RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 173 - Testo della trasmissione di giovedì 22 giugno 2006

 

 

Sommario

                                                                                                                         

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa nomina nuovo Segretario di Stato il cardinale Tarcisio Bertone: succederà il 15 settembre al cardinale Angelo Sodano che per 15 anni ha ricoperto l’importante carica  al servizio della Santa Sede. Mons. Giovanni Lajolo succederà nella stessa data al cardinale Edmund Casimir Szoka

come presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato

 

Il Papa incontra la ROACO esprimendo la propria preoccupazione per i cristiani in Medio Oriente, in particolare in Terra Santa

 

Di fronte all’aumento dell’immigrazione dei musulmani verso i Paesi Europei e il Nord America, la Santa Sede chiede autentico dialogo, mutuo rispetto e solidarietà umana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Conclusa ieri a Roma la conferenza “Guarire la guerra”, promossa dall’OIM e dal ministero degli Esteri italiano: intervista con Peter Schatzer

 

L’impresa e la costruzione di un nuovo umanesimo. Questo il tema del IV Simposio dei docenti europei che si apre oggi a Roma: ce ne parlano mons. Lorenzo Leuzzi e il prof. Franco Fontana

 

La Chiesa celebra domani la Solennità del Sacro Cuore di Gesù: con noi suor Claudia Agnese Palladino

 

CHIESA E SOCIETA’:

        Nella Repubblica Democratica del Congo i vescovi chiedono ai cittadini un voto consapevole per le prossime elezioni di luglio

 

        Presentati questa mattina a Roma due appuntamenti artistici a cura dell’Opera Romana Pellegrinaggi

 

        Assegnato in Francia al gesuita indiano Cedric Praskash il titolo di “Cavaliere della Legion d’Onore” per il suo impegno in difesa dei diritti umani

 

        Confermato rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il prof. Lorenzo Ornaghi

 

        Aperto in Spagna il II Forum sociale mondiale delle migrazioni

 

        Fare della lotta alla desertificazione una priorità. E’ l’’appello lanciato dall’UNESCO alla fine della Conferenza internazionale  che si è svolta nella capitale tunisina

 

24 ORE NEL MONDO:

In Giordania, primo incontro informale tra il premier israeliano Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen

 

 Almeno 8 soldati americani uccisi in Iraq e in Afghanistan

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 giugno 2006

 

 

IL PAPA NOMINA NUOVO SEGRETARIO DI STATO IL CARDINALE TARCISIO BERTONE:

SUCCEDERA’ IL 15 SETTEMBRE AL CARDINALE ANGELO SODANO CHE PER 15 ANNI

HA RICOPERTO L’IMPORTANTE CARICA AL SERVIZIO DELLA SANTA SEDE.

MONS. GIOVANNI LAJOLO SUCCEDERA’ NELLA STESSA DATA AL CARDINALE

EDMUND CASIMIR SZOKA COME PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE

PER LO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO E PRESIDENTE DEL GOVERNATORATO

 

Il Papa ha nominato nuovo Segretario di Stato il cardinale Tarcisio Bertone,  arcivescovo di Genova, salesiano, e fino al 2002 suo braccio destro alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Succede al cardinale Angelo Sodano, di cui il Papa ha accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età, ma che resterà in carica fino al 15 settembre per espresso desiderio di Benedetto XVI. In quest’occasione, il Pontefice riceverà in udienza superiori ed officiali della Segreteria di Stato, per ringraziare pubblicamente il cardinale  Sodano per il suo lungo e generoso servizio alla Santa Sede e per presentare loro il nuovo Segretario di Stato. Sempre in questa data il Papa nominerà mons. Giovanni Lajolo, attuale Segretario per i Rapporti con gli Stati, nuovo presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato. Succederà al cardinale  Edmund Casimir Szoka che lascia per raggiunti limiti di età. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Cardinale Tarcisio Bertone sarà dunque dal prossimo 15 settembre il nuovo Segretario di Stato della Santa Sede. E’ piemontese, come il cardinale Sodano: 71 anni, è nato a Romano Canavese, in provincia di Torino e diocesi di Ivrea, il 2 dicembre 1934, quinto di otto figli. Fin da ragazzo era attratto dalla vocazione salesiana. Ha compiuto i suoi studi medi a Torino, nell'oratorio di Valdocco, e ha fatto la prima professione religiosa nel 1950 ricevendo  l'ordinazione sacerdotale a 25 anni. Conseguita la Licenza in  Teologia, alla Facoltà Teologica Salesiana di Torino, ha continuato gli studi a Roma, presso il Pontificio Ateneo Salesiano, dove ha ottenuto la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico. Nel 1967 è stato chiamato a Roma, per assumere la cattedra di Teologia Morale Speciale all'Ateneo Salesiano, poi divenuto Pontificia Università Salesiana. Ha insegnato “Diritto Pubblico Ecclesiastico”, “Diritto Internazionale”, “Diritto dei minori” (in consonanza con la specializzazione pedagogica della Pontificia Università Salesiana), e “Legislazione e Organizzazione Catechistica e di Pastorale Giovanile”.

 

E’ stato tra l’altro Direttore dei Teologi (1974-1976). A Roma ha collaborato anche con diverse parrocchie ed ha contribuito alla promozione dei laici. Eletto nel 1989 Rettore Magnifico dell'Università Salesiana, il 1° agosto 1991 Giovanni Paolo II lo ha nominato arcivescovo di Vercelli. Nel 1993 è stato chiamato alla guida della Commissione CEI Giustizia e Pace e in tale ufficio ha promosso ricerche e iniziative per l'educazione alla legalità, alla giustizia e alla moralità. Poi il 13 giugno 1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede: diventava così il braccio destro dell’allora cardinale Ratzinger. E a lui Papa Wojtyla ha affidato l’incarico di curare la pubblicazione della terza parte del “segreto” di Fatima. Nel 2002 è diventato arcivescovo di Genova: l’anno successivo Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale.

 

Da parte sua, il cardinale Angelo Sodano, 79 anni, Decano del Collegio Cardinalizio, in un comunicato esprime la sua gratitudine a Benedetto XVI, che ha voluto – leggiamo nel testo - rinnovargli, nonostante i suoi limiti di età, la fiducia manifestatagli da Giovanni Paolo II, che lo aveva chiamato a  quest’ufficio ben quindici anni fa.  “Fin d’ora – afferma il cardinale Sodano - anticipo i più fraterni auguri al mio futuro Successore, il Cardinal Tarcisio Bertone, al quale mi legano, da molto tempo, vincoli di stima e di amicizia. Spero – conclude nella nota il cardinale Sodano - di aver modo, in futuro, di illustrare agli amici giornalisti il lavoro svolto in questi anni dalla Segreteria di Stato e dai vari Uffici della Curia Romana. È un lavoro metodico e profondo – sottolinea - un lavoro fatto a squadra, con grande spirito di servizio, di cui intendo rendere grata testimonianza”.

 

Il cardinale Sodano, nato ad Isola d’Asti il 23 novembre 1927, ordinato sacerdote nel 1950, lavora al servizio della Santa Sede dal 1959. In particolare come nunzio apostolico in Cile (1977-1988) ha cooperato alla felice conclusione della mediazione pontificia fra questo Paese e l’Argentina, per la soluzione pacifica della controversia sorta sulla sovranità dei due Stati, in alcune zone del territorio australe. Il 28 maggio 1988  Giovanni Paolo II lo chiamava  ad assumere l'ufficio di Segretario dell'allora Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa: dal  1° marzo 1989, con l'entrata in vigore della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, assume il titolo di Segretario per i Rapporti con gli Stati. Particolari attenzioni ha pure dedicato alla Pontificia Commissione per la Russia, di cui è stato presidente. Il 1 ° dicembre 1990 Giovanni Paolo II lo nomina Pro-Segretario di Stato, e poi, il 29 giugno 1991, Segretario di Stato, il giorno dopo essere stato  creato cardinale.  Il 30 aprile 2005 Benedetto XVI - che appena eletto Papa lo aveva riconfermato Segretario di Stato - ne ha approvato l'elezione, fatta dai cardinali dell'Ordine dei Vescovi, a Decano del Collegio Cardinalizio.

 

Infine, mons. Giovanni Lajolo, arcivescovo titolare di Cesariana, succederà, sempre il 15 settembre, al cardinale  Edmund Casimir Szoka, come presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato.  Mons. Lajolo, anch’egli piemontese, è nato a Novara il 3 gennaio 1935, è stato ordinato sacerdote nel 1960 e consacrato vescovo nel 1989.

 

Il cardinale  Edmund Casimir Szoka, arcivescovo emerito di Detroit, che lascia per raggiunti limiti di età, è nato il 14 settembre 1927 a Gran Rapids, nel Michigan (Stati Uniti). Ordinato sacerdote nel 1954, consacrato vescovo nel 1971, creato cardinale nel 1988, è presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano dal 1997 e presidente del Governatorato dal 2001.

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E’ stato lo stesso cardinale Bertone, a mezzogiorno, in contemporanea con la Sala Stampa vaticana, a dare notizia a Genova della sua nomina a Genova. Ce ne parla dal capoluogo ligure Dino Frambati:

 

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Orgoglio ma anche rammarico e rimpianto, sono questi i sentimenti che percorrono in questo momento la città di Genova, dopo l’annuncio della nomina a Segretario di Stato del cardinale Bertone. Mai nessun altro arcivescovo del capoluogo ligure era stato designato ad un ruolo così importante nella Chiesa. L’annuncio è stato dato due ore fa presso il seminario di Genova dallo stesso cardinale Bertone che ha anche letto una sua dichiarazione nella quale ha spiegato di essere obbediente alla Chiesa ma di rimpiangere anche Genova, che ama profondamente. Una comunicazione interrotta un paio di volte da lacrime di commozione, quindi ha letto una lettera del Papa ai fedeli di Genova, dove Benedetto XVI dice: come voi l’avete amato e apprezzato in questi anni per le sue doti, così io l’ho voluto proprio per queste doti, qui a Roma.

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Il cardinale Bertone dunque torna a lavorare al fianco di Josef Ratzinger, di cui è stato stretto collaboratore per sette anni alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Vi riproponiamo ora una intervista che l’arcivescovo di Genova aveva rilasciato al collega Luca Collodi subito dopo l’elezione di Benedetto XVI per tracciare le sfide che attendevano il nuovo pontificato:

 

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R. – La prima sfida è proprio l’annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione. Il Papa ha chiesto in modo speciale a noi cardinali di aiutarlo in questa opera titanica, di annunciare, di dare le ragioni della fede agli uomini del nostro tempo. Anche se qualche filosofo, abbiamo sentito, dubita dell’utilità di dare le ragioni della fede, ma noi crediamo che proprio per il confronto con la razionalità umana, il confronto tra fede e ragione, sia importante dare le ragioni della nostra fede. San Pietro ci invita a dare le ragioni della speranza; il cardinale Ratzinger ci ha abituati, ci ha educati a dare le ragioni della nostra fede.

 

D. – Quindi, una chiara identità cristiana per rilanciare il dialogo ...

 

R. – Una chiara identità cristiana: per dialogare con tutti i membri di qualsiasi religione, credenza anche i non credenti, bisogna partire da una comprensione e da una testimonianza della propria identità di fede. Poi, con il rispetto per tutti, proponendo non imponendo, naturalmente, come ha sempre fatto lui, anche nel dialogo con i dissenzienti. Lui ha citato una seconda grande sfida: di portare a compimento il Concilio Vaticano II, che è un’opera incompiuta. Poi, abbiamo sentito, il compito del dialogo, dell’opera incompiuta, anche questa, dell’unità tra i cristiani e ha detto: non solo con il dialogo teologico, ma con gesti concreti. Quindi, si è impegnato a compiere gesti concreti e io credo che ci sorprenderà; perché lui ha detto, tra l’altro, che Giovanni Paolo II ci ha lasciato una Chiesa più giovane, più coraggiosa e più libera. E’ un uomo di grande libertà di spirito. Quindi con questa sua libertà io credo che stupirà il mondo, cristiano e non cristiano.

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LE GRAVI DIFFICOLTÀ CHE LA TERRA SANTA STA VIVENDO COSTITUISCONO

PER TUTTI NOI MOTIVO DI SOFFERENZA; RELIGIOSI, LAICI E QUANTI RICOPRONO

CARICHE CIVILI SI IMPEGNINO PER FAVORIRE IL MUTUO RISPETTO

TRA CULTURE E RELIGIONI. COSÌ IL PAPA OGGI ALLA ROACO

 

Pastori, fedeli e quanti rivestono ruoli di responsabilità nella comunità civile favoriscano nel Medio Oriente il mutuo rispetto tra culture e religioni. E’ l’invito di Benedetto XVI nel suo discorso alla ROACO, l’organismo che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese orientali cattoliche. Il Papa ha incontrato i suoi componenti stamattina nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico ricordando il difficile clima in cui vivono oggi i cristiani nella Terra Santa, in Iraq e in Iran. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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“E’ desiderio di tutti i cristiani poter trovare sempre nella terra che diede i natali al nostro Redentore una viva comunità cristiana. Le gravi difficoltà che essa sta vivendo per il clima di pesante insicurezza, per la mancanza di lavoro, per le innumerevoli restrizioni con la crescente povertà che ne consegue, costituiscono per tutti noi motivo di sofferenza. Si tratta di una situazione che rende alquanto incerto il futuro educativo, professionale e familiare delle giovani generazioni purtroppo fortemente tentate di lasciare per sempre la tanto amata terra natale”.

 

Nel rendere grazie a Dio per l’azione apostolica di quanti, nel Medio Oriente, testimoniano il Vangelo della pace e dell’amore con fraterna sollecitudine, Benedetto XVI ha espresso le sue preoccupazioni per il futuro delle giovani generazioni della Terra Santa, senza dimenticare la realtà in cui versano anche l’Iraq e l’Iran. Di fronte a problematiche così gravi, ha detto il Papa, “nostro primo e fondamentale dovere resta perseverare in una fiduciosa preghiera al Signore che mai abbandona i suoi figli nella prova”. L’auspicio del Pontefice è che si trovino vie sempre nuove per andare incontro ai bisogni di queste popolazioni:

 

“Rivolgo un invito ai pastori e ai fedeli, a tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità nella comunità civile, perché, favorendo il mutuo rispetto tra culture e religioni, si creino quanto prima in tutta la regione del Medio Oriente le condizioni di una serena e pacifica convivenza.

 

Benedetto XVI ha anche raccomandato di “salvaguardare il profilo specifico dell'attività caritativa ecclesiale”:

 

“Continuate a coltivare negli educatori e negli operatori della carità, che ricevono il vostro sostegno, la ‘formazione del cuore per giungere, come ho ricordato nell’Enciclica Deus caritas est, a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall'esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore”.

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ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale della Lituania, in visita “ad Limina”, tra cui il cardinale Audrys Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius, e il sig. Helmut Türk, ambasciatore d'Austria, con la consorte, in visita di congedo. Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale vicario Camillo Ruini.

 

 

DI FRONTE ALL’AUMENTO DELL’IMMIGRAZIONE DEI MUSULMANI

VERSO I PAESI EUROPEI E IL NORD AMERICA, LA CHIESA CHIEDE

AUTENTICO DIALOGO, MUTUO RISPETTO E SOLIDARIETA’ UMANA

 

Dialogo, sollecitudine della Chiesa e rapporto tra Stati e libertà religiosa: sono parole chiave del Documento Finale pubblicato oggi dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, a seguito della XVII Plenaria che si è svolta dal 15 al 17 maggio scorso. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il dato di partenza è che aumenta l’immigrazione dei musulmani verso i Paesi europei e il Nord America. La prima riflessione è che si incoraggia “una integrazione” che non significa assimilazione. E dunque, c’è subito una raccomandazione: “i cristiani devono essere solidali e aperti alla condivisione con gli immigrati musulmani”. Si tratta di conoscere meglio cultura e religione ma al tempo stesso  il cristiano è sempre chiamato a testimoniare i propri valori cristiani, anche nella prospettiva  di una nuova evangelizzazione. Ma a questo proposito c’è una significativa precisazione: la testimonianza sia sempre “rispettosa della libertà di coscienza e di religione”. E il documento invita i cristiani ad approfondire la loro identità di discepoli di Cristo, testimoniandola nella vita.

 

In definitiva, si ribadisce “la necessità del rispetto mutuo e della solidarietà umana, in un clima di pace”, per poi ricordare che la base deve essere “nella centralità della persona umana, della sua dignità e dei suoi diritti-doveri. “Naturalmente – si legge – i diritti umani e le libertà di ognuno vanno insieme con quelli delle altre persone”.

 

Il documento del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti approfondisce il tema del dialogo, raccomandando che sia autentico. Spiega che bisogna saper distinguere quello che le società che accolgono i migranti possono tollerare o no della cultura islamica, quel che va rispettato o condiviso, in relazione ai credenti di altre religioni”, aggiungendo che è aperta la possibilità di dare indicazioni, a tale riguardo, anche ai politici, per una giusta formulazione della legislazione civile, nel rispetto delle competenze di ciascuno.

        

Guardando alla situazione in alcuni Paesi a maggioranza islamica, viene ricordato che in Paesi a maggioranza islamica, risulta che cristiani e, generalmente, lavoratori immigrati poveri e senza vero potere contrattuale, sperimentano gravi difficoltà per il riconoscimento dei loro diritti umani. Questi ultimi, inoltre, hanno poca possibilità di far valere la loro causa in giustizia, poiché possono essere facilmente puniti o espulsi.

 

Si spendono parole di forte incoraggiamento ad assicurare nel concreto  la sollecitudine della Chiesa nei vari settori della mobilità umana. In particolare, si parla di scuole e educazione per ribadire l’importanza di assicurare l’educazione delle nuove generazioni. Si legge che “la scuola ha un ruolo fondamentale per vincere il conflitto dell’ignoranza e dei pregiudizi e per conoscere correttamente e obiettivamente la religione altrui, con speciale attenzione alla libertà di coscienza e religione”. “Per i cristiani, - viene precisato -  si provvederà a fornire la base di un discernimento evangelico dell’esperienza religiosa degli altri credenti  e dei segni dei tempi”.

 

Tra le riflessioni a proposito del rapporto tra Stati e libertà religiosa, emerge la constatazione che “poiché molto spesso è lo Stato a dare “forma” all’Islam in una certa Nazione a maggioranza islamica, a organizzare il culto, a interpretarne lo spirito, a trasmetterne il patrimonio, dando alla società un carattere globalmente islamico, i non musulmani vi si sentono molto spesso cittadini di seconda classe”. Per gli immigrati cristiani la difficoltà è quindi ancora maggiore. Ma c’è anche l’espressione della soddisfazione nel constatare che “molti Stati a maggioranza islamica hanno stabilito relazioni diplomatiche con la Santa Sede, diventando con ciò più sensibili verso i diritti umani e mostrandosi desiderosi di un dialogo interculturale e interreligioso, in una cornice di sana pluralità.”

 

Infine, la considerazione sul ruolo dei media che si fa raccomandazione: “I mass media – si legge – possono anche offrire un importante contributo alla ‘formazione’ e purtroppo anche alla ‘deformazione’ di cristiani e musulmani”. Da qui l’invito a giornalisti e ad operatori ad assumersi le proprie responsabilità ricordando che “particolare importanza ad essi si riconosce nella creazione di un clima adatto di comprensione e di rispetto nell’informazione sui fenomeni religiosi”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina - Fiduciosa preghiera e fraterna sollecitudine per le popolazioni della Terra Santa, dell'Iraq e dell'Iran: l'auspicio di Benedetto XVI durante l'udienza ai partecipanti alla Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla celebrazione del "Corpus Domini" nelle Diocesi italiane.

 

Servizio estero - Medio Oriente: l'ONU condanna la strategia delle "eliminazioni mirate" e invita Israele al rispetto del diritto internazionale.

L'intervento della Santa Sede sul tema. "La migliore garanzia per la sicurezza degli Stati è il rispetto della dignità umana e del diritto umanitario internazionale". 

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Un passato ingombrante rimosso dalla coscienza nazionale": un volume di Gianni Oliva sui crimini di guerra italiani nel periodo 1940-1943.

Una monografica dal titolo "Habemus Papam. Le elezioni pontificie da San Pietro a Benedetto XVI": presentata a Palazzo Valentini la mostra che sarà inaugurata a dicembre nel Palazzo Apostolico del Laterano. I contributi di Francesco Buranelli e di Luca Possati.  

 

Servizio italiano - In rilievo il tema delle intercettazioni.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 giugno 2006

 

 

RICOSTRUIRE L’EQUILIBRIO INTERIORE DELLE VITTIME DEI CONFLITTI

COME PARTE DELLA RICOSTRUZIONE POST-BELLICA DI UN PAESE:

SE NE E’ PARLATO IERI A ROMA ALLA CONFERENZA “GUARIRE LA GUERRA”,

PROMOSSA DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MIGRAZIONI

E DAL MINISTERO DEGLI ESTERI ITALIANO

- Intervista con Peter Schatzer -

 

La guerra come una “malattia”, che provoca ferite psicologiche bisognose di specifiche terapie. E’ l’angolo di visuale della conferenza internazionale “Guarire la guerra - esperienze e prospettive psicosociali in zone di conflitto”, che si è conclusa ieri al ministero degli Esteri italiano. L’iniziativa è promossa dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) con l’obiettivo di approfondire l’impatto a lungo termine dei conflitti sul tessuto umano e sociale delle comunità colpite e i limiti dei processi di ricostruzione materiale, spesso estranei dalla dimensione psicologica, culturale, sociale del contesto specifico. Molti tra esperti, diplomatici, giornalisti hanno preso la parola per condividere le esperienze vissute nelle aree del Mediterraneo e dei Balcani, colpite da conflitti, e spiegare cosa significhi ricostruire, oltre alle infrastrutture, anche una rete di rapporti per la promozione della riconciliazione e del dialogo. Alessandro De Carolis ne ha parlato con uno dei relatori, Peter Schatzer direttore regionale per il Mediterraneo e capo missione in Italia dell’OIM:

 

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R. – Le nostre esperienze provengono soprattutto dai Balcani, dove abbiamo visto un decennio di conflitti che hanno portato non solo alla distruzione di infrastrutture, ma soprattutto hanno creato gravi danni alle persone, alla loro situazione psico-fisica. In queste situazioni siamo intervenuti, grazie anche all’appoggio del ministero degli Esteri italiano, creando delle strutture, formando delle persone sul posto per aiutare a guarire non dalla guerra stessa, ma dalle conseguenze che la guerra ha lasciato nelle persone, soprattutto nei civili, che sono le vittime di questi conflitti.

 

D. – Quando si parla della ricostruzione di un Paese al termine di un conflitto armato, si pensa istintivamente alla riedificazione di case e strade. Ma quanto ci si preoccupa di quelle ferite invisibili che sono i traumi psicosociali - il lutto sopra tutti - provocati dalla devastazione che la guerra ha portato dentro le persone?

 

R. – Per il momento senz’altro troppo poco. Spesso le popolazioni vengono lasciate sole. All’inizio si danno aiuti di emergenza, aiuti per la ricostruzione materiale, però questa parte psicosociale, il fatto che la gente deve superare i traumi che sono stati creati dalla guerra e dai conflitti, spesso non viene curata in modo adatto. Durante e dopo un conflitto le poche risorse che esistono in un Paese vengono utilizzate per la sopravvivenza. Invece, quello che noi speriamo di ottenere è di aver più mezzi per questa ricostruzione per formare i mediatori, che sono molto importanti in un processo di riconciliazione.

 

D. – Medio Oriente, Iraq, Kosovo: quali differenze ed invece quali ricorrenze avete riscontrato nel curare la guerra in questi territori?

 

R. – L’esperienza più importante, per il momento, è sempre quella sui Balcani, perché lì il conflitto è finito, anche se c’è sempre il rischio che qualche cosa di nuovo possa esplodere. Invece, i conflitti in Medio Oriente sono, purtroppo, ancora in piena evoluzione. Lì, per il momento, quello che possiamo fare è preparare un po’ il terreno per agire quando i conflitti stanno finendo o la situazione comincia a tranquillizzarsi. Per il momento è molto difficile fare altro che prepararsi e preparare le persone, i network, che possono agire quando i conflitti stessi saranno terminati.

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L’impresa e la costruzione di un nuovo umanesimo. Questo il tema

del IV simposio dei docenti europei che si apre oggi a roma.

Ad aprire i lavori il cardinale vicario, camillo ruini

- Ai nostri microfoni mons. Lorenzo Leuzzi e il prof. Franco Fontana -

 

“L’impresa e la costruzione di un nuovo umanesimo”. E’ il tema del IV Simposio Europeo dei docenti universitari, promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma in collaborazione con l’Università cattolica del Sacro Cuore che si svolge nella capitale  fino a domenica prossima. Ad aprire i lavori questo pomeriggio in Campidoglio sarà il cardinale vicario, Camillo Ruini. Seguiranno gli interventi del ministro italiano dell’Università e della Ricerca Scientifica, Fabio Mussi, e del sindaco di Roma, Walter Veltroni. Al convegno prenderanno parte anche numerosi esponenti del mondo della finanza e dell’economia. Al microfono di Marina Tomarro, ascoltiamo mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio della Pastorale Universitaria, e il prof. Franco Fontana, preside della Facoltà di Economia della LUISS:

 

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R. – In passato la capacità interpretativa dell’impresa è stata eccessivamente accentuata nel versante puramente economico e sociale. Questo ha contribuito a recuperare il rapporto che esiste tra l’impresa e la vita dell’uomo. In questo senso il cristianesimo è chiamato a riflettere se l’esperienza dell’impresa possa costituire una chiave interpretativa della stessa esperienza storica dell’uomo. Il simposio vuol essere un tentativo, in questo senso, ad andare oltre la semplice riflessione puramente etica e di comprendere come nella vita dell’impresa si gioca il destino e il futuro della stessa interpretazione dell’uomo.

 

D. – Secondo lei, come l’impresa dovrebbe lavorare per poter crescere davvero in un senso cristiano?

 

R. – Anzitutto l’impresa deve essere vista come comunità, come una realtà nella quale devono convivere insieme certamente i fattori materiali, ma soprattutto deve essere valorizzata ed aiutata a vivere la propria soggettività la persona umana, che all’interno dell’impresa non deve essere in nessun modo fagocitata dai sistemi che orienterebbero l’impresa verso l’eccessiva forma di socializzazione o di interesse puramente economico. Si tratta cioè di interpretare l’impresa come una comunità nella quale la persona umana può veramente essere protagonista in modo tale che veramente il profitto dell’impresa costituisca anche un grande vantaggio per la crescita e lo sviluppo della persona umana.

 

Uno dei punti principali del Simposio sarà quello di riflettere sul valore sociale che può sviluppare l’impresa. A questo proposito ascoltiamo il prof. Franco Fontana:

 

R. – Bisogna attribuire all’impresa anche la finalità di creare valore - oltre quello economico – sociale. E creare valore sociale significa crearlo prima di tutto all’interno, rispettando le esigenze di tutti i partner dell’impresa come i risparmiatori, come i dipendenti, come i valori delle comunità locali in cui opera l’impresa; all’imprenditore e ai manager sono attribuite la responsabilità di coniugare queste due finalità.

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LA CHIESA CELEBRA DOMANI LA SOLENNITÀ DEL SACRO CUORE DI GESÙ. “È LA FESTA IN CUI, IN MODO PARTICOLARE, GLORIFICHIAMO L’AMORE DI DIO” HA DETTO IERI ALL’UDIENZA GENERALE BENEDETTO XVI. UNA FESTA CHE È NATA NEL XVII SECOLO DOPO LE RIVELAZIONI DI GESÙ A SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE

 

“E’ la festa in cui, in modo particolare, glorifichiamo l’amore di Dio” ha detto ieri Benedetto XVI all’udienza generale nel ricordare che domani la Chiesa celebra la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Una festività che è nata dopo le rivelazioni concesse a Santa Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione. Nel 1675 Gesù le apparve invitandola a diffondere la fiamma della sua carità e mostrandole il suo cuore le chiese l’istituzione di un culto pubblico e liturgico. Al microfono di Tiziana Campisi, suor Claudia Agnese Palladino del Monastero della Visitazione di Roma spiega il significato del culto al Cuore di Gesù: 

 

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R. – Nel cuore di Gesù adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà della salvezza universale e la sua infinita misericordia.

 

D. - Che cosa significa essere devoti al Sacro Cuore di Gesù?

 

R. – Significa adorare il cuore di Cristo come sede dell’amore di dio e della sua infinita misericordia. Cristo Gesù ha reso visibile l’amore del Padre attraverso il suo cuore umano, sensibile, affettuoso, compassionevole. Il culto pubblico liturgico del Sacro Cuore si fonda sulle rivelazioni concesse dal Sacro Cuore stesso alla nostra santa sorella Margherita Maria Alacoque e prima di lei già ad altri mistici. Gesù le apparve sotto forma di un sole splendente e le disse queste parole: “Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini ma in ricambio non riceve che oltraggi e sacrilegi”. E ancora Gesù le diceva: “Ho salvato il mondo con la Croce della mia Passione. Ora lo voglio salvare mostrandogli il mio cuore, oceano delle mie infinite misericordie”. E allora la richiesta di Gesù di un culto non solo individuale, ma anche pubblico, sociale, un culto liturgico con l’istituzione della Festa del Sacro Cuore nel giorno dopo l’ottavario della Solennità del Corpus Domini.

 

D. – Voi, religiose visitandone, che tipo di spiritualità vivete?

 

R. – Umiltà e dolcezza. Gesù ha detto: imparate da me che sono mite ed umile di cuore. Ed ha chiamato l’Ordine della Visitazione il suo beniamino perché il fondatore ha esplicitamente detto che la Visitazione, cioè l’Ordine, come tale, Ordine claustrale, è nato dal cuore squarciato di Gesù.

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CHIESA E SOCIETA’

22 giugno 2006

 

 

Nella repubblica democratica del congo i vescovi chiedono ai cittadini

un voto consapevole per le prossime elezioni di luglio.

Da tempo la chiesa locale ha avviato UNA campagnA di sensibilizzazione

 rivoltA alla popolazione

 

KINSHASA. = “È importante che ciascun elettore prenda coscienza del valore del suo voto”, per evitare che la Repubblica democratica del Congo passi da una transizione all’altra e da una ribellione all’altra. E’ quanto ribadiscono i vescovi dell’est del Paese, in un messaggio diffuso nei giorni sorsi in vista delle prossime elezioni presidenziali e legislative previste per il 30 luglio. In occasione dell’appuntamento elettorale, il primo dopo oltre 40 anni nel Paese africano, i vescovi affermano che “sarebbe irresponsabile rimanere in un’attitudine di passività, di lamentela e di interminabile rassegnazione”. Occorre invece che gli elettori – scrivono i responsabili delle diocesi orientali dell’ex Zaire – scelgano uomini e donne che possano realmente promuovere i valori umani e cristiani di verità, solidarietà, giustizia, pace e lavoro e che si dedichino allo sviluppo integrale nel nostro Paese”. Il documento si chiude con un’esortazione a non perdere altro tempo: “In questo momento – scrivono i presuli – le tergiversazioni non servono più”. In questo quadro – come riporta l’agenzia Fides - bisogna altresì ricordare l’impegno del coordinamento diocesano della CARTEC (Coordinamento delle azioni in vista della riuscita della transizione, della Chiesa cattolica) che a Butembo (nell’est della Repubblica Democratica del Congo) ha organizzato un corso per sensibilizzare i cittadini al voto. L’iniziativa, rivolta ad un centinaio di persone, ha evidenziato soprattutto l’importanza della presentazione dei candidati durante la campagna elettorale e la responsabilità personale dei votanti durante lo scrutinio. E’ stata organizzata anche una conferenza con i rappresentanti dei partiti politici durante la quale ognuno ha presentato  il proprio programma elettorale. Secondo don Arsène Bahoterana, presidente del corso, i partecipanti si sono dichiarati soddisfatti della formazione ricevuta e ora sono attivamente impegnati a trasmettere quanto appreso al resto della cittadinanza. (E. B. – A. M.)

 

 

PRESENTATI QUESTA MATTINA A ROMA A CURA DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI

DUE APPUNTAMENTI ARTISTICI DI GRANDE RILEVANZA PER LA CITTA’

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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ROMA. = L’Opera Romana Pellegrinaggi ha presentato questa mattina a Roma, presso Palazzo Maffei Marescotti in via della Pigna, due appuntamenti artistici di grande rilevanza per la città in occasione della Festa patronale dell’adiacente chiesa di San Giovanni della Pigna: l’inaugurazione della nuova Piazza della Pigna, il rifacimento della facciata della chiesa di San Giovanni della Pigna, del palazzo dei Porcari e l’illuminazione della facciata di Palazzo Maffei Marescotti, nonché la mostra “Barbato, cento anni di pittura dall’atelier di famiglia”, con un concerto del Maestro Marco Celli Stein. Sono intervenuti mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato Opera Romana Pellegrinaggi; l’arch. Gennaro Farina, direttore dell’Ufficio per la Città Storica del Comune di Roma e responsabile del progetto di riqualificazione di via e piazza della Pigna e dell’illuminazione artistica del Palazzo Maffei Marescotti; la dott.ssa Maria Selene Sconci, curatrice della mostra; l’arch. Paolo Barbato, ideatore della mostra e curatore del progetto di restauro della facciata della Chiesa e del Palazzo dei Porcari; la dott.ssa Paola Saluzzi, coordinatrice. Nel corso della conferenza stampa sono state illustrate ai giornalisti le iniziative legate all’inaugurazione della nuova Piazza della Pigna, che domani, venerdì 23 giugno, sarà restituita alla città in tutto il suo splendore nel corso di una cerimonia alla presenza del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Patriarcale Basilica di San Paolo fuori le Mura, e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Seguirà un buffet e un concerto del maestro Marco Celli Stein, con la straordinaria partecipazione della cantante Tosca. Nell’occasione, sarà presentata la collezione privata della famiglia Barbato. Nelle sale di Palazzo Maffei Marescotti, dal 23 al 30 di questo mese, saranno esposte le opere di Gennaro, Luigi e Manuel Barbato, che nel corso di tre generazioni hanno operato attivamente nel panorama artistico del Novecento. Al termine della conferenza stampa di questa mattina i giornalisti hanno avuto la possibilità di visitare in anteprima la mostra dedicata alla famiglia Barbato.

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ASSEGNATO AL GESUITA INDIANO CEDRIC PRAKASH IL TITOLO DI ‘CAVALIERE

DELLA LEGION D’ONORE’ PER IL SUO IMPEGNO IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI

 

PARIGI – AHMEDABAD. = Il gesuita indiano Cedric Prakash, noto attivista per i diritti umani in India, è stato insignito dal Presidente francese, Jacques Chirac, del titolo di “Cavaliere della Legion d’Onore”, come riconoscimento di  “una vita dedicata alla difesa e alla promozione dei diritti umani in India”. La prestigiosa onorificenza sarà conferita il 14 luglio presso l’Ambasciata francese a New Delhi, alla presenza, tra gli altri, del presidente della Conferenza episcopale indiana, mons Owald Gracias. Padre Prakash è attualmente direttore del Centro gesuita per la giustizia e la pace “Prashant” di Ahmedabad, da lui fondato nel 2001, e coordinatore della sezione provinciale dell’Ufficio per lo sviluppo sociale integrale dei gesuiti che promuove iniziative di sviluppo, giustizia e pace nel Gujarat. A padre Prakash sono giunte, attraverso una lettera, le congratulazioni del Preposito generale della Compagnia di Gesù, Peter-Hans Kolvenbach. Questa onorificenza - si legge - “è l’ennesimo riconoscimento del vostro impegno pionieristico nel campo sociale, ma quello che mi dà più gioia è che questo impegno è ispirato al Vangelo e allo spirito della Compagnia, in particolare all’opzione preferenziale per i poveri che la Compagnia ha scelto in risposta alla situazione del mondo contemporaneo”. (L. Z.)

 

 

 

 

 

Il professor lorenzo ornaghi confermato rettore dell’università cattolica del sacro cuore per i prossimi quattro anni

 

MILANO. = Il Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riunitosi ieri presso la sede di Milano, ha confermato alla guida dell’Ateneo per il quadriennio 2006-2010 il professor Lorenzo Ornaghi. A renderlo noto è un comunicato dell’Ateneo stesso. Il professor Ornaghi, che inizierà il nuovo quadriennio il prossimo primo novembre, è il settimo rettore dalla fondazione dell’Ateneo. Il primo a ricoprire questo incarico, dal 1959 al 1965, è stato padre Agostino Gemelli, che della Cattolica fu uno dei fondatori. Il professor Lorenzo Ornaghi, nato a Villasanta (Mi) nel 1948, è rettore dal primo novembre 2002. Nello stesso Ateneo ha conseguito la laurea in Scienze politiche nel 1972 e dal 1990 è titolare della cattedra di Scienza politica nella facoltà di Scienze politiche. Autore di numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali, negli ultimi anni, oltre che alle indagini sulle trasformazioni del sistema politico e sul concetto di rappresentanza e organizzazione degli interessi, si è dedicato allo studio dell'integrazione politico-istituzionale dell’Europa. Dal 1996 è direttore dell’Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (ASERI). Dal 2005 è membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Policlinico IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano. Per il quinquennio 2001-2006 è presidente dell’Agenzia per le Onlus. (E. B.)

 

 

“Cittadinanza universale e diritti”. Con questo titolo si apre in spagna

il II forum sociale mondiale delle migrazioni

- A cura di Silvonej Protz -

 

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MADRID. = Rivas, una città di 55 mila abitanti nei pressi di Madrid, capitale della Spagna, si trasforma da oggi e fino a sabato sera nella capitale mondiale di quelli che proclamano che un altro mondo è possibile, urgente e necessario. Di fatto è iniziato questa mattina il II Forum sociale mondiale delle migrazione, che ha come tema “Cittadinanza universale e diritti”. Si tratta di un evento di enorme rilevanza, dovuto alla qualità e alla quantità di specialisti che partecipano, tra i quali citiamo Gabriela Rodriguez Pizarro, già relatrice delle Nazioni Unite per i diritti umani degli immigrati; Eduardo Galliano e mons. Demetrio Valentini, vescovo di Jalis San Paolo e responsabile della pastorale dei migranti in Brasile. Sono più di mille e 800 i delegati, provenienti da più di 90 nazioni. Il II Forum sociale mondiale delle migrazioni, dopo la sua prima edizione celebrata nel gennaio del 2005 a Porto Alegre in Brasile, si è trasformato in un processo mondiale permanente, attraverso il quale si cerca di trovare soluzioni in scala internazionale ai problemi delle persone migranti. 260 volontari lavorano affinché questo evento sia un successo. Più di un centinaio di case di Rivas hanno aperte le porte per accogliere i delegati partecipanti al Forum. L’iniziativa, è intitolata “Apri la tua casa al mondo”. Un altro aspetto di questo evento è la copiosa programmazione di eventi culturali che, durante i tre giorni di lavori, riempiranno le strade e le piazze della città di Riva. Sono programmati più di 50 eventi dalla musica alle mostre di arte contemporanea. Sulla città di Rivas si sente lo spirito di Porto Alegre, la città brasiliana che diventò famosa nel mondo per aver organizzato il Forum sociale mondiale. In questa città si lanciò il già popolare slogan “un altro mondo è possibile”. Centinaia di movimenti sociali hanno lanciato allora una visione opposta ai criteri esclusivamente economisti promuovendo un modello che metta come priorità la preoccupazione per l’essere umano. Secondo i partecipanti al II Forum mondiale delle migrazioni, non si possono chiudere gli occhi o girare la testa dall’altra parte davanti alla disperazione di milioni di esseri umani che cercano, lontano dai loro Paesi di origine, una vita migliore. Il forum è stato aperto questa mattina con il discorso del sindaco di Rivas e con una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, una cambogiana che fu venduta come schiava e obbligata alla prostituzione.

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FARE DELLA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE UNA PRIORITÀ. È L’APPELLO DELL’UNESCO CONTENUTO NEL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULL’AVVENIRE DELLE TERRE ARIDE, CHE SI È CHIUSO IERI NELLA CAPITALE TUNISINA

- A cura di Amina Belkassem -

 

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TUNISI. = Attraverso la valutazione di 50 anni delle zone aride sono allarmanti i dati emersi e presentati dagli oltre 300 esperti nei tre giorni di lavori. Il 41 per cento della superficie terrestre è formata da terre aride, nessun continente escluso. E se i due terzi dell’Africa sono già in gravi condizioni, anche l’Europa meridionale - in particolare Italia, Spagna e Portogallo - è minacciata dall’inquietante avanzata dei deserti. Nel 2025, nei 19 Paesi della fascia arida di Africa e Asia, la quantità di acqua disponibile per persona sarà dimezzata. Un kit pedagogico in 9 lingue, destinato alle insegnanti dei Paesi a rischio, è stato presentato durante il forum e gli scienziati di un centinaio di Paesi hanno lavorato alla realizzazione un programma dell’UNESCO per Africa, Medio Oriente e Asia, con lo scopo di avviare microprogetti contro le minacce dell’ecosistema, che permettano alle popolazioni locali di vivere delle loro terre. Prossimo appuntamento dell’Anno dei Deserti, proclamato dalle Nazioni Unite per il 2006, un incontro di capi di Stato previsto in autunno ad Algeri.

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24 ORE NEL MONDO

22giugno 2006

                                                                                          

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

A Petra, in Giordania, si è tenuta, stamani, la prevista riunione informale tra il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. L’occasione per il colloquio tra i due leader è stata fornita da una colazione di lavoro offerta dal re giordano Abdallah II, a margine del secondo vertice dei premi Nobel. Il nostro servizio:

 

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Seduti allo stesso tavolo, Olmert ed Abu Mazen si sono incontrati per la prima volta da quando il premier israeliano si è insediato a pieno titolo come successore di Ariel Sharon. Il colloquio informale ha già prodotto un primo risultato: il primo ministro israeliano si è detto disposto a “compiere ogni sforzo” pur di raggiungere la pace in Medio Oriente, e per questo è disponibile ad un nuovo incontro con il presidente palestinese. Il portavoce della presidenza palestinese ha precisato, poi, che una riunione ufficiale potrebbe essere organizzata “nelle prossime settimane”. Non è stata ancora indicata la sede, ma sul tema non sembrano esserci dubbi: il conflitto israelo-palestinese e una sua possibile soluzione. “Sono disposto a mettere in gioco ogni cosa per un unico fine: conseguire la pace, raggiungere un compromesso”, ha dichiarato Olmert. “Abbiamo discusso di tutte le questioni di interesse pubblico”, ha aggiunto Abu Mazen. Il vice premier israeliano, Shimon Peres, ha anche indicato la strategia da seguire per rendere accessibile la strada della riconciliazione: bisogna prima affrontare gli aspetti economici, ha detto Peres, quindi quelli politici. Partendo dal versante economico, ha precisato il vice premier israeliano, si può aprire la porta alla pace politica. In Israele, intanto, il capo di Stato maggiore dell’esercito ha ordinato l’apertura di un’indagine interna sull’uccisione di civili palestinesi nei raid aerei compiuti dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza. L’ultima operazione militare è stata sferrata ieri sera, quando un missile sparato da un elicottero israeliano ha mancato il suo bersaglio ed ha centrato un’abitazione, uccidendo una donna incinta e suo fratello. Un ennesimo episodio di violenza, al quale bisogna contrapporre, comunque, un nuovo segnale di speranza: dopo due giorni di difficili trattative, è stato approvato a Ginevra l’ingresso delle società di soccorso, palestinese e israeliana, nella Croce rossa internazionale. Nello Stato ebraico, il simbolo della Croce rossa sarà un cristallo rosso.

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 In Iraq, almeno 4 soldati americani sono rimasti uccisi in seguito ad azioni terroristiche compiute da ribelli nella turbolenta provincia occidentale di al-Anbar, roccaforte della guerriglia sunnita. Sul fronte dei sequestri, il ministero dell’Industria e delle Miniere ha reso noto che sono 30 e non 100 gli operai rapiti ieri da uomini armati a Taji, a nord di Baghdad. I sequestratori hanno rilasciato, finora, 25 persone. Nella capitale, intanto, l’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, e gli altri 7 coimputati nel processo per la strage di 148 sciiti nel villaggio di Dujail nel 1982, hanno iniziato lo sciopero della fame dopo aver appreso la notizia dell’uccisione di uno degli avvocati della difesa. “Lo scopo dello sciopero – ha detto uno dei legali di Saddam - è di ottenere garanzie dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale sulla protezione dei membri del collegio della difesa”.

 

Nuovo video del numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri: nel filmato, diffuso su internet, il medico egiziano chiede ai musulmani in Afghanistan, e specialmente a Kabul, di far fronte unico con i guerriglieri talebani e i militanti di Al Qaeda “per espellere le forze occupanti”. Nel video, il braccio destro di Bin Laden torna anche a parlare delle vignette su Maometto, accusando i danesi, i francesi e gli italiani di aver “denigrato” il profeta. Sul terreno, intanto, 4 militari statunitensi sono rimasti uccisi durante scontri scoppiati tra forze della coalizione e ribelli nel nord del Paese, vicino alla frontiera con il Pakistan.

 

L’Iran considera “molto seriamente” la proposta delle grandi potenze sulla questione nucleare, ma non dovrebbe fornire una risposta all’offerta prima
del Vertice del G8 di San Pietroburgo, in programma dal 15 al 17 luglio: lo ha affermato oggi a Ginevra il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al termine di un incontro con il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki.

 

Il presidente degli Stati Uniti, Bush, è a Budapest per le celebrazioni del 50.mo anniversario della rivolta anticomunista repressa nel sangue dalle truppe sovietiche. Ieri, intanto, al termine del vertice tra Stati Uniti e Unione Europea tenutosi a Vienna, il capo della Casa Bianca ha confermato la cooperazione euro-americana nel contrastare le minacce nucleari innescate da Iran e Corea del Nord. Bush ha anche ribadito l’intenzione di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo non appena sarà possibile processare quanti devono rispondere di gravi reati. Su questo importante impegno preso dall’amministrazione americana, ascoltiamo al microfono di Debora Donnini, l’esperta di questioni europee e titolare della cattedra Jean Monnet all’università di Tor Vergata, Federiga Bindi:

 

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R. – E’ decisamente un passo avanti. Tre punti vorrei far notare. L’Unione Europea ha proprio come pilastro della sua politica estera, la questione dei diritti umani. Quindi, il fatto di aver ricevuto un’apertura degli Stati Uniti, è per l’Unione Europea un grosso successo perché, da una parte, c’è un’apertura di Bush sulla chiusura Guantanamo, dall’altra c’è una richiesta di collaborazione internazionale su come risolvere questo problema. E questo è un grosso cambio per quella che è stata la politica estera americana negli ultimi anni.

 

D. – Si registrano poi posizioni comuni sull’Iran, sollecitato a rispondere al più presto all’offerta che è stata fatta dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania. Ma la questione nucleare iraniana rimane complicata…

 

R. – E’ una questione sicuramente complicata in cui la palla, adesso, passa agli iraniani. Certamente il 22 agosto, data indicata dall’Iran per una risposta a tale offerta, è molto lontano. E’ molto importante, però, in questo contesto che gli Stati Uniti e l’Unione Europea abbiano un fronte comune e che continuino a mostrare, anche nei prossimi giorni e settimane, un fronte comune; questo dovrebbe indurre – si spera – l’Iran ad una riconsiderazione dei tempi e ad una risposta più rapida. Se l’Iran percepisce che c’è un fronte unico tra Unione Europea e Stati Uniti, a quel punto spero che venga meno la tentazione di non prendere sul serio, da parte della Repubblica islamica, questa nuova compattezza.

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Crescono i timori internazionali dopo l’annuncio, da parte della Corea del Nord, di voler testare un nuovo missile a lunga gittata. Oltre alle dichiarazioni di condanna di Stati Uniti e Unione Europea, affiancate nei giorni scorsi anche dal Giappone, anche la Cina ha espresso le proprie preoccupazioni: “Esortiamo le parti interessate a fare di più per la pace e la stabilità nella regione”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese.

 

A Timor Est, il presidente, Xanana Gusmao, ha annunciato che presenterà le dimissioni se il primo ministro, Mari Alkatiri, “non si assumerà la responsabilità” della crisi nella quale è sprofondato il Paese. Alkatiri è da molti considerato il vero responsabile degli scontri divampati a Timor Est tra soldati ribelli e forze regolari. In aprile, per decisione del capo dell’esecutivo, furono infatti radiati circa seicento militari che avevano denunciato discriminazioni a danno dei commilitoni originari della parte occidentale del Paese. Sono scoppiati, poi, tumulti e combattimenti costati la vita ad almeno 21 persone.

 

Dopo tre mesi di discussione, l’Ucraina sembra uscita dalla crisi politica. Tre partiti della coalizione arancione hanno firmato l’intesa sul nuovo governo che sarà guidato da Iulia Timoshenko. La coalizione di maggioranza sarà dunque formata dal Blocco della nuova premier, da Nostra Ucraina del presidente Viktor Iushenko e dal Partito socialista di Aleksander Moroz. La Timoshenko, leader della “rivoluzione arancione”, era stata destituita dal presidente Yushchenko con l’accusa di corruzione. Il suo partito aveva però avuto un risultato migliore di quello di Yushchenko al voto dello scorso marzo. Il neo premier ha subito detto di voler rinegoziare l’accordo con Mosca sulle forniture di gas.

 

La Serbia e il Montenegro hanno stabilito le loro relazioni diplomatiche. Il ministro serbo degli Affari Esteri e il suo omologo montenegrino hanno firmato un protocollo sui rapporti tra i due Paesi. La Serbia ha riconosciuto l’indipendenza di Montenegro il 15 giugno. Montenegro ha proclamato la propria indipendenza lo scorso 3 giugno, dopo il referendum del 21 maggio. In quell’occasione, il 55,5 per cento degli aventi diritto aveva votato a favore della separazione di Montenegro dalla Serbia.

 

Continua a crescere il bilancio delle vittime delle inondazioni che hanno colpito, in Indonesia, l’isola di Sulawesi: oltre 200 persone sono morte e almeno 130 risultano ancora disperse. La città più colpita dalle piogge, che hanno provocato frane e inondazioni, risulta Sinjai dove si registra il più alto numero di vittime. Intanto, una forte tempesta ha causato, a largo delle coste dell’isola di Sumatra, l’affondamento di un traghetto con a bordo 116 persone. Al momento, secondo quanto annunciato dalle autorità indonesiane, sono 104 i dispersi.

 

Non c’è ancora una data certa per il processo contro l’ex presidente liberiano Charles Taylor, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Ad affermarlo, ieri in una conferenza stampa, Christopher Stayer, procuratore del Tribunale speciale per la Sierra Leone, al quale spetterà il compito di giudicare Taylor, trasferito ieri nelle carceri dell’Aja, le stesse del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia e della Corte penale internazionale.

 

In Somalia si tenta una riconciliazione tra i cosiddetti signori della guerra e le corti islamiche: il presidente del Sudan, al Bashir, ha ricevuto entrambe le delegazioni per trovare una via che impedisca nuovo spargimento di sangue dopo la violenza delle scorse settimane. All’incontro partecipa la Lega Araba e, secondo fonti di Khartoum, anche lo stesso presidente della Somalia, Abdullah Yusuf.

 

 

 

 

 

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