RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 168 - Testo
della trasmissione di sabato 17 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa argentina esprime preoccupazione per la
situazione sociale nel Paese
La croce della Giornata Mondiale della Gioventù è arrivata in Togo
Si
celebra oggi la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla
siccità
Decine di morti in Afghanistan
e Iraq per attentati e scontri
17 giugno 2006
CONOSCERE
BENE I CONTENUTI DELLA FEDE E LA CULTURA CONTEMPORANEA
PER
RADICARE IL VANGELO NEL MONDO:
NELL’UDIENZA
ALL’ASSOCIAZIONE SANTI PIETRO E PAOLO
Una tradizione di servizio generoso e di evangelizzazione
a sostegno del ministero del Papa: è lo scopo
dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, i cui membri sono stati ricevuti
questa mattina in udienza da Benedetto XVI nell’Aula delle Benedizioni. Un
incontro che ha permesso al Papa di ribadire alcuni punti-chiave di una vita
autenticamente cristiana. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Non si evangelizza incidendo nei cuori e nel vissuto delle
persone se non si approfondiscono i contenuti della fede e non si conoscono le
istanze culturali del proprio mondo. L’esortazione che Benedetto XVI rivolge ad
ogni cristiano prende spunto dall’udienza del giorno concessa dal Papa ad un
sodalizio di volontari, da decenni a servizio della Santa
Sede: l’Associazione Santi Pietro e Paolo. Eredi dell’esperienza
maturata dalla Guardia Palatina, dal 1970 i membri di questo organismo vivono
il proprio impegno su tre distinti binari – liturgico, caritativo e culturale –
che hanno riscosso l’apprezzamento del Pontefice. La “cura della liturgia”,
“un’intensa vita di preghiera” e “l’assidua partecipazione” alla Messa sono
state indicate da Benedetto XVI ai circa 1200 presenti come elementi di “primo
impegno”, sia come singoli che come comunità:
“Cari amici, solo se ci lasciamo costantemente formare dall’ascolto
della Parola di Dio e ci nutriamo con assiduità del Corpo e Sangue di Cristo
possiamo trasmettere agli altri l’amore di Dio, che è dono dello Spirito Santo.
Nell’Enciclica Deus caritas est ho voluto ricordare che l’amore del prossimo radicato nell’amore
divino è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma lo è anche per
l’intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli”.
Benedetto XVI ha ricordato le
iniziative di solidarietà concreta curate dall’Associazione: la mensa per i
poveri nella Casa “Dono di Maria” e l’attività nel dispensario pediatrico di
Santa Marta, un’attiva presenza nelle parrocchie di appartenenza dei soci. “La
carità – ha esortato il Papa - animi ogni vostra attività”,
ma non “meno importante”, ha aggiunto, risulta l’attenzione da voi
riservata “ad una adeguata formazione culturale per poter maturare nella fede”:
Evangelizzare oggi richiede una responsabile conoscenza delle istanze
culturali moderne e un approfondimento costante della sana dottrina cattolica.
Bene dunque voi fate, cari amici, a non trascurare anche quest’aspetto ed io vi
incoraggio a proseguire nel cammino che già con frutto state percorrendo. Voi
siete nati per essere al servizio del Successore di Pietro ed io vi ringrazio
per la generosità con cui adempite questo vostro compito. Il Signore lo renda
sempre più fecondo e, con la forza del suo Spirito, vi faccia autentici suoi
discepoli.
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GLOBALIZZAZIONE, DIRITTI UMANI E RUOLO DELLE RELIGIONI PER
AL CENTRO DEL COLLOQUIO STAMANE IN VATICANO
TRA IL PAPA E JAN ELIASSON,
PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
Benedetto XVI ha ricevuto, questa mattina, Jan
Eliasson, presidente della 60.a sessione
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ministro degli Esteri svedese.
Il colloquio – riferisce in una nota il
direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls - ha avuto come tema centrale il processo della
globalizzazione, di cui sono state evidenziate
alcune insufficienze, soprattutto per lo scarso rilievo riconosciuto alla dimensione religiosa. Anche
i diritti umani – prosegue il comunicato - potrebbero perdere consistenza senza
il contributo dei valori religiosi”. Durante il colloquio è stata inoltre sottolineata
“l'esigenza di superare i contrasti e stabilire ponti perché tutti gli aspetti
della globalizzazione possano concorrere al benessere ed alla pacifica
convivenza di tutti i popoli”. Si è quindi parlato – conclude la nota del dott.
Navarro-Valls - dell'apporto
che l'incontro fra tutte le religioni può offrire alla pace e alla solidarietà
fra tutti gli abitanti del Pianeta”.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata anche
il cardinale Alfonso López Trujillo,
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nel pomeriggio, è in programma
l’udienza al cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i
Vescovi.
In Perù, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Lurín presentata per
raggiunti limiti di età dal vescovo salesiano José Ramón
Gurruchaga Ezama. Al suo
posto, il Pontefice ha nominato mons. Carlos García Camader, finora ausiliare
di Lima. Il nuovo presule ha 51 anni ed ha compiuto gli studi filosofici e
teologici presso il Seminario "Santo Toribio di Mogrovejo" di Lima. Dopo l'ordinazione sacerdotale ha
svolto, tra gli altri, gli incarichi di parroco, rettore del Seminario Maggiore
arcidiocesano, canonico ed economo del Capitolo della Cattedrale di Lima,
direttore del Comitato delle vocazioni dell'arcidiocesi di Lima ed
amministratore della "Casa de Retiro de Santa
Rosa". Nel 2002, è stato eletto ausiliare di Lima.
GRANDE
PARTECIPAZIONE IERI SERA IN PIAZZA SAN PIETRO
ALLA VEGLIA DI PREGHIERA PER IL PAPA,
PRESIEDUTA
DA MONS. COMASTRI
Hanno risposto in centinaia ieri sera all’invito del
Movimento dell’Amore Familiare che ha organizzato in Piazza San Pietro una
veglia di preghiera per Benedetto XVI e per il suo pontificato. A presiederla
c’era mons. Angelo Comastri, vicario del Papa per
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(canti)
Per essere Chiesa, per testimoniare con semplicità la
propria fede e sentirsi in comunione con il Vicario di Cristo. Questi i motivi
che hanno radunato famiglie, giovani, religiosi e tante
persone in preghiera e insieme a mons. Angelo Comastri hanno ascoltato
la Parola e recitato il Rosario. Ascoltiamo mons. Comastri:
“Un gesto in perfetta linea con il comandamento dell’amore
e in perfetta linea con il mistero della comunione, che è una caratteristica
irrinunciabile della Chiesa: la preghiera è la forza della Chiesa. E questo
perché la preghiera ci mette in comunione con Gesù. Pregando entriamo nel cuore
di Cristo”.
E queste alcune testimonianze dei membri del Movimento
dell’Amore Familiare:
“Come movimento ci sentiamo molto uniti. Abbiamo un amore
profondo e molto sincero nei confronti del Santo Padre”.
“E’ proprio il rispondere ad una chiamata, ad un invito
possiamo dire che il Papa stesso ci ha rivolto nei primi giorni dopo la sua
elezione, chiedendoci di pregare per lui”.
D. – In questo primo anno di pontificato cosa vi ha
insegnato Benedetto XVI?
“Anzitutto ad approfondire la nostra fede, l’essere nella
Chiesa; ad approfondire i Sacramenti e partecipare in modo profondo alla Santa
Messa, partendo proprio dall’incontro con l’Eucaristia”.
“Ha iniziato con l’Enciclica Dio è amore e credo che non avrebbe potuto scegliere cosa più calzante
per noi che siamo poi il Movimento dell’Amore Familiare. Abbiamo sentito quindi
una spinta in più per portare avanti questo modo di essere cristiani,
cattolici, credenti e come famiglia”.
D. – Voi del Movimento dell’Amore Familiare come suggerite
alla gente di essere Chiesa?
“Portando il Signore nella vita di
tutti i giorni e senza riserve, aprendosi al suo amore nella semplicità;
riconoscendo i propri limiti, le proprie condizioni umane di debolezza, di fatica
quotidiana; e allo stesso tempo aprendosi alla sua speranza”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un articolo di Pierluigi
Natalia dal titolo "Africa: la sete uccide i figli di un Continente
stremato"; ogni quindici secondi un bambino muore per mancanza di acqua.
Servizio vaticano - Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Asia.
Servizio estero - Un contributo del vescovo Elio Sgreccia dal titolo " La votazione del Parlamento
Europeo relativa alla ricerca sugli embrioni umani".
Servizio culturale - Un articolo di Massimiliano
Porzia dal titolo "Uno 'sguardo sull'altro' per favorire il dialogo tra le
culture": il 23 giugno aprirà a Parigi il Musee du quai Branly
dedicato all'arte dei Paesi extraeuropei.
Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti
pubblici.
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17 giugno 2006
INTERVISTA CON IL PRESIDENTE DELLA COSTA RICA
OSCAR ARIAS SANCHEZ,
IERI A COLLOQUIO IN VATICANO CON BENEDETTO XVI
I temi della
globalizzazione, dello sviluppo e del disarmo sono stati al centro dell’incontro ieri
mattina in Vaticano tra Benedetto XVI e il presidente della Costa Rica, Oscar Árias
Sanchez, insignito nel 1987 del Premio Nobel per la pace per la sua opera di riconciliazione nella
regione centroamericana. Al termine del
colloquio il collega Luís Badilla lo ha intervistato
chiedendogli innanzitutto le sue impressioni:
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R. -
PUES COMO YO ME LO IMAGINABA …
Come immaginavo ho trovato una persona molto intelligente.
Il Papa conosce bene tutti i problemi del mondo di oggi. Così gli ho illustrato
un’idea che so bene che anche lui personalmente approva. Mi riferisco al fatto
che per diminuire la povertà nel mondo occorre al tempo stesso diminuire le
spese militari. So che lui è molto interessato a questa prospettiva. Io, da
molti anni tento di convincere alcune istituzioni finanziarie internazionali
come
D. – Cosa propone lei?
R. – EL MUNDO ESTA’ LLENO…
Certo, il mondo oggi è pieno di bei discorsi e abbonda di
buoni propositi. Occorre passare all’azione! Io propongo un grande evento
mondiale, con la presenza ovviamente della Chiesa cattolica, per creare una
maggiore consapevolezza su questa realtà e, se possibile, intraprendere la
strada giusta.
D. - A
lei, sig. presidente, è stato assegnato il Nobel per la pace del 1987 per il
suo impegno in favore della pacificazione dell’America Centrale. Sono passati
molti anni dalla firma del Trattato che ha portato la pace in Nicaragua,
Guatemala ed El Salvador. Quale è il suo bilancio? E’
valsa la pena tanta fatica diplomatica e politica?
R. - YO
DIRÌA QUE SÌ. HEMOS LOGRADO …
Sì, certamente ne è valsa la pena. Siamo riusciti a
pacificare l’America Centrale con lo sforzo e il valore non solo nostro ma di
tanti. Oggi, per fortuna, non è più come nel passato quando nelle nostre terre
si sparavano tutti contro tutti. Siamo riusciti a
dimostrare al mondo intero che la pace era possibile, e raggiungibile, sul
tavolo del negoziato e non sulle montagne centroamericane. Ci siamo riuniti
nell’agosto del
D. - E quali sono le prospettive?
R. – EL CENTRO-AMERICA…
L’America Centrale, insieme con l’Unione Europea, è una
delle regioni del mondo dove da molti anni si lavora in favore
dell’integrazione. Noi siamo partiti negli anni ’60. Ma oggi tutto questo va
visto dall’ottica della globalizzazione. In questo processo, gli scambi
commerciali sono strategici. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC/WTO)
continua con le sue negoziazioni nel cosiddetto “Round di Doha”
è ciò e molto positivo, ma non è facile essere ottimisti. Gli europei, il
Gruppo dei 20 che guidano il Brasile e l’India e gli stessi Stati Uniti, sono
poco flessibili e non hanno la volontà politica necessaria per rinunciare a
molti privilegi che si protraggono da troppi anni. Qui, in Europa, per esempio,
il 2 % della popolazione esercita attività agricole
eppure riceve ciò che corrisponderebbe al 20 % della medesima popolazione. Non
è giusto. E’ un strada che porta all’impoverimento
degli agricoltori dei Paesi poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.
A volte tutti parlano in favore del libero commercio ma
poi nessuno è disposto a praticarlo veramente.
D. – Questi problemi sono stati trattati nei suoi colloqui
in Vaticano?
R. – SI’, ESTO
ES UN TEMA…
Sì, su questa questione ho parlato col Santo Padre e anche
con il Segretario di Stato, il cardinale Sodano e, tutti e due, si sono
dichiarati d’accordo nell'affermare che i Paesi piccoli hanno diritto a cercare
i modi migliori per aumentare le loro esportazioni. Prendiamo l’esempio del
Cile: è la nazione che più cresce in tutta l’America Latina e ciò è possibile
perché è il Paese più globalizzato della regione dal
punto di vista commerciale avendo firmato trattati di libero commercio con
numerosi Paesi. Noi lavoriamo per una
prospettiva simile.
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SI
CHIAMA “RIDARE
CHE CON
PORTA
SQUADRE DI OCULISTI IN AFRICA. IN QUESTI GIORNI, MEDICI, INFERMIERI
E TECNICI STANNO OPERANDO IN TOGO E IN GHANA
È partita da alcuni giorni per il Togo
e il Ghana la missione “Ridare la luce”, un progetto dell’Associazione dei
Fatebenefratelli per i Malati Lontani, AFMAL, con l’Aeronautica Militare per la
cura di malattie che interessano gli occhi. Sono finora sei le missioni portate
a termine in Africa, per un totale di 900 interventi chirurgici e circa 4 mila
visite ambulatoriali. Tiziana Campisi ha raggiunto
telefonicamente uno dei medici oculisti attualmente in Togo, il dott. Giorgio Ghirelli. Ascoltiamo.
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R. - Per me è già la terza missione che faccio con l’AFMAL
e devo dire che anche questa volta l’organizzazione è perfetta. Sta andando
tutto molto bene, stiamo visitando decine e decine di persone ogni giorno e altrettant sono gli interventi chirurgici, prevalentemente
cateratta, dove qui è una condizione di cecità completa.
D. - Lei personalmente come sta vivendo queste giornate?
R. - Con molto entusiasmo sicuramente. E’ molto dura per
le condizioni climatiche ambientali, però l’entusiasmo e la riconoscenza di
queste persone fanno superare qualsiasi disagio, basta il sorriso di un bambino.
Le racconto solo questo, rapidamente: uno dei primi interventi è stato un
bambino di un anno, cateratta bilaterale, quindi è nato pressoché cieco.
Abbiamo eseguito l’intervento in collaborazione anche con l’anestesista, il cardiologo
e il pediatra; il giorno dopo abbiamo sbendato questo bambino e vedere il viso
del bambino che vedeva i visi dei genitori e li carezzava è stata un’emozione
difficile da raccontare.
D. - Il progetto che state portando avanti si chiama
“Ridare la luce”. Voi ridate la luce, ma che cosa ricevete da queste persone?
R. - Ci hanno insegnato tante cose, anche a riflettere
molto sul tipo di vita che conduciamo nel mondo occidentale, quindi sicuramente
arricchisce il nostro bagaglio umano.
D. - Che cosa porterà via da questa missione nel suo
cuore?
R. - Tante cose, tanti ricordi, tanti momenti con queste
persone che però sicuramente è difficile trasmettere quando
si torna a casa. Cerchiamo più che altro di entrare nelle loro situazioni,
cerchiamo di stargli più vicino e di rendere la loro
vita con più sorriso.
D. - Quanto è difficile per un medico trovarsi all’interno
di una missione dove non sempre dispone di tutte le attrezzature di cui avrebbe
bisogno?
R. – Guardi, in questo io devo fare un elogio
all’Aeronautica Militare, che collabora con noi perché ci ha dato la
possibilità di portare tutta la strumentazione. I nostri tipi di interventi
necessitano di una strumentazione particolare, abbastanza ingombrante, abbastanza
tecnologica, come possono essere il microscopio operatorio e altre apparecchiature.
Se non avessimo avuto la possibilità di portarle
tramite un volo militare potevamo eseguire questo interventi, ma sicuramente
con dei mezzi antiquati. Cerchiamo di portare la tecnologia di oggi, cerchiamo
di portarla qui, però questo appunto grazie alla collaborazione
dell’Aeronautica Militare con l’AFMAL.
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Domani, Domenica 18 giugno, la Chiesa in Italia celebra la
Solennità del Corpus Domini. La Liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù istituisce
l’Eucaristia:
“Mentre mangiavano
prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro,
dicendo: ‘Prendete, questo è il mio corpo’. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e
ne bevvero tutti. E disse: ‘Questo è il mio sangue, il
sangue dell'alleanza versato per molti’ “.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marco Ivan Rupnik:
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(musica)
Con l’Incarnazione di Dio in Gesù Cristo, l’umanità
diventa luogo supremo della rivelazione e dell’amore di Dio. La parte più
esposta dell’umanità è il corpo, la carne, che è sottomessa al tempo e, dunque,
al perire. Per questo diventa il motivo dell’egoismo e dell’attaccamento a sé.
Di fatti tutti – prima o poi – sentiamo la precarietà della nostra vita, perché
legata ad una tale fragilità come è il nostro corpo.
Cristo offre se stesso nelle nostre mani, proprio tramite
il suo Corpo. Lui affida se stesso a noi, affinché noi possiamo fidarci di Lui
e affidare noi stessi al suo amore.
Tutto questo mistero del dono, Gesù lo ha rinchiuso in una
cosa così essenziale e semplice come il pane e il vino. Noi, con il pane e il
vino, presentiamo la nostra offerta, ma tutto ciò che offriamo diventa Cristo e
ci viene ridato nella Comunione come ciò che ci salva.
Così proprio ciò che sperimentiamo come fragilità, come dolore e come precarietà
diventa per noi luogo di salvezza.
(musica)
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17 giugno 2006
DISAPPROVAZIONE DEI VESCOVI
TEDESCHI CIRCA LA DECISIONE DEL PARLAMENTO
EUROPEO DI PROMUOVERE LA RICERCA
SULLE STAMINALI EMBRIONALI: “E’ UNA PESANTE SCONFITTA PER L’EUROPA”
BERLINO. = “Una pesante sconfitta e un disastroso segnale
per la difesa degli embrioni in Europa, e anche per la salvaguardia dei diritti
umani”. Con queste parole, i vescovi tedeschi hanno definito la decisione del
Parlamento europeo di sostenere economicamente la ricerca sulle staminali
embrionali, nell’ambito del settimo programma di ricerca per il periodo
2007-2013. In una nota diffusa ieri, i presuli hanno affermato che “il
Parlamento contraddice nella sua decisione, appoggiata da una maggioranza
risicata, le direttive della Commissione giustizia e pari opportunità, che
hanno entrambe bocciato la proposta di finanziamento con fondi europei di
ricerche in cui vengano distrutti degli embrioni”. I vescovi
tedeschi hanno poi ricordato che “la ricerca sulle cellule staminali embrionali
presuppone la distruzione di vite umane”, riaffermando ancora una volta che gli
embrioni umani hanno diritto di vita fin dal concepimento. “Essi – ha
sottolineato la Conferenza episcopale – godono di dignità umana e non possono
pertanto essere oggetto degli interessi della ricerca”. Rifacendosi, poi, alla
legislazione della Germania, i vescovi hanno evidenziato
come questo tipo di ricerche non sia “in assonanza con le leggi tedesche”, così
come hanno ribadito due governi regionali nello scorso mese di maggio. “La
decisione finale sul finanziamento della ricerca sulle cellule staminali
embrionali – hanno aggiunto i presuli – sarà presa dal Consiglio dei ministri.
Ci appelliamo a tutti i membri di questo organismo, affinché boccino questo
tipo di ricerca. Al governo tedesco – hanno concluso – chiediamo inoltre di
appoggiare il settimo programma di ricerca, solo se garantirà la difesa degli
embrioni umani”. (R.M.)
LA CHIESA ARGENTINA ESPRIME
PREOCCUPAZIONE PER LA SITUAZIONE SOCIALE
NEL PAESE: “NONOSTANTE I PRIMI
SEGNALI POSITIVI, RESTA
ALTA LA PERCENTUALE
DI PERSONE EMARGINATE E INDIGENTI”
BUENOS AIRES. = “La
situazione sociale dell’Argentina continua a essere preoccupante a causa
dell’alta percentuale di persone indigenti”: è quanto ha dichiarato il
presidente della Commissione di pastorale sociale della Chiesa Argentina, nonché
capo della Caritas locale, mons. Alcides Pedro Jorge Casaretto,
a margine di un incontro con i dirigenti della Confederazione generale del
lavoro. Come riporta l’agenzia Fides, il presule ha spiegato che, nonostante la
povertà sia lievemente ridotta e ci siano dei segnali
positivi, “l’argomento della distribuzione delle entrate continua a essere un
problema serio”. “Il tema dell’iniquità non viene affrontato
a fondo – ha sottolineato mons. Casaretto – l’intera
società deve prendere coscienza del fatto che in Argentina c’è una percentuale
molto elevata di persone emarginate”. Per questo, la Pastorale sociale
continuerà a convocare meeting con le
“diverse forze sociali” del Paese. Secondo le ultime statistiche ufficiali, la
povertà in Argentina colpisce il 33,8 per cento della popolazione urbana (7,9 milioni
di persone) e l’indigenza il 12,2 per cento (2,8 milioni di abitanti). Entrambi
gli indicatori, così come il tasso di disoccupazione (10,8 per cento lo scorso
aprile), sono progressivamente calati. (R.M.)
“LA CROCE DEI GIOVANI SIA SEGNO DI PACE E SPERANZA PER TUTTI I
TOGOLESI”: COSÌ, L’ARCIVESCOVO DI LOMÉ, IN TOGO, MONS.
KPODZRO, ACCOGLIENDO NEI GIORNI SCORSI NEL PAESE LA CROCE DELLA GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’
LOMÉ. = “Accogliamo
con tutto il nostro cuore e a braccia aperte la Croce della Giornata mondiale
della gioventù, perché Cristo si radichi nei nostri cuori, nelle nostre
culture, tradizioni e società e perché i togolesi si
riconoscano come fratelli e sorelle e possano vivere in pace”. Con questo
auspicio, l’arcivescovo di Lomé, nel
Togo, mons. Philippe Fanoko
Kossi Kpodzro, ha accolto
nei giorni scorsi, presso la chiesa di Cristo Re di Kodjoviakopé,
la Croce dei giovani e l’icona della Vergine Maria, che stanno percorrendo il
continente africano. Presenti alla celebrazione, il direttore delle Pontificie
opere missionarie, p. Christian Agbelekpo,
sacerdoti, religiose, fedeli e una delegazione di giovani del confinante Ghana,
da cui provenivano i due simboli religiosi. Alla frontiera tra i due Paesi, una
folla festante di centinaia di persone ha accolto la Croce a
l’icona della Vergine. Tra i presenti vi erano anche persone di fede non
cristiana. Nel suo discorso, mons. Kpodzro ha ricordato
il significato della Croce, come storia della Salvezza, dall’intercessione di Mosé a favore del popolo di Dio, fino alla morte e alla
resurrezione di Gesù. Secondo Justine Mathey, responsabile diocesana dei giovani dell’arcidiocesi
di Lomé, l’arrivo della Croce è un segno di Grazia
per tutta la popolazione togolese, provata da una
difficile situazione politica, sociale ed economica. (R.M.)
“LA BELLEZZA DEI DESERTI E LA SFIDA
DELLA DESERTIFICAZIONE”:
È IL TEMA SCELTO DALLE NAZIONI
UNITE PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE E ALLA
SICCITÀ
- A cura di
Roberta Moretti –
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NEW YORK. = “La desertificazione, ossia la perdita della
produttività biologica della terra in aree aride, semi-aride e poco umide, è
una delle minacce più gravi di fronte alle quali si trova l’umanità”. Lo ha
detto il segretario generale della Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per
l’odierna Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità,
quest’anno sul tema: “La bellezza dei deserti e la sfida della
desertificazione”. Anche Benedetto XVI, parlando giovedì scorso in occasione
della Festa del Corpus Domini, ha richiamato
l’attenzione sul problema, che colpisce un quinto della popolazione mondiale in
oltre cento Paesi, in particolare dell’Asia meridionale e dell’Africa subsahariana, dove il 66 per cento del suolo è costituito
da deserto o terre aride. “In un periodo, in cui si parla della
desertificazione – ha detto il Papa – e sentiamo sempre di nuovo denunciare il
pericolo che uomini e bestie muoiano di sete in queste regioni senz’acqua, ci
rendiamo nuovamente conto della grandezza del dono dell’acqua”. La degradazione
dei suoli è causata dalla siccità e, soprattutto, da fattori umani, come le
pratiche di coltivazione e raccolta delle produzioni agricole, l’allevamento e
la deforestazione. Le conseguenze – come è noto – sono povertà, crisi
alimentari e processi migratori. “Se non passiamo all’azione – ha dichiarato Kofi Annan – entro il 2020 circa
60 milioni di persone si sposteranno dall’Africa subsahariana
verso il nord Africa e l’Europa e in tutto il mondo 135 milioni di persone potrebbero
correre il rischio di uno sradicamento”. “ Allo stesso tempo – ha aggiunto il segretario
generale dell’ONU – c’è anche la necessità urgente di salvaguardare i deserti”,
ecosistemi vitali e culla di alcune delle civiltà più ricche e antiche
dell’umanità, “dalla fertile civiltà della Mesopotamia
– ha precisato – alle regioni della strada della seta, passando per gli
ecosistemi aridi dell’America Latina”. Duplice, dunque lo scopo di questa Giornata,
dedicata al problema della degradazione dei suoli, ma anche alla bellezza dei
deserti. Giornata che coincide con l’Anno internazionale dei deserti e della
desertificazione e con il 10.mo
anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione ONU per combattere il
fenomeno.
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APPELLO DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE
AFRICANA, ALPHA OUMAR KONARÉ,
PERCHÉ SI VIETINO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI NEL CONTINENTE.
IN UN MESSAGGIO, L’EX CAPO DI STATO
DEL MALI
CHIEDE IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
PER LE DONNE
BAMAKO. = Il presidente della Commissione dell’Unione
Africana (UA), l’ex-capo di Stato del Mali, Alpha Oumar Konaré, lancia un appello
perché si ponga fine alla pratica dell’infibulazione
nel Continente. “Dovremmo riflettere sulla traumatica esperienza di donne e
ragazze che sono state sottoposte all’atrocità della
mutilazione genitale femminile”, ha scritto in un messaggio in occasione
della Giornata del bambino africano, celebrata ieri. “C’è bisogno di mobilitare
le nostre comunità, i leader religiosi e tradizionali, le donne e gli uomini,
attraverso campagne di educazione e informazione, per modificare la propria
mentalità e coinvolgerli nella battaglia contro le mutilazioni”. Secondo Konaré, scrive l’agenzia MISNA, questa pratica costituisce
una “violazione dei diritti umani e della dignità” di donne e ragazze.
Esprimendo la preoccupazione dell’Unione Africana per gli effetti sociali e
psicologici sulla salute delle donne, il presidente della Commissione UA ha
ricordato che
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17 giugno 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Decisione storica per il Nepal
che, dopo dieci anni
di guerra civile e 13 mila morti, vede finalmente concretizzarsi la pace. I
ribelli maoisti entreranno infatti a far parte di un governo
di transizione. Ieri la storica firma a Kathmandu
dell’intesa di riforma costituzionale tra l’anziano premier, Prasad Koirala, e Prachanda, capo dei ribelli maoisti, i quali avranno dunque
una presenza consistente nelle istituzioni nepalesi. Il servizio è di Maria
Grazia Coggiola:
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Un governo provvisorio con i maoisti, forse già dal
prossimo mese; lo scioglimento del Parlamento di Kathmandu
e dei governi locali dei ribelli e quindi nel 2007 le elezioni di una Assemblea costituente con la supervisione delle Nazioni Unite.
A grandi linee sono queste le tappe del processo di riforma costituzionale
contenuto nello storico accordo in 8 punti, siglato ieri dal capo dei ribelli Prachanda e dall’anziano premier Girja Prasad Koirala, salito al potere dopo la rivolta antimonarchica di aprile. E’ la
strada che dovrebbe portare il Nepal fuori dal tunnel,
dopo dieci anni di sanguinosa guerriglia e 13 mila morti. L’ottimismo è
giustificato, ma ci sarebbero ancora molti punti in sospeso e soprattutto in
merito al futuro della corona, che i maoisti vorrebbero abolire, ma che
l’alleanza dei partiti democratici vorrebbe invece ancora mantenere, con un
ruolo puramente cerimoniale, come lo è già ora. Altra questione cruciale e non
menzionata nell’intesa è il disarmo dei guerriglieri che molti vorrebbero
vedere ancor prima delle elezioni e con l’intervento di osservatori internazionali.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Nello Sri Lanka
sono almeno 24 i morti - 20 guerriglieri tamil e 4
membri delle forze navali - in seguito agli attacchi sferrati dai ribelli delle
Tigri Tamil contro due navi al largo della costa
nord-ovest del Paese. L’episodio, che arriva a due
giorni da un attentato contro un autobus che ha provocato 64 vittime, si è
verificato dopo il bombardamento da parte delle forze aeree governative contro
postazioni di ribelli. Solo ieri il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aveva invitato le
parti a rinnovare il cessate il fuoco per evitare che “il Paese vada verso una
guerra civile in piena regola”.
In Iraq una serie di attacchi della guerriglia ha sfidato
anche questa mattina il piano per la sicurezza avviato
dalla polizia, dall’esercito e dalle forze multinazionali a Baghdad. Ce ne
parla Eugenio Bonanata:
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Due
autobomba, alcuni colpi di mortaio e un ordigno artigianale hanno seminato morte e distruzione a Bagdad. Sono
più di una ventina i morti. Una tragica realtà che mette a dura prova le
drastiche misure per la sicurezza volute solo tre giorni fa dal nuovo governo
iracheno guidato dal premier al Maliki. 40 mila
uomini, coprifuoco notturno, pattugliamenti intensi e decine di posti di blocco
non sono serviti ad evitare l’ennesima giornata di sangue. Intanto dai 148 mila
soldati stranieri presenti nel territorio iracheno, dal prossimo autunno
cominceranno a ritirarsi quelli italiani. L’annuncio è del ministro degli esteri italiano D’Alema, che
ieri a Washington ha confermato la posizione nel corso del suo incontro con il
segretario di Stato americano Condoleeza Rice. D’Alema avverte che non è
corretto affermare che l’Italia abbandona il Paese. L’Italia dopo il ritiro
continuerà infatti la sua collaborazione politica ed
economica col governo iracheno, attraverso un patto di cooperazione concordato
che potrebbe prevedere – ad esempio - la
formazione del personale di polizia. D’Alema che ha
lamentato una scarsa collaborazione degli USA per la vicenda Calipari, ha poi confermato che l’amicizia e la
collaborazione con gli Stati Uniti resta un pilastro per l’Italia. Intanto in nottata una parte della brigata “Sassari” impegnata in
Iraq nella missione “Antica Babilonia” è rientrata in Sardegna. Gli ultimi 300
uomini della "Sassari" lasceranno Nassiriya
nei prossimi giorni, nell’ambito di una manovra che mira a ridurre il
contingente italiano da 2.600 a 1.600 militari entro questo mese di giugno.
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In Afghanistan prosegue l’offensiva lanciata dalle forze
della coalizione internazionale contro i talebani. In nottata almeno 45 ribelli sono morti nel sud del Paese,
mentre all’alba in un’altra operazione hanno perso la vita 7 insorti e un poliziotto
afgano ai quali si aggiungono altri due
soldati della forza internazionale rimasti uccisi, nella provincia orientale di
Kunarper, in seguito all’esplosione di un ordigno. Intanto
il ministro della Difesa italiano Parisi, in visita
nel Paese, ha incitato i militari italiani a continuare “la
lotta coraggiosa contro ogni possibile ripresa del terrorismo”.
Il presidente egiziano Mubarak
ha invitato il presidente palestinese Abu Mazen, e il primo ministro palestinese Haniyeh
a superare le loro divergenze e a cooperare. Il presidente egiziano, che incontra
oggi Abu Mazen, ha anche
affermato che il suo Paese è in contatto con gli israeliani e i palestinesi
“per impedire l’escalation di violenza di cui sono stati vittime civili innocenti”.
Intanto alla periferia di Gaza due miliziani palestinesi, a bordo di un
automezzo, sono morti in serata per un attacco aereo
israeliano, che li ha definiti responsabili del lancio di razzi contro il
territorio ebraico.
Truppe etiopiche avrebbero varcato la frontiera con la Somalia con l’intenzione di attaccare. Lo hanno
denunciato fonti delle Corti islamiche somale precisando che l’incursione
sarebbe avvenuta all’alba nel sud-ovest del Paese. Intanto in
mattinata almeno due ex ‘signori della guerra’, sono
fuggiti da Mogadiscio rifugiandosi a
bordo di una nave militare americana che li attendeva in rada. La sedicente Alleanza
per il Ripristino della Pace e per l’Anti-Terrorismo (ARPCT), in cui i tradizionali
'signori della guerra' si erano coalizzati in
funzione anti-islamica, è sempre stata accusata dagli
avversari di essere finanziata dagli Stati Uniti, timorosi che il Paese del
Corno d’Africa possa diventare un santuario per i guerriglieri di al-Qaeda. Da registrare infine una manifestazione di protesta
anti americana che si è svolta ieri sera per le
strade di Mogadiscio.
Elezioni parlamentari oggi in Slovacchia. Gli aventi
diritto, tra i 5 milioni e mezzo di cittadini, dovranno scegliere a chi affidare
i 150 seggi del Parlamento. I sondaggi danno in testa i partiti
dell’opposizione, guidata dai social-democratici, ma, chiunque vinca, appare
difficile per il Paese, tra i nuovi dieci entrati nell’Unione Europea, la
formazione di una coalizione di governo compatta. Quale il significato di
queste consultazioni? Giancarlo La Vella lo ha
chiesto a mons. Marian Gavenda,
portavoce della Conferenza episcopale slovacca e direttore della radio
cattolica nazionale:
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R. – Queste elezioni possono rappresentare una svolta
radicale per il Paese, dopo otto anni di governo guidato da un solo
schieramento. Le vere decisioni, però, verranno prese
dopo le elezioni, perché, secondo i sondaggi vinceranno quattro o cinque partiti
con il 10 o 15 % dei consensi: la coalizione di governo dipenderà poi da come
riusciranno a mettersi d’accordo. Ogni partito, infatti, sta calcolando ora con
chi dovrà allearsi dopo le elezioni.
D. – Quale l’importanza di queste elezioni in chiave
europea?
R. – Se vince l’opposizione, avrà più spazio
la corrente dell’euroscetticismo. E la grande
percentuale dei favorevoli a questi partiti mostra che la gente non è contenta
degli attuali sviluppi nell’Unione Europea.
D. – Qual è il giudizio degli elettori, invece, sul
governo uscente?
R. – Ci sono critiche per l’attuale situazione sociale,
soprattutto per la riforma della sanità, per la situazione dell’educazione e
della cultura. La Slovacchia ha ancora molte zone di sottosviluppo, anche dal
punto di vista economico. Quindi, c’è molta insoddisfazione nella gente.
D. – Come rappresentante della Chiesa locale, quali
ritiene siano i problemi sociali e politici che devono essere risolti?
R. – La lettera dei vescovi per queste elezioni ha due
temi fondamentali: l’invito a tutti a partecipare alle consultazioni, per
aumentare il grado di democrazia nel Paese e l’esortazione a sostenere i
partiti che si impegnano per le politiche familiari e a varare un programma
sociale serio. Purtroppo, sono molti i partiti il cui programma non è
accettabile per noi cristiani.
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Ucciso
in Cecenia, nella città di Argun,
il leader politico della guerriglia cecena Saidullaiev. Lo ha annunciato stamani il premier ceceno filo-russo Ramzan Kadirov precisando che l’episodio è avvenuto nel corso di
una “operazione speciale” durante la quale il leader “ha fatto resistenza
armata”. Saidullaiev aveva preso la guida politica
della guerriglia indipendentista nel 2005, auto-proclamandosi presidente della Cecenia dopo l’uccisione del predecessore, Mashkadov.
In Italia, il gip di Potenza,
Alberto Iannuzzi, ha fissato per martedì
l’interrogatorio di garanzia per Vittorio Emanuele di Savoia che da stamani
all’alba si trova nel carcere del capoluogo Lucano. Il figlio dell’ultimo re
d’Italia, Umberto II, è stato fermato ieri sera, assieme ad altre 12 persone,
per ordine della procura di Potenza, con l’accusa di associazione per delinquere
finalizzata ai reati di corruzione, falso, e sfruttamento
della prostituzione.
Gli Stati Uniti e il Giappone hanno esortato la Corea del
Nord a mettere fine ai suoi preparativi per il lancio del missile balistico a
lunga gittata. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Giappone ha sottolineato che
quel lancio sarebbe “grave e provocatore”.
I
ministri degli Esteri dei Paesi che compongono il blocco commerciale Mercosur - Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay - si sono
incontrati ieri a Buenos Aires per preparare l’ingresso del Venezuela come
membro di pieno diritto nell’organizzazione. La decisione verrà
ratificata il 20 e 21 luglio prossimi, ma l’entrata effettiva avverrà nel 2010, dopo che il Venezuela avrà adattato
le sue leggi. A quel punto il Mercosur rappresenterà
il 75% del Pil sudamericano.
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