RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 166 - Testo
della trasmissione di giovedì 15 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I
vescovi dell’Eritrea chiedono al governo di non reclutare sacerdoti né seminaristi
Al
via in Colombia il primo seminario di aggiornamento biblico per i vescovi
Allo
studio in India una proposta di legge che consente l’eutanasia
La
rete dei siti cluniacensi diventerà un nuovo “grande
itinerario culturale europeo”
I
vescovi inglesi lanciano una campagna per far riflettere i giovani sulle
vocazioni
Più di 60 morti, tutti civili, in un nuovo
attentato nello Sri Lanka
La gratitudine dei palestinesi per l’appello del
Papa in favore della Terra Santa. Il commento del parroco di Gaza
15 giugno 2006
BENEDETTO
XVI PRESIEDERA’ QUESTA SERA ALLE 19.00
LA
MESSA NELLA PIAZZA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO
E
GUIDERA’
-
Intervista con il cardinale Francis Arinze -
Benedetto XVI, in occasione della festa odierna del Corpus
Domini, presiederà questa sera alle 19 la Santa Messa nella Piazza di San Giovanni
in Laterano: subito dopo guiderà la solenne processione fino a Santa Maria
Maggiore. La Radio Vaticana trasmetterà, dalle 18.50 alle 21.30 circa, la
cronaca dell’evento con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza
di 105 MHz. Benedetto XVI, già il giorno dopo la sua
elezione, aveva detto che l’Eucaristia “non può non costituire il centro
permanente e la fonte del servizio petrino” che gli è stato
affidato. Durante
**********
L’Eucaristia – spiega Benedetto XVI – ci fa
capire che la fede cristiana non è un’idea o una semplice morale, ma un fatto,
un incontro con il Dio vivente. Un “realismo inaudito”. Gesù dice: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”. Anche i
suoi discepoli protestano, molti se ne vanno per questo “linguaggio duro”:
“Gesù
avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: ‘Amici,
avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta
soltanto di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti’. Ma no, Gesù non ha fatto ricorso a simili
addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione, tutto il suo
realismo, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli”. (Omelia del 29 maggio
Ma cosa significa mangiare questo pane?
“Mangiare
questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore
vivo. Questa comunione, questo atto del ‘mangiare’, è
realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare dalla vita di
Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore. Scopo di
questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia
trasformazione e conformazione a Colui che è Amore vivo”. (Omelia del 26 maggio
“Abbiamo bisogno di un Dio vicino, - afferma
il Papa - di un Dio che si dà nelle nostre mani e che ci ama. Nell'Eucaristia
Cristo è realmente presente tra noi … ci afferra per farci suoi, per
assimilarci a sé … ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui”. La conseguenza è chiara:
“Non
possiamo comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra noi. Se vogliamo
presentarci a Lui, dobbiamo anche muoverci per andare gli uni incontro agli altri. Per questo bisogna imparare la grande
lezione del perdono: non lasciar lavorare nell’animo il tarlo del risentimento,
ma aprire il cuore alla magnanimità dell’ascolto dell’altro”. (Omelia 29 maggio 2005)
L’Eucaristia ci fa essere misteriosamente
ma realmente presenti alla morte e risurrezione di Gesù. Cristo – spiega
Benedetto XVI - trasforma la violenza in amore e la morte in vita: “questo è l’atto centrale di trasformazione che solo è in
grado di rinnovare il mondo … tutti gli altri cambiamenti rimangono
superficiali e non salvano”. Per questo
bisogna portare Cristo per le vie del mondo. Ecco il significato della
processione:
“Noi
portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra
città. Noi affidiamo queste strade, queste case - la nostra vita quotidiana -
alla sua bontà. Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano
case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua
presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli
ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure – tutta
la nostra vita. La processione vuole essere una grande e pubblica benedizione
per questa nostra città: Cristo è, in persona, la benedizione divina per il
mondo – il raggio della sua benedizione si estenda su tutti noi!” (Omelia 26 maggio 2005)
“In un mondo in cui c’è tanto rumore, tanto
smarrimento – afferma il Papa - c’è bisogno dell’adorazione silenziosa di Gesù
nascosto nell’Ostia”. Ma cosa significa “adorare”?
“Adorare
è dire: ‘Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita,
non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te’. Potrei anche dire che l'adorazione nella sua essenza è
un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: Io sono tuo e ti prego sii anche tu
sempre con me”. (Incontro in San Pietro con i bambini della
Prima Comunione, 15 ottobre 2005)
**********
Sulla festa del Corpus Domini ascoltiamo il cardinale
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e
**********
R. – E’ il giorno in cui
**********
OGGI IN BRASILE
MISSIONARIO
OLANDESE DELLA CONGREGAZIONE DEI SACRI CUORI.
SI È
DEDICATO PARTICOLARMENTE AI POVERI E AI MALATI
-
Intervista con padre Enrique Losada
-
Il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della
Congregazione per le Cause dei Santi, presiederà oggi alle 16, in Brasile,
nello “Estadio do Mineirao”
di Belo Horizonte la beatificazione del sacerdote di
origine olandese Padre Eustáchio van
Lieshout. Nato il 3 novembre 1890 era un religioso
della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Giunse missionario a Río de Janeiro nel 1925 e il suo apostolato si rivolse al
prossimo con una dedizione totale tanto che la sua fama crebbe presto. Morì il
30 agosto 1943. Ma in quale ambiente ha svolto la sua missione padre Eustaquio? Ce lo spiega al
microfono di Giovanni Peduto padre Enrique Losada, superiore generale della Congregazione dei Sacri
Cuori:
**********
R. - Padre Eustaquio si dedicò
soprattutto alla pastorale parrocchiale tanto in Olanda come in Brasile. Suoi
prediletti furono i poveri e gli infermi. Si preoccupava che i suoi parrocchiani
non si dedicassero a pratiche ‘spiritiche’ per raggiungere con tali mezzi la
guarigione delle loro infermità, ciò che sviluppò in lui una particolare
sensibilità per poter affrontare con risorse naturali, come la preghiera e la
benedizione i mali che affliggevano quella gente. Cercò sempre di distinguere
tra salute fisica e salute spirituale per evitare interpretazioni errate,
tuttavia, per l’una e per l’altra offrì la sua generosa dedizione.
D. – Qual è stata la peculiarità della
sua santità?
R. - Padre Eustaquio è un modello di pastore
in cui la contemplazione e l’azione, la spiritualità ed il servizio apostolico
si integrano molto intensamente. Si può dire che lo zelo per la salvezza delle
persone a lui affidate fu un elemento essenziale della sua santità e fu
sicuramente questo zelo che si manifestò in modo straordinario attraverso le
guarigioni che le sue preghiere e benedizioni realizzavano in tante persone che
a lui si avvicinavano. Realmente, si può dire che arrivò ad essere un uomo
molto popolare e riconosciuto come santo da tante persone che in lui trovavano
aiuto e consolazione. Il suo saluto era: “Salute e pace!”.
D. - Vuole riferirci un episodio
rilevante della sua vita?
R. - La sua fama di santità e di potere
operare delle guarigioni era tanto grande che i suoi superiori dovettero
prendere delle decisioni e molte volte lo trasferirono di luogo, per evitare
problemi di ordine pubblico. Effettivamente quando si sapeva che padre
Eustaquio era in un determinato posto, questo luogo diveniva meta di
pellegrinaggio. Una volta in Rio de Janeiro, si dovette interrompere il
traffico stradale perché si era accalcata tanta gente davanti alla chiesa dell’Immacolata Concezione, nella spiaggia de Leblón, che
era impossibile poter attraversare la via. Certamente le conseguenze della sua
fama furono per padre Eustaquio anche una croce, che dovette accettare dato che
per un certo tempo i superiori lo allontanarano dal ministero pubblico per
evitare affollamenti e disturbi.
D. - Qual è l’attualità del suo messaggio?
R. - L’integrazione della contemplazione e dell’azione,
della spiritualità e servizio apostolico nella dedizione ai più poveri ed
infermi è certamente un messaggio importante per noi, oggi. La ricerca dei
mezzi e forme adeguate per far giungere il messaggio del Vangelo a tutte le
persone di qualunque condizione è anche una testimonianza importante per il
processo di evangelizzazione nel nostro tempo. Infine la capacità di sopportare
con serenità e pace i problemi, che la propria dedizione generosa ai bisognosi
può portare con sé tanto nella relazione con l’autorità come con le altre
istanze sociali o ecclesiali, è altresì un’altra testimonianza valida di padre Eustaquio per tutti.
**********
=======ooo=======
15 giugno 2006
IL PARLAMENTO EUROPEO DA’ IL VIA
LIBERA AL FINANZIAMENTO DELLA RICERCA
SULLE
CELLULE STAMINALI EMBRIONALI: AI NOSTRI MICROFONI, IL COMMENTO
AMARO DEL PRESIDENTE DEL MOVIMENTO PER LA
VITA, CARLO CASINI,
CHE
DUNUNCIA LE PRESSIONI DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA
L'Unione Europea finanzierà la ricerca sulle cellule staminali embrionali. E' questa la posizione adottata oggi
dal Parlamento di Strasburgo che, con 289 voti a favore e 248 contrari e 32
astensioni, ha approvato il programma quadro di ricerca per il periodo
2007-2013. In aula ha dunque prevalso il testo già
approvato in commissione favorevole al finanziamento della ricerca sugli
embrioni. Una decisione accolta con amarezza dall’europarlamentare
Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, raggiunto telefonicamente
a Strasburgo da Alessandro Gisotti:
**********
R. – Perché la questione è gravissima? Perché trasformare
l’essere umano in materia destinata a sperimentazioni di laboratorio, significa
considerarlo come un topo o una cavia qualsiasi! Il che significa negare alla
radice la sua stessa dignità umana, la sua stessa umanità. La scienza mostra
che le ricerche che finora sono state compiute sull’embrione nella fase
iniziale - e cioè quando sperimentare su di lui significa ucciderlo, prendere
le cellule staminali da lui significa uccidere
l’embrione – sono totalmente inutili, mentre promettenti sono le speranze quando parliamo delle altre cellule staminali, delle cosiddette cellule staminali
adulte. Perciò stornare dei denari, che già non sono molti, per fare una
ricerca che finora è servita a poco e che trasforma l’uomo in cosa, sottraendo
questi denari ad una ricerca che potrebbe, invece, presto guarire delle
malattie terribili, è veramente qualcosa di inaccettabile.
D. – D’altronde, le motivazioni del Movimento per la
Vita, di credenti e laici, sono di carattere anche giuridico, oltre che
scientifico, guardando proprio a questo finanziamento…
R. – Sì, una ragione giuridica è quella che si obbligano
gli Stati, che non consentono la sperimentazione sugli embrioni – ricerca
distruttiva – a finanziare gli Stati che invece fanno questa ricerca. Questo è
l’aspetto giuridico che viola l’aspetto di sussidiarietà.
Bisogna aggiungere che la base di ogni ordinamento giuridico è il rispetto dell’uomo:
se l’uomo viene trasformato in mezzo per fini a lui
estranei, allora è il diritto nel suo insieme che viene messo in discussione!
E’ stato bello in questa discussione il fatto che due Commissioni – la Commissione
giuridica e la Commissione dei diritti delle donne - abbiano votato emendamenti
contrari al testo che poi è stato adottato e che è stato adottato su
suggerimento della Commissione industria, dove prevalgono le lobby del denaro,
del successo economico e della concorrenza.
D. – In questo senso, quanto pesano le lobby e in
particolare quella dell’industria farmaceutica in questa corsa alla ricerca
sulle staminali embrionali, quando appunto sulle staminali adulte si ottengono grandi risultati e non da
oggi?
R. – La mia esperienza è che l’industria svolge un lavoro
di lobby molto pesante sul Parlamento europeo e naturalmente il mercato europeo
è straordinariamente importante ed influenza poi anche gli altri mercati, a
livello mondiale. Finché la lobby si limita a chiarificare problemi complessi,
ad indicare percorsi che il parlamentare non conosce, è anche positiva. Diventa
negativa, viceversa, quando non fa conoscere tutta intera la verità. Io credo
che le pressioni dell’industria farmaceutica – e lo dico per esperienza
personale – siano molto pesanti quando si tratta di argomenti
di questo tipo.
D. – C’è una Convenzione del Consiglio di Europa, firmata
ad Oviedo, che seppur con alcune ambiguità chiede però una protezione adeguata
dell’embrione. Non c’è un contrasto tra questo documento e l’approvazione da
parte del Parlamento europeo?
R. – Sì, il contrasto c’è. Devo dire che c’è un punto
molto preciso dove il contrasto è evidente. La Convenzione di Oviedo, che è del
’97, è stata seguita da una serie di Protocolli aggiuntivi uno dei quali
riguarda la clonazione umana. Il testo del Protocollo aggiuntivo dice che la
clonazione umana è sempre vietata. Questa decisione del Parlamento europeo,
viceversa, dice che non si può finanziare soltanto la clonazione riproduttiva.
Quindi, vuol dire che la clonazione cosiddetta terapeutica, che significa
riproduzione di embrioni tutti uguali da cui si estraggono le cellule staminali, uccidendoli, è invece permessa.
**********
ALLA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE PERCHE’
PROMUOVA UN REFERENDUM SULL’INDIPENDENZA DEL SAHARA OCCIDENTALE,
OCCUPATO
DAL MAROCCO SENZA IL RICONOSCIMENTO DELL’ONU
-
Intervista con Omar Mih e Aminattou
Haidar -
Indire il referendum per l’indipendenza del Sahara
Occidentale dal Marocco e ottenere il rispetto dei diritti umani nell’ex
colonia spagnola, occupata da 30 anni dalle autorità marocchine senza il
riconoscimento dell’ONU. Sono le richieste che la popolazione locale avanza nei
confronti della comunità internazionale. Proprio questo tema, ieri, alla
presenza di diversi rappresentanti saharawi, è stato
al centro di un convegno presso
**********
Una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite del 1991 stabiliva l’indizione di un referendum, attraverso il quale il
popolo saharawi avrebbe dovuto scegliere
l’indipendenza o l’integrazione con il Marocco. Per diversi motivi il referendum
non ha avuto luogo e la situazione nella regione del Sahara Occidentale è
rimasta bloccata. Omar Mih è rappresentante dei saharawi in Italia:
“Secondo noi mancano due cose che sono molto importanti:
la volontà politica del Marocco e soprattutto manca una pressione da parte
della Comunità internazionale verso il Marocco, affinché applichi questa
risoluzione che il Paese stesso ha sottoscritto”.
Intanto oggi sono almeno 200 mila le persone costrette a
vivere in esilio, in campi profughi, in zone desertiche a sud dell’Algeria.
Altri 700 mila, invece, quelli che hanno deciso di restare in un’area occupata
e chiusa ad est da un muro di
“Questo mi è costato, anzitutto, molti anni di carcere.
Sono, inoltre, più di 16 anni che non mi è permesso di richiedere e quindi di
avere un passaporto per andare all’estero, ma soprattutto sono sempre sotto
sorveglianza. Io non posso neanche lavorare perché sono un’attivista dei
diritti umani e quindi sono considerata una persona non gradita. Sono sicura
che appena rientrerò nei territori occupati, verrò
immediatamente ricondotta in carcere, proprio perché ho fatto questo giro in Europa.
Il mese scorso questa coraggiosa donna è stata ricevuta a
Bruxelles dal presidente del parlamento Europeo, Borrel.
Da lì sono seguite altre visite con lo scopo di far conoscere al mondo il
dramma della popolazione saharawi:
“Mi piacerebbe che l’opinione pubblica europea sapesse
quanto è pericoloso vivere nei territori occupati oggi. Lo Stato marocchino
tiene nell’isolamento completo questi territori; nessun osservatorio
internazionale può entrarvi e i saharawi affrontano
ogni giorno le più estreme violenze e il non rispetto
dei diritti umani. Io sono venuta, ovviamente, a chiedere giustizia ai governi
europei affinché venga dato al popolo saharawi il diritto all’autodeterminazione”.
Il rappresentante dei saharawi
in Italia, Omar Mih, che sottolinea gli interessi del
Marocco per una regione ricca di giacimenti di ferro, fosfati
e petrolio, è ancora più chiaro:
“Il nostro messaggio all’Europa è questo: fate in modo che
venga applicata la legalità internazionale! Non
vogliamo coalizioni per andare a bombardare il Marocco o decidere un embargo
contro il Paese. Chiediamo soltanto che venga detto
al Marocco, che è un amico
dell’Occidente, adesso basta, bisogna applicare la legalità internazionale!
**********
PRESENTATA,
NELLA SEDE DELLA RADIO VATICANA,
L’INTERVENTO
DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO
Nasce
**********
No alla detenzione indiscriminata di rifugiati,
richiedenti asilo ed immigrati. E’ quello che chiede
“La privazione arbitraria della libertà avvelena la
società umana, arreca danno a coloro che la impongono, così come a coloro che
la subiscono. E’ moralmente sbagliato far ricorso a mezzi inaccettabili, anche
al fin di preservare quello che viene percepito come
il bene comune”.
A partire dal 2001, denuncia il Jesuit Refugee Service, il numero delle richieste di asilo nei Paesi
industrializzati è calato del 40%. Il motivo, purtroppo, non è da ricercare in
un miglioramento della situazione internazionale, bensì nei sempre maggiori
ostacoli al movimento delle persone, anche per coloro che fuggono da gravi
crisi e conflitti sanguinosi. Molte le critiche al sistema italiano dei Centri
di permanenza temporanea e alla legge sull’immigrazione Bossi-Fini. Per
l’ambasciatore Scialoja, presidente della Lega Musulmana
Mondiale, le procedure che regolano la detenzione degli immigrati in Italia,
sono totalmente inadeguate. Un appello all’applicazione delle norme
internazionali già esistenti, per risolvere la questione della detenzione dei
rifugiati, è stata avanzata da Alan Naccache, presidente dell’organizzazione ebraica Bnai Brith. Ed è ancora il
cardinale Martino a sottolineare l’importanza dell’accoglienza e della carità
nei confronti di coloro che sono più vulnerabili, in particolare le donne ed i
bambini:
“Se voi od io ci trovassimo a dover fuggire dalla nostra
casa o dal nostro Paese, come vorremmo essere accolti? Credo che nessuno
risponderebbe in un centro di detenzione! I rifugiati e gli immigrati
dovrebbero essere accolti come persone ed aiutati, insieme alle loro famiglie,
ad integrarsi nella società. Dobbiamo accoglierli a braccia aperte e con
spirito di solidarietà”.
**********
=======ooo=======
15 giugno 2006
I Vescovi dell’Eritrea chiedono al Governo di non
reclutare,
nelle forze armate, sacerdoti né
seminaristi visto l’incremento delle truppe alla frontiera con l’etiopia
ASMARA. = Esentare il clero dal servizio militare. E’ la
richiesta dei vescovi eritrei al governo del Paese dell’Africa orientale, che,
nel timore che la disputa di frontiera con l’Etiopia possa portare a nuovi atti
di violenza, ha richiamato alle armi sacerdoti e seminaristi. La notizia,
ripresa dall’agenzia Zenit, è stata diffusa nei giorni scorsi da “Aiuto alla
Chiesa che Soffre”. Secondo l’organizzazione, per il momento, il governo
eritreo ha ignorato le due lettere in cui i presuli spiegano che il servizio
nell’esercito – obbligatorio nel Paese per gli uomini con meno di 40 anni – non
è compatibile con il ruolo del clero. I cattolici rappresentano una piccola
minoranza in un Paese di 4,7 milioni di abitanti; la confessione ortodossa e il
credo musulmano sono i più diffusi. Nonostante questo, gli sforzi dei cattolici
nell’istruzione e nell’assistenza sociale sono di notevole importanza. Un ruolo
che però, secondo i vescovi locali, rischia di essere compromesso visto
l’incremento delle truppe alla frontiera con l’Etiopia, deciso dal governo
eritreo. C’è da ricordare che forze di pace delle Nazioni Unite controllano la
zona dalla fine della guerra tra Etiopia ed Eritrea nel 2000. Tuttavia l’ONU ha
recentemente previsto di ritirare parte dei suoi 3.000 effettivi. (E.B.)
Al via in colombia il Primo Seminario di
Aggiornamento Biblico per i Vescovi. Obiettivo dell’iniziativa:
rinnovare le conoscenze sulla Sacra Scrittura per
trasmettere ai fedeli le immense ricchezze della Parola divina
GUARNE. = Ricordando le parole della Costituzione
Dogmatica del Concilio Vaticano II “Dei Verbum”, che
invita il clero a mantenere un contatto diretto con le Scritture, il
Dipartimento di Comunione Ecclesiale e Dialogo del CELAM (Consiglio Episcopale
Latinoamericano) assieme al Centro Biblico di Pastorale per l’America latina
(CEBIPAL), hanno preparato il primo seminario di aggiornamento biblico per
vescovi. L’iniziativa, che risponde anche al desiderio espresso da numerosi
presuli di mantenere una formazione permanente, ha riunito nei giorni scorsi a Guarne - in Colombia - una trentina di vescovi
latinoamericani. L’apertura dei lavori – riporta l’agenzia Fides - è stata
presieduta da padre Mauricio Vélez,
segretario esecutivo del Dipartimento di Comunione Ecclesiale e Dialogo e
responsabile del Seminario, che ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II nel
documento “Pastores gregis”:
il vescovo “deve essere ascoltatore della Parola. Egli deve essere come
‘dentro’ la Parola, per lasciarsene custodire e nutrire come da un grembo
materno”. Mons. Santiago Silva, responsabile del
CEBIPAL, ha presentato invece gli obiettivi, la dinamica pedagogica del Seminario
ed il programma dettagliato. Durante il primo giorno le relazioni sono state
presentate da padre Fidel Oñoro,
direttore del CEBIPAL, che ha parlato sul tema “Gesù Via, Verità e Vita” e ha
presentato una “Panoramica della Cristologia e del Discepolato
nel Quarto Vangelo”. (E.B.)
Allo studio in india una proposta di legge che
consente l’eutanasia.
La conferenza episcopale locale critica il suicidio
assistito e afferma:
“la medicina deve servire a preservare la vita”
Mumbai. = Per la prima volta nella sua
storia, l’India sta considerando l’adozione di una legge che depenalizzi
l’eutanasia. Si tratta di una proposta controversa: al momento la linea di
pensiero dominante fra i cittadini è quella di aspettare che una
equipe di dottori spieghi il provvedimento. Per la Commissione legale
indiana – incaricata di preparare il testo di legge – l’obiettivo della legge è
di difendere i pazienti con malattie terminali che – in caso di rifiuto dei
trattamenti medici - “non potranno essere accusati di tentato suicidio”. Una
delle proposte parla inoltre della necessità di “una diretta richiesta di
eutanasia da parte del paziente o dei membri della sua famiglia”, anche se gli
stessi esperti temono “l’abuso che potrebbe essere compiuto dai familiari per
fini non umanitari”. Intanto resta ferma la condanna da parte della Chiesa
locale. “La medicina – afferma all’agenzia Asia News il segretario generale
della Conferenza episcopale indiana, mons. Percival Fernandez – deve preservare la vita, non comminare la
morte”. “Condannare la pratica del suicidio assistito – prosegue - è il primo
mezzo che abbiamo per ribadire il valore incondizionato della vita umana”. Dal
canto suo il ministro indiano della Giustizia, Bharadwaj,
ha fatto sapere che le raccomandazioni e le proposte “sono state inviate al
ministero della Sanità per un parere tecnico”. (E.B.)
LA RETE DEI SITI CLUNIACENSI diventerà un NUOVO
“GRANDE ITINERARIO CULTURALE EUROPEO”. Il riconoscimento del consiglio d’europa
intende sottolineare la grande influenza esercitata
dall’ordine di cluny
PARIGI. = La rete dei siti cluniacensi
sarà ufficialmente insignita del titolo di “Grande itinerario culturale
europeo” in occasione di una cerimonia che avrà luogo domani a Cluny, in Francia. Con tale riconoscimento il Consiglio
d’Europa, promotore dell’iniziativa, intende ricordare la grande influenza
esercitata dall’ordine di Cluny che si riflette nella
costruzione di 1400 edifici sparsi nel vecchio continente. Attraverso
l’affiliazione di monasteri già esistenti e la creazione di nuovi, i cluniacensi diffusero infatti le
loro strutture prima di tutto, e in maggioranza, in Francia, e poi in Germania,
nella penisola iberica, in Italia, in Inghilterra e quindi nel resto d'Europa.
L’abbazia benedettina di Cluny, fondata nel 910 da
Guglielmo il Pio, ha promosso valori che restano attuali ancora oggi: pace,
coesione sociale, arte e cultura. Come ricorda l’agenzia SIR, il programma dei
grandi itinerari culturali europei è nato nel 1987 con lo scopo di mostrare che
il patrimonio dei differenti Paesi europei costituisce un patrimonio culturale
comune. Il 17 e 18 giugno prossimi, in occasione della cerimonia per la
consegna del diploma di “Grande itinerario culturale europeo”, si riunirà
inoltre l’assemblea generale 2006 della Federazione dei siti cluniacensi. (E.B.)
Sulla scia dell’interesse per i Mondiali di calcio,
la conferenza episcopale inglese lancia una campagna che, paragonando i
sacerdoti ai calciatori mira a far riflettere i giovani sulle vocazioni
LONDRA. = Sfruttare l’interesse suscitato dai Mondiali di
calcio per proporre un messaggio sulle vocazioni al sacerdozio. L’idea –
secondo quanto riporta l’agenzia SIR - è dell’Ufficio nazionale per le
vocazioni della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che ha lanciato una
campagna pubblicitaria nella quale i sacerdoti vengono
“paragonati” ai campioni del calcio. Nel poster un calciatore tiene in mano un
pallone e si concentra sull’azione. Nello stesso poster il giocatore è anche
ritratto con l’abito sacerdotale e concentrato nella preghiera. “Il calcio
rappresenta una parte importante della vita di molti giovani. Tutti sanno -
spiega Paul Embery,
responsabile dell’ufficio per le vocazioni – che per diventare calciatori
professionisti ci vogliono dedicazione, passione, anni di preparazione,
perseveranza e appoggio della squadra. Anche il sacerdozio – conclude il responsabile
- ha in qualche modo queste caratteristiche e abbiamo voluto comunicarle così
ai giovani”. (E.B.)
=======ooo=======
15 giugno 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nello Sri Lanka, sono almeno 64 le vittime dell’attentato di questa
mattina nel distretto di Anuradapura, città a 200
chilometri a nord di Colombo. Due mine, collocate lungo la strada, sono esplose
al passaggio di un autobus con a bordo studenti,
donne, bambini e alcuni monaci. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Si tratta del più grave attacco avvenuto nel Paese
asiatico dalla tregua siglata nel 2002. Tra le vittime, tutti civili, ci sono
almeno 8 bambini. Il governo di Colombo ha attribuito la responsabilità
dell’attentato alle Tigri Tamil. I ribelli hanno
tuttavia escluso il loro coinvolgimento nell’azione terroristica. Un portavoce
dell’esecutivo ha dichiarato che “il processo di pace ed il cessate-il-fuoco
sono ancora in vigore”, ma devono essere rivisti.
Subito dopo l’attentato, è scattata immediata la reazione dell’esercito: sono
state bombardate alcune basi delle Tigri Tamil nel
nord est dell’isola di Ceylon. Lo scontro ha profonde
radici: nello Sri Lanka, la
guerra civile tra la minoranza Tamil e la maggioranza
cingalese ha avuto inizio nel 1983 e ha provocato tra i 60 mila e gli 80 mila
morti e circa 350 mila sfollati. Le Tigri Tamil
hanno, come obiettivo, la creazione di uno Stato autonomo e autogovernato. La
storia recente del conflitto è dominata da spiragli di pace e bruschi intoppi.
Nel 2002, grazie alla mediazione internazionale ed in particolare della
Norvegia, è stato formalizzato un cessate il fuoco. Ma nelle elezioni del 2004,
la sconfitta del partito dell’allora primo ministro, Ranl
Wichremeshinghe, sostenitore della riconciliazione,
ha provocato una battuta d’arresto nel processo di pace. Dopo lo tsunami del 26 dicembre del
2004, le parti avevano poi trovato un accordo per soccorrere la popolazione
colpita. Ma l’intesa fu vanificata da successivi sviluppi. Le presidenziali
dello scorso mese di novembre hanno portato, infine, all’elezione dell’attuale
presidente, Mahinda Rajapakse,
che ha indicato nella linea dura contro le Tigri Tamil
una delle priorità del suo mandato. Il governo di Colombo continua, comunque, a
dichiararsi determinato nel portare avanti il processo di riconciliazione nazionale.
**********
Grave attentato
anche in Afghanistan, dove almeno 10 civili sono morti per l’esplosione di una
bomba che ha devastato un minibus a Kandahar.
L’attacco è stato rivendicato dai talebani. Il nostro servizio:
***********
Un nuovo attentato ha scosso, stamani, la città
meridionale di Kandahar, ex roccaforte del deposto
regime talebano. Una bomba artigianale ha sventrato
un minibus con a bordo alcuni interpreti ed un gruppo
di dipendenti afghani che lavorano nella base militare americana, alla
periferia della città. L’ordigno è esploso poco dopo una sosta nei pressi di
una panetteria, provocando almeno 10 morti, tutti civili. L’azione è stata
rivendicata dai talebani: “E’ la dimostrazione – ha dichiarato un leader dei
ribelli - che riusciamo ad arrivare anche nei luoghi più controllati dal
governo”. L’attacco è stato sferrato poche ore dopo l’annuncio dell’avvio della
più vasta offensiva da parte delle forze della coalizione dalla
caduta del regime dei Talebani, alla fine del 2001. L’operazione prevede, nel sud
dell’Afghanistan, l’impiego di oltre 11 mila uomini per
espugnare le roccaforti dei ribelli nelle zone più impervie del Paese. L'offensiva partita
nell’Afghanistan meridionale, prevede anche operazioni in province più a nord.
***********
Violenze anche nel vicino
Pakistan: uomini armati hanno colpito un veicolo della polizia nella città
meridionale di Karachi, uccidendo tre poliziotti, fra i quali un dirigente di
un carcere. Sconosciuta, la matrice dell’attacco.
In Iraq, quattro sunniti sono stati uccisi da uomini
armati durante l’ora della preghiera in una moschea vicino a
Tikrit, nel “triangolo sunnita”.
Nella città sciita di Kerbala è stato arrestato,
intanto, il presidente del Consiglio provinciale con l’accusa di terrorismo.
In Medio Oriente, un civile israeliano è rimasto ferito in
seguito a nuovi lanci di razzi Qassam palestinesi
contro Israele. L’azione segue l’ultimo raid aereo condotto martedì scorso
dall’aviazione israeliana nella Striscia di Gaza e costato la vita ad 11
persone. Ieri, il Papa ha espresso la propria vicinanza alle vittime innocenti
delle ultime stragi in Terra Santa e lanciato un appello alla comunità internazionale
perché aiuti la popolazione palestinese. Ascoltiamo, al microfono di Emer McCarthy, il
parroco della Chiesa Santa Famiglia a Gaza, padre Manuel Mussallam:
**********
R. – WE FEEL FIRST THANKFUL …
Innanzitutto siamo grati al Santo Padre per aver parlato a
nostro nome, a nome del popolo palestinese lanciando
un appello alla pace. Siamo fermamente convinti che
**********
In Iran, l’ayatollah Ali Khamenei
ha avvertito che la Repubblica islamica non cederà al volere dell’Occidente,
che sta cercando di convincere Teheran a rinunciare
all'arricchimento dell'uranio. A quanto riferisce la radio iraniana, la più
alta autorità dell’Iran ha affermato che il suo Paese “non si piegherà alle
pressioni”. Il programma nucleare, ha sottolineato, fa parte dei “principali
obiettivi” nazionali.
In Indonesia, le autorità hanno confermato il 38.mo caso mortale di influenza
aviaria. La vittima è una bambina di sette anni. Sono in
corso verifiche per accertare se la piccola ha contratto il virus H5N1,
il ceppo più letale per l’uomo.
I capi di Stato e
di governo e ministri degli Esteri dei Venticinque Paesi dell’Unione Europea si
danno appuntamento oggi pomeriggio, a Bruxelles, per il Consiglio d’Europa. In
agenda, i progetti di conclusioni in materia di Costituzione e l’attuazione di
interventi concreti che vanno dallo sviluppo sostenibile al cambiamento
climatico, dalla politica energetica alla gestione di crisi e catastrofi.
Si è aperto il vertice annuale dei leader dell'Organizzazione per la
Cooperazione di Shanghai. Nella metropoli cinese, anche il presidente russo
Vladimir Putin. A margine degli incontri, Putin ha ribadito che l'Iran ha il diritto di dotarsi, come
qualsiasi altra nazione, di "alta tecnologia nucleare". Nell’agenda
del capo del Cremlino, anche un incontro con il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Del programma nucleare della
Repubblica islamica si parlerà oggi anche a Vienna, dove si riuniscono i 35
governatori dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
In
Somalia, le corti islamiche continuano la loro avanzata nel nord del Paese.
Dopo la conquista della capitale Mogadiscio, gli estremisti islamici hanno
preso il controllo anche della città di Jowhar,
roccaforte dei “signori della guerra”. Nonostante la minima resistenza opposta,
si contano almeno cinque morti ed una decina di feriti. Ma chi sono queste
cosiddette “corti islamiche” che hanno preso il potere in Somalia? Christopher Altieri, della nostra redazione inglese, lo ha
chiesto all’arcivescovo Giorgio Bertin,
amministratore apostolico per Mogadiscio:
**********
R. – Quelli che hanno attualmente preso il potere sono
formati da una alleanza di diversi tribunali islamici
impostati in base ai diversi clan e, dunque, non molto unificati fra di loro.
E’ importante vedere, ora, cosa intendono fare: se vogliono estendere il loro
potere attraverso tutta la Somalia, si scontreranno
con il governo di transizione che risiede in questo momento a Baidoa. E’ vero che questo è un governo di transizione che
non ha alcun potere. Sembra che questi tribunali islamici abbiano un buon
sostegno popolare, perché in questi ultimi anni hanno senz’altro aiutato la
gente ad avere un po’ di pace, un po’ di tranquillità. C’è, dunque, un certo
sentimento popolare a loro favore. L’ideale sarebbe che possano entrare in
dialogo con questo governo di transizione, che – almeno formalmente – è
riconosciuto dalla Comunità internazionale. Noi, in quanto Chiesa, manteniamo
la nostra presenza sia attraverso alcune suore a Mogadiscio, sia attraverso la
stessa Caritas Somalia a Baidoa.
Continuiamo ad offrire il nostro servizio nei confronti dei più bisognosi e dei
più poveri, senza guardare chi comanda, purché chi comanda non ci rivolga una
minaccia diretta. Dobbiamo avere un margine di manovra in cui la nostra
identità venga rispettata.
**********
“Identificare le
persone che hanno la responsabilità maggiore dei crimini commessi in Darfur è una sfida chiave per l’inchiesta”. E’ quanto ha
dichiarato il procuratore del Tribunale penale internazionale, Luis Moreno Ocampo, presentando
ieri, al Consiglio di sicurezza dell’ONU, il suo rapporto sulla martoriata
regione sudanese. Dal documento emerge che in Darfur
proseguono i massacri, le uccisioni indiscriminate e gravi violazioni dei
diritti umani: i civili – si legge poi nel testo – non sono adeguatamente
protetti dagli attacchi sferrati dai ribelli e gran parte dei responsabili di
questi crimini restano impuniti. Il conflitto tra forze governative e insorti
ha causato tra 180 e 300 mila morti, a seconda delle
stime, ed oltre due milioni e mezzo di profughi. Lo scorso mese, è stato
firmato un accordo di pace tra l’esecutivo di Khartoum e il maggiore dei gruppi ribelli.
=======ooo========