RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 169 - Testo
della trasmissione di domenica 18 giugno
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
viaggio del cardinale Zenon Grocholeski
in Romania. Intervista con il porporato
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Alle elezioni legislative in Slovacchia vince
l’opposizione di sinistra
18 giugno 2006
IL
PAPA ALL’ANGELUS PER
L’Eucaristia non esaurisce la sua azione nella Chiesa:
Gesù si dona per la vita di tutto il mondo. E’ quanto ha detto oggi il Papa
durante l’Angelus in Piazza San Pietro, in occasione della festa del Corpus
Domini, che si celebra oggi in Italia e in altri Paesi. Quindi ha lanciato un appello in favore dei
diritti dei rifugiati nel mondo. Il
servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa esorta i cristiani ad essere “testimoni gioiosi”
della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Il Corpus Domini – afferma – “è
la festa solenne e pubblica dell’Eucaristia, sacramento del Corpo e del Sangue
di Cristo”: mistero istituito nell’ultima Cena e commemorato nel Giovedì Santo,
e che “in questo giorno viene manifestato a tutti,
circondato dal fervore di fede e di devozione della Comunità ecclesiale”.
L’Eucaristia – ricorda il Papa - “costituisce in effetti il ‘tesoro’
della Chiesa, la preziosa eredità che il suo Signore le ha lasciato. E
“Ma questo tesoro, che è destinato ai battezzati –
sottolinea Benedetto XVI - non esaurisce il suo raggio d’azione nell’ambito
della Chiesa”:
“L’Eucaristia è il
Signore Gesù che si dona “per la vita del mondo” (Gv 6,51). In ogni tempo e in
ogni luogo, Egli vuole incontrare l’uomo e portargli la vita di Dio. Non solo.
L’Eucaristia ha anche una valenza cosmica: la trasformazione del pane e del
vino nel Corpo e Sangue di Cristo costituisce infatti
il principio di divinizzazione della stessa creazione”.
Per questo - ha aggiunto – “la festa del Corpus
Domini si caratterizza in modo particolare per la tradizione di recare il
Santissimo Sacramento in processione, un gesto ricco di significato”:
“Portando
l’Eucaristia nelle strade e nelle piazze, vogliamo immergere il Pane disceso
dal cielo nella quotidianità della nostra vita; vogliamo che Gesù cammini dove
camminiamo noi, viva dove viviamo noi. Il nostro mondo, le nostre esistenze
devono diventare il suo tempio.
Dopo la preghiera dell’Angelus il Papa, parlando della
Giornata Mondiale del Rifugiato, che verrà celebrata
il prossimo 20 giugno, ha voluto ricordare le drammatiche condizioni di tante persone “costrette a
fuggire, per gravi forme di violenza, dalle proprie terre”. Una dolorosa
situazione che reclama “l’attenzione della comunità internazionale”:
“Questi nostri fratelli e sorelle cercano rifugio in altri Paesi
animati dalla speranza di tornare in
patria, o, almeno, di trovare ospitalità là dove si sono rifugiati. Mentre
assicuro per loro un ricordo nella preghiera e la costante sollecitudine della
Santa Sede, auspico che i diritti di queste persone siano sempre rispettati e incoraggio
le Comunità ecclesiali a venire incontro alle loro necessità”.
Il Papa infine ha salutato i membri dell’Associazione Easy-Rider, presenti in Piazza San Pietro con decine
di rombanti Ferrari.
(Rombo
dei motori)
“Ci salutano le macchine, buona domenica''.
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LE SPERANZE DELL’ARCIVESCOVO SILVANO MARIA TOMASI,
OSSERVATORE
PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU DI GINEVRA SULLA NASCITA
DEL NUOVO CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI DELLE
NAZIONI UNITE
Si insedia domani a Ginevra il
Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in sostituzione della
disciolta Commissione per i Diritti Umani. Un nuovo organismo che nasce con
luci ed ombre: a farne parte entrano infatti anche
Stati come Cina, Cuba e Arabia Saudita, più volte criticati dalle
organizzazioni di difesa dei diritti umani, mentre gli Stati Uniti e Israele si
tengono fuori. Sulle aspettative per questo nuovo strumento dell’ONU in difesa
dei diritti fondamentali, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo
Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della
Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra:
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R. – La speranza è che questo nuovo Consiglio dei Diritti
umani, uno dei tre pilastri portanti della struttura delle Nazioni Unite,
assieme allo Sviluppo e alla Sicurezza, possa davvero rispondere alle
aspettative che la comunità internazionale ha posto in questa riforma, e cioè
che ci sia meno politicizzazione nel cercare di affrontare le crisi dove i
diritti umani vengono conculcati. Il nuovo Consiglio,
alla cui inaugurazione verrà anche mons. Giovanni Lajolo
in rappresentanza della Santa Sede, può allargare la coscienza dei diritti
delle persone a tutti i settori dell’attività. Bisognerà comunque rimanere
molto attenti, affinché il fondamento dei diritti umani di ciascuno sia proprio
il rispetto e la consapevolezza che siamo tutti figli di Dio.
D. – La nascita di questo nuovo organismo può incoraggiare
una riforma del sistema delle Nazioni Unite per renderla più efficace?
R. – Certo, se il nuovo Consiglio dei Diritti umani
partirà bene e si affermerà con efficacia, il segnale chiaro sarà che è
possibile affrontare anche altri segmenti della struttura delle Nazioni Unite,
con buona volontà e con il consenso dei membri. Ci vuole soprattutto la volontà
politica. L’obiettivo è di trovare una formula che veramente sia
partecipativa, dove cioè tutti gli Stati possano esprimere la loro opinione e
contribuire con la loro cultura e la loro esperienza. Certo, è un cammino
lungo. Si sta dibattendo proprio in questi giorni su come cambiare la struttura
amministrativa delle Nazioni Unite, cioè come rendere più snella la sua burocrazia,
rendere più efficace l’utilizzazione del suo budget. Se il Consiglio dei
Diritti umani funzionerà bene si potrà prendere il via da questa esperienza e
si potrà cominciare anche per il Consiglio di Sicurezza a trattare seriamente.
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IL
VIAGGIO DEL CARDINALE ZENON GROCHOLESKI IN ROMANIA
-
Intervista col porporato -
Il cardinale Zenon
Grocholewski, prefetto della Congregazione per
l’educazione cattolica, è appena rientrato a Roma da un viaggio in Romania. Un occasione per rilanciare il dialogo ecumenico con
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R. – Dunque, io sono stato
invitato in Romania dal Ministero dell’Educazione, che ha voluto discutere
certi problemi che riguardano sia l’educazione della religione cattolica nelle
scuole, sia le diverse facoltà teologiche o istituti di insegnamento superiore
ecclesiastico, sia anche perché si voleva conoscere quello che fa
D. – Quindi, l’atteggiamento
dello Stato verso
R. – Si, favorevole e molto
aperto e questo l’ho apprezzato molto.
D. – Lei ha accennato alla
minoranza cattolica. Questa presenza della Chiesa cattolica pone dei problemi
per quanto riguarda gli ortodossi, oppure i rapporti sono buoni?
R. – Penso che i rapporti siano
migliori che in qualsiasi altro Paese a maggioranza ortodossa. Basti pensare
che l’attuale Patriarca già nell’89 ha voluto riallacciare
i rapporti con il Santo Padre. Poi nel ‘99 ha invitato il Papa in Romania, e
praticamente questo è stato il primo viaggio del Santo Padre in un Paese a
maggioranza ortodossa. Tutti sempre ricordano il fatto che, durante il viaggio
in Romania, quando Giovanni Paolo II ha celebrato la Messa a Bucarest la folla
gridava: “unità, unità…” perché la gente voleva questa
unità. Io ho avuto anche il piacere di fare visita in questa occasione al
Patriarca che è ultra 90enne ma è ancora pieno di
vigore, pieno di entusiasmo per quanto riguarda l’ecumenismo, l’unione fra le
Chiese.
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18 giugno 2006
IL
DIBATTITO SULLA VITA UMANA DOPO IL SI’
DELL’EUROPARLAMENTO AI
FINANZIAMENTI
PER
-
Interviste con Carlo Casini, Paola Binetti, Francesco D’Agostino,
Bruno Dallapiccola e mons. Elio Sgreccia
-
Prosegue
il dibattito in Europa sul tema della vita umana dopo che il Parlamento di Strasburgo
ha approvato, giovedì scorso, i finanziamenti alla ricerca sulle cellule
staminali embrionali. Ricerche e sperimentazioni che prevedono il prelievo di
queste cellule: prelievo che provoca la soppressione degli embrioni umani.
Sulla questione ascoltiamo il dossier curato da Massimiliano Menichetti:
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(Musica)
Proteggere “la vita in tutte le sue fasi, dal momento del
concepimento fino alla morte naturale” un principio non negoziabile, non
confessionale, perchè iscritto nella stessa natura umana. Così, in sintesi,
Benedetto XVI il 30 marzo scorso in Vaticano durante l’udienza ai parlamentari del
Partito Popolare Europeo: ma l’Europa continua ad essere teatro di forti
contrasti sulla tutela della vita umana e nei giorni scorsi il Parlamento
Europeo ha rinnovato gli stanziamenti per la ricerca sulle cellule staminali
embrionali e l’Italia ha ritirato la riserva su tali sperimentazioni. Carlo
Casini presidente del Movimento per
“La scienza mostra che le ricerche finora sono state
compiute sull’embrione nella fase iniziale, cioè quando
sperimentare su di lui significa uccidere, e che queste ricerche sono totalmente
inutili. Mentre promettenti sono le speranze, quando parliamo delle altre
cellule staminali, le cosiddette cellule staminali adulte. Stornare perciò dei
denari, che già non sono molti, per fare una ricerca che finora è servita a
poco, ma che trasforma un uomo in cosa, sottraendo questi denari ad una ricerca
che potrebbe presto guarire delle malattie terribili, è veramente qualcosa di
inaccettabile”.
I politici di matrice cattolica in Italia hanno intanto
dato vita all’intergruppo parlamentare sui temi di bioetica: lo scopo è il
confronto e la difesa della vita al di là degli schieramenti di appartenenza.
Tra le fondatrici c’è la senatrice Paola Binetti:
“L’obiettivo primo che vogliamo raggiungere è quello di
riprendere un contatto con i parlamentari che si sono impegnati sul piano della
conoscenza, sul piano dell’approfondimento dei valori ed anche sul piano della
mediazione nei rispettivi schieramenti. Riteniamo che vada sempre cercata una
ragione profonda di condivisione”.
Parallelamente, l’esecutivo sui temi della bioetica ha
varato una commissione governativa presieduta dal ministro dell’Interno Amato
allo scopo di riflettere e aprire il dibattito a livello istituzionale.
Affianco alla commissione, il Comitato Nazionale di bioetica, composto da esperti scienziati, giuristi filosofi, che da oltre 16
anni ha funzione consultiva nei confronti dell’esecutivo. Francesco D’Agostino
già presidente del Comitato:
“La bioetica è tutta nelle nostre mani. Dipende esclusivamente
da una decisione umana attivare o non attivare alcune pratiche che possono
venire incontro alla vita o che la possono aggredire e ferire profondamente,
per quello che riguarda la sua dignità. Questo, a mio avviso, spiega il fatto
che le tematiche bioetiche sono all’ordine del giorno in tutti i Paesi avanzati
e sono oggetto di discussioni accanite e, in qualche modo, destinate a restare
aperte ancora per lunghissimo tempo”.
Gruppi di studio, bioingegneri,
politici, continuano ad interrogarsi e scontrarsi sulle frontiere della
scienza. Ma la ricerca deve avere limiti? Il genetista Bruno Dallapiccola:
“Io ritengo che il ricercatore debba essere
fondamentalmente libero. A mio parere va aggiunta a questa libertà una piccola
postilla, che non è poi tanto piccola: quando la ricerca ha come riferimento
l’uomo e quella ricerca finisce per mettere a repentaglio la vita dell’uomo – e
secondo me la vita dell’uomo è vita in tutto l’arco della formazione dell’uomo,
da quella cellula che è un programma unico e irripetibile, a quella persona anziana
che purtroppo ha i neuroni che magari non funzionano più nella maniera adatta – quando c’è un riferimento all’uomo e la ricerca
mina la vita dell’uomo stesso, secondo me il ricercatore deve essere messo
sotto libertà vigilata. Questo è, per me, il concetto di fondo”.
Mons. Elio Sgreccia,
presidente della Pontificia Accademia per
“C’è un’emergenza di fatto e su questo problema della
difesa della vita umana fin dall’origine, fin dal suo sorgere, si gioca un
valore morale primario, non mercanteggiabile, non soggetto a compromessi e a
giochi politici. C’è da conservare e semmai aumentare il senso umanistico della
ricerca scientifica. L’Europa ha elaborato le migliori dottrine sul piano
dell’umanesimo, della difesa dell’uomo, dei diritti umani, ora bisogna far
valere l’uomo, fin dal momento del concepimento. Si deve mobilitare il
massimo del consenso in questa direzione.
E’ una questione di libertà che vale più delle altre battaglie per
l’indipendenza, perchè si tratta della salvezza dell’uomo in quanto tale,
quando non si può difendere, quando ancora si trova nel seno della madre”.
(Musica)
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GERMANIA 2006: IL GHANA
PREPARA IL RISCATTO
DELLE
NAZIONALI AFRICANE
-
Intervista con mons. Giorgio Biguzzi -
Ai Campionati Mondiali di Calcio di Germania 2006 è
arrivata l’ora delle squadre africane: la vittoria a sorpresa, ieri, del Ghana
sulla Repubblica Ceca riaccende le speranze calcistiche di un intero continente
in cui i primi “maestri del pallone” sono stati spesso i missionari. Il
pareggio sofferto dell’Italia con gli Stati Uniti ha rimesso in gioco le sorti
del girone. Ma che cosa rappresenta oggi il Mondiale e lo sport del calcio per
la società africana? Giancarlo
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R. – E’ una società composita, ma è una società molto
giovane, e potete immaginare quanto interesse ci sia
per il calcio. A Makeni ci sono moltissimi club che
hanno
D. – Nei limiti del possibile, il calcio è uno sport
soltanto guardato oppure anche praticato in Africa?
R. – In Africa credo che il calcio sia ancora quello che
era originariamente, cioè lo sport dei poveri. Qualsiasi villaggio taglia
l’erba, spiana qualche campo, mettono su quattro bastoni per fare le porte, e
magari anche scalzi, se hanno un pallone, giocano. Si è cominciato così anche
nelle missioni: con il radunare i giovani, farli stare insieme oltre che per
l’istruzione e la catechesi anche per lo sport. Quindi, è praticato ormai in
tutte le nostre scuole, in tutti i nostri centri. Quando, quindi, arriva a
livelli nazionali e poi mondiali è qualcosa che tocca direttamente le nostre
giovani generazioni. Siamo qui da 31 anni e mi ricordo già dall’inizio lo sport
come parte integrante del sistema educativo. Ma l’analfabetismo è ancora al 70
per cento. Nei villaggi dove ci sono dei giovani si spiana il terreno e con un
pallone, a volte di fortuna, si gioca.
D. – Perché il calcio quando viene
praticato in Africa a livello agonistico rimane, però, ancora uno strumento di
emancipazione? L’obiettivo dei calciatori forse è quello di andare a giocare in
Occidente per desiderio di guadagnare cifre importanti?
R. – Questo è l’obiettivo non solo dei calciatori, ma un
po’ di tutti, perché vivendo qui in situazioni di economie depresse, chi ha
raggiunto un certo livello desidera ovviamente spostarsi dove ci sono salari
alti e una tecnologia adeguata. Purtroppo è così anche per lo sport. Abbiamo,
però, dei casi di coloro che avendo guadagnato molto in Occidente fanno poi
degli investimenti a casa loro. Qui in Sierra Leone, per esempio, un grosso
nome era quello di Mohamed Callon,
che sta costruendo un grosso albergo, investendo qui i
suoi capitali. C’è poi il caso più noto di George Weah, in Liberia, che voleva addirittura diventare
presidente.
D. – Tra quattro anni il mondiale di calcio approderà in
Africa, sia pure in Sudafrica, forse il più occidentale dei Paesi africani.
Sarà quello il momento in cui una squadra africana riuscirà ad entrare nel
gotha del calcio mondiale?
R. – Tutti lo sperano ed anch’io lo spero, per sentirci
uguali al resto del mondo. Noi dell’Africa Occidentale seguiamo le squadre
vicine, cioè il Ghana,
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GRANDE FESTA IERI A GENOVA PER I 100 ANNI COMPIUTI
DAL
PADRE DOMENICANO ENRICO DI ROVASENDA
-
Intervista con padre Giacomo Grasso -
Grande
festa ieri a Genova per i 100 anni compiuti dal padre domenicano Enrico di Rovasenda, teologo, filosofo e ingegnere. Ha attraversato 9
pontificati, da Pio X a Benedetto XVI. Nato il 17 giugno del
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R. – E’ nato e cresciuto in un
ambiente di cattolici liberali. Fa l’università al Politecnico di Torino e si
laurea nel ’28. Nel periodo universitario è prima intimo amico e collaboratore
di Pier Giorgio Frassati e, quando muore Pier
Giorgio, suo successore alla presidenza del Circolo universitario cattolico
maschile Cesare Balbo. Nel ’26 partecipa al Congresso nazionale di Macerata e viene picchiato dai fascisti. Protesta fermamente con il
prefetto di Macerata e il Congresso può continuare. E’ un Congresso dove come
assistente ecclesiastico nazionale della FUCI c’è il giovane prete Giovanni
Battista Montini.
D. – Nell’azione pastorale di
padre Enrico di Rovasenda un punto importante, e vale
la pena sottolinearlo, è la sua amicizia con il filosofo francese Maritain…
R. – Sì, l’amicizia fu stretta quando lui andò a studiare filosofia all’Institute Catholique. Risiedeva
nel convento domenicano dell’Annunciazione di Parigi e strinse subito relazione
con questo grande personaggio, che già era tale. Lo aveva conosciuto attraverso
le traduzioni che il giovane Montini aveva fatto di
alcune importanti opere di Maritain. Maritain fu poi il punto di riferimento per l’azione
politica di padre di Rovasenda, sia durante la resistenza
che negli anni successivi.
D. – Qual è stato il rapporto di
padre di Rovasenda con Paolo VI?
R. – E’ stato un rapporto
strettissimo. Paolo VI, nel 1972, lo nominò vice direttore della Cancelleria
della Pontificia Accademia delle Scienze. Non pochi discorsi di Paolo VI furono
preparati, dal punto di vista di una bozza, proprio da padre di Rovasenda. Padre Enrico di Rovasenda
riuscì a portare ad un livello altissimo la Pontificia Accademia delle Scienze.
D. – Come, padre di Rovasenda, interpretò la Resistenza, come cattolico in particolare?
R. – Già con i suoi studenti, che
lo ammiravano, promuoveva uno stile educativo che era chiaramente opposto a
quello del regime fascista. Tanto è vero che nel libro dei verbali del
Consiglio di Provincia – siamo nel ’38 – si legge che padre Enrico di Rovasenda, maestro di studenti, va rimproverato perché
muove critiche, in studentato, a sua eccellenza
Benito Mussolini, duce del fascismo. Quando si accende la guerra partigiana lui si trovava con i suoi
studenti nell’Alta Val Tanaro. Incomincia nell’Alta Val Tanaro a tenere collegamenti
con giovani partigiani, che svolgevano in quelle parti alpine il loro servizio
alla patria.
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18 giugno 2006
IL
CARDINALE CAMILLO RUINI INVITA I FEDELI DELLA DIOCESI DI ROMA A
PARTECIPARE
CON GENEROSITÀ ALLA GIORNATA DELLA CARITÀ DEL PAPA,
IN
PROGRAMMA DOMENICA PROSSIMA IN TUTTO IL MONDO
ROMA. = “Il Santo Padre Benedetto XVI segue con speciale
attenzione la vita della sua diocesi di Roma e si preoccupa profondamente di
quanti si trovano nella necessità e nella sofferenza. (…)
Desideriamo pertanto aiutare il Papa anche con un segno tangibile della nostra
condivisione, testimonianza concreta dell’affetto e della gratitudine che la
diocesi nutre nei suoi riguardi”: è quanto si legge nella lettera con cui il
cardinale vicario Camillo Ruini ha invitato i fedeli
della diocesi di Roma “a partecipare con la propria offerta” alla Giornata
della carità del Papa, in programma domenica prossima, 25 giugno. Tradizione
antichissima, adottata gia dalle prime comunità cristiane per sostenere
materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo,
attualmente, questa colletta – denominata “Obolo di San Pietro” – ha luogo in
tutto il mondo cattolico, durante la Santa Messa del 29 giugno o nella domenica
più vicina alla solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Essa rappresenta
l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre, come segno di adesione
alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della
Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi.
“L’obolo di San Pietro – ha detto Benedetto XVI il 7 luglio del 2005, incontrando
i soci del Circolo San Pietro – costituisce un ulteriore segno della (…) generosa
apertura ai fratelli in difficoltà. Esso è, al tempo stesso, una significativa
partecipazione allo sforzo della Sede Apostolica di rispondere alle crescenti
urgenze della Chiesa, specialmente nei Paesi più poveri”. Molteplici le
destinazioni dell’Obolo: dalle opere ecclesiali alle iniziative umanitarie e di
promozione umana. Ospedali, orfanotrofi, scuole, seminari;
aiuti nei casi di emergenza – come terremoti e alluvioni – forniti tramite il
Pontificio Consiglio Cor Unum; e poi
il sostegno alle attività delle fondazioni Popolorum Progressio, per i contadini e gli indigeni
dell’America Latina, e Giovanni Paolo II
per il Sahel, impegnata nella lotta alla
desertificazione nell’Africa subsahariana.
(R.M.)
AL
VIA, DOMANI A WASHINGTON, L’INCONTRO DEI VESCOVI DI STATI UNITI, EL SALVADOR E
MESSICO SUL CONTRIBUTO DELLE LORO CHIESE AL MIGLIORAMENTO DELLA NUOVA
LEGISLAZIONE AMERICANA IN MATERIA D’IMMIGRAZIONE
- A
cura di Luis A. Badilla Morales -
WASHINGTON. = Da domani fino al 21 giugno, i vescovi di
Messico, El Salvador e Stati Uniti discuteranno a
Washington sul contributo delle loro Chiese al miglioramento della nuova
legislazione americana in materia d’immigrazione. Lo scorso 6 giugno,
l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, annunciando l’incontro di lavoro aveva dichiarato:
“E’ necessario pregare Dio nostro Signore affinché la riforma migratoria sia la
migliore possibile”. Pochi giorni prima, i vescovi messicani, insieme a quelli statunitensi, avevano chiesto “una riforma
inclusiva, giusta e ragionevole, dove si riconosca sempre che si tratta di
leggi che riguardano esseri umani”. Il Senato degli Stati Uniti ha recentemente
approvato una riforma sull’emigrazione che legalizza circa 9 dei 12 milioni di
clandestini presenti negli Stati Uniti, che abbiano certificato di aver
lavorato nel Paese per un periodo di quattro anni. Tra le altre Perché questo
progetto si trasformi in legge, deve essere ancora approvato dalla Camera
Bassa. La petizione è in sintonia con le proposte della Conferenza dei vescovi
cattolici degli Stati Uniti, che da un anno hanno lanciato una campagna per
sollecitare i legislatori ad agire bene e tempestivamente e chiedere, al tempo
stesso, il riconoscimento dei diritti umani nelle nuove misure legislative in
discussione. Lo scorso 15 giugno mons. William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane e attuale Presidente della Conferenza di vescovi
cattolici degli USA, ha sottolineato ancora una volta la delicatezza della
situazione: “Ogni giorno – ha dichiarato – l’opera delle nostre parrocchie, i
programmi dei servizi sociali, i nostri ospedali e scuole testimoniano le
conseguenze umane di un sistema legislativo seriamente difettoso: le famiglie
sono divise, i migranti sono sfruttati e sono spesso vittime del traffico di
esseri umani”. “La nostra politica sull’immigrazione – ha aggiunto il
presule – va cambiata urgentemente” e i nuovi strumenti legali devono puntare
soprattutto “alla protezione della persona umana nonché alla salvaguardia della
vita”. In questo contesto e con questo orizzonte, ha assicurato mons. Skylstad, i vescovi statunitensi continueranno a lavorare
con i vescovi latinoamericani, con il Congresso degli Stati Uniti e col
Presidente per raggiungere “una legislazione riformata, che rifletta gli stessi
valori sui quali è stato costruito il nostro Paese che, come si sa, è una
nazione d’immigrati”.
“ENERGIE RINNOVABILI: UNA SCELTA ETICA”: È IL TEMA SCELTO
DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE GREENACCORD PER IL TERZO FORUM DELL’INFORMAZIONE
DELLA STAMPA CATTOLICA PER LA SALVAGUARDIA DEL CREATO, IN CORSO A FIRENZE
- A
cura di Marina Tomarro -
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FIRENZE. = Richiamare l’attenzione sull’utilizzo delle nuove fonti di
energia rinnovabile – energia eolica, geotermia e centrali idroelettriche –
come scelta etica essenziale per l’umanità: è lo scopo del Terzo Forum
dell’informazione della stampa cattolica per la salvaguardia del creato, in
corso da ieri a Firenze, sul tema: “Energie rinnovabili: una scelta etica”.
L’incontro, rivolto soprattutto a esperti del settore e giornalisti, è promosso
all’Associazione culturale “Greenaccord”. “I problemi
dell’ambiente sono transnazionali e transculturali
perché coinvolgono tutti senza distinzioni ed è per questo che dobbiamo unire
le forze ed impegnarci insieme a risolverli”: queste, le conclusioni tracciate
al termine dei lavori di ieri. “I potenti della terra – ha spiegato il prof.
Sergio Rondinara, docente di Etica Ambientale alla
Pontificia Università Gregoriana di Roma – dovrebbero stabilire un dialogo
autentico sui problemi dell’ambiente, perché solo cosi si possono trovare soluzioni
verso un consumo energetico più responsabile”. Secondo Rondinara,
trovare forme energetiche rinnovabili è un atto di amore e di responsabilità
non solo verso noi stessi, ma soprattutto verso le generazioni future. E sulla
questione del consumo di energie rinnovabili, Edo Ronchi, presidente
dell’Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, ha sottolineato che l’Italia,
rispetto agli altri Paesi europei, ne produce solo il 7 per cento. Andrea Fasullo,
docente di Fondamenti di sostenibilità ambientale presso l’Università di
Camerino, ha invece evidenziato quanto lo sfruttamento delle risorse provochi
danni enormi al pianeta e l’aumento continuo delle temperature e i forti
fenomeni climatici, come cicloni ed uragani, siano un
campanello di allarme da non trascurare. Proprio per questo, è necessario
ricercare nuove forme di energia, perché soltanto cosi salveremo il nostro
ecosistema. Stamani, i lavori sono ripresi con l’intervento di Ugo Sasso,
presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, che ha parlato del
perché la Bioarchitettura non sia ancora molto diffusa in Italia e di come i
progetti di case ecologiche, già realtà in altre nazioni europee come la
Germania, dimostrino invece un notevole risparmio sulle materie prime. Un
ammortizzamento dei costi, dunque, ma anche un ambiente dove la persona scopra
un modo di vita più sano, in armonia con ciò che lo circonda. Nel pomeriggio si
discuterà sulla recezione del problema ambientale
nella comunità ecclesiale, con particolare attenzione sulla Creazione come atto
divino, continuamente in corso e segno visibile di quel mistero dell’amore di
Dio di cui noi stessi siamo parte integrante.
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NEL MONDO, L’80 PER CENTO DEI BAMBINI VIENE COLPITO DAL ROTAVIRUS:
FORMA
GRAVE DI DISSENTERIA CHE OGNI ANNO UCCIDE 600 MILA PICCOLI: E’ QUANTO
E’ EMERSO, NEI GIORNI SCORSI A LISBONA, NEL CORSO DEL
VII SIMPOSIO INTERNAZIONALE SUL ROTAVIRUS
LISBONA.
= Ogni anno, nel mondo, sono 600 mila i bambini che muoiono a causa del Rotavirus, il
virus responsabile di forme gravi di dissenteria e influenza intestinale che
colpisce i piccoli sotto i 5 anni di età: è il drammatico dato emerso nei
giorni scorsi a Lisbona, in occasione del VII Simposio internazionale sul Rotavirus. Un problema non solo dei Paesi in via di sviluppo,
dove rappresenta la principale causa di morte nei bambini, dopo malnutrizione e
polmoniti, a causa anche dell’assenza di strutture adeguate per la somministrazione
della terapia di reidratazione. Come ironizzato da Filippo
Ansaldi, ricercatore del Dipartimento di Scienze
della salute dell’Università di Genova, si tratta di un “virus democratico”,
che colpisce indiscriminatamente anche il Paesi ricchi,
provocando, negli Stati Uniti, circa 50 decessi l’anno. Inoltre, il Rotavirus è estremamente mutevole
e contagioso: più dell’80 per cento dei bambini entro i due anni viene infatti in contatto con esso, sviluppando gastroenterite
(il 95 per cento entro i 5 anni).
Alto è poi il tasso di ospedalizzazione: oltre due milioni sono i ricoveri, di cui 87 mila in Europa.
Solo in Francia si stima che l’impatto economico della malattia sia di 28 milioni
di euro l’anno. Lo scorso febbraio, l’Autorità europea per i
farmaci (EMEA) ha approvato un vaccino in grado di prevenire fino al 98 per cento delle gastroenteriti
gravi, messo a punto da Sanofi-Pasteur MSD. Si attende adesso l’autorizzazione
alla messa in commercio da parte della Commissione europea. In Italia dovrebbe
essere distribuito all’inizio del 2007. (R.M.)
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18 giugno 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata-
In Slovacchia il partito socialdemocratico di opposizione, guidato da Robert Fico, ha vinto le elezioni legislative di ieri.
Conquistando oltre il 29,14% dei voti, la formazione ha infatti
sconfitto il partito cristiano-democratico del premier uscente Mikula Dzurinda che ha ottenuto poco oltre il
18,36% dei consensi. Il partito vincente, con 50 seggi, non ha però ottenuto
una maggioranza decisiva. Il futuro premier dovrà quindi cercare delle alleanze
per la formazione del nuovo governo. Eugenio Bonanata ha parlato della
situazione con mons. Marian Gavenda,
portavoce della Conferenza episcopale slovacca e direttore della Radio
cattolica nazionale:
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R. - Teoricamente le coalizioni possibili sono differenti.
Il partito socialdemocratico ha espresso la disponibilità di trattare sia con
una parte della sinistra che della destra per poter entrare nel Governo e
realizzare così il programma del loro partito.
D. - Ora il partito social-democratico dovrà impegnarsi
per le riforme che ha annunciato in campagna elettorale…
R. – Il partito che ha vinto, cioè lo SMER, promettendo
grandi riforme e criticando quelle in corso, rispecchia la insoddisfazione
della gente e incarna le aspettative del cambiamento. Ma è un partito che non
ha mai fatto parte del Governo, era sempre e soltanto all’opposizione. Allora
la questione principale – ho sentito molti commenti nelle ultime ore – è se
sarà capace di passare dalle critiche alle proposte e di governare il Paese.
D. – Qual è la posizione della Chiesa in questo quadro?
R. – Adesso, in qualsiasi modo sarà formato il Governo,
sarà importante allacciare relazioni improntate al dialogo con i singoli
deputati. Anche con il Governo precedente si è visto che era la cosa migliore
per la Chiesa: la maggioranza delle leggi che hanno influito sulla morale e
sulle questioni che riguardavano direttamente la collaborazione fra Chiesa e
Stato è dipesa dai singoli deputati, sia dell’opposizione che della coalizione
governativa.
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In Spagna, oltre
cinque milioni di catalani sono chiamati oggi alle urne per approvare il nuovo
statuto di autonomia
regionale in un referendum che, secondo i sondaggi, anche grazie all’appoggio
del premier Zapatero, dovrebbe portare alla vittoria
del ‘sì’. Tuttavia la sinistra indipendentista rifiuta il testo come insufficiente
mentre il Partito Popolare di opposizione denuncia il pericolo per l’unità
della Spagna. Ce ne parla Eugenio Bonanata:
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Gli
elettori devono pronunciarsi sullo Statuto che riconosce alla Catalogna, una
delle regioni più ricche del Paese, un maggiore controllo sulla riscossione
delle tasse e sulle questioni giudiziarie. Il nuovo Statuto, approvato lo
scorso anno dal Parlamento locale, è stato ratificato dal Congresso nazionale che però ha stemperato alcuni riferimenti ‘più estremi. Ne è
seguito un grande dibattito che da mesi domina lo scontro fra Governo e opposizione.
Il Partito Popolare critica le concessioni di autogestione a cominciare proprio
dal tema fiscale. Soprattutto teme che questo passo metta in discussione
l’unità della Spagna e lo definisce, quindi, “incostituzionale”. Dal canto suo
il premier Zapatero ha invitato a votare ‘sì’ contro
“l’autoritarismo e il centralismo” dell’opposizione, che, a suo dire, è anticatalano
Nonostante il suo forte appoggio il premier non è riuscito però a convincere la
Sinistra repubblicana di Catalogna (ERC) che ha invece deciso, se pur con
contrasti interni, di dire ‘no’ a un testo giudicato insufficiente. I sondaggi
hanno annunciato una partecipazione del 55% e prevedono una vittoria del ‘sì’ con circa il 75% dei consensi. In questo quadro,
secondo la stampa, sarà proprio il dato della partecipazione a dare la misura
del successo o meno del referendum. Nella consultazione popolare del 1979 che
approvò l’attuale statuto, la partecipazione fu del 59% e l’88% votò 'si''.
Oggi nella regione della costa mediterranea settentrionale, gli oltre 8 mila
seggi resteranno aperti fino alle 20.
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L’Iran non
rinuncerà all’arricchimento dell’uranio per avviare negoziati con le grandi potenze
sul suo programma nucleare. Lo ha ribadito ancora una volta il portavoce del
ministero degli Esteri iraniano, Asefi, aggiungendo
che il suo Paese tratterà solo se verranno rimosse le
‘pre-condizioni’.
Ancora disordini in Iraq all’indomani della
sanguinosa giornata di sangue di ieri, costata la vita a decine di civili.
Sette civili sono stati uccisi in due diversi attacchi avvenuti nel Paese. A Bagdad dieci dipendenti di una panetteria sono stati rapiti
da un gruppo di uomini armati. Inoltre in varie zone della capitale, sono stati
scoperti nove corpi con segni di tortura. Intanto, mentre il presidente Bush ha promesso che gli Stati Uniti non lasceranno il
Paese, l’organizzazione terroristica al Qaeda ieri,
con un messaggio via internet, è tornata a minacciare vendetta per l’uccisione
del leader, Al Zarqawi. Infine, il Giappone ha
annunciato che confermerà agli USA il ritiro delle proprie truppe dal Paese
arabo.
Il Quartetto per il Medio Oriente - composto da ONU, UE, USA e Russia - ha dato il via libera al piano
messo a punto dall'Unione Europea, che sarà gestito dalla Banca Mondiale, per
fornire aiuti di emergenza ai palestinesi, senza passare attraverso il governo
controllato dagli estremisti di Hamas. Dal canto suo il presidente palestinese,
Abu Mazen, giudica
inadeguato il piano in quanto – afferma - “il meccanismo non è chiaro, e porterà
all’abolizione del ruolo del governo e dell’Autorità Nazionale Palestinese
(ANP)”. Sul terreno, intanto, un razzo palestinese sparato stamane
dal nord della striscia di Gaza ha centrato una scuola israeliana, senza
tuttavia provocare vittime.
Sul versante israeliano, il
ministro della Difesa dello stato ebraico, Peretz,
discuterà sulla rimozione forzata di avamposti illegali in Cisgiordania,
in due diversi incontri con il movimento dei coloni e con dirigenti del
movimento "Pace adesso". In un'intervista alla radio dei coloni, un
dirigente del loro movimento ha affermato che buona parte degli avamposti non
sono "illegali" perché la loro costruzione è stata assecondata da uffici
governativi israeliani.
Il governo del Burundi e i ribelli delle forze nazionali di liberazione
(FNL) hanno sottoscritto oggi un accordo nel quale si impegnano a negoziare,
entro una settimana, un accordo di cessate il fuoco nel Paese.
La sezione europea di “Religioni per la Pace”
chiede all’ONU di fermare la violenza in Darfur.
L’appello è stato lanciato ieri a Trento da esponenti cristiani, musulmani,
ebrei e zoroastriani che chiedono al Palazzo di Vetro
di non “restare silenziosi di fronte alla
perdita di vite umane in Darfur” dove – si
legge nel testo - “il massacro, tollerato dal governo sudanese, uccide circa
500 persone al giorno”. L’organizzazione internazionale chiede inoltre di
impiegare “un numero sufficiente di truppe di pace per proteggere i civili”; un
rafforzamento dell’assistenza ai rifugiati e l’incremento degli osservatori sui
diritti umani. Nei giorni scorsi, anche un rapporto della Corte penale
internazionale (CPI) denunciava – citando testimoni – almeno 2 mila villaggi
rasi al suolo, massacri e centinaia di stupri avvenuti tra alcuni dei gruppi in
lotta. Secondo varie stime, la crisi nella regione africana avrebbe provocato
tra i 180 e i 300 mila morti e circa 2 milioni e mezzo di rifugiati. Lo scorso
mese di maggio un fragile accordo di pace è stato firmato in Nigeria fra il
governo sudanese dominato dall’etnia araba e alcuni dei gruppi ribelli di etnia
africana. Ma la situazione nell’area resta preoccupante. Paolo Ondarza ne ha parlato con mons. Matteo Zovkic,
vicario della diocesi di Sarajevo, tra i firmatari dell’iniziativa:
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R. - C’è una missione dell’ONU in Sudan, nella zona del Darfur, dove i civili, innocenti, stanno soffrendo e
morendo. Noi vogliamo occuparci di loro.
D. –In particolare le religioni cosa chiedono a Kofi Annan?
R. – Prima di tutto siamo lieti che le Nazioni Unite
abbiano cominciato un’azione di aiuto e di assistenza a questa
gente. Vogliamo solamente che questo sia fatto il più velocemente possibile:
noi vogliamo chiedere sia a Kofi Annan
che ad altre strutture internazionali di essere più efficaci nell’assistenza
alle popolazioni sofferenti e il nostro appello è di aiutare questi civili
innocenti che muoiono per la fame e per le violenze.
D. – Quali sono le sue aspettative?
R. – La maggioranza in Sudan è musulmana. Noi ci
aspettiamo che questa maggioranza del Sudan faccia, a causa della loro fede, di
più per la gente sofferente nella regione di Darfur.
D. - Vuole aggiungere altro?
R.- Io vorrei rivolgermi agli ascoltatori della Radio
Vaticana per invitare tutti i cristiani a costruire la pace dove possiamo, come
credenti, con gli altri cittadini di questo mondo.
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In Italia, dal carcere di Potenza,
Vittorio Emanuele di Savoia si dichiara “assolutamente innocente ed estraneo”
all’ accusa di associazione per
delinquere finalizzata ai reati di corruzione, falso e sfruttamento della
prostituzione per cui è stato arrestato venerdì scorso. Secondo il gip Iannuzzi, che ha fissato per
martedì l’interrogatorio, “i fatti accertati sono gravi e giustificano
l’arresto”.
In Cecenia,
all’indomani della morte del leader secessionista Saidullayev,
ucciso in un’operazione delle forze speciali russe, l’amministrazione della
guerriglia ha eletto Doku Umarov
alla guida del movimento.
Sempre alta la tensione in Sri Lanka. Tre poliziotti sono stati uccisi nel centro-nord del
Paese dall’esplosione di una mina, mentre – all’indomani dell’attacco dei ribelli
tamil alle navi cingalesi che ha provocato
una cinquantina di morti - in tutto il Paese la sicurezza è stata rafforzata. I
ribelli hanno infatti avvertito che risponderanno a
tutti gli attacchi condotti dalle autorità dello Sri Lanka
contro le loro postazioni.
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