RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 163 - Testo della trasmissione di lunedì
12 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
L’antica e attuale devozione al Sacro Cuore di Gesù:
intervista con padre Massimo Taggi
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata mondiale contro il lavoro
minorile: ce ne parla Claudio Lenoci
CHIESA E SOCIETA’:
Il saluto di mons. Stanisław
Ryłko, ieri, a conclusione del pellegrinaggio Macerata-Loreto
E’ in arrivo, negli Stati Uniti, Alberto, la prima tempesta
tropicale dell’anno
Pakistan:
i talebani, nel Waziristan,
proibiscono pratiche considerate non islamiche
Iraq: oltre 20 morti in attentati e scontri
12 giugno 2006
RESO NOTO OGGI IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO APOSTOLICO DI BENEDETTO XVI
A VALENCIA, IN SPAGNA,
L’8 E 9 LUGLIO PROSSIMI,
IN OCCASIONE DEL V
INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto stamane
in successive udienze il dott. Jürgen Rüttgers, ministro presidente della Regione Renania settentrionale e Vestfalia, con il seguito; il
cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente della Commissione per lo Stato della
Città del Vaticano e presidente del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano; l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, nunzio
apostolico in Brasile; l’ambasciatore di Slovenia, Ludvik
Toplak, con la consorte, in visita di congedo.
IL PAPA INVITA I FEDELI ALLA
CELEBRAZIONE DEL CORPUS DOMINI GIOVEDI’ PROSSIMO IN SAN GIOVANNI IN LATERANO
CON
CI INDICA CHE
“Dio è amore” e solo entrando “in questo amore
l’essere umano trova la sua verità e la sua felicità”. E’ quanto ha detto ieri
il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro in occasione della Festa della
Santissima Trinità. Un tema strettamente legato all’Eucaristia che
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Solo nell’amore – afferma il Papa - l’uomo
trova la propria realizzazione, la pienezza della gioia e della vita, la vera
libertà. L’Eucaristia ci dice che “la vita si trova soltanto donandola: non la si trova volendo impossessarsene”. Eppure
l’essere umano cerca spesso questa vita come il figliol
prodigo: vuole essere cioè “totalmente libero”:
“Essere
libero significa, in questa visione, poter fare tutto quello che si vuole; non
dover accettare alcun criterio al di fuori e al di sopra di me stesso. Seguire
soltanto il mio desiderio e la mia volontà. Chi vive così, ben presto si
scontrerà con l'altro che vuole vivere nella stessa maniera. La conseguenza
necessaria di questo concetto egoistico di libertà è la violenza, la
distruzione vicendevole della libertà e della vita”.
“Amare – sottolinea il Papa – vuol dire anche essere
pronti a soffrire”. L’amore vero è esigente. Per questo c’è chi rifiuta il
cristianesimo: perché non accetta il mistero della croce. La croce, in fondo, è
l’amore che non conosce limiti, che non si ferma di fronte allo scandalo della
sofferenza, al sacrificio di sé.
Nell’Eucaristia – dice il Pontefice - incontriamo “il Signore che per noi
si spoglia della sua gloria divina, si lascia umiliare fino alla morte in croce
e così si dona a ognuno di noi”:
“L'Eucaristia deve diventare per noi una
scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita. La vita non la si dona solo nel momento della morte e non soltanto nel
modo del martirio. Noi dobbiamo donarla giorno per giorno. Occorre imparare
giorno per giorno che io non possiedo la mia vita per me stesso. Giorno per
giorno devo imparare ad abbandonare me stesso; a tenermi a disposizione per
quella cosa per la quale Egli, il Signore, sul momento ha bisogno di me, anche
se altre cose mi sembrano più belle e più importanti”.
Amare –
spiega Benedetto XVI è “donare la vita, non prenderla”:
“È proprio così che
facciamo l'esperienza della libertà. La libertà da noi stessi, la vastità
dell'essere. Proprio così, nell'essere utile, nell'essere una persona di cui
c'è bisogno nel mondo, la nostra vita diventa importante e bella. Solo chi dona
la propria vita, la trova”.
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L’ANTICA E ATTUALE DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESU’,
PERCORSO
SPIRITUALE CHE COINVOLGE DA SECOLI FEDELI MISTICI E PAPI
-
Intervista con padre Massimo Taggi -
Un secolo e mezzo fa, dopo un non facile percorso, la
festa del Sacro Cuore di Gesù veniva estesa a tutta la
Chiesa per volontà di Pio IX. Nel centenario di quell’evento,
il 15 maggio 1956, Pio XII pubblicò un’Enciclica - la Haurietis Aquas - per
sottolineare l’importanza di un percorso spirituale iniziato in Brasile, con i
primi gesti pubblici di devozione al Sacro Cuore. A questo doppio anniversario,
l’Apostolato della preghiera dedica un convegno, dal 26 al 28
giugno prossimi, incentrato sull’attualità di questa devozione, che oggi
rischia di non essere più compresa a fondo da certa sensibilità religiosa, poco
incline al rispetto delle tradizioni. Alessandro De Carolis ne ha parlato con
il padre gesuita, Massimo Taggi, direttore nazionale
per l’Italia dell’Apostolato della preghiera:
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R. – La devozione al Sacro Cuore di Gesù è attuale perché
non è proprio una devozione, è molto di più, è una spiritualità, è un culto. E’
vero che è stata presentata e vissuta nel passato con determinate forme devozionali e allora quelle forme probabilmente sono meno
comprensibili e meno adatte alla gente di oggi. Ma se si torna al nucleo centrale
della devozione al Cuore di Gesù, essa è attualissima. Nella prima Enciclica,
Benedetto XVI, senza parlare esplicitamente della devozione, nella sostanza fa
riferimento al cuore di Cristo e lo indica proprio come mezzo per cogliere
l’amore di Dio, Dio amore, e rispondergli.
D. – La festa liturgica del Sacro Cuore ha 150 anni e la si deve a Pio IX, ma più antica ancora è la sua origine
che ha visto Pontefici, mistici e la stessa Compagnia di Gesù tra i protagonisti
della sua diffusione...
R. – E’ vero. C’è stata una lunga “incubazione” di questa
festa. Questi 150 anni di cui lei parlava si possono anche dividere in due,
perché a 100 anni dall’estensione a tutta la Chiesa universale della festa del
Cuore di Cristo, Papa Pio XII colse l’occasione per fare un’Enciclica
importante, intitolata Haurietis Aquas e
quest’anno si celebra il 50.mo di questa Enciclica.
Ora, in occasione di questo 50.mo, Benedetto XVI ha inviato il mese scorso una
lettera al Padre Kolvenbach, preposito
generale della Compagnia di Gesù. Perché proprio al Padre Kolvenbach?
Perché, come lei diceva, mistici della Compagnia di Gesù hanno contribuito
molto alla diffusione del Sacro Cuore. Fra questi mistici, vorrei citare
Claudio de La Colombière, che è vissuto nel 1670-1690
ed è stato il direttore spirituale di Santa Maria Margherita Alacoque. L’altro più vicino a noi è il padre Teilhard de Chardin, famoso
scienziato, paleontologo, che ha speso la vita in Cina per studiare la
paleontologia ma anche per cercare di fare da ponte fra la scienza e la fede.
Ebbene, Teilhard de Chardin
ha degli scritti bellissimi sul Cuore di Gesù.
D. – L’Apostolato della Preghiera ha in programma un
congresso che affronterà questa tematica. Da quale angolazione?
R.- Il grande punto di attualità sul quale noi vogliamo
concentrarci col nostro congresso è che il mondo di oggi ha delle cose
bellissime, è un mondo pieno di fermenti, di interessi, però ha anche dei lati
in cui ha bisogno di essere illuminato ed aiutato. Uno è questo materialismo o
confusione di idee, quello di cui il Papa parla continuamente, ed ha molto
bisogno di ritrovare il senso dell’amore e dell’affettività, il senso del
perdono. Dunque, un congresso proprio sulla linea del magistero di Benedetto
XVI.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "La famiglia, analogia
dell'ineffabile mistero di Dio Uno e Trino": all'Angelus della solennità
della Santissima Trinità, Benedetto XVI invita i credenti a guardare alla
comunità familiare per fare esperienza dell'intimità di Dio Padre, Figlio e
Spirito Santo.
Servizio vaticano - Due pagine dedicate al cammino
della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Medio Oriente: nuovi lanci di
razzi palestinesi su Sderot; rappresaglie israeliane
nella Striscia di Gaza. Salta la tregua informale varata nel febbraio del 2005.
Servizio culturale - Un articolo di Paolo
Siniscalco dal titolo "Uno strumento per comprendere chi siamo":
tradotto in italiano il "Dizionario di Letteratura Cristiana antica".
Servizio italiano - In rilievo il tema della
concertazione.
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12 giugno 2006
DOPO
LA ROTTURA DELLA TREGUA UNILATERALE DA PARTE DI HAMAS, ANCORA RAID
ISRAELIANI
NEI TERRITORI PALESTINESI: UCCISO UN MILITANTE DI HAMAS
NELLA
STRISCIA DI GAZA
-
Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa
-
In
Medio Oriente, il braccio armato di Hamas dopo aver infranto la tregua unilaterale,
continua ad attaccare il sud di Israele: diversi razzi sono stati lanciati, stamani
e nella notte, dalla Striscia di Gaza contro lo Stato ebraico. Forze di sicurezza
israeliane hanno ucciso, inoltre, un militante di Hamas a sud di Gaza. Sul
versante politico, continuano intanto le divergenze tra presidenza e governo
palestinese, soprattutto dopo l’annuncio da parte del presidente Abu Mazen di un referendum,
previsto per il prossimo 26 luglio, sul futuro dei Territori. Ma come spiegare
questa frattura? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Pierbattista
Pizzaballa, Custode di Terra Santa:
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R. – E’ una frattura che va indietro nel tempo. I due
movimenti di Fatah e di Hamas sono sempre stati non
ostili, ma comunque rivali tra loro. Si sperava che, con le nuove elezioni, si
trovasse un compromesso. Invece, sembra si vada verso una tensione sempre
maggiore tra i due movimenti. Speriamo che queste tensioni non degenerino.
D. – Lo Stato di Israele, la Striscia di Gaza sotto il
controllo di Hamas, e la Cisgiordania dove è ancora netto il potere di Al Fatah. C’è il rischio di due
popoli e tre Stati?
R. – Alcuni già cominciano a parlare di questa
prospettiva. Io credo, comunque, che l’ipotesi di due popoli e tre Stati
sarebbe oggettivamente molto difficile. C’è il rischio, però, di una
separazione totale – questo sì – tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania.
D. – Cosa può significare, per la popolazione dei
Territori palestinesi, un referendum sul futuro Stato di Palestina?
R. – Lo scopo del referendum è quello di imporre una
linea, quella del presidente Abu Mazen,
su tutti, quindi anche su Hamas. Una linea che punti a non far dire al gruppo radicale:
“Noi rappresentiamo la popolazione, quindi non si fanno trattative”. Il
rischio, in realtà, è che questa situazione acuisca, ancora di più, la tensione
con Hamas e che scoppi anche una forte rivalità. Non credo che si possa
arrivare fino ad una guerra civile, ma il pericolo di violenze interpalestinesi
è alto.
D. – Quali, dunque, le speranze e i rischi in questa fase
segnata dalla ripresa dei raid israeliani, ma anche da nuovi attacchi
palestinesi contro lo Stato ebraico…
R. – E’ veramente un momento molto difficile. Io credo
che, da parte soprattutto della comunità internazionale, ci voglia molto buon
senso e molta pressione, su entrambe le parti, perché siano moderate le
posizioni. Israele non deve proseguire con questi attacchi; i palestinesi
devono interrompere i lanci di razzi Qassam contro lo Stato ebraico. Bisogna anche dire
che l’Autorità Nazionale Palestinese, adesso, ha bisogno di risorse. Uno dei problemi
principali, uno dei grandi fattori di tensione, è proprio la mancanza di
risorse economiche per la vita di tutti i giorni.
D. – Come vive la comunità cristiana
questo fragile equilibrio della politica palestinese?
R. – Con grande apprensione. I cristiani, come tutti gli
altri cittadini, soffrono molto, perché è molto difficile trovare attualmente,
almeno a breve termine, una soluzione pacifica. L’unica risorsa che abbiamo è
la preghiera. La speranza è di continuare a fare quello che abbiamo sempre
fatto nel nostro piccolo, senza la pretesa di cambiare nulla, ma dando almeno
una piccola testimonianza, la più positiva possibile.
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IL
MISSIONARIO COMBONIANO, ALEX ZANOTELLI, DENUNCIA, AI NOSTRI
MICROFONI, LO SFRUTTAMENTO DELLE
MULTINAZIONALI DELLA
FLORICULTURA
A DANNO DEI LAVORATORI DEL KENYA
Il Kenya, terra dei fiori. Può sembrare strano, ma nel
Paese africano la floricoltura è la seconda industria per fatturato dopo il
turismo. Fiori recisi al mattino sulle sponde del lago Naivasha
che arrivano sui mercati europei. Un business
da 500 milioni di euro l’anno e che impiega direttamente 100 mila persone e
indirettamente altre 700 mila. Non poco, se si pensa che in Kenya il tasso di
disoccupazione è del 40% e che il resto dell’economia è in stagnazione. Ma
tutto questo ha un rovescio della medaglia, come sottolinea padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, per molti anni nelle baraccopoli di Nairobi,
intervistato da Antonella Villani:
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R. – Il rovescio della medaglia è che questa industria
molto bella, che dà lavoro, che porta soldi anche al Kenya, è pagata in modo
pesantissimo dalla gente. Gli operai sono costretti molto spesso a vivere in
situazioni davvero disumane, che ho visto personalmente, con i miei occhi, per
i pesticidi usati ed altro: paga l’ambiente ma pagano
anche le persone!
D. – La “Kenyan Human Rights Commission”
denuncia ogni anno centinaia di casi di cecità, sterilità e malattie della
pelle, dovuti proprio all’esposizione ai pesticidi …
R. – C’è tutta una serie di profonde violazioni che
avvengono. Questo coinvolge proprio i poveri del Sud del mondo, che vengono usati come manodopera a basso prezzo. Loro sono ben
felici di lavorare, ma chiaramente noi non possiamo tollerare che ci siano grandi profitti che vengono fatti poi, in Olanda o
altrove, sui fiori, mentre i poveri ci rimettono la salute, ci rimettono il
loro benessere.
D. – Un po’ – come dire – ad Amsterdam i petali, in Kenya
le spine?
R. – Esatto! Tra l’altro, noi avevamo iniziato una grossa
campagna sui fiori; per esempio, per San Valentino avevamo pensato ad una
cartolina, che la ragazzina può mandare al suo fidanzato dicendo: ‘Guarda, invece di mandarti una rosa ti mando questa
cartolina sulla quale c’è una rosa’, dalla quale
spuntava il sangue, perché queste rose sono pagate dalla gente, dai poveri, con
il sangue.
D. – Ma chi ci guadagna da tutto questo commercio?
R. – Certamente, gli intermediari, ma soprattutto ci
guadagnano le grandi multinazionali dei fiori e qui in particolare bisogna
parlare di Londra, dove buona parte di questi fiori passano, e Amsterdam.
D. – Sono spesso i fiori venduti – tra l’altro – agli
angoli delle strade?
R. – Sono proprio i fiori che troviamo da portare sulle
tombe dei nostri cari o da regalare alla mamma o alla moglie o alla fidanzata;
sono gesti belli, ma basterebbe pensare a quello che c’è sotto, per capire che
quel simbolo oggi non è più un simbolo di amore, ma un simbolo di sangue.
D. – Nel 2008 cesseranno le agevolazioni commerciali che
hanno consentito tutto questo. Le multinazionali stanno già traslocando le loro
serre soprattutto in Etiopia dove, tra l’altro, la manodopera costa meno. Cosa
pensa lei di tutto questo?
R. – Interessa fare profitti; quindi, quando non ci sono
più agevolazioni, quando non si possono più portare avanti determinate cose in
quel luogo, si chiude e si va in un altro, dove trovi manodopera in quantità,
perché di manodopera tra i poveri ce n’è tantissima. Tra l’altro, la Banca
Mondiale ha dichiarato che a questo mondo ci sono due miliardi di esuberi,
quindi immaginiamoci quanta manodopera c’è. Basta sfruttarla. Ed è quello che
davvero io contesto radicalmente. Noi non possiamo più andare avanti così,
perché l’unica logica che abbiamo, ormai, è quella del profitto. Io penso che
l’etica, ma soprattutto la politica, deve tornare a “comandare” perché
l’economia e la finanza obbediscano ai rappresentanti che noi eleggiamo, e non
che i nostri rappresentanti obbediscano all’economia e alla finanza.
D. – E senza fiori, per l’economia kenyota, che cosa
accadrà?
R. – Sarà un danno incredibile!
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LE NAZIONI UNITE CELEBRANO OGGI LA GIORNATA MONDIALE
CONTRO IL LAVORO MINORILE, CON ALCUNI
RISULTATI POSITIVI
- Ai
nostri microfoni, Claudio Lenoci -
Si celebra
oggi, con manifestazioni in tutto il mondo, l’annuale “Giornata mondiale contro
il lavoro minorile”, indetta dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro,
agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Simbolo della ricorrenza è Iqbal Masih, il dodicenne pachistano
ucciso nel 1995 per essersi ribellato alla sua condizione di schiavitù, come
tessitore di tappeti. Il servizio di Andrea Rustichelli:
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Sembra aprire uno spiraglio di speranza il titolo di
questa edizione della Giornata mondiale che recita “La fine del lavoro dei
bambini, un obiettivo alla nostra portata”. Sono in effetti
documentati nel recente rapporto globale, i risultati positivi raggiunti dalla
comunità internazionale su questo fronte. E tuttavia sono ben 218 milioni i
ragazzi che nel mondo sono ancora sottoposti a sfruttamento, molto spesso
ridotti a una vera e propria condizione di schiavitù. Tra le varie
manifestazioni c’è anche quella di Ginevra, dove il campione di football
camerunese, Roger Milla, presenzierà con altri ospiti ad un’iniziativa sportiva
sostenuta dalla FIFA, il cui eloquente nome è “Cartellino rosso per il lavoro
minorile”. In Italia, la ricorrenza è stata quest’anno
celebrata in anticipo con la presentazione avvenuta, qualche settimana
fa, del menzionato rapporto globale le cui novità sono illustrate dal direttore
per l’Italia dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, Claudio Lenoci:
R. - Il rapporto globale per il 2006 indica una
prospettiva positiva rispetto ai precedenti anni. A livello mondiale si rivela
come il numero dei minori lavoratori nella fascia di età fra i
5 e i 17 anni, sia sceso dai 246 milioni del 2000 ai 218 milioni nel
2004, quindi una riduzione dell’11 per cento.
D. – Quali sono le linee di azione possibili in questo
senso e le aree di maggiore criticità?
R. – Nei Paesi più poveri dell’Africa Sub-Sahariana, e non
soltanto lì ma anche in parti dell’Asia, dell’America centrale, esistono delle
situazioni di una drammaticità considerevole e naturalmente occorre
concentrarsi di più in queste aree di criticità. Questo vuol dire uno sforzo
maggiore da parte dei governi donatori, per esempio l’Italia fra questi, su programmi
di cooperazione, di assistenza tecnica, di indirizzo sulle famiglie, di
sostegno alle famiglie perché poi il minore che va al lavoro è la vittima
consequenziale di uno stato di disagio, di povertà assoluta della famiglia.
Però anche nei Paesi industrializzati, c’è sicuramente un minor rischio di
rilevare fenomeni di lavoro minorile; occorre tuttavia stare in guardia, non
demordere, e fare periodicamente il punto della situazione.
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12 giugno 2006
“IL PELLEGRINAGGIO È UN’ESPERIENZA PROFONDA E
AFFASCINANTE DELLA CHIESA COME POPOLO IN CAMMINO”: COSÌ, IL PRESIDENTE DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI MONS. STANISŁAW
RYŁKO, CHE IERI HA PRESIEDUTO
- A cura di Roberta Moretti -
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LORETO. = “Siete
un grande popolo in cammino, una bellissima icona della Chiesa pellegrina nel
mondo!”: questo il saluto rivolto ieri dal presidente del Pontificio Consiglio
per i Laici, l’arcivescovo Stanisław Ryłko, ai 60 mila pellegrini che hanno partecipato,
nella notte tra sabato e domenica, al ventottesimo Pellegrinaggio a piedi da
Macerata a Loreto, sul tema: “Vagliate ogni cosa e trattenete il valore” (cfr 1 Ts 5,21).
Presiedendo la celebrazione eucaristica nel piazzale antistante
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è In
arrivo, negli stati uniti, alberto,
WASHINGTON.
= È in allerta la costa ovest della Florida a causa della
prima tempesta tropicale della stagione 2006. Alberto, denominata così
dal Centro Nazionale degli uragani di Miami, si trova ora a circa 500
chilometri ad ovest di Key West, all’estremità sud
della Florida. Il fenomeno, con venti che soffiano a circa 70 chilometri orari,
ha già provocato 2 vittime a Cuba e costretto all’evacuazione circa 3.500
persone. L’uragano Alberto rappresenta l’inizio della stagione americana degli
uragani. Ogni anno, infatti, la costa dell’Atlantico deve fare i conti con
tempeste e fortunali dalle conseguenze spesso devastanti. La stagione 2005 è
stata la più intensa di tutti i tempi, con 28 tempeste tropicali, di cui 15
divenute uragani. Si ricorda l’uragano Katrina, il più grave disastro naturale
della storia degli USA, ha provocato la morte di circa 2000 persone devastando
New Orleans. (V.C)
PAKISTAN:
AFFISSO DAI TALEBANI, NEL
WAZIRISTAN, UN MANIFESTO
CHE
PROIBISCE VINO, DROGA, SCOMMESSE E CASSETTE AUDIO E VIDEO CONTENENTI MATERIALE
NON ISLAMICO.
MIRANSHAH. = Sono previste nel Waziristan, in Pakistan, serie conseguenze per quanti indulgano in pratiche non islamiche, come guardare film ed
ascoltare musica. Queste alcune delle restrizioni, scrive l’agenzia Asianews, tra cui limitazioni relative all’uso di hashish,
eroina, vino, e proibizioni sul gioco d’azzardo, che si leggono nel manifesto
pubblicato ieri dai talebani e da alcuni leader religiosi del Paese.
L’annuncio, che è stato affisso un giorno dopo il bombardamento che ha colpito
una postazione di militanti islamici e ucciso 20 guerriglieri, proibisce anche
le scommesse. Quanto ai luoghi in cui queste si svolgono, si precisa che dovranno
essere utilizzati soltanto per giusti scopi, come i prestiti ad interesse.
Secondo alcune fonti anonime locali, l’iniziativa sarebbe stata accolta con
gratitudine dalla popolazione maschile, dominante, la quale ritiene che queste
regole possano contribuire alla pace e alla prosperità all’interno della
regione. (V.C.)
MIGRANTI IRREGOLARI: TRE ASSOCIAZIONI SPAGNOLE DENUNCIANO LE POLITICHE
REPRESSIVE ADOTTATE DAI GOVERNI DI MADRID E
RABAT. PRESENTATI
IN UN
RAPPORTO I DATI SUL FENOMENO DEL RAZZISMO NELLA PENISOLA IBERICA
MADRID. = Critiche ai governi di
Madrid e Rabat per le repressioni adottate l’anno scorso contro i migranti da
tre organizzazioni non governative spagnole, “Sos Racismo”, “Pro Derecho de la Infanzia” (Prodein) e la “Asociación Intercultura”. Durante la presentazione del
rapporto annuale di “Sos Racismo”
sul fenomeno del razzismo in Spagna, riferisce l’agenzia MISNA, è stato
denunciato un diffuso clima di violenza che si registrerebbe soprattutto a Ceuta e Melilla, dove migranti
irregolari continuerebbero ad essere portati negli ospedali delle città vicine
dopo essere stati feriti da colpi d’arma da fuoco. Le tre organizzazioni hanno
segnalato inoltre la presunta espulsione di alcuni minori, incluse bambine, da Melilla, cosa che sarebbe attestata da denunce. Il quarto
dei dieci capitoli del rapporto è dedicato agli scontri dello scorso autunno fuori dalle recinzioni di Melilla
e alla morte di almeno 14 migranti clandestini cui avrebbero sparato militari
dell’esercito marocchino. (T.C.)
PUBBLICATO IL QUARTO RAPPORTO SUI
DIRITTI GLOBALI 2006.
DONNE E BAMBINI RISULTANO I PIÙ DISCRIMINATI,
MENTRE RESTA ALTO L’ANALFABETISMO IN
TUTTO IL PIANETA.
NEI PAESI PIÙ POVERI, GUERRE E FAME MIETONO ANCORA MILIONI DI VITTIME
ROMA. = È stato presentato oggi a Roma il
quarto Rapporto sui diritti globali 2006, che analizza le trasformazioni e i
problemi del mondo di oggi. Nei 14 capitoli del dossier, ideato e curato da
Sergio Segio e pubblicato da Ediesse,
emerge un grido di dolore planetario. L’urlo più straziante arriva dai Paesi
poveri dilaniati da fame, malattie, guerre e sfruttati da multinazionali. A
patire le sofferenze maggiori sono donne e bambini. La prime,
in particolare, risultano spesso mutilate, nelle ambizioni e nel corpo, da
tradizioni culturali che le penalizzano. Tre milioni di donne sono state uccise
perché femmine e, negli ultimi 20 anni 200 milioni di donne, ragazze e bambine
sono state vittime di omicidi, fame e discriminazioni. Il 40-70 per cento degli
omicidi femminili sono da imputare a mariti e fidanzati. I bambini vengono invece privati della loro infanzia perchè forzati a
diventare piccoli soldati o comprati come merci per il mercato del sesso o
degli organi, o ancora perché costretti a lavorare senza alcun riconoscimento
di diritti. Ogni anno, muoiono 11 milioni di minori in condizioni disumane, la
maggior parte dei quali con meno di 5 anni. Almeno 800 milioni di persone
soffrono quotidianamente la fame, 300 milioni sono bambini e il 90 per cento di
essi soffre di malnutrizione cronica. Nei soli primi 9
mesi del 2005, sono stati calcolati oltre 6.200.000 morti per fame. Sono invece
246 milioni i bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni che lavorano in tutto
il mondo: di questi 180 milioni sono impiegati in attività
pericolose e illecite e sfruttati a scopo sessuale. Per quanto riguarda i conflitti, all’inizio del 2006 se ne registravano
in corso in 22 Paesi. Nel complesso si stima che queste guerre abbiano finora
prodotto oltre 5,5 milioni di vittime, mentre quelle civili nei tre anni di
guerra in Iraq sono circa 38 mila. Negli ultimi 12 anni, poi, sono stati
registrati 6.336 migranti morti nel tentativo di entrare o di non essere allontanati
dall’UE. A questa cifra vanno tuttavia aggiunte centinaia di morti “invisibili”
o non denunciati. In tema di istruzione nel nostro pianeta, si contano 700
milioni di analfabeti. Nel settore sanità, nel 2005 i casi di Hiv/Aids sono aumentati a 5 milioni. In tutto il mondo le
persone affette dal virus sono 40,3 milioni. A mantenere ancora in vigore la
pena capitale sono invece 73 Stati. Amnesty International ha accertato nel 2005 almeno 2.148 esecuzioni
in 22 Paesi. (T.C.)
UN
ANNO FA IN ITALIA IL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA.
DOMANI,
A ROMA, L’ASSOCIAZIONE “SCIENZA & VITA” ANALIZZERÀ IN UN INCONTRO
LE
SFIDE DI OGGI
ROMA. = Ad un anno dal referendum sulla
legge 40/2004 in materia di procreazione medicalmente assistita,
l’associazione “Scienza & vita” ha organizzato a Roma un incontro che si
svolgerà domani alle 11 nella Sala Capranichetta. “Le
nuove sfide per il futuro dell’uomo. A un anno dal referendum”, questo il tema
della tavola rotonda, scrive l’agenzia SIR, che vedrà la partecipazione dei due
presidenti dell’associazione, Bruno Dallapiccola e
Maria Luisa Di Pietro. Il primo traccerà un bilancio dell’anno trascorso,
mentre la seconda illustrerà il nuovo “Manifesto” di “Scienza & vita” e
presenterà le linee programmatiche che guideranno l’attività futura del
sodalizio. Edoardo Patriarca parlerà invece delle articolazioni
dell’associazione sul territorio e degli aspetti organizzativi. Nel corso della
mattinata, infine, sarà presentato il libro “Essere umani”, un racconto della
campagna della scorsa primavera. A discuterne saranno la
storica, Lucetta Scaraffia, autrice della
prefazione, e Beatrice Rosati, coordinatrice per l’organizzazione e la comunicazione
di “Scienza & vita”, che ha ideato e curato il volume. (T.C.)
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12 giugno 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco e Roberta Moretti -
In
Iraq, alla minaccia di nuovi scioccanti attacchi su larga scala, lanciata ieri
su internet da Al Qaeda, si
aggiunge il dramma di nuovi attentati. Almeno 25 i morti in varie zone del
Paese, mentre è stata rinviata ai primi di agosto la
conferenza di riconciliazione nazionale irachena, prevista la settimana
prossima a Baghdad. Ce
ne parla, nel servizio, Roberta Moretti:
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Un ex
ufficiale dell’esercito di Saddam Hussein
è stato ucciso stamani da uomini armati in un quartiere di Mosul,
circa 400 chilometri a nord di Baghdad, mentre sette terroristi legati ad al Qaeda sono morti in un raid
aereo vicino a Baquba, nella stessa zona dove
mercoledì scorso è stato ucciso il capo di al Qaeda
in Iraq, al-Zarqawi. Sempre a Baquba,
sono morte oggi altre 7 persone in due diversi attentati, mentre a Baghdad 10
persone hanno perso la vita, tra cui sei dipendenti del Ministero del petrolio,
rimasti uccisi in un attacco dei ribelli contro il pullman sul quale
viaggiavano. Da segnalare, poi - oltre alla ripresa del processo a Saddam Hussein, con la
deposizione di alcuni testimoni della difesa - il rinvio ad
agosto, da parte della Lega Araba, della Conferenza di riconciliazione
nazionale irachena, inizialmente in programma dal 20 al 22 giugno. La decisione
è stata presa per dare più tempo al premier, Al-Maliki,
di applicare le misure necessarie per contenere la violenza. E in questo senso,
il governo iracheno sta valutando l’ipotesi di invitare ai colloqui anche
alcuni gruppi ribelli. Infine, cresce il timore, sullo scacchiere internazionale, di
nuovi, imminenti attentati terroristici, dopo le ultime minacce di al Qaeda, che ieri sul web ha
ribadito la sua lealtà” a Bin Laden,
annunciando la pianificazione di “grandi attacchi che scuoteranno il nemico
come un terremoto, risvegliandolo dal sonno”.
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In
Afghanistan, un soldato britannico è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con
ribelli talebani, nella turbolenta la provincia
meridionale di Helmand. Nella zona, sarà rinforzata la presenza
militare della Gran Bretagna, che dovrebbe aumentare fino a 3.300 soldati,
entro luglio.
Il Comitato
internazionale della Croce Rossa invierà una squadra nella base militare americana
di Guantanamo, a Cuba, per valutare la situazione
dopo il suicidio di tre detenuti sospettati di terrorismo, i cui nomi sono
stati rivelati ieri sera dalle autorità militari statunitensi. Intanto, il governo americano ha
assicurato che indagherà sulla morte dei tre uomini.
Violenze
anche in Pakistan, dove almeno cinque persone sono rimaste uccise
nell’esplosione di una bomba. Lo riferiscono fonti locali precisando che
l’attentato è avvenuto nella provincia del Baluchistan,
nel sud ovest del Paese.
L’Iran non aprirà
trattative sulla produzione di combustibile nucleare. Lo ha dichiarato il
portavoce del governo di Teheran, Elham.
Tali affermazioni arrivano all'indomani della visita al Cairo del capo negoziatore
iraniano Ali Larijani, che aveva
definito “accettabili” alcune voci del pacchetto di incentivi messo a
punto dai Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza più la Germania.
Oggi, a Vienna, intanto si è aperta la riunione dei governatori dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica. A questo punto ci sono ancora possibilità
di intesa tra Iran e comunità internazionale? Giancarlo La
Vella lo ha chiesto a Maurizio Simoncelli,
esperto di nucleare dell’organizzazione Archivio Disarmo:
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R. – Certamente il governo di Ahmadinejad
sembra promettere un futuro preoccupante, perché quello che sta facendo in
campo nucleare, quello che sta facendo a livello di politica interna, anche nei
confronti dell’opposizione, non può che essere altamente
preoccupante. Bisogna cercare assolutamente di trovare una soluzione, perché,
ricordiamo, quella è un’area cruciale e non so effettivamente quali speranze ci
siano di trovare un accordo. Ad oggi, comunque,
sembrano sempre più ridotti gli spazi di un’intesa.
D. – A meno che non ci sia un
cambiamento di rotta da parte dell’Iran, a questo punto la via delle sanzioni,
dell’embargo, sembra inevitabile…
R. – Sì, sembra che ci possa essere un percorso di questo
genere. Teniamo presente che, d’altro canto, l’Iran, pur essendo un grande
produttore di petrolio, è anche un grande importatore di benzina raffinata,
perché non ha raffinerie sufficienti per la materia prima che produce in
abbondanza.
D. – Se il Consiglio di Sicurezza identificasse
l’atteggiamento iraniano come pericoloso per la pace internazionale, potrebbe
addirittura scattare l’autorizzazione per un intervento militare, secondo lei?
R. – Bisognerebbe che tutti i membri del Consiglio di
Sicurezza, in particolare i cinque che hanno il potere di veto, fossero tutti
d’accordo. Non so se la Cina, che è un grande acquirente
di petrolio dall’Iran, e anche la Russia siano sulla stessa linea degli Stati
Uniti.
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Si sono
interrotti i negoziati in corso da alcuni giorni tra le autorità islamiche che
controllano Mogadiscio e i rappresentanti del governo unitario di transizione
nazionale. Il punto di rottura, come precisano fonti ufficiali delle Corti islamiche,
è il secco rifiuto all’ipotesi di dare il via libera
al dispiego in Somalia di una forza di pace regionale. Intanto, i
miliziani musulmani puntano a conquistare anche il nord, dove sono situate le
basi dei cosiddetti “signori della guerra”. Intensi movimenti di truppe sono in corso nei pressi di Balad, una trentina di chilometri a nord di Mogadiscio,
dove da almeno 24 ore continuano a convergere ingenti rinforzi. Infine, è di
due morti il bilancio della rivolta, scatenata dagli abitanti della capitale,
contro il divieto di seguire i mondiali di calcio imposto dalle Corti Islamiche.
“Nessun progresso è stato fatto verso le nostre posizioni,
vediamo se ci sarà una nuova bozza che contenga elementi che ci soddisfino”. Lo
ha affermato, il ministro degli Esteri cipriota, George
Iacovou, arrivando al Consiglio dei ministri
dell’Unione Europea a Lussemburgo. Il premier turco, Tayyip
Erdogan, ha dichiarato, inoltre, che “se i ministri
dell’Unione europea accetteranno la volontà politica ed il veto della
Repubblica di Cipro, la Turchia non parteciperà alla riunione intergovernativa
di Lussemburgo”, prevista per oggi. L’incontro dovrebbe dare il
via libera, nel tardo pomeriggio, al primo dei 35 round negoziali tra
Turchia e Unione Europea. I ministri degli Esteri europei hanno già raggiunto,
intanto, un accordo sul primo capitolo del negoziato riguardante la ricerca e
la scienza.
Un
incontro, convocato per il mese prossimo, dei negoziatori per il Kosovo. E’ il risultato della missione di Martti Ahtisaari, inviato delle
Nazioni Unite, giunto a Pristina venerdì scorso. Intanto, il governatore ONU del Kosovo, Soren Jessen-Petersen, ha annunciato
che lascerà il suo incarico alla fine del mese per motivi familiari. Il Kosovo è
una provincia autonoma serba con il 90 per cento degli abitanti di etnia
albanese. La decisione finale sul suo status è attesa per la fine di
quest’anno. Secondo fonti diplomatiche, i Paesi
occidentali optano per l’indipendenza. Il governo di Belgrado, invece, si
oppone a questa ipotesi.
In
Italia, ieri ed oggi, fino alle 15, turno di ballottaggio delle elezioni
amministrative per 55 comuni. Si sceglie il sindaco a Catanzaro, Belluno,
Rovigo, Caserta, Salerno e in 47 comuni superiori ai 15 mila abitanti, oltre a
3 comuni inferiori ai 15 mila. Primo turno, invece, a Cagliari e a Carbonia, in Sardegna, dove non si è votato lo scorso 28-29
maggio per la presentazione di ricorsi di liste escluse.
Diciotto milioni di dollari per
aiuti urgenti a Timor Est: un appello per finanziare lo sforzo è stato lanciato
dalle Nazioni Unite, che così intendono coprire tre mesi di operazioni umanitarie
nel piccolo Paese asiatico, sconvolto da mesi di lotte interne all’esercito. Il
ministro degli Esteri del Timor orientale, Ramos-Horta,
ha reso noto che le migliaia di sfollati ammassati nei campi profughi sono
ancora in piena emergenza.
In India, una persona è morta in seguito alla
deflagrazione di una granata lanciata da sospetti militanti islamici, in una
stazione di autobus nel Kashmir indiano, regione contesa dai
governo di New Delhi e Islamabad. Nella zona
teatro dell’attentato, sostano solitamente centinaia di pellegrini prima di
affrontare un lungo viaggio verso Amarnath, un
santuario indù sull’Himalaya.
Ha provocato una decina di feriti la scossa di terremoto
che ha colpito all’alba la metropoli di Hiroshima, nel Giappone meridionale. Il sisma, di magnitudo 6,3 sulla scala Richter,
ha avuto per epicentro la provincia di Oita, a una
profondità di 140 chilometri. A scopo
cautelativo, è stata bloccata la circolazione ferroviaria su tutta l’isola di Kyushu. Un’altra scossa, di 4,8 gradi, è avvenuta nella notte
nel nord del Paese, senza provocare alcun danno a persone o cose. Il Giappone è
situato alla congiunzione di quattro placche tettoniche e subisce circa il 20
per cento delle scosse più violente al mondo. Per questo, la maggioranza degli
edifici è costruita con rigorosi criteri antisismici.
E un altro sisma, di magnitudo 5,9,
ha colpito nella notte la provincia di Lampung,
nell’isola indonesiana di Sumatra. La scossa
sottomarina si è verificata è stata localizzata ad ovest della capitale
provinciale, Tanjungkarang. Secondo l’agenzia meteorologica e geofisica
di Jiakarta, non si è avuto, nell’immediato,
notizia di vittime o danni.
Si svolgeranno oggi e domani in Thailandia
i festeggiamenti per il 60.mo anniversario dell’insediamento
al trono del re Bhumibol Adulyadej,
78 anni. Attesi nella capitale Bangkok, regine e principi di 25 nazioni in
omaggio al più vecchio monarca in carica del mondo.
In Israele una persona è morta e almeno 40 sono rimaste
ferite in seguito ad un incidente ferroviario, avvenuto stamani nella parte
centrale del Paese. Lo riferisce l’emittente araba ‘Al Jazeera’
precisando che un convoglio è deragliato dopo una collisione con un camion.
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