore di quello di Yushchenko al voto dello scorso marzo. Il neo premier ha
subito detto di voler rinegoziare l’accordo con Mosca sulle forniture di gas.
La Serbia e il
Montenegro hanno stabilito le loro relazioni diplomatiche. Il ministro serbo
degli Affari Esteri e il suo omologo montenegrino hanno firmato un protocollo
sui rapporti tra i due Paesi. La Serbia ha riconosciuto l’indipendenza di
Montenegro il 15 giugno. Montenegro ha proclamato la propria indipendenza lo
scorso 3 giugno, dopo il referendum del 21 maggio. In quell’occasione, il 55,5
per cento degli aventi diritto aveva votato a favore della separazione di
Montenegro dalla Serbia.
Continua
a crescere il bilancio delle vittime delle inondazioni che hanno colpito, in
Indonesia, l’isola di Sulawesi: oltre 200 persone sono morte e almeno 130
risultano ancora disperse. La città più colpita dalle piogge, che hanno
provocato frane e inondazioni, risulta Sinjai dove si registra il più alto
numero di vittime. Intanto, una forte tempesta ha causato, a largo delle coste
dell’isola di Sumatra, l’affondamento di un traghetto con a bordo 116 persone.
Al momento, secondo quanto annunciato dalle autorità indonesiane, sono 104 i
dispersi.
Non c’è
ancora una data certa per il processo contro l’ex presidente liberiano Charles
Taylor, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Ad affermarlo, ieri
in una conferenza stampa, Christopher Stayer, procuratore del Tribunale
speciale per la Sierra Leone, al quale spetterà il compito di giudicare Taylor,
trasferito ieri nelle carceri dell’Aja, le stesse del Tribunale penale
internazionale per l’ex Jugoslavia e della Corte penale internazionale.
In
Somalia si tenta una riconciliazione tra i cosiddetti signori della guerra e le
corti islamiche: il presidente del Sudan, al Bashir, ha ricevuto entrambe le
delegazioni per trovare una via che impedisca nuovo spargimento di sangue dopo
la violenza delle scorse settimane. All’incontro partecipa la Lega Araba e,
secondo fonti di Khartoum, anche lo stesso presidente della Somalia, Abdullah
Yusuf.
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