RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 170 - Testo
della trasmissione di lunedì 19 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Iniziata oggi la visita ad Limina
dei vescovi lettoni e lituani
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Arrestati in Arabia Saudita quattro cristiani sorpresi a
pregare in casa
In
Gran Bretagna tutto è pronto per il primo trapianto totale di faccia al mondo
In Iraq più di 10 persone morte, mentre al processo
contro Saddam il pubblico ministero chiede la condanna a morte
19 giugno 2006
IN UDIENZA DAL PAPA IL PRIMO GRUPPO DI VESCOVI
DELLA LITUANIA E DELLA LETTONIA, IN VISITA AD
LIMINA
Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di vescovi
della Lituania e della Lettonia, in visita ad Limina. Due Paesi con un passato recente
drammatico e che vivono con speranza l’inserimento nell’Unione Europea, di cui
fanno parte dal 2004. Fondamentale il ruolo della Chiesa, sempre vicina al
popolo soprattutto nei momenti difficili della dominazione sovietica. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Due nazioni legate dalla testimonianza di un amore appassionato per
la libertà religiosa: Lituania e Lettonia hanno
conosciuto entrambe l’oppressione del regime sovietico e, assieme, nel 1991,
hanno conquistato l’indipendenza. Negli anni più bui della loro storia, la
Chiesa ha difeso l’identità delle due repubbliche baltiche dai tentativi di russificazione imposti dal Cremlino. Tanti i sacerdoti e
religiosi che, negli anni dell’imperialismo sovietico, hanno pagato con la vita
la propria fedeltà a Cristo e all’uomo. La Lituania,
grande un quinto dell’Italia, è popolata da 3 milioni e 400 mila abitanti. Di
questi, l’80 per cento è di fede cattolica. La cristianizzazione del Paese
risale al 1387 ad opera del granduca Jagellone e di suo cugino Alessandro. La Santa Sede
stabilisce rapporti diplomatici con la Lituania già
nel 1922. Ma il Concordato viene cancellato nell’estate
nel 1940 quando l’occupazione sovietica provvede allo scioglimento di tutte le
organizzazioni cattoliche e alla confisca dei beni ecclesiastici. E’ l’inizio
di una stagione drammatica per il popolo e la Chiesa della Lituania.
Nel 1972, compare la rivista clandestina “Cronaca della Chiesa Cattolica in Lituania”, una voce coraggiosa che denuncia le persecuzioni
sovietiche. Per dare risalto internazionale a queste testimonianze, la Radio Vaticana
trasmette la rubrica “Notizie dalle diocesi” destinata interamente alla
diffusione della coraggiosa rivista.
Nel
1987, 600.mo anniversario
della cristianizzazione lituana, Giovanni Paolo II celebra una Santa Messa per
mostrare la sua vicinanza ai fedeli lituani. Quattro anni dopo, dopo giorni di
scontri nella capitale Vilnius, costati la vita a 13
persone, la Lituania si libera dal giogo di Mosca e
proclama la propria indipendenza. Due anni dopo, la memorabile visita di Giovanni
Paolo II nelle terre baltiche. Immagine indimenticabile di quel viaggio apostolico
in terra lituana, la visita di Papa Wojtyla sulla “Collina delle croci”, meta
di pellegrinaggio da tutti i Paesi baltici. La Lituania
guarda con fiducia all’Europa. Nel marzo del 2003, i presuli lituani invitano i
cittadini a votare in favore dell’adesione all’Unione Europea. Al referendum, i
sì saranno il 91 per cento. Nel 2004, dunque, la Lituania
diventa Stato membro dell’UE e i presuli lituani entrano a far parte della
COMECE, la Commissione degli episcopati dell’Europa. Poco più piccola della Lituania,
la Lettonia conta circa 2,5 milioni di abitanti, il 29 per cento di etnia
russa. La maggior parte dei lettoni è protestante di fede evangelica, i
cattolici sono circa il 20 per cento. Anche i lettoni hanno conosciuto il
dramma dell’occupazione sovietica e come i lituani hanno conquistato
l’indipendenza nel 1991. Due anni prima, una memorabile catena umana di due
milioni di lituani, lettoni ed estoni aveva
testimoniato pacificamente l’afflato di libertà dei popoli baltici. La Chiesa
accompagna la fase di transizione dal regime alla democrazia, dall’impero
sovietico all’Unione Europea. “La Chiesa di Lettonia – afferma Giovanni Paolo,
nella capitale lettone Riga nel 1993 – sta attualmente attraversando un periodo
di particolare grazia, quasi una nuova creazione.
Dopo i lunghi anni di sofferenza, che sono stati momenti di passione e di
croce, rinasce la speranza”. Quando poi la Lettonia, nel 2004, entra a far parte
dell’Unione Europea, la Chiesa indica i valori guida in questo momento chiave
della sua storia. E’ il maggio di quell’anno quando nella prima assemblea dei laici cattolici viene
ribadito il contributo che la Lettonia può offrire al Vecchio Continente: “Essere coraggiosi nel confermare la propria fede”,
impegnandosi “al ritorno dell'Europa alle sue radici cristiane”.
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UDIENZE
Benedetto XVI ha ricevuto, oggi, il cardinale Gilberto Agustoni, prefetto emerito del Supremo Tribunale della
Segnatura Apostolica. Ieri, invece, il Pontefice aveva ricevuto in udienza il
cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia dove, l’estate scorsa, si è svolto il primo viaggio
internazionale di Benedetto XVI, in occasione della XX Giornata Mondiale della
Gioventù.
NOMINE
In Australia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Canberra, presentata da
mons. Francis P. Carroll, per sopraggiunti limiti
d’età. Il
Papa ha nominato arcivescovo di Canberra mons. Mark Benedict Coleridge,
ausiliare dell’arcidiocesi di Melbourne. Il presule è nato nel 1948 a Melbourne
ed è stato ordinato sacerdote nel 1974. Eletto vescovo titolare di Teveste ed ausiliare di Melbourne, ha ricevuto
l’ordinazione episcopale il 19 giugno 2002. E’ membro del Pontificio Consiglio
della Cultura.
PER FAVORIRE UNA REALE INTEGRAZIONE DEI PROFUGHI
BISOGNA INVESTIRE NELL’OSPITALITA’: DOPO L’APPELLO DI BENEDETTO XVI, IL PARERE
DI UN ORGANISMO
IMPEGNATO
NEL CAMPO, IL “JESUIT REFUGEES SERVICE”
-
Intervista con padre Giovanni Lamanna -
Una situazione dolorosa che reclama “l’attenzione della
comunità internazionale”. E’ il modo in cui Benedetto XVI ha descritto il
fenomeno di coloro che emigrano, spesso da situazione
drammatiche, per cercare miglior sorte in un altro Paese. Alla vigilia
della Giornata mondiale dei rifugiati, in programma domani, il Papa ha lanciato
all’Angelus di ieri un appello all’ospitalità in favore, ha detto, di chi è
costretto a fuggire dalla propria terra “per gravi forme di violenza”. Ed ha
sollecitato soprattutto le comunità ecclesiali ad essere le prime testimoni
della solidarietà nei confronti dei rifugiati. Tra le diverse istituzioni
cattoliche votate a questo lavoro, c’è da molti anni il
Jesuit Refugee Service (JRS), il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Il
direttore della formazione in Italia, padre Giovanni Lamanna,
parla dell’appello del Papa e del lavoro con i rifugiati, nell’intervista di
Alessandro De Carolis:
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R. – L’appello del Santo Padre rappresenta un invito per
noi a continuare nell’impegno che abbiamo ormai assunto da 25 anni, facendolo
con rinnovata speranza ed entusiasmo. Il nostro lavoro diventa sempre più duro,
perché il contesto si fa sempre più difficile. Ci muoviamo, infatti, in un
contesto di chiusura, dove si parla di “fortezza Europa” e dove la maggior parte
dei soldi vengono spesi per contrastare un fenomeno
che – come i fatti dimostrano - non si
riesce e non si riuscirà a fermare. Varrebbe, quindi, la pena che questi soldi venissero spesi per una dignitosa accoglienza di quanti sono
costretti a scappare, azzerando la propria vita, cercando di ricostruirsene una
in Italia o in Europa.
D. – Nel concreto, come si sviluppa la mappa degli
interventi del Centro Astalli e del Jesuit Refugee Service?
R. – Per quanto riguarda il JRS,
il lavoro viene svolto sia nei campi profughi, laddove i rifugiati arrivano
fuggendo dal proprio Paese, sia in tutta Europa, anche attraverso attività nei
centri di detenzione. L’attività è diffusa in tutto il mondo e c’è una
collaborazione fattiva con l’ACNUR, l’organismo delle Nazioni Unite che si
occupa dei rifugiati.
D. – A proposito dell’ACNUR, le ultime statistiche
pubblicate dall’Agenzia dell’ONU mostrano le cifre relative al fenomeno dei
rifugiati in ribasso. Secondo voi, questo è un miglioramento da attribuire alle
ultime politiche nazionali ed internazionali o a cosa?
R. – Nel nostro quotidiano - con il servizio, mensa,
doccia e ambulatorio, che offriamo ai profughi su Roma - noi continuiamo ad
incontrare un buon numero di persone che per la prima volta giungono in Italia
e chiedono asilo politico. Come Italia non abbiamo dei dati certi sul fenomeno,
tuttavia il calo lo si può attribuire a tanti fattori:
se, ad esempio, le Questure non accettano la richiesta di asilo politico, alla
fine risulterà un calo di persone che hanno chiesto asilo politico. Quante
persone hanno visto riconosciuto il proprio diritto di chiedere asilo politico
e come avviene questo nei luoghi dove sbarcano, e quali informazioni vengono date, sono tutti punti di domanda che per noi
rimangono vivi e che potrebbero spiegare il calo di rifugiati e di richieste di
asilo.
D. – Se doveste definire un aspetto che caratterizza oggi
il fenomeno dei rifugiati e dei profughi rispetto al passato - e quindi
definire meglio un settore di intervento - cosa direste dal vostro punto di
osservazione?
R. – Dal nostro punto di osservazione, diremmo che vale la
pena spendersi nell’accoglienza dignitosa di queste persone, che si vedono
mortificate nella loro dignità. Siamo profondamente convinti che quando si
parla di integrazione, l’integrazione si giochi nella fase iniziale,
all’arrivo: se accolgo dignitosamente una persona, potrò contare su delle basi
reali per una sua vera integrazione.
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TUTTE LE CHIESE ORIENTALI, MA IN PARTICOLARE LA CHIESA IN TERRA SANTA
SONO
AL CENTRO DELLA 75.MA ASSEMBLEA DELLA ROACO CHE PRENDE
IL VIA OGGI
-
Intervista con il rev.do don
Leon Lemmens -
Prende il via oggi l’Assemblea semestrale della Riunione
delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (ROACO). Si tratta della 75.ma assemblea e si tiene a Roma presso gli uffici del Pontificio
Consiglio per l’Unità dei cristiani.
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R. –
D. – Le scuole cattoliche in Terra Santa sono frequentate
da ragazzi sia ebrei che musulmani…
R. - Metà degli studenti sono cristiani, l’altra metà è
non cristiana, cioè è composta da musulmani, drusi e
forse anche da qualche ebreo. E’ stato voluto così fin
dall’inizio. Le scuole cattoliche non sono solo per i cristiani, per i
cattolici, ma per tutti. Sono dunque veramente un luogo di integrazione, dove
cresce la stima reciproca e la conoscenza delle altre tradizioni religiose.
Questo è molto importante per un Paese complesso come Israele.
D. – Sempre rimanendo in Medio Oriente, vi occuperete
anche della vita della Chiesa in Iran?
R. – Sì, abbiamo anche deciso di invitare alcune persone
dall’Iran per parlarci della situazione dei cristiani. Sappiamo che la
situazione è certamente molto delicata. Negli ultimi decenni tantissimi
cristiani hanno lasciato il Paese, soprattutto giovani, e
D. - In questi giorni ci sarà anche un incontro dei
responsabili della Bethlehem University. Può dirci
qualcosa?
R. -
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LA
SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE REPLICA ALL’ARTICOLO DI STAMPA
CHE
ACCUSAVA IL VATICANO DI NON AVER VERSATO ALL’ITALIA IL CANONE RELATIVO ALLA
DEPURAZIONE IDRICA. L’ACCUSA E’ INFONDATA, SI RIBATTE,
LA
QUESTIONE E’ RISOLTA DAL 2004
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una questione risolta ormai da due anni e mezzo, e non
tuttora pendente come sostenuto da infondate informazioni di stampa. E’ la
risposta della Sala Stampa della Santa Sede a “un recente articolo di stampa”,
che accusa il Vaticano di non aver pagato all’Italia “fino al 1999, i canoni di
depurazione e allontanamento delle acque reflue”.
“In merito – si legge in un comunicato - si fa presente
che la questione del regime idrico della Città del Vaticano è stata
definitivamente risolta, sulla base dell’articolo 6 comma 1 del Trattato
Lateranense, nel gennaio 2004, con scambio di lettere tra il Presidente del
Consiglio dei Ministri e il cardinale Segretario di Stato”. Un carteggio,
spiega il comunicato, a cui “ha dato esecuzione
nell’ordinamento italiano il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 23 aprile 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana 9-7-2004, Serie generale – n. 159”. “Come da esso
appare – conclude la nota vaticana -
l’accusa in parola non ha ragione d’essere”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "L'Eucaristia nelle strade,
nelle piazze, nella quotidianità della nostra vita": l'Angelus di
Benedetto XVI nella Domenica in cui, in Italia e in altri Paesi, si celebra il
Corpus Domini, la festa solenne e pubblica dell'Eucaristia che costituisce il
"tesoro" della Chiesa e del mondo.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
ordinazioni sacerdotali.
Servizio estero - Medio Oriente: si profila un
accordo tra Hamas e Al Fatah.
Servizio culturale - Un articolo di Francesco Buranelli dal titolo "Un libro aperto sulle culture
dei popoli": l'inaugurazione della sezione asiatica del Museo missionario
etnologico in Vaticano.
Servizio italiano - In rilievo i temi
dell'economia.
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19 giugno 2006
FA DISCUTERE L’ANNUNCIO DI ESPERIMENTI DI UN
MISSILE A LUNGO RAGGIO
DA
PARTE DELLA COREA DEL NORD
-
Intervista con Pierluigi Zanatta -
Suscitano preoccupazione,
soprattutto negli Stati Uniti, i presunti piani della Corea del Nord di testare
un missile a lungo raggio, dopo che diverse fonti in Giappone hanno confermato
l'imminenza di un esperimento di Pyongyang. La Casa
Bianca ha invocato il rispetto della moratoria su questo tipo di prove
missilistiche, rammentando che un primo test - nell'agosto ‘98 - provocò una crisi internazionale. Forti critiche anche da
Tokyo. Appelli alla moderazione dalla Corea del Sud. Quanto sono reali, allora,
i pericoli di sperimentazione nordcoreana? Giada Aquilino
lo ha chiesto a Pierluigi Zanatta, corrispondente
Ansa da Tokyo ed esperto di questioni coreane:
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R. - La situazione appare abbastanza complessa. Sembra che
sia in corso una specie di confronto fra falchi americani da una parte, che
avrebbero interesse a mantenere alto il livello di tensione nella regione, e
falchi nordcoreani, che mirano a scuotere gli
equilibri nel Pacifico. Quindi, è molto difficile stabilire cosa stia
accadendo: cioè se questo missile sia semplicemente una specie di esca mimetica
per far sì che gli americani concentrino tutta la loro attenzione su questa
vicenda oppure se realmente i nordcoreani intendano
lanciare quest’arma.
D. – Ma ci sono reali pericoli che i missili balistici nordcoreani arrivino sulle coste
americane del Pacifico?
R. – Stiamo parlando di un missile con una gittata di
oltre sei mila chilometri, capace di arrivare tranquillamente in Alaska e nelle
Hawaii. Sarebbe la prima volta da Pearl Harbor.
D. – Dagli Stati Uniti è arrivato un appello a rispettare
la moratoria sui test missilistici a lungo raggio. Quanto la Corea del Nord è
legata a tale moratoria?
R. - C’è una moratoria che in realtà gli americani non
hanno potuto gestire direttamente, non avendo rapporti diplomatici veri e
propri con la Corea del Nord. Le autorità di Pyongyang hanno accettato di rispettare finora tale intesa.
L’accordo è stato siglato anche dal Giappone, che, nel caso venisse
effettuato il lancio, vedrebbe volare sul proprio territorio un missile diretto
verso Est, verso il Pacifico. C’è comunque un impegno della Corea del Nord a
non effettuare più esperimenti come quello che nel ‘98 creò grande apprensione
in tutto il Giappone e, in generale, in tutto il Sol Levante.
D. – E’ un caso che i progetti missilistici della Corea
del Nord emergano proprio quando è in corso la crisi sul
nucleare iraniano?
R. – Sicuramente non è un caso, se pensiamo anche che
probabilmente negli ultimi tempi vi sono stati dei contatti fra Corea del Nord
e Iran. E non è nemmeno un caso che questo ricorrere delle crisi riguardanti i
due Paesi sia ‘ondivago’. Se si osserva con una certa
accuratezza, si nota che, come si sistema una questione da una parte, se ne
apre una dall’altra e viceversa.
D. – In questo quadro, a che punto sono i cosiddetti
‘negoziati a sei’?
R. – Le trattative sono in stallo dal novembre scorso,
sono sette mesi. Ci sono stati dei grossi sforzi, soprattutto da parte della
Corea del Sud, con l’appoggio cinese, perché Pechino chiaramente ha dei buoni
rapporti sia con la Corea del Nord – ormai da tanti anni – sia con la Corea del
Sud. Quindi, la Cina ha tutto l’interesse nel favorire
il dialogo intercoreano e nel disinnescare il problema del nucleare di Pyongyang, anche perché la Corea del Nord è vicinissima a
Pechino. Quindi, qualsiasi cosa accadesse nella Corea del Nord non potrebbe non
influenzare anche la Cina.
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CAMBIANO
LE SCELTE DI CHI DECIDE DI CONCEDERSI UNA VACANZA:
È IN
AUMENTO IL TURISMO CULTURALE E RELIGIOSO E SONO IN CALO
LE
TRADIZIONALI FERIE AL MARE
-
Intervista con Francesco Campo -
Quali
sono le scelte di chi decide di concedersi una vacanza? C’è chi opta per mete
culturali, chi si immerge invece nella natura, alla scoperta di parchi e
riserve. In Italia, però, in questi ultimi anni è aumentata la ricerca di
senso, le vacanze sono sempre più considerate come un tempo prezioso per
scoprire se stessi e si registra un vero e proprio
boom in quello che viene chiamato turismo religioso. Tiziana Campisi ne ha parlato con il dott. Francesco Campo
dell’Osservatorio sul turismo religioso culturale dell’Università di Milano
Bicocca:
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(musica)
R. –
Abbiamo verificato che il turismo d’arte – e nel turismo d’arte vado ad inserire anche il turismo religioso-culturale – ha
un incremento del 3,2 per cento; c’è un 2,5 per cento di aumento per quanto
riguarda il turismo naturale, che si rivolge all’ambiente e ai parchi, e un 1
per cento che si rivolge al turismo termale. Il turismo marino, il turismo
delle montagne, gli agriturismi sono tutti
sostanzialmente in forte crisi. Il turismo marino presenta un calo del 5,5 per
cento, il turismo rivolto alle montagne l’1,5 per cento e questo è abbastanza interessante
se comparato, invece, con la crescita del turismo rivolto all’ambiente e ai
parchi. Gli agriturismi, purtroppo, hanno una flessione
di circa l’11 per cento!
D. –
Quali sono le mete preferite?
R. –
Venezia, Firenze, Roma, la Toscana, lo stesso Abruzzo è una delle regioni in
fortissima scoperta …
D. –
Parliamo del turismo religioso e culturale …
R. –
Sì, ci sono sicuramente delle mete preferenziali. Ad esempio, San Giovanni
Rotondo, penso ovviamente a Roma, immagino Padova, Milano dove c’è il Duomo che
presenta una media di circa 10 mila persone al giorno
che lo visitano. Questi centri importanti, legati alla religione, rappresentano
la risposta ad un turismo che chiede sempre più una consapevolezza ed una ricerca
di cultura, una ricerca di senso. Credo che sempre più – ma i dati lo confermano,
essenzialmente – la vacanza intesa come “vado al mare, prendo l’ombrellone,
vado nella pensione” è un discorso che sostanzialmente si sta concludendo.
D. –
Monasteri, abbazie … quali sono quelle più frequentate?
R. –
Abbiamo circa 3 mila case per ferie in Italia; sto pensando all’abbazia di
Sant’Antimo, in Toscana, che è assolutamente spettacolare, ed è luogo assolutamente
meraviglioso e incontaminato. Penso a San Galgano, dove si trova la “spada
nella roccia”, ma in realtà l’Italia va immaginata
effettivamente come uno scrigno di preziosità legate alla religione.
D. –
Risulta anche che ci sia chi cerca, invece, per
esempio, i ritiri spirituali, o questi tipi di incontri …
R. –
Guardi, tutto l’ambito del turismo religioso ha una fortissima crescita perché,
a seguito anche di una serie di crisi di valori espresse dalla modernità,
questo nuovo approccio, questo tentativo di riscoprire se stesso passa sempre
di più attraverso questo tipo di mete. Le persone ricercano sempre di più il
senso delle proprie azioni e delle proprie emozioni …
(musica)
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DAI
DETENUTI DI DUE CARCERI DI MASSIMA SICUREZZA IN ITALIA E IN IRLANDA:
IL
DEBUTTO PREVISTO AD AUTUNNO RIASSUME IL SENSO DI UN PROGETTO
CHE
CERCA DI DARE MOTIVAZIONI ALLA VITA DEI RECLUSI
- Con
noi Pier Luigi Neri e Ernesto Padovani -
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Un lavoro socialmente rilevante, una realizzazione
artistica di grande interesse. Il melodramma per restituire dignità alla pena e
senso al tempo della detenzione. La
Bohème di Puccini terrà impegnati, infatti, i
detenuti dei due carceri di massima sicurezza. L’arte, dunque, salva la vita,
le conferisce uno scopo, aiuta l’isolamento ad aprirsi a nuove dimensioni
grazie alla creazione artistica. E così i detenuti disegneranno e realizzeranno
scene e costumi per l’opera pucciniana che andrà poi
in scena il 19 novembre al Gaiety Theatre
di Dublino e nel 2007 al Teatro di Spoleto. L’Assessore della Provincia di
Perugia alle Attività Culturali, Pier Luigi Neri, spiega le ragioni della
nascita di questa singolare iniziativa umanitaria:
R. - La provincia di Perugia è particolarmente attenta e
impegnata nelle questioni del disagio sociale. Quindi, la questione delle
carceri ne fa obiettivamente parte. La situazione specifica del carcere
speciale di Maiano è stato uno dei motivi di
attenzione e anche di instaurazione di relazioni. Abbiamo pensato che il tema
della Boheme poteva suscitare interesse, da parte dei
carcerati. Quindi, abbiamo pensato di puntare alla possibile connessione tra il
contenuto artistico dell’opera e la riscoperta di attenzione verso se stessi da
parte dei carcerati. Ci sono questioni come quelle della gioventù, dell’amore,
o i temi della storia e i temi dell’attualità che sono connessi tra loro e
possono esserlo con le storie personali.
Perché la scelta proprio di questo specifico titolo pucciniano? Lo abbiamo chiesto al Direttore del Carcere
spoletino, Ernesto Padovani:
R. – Ciò che ha subito suggestionato tutti sono proprio i
temi che tratta, quei temi che sono particolarmente congeniali al nostro
ambiente: la giovinezza, il tempo andato, gli anni persi, la solidarietà,
l’amicizia, la sofferenza, il dolore e tutte quelle emozioni che poi legano
questi stati d’animo. Tutto questo è proprio del nostro ambiente. Il tormentone
del tempo, l’ossessione del tempo vuoto da riempire, che ti sfugge di mano ma
che ti anche ripensare e recriminare, soprattutto in un istituto come questo
dove c’è una grande prevalenza di pene alte, diventa, quindi, un’occasione per
ragionare, per ripiegarsi su se stessi.
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19 giugno 2006
Ripartire dagli adulti come primi destinatari della
catechesi:
Questo l’obiettivo del Convegno
dei direttori
degli Uffici catechistici diocesani,
organizzato dalla CEI, che si apre oggi ad Olbia
ROMA. = “Andare oltre quello che nelle nostre comunità è
stato fatto grazie all’attenzione quasi totale sulla catechesi dei fanciulli”,
per ”ripartire dagli adulti non solo come responsabili
ma anche come primi destinatari della catechesi”. Mons.
Walther Ruspi, direttore dell’Ufficio catechistico
nazionale della CEI, sintetizza così all’agenzia SIR l’obiettivo principale del
Convegno dei direttori degli Uffici catechistici diocesani, che si apre oggi ad
Olbia. Tema dell’incontro: “Il racconto della speranza. Annuncio e catechesi
nella Chiesa italiana in cammino verso il Convegno di Verona”. A dieci anni dal pubblicazione del Catechismo per gli adulti, “La verità
vi farà liberi”, – prosegue Ruspi – l’intento è quello di “rileggere il cammino
fatto e di riunire in una visione organica annuncio e catechesi”. Questo sarà
il tema portante della terza nota sull’iniziazione cristiana che segue le due
recenti note sul “primo annuncio” e sul “risveglio della fede” negli adulti. Sullo
sfondo, i “grossi mutamenti culturali” dell’ultimo decennio: “Lo stesso
contesto in cui si colloca il Convegno ecclesiale nazionale di Verona”, commenta
il direttore dell’Ufficio CEI, in cui “nuovi spazi di annuncio e catechesi sono
rappresentati dai cinque ambiti della testimonianza”. Al convegno è prevista la
partecipazione di oltre 200 persone, provenienti da tutte le regioni d’Italia. ( E. B.)
Si svolgeranno domani alle ore
10 al Teresianum,
punto San Pancrazio, i funerali di padrè Jesus
Castellano Cervera,
spentosi improvvisamente a Roma il 15 giugno scorso
ROMA. = Padre Jesus Castellano Cervera era nato in Spagna, a Villar
del Arzobispo (Valencia) il 30 luglio 1941. Dopo aver
professato il 4 agosto 1957 nell’Ordine dei Carmelitani Sacalzi
della provincia di Valencia, era stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1965 a Roma,
dove era giunto qualche anno prima per i suoi studi
teologici. Dottore in Teologia, per quasi un quarantennio è stato docente di Teologia
liturgico-sacramentaria e di Santa Teresa D’Avila al Teresianum ed in altri
centri accademici romani (Urbanianum, Regina Apostolorum, Marianum, Regina
Mundi). Consultore di varie Congregazioni Pontificie come Dottrina della Fede,
degli Istituti di Vita Consacrata, di Propaganda Fide, del Clero e di altre e
assiduo collaboratore della Radio Vaticana,, era anche
un apprezzato collaboratore del Maestro delle Cerimonie pontificie, l’arcivescovo
Piero Marini. Fu inoltre autore di innumerevoli articoli su molte riviste italiane
e spagnole, pubblicando anche diverse opere di teologia liturgica, spirituale e
Teresiana. Consulente per la revisione degli Statuti del Movimento Neocatecumenale, Padre Castellano faceva parte del Gruppo
dei Teologi (Scuola “Abba”) del Movimento dei Focolari
e – come ha ricordato il cardinale vicario Camillo Ruini
nel suo necrologio sul quotidiano Avvenire di ieri – operatore di tanto bene “anche
a favore del clero, delle comunità parrocchiali, dei religiosi e delle religiose
della Diocesi”. Conferenziere apprezzato in ambiti e movimenti ecclesiali in Italia
e all’estero, era amato e stimato da tutti per la sua competenza nel dispensare
servizi di ogni tipo e ad ogni persona con grande saggezza e costante disponibilità.
Nella memoria dei suoi confratelli carmelitani, padre Castellano resta soprattutto
come uomo semplice e serio capace di vivere con spontaneità le esigenze della
vita carmelitana. (E. B.)
Si svolgeranno mercoledì a la
spezia i funerali di padre nazareno taddei,
morto ieri dopo un ricovero di alcuni giorni.
Il gesuita era molto noto in ambienti accademici
per il suo
impegno nel campo della comunicazione
Arrestati in arabia saudita quattro
cristiani sorpresi a pregare in casa
RIAD. = La famigerata polizia religiosa, la muttawa, torna a colpire i cristiani in Arabia Saudita.
Secondo quanto denunciato dall’agenzia Compass
Direct, - e ripreso dall’agenzia Asia News - lo scorso 9 giugno, 10 poliziotti
armati di manganelli hanno fatto irruzione in un’abitazione privata a Jeddah, nel distretto di Al-Rowaise,
arrestando quattro cristiani di origine africana, durante una funzione religiosa.
I due etiopi e i due eritrei sarebbero ancora detenuti nel carcere per gli
immigrati della cittadina. Al momento del raid, più di 100 persone, fra i quali
anche alcuni di nazionalità filippina, erano riunite nella casa. I fedeli hanno
invitato i poliziotti a sedersi e questi hanno aspettato tre ore la conclusione
della funzione per poi arrestare i quattro leader del gruppo. Un cristiano, che
ha parlato con i detenuti al telefono, ha riferito che i quattro “stanno bene
fisicamente e moralmente”: non ha, però, fornito spiegazioni
su come vengano trattati o se stiano subendo interrogatori. Il governo
dell’Arabia Saudita proibisce la pratica e le manifestazioni pubbliche di ogni
religione diversa dall’islam. Negli ultimi anni, grazie alle pressioni
internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di altre religioni, ma
solo in privato. La polizia religiosa, però, continua ad arrestare, imprigionare
e torturare persone che praticano altre fedi, anche se privatamente. Nel regno
saudita, musulmano per la totalità della popolazione, non è permesso costruire
luoghi di culto, chiese o cappelle. Non si conoscono cifre esatte sulla presenza
cristiana, costituita in maggior parte da lavoratori immigrati. (E. B.)
In gran bretagna tutto è pronto
per il primo trapianto totale di faccia al mondo.
Mercoledì prossimo il comitato etico dell’ospedale
dovrebbe annunciare
il suo consenso all’operazione
LONDRA. = Un ospedale londinese darà prossimamente il via al il primo trapianto totale di faccia al mondo. Lo ha
annunciato ieri l’Observer. Secondo il domenicale
britannico, Peter Butler,
chirurgo plastico del Royal Free
Hospital, a nord di Londra, è stato già contattato da 29 pazienti con il viso
sfigurato desiderosi di farsi operare. Il primo paziente sarà un ragazzo di 22
anni rimasto ustionato durante l’infanzia. Le fonti citate dal giornale specificano
che mercoledì prossimo il Comitato etico dell’ospedale dovrebbe annunciare il
suo consenso all’operazione. Il dottor Butler ha a
disposizione 30 specialisti che da dieci anni studiano le tecniche di trapianto
e che si sentono pronti a cominciare ad operare. Secondo il chirurgo, ci sono
molte richieste da parte di persone che, rimaste sfigurate per incidenti o malattie,
vivono chiuse in casa. “Non si tratta di una chirurgia che migliora la vita -
ha commentato - ma che la salva, perchè consente a questi pazienti di reinserirsi
nella società”. Nel novembre scorso, una donna francese era stata la prima
persona a subire un trapianto parziale del viso, sfigurato dal morso di un
cane. Un'equipe di chirurghi dell’ospedale di Amiens
le aveva sostituito il naso, le labbra e il mento. Dopo di lei, un cinese,
sfigurato da un orso, aveva subito un’operazione analoga. (E.
B.)
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19 giugno 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq una autobomba, esplosa
nel centro di Baghdad, ha provocato la morte di almeno 4 persone. Nei pressi della
capitale, una donna e i suoi due figli sono stati assassinati da uomini armati.
Violenze anche a Kerbala, dove sono morti il capo
della polizia locale e tre agenti, e a Baquba, teatro
di un’ennesima imboscata costata la vita a tre civili. Sul versante politico,
il premier Al Maliki ha annunciato che le forze
irachene, a partire dal prossimo mese, assumeranno il controllo della provincia
meridionale Al Muthanna. A Baghdad, intanto, è
ripreso il processo contro Saddam Hussein e ad altri 7 gerarchi dell’ex regime
iracheno, accusati di crimini contro l’umanità per la strage di 148 sciiti nel
villaggio di Dujail, nel 1982. Il pubblico ministero
ha chiesto la condanna a morte per l’ex presidente iracheno.
Nuova offensiva dei talebani nel sud dell’Afghanistan: i
ribelli hanno ucciso ieri almeno 30 persone, tutti membri della famiglia o
dell’entourage di un parlamentare afghano.
Lo ha riferito stamani lo stesso deputato, precisando che dopo l’attacco,
sferrato nella turbolenta provincia di Helmand,
risultano ancora disperse altre 10 persone. I talebani hanno rivendicato
l’assassinio del fratello e delle guardie del corpo del parlamentare.
Missione in Israele e nei Territori per il Commissario
europeo alle Relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, per presentare il piano di aiuti, delineato da Stati
Uniti, Russia, Unione Europea e ONU, per il Medio Oriente. Il fondo dovrebbe
permettere di inviare 100 milioni di euro ai palestinesi sull’orlo di una catastrofe
umanitaria. Il pacchetto di aiuti, che aggira il governo
guidato da Hamas, costituisce un sostegno
fondamentale per la popolazione palestinese: la comunità internazionale ha
sospeso, infatti, i fondi per il mancato rispetto da parte del gruppo radiale
palestinese delle condizioni imposte dal Quartetto: riconoscimento di Israele,
rinuncia alla violenza e rispetto degli accordi sottoscritti in passato.
Ore cruciali per il Burundi: dopo 13 anni di guerra civile,
il governo del Paese africano e le Forze nazionali di liberazione (FNL) si sono
impegnati a trovare un’intesa per un cessate il fuoco totale entro due
settimane. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Dopo un anno di frenetiche trattative, c’è stato ieri lo
storico incontro tra i delegati del governo burundese e i ribelli appartenenti all’ultima formazione
della guerriglia, di etnia hutu, ancora attiva nel
Paese africano. Per il Burundi, drammaticamente segnato da 13 anni di guerra
civile costati la vita ad oltre 300 mila persone, questo primo passo può costituire
l’inizio di una nuova era di pace. La definizione di un accordo per una tregua
totale tra le parti, può avere inoltre effetti positivi per tutta la regione
dei Grandi Laghi, tra le più instabili dell’intera Africa. Ma l’intesa è ancora
parziale: il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza,
si è detto “soddisfatto a metà”. “Il governo – ha spiegato - era pronto, era
sicuro di firmare un accordo di cessate il fuoco”. Invece – ha aggiunto – è
stato trovato solo un “accordo di principio”. Un primo sforzo che, anche se
parziale e provvisorio, alimenta comunque importanti speranze di pace: nel
documento siglato ieri dalle parti si sottolinea, infatti, che governo e
ribelli convengono di cessare le ostilità e si impegnano ad avviare discussioni
serie al fine di giungere a un cessate il fuoco integrale”. “Dopo una
separazione effettiva tra la branca politica e la branca militare – prosegue il
testo - il gruppo di liberazione del popolo hutu
potrà chiedere di essere accettato come partito politico, conformemente alla
legge”. Dopo l’entrata in vigore effettiva del cessate il fuoco – si legge
infine nel documento – “sarà avviato un processo di liberazione dei prigionieri
politici e dei prigionieri di guerra”.
Si tratta di un percorso, quello del processo di pace burundese, che però presenta
ancora alcuni ostacoli: secondo la portavoce della presidenza, il principale
punto di dissenso tra governo e ribelli resta quello dell’esercito. Gli insorti
hanno chiesto che sia rifondato ma il governo esclude,
nel modo più categorico, questa possibilità.
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Con una maggioranza del 74 per cento dei consensi,
è stato approvato ieri il nuovo statuto di autonomia della Catalogna, una delle
regioni più ricche della Spagna con capoluogo Barcellona. Il nuovo statuto
riconosce un maggior controllo sulla riscossione delle tasse e sulle questioni
giudiziarie. Ma la bassa affluenza alle urne, meno del 50 per cento degli aventi diritto, non soddisfa il governo socialista di José Luís Zapatero, che ha sostenuto il progetto contro
l’opposizione di destra e contro gli indipendentisti catalani radicali. Il Partito
Popolare giudica incostituzionale lo statuto in quanto rimette in discussione
l’unità della Spagna e critica le concessioni di autogestione soprattutto in
campo fiscale. Ma questo voto può davvero mettere in pericolo l’unità della
Spagna? Roberto Piermarini lo ha chiesto al collega
spagnolo Antonio Pelayo, corrispondente a Roma di ‘Antena Tres’:
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R. – Questa è la tesi del
Partito Popolare, che ha fatto una campagna molto forte nella Catalogna e in
tutta la Spagna, dicendo che questo tipo di Statuto mette effettivamente in
grave pericolo l’unità di tutto il Paese, perché farà un po’ “macchia di
leopardo” in altre regioni.
D. – Perché Zapatero ha
sostenuto il “sì” all’autonomia ed è deluso per l’affluenza alle urne?
R. – Zapatero e il Partito
socialista catalano, sotto la sua egida, hanno fatto una forte campagna a
favore di questo Statuto perché sostengono che sia una buona formula per la
Catalogna e perché risolverebbe soprattutto il problema tra unità del Paese ed
una maggiore autonomia di una regione forte come la Catalogna, con 7 milioni di
abitanti.
D. – Il modello catalano potrà
ora essere esteso ad altre Province?
R. – Lo è già in un certo modo,
perché i nuovi progetti di Statuto, come quelli dell’Andalusia e della Galizia,
sono ispirati a questa famosa affermazione di unità nazionale della realtà
nazionale di queste regioni. Si rompe, dunque, l’unità della nazione spagnola,
dando nascita a queste piccole realtà nazionali.
D. – Quale è stata la posizione
della Chiesa in questo referendum?
R. – La Chiesa catalana,
attraverso la sua propria Conferenza episcopale, ha
dato il via ad un documento, alcune settimane fa, dove lasciava libertà di
voto, criticando, però, alcuni aspetti etici di questo Statuto.
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In Italia, sono
in corso da questa mattina, nel carcere di Potenza, i primi quattro interrogatori
di garanzia nei confronti degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta che ha
coinvolto il principe Vittorio Emanuele di Savoia, accusato di associazione per
delinquere finalizzata ai reati di corruzione, falso e
sfruttamento della prostituzione. Il GIP di Potenza, Alberto Iannuzzi, deve sentire: Rocco Migliardi,
l’imprenditore di Messina gestore di aziende di distribuzione di videogiochi
che sarebbe stato aiutato dal principe Vittorio Emanuele ad ottenere i nulla
osta dai Monopoli di Stato; Gian Nicolino Narducci,
uno degli assistenti del principe; Massimo Pizza e Achille De Luca, considerati
i responsabili di una banda di truffatori che avrebbe avuto contatti con
Vittorio Emanuele.
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