RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 162  - Testo della trasmissione di  domenica 11 giugno 2006

 

 

Sommario

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’Angelus, nella Solennità della Santissima Trinità, Benedetto XVI sottolinea che Dio non è solitudine infinita, ma comunione di luce e amore. Il Papa invita i fedeli romani e i pellegrini a prendere parte alla processione del  Corpus Domini, giovedì prossimo

 

Nella preghiera, incontrate Cristo speranza del mondo: così, il Papa nel messaggio ai partecipanti al pellegrinaggio Macerata-Loreto, promosso da Comunione e Liberazione

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

La pillola RU486 e il mito dell’aborto facile e innocuo. Dati recenti sull’utilizzo del farmaco abortivo in America e in Europa smontano un’informazione che rischia di banalizzare una scelta sempre drammatica. Ai nostri microfoni: Maria Luisa Di Pietro, Eugenia Roccella e Carlo Campagnoli

 

La famiglia sia al centro delle dinamiche del lavoro e dell’economia: a ribadirlo, in un convegno a Genova, è l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Con noi don Matteo Gillerio

 

L’attualità’ del pensiero di Jacques Maritain per il futuro dell’Europa: ce ne parla José María Muñoa, responsabile degli Affari Esteri del governo basco e membro dell’Istituto internazionale Maritain

 

CHIESA E SOCIETA’:

La diocesi di Roma si prepara alla celebrazione della Santa Messa per il Corpus Domini, che giovedì sarà presieduta dal Papa a San Giovanni in Laterano. Tra le iniziative: 40 ore di adorazione eucaristica, a partire da martedì

 

Appello dei vescovi indiani per contrastare il lavoro minorile nel Paese

 

Nuovi sbarchi a Lampedusa: 400 immigrati sono arrivati stamattina nell’isola

 

E’ partita in Darfur la missione di verifica delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana. Si valuta la possibilità di un contingente ONU nel Paese

 

L’AICA, agenzia informativa cattolica argentina da mezzo secolo a servizio delle diocesi e della Chiesa latino-americana

 

Conferita al cardinale Carlo Maria Martini la laurea honoris causa in filosofia da parte dell’università ebraica di Gerusalemme

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Tre morti per un nuovo raid israeliano nella striscia di Gaza. Ancora divergenze tra i vertici politici palestinesi dopo l’annuncio di un referendum sul futuro Stato di Palestina

 

Nel carcere di Guantanamo a Cuba, tre detenuti si suicidano per protesta

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 giugno 2006

 

 

ALL’ANGELUS, NELLA SOLENNITA’ DELLA SANTISSIMA TRINITA’,

BENEDETTO XVI SOTTOLINEA CHE DIO NON E’ SOLITUDINE INFINITA MA

COMUNIONE DI LUCE E AMORE. IL PAPA INVITA I FEDELI ROMANI E I PELLEGRINI A PRENDERE PARTE NUMEROSI ALLA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI,

GIOVEDI’ PROSSIMO

 

Dio non è solitudine infinita, ma “comunione di luce e di amore”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che ha dedicato l’Angelus domenicale, in Piazza San Pietro, al significato dell’odierna Solennità della Santissima Trinità. Tra le analogie del mistero del Dio Uno e Trino, il Papa si è soffermato in particolare sulla famiglia, che, ha detto, “è chiamata ad essere una comunità di amore e di vita”. Il Pontefice ha inoltre invitato tutti i fedeli romani a prendere parte alla processione del Corpus Domini, giovedì prossimo. Anche questa domenica, nonostante il cattivo tempo, Piazza San Pietro era gremita di fedeli, accorsi da diverse parti del mondo per ascoltare il Santo Padre. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

*********

Nella Solennità della Santissima Trinità, Benedetto XVI ha sottolineato che “i credenti possono conoscere, per così dire, l’intimità di Dio stesso, scoprendo che Egli non è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore”. E’ “vita donata e ricevuta – ha aggiunto – in un eterno dialogo tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo – Amante, Amato e Amore, per riecheggiare sant’Agostino”. In questo mondo, ha proseguito, “nessuno può vedere Dio, ma Egli stesso si è fatto conoscere così che, con l’apostolo Giovanni, possiamo affermare: “Dio è amore”:

 

“Chi incontra il Cristo ed entra con Lui in un rapporto di amicizia, accoglie la stessa Comunione trinitaria nella propria anima, secondo la promessa di Gesù ai discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”

 

“Tutto l’universo, per chi ha fede, parla di Dio Uno e Trino”, ha ribadito il Papa. “Dagli spazi interstellari fino alle particelle microscopiche – è stata la riflessione del Pontefice – tutto ciò che esiste rimanda ad un Essere che si comunica nella molteplicità e varietà degli elementi, come in un’immensa sinfonia”. Un dinamismo armonico, ha proseguito, “che possiamo analogicamente chiamare amore”. Tuttavia, è stato il richiamo di Benedetto XVI, “solo nella persona umana, libera e ragionevole, questo dinamismo diventa spirituale, diventa amore responsabile, come risposta a Dio e al prossimo in un dono sincero di sé”:

 

“In questo amore l’essere umano trova la sua verità e la sua felicità. Tra le diverse analogie dell’ineffabile mistero di Dio Uno e Trino che i credenti sono in grado di intravedere, vorrei citare quella della famiglia. Essa è chiamata ad essere una comunità di amore e di vita, nella quale le diversità devono concorrere a formare una “parabola di comunione”.

 

“Capolavoro della Santissima Trinità, tra tutte le creature – ha detto ancora – è la Vergine Maria: nel suo cuore umile e pieno di fede, Dio si è preparato una degna dimora, per portare a compimento il mistero della salvezza”. “L’Amore divino – ha aggiunto – ha trovato in Lei corrispondenza perfetta e nel suo grembo il Figlio Unigenito si è fatto uomo”. Per questo, con fiducia filiale ci rivolgiamo a Maria, “perché, con il suo aiuto, possiamo progredire nell’amore e fare della nostra vita un canto di lode al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo”.

 

Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato che giovedì prossimo prenderà parte alla tradizionale processione del Corpus Domini. Processione che sarà preceduta dalla Santa Messa celebrata dal Pontefice sul Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Di qui l’invito a tutti i fedeli a partecipare a questo importante evento ecclesiale:

 

Invito i fedeli di Roma e i pellegrini a partecipare numerosi a questo appuntamento, che esprime la fede e l’amore della Comunità cristiana per il suo Signore presente nell’Eucaristia.

 

Al momento dei saluti in lingua italiana, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al Movimento per la Vita di Prato e ai dipendenti dell’Alcatel di Rieti-Cittaducale, che rischiano il proprio posto di lavoro.

*********

 

 

NELLA PREGHIERA, INCONTRATE CRISTO SPERANZA DEL MONDO: COSI’,

 IL PAPA NEL MESSAGGIO AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO

 MACERATA-LORETO, PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE E SVOLTOSI

 NELLA NOTTE CON LA PARTECIPAZIONE DI MIGLIAIA DI FEDELI

 

Benedetto XVI ha inviato, ieri sera, un messaggio ai partecipanti al Pellegrinaggio a piedi da Macerata alla Santa Casa di Loreto, svoltosi questa notte e promosso dal movimento Comunione e Liberazione. Nel telegramma – a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano – il Papa rivolge un cordiale saluto ai pellegrini “chiamati a riflettere sull’esortazione paolina: esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”. Durante i 27 chilometri di pellegrinaggio, le migliaia di fedeli che vi hanno preso parte hanno pregato – secondo le intenzioni di Benedetto XVI - per la pace e la giustizia in Terra Santa, e la riscoperta delle radici cristiane del Vecchio Continente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

***********

Nel messaggio ai pellegrini, l’auspicio del Papa affinché quanti hanno preso parte ad una “così significativa esperienza di preghiera possano incontrare Cristo, speranza del mondo sperimentando la materna intercessione di Maria modello dei credenti nella fedele sequela del Signore”. Assieme al saluto del Papa è giunta a Macerata anche la Fiaccola della Pace, accesa mercoledì scorso in Piazza San Pietro proprio da Benedetto XVI. La fiaccola, che in poco più di 72 ore è stata portata da una dozzina di tedofori lungo i circa 300 chilometri che separano Roma dalla città marchigiana, ha guidato per tutta la notte il Pellegrinaggio a piedi verso Loreto.

 

Anche il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carron, ha inviato un messaggio per il 28.mo pellegrinaggio Macerata-Loreto. “Chiediamo alla Madonna – scrive don Carron – la grazia dello Spirito e la nostra docilità ad esso, perché possiamo partecipare di quella vita vera che ci rende liberi”. Il Pellegrinaggio, proposto da Comunione e Liberazione, è iniziato con una serie di testimonianze, alle quali ha fatto seguito la messa celebrata dall’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i Laici, alla sua terza presenza a questo evento. Hanno concelebrato numerosi presuli e sacerdoti marchigiani.

 

Tante, dunque, le testimonianze di religiosi, esponenti della cultura e del mondo dello sport. L’ospite più atteso è stato il vicedirettore del Corriere della sera, Magdi Allam. Incontrando i giornalisti, Allam ha ricordato la comune venerazione di musulmani e cristiani per Maria, l’unica donna alla quale il Corano dedichi un intero capitolo. Una venerazione che, ha detto, deve essere un’occasione unificante e ha lanciato un appello perché “musulmani e cristiani facciano del culto di Maria un momento unificante della spiritualità e del pellegrinaggio di Loreto un momento di condivisione della fratellanza religiosa tra tutte le persone di buona volontà”.

 

Il Pellegrinaggio si è chiuso, stamani, con l'Atto di affidamento a Maria nel Santuario mariano di Loreto. La pioggia del primo mattino non ha fermato gli oltre trentamila pellegrini giunti verso le 7 sul sagrato del Santuario lauretano, dove l'arcivescovo prelato di Loreto, mons. Gianni Danzi, ha benedetto i presenti.

*************

 

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 giugno 2006

 

 

LA PILLOLA RU486 E IL MITO DELL’ABORTO FACILE E INNOCUO.

DATI RECENTI SULL’UTILIZZO DEL FARMACO ABORTIVO IN AMERICA E IN EUROPA

SMONTANO UN’INFORMAZIONE CHE RISCHIA DI BANALIZZARE

UNA SCELTA SEMPRE DRAMMATICA

- Con noi, Maria Luisa Di Pietro, Eugenia Roccella e Carlo Campagnoli -

 

Prodotta da una ditta francese, la pillola abortiva RU486 è utilizzata in diversi Paesi europei come Francia, Svizzera, Svezia, Gran Bretagna oltre che da Stati Uniti, Canada e Cina. In Italia, sotto il controllo del ministero della Salute, è attualmente in via di sperimentazione presso l’ospedale Sant’Anna di Torino dove, per il momento, è stata somministrata a 300 delle 400 donne previste. C’è dunque attesa per la decisione del neo ministro, Livia Turco, ma intanto recenti dati americani ed europei stanno abbattendo quel “mito dell’aborto facile e innocuo” per la donna propagandato da molti, mentre ci si chiede se la RU486 possa essere compatibile con la legge 194. Da quanti hanno a cuore la difesa della vita nascente, viene segnalato inoltre il rischio che l’introduzione della RU486 porti ad una banalizzazione dell’aborto con conseguente aumento delle interruzioni volontarie della gravidanza. Sulla delicata questione, il dossier di Adriana Masotti.

 

**********

(musica)

 

Un’alternativa meno invasiva e più sicura all’aborto chirurgico. E’ così che generalmente viene presentata la pillola abortiva RU486 ed è così che dall’opinione pubblica viene percepita. Si tratta infatti di una proposta che appare a prima vista sensata, ma che contrasta con i dati oggi disponibili, come afferma il ginecologo Carlo Campagnoli, esponente del Comitato “Scienza e Vita” del Piemonte:

 

“In effetti, rispetto all’aborto chirurgico, l’aborto medico causa certamente più problemi di tipo fisico, disturbi quali dolori e sanguinamento prolungato, ed anche – in alcune circostanze – più problemi di tipo psicologico, per esempio quando la donna vede, nel materiale espulso, l’embrione, oppure quando abbia un atteggiamento ancora di incertezza riguardo alla propria decisione di abortire. Entro i 49 giorni, l’embrione è grosso circa un centimetro-un centimetro e mezzo. La raccomandazione che viene data è di non guardare troppo cosa c’è nelle perdite, ma qualche volta lo si può vedere”.

 

I primi allarmi sui rischi legati alla Ru486 sono arrivati dall’America: ad oggi sono almeno dieci le donne morte a seguito di aborto farmacologico, la cui mortalità è 10 volte più alta di quella dell’aborto chirurgico. Eugenia Roccella, giornalista e autrice del libro “La favola dell’aborto facile”, parla circa la RU486 di disastro informativo. Perché?

 

“Perché è stata – la diffusione della RU486 – una fantastica operazione di marketing internazionale, da parte della casa farmaceutica che l’ha prodotta e poi di quelli che l’hanno sostenuta. In realtà, la RU486 che passa come la pillola dell’aborto facile, veloce, è esattamente il contrario. E’ un aborto decisamente più doloroso perché è una specie di piccolo travaglio; non è affatto veloce, è tutto a carico della donna, cioè è la donna che deve controllare il flusso emorragico … E’ chiaro che le donne leggono che l’aborto è più facile, che l’aborto è indolore e quindi ci cascano …”.

 

Maria Luisa Di Pietro, ricercatrice all’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e neopresidente di “Scienza e Vita”:

 

“Quello che stupisce è come si possa pensare di fare un servizio alla donna mettendola in difficoltà ancora maggiore. Anche da parte di coloro che non si pongono alcun problema di tipo etico, e che non considerano l’embrione umano soggetto di diritti, per cui non solo fanno un danno all’embrione ma anche un danno alla donna!”.

 

Il 70 per cento delle donne che hanno abortito con la RU486 ha dichiarato che, se dovesse ripetere l’esperienza, vorrebbe farlo in ospedale e non a casa. D’altra parte, poter rimanere a casa incrementa, lo si vede in Gran Bretagna, il numero degli aborti. Il vantaggio economico per i servizi sanitari dell’interruzione della gravidanza farmacologica è evidente. Con la pillola, assunta in due momenti a distanza di due giorni, se tutto va bene, è prevista solo un po’ di assistenza medica. Un risparmio ottenuto sulla pelle delle donne. Ancora, Eugenia Roccella:

 

“L’aborto a domicilio noi l’abbiamo sconfitto con la legge 194, perché la legge 194 prevede che l’aborto avvenga all’interno delle strutture pubbliche. C’è una volontà politica ed ideologica che usa strategicamente la RU486 come un grimaldello per aprire la 194. Tant’è vero che “La Rosa nel Pugno” ha già depositato una proposta di legge, in Parlamento, che prevede appunto la compatibilità con la diffusione della RU486 e un allargamento della legge sull’aborto”.

 

Per i fautori della RU486, la Chiesa sarebbe contraria al suo utilizzo perché ritiene che le donne, che decidono di abortire, devono soffrire. La risposta del dottor Campagnoli:

 

“No, non è assolutamente vero! Al di là di ogni valutazione, appunto, di tipo etico nei riguardi della scelta abortiva, c’è un dibattito piuttosto intenso nella comunità scientifica internazionale e nell’insieme il dibattito sta pendendo decisamente a sfavore dell’aborto farmacologico!”.

 

In definitiva, sarebbe preferibile che su un altro fronte ci fosse maggiore coinvolgimento e impegno da parte di tutti: quello della tutela della vita. Ancora, Luisa Di Pietro:

 

“L’aborto è una scelta drammatica; i danni derivano già da questo tipo di scelta. Allora l’impegno non dovrebbe essere quello di presentare l’aborto in pillola come un forma di aborto ‘soft’, ma quello di fare realmente una vera prevenzione affinché innanzitutto si rispetti la vita del nascituro e perché poi si aiutino tante donne che quel bambino vorrebbero averlo a portare avanti la loro maternità”.

 

(musica)

**********

 

 

LA FAMIGLIA SIA AL CENTRO DELLE DINAMICHE DEL LAVORO E DELL’ECONOMIA:

 A RIBADIRLO, IN UN CONVEGNO A GENOVA,

E’ L’UNIONE CRISTIANA IMPRENDITORI DIRIGENTI

 

- Con noi, don Matteo Gillerio -

 

Sulle sfide dell’economia e del lavoro in relazione all’uomo si è chiuso ieri a Genova, il convegno promosso dall’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), in collaborazione con la CEI. Ribadita la necessità di poggiare su pilastri come giustizia e carità per la costruzione del bene comune. Centrale il ruolo della famiglia. Ma in che modo l’istituto famigliare entra nell’economia? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a don Matteo Gillerio responsabile per la pastorale del lavoro dell’arcidiocesi di Genova:

 

*********

R. – C’entra perché riteniamo che la famiglia sia la cellula vitale della società e della società nella quale l’imprenditore opera. C’entra sicuramente perché in qualche modo interagisce con l’ambito lavorativo. Molti imprenditori hanno una famiglia e così i lavoratori. Il problema del lavoro è connaturato al problema della famiglia.

 

D. – Come, concretamente, si aiuta la famiglia nella logica dell’impresa?

 

R. – In particolare risolvendo la questione delle lavoratrici madri: quindi, la flessibilità dell’orario, la possibilità di scegliere il part-time, il telelavoro, sicuramente la questione degli asili-nido. Si è osservato, ad esempio, che la scelta di garantire alle lavoratrici madri una flessibilità di orario abbia attratto delle competenze molto alte. Questo, direi, è l’aspetto che è stato più toccato, ma insieme a questo c’è stata anche la questione dell’impegno a risolvere i conflitti, cioè come la gestione del personale fosse particolarmente attenta, anche attraverso aiuti economici, ad affrontare, appianare la conflittualità all’interno dell’azienda.

 

D.– L’azienda non solo dalla parte del profitto ma anche dalla parte dell’individuo…

 

R. -. Direi di sì. La definizione principe l’ha data Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus, quando dice che il profitto è un parametro essenziale dell’impresa, ma non è l’unico.

 

D. – Il presidente di Confindustria, Montezemolo, ha detto: “è giunto il momento di agire”. Come recepite questa frase?

 

R. – Per noi, agire significa - ed è stato ribatto più volte – avere l’uomo come fine ed un uomo si realizza nella relazione con altri uomini.

 

D. – Far quadrare i conti è giusto, però se dietro ai numeri non ci sono le persone …

 

R. - Certo, è tanto più che alla fine non tornano neanche i numeri se si tralasciano le persone. E’ interessante, come segno dei tempi, rilevare proprio questa centralità dell’uomo messa a tema nell’assemblea dei giovani industriali italiani a Santa Margherita Ligure. Sicuramente è un tempo favorevole perché si possa ribadire che la persona è il centro della società ed il fine della società.

*********

 

 

L’ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI JACQUES MARITAIN

PER IL FUTURO DELL’EUROPA: CE NE PARLA JOSÉ MARÍA MUÑOA, RESPONSABILE

 DEGLI AFFARI ESTERI DEL GOVERNO BASCO E MEMBRO

DELL’ISTITUTO INTERNAZIONALE MARITAIN

 

José María Muñoa, responsabile degli Affari Esteri del Governo basco è stato nominato recentemente membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain. Educato in Francia, sempre occupato in attività di apostolato secolare, con grande esperienza del mondo dell’impresa e ora della vita politica, José María Muñoa conferma con questo incarico il suo interesse per la dottrina e gli ideali del grande filosofo e umanista Jacques Maritain. L’Istituto Internazionale Jacques Maritain è nato nel 1974 e attualmente raggruppa circa 300 personalità dei cinque continenti. Mantiene una stretta collaborazione con importanti organismi internazionali e in particolare con l’UNESCO. Padre Ignacio Arregui, responsabile dei nostri Servizi Informativi Centrali, ha chiesto a José María Muñoa come sia nata la sua ammirazione per la persona e l’opera di Jacques Maritain?

 

******************

R. – BUENO. DESDE QUE…

Fin da piccolo, tanto in famiglia quanto con gli amici di famiglia, cioè tutti gli esiliati del partito nazionalista basco e del governo basco, era grande l’ammirazione per tutto ciò che riguardava la Democrazia Cristiana che stava nascendo in quel momento, e per grandi e straordinarie personalità come Monnet, Schuman e tra loro anche Jacques Maritain, grande diplomatico francese, che aveva preoccupazioni profonde riguardanti il Vangelo.  

 

D. – Lei è stato ora ammesso come membro dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain. Può dirci, in poche parole, in cosa consiste e quali sono gli obiettivi dell’Istituto? 

 

R. – SI. HE SIDO ADMITIDO…

Sì, sono stato ammesso nel Consiglio di Amministrazione. E credo sia stata una conseguenza delle Giornate organizzate dall’Università di Deusto (Spagna), alle quali avevano partecipato membri dell’Istituto Internazionale ed anche Federico Mayor Zaragoza (ex direttore generale della UNESCO), mons. Ricardo Blazquez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola, e dove erano stati esposti gli obiettivi di questa opera. Opera che essenzialmente si prefigge di diffondere il pensiero dell’umanesimo cristiano di Jacques Maritain, perché venga conosciuto e soprattutto applicato nella vita di tutti i giorni, specialmente nella vita politica.

 

D. - Quali persone fanno parte dell’Istituto e a che nazionalità appartengono?

 

R. – ESTE INSTITUTO ESTA’ COMPUESTO…

Fanno parte di questo Istituto persone di tutto il mondo. Provengono da tutti i Paesi europei ed anche americani, specialmente dall’America del Sud. Il fine è quello di introdurre il pensiero dell’umanesimo cristiano, di cui tanto si sente la mancanza oggi, in particolare nell’Unione Europea.

 

D. – Lei crede che le idee filosofiche e politiche di Jacques Maritain siano ancora attuali e possano essere utili per la società, soprattutto in Europa?

 

R. – NO ES QUE PUEDA SER UTIL…

Non credo che possa essere solo utile, ma sia fondamentale. Lo dico non solo come cristiano, ma anche come cittadino europeo. Sono un fervente militante a favore dell’Europa e della costruzione di un’Unione Europea integrata politicamente, economicamente e istituzionalmente. Però se c’è qualcosa che l’Europa può offrire a se stessa e al mondo intero è un tipo di visione della vita in generale e soprattutto della vita sociale. Riguardo a questo abbiamo una visione diversa da quella che hanno per esempio gli Stati Uniti, i Paesi della ex Unione Sovietica o dell’Estremo Oriente. Noi abbiamo una visione che si basa su questo umanesimo cristiano, che alcuni considerano e apprezzano in quanto cristiani, ma anche altri, che non sono cristiani, hanno ereditato. Questi ultimi lo definiscono coesione sociale. Credo che i valori di questo umanesimo cristiano siano quelli che dovranno distinguere, caratterizzare l’Europa nel mondo intero. E credo che siano inoltre il più importante fattore di coesione che possa avere l’Unione Europea in futuro.

 

D. – Lei, personalmente, come politico e come credente, cosa apprezza maggiormente della vita e del pensiero di Jacques Maritain?

 

R. – LO QUE YO MAS APRECIO…

Quello che maggiormente apprezzo è che senza essere confessionale è sempre stato un eccellente cristiano nella sua vita matrimoniale, familiare, nelle sue amicizie e nella sua vita politica. E questo l’ho apprezzato anche nella classe politica del mio Paese, in quelli che componevano il governo basco in esilio. L’uomo, cioè, deve essere integro, non si può pensare che un giorno sia politico, un altro giorno sia cristiano ed un altro giorno sia professionista. L’uomo deve essere un tutt’uno e non può dividersi. Se nel corpo umano la mano ha un problema, ce l’avrà anche la testa. Questo si capisce bene per esempio in un’impresa. Io ho lavorato a lungo in un’impresa. Si dice che affinché un’impresa funzioni, devono funzionare tutti i suoi settori: il commerciale, il finanziario, le risorse umane, deve avere buoni prodotti, deve essere efficiente nel marketing. Tutto deve funzionare. Se qualcuno di questi settori non funziona, l’impresa crolla. Direi che nella politica, nell’uomo, è lo stesso. Se una nostra sfaccettatura è carente, sarà la persona nella sua totalità ad avere dei problemi. Quindi, se siamo credenti, dobbiamo applicarlo in tutti gli aspetti della vita, con tutta semplicità. Senza imporre nulla, ma senza vergognarsi e senza nasconderlo. Da qui la nostra posizione, e lo dico come membro del governo basco, in politica. Non siamo confessionali, però nemmeno applichiamo il laicismo. Quello che dobbiamo applicare è la laicità nel senso di accettare umanamente le credenze dell’uno e dell’altro, senza imporle ed anche senza ostacolarle.

**********     

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

11 giugno 2006

                                                                                                                                       

 

 

 

LA DIOCESI DI ROMA SI PREPARA ALLA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA

PER IL CORPUS DOMINI CHE GIOVEDÌ PROSSIMO SARÀ PRESIEDUTA DA BENEDETTO XVI NELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO. TRA LE DIVERSE INIZIATIVE, LE 40 ORE DI ADORAZIONE EUCARISTICA, A PARTIRE DA MARTEDÌ

 

ROMA. =  Come annunciato all’Angelus, Benedetto XVI presiederà giovedì prossimo, alle 19, la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano nella solennità del Corpo e Sangue del Signore. Al termine della celebrazione si svolgerà la processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Saranno presenti comunità parrocchiali e religiose, gruppi ecclesiali, associazioni, movimenti e confraternite di Roma e del Lazio. “Testimonieremo (…) la fede nella presenza reale del Signore nell’Eucaristia - ha scritto il cardinale vicario Camillo Ruini nella lettera di invito rivolta a tutti i fedeli della diocesi di Roma - ai parroci chiedo di favorire la partecipazione del maggior numero dei fedeli e soprattutto dei giovani, dei genitori, dei catechisti e dei bambini che in questo anno hanno ricevuto o riceveranno la prima comunione e che potranno indossare i loro abiti bianchi”. Rettori e parroci di chiese che si trovano sul percorso della processione, e così pure superiori di seminari, collegi o istituti religiosi, sono stati invitati a esporre drappi e lumi alle finestre o sui portali davanti ai quali passerà il Santissimo Sacramento. Nei due giorni che precedono la celebrazione, nella Basilica di Santa Maria Maggiore verranno proposte 40 ore ininterrotte di adorazione eucaristica. Si inizierà con la Messa, alle 9 di martedì, e si terminerà alle 12 di giovedì, quindi si attenderà l’arrivo della Processione Eucaristica, che giungerà alla Basilica Liberiana alle 20.30 circa. Durante la preghiera diurna e notturna sarà proposta la Liturgia delle Ore e la recita del Santo Rosario, lasciando anche spazio all’orazione personale e silenziosa di fronte al Santissimo Sacramento. (T.C.)

 

 

APPELLO DEI VESCOVI INDIANI PER CONTRASTARE IL LAVORO MINORILE. IN INDIA SONO OLTRE 100 MILIONI I BAMBINI CHE LAVORANO IN HOTEL, FABBRICHE

E NEGOZI IN CONDIZIONI DEGRADATE E PAGATI CON BASSI SALARI

 

THIRUVANANTHAPURAM. = L’episcopato indiano dice ‘stop’ al lavoro minorile. L’appello è stato lanciato in vista della Giornata mondiale contro il lavoro minorile che si celebra domani. Il vescovo ausiliare di Trivandrum dei Siro-Malankaresi Joshuah Ignathios Kizhakkeveettil, presidente della Commissione per il lavoro della Conferenza episcopale indiana, ha detto che la povertà è il primo motivo che spinge i bambini a lavorare anziché studiare, soprattutto per contribuire alle necessità delle loro famiglie. Sono oltre 100 milioni, scrive l’agenzia SIR, i minori che in India lavorano in hotel, negozi, fabbriche e nel piccolo commercio, in condizioni igieniche degradate e retribuiti con bassi salari. “Una malattia sociale che per convenienza ignoriamo – afferma il presule – nonostante il Paese si impegni a lottare contro questa piaga”. Esistono infatti in India numerose leggi, programmi e convenzioni che vietano il lavoro minorile, ma nonostante ciò il fenomeno è ancora vivo. In più anche “molte famiglie benestanti impiegano bambini come baby sitter o per i lavori domestici – fa notare il vescovo – mentre mandano i loro figli a scuola per costruirsi una carriera”. Mons. Ignathios suggerisce ai cattolici alcune proposte concrete. Tra queste, “assumere una ferma decisione di non avvalersi del lavoro minorile e riferire ogni incidente alle autorità competenti”; “se qualche parente, parrocchia, prete o istituzione ecclesiale utilizza dei bambini cercate di dissuaderli”; “rifiutate di prendere un thè o uno snack negli hotel se servito da bambini”. Infine, perché i minori possano studiare il presule ricorda che i bambini possono essere anche inseriti in “classi speciali” serali organizzate da molte istituzioni cattoliche. (T.C.)

 

 

NUOVI SBARCHI A LAMPEDUSA: 400 IMMIGRATI SONO ARRIVATI

STAMATTINA NELL’ISOLA. NEI GIORNI SCORSI TRE NORDAFRICANI

SONO STATI FERMATI A MARETTIMO

 

AGRIGENTO. = Sbarchi di clandestini a Lampedusa e nelle isole Egadi. Tre immigrati di origine nordafricana sono stati bloccati in questi giorni a Marettimo dagli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza. Stamattina invece a Lampedusa circa 400 immigrati clandestini, stipati su un vecchio peschereccio, sono arrivati nel porto dell’isola e adesso la polizia sta procedendo agli accertamenti per la loro identificazione. Gli immigrati sono stati avvistati ad un centinaio di metri da Cala Francese, su un barcone in legno di circa 25 metri. Tre ufficiali della Guardia di Finanza sono saliti a bordo e hanno guidato l’imbarcazione verso il porto. Molte le donne e i bambini di origine nordafricana che insieme ai loro connazionali saranno ora trasferiti nel centro di accoglienza di Lampedusa, dove sono già ospiti altri 26 immigrati arrivati con un’altra imbarcazione. (T.C.)

 

 

È PARTITA IN DARFUR LA MISSIONE DI VERIFICA DELLE NAZIONI UNITE E DELL’UNIONE AFRICANA. SI VALUTA LA POSSIBILITÀ DI UN CONTINGENTE ONU

NELLA MARTORIATA REGIONE SUDANESE

 

KHARTOUM. = È al lavoro a Khartoum la missione di verifica degli esperti delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana (UA) per valutare la possibilità di un contingente ONU che affianchi o rilevi del tutto i compiti della missione di osservazione dispiegata dall’UA in Darfur. La regione occidentale del Sudan dal febbraio 2003 è teatro di scontri e violenze. Secondo il programma presentato dall’agenzia ufficiale sudanese, Suna, riferisce l’agenzia MISNA, il gruppo ONU-UA oggi si sposta ad Al Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, uno dei 3 Stati che compone l’omonima regione occidentale. Il portavoce dell’Unione Africana, Nourredin al Mezni ha precisato che la missione resterà in Sudan almeno un paio di settimane. Obiettivi: valutare le attuali necessità del contingente di circa 7.000 uomini dispiegato dall’Unione Africana - “che deve essere immediatamente rinforzato”, ha detto Mezni - e le possibilità di un trasferimento della missione africana sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Il portavoce dell’UA ha precisato che la squadra di verifica è composta da due gruppi “uno politico e uno tecnico militare”. Il governo sudanese non ha ancora dato alcun avallo al dispiegamento in Sudan di una forza internazionale sotto le insegne dell’ONU e pare abbia più volte rigettato la possibilità di un passaggio di testimone tra l’UA e l’ONU. Sembra tuttavia che Khartoum abbia cominciato a rivedere la propria posizione dopo la firma, il 5 maggio scorso, di un accordo di pace tra il governo e il principale gruppo ribelle attivo nel Paese. (T.C)

 

 

L’AICA, AGENZIA INFORMATIVA CATTOLICA ARGENTINA, DA MEZZO SECOLO AL SERVIZIO DELLE DIOCESI DELLA CHIESA LATINO-AMERICANA. LA SUA NASCITA IN SEGUITO  ALLA PERSECUZIONE RELIGIOSA DEGLI ANNI ‘50

 

BUENOS AIRES. = Compie cinquant’anni di attività editoriale l’Agenzia Informativa Cattolica Argentina (AICA). Fondata dall’episcopato nel dicembre 1955, l’agenzia è nata dopo un anno di persecuzione religiosa che vide prelati e responsabili del laicato gravemente offesi. Curia Metropolitana e chiese storiche vennero incendiate e il clero subì minacce. Con la creazione dell’agenzia si volle dotare la Chiesa di un mezzo idoneo a diffonderne la voce, perché fosse anche eco della vita delle diocesi argentine e del resto della cattolicità. A mezzo secolo dagli esordi, dirigenti e redattori continuano a svolgere il loro servizio ecclesiale con lo stesso spirito di fedeltà alla verità e al bene comune che aveva animato il lavoro dei fondatori. Con il supporto di tecnologie di ultima generazione, note e notizie della redazione vengono distribuite alla rete degli abbonati quotidianamente. Una volta alla settimana viene poi pubblicato il bollettino “AICA” - il “volto” più noto dell’Agenzia - che propone un’ampia ed articolata informazione sulla Chiesa in Argentina, in America Latina e negli altri continenti. (T.C.)

 

 

LAUREA HONORIS CAUSA IN FILOSOFIA AL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI DALL’UNIVERSITÀ EBRAICA DI GERUSALEMME. IL RICONOSCIMENTO AL PORPORATO

PER AVER CONTRIBUITO ALLO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA EBREI E CRISTIANI

 

GERUSALEMME. = L’università ebraica di Gerusalemme ha assegnato oggi la laurea honoris causa a dieci personalità fra cui il cardinale Carlo Maria Martini e lo scrittore israeliano Amos Oz. Al porporato è stato conferito il titolo in filosofia per il particolare ruolo svolto nello sviluppo del dialogo fra ebrei e cristiani. Il cardinale Carlo Maria Martini ha anche ottenuto il premio Sternberg per la comprensione fra le religioni. (T.C.)

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 giugno 2006

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Alta tensione e violenze in Medio Oriente: tre presunti estremisti palestinesi sono rimasti uccisi, stamani, in seguito ad un raid israeliano nel nord della Striscia di Gaza. In Israele, il premier Ehud Olmert ha dichiarato di essere rammaricato per la morte, venerdì scorso, di 8 “civili innocenti” su una spiaggia di Gaza durante un bombardamento israeliano. In risposta a questa azione militare, il braccio armato di Hamas è tornato ieri a lanciare razzi contro il sud di Israele, infrangendo una tregua unilaterale che durava da 16 mesi. In Israele, è stato decretato lo stato di massima allerta per il timore di nuovi attacchi. Nei Territori, intanto, sono sempre più marcate le divergenze tra i vertici della politica palestinese. Il nostro servizio:

 

************

Nel duro confronto tra il presidente palestinese, Abu Mazen, ed il governo guidato dal gruppo radicale Hamas si aggiunge un nuovo punto di frattura: il referendum convocato ieri da Abu Mazen per il prossimo 26 luglio. “I palestinesi di Gerusalemme, di Cisgiordania  e della Striscia di Gaza - si legge nel decreto presidenziale - sono chiamati ad esprimersi sul documento dei detenuti”. Questo testo, redatto dai leader dei gruppi militanti palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, propone la costituzione di un governo di unità nazionale, la fine degli attacchi in territorio israeliano e la creazione di uno Stato di Palestina accanto ad Israele. Subito dopo l’annuncio di una consultazione su questo documento, che contiene un implicito riconoscimento del diritto ad esistere dello Stato ebraico, è arrivata la secca reazione di Hamas. “E’ la dichiarazione di un golpe contro il governo”, ha detto un deputato del movimento islamico, esortando i palestinesi a boicottare la consultazione. Solo dopo il ritiro degli israeliani, Hamas potrà riconoscere Israele, ha spiegato il primo ministro palestinese, Ismail Hanieh, in un’intervista rilasciata al settimanale tedesco “Der Spiegel”. “Fino a quando ci sarà l’occupazione della nostra terra - ha precisato - la resistenza è un diritto legittimo del nostro popolo”. Non mancano, comunque, tentativi di dialogo tra le parti: il presidente Abu Mazen ed il premier Ismail Hanieh si sono incontrati ieri sera a Gaza per discutere sul referendum. I due leader hanno confermato che le divergenze non sono state superate ed hanno fissato, per questa sera, un nuovo colloquio. In Israele, infine, il premier Olmert ha giudicato il referendum solo un “gioco interno palestinese”. “Abu Mazen – ha spiegato Olmert – è troppo debole ed è ostaggio dei fondamentalisti di Hamas”.

************

 

In Iraq, cinque persone sono rimaste uccise in una sparatoria avvenuta all’alba tra un gruppo di uomini armati e soldati britannici nella città sciita di Amarah, a sud di Baghdad. Emergono, intanto, nuovi particolari sull’attività del leader di Al Qaeda nel Paese arabo, Al Zarqawi, rimasto ucciso la scorsa settimana in seguito ad un raid aereo americano. Secondo il quotidiano statunitense New York Times, che riporta fonti governative giordane, Al Zarqawi aveva reclutato oltre 300 terroristi, provenienti da diversi Paesi, per essere prima addestrati in Iraq e poter compiere, poi, attentati kamikaze in tutto il mondo.

L’Iran ha ribadito di non voler rinunciare ai suoi “diritti non negoziabili” in campo nucleare, tra i quali l’arricchimento dell’uranio. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha comunque precisato che la Repubblica islamica sta valutando attentamente la proposta di incentivi avanzata dai cinque Paesi membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’ONU più la Germania.

Nel carcere militare statunitense di Guantanamo, a Cuba, tre detenuti, due sauditi e uno yemenita, si sono tolti la vita. “Non è stato un atto di disperazione ma un atto di guerra”, ha detto il comandante della base commentando il macabro ritrovamento dei cadaveri, avvenuto ieri. Dopo aver appreso la notizia, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha espresso la propria “profonda inquietudine”. Secondo l’organizzazione umanitaria Amnesty International questi suicidi sono “il tragico risultato di anni di detenzione arbitraria e indefinita”. Attualmente, a Guantanamo, sono detenute 460 presunti terroristi, in attesa di giudizio.

In Nepal, il Parlamento ha tolto il diritto di veto delle leggi al re Gyanendra. Il potere esecutivo appartiene ora al Consiglio dei ministri e quello legislativo al Parlamento, ha spiegato il presidente dell’Assemblea nazionale, Subash Nemwang. Nello scorso mese di maggio, i deputati avevano già tolto al re il controllo dell’esercito, composto da circa 90.000 uomini, e il potere di scegliere il successore al trono. Il 24 aprile scorso, dopo tre settimane di manifestazioni popolari organizzate dai partiti dell’opposizione, il sovrano aveva reinsediato il Parlamento, sciolto nel 2002.

 

L’inviato speciale dell’ONU per il Kosovo, Martti Ahtisaari, è in questi giorni nella provincia balcanica. La visita del rappresentante di Kofi Annan a Pristina mira a fare il punto sullo status del Kosovo, già territorio serbo ma amministrato dall’ONU dalla fine della guerra, nel ’99. Nei giorni scorsi, proprio contro la presenza della missione delle Nazioni Unite (UNMIK), ha protestato un centinaio di indipendentisti albanesi, che chiedeva il ritiro della delegazione del Palazzo di Vetro. Fermati 91 attivisti. Ma a che punto sono le trattative sul futuro del Kosovo, in corso da febbraio a Vienna? Giada Aquilino lo ha chiesto a Federico Eichberg, esperto di questioni balcaniche:

 

**********

R. – Poche settimane fa il Montenegro ha proclamato la propria indipendenza e, sulla base di questo referendum, la Serbia ha iniziato un nuovo percorso nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e associazione, che di fatto disegna anche un futuro meno chiaro per il Kosovo. Le premesse dei colloqui per il Kosovo erano decisamente diverse: la Serbia – storicamente contraria all’indipendenza di Pristina - aveva un minor grado di collaborazione con il Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia e aveva delle remore rispetto al cammino del Montenegro. Il comportamento di Belgrado - riconosciuto dalla comunità internazionale - è stato però ineccepibile, ma ciò implica un futuro status del Kosovo meno chiaro di quello che poteva sembrare a febbraio. Le prossime settimane, seguenti alla visita di Martti Ahtisaari, sicuramente potranno chiarire in quale direzione andrà il negoziato.

 

D. – La provincia è amministrata dall’ONU dal ’99, ma nei giorni scorsi ci sono state dure proteste di albanesi che hanno chiesto la fine della missione delle Nazioni Unite. Quanto è tollerata oggi la presenza dell’UNMIK dalla popolazione kosovara?

 

R. – Il Kosovo ha eletto, già da diversi anni, dei rappresentanti parlamentari e governativi. Il trasferimento dei poteri, però, non corrisponde ad una capacità effettiva di queste nuove autorità di esercitare i propri poteri. Sicuramente l’insofferenza verso la presenza internazionale è legata, nel caso degli albanesi-kosovari, anche ad una forte rivendicazione indipendentista.

 

D. – Ma a questo punto si può fare una previsione? Si arriverà all’indipendenza del Kosovo?

 

R. – A mio avviso, non si arriverà all’indipendenza del Kosovo entro il 2006, che era un po’ la deadline che si erano dati i negoziatori a Vienna. Ancor meno ci si arriverà se la Serbia darà un segnale molto netto con la consegna di Ratko Mladic e di Radovan Karadzic.

**********

 

In Italia, circa un milione e mezzo di persone sono chiamate oggi e domani alle urne per i ballottaggi delle elezioni amministrative. Sono 55 le poltrone da sindaco ancora da assegnare dopo le elezioni del 28 e del 29 maggio. Tra queste, anche quelle per il primo cittadino di 5 capoluoghi: Belluno, Rovigo, Salerno, Caserta e Catanzaro. Ma si vota anche per il primo turno in alcune città di Sicilia e Sardegna. I seggi rimarranno aperti fino alle 22 di questa sera e riapriranno domani, dalle 7 alle 15.

 

=======ooo========