RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 160 - Testo della trasmissione di sabato
10 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’incremento
della tubercolosi in Europa
Al
via, lunedì a Cernobbio, in Italia, la prima Conferenza
mondiale di oncologia interventistica
Continuano le violenze in Iraq anche dopo
l’uccisione di Al Zarkawi.
Quattro morti per una bomba in un mercato di Baghdad
10 giugno 2006
DOMANI
L’ANGELUS DI BENEDETTO XVI NELLA FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’:
DIO –
DICE IL PAPA – NON E’ SOLITUDINE MA PERFETTA COMUNIONE NELL’AMORE
Domani, Solennità della Santissima Trinità, il Papa si
affaccerà dalla finestra del suo studio privato per il tradizionale Angelus
domenicale in Piazza San Pietro. Parlerà ai fedeli del grande mistero della
fede cristiana: la verità del Dio Uno e Trino. Dio è amore, non è solitudine –
ha sottolineato più volte Benedetto XVI – che ha indicato la via per “toccare”
il mistero del Dio vivente. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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“Se lo comprendi allora non è Dio”: così diceva Sant’Agostino che in gioventù aveva cercato invano di
catturare con la sola razionalità il mistero di Dio. Benedetto XVI ha più volte
messo in luce il ruolo della ragione e “la ragionevolezza della fede … in quel
Dio che si è rivelato in Gesù Cristo”: “l’opzione
cristiana – ha detto – è anche oggi quella più razionale e quella più umana”.
Noi crediamo in “un Dio della ragione”, ma questa
ragione “è una cosa sola con l’amore”:
“La parola che
riassume tutta la rivelazione è questa: ‘Dio è amore’; e l’amore è sempre un mistero, una realtà che
supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità”.
Qui entra in gioco la fede che libera “la ragione da quei
limiti troppo angusti entro i quali essa viene
confinata quando si considera razionale soltanto ciò che può essere oggetto di
esperimento e calcolo”. “Dio si nasconde nel mistero: – afferma il Papa - pretendere
di comprenderLo
significherebbe volerlo circoscrivere nei nostri concetti e nel nostro sapere e
così irrimediabilmente perderlo. Mediante la fede, invece, possiamo aprirci un
varco attraverso i concetti, perfino quelli teologici, e possiamo ‘toccare’ il
Dio vivente. E Dio – rileva Benedetto XVI - una volta toccato,
ci trasmette immediatamente la sua forza. Quando ci abbandoniamo al Dio
vivente, quando nell'umiltà della mente ricorriamo a Lui, ci pervade interiormente
quasi un torrente nascosto di vita divina”:
“Nella fede
accogliamo infatti il dono che Dio fa di se stesso
rivelandosi a noi, creature fatte a sua immagine; accogliamo e accettiamo
quella Verità che la nostra mente non può comprendere fino in fondo e non può
possedere, ma che proprio per questo dilata l'orizzonte della nostra conoscenza
e ci permette di giungere al Mistero in cui siamo immersi e di ritrovare in Dio
il senso definitivo della nostra esistenza”.
Ma “un consenso a tale limitazione della ragione –
sottolinea Benedetto XVI – non si concede facilmente”. Occorre “affidarsi ad
una persona” e “non ad una persona ordinaria – aggiunge - ma a Cristo“ che “ci
ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo,
l’Amore del Padre e del Figlio”:
“La teologia
cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza
in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta
comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza
nell’amore, che è dono sincero di sé”.
Il Papa indica la via per toccare il mistero di Dio:
attuare “il programma del buon Samaritano”. E’ il programma
di Gesù: è “un cuore che vede”: soprattutto i piccoli e i poveri.
“Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. Sant’Agostino diceva: “Se vedi la carità vedi
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NELLA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI, GIOVEDI’
PROSSIMO,
IL
PAPA CELEBRERA’ LA SANTA MESSA IN SAN GIOVANNI IN LATERANO.
SULL’ESPERIENZA
VIVIFICANTE DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA, LA RIFLESSIONE
DEL RETTORE DELLA BASILICA DI SANT’ANASTASIA AL PALATINO,
DON
ALBERTO PACINI
Giovedì
prossimo, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, alle ore 19, Benedetto
XVI celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Quindi, il Papa presiederà la Processione
Eucaristica che, percorrendo via Merulana,
raggiungerà la Basilica di Santa Maria Maggiore. Fin dai primi passi del suo
Pontificato, Benedetto XVI ha esortato tutti i fedeli “all’adorazione
silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”. Un’esperienza che viene
vissuta con particolare intensità nella Basilica romana di Sant'Anastasia
al Palatino. Da cinque anni, infatti, la chiesa è luogo di Adorazione Eucaristica
perpetua, giorno e notte. Il Rettore di Sant’Anastasia,
don Alberto Pacini, si sofferma – al microfono di
Alessandro Gisotti – sull’attenzione riservata da Benedetto XVI all’Adorazione
Eucaristica:
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R. – E’ un dono, che nasce da questo incontro silenzioso,
ricco di amore, così pregnante, tra l’orante e il Signore, vivo e presente
nell’Eucaristia. Adorazione e celebrazione sono un tutt’uno,
tant’è vero che il Papa ci dice così: “Entrare in
comunione sacramentale, quasi corporale, con Lui, perde la sua profondità ed
anche la sua ricchezza umana se manca l’adorazione”. Cioè, quando riceviamo la
comunione, se questa non è accompagnata da un atteggiamento orante e adorante,
perde il suo significato.
D. – Il Papa, anche recentemente, nel suo viaggio
apostolico in Polonia, ha ricordato quanto sia stato colpito dall’adorazione
eucaristica a Colonia in mezzo ad un milione di giovani: un silenzio pieno di
significato, ha sottolineato il Papa, che quindi mette l’accento
sull’importanza della preghiera …
R. – Sì. Specialmente i giovani, che sono i più sensibili
alle parole di verità, i giovani che peraltro in tanti ambienti sono
frastornati, sono confusi, sono strattonati di qua e di là dalle mille proposte
allettanti e fatue del mondo attuale, però hanno un cuore ancora docile,
sensibile alle parole di verità, e quindi quando hanno la possibilità di essere
messi in contatto con la presenza viva del Signore, di Gesù, anche nel silenzio
che è ormai non più un’esperienza comune, perché siamo circondati dal frastuono,
i giovani sanno adorare, sanno stare in quel silenzio e colgono la presenza
viva del Signore.
D. – Può parlarci dell’esperienza dell’adorazione
eucaristica perpetua nella Basilica di Sant’Anastasia?
Quali sono i frutti che voi avete potuto sperimentare, e come questa adorazione
eucaristica può essere proposta anche in altre realtà?
R. – Intanto, abbiamo avuto l’esperienza che una chiesa,
che era stata vuota per tanti anni, poi è diventata nel Giubileo, e sull’onda
del Giubileo e come frutto del Giubileo della Redenzione, un luogo di
adorazione perpetua, giorno e notte. E ormai sono cinque anni da quando questo è iniziato, nel marzo 2001, proprio sulla
scorta delle parole del Santo Padre, Giovanni Paolo II: “Prendete il largo!”.
Fate il passo nella fede! E là, dove abbiamo osato fare questo passo nella
fede, davvero il Signore ha sorpassato le nostre aspettative. E’ un continuo
fluire di gente, di giorno e di notte, che viene ad
adorare il Signore. Non solo: ma da Sant’Anastasia,
poi, sono nate molte altre adorazioni perpetue in tutta Italia. Quindi i frutti
sono tanti, tantissimi! Ecco: la Chiesa si rigenera, la Chiesa si ravviva. E
poi, ecco, vorrei evidenziare la proposta che il Santo Padre ha fatto il 2
marzo a noi sacerdoti del clero di Roma: proposta di creare nei cinque settori
della diocesi di Roma cinque luoghi di adorazione perpetua, “la pongo
fiduciosamente nelle mani del cardinale vicario”.
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UDIENZE
E NOMINE
Stamane il Santo Padre ha ricevuto in
successive udienze il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi, e l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della
Congregazione per
In Francia, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grenoble presentata da mons. Louis Dufaux, per raggiunti
limiti di età. Gli succede mons. Guy de Kerimel, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.
In Portogallo, il Papa ha nominato
vescovo di Viseu il rev. Ilídio
Pinto Leandro, parroco di São
Salvador a Viseu e presidente del segretariato
diocesano per il clero. Il rev. Ilídio Pinto Leandro è nato il 14 dicembre
In Ecuador, il Santo Padre ha
nominato vescovi ausiliari di Guayaquil il padre carmelitano
scalzo Aníbal Nieto Guerra,
parroco di San Judas Tadeo
a Guayaquil, e don Marco Pérez
Caicedo, rettore del seminario maggiore di Guayaquil, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari
di Tuscania e di Maastricht. Padre Aníbal Nieto Guerra è nato in
Spagna a Formaselle (provincia di Zamora),
il 23 febbraio 1949. È stato ammesso nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi nel
1964, ed è stato ordinato sacerdote l’8 agosto 1982. Don Marco Pérez Caicedo è nato a Daule, provincia di Guayas, il 14
luglio 1967 ed è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1992.
Il Papa ha nominato Consultori
della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,
per la sezione Istituti Religiosi: mons. Jean-Louis Bruguès, vescovo di Angers
(Francia); mons. Massimo Camisasca, Superiore
Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo (Italia); padre Paolo Martinelli,
preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma; padre Sante Bisignano,
docente presso
E’ ORMAI PROSSIMA LA CONSEGNA AL
PAPA DEL TESTO DELLE PROPOSIZIONI
DEI
PADRI SINODALI SUL
TEMA DELL’EUCARISTIA IN VISTA DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA
POSTSINODALE
E’ ormai prossima la consegna al Papa del testo delle
Proposizioni dei Padri Sinodali emerse durante l’XI
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata dal 2 al 23
ottobre 2005 sul tema “L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione
della Chiesa”. E’ quanto affermato dal
segretario generale del Sinodo dei Vescovi mons. Nikola
Eterović durante i lavori del Consiglio
Ordinario della Segreteria Generale che si è radunato per la terza volta l’1 e
2 giugno scorsi. Lo rende noto oggi un comunicato della Sala Stampa vaticana.
Il testo, redatto in vista della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica postsinodale del Santo Padre, raccoglie le diverse
modifiche suggerite, nella fedeltà allo spirito collegiale vissuto dai Padri
Sinodali e alle loro ricche indicazioni, e si ritiene ormai espressione
conclusiva del consenso dei membri del Consiglio.
Riguardo poi la cooperazione del Consiglio con il Santo
Padre nel preparare la prossima XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi – rileva la nota – è stata studiata la scelta di una terna di temi da
sottoporre al Sommo Pontefice come possibili argomenti della
prossima assise sinodale. Dalle proposte pervenute dai Sinodi delle
Chiese Orientali Cattoliche, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della
Curia Romana e dall’Unione dei Superiori Generali è scaturita una sintesi
ragionata delle attese concrete delle Chiese particolari circa le urgenze
spirituali e pastorali del momento presente. I tre temi, definiti con formule adeguate,
saranno portati al Santo Padre, che annuncerà a tempo debito la sua decisione
finale per l’argomento da assegnare alla futura XII Assemblea Generale
Ordinaria. Su questo tema saranno elaborati i Lineamenta, dei quali il Consiglio
esaminerà un primo schema nella quarta riunione, che si svolgerà nei giorni
10-11 del prossimo mese di ottobre.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio Oriente: strage su una spiaggia
palestinese. Le Nazioni Unite chiedono un’inchiesta approfondita.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.
Servizio estero - Iraq: ancora sanguinose violenze a Baghdad.
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo
“Chi si ricorda di Matilde Serao?”.
Servizio italiano - I funerali privati del soldato ucciso a Nassiriya.
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10 giugno 2006
HAMAS
INFRANGE LA TREGUA INFORMALE DURATA 16 MESI, DOPO I BOMBARDAMENTI ISRAELIANI
CHE HANNO UCCISO CIVILI SU UNA SPIAGGIA DELLA STRISCIA DI GAZA.
ISRAELE
SOSPENDE I RAID E AVVIA UN’INCHIESTA, MENTRE LA COMUNITA’
INTERNAZIONALE
SI DIVIDE TRA LO SCONCERTO E LA CONDANNA
-
Intervista con Giuseppe Bettoni -
Hamas ha affermato oggi di aver lanciato razzi contro
Israele, nel primo attacco di questo genere da quando
16 mesi fa il movimento radicale islamico
palestinese dichiarò una tregua informale. Hamas, adesso alla guida del
governo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha annunciato ieri che
avrebbe ripreso gli attacchi, dopo aver accusato Israele di aver provocato
l'esplosione che ha fatto una strage di civili su una spiaggia di Gaza. Sui
fatti di ieri e sulle reazioni nel mondo, il servizio di Fausta Speranza:
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La condanna di Parigi e del Cairo,
di Mosca e della Giordania per i bombardamenti israeliani che hanno colpito
anche la spiaggia di Sudanya, nella Striscia di Gaza,
provocando dieci morti, tra i quali tre bambini. La Giordania parla di crimine
e tutti concordano nel definire “sproporzionato” l’intervento di Israele. La sproporzione
si misura rispetto agli attacchi con razzi che partono da territori
palestinesi. Il segretario generale dell’ONU Kofi Annan chiede un’inchiesta approfondita. Solo
Washington ribadisce che “Israele ha il diritto di difendersi''.
Intanto il presidente palestinese Abu Mazen ha decretato: tre giorni di lutto e bandiere listate
a lutto. Sembra anche che abbia chiesto al Consiglio di Sicurezza di ordinare a
Israele di fermare gli attacchi. In ogni caso, Abu Mazen ha parlato di “una guerra di sterminio” contro il
popolo palestinese. E c’è la reazione della stessa Israele:
sospeso il fuoco contro le zone del nord di Gaza, avviata un’inchiesta, con la
proposta di curare i feriti. Da parte del ministro della Difesa Peretz, il rammarico per le vittime innocenti. Per
ricostruire i fatti di ieri a Gaza, si deve parlare di una giornata di guerra,
con il più grave bilancio di sangue da oltre un anno. E poi il dramma di quelle
cannonate israeliane che hanno colpito una spiaggia affollata, nel giorno di
riposo islamico del venerdì.
E sul piano politico ci si chiede
se i fatti tragici di Gaza possano pesare sulla strategia politica del
presidente Abu Mazen che
con la convocazione del referendum sul ‘piano di pace’ preparato da alcuni leader detenuti in Israele acuisce
il braccio di ferro con il governo di Hamas. Ascoltiamo la valutazione di
Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica
all’Università Tor Vergata di Roma:
R. – Diciamo che in questo momento la situazione tra
Hamas, da una parte, e Abu Mazen,
dall’altra, è particolarmente delicata. C’è un vero e proprio conflitto in
corso, in realtà. Non bisogna negarlo. Abu Mazen, da una parte, e Hamas,
dall’altra, si ritrovano ancora oggi in eterno conflitto. Il referendum in
realtà serve ancora di più a cercare di legittimare Abu
Mazen nei confronti di Hamas. Quindi tutto questo
rientra in una situazione conflittuale tra questi due fronti che cercano di
controllare il territorio palestinese. E per capire gli eventuali scenari
futuri, bisogna rendersi conto anche del ruolo di Cina e Russia: entrambi,
facilitano un po’ il ruolo di Hamas anche contro Abu Mazen. La Cina aveva questioni nel
Sudan, e – diciamo - incoraggia un po’ questi scenari più islamici; la Russia
lo fa nei confronti di Teheran per ragioni di scacchiere
internazionale.
D. – Ha comunque senso parlare di un referendum su un
piano di pace?
R. – In questo momento non ha praticamente significato. Il
piano di Hamas non è meno di pace rispetto a quello di Abu
Mazen così come quello di Abu
Mazen non è meno guerriero o pacifista rispetto a
quello di Hamas. C’è un conflitto - non bisogna bendarsi gli occhi - tra Hamas
da una parte e Abu Mazen
dall’altra, per il controllo militare proprio in quel punto dei territori
palestinesi: Striscia di Gaza, Cisgiordania, ecc. In
realtà, quindi, qualunque cosa facciano questi due attori, oggi la tensione non
è più neanche nei confronti di Israele ma nei confronti dell’altro. Dopo la
morte di Arafat, assistiamo a quello che si temeva,
una frattura interna alla popolazione palestinese: Hamas da una parte, Abu Mazen dall’altra.
Va detto infine che Mahmud Zahar, il ministro degli Esteri palestinese del governo di
Hamas, è da ieri sera a Teheran, dove si fermerà tre
giorni per incontri con il capo della diplomazia iraniana, Mottaki,
e con il presidente Ahmadinejad. E' questa la prima visita di Zahar nella Repubblica islamica, che lo scorso aprile ha
stanziato un aiuto finanziario di 50 milioni di dollari per il governo palestinese
di Hamas.
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CON LA
VITTORIA DELLA GERMANIA SULLA COSTA RICA SI SONO
APERTI,
IERI SERA, I CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO. OGGI IN CAMPO
ARGENTINA
ED INGHILTERRA. AI NOSTRI MICROFONI, AUSPICI E
ASPETTATIVE
DEL PALLONE D’ORO GIANNI RIVERA
Germania
– Costa Rica 4 a 2. Con la vittoria dei padroni di
casa, si sono aperti, ieri sera, i Campionati del mondo di Calcio 2006. Ha
preso il via, dunque, un mese di emozioni sportive che culmineranno il 9 luglio
con la Finalissima di Berlino. La partita d’esordio è stata preceduta da una
sobria cerimonia nel nuovo stadio di Monaco di Baviera, l’Allianz
Arena. Oggi, scendono in campo altre due grandi
del calcio internazionale: l’Inghilterra contro il Paraguay e l’Argentina
contro la Costa d’Avorio. Sulle aspettative calcistiche e non per questi
Mondiali di Germania, all’indomani dell’apertura, Alessandro Gisotti ha intervistato
il Pallone d’Oro, Gianni Rivera:
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R. – Il gioco del calcio conta davvero
quando si realizza la partita, quando sul terreno di gioco si
avvicendano le due squadre che cercano di fare uno spettacolo, divertendo se
stessi e divertendo il pubblico, e questo è un po’ il segreto del gioco del
calcio. Speriamo che prenda vita questa cultura, che è la vera cultura dello
sport.
D. – 32 le squadre ai nastri di partenza, con il Brasile ancora una volta super-favorito. Quando verrà,
secondo lei, il turno dei Paesi emergenti? Quando, insomma, una nazionale
africana oppure asiatica potrà alzare la coppa?
R. – Ma … dipende solo da loro. C’è stata molta evoluzione
da quando hanno cominciato ad avvicinarsi al gioco del
calcio; hanno una struttura fisica notevole, in particolare gli africani, e
anche sul piano tecnico ci sono delle ottime individualità. Credo che sia una
questione di maturazione tattica – diciamo così – perché se riescono a togliersi
un po’ di ingenuità, soprattutto difensive, credo che potrebbero cominciare ad
avere qualche speranza in più. La esperienza e la
cultura si organizzano con il tempo …
D. – La FIFA si vanta di avere più Stati membri delle
Nazioni Unite. Quale può essere, dunque, il messaggio di un campionato mondiale
di calcio al di là dello sport?
R. – Tutto lo sport – questo succede anche durante le
Olimpiadi … Il messaggio dello sport è un messaggio molto forte se fatto
correttamente; ci sono i valori veri dell’esistenza, dello stare insieme,
dell’accettarsi con le varie diversità, da quelle religiose a quelle culturali,
sociali, di razza … Insieme alla musica, credo che il mondo dello sport sia il
settore dove questo modo di stare insieme non solo è accettato
ma è condiviso in pieno, organizzato, vissuto e quindi potrebbe essere
un messaggio per tutti gli altri settori della vita di ogni cittadino!
D. – Al di là dello sport, il mondiale di calcio – si sa!
– è anche un grande business, basti
pensare che uno spot televisivo di 30
secondi, durante le due semifinali costerà circa 300 mila euro. Non c’è il
rischio che ciò che c’è intorno al calcio giocato diventi poi più importante
del gioco stesso?
R. – Ma … oggettivamente, il rischio c’è. La società che è
stata costruita, nel suo complesso, è una società basata sul materialismo,
quindi sul denaro e sul potere, però si potrebbe anche ritornare a mettere al
primo posto certi valori, rispetto all’interesse economico.
D. – Possiamo dunque ancora credere nella bellezza dello
sport calcio, anche dopo le ben note vicende che hanno coinvolto il calcio
italiano …
R. – Bè, direi proprio di sì.
Poi, la gente si dimentica di tutto quello che ha letto sui giornali e visto in
televisione nei giorni precedenti. La forza del gioco del calcio, ma dello
sport in genere, è proprio che nel momento in cui si realizza la manifestazione
sportiva c’è l’attenzione di tutti solo su quell’evento.
Per questo diventa importante creare la condizione di costruire dei dirigenti
che mettano in evidenza quei valori rispetto, invece,
all’eccessivo valore che si dà all’interesse economico.
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Evento sportivo e di spettacolo, ma non solo. Ieri
mattina, proprio a Monaco di Baviera, dove si è svolta la partita d’esordio, si
è vissuto infatti un importante momento di preghiera,
a carattere ecumenico. Parlando nella Cattedrale di Monaco, il cardinale Karl Lehmann, presidente della
Conferenza episcopale tedesca, ha espresso l’auspicio che la competizione
rispetti la dignità intangibile della persona. In campo, ha avvertito, la
lealtà deve essere il comandamento più importante. D’altra parte, il porporato
ha riconosciuto che i Mondiali di Calcio, proprio come le Olimpiadi, possono
favorire il dialogo tra i popoli della Terra. Un legame che rafforza nell’impegno
a sconfiggere mali come la povertà e la fame. Dal canto suo, il vescovo Wolfgang Huber, presidente del
Consiglio della Chiesa evangelica tedesca ha auspicato che il calcio ci insegni il valore della compartecipazione. Ha poi richiamato
tutti i tifosi a comprendere che il vero premio non è
la Coppa del Mondo, ma la fede in Dio.
QUESTA NOTTE LA TRADIZIONALE MARCIA
PER LA PACE
DA MACERATA A LORETO PROMOSSA DA COMUNIONE E LIBERAZIONE
- Intervista con Massimo Orselli -
Saranno oltre 60
mila persone a marciare per la pace questa notte da Macerata a Loreto, per il
tradizionale appuntamento promosso da Comunione e Liberazione. Tema di
quest’anno: “Vagliate ogni cosa e trattenetene il valore”. La manifestazione
partirà oggi dallo stadio “Helvia Recina”
di Macerata dopo la celebrazione della Messa alle 18.30. Lungo i
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R. – C’è un
profondo legame con la Veglia dei movimenti ecclesiali con il Papa sabato scorso in San
Pietro, tanto che a celebrare la Santa Messa allo Stadio “Helvia
Recina” di Macerata ci sarà mons. Rylko,
presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Tra le altre novità c’è quella
di dare una continuità all’apertura del pellegrinaggio a tutte le personalità,
anche non credenti, che partecipano; come l’anno scorso è stato per Giuliano
Ferrara, quest’anno ci sarà la presenza di Magdi Allam, vice direttore del Corriere della Sera. Poi
l’apertura alle esperienze, alla quotidianità della vita, dallo sport alle
famiglie che hanno vissuto in missione. Poi la partecipazione di tantissime
persone che, comunque, vengono chiedendo alla Madonna un aiuto, un sostegno.
D. – La marcia si
va a collocare nell’iter di preparazione di preghiera per il convegno della
Chiesa italiana a Verona?
R. – Sì, anche il
tema è legato al valore della speranza in Cristo verso tutti gli uomini, verso
tutte le realtà ed è veramente una possibilità per tutti di valorizzare ciò che
c’è nel cuore dell’uomo. E questo è il legame che ci conduce al Convegno
ecclesiale di Verona che si svolgerà sul tema della speranza.
D. – Altro momento
saliente è costituito, come sempre, dall’arrivo della Fiaccola della pace …
R. – E’ partita
mercoledì da Piazza San Pietro a Roma, dopo che è stata accesa personalmente da
Sua Santità Benedetto XVI, e ha percorso un itinerario che lega luoghi significativi
della nostra storia ma anche dell’Italia, come Assisi, Fabriano, Osimo. Ci accompagnerà fino a Loreto dove domenica mattina
ci ritroveremo tutti davanti all’immagine della Madonna e alla casa del ‘sì’.
D. – Ventotto chilometri per pregare per la giustizia in Terra
Santa e per le radici cristiane dell’Europa …
R. – Uno dei
motivi della preghiera è questo, il recupero delle radici cristiane, la pace
nel mondo, nel Medio Oriente in particolare, per sostenere tutte le nostre
attività in Terra Santa.
D. – Cosa vi
augurate a questo punto?
R. – Che il
pellegrinaggio sia veramente un’occasione di preghiera
fatta anche da chi magari in parte viene senza una domanda precisa, ma che poi
dopo, nel vivere insieme, nel camminare, nel sentire ripetersi l’Ave Maria,
continua per tutte le quattro parti del Rosario. Nelle litanie dei Santi, nei
momenti di festa, nelle intenzioni di preghiera che sono personali ma che poi
diventano di tutti, ognuno possa ritrovare il proprio perché della propria
vita.
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IN SCENA IERI AL TEATRO ARGENTINA DI ROMA “LA LUCE
DEL MONDO”,
DRAMMA
LIRICO SCRITTO DA MONS. MAURO PIACENZA
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Intervista con l’autore -
E’
andato in scena ieri sera, in un gremito Teatro Argentina di Roma, “La Luce del
mondo”, dramma lirico in due atti scritto da mons. Mauro Piacenza, presidente
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con musiche di
Ferdinando Nazzaro. Un originale tentativo di veicolare i grandi, eterni valori
del Cristianesimo attraverso un linguaggio comune a tutti i tempi e le culture,
quello della musica e del teatro. Servizio di Luca Pellegrini.
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E’
difficile rendere la complessità della vita: l’uomo stesso, nel testo del
“dramma lirico” scritto dall’abile penna di mons. Mauro Piacenza, confessa
affranto, in un primo atto corrusco, di “non capirci niente, veramente”. E’
ancor più difficile poi, quasi un insormontabile scoglio drammatico, rendere
materiale teatralmente vivace e visibile e condivisibile una “storia” che non è
“storia”: riflessioni sul male di vivere, sulla dirompente e tragica presenza
del male stesso – due demoni, maschio e femmina,
nell’opera, seguono l’uomo facendosi trainare –, sulla vittoria sanguinosa
della guerra sulla pace. Tutto sembra opporsi alla rappresentazione teatrale,
che certo non si avvale di un allestimento in sintonia con l’astratta, vigorosa
scrittura musicale di Ferdinando Nazzaro, che riesce ad assecondare parole,
frasi, ragionamenti. Poi l’opera si fa più lirica: la presenza di Cristo, il
Salvatore e redentore dell’umanità e della sua storia, sutura le lacerazioni,
predica la mansuetudine, prospetta un avvenire di beatitudine, di “luce nel mondo”.
I Santi – due sono quelli che percorrono il palcoscenico,
antitetici ai demoni: Angela da Foligno e Francesco d’Assisi – sono il
riverbero della luce, che diventa fulgore nella “donna” che la “Luce”
partorirà: la Vergine Madre, interpretata dall’unica cantante realmente a suo
agio con l’impervia scrittura, Annarita Taliento.
Canta un “Magnificat” di forti emozioni, cui dà il suo volonteroso contributo
il Coro istruito da Alessandra Corso e l’Orchestra Filarmonica di Lviv. Esperienza, dunque, di emozioni e di più ampie riflessioni
sull’uso delle arti, tutte le arti, a servizio dell’uomo e
dell’evangelizzazione, alle quali mons. Piacenza assegna, come riferito ai nostri
microfoni, una precisa, moderna missione:
“Si tratta semplicemente di cercare di far parlare le
varie arti, attraverso le diverse espressioni, facendo in modo che ciascuna
possa annunciare Cristo, possa essere posta al servizio dell’evangelizzazione:
sia – direi - di quella evangelizzazione che noi dobbiamo dare continuamente a
noi stessi come riapprofondimento, anche sotto il
profilo delle emozioni, perché queste possono aiutare tutto l’insieme
dell’oggetto della nostra fede; ma anche come una sorta di pre-evangelizzazione
e quindi un servizio fatto a coloro i quali sono
lontani o comunque non praticanti, aiutandoli così, attraverso il fascino
dell’arte, a riflettere sulle ragioni fondamentali della vita e su quei valori,
che fanno vivere una vita che sia degna di essere una vita”.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, Domenica 11 giugno,
«Andate e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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“Ammaestrate tutte le nazioni”: è la missione che Cristo
ci ha dato. Non poche tentazioni si sono presentate intorno a questa missione.
Un grosso rischio è di considerare ciò che è da insegnare come una dottrina
teorica, come una specie di scuola. Ma può essere ancora più grave pensare che il credere coincida con l’imparare e che diventare cristiano
significhi apprendere e capire una dottrina. Ma Cristo dice: “Ammaestrate tutte
le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo”. Al fondamento c’è dunque un
evento: il battesimo. Con esso l’uomo partecipa per
mezzo di Cristo all’amore incrollabile e alla vita stessa di Dio. Questo amore
delle Santissime Persone è totale e assoluto, tanto da essere un solo Dio. Per
questo anche l’uomo troverà il suo senso e la sua piena realizzazione
nell’amore, con il quale si unisce liberamente agli altri. L’insegnamento cui
Cristo ci chiama ha la sua sorgente nel battesimo e da esso
trae vita.
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10 giugno 2006
“FA PARTE DELLA
MISSIONE DELLA CHIESA INDICARE I VALORI UMANI E CRISTIANI
CHE AMPLIANO GLI ORIZZONTI DELLE RISPOSTE AI
PROBLEMI DELLE MIGRAZIONI":
È QUANTO SI LEGGE NEL MESSAGGIO FINALE DEL II
INCONTRO CONTINENTALE
DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO
(CELAM) SULLE MIGRAZIONI
E I RIFUGIATI, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A BOGOTA’, IN COLOMBIA
BOGOTÀ. = “Le
migrazioni sono un segno dei tempi. L’intensità del fenomeno reclama oggi
l’interesse dell'ordine politico ed economico mondiale e interpella anche
“IN UNA SOCIETÀ SEGNATA DALL'INDIVIDUALISMO,
LIMITARE I TEMPI DI LAVORO
È
NECESSARIO PER PERMETTERE I CONTATTI FAMILIARI E UNA VITA CULTURALE”: CON
QUESTE PAROLE, I VESCOVI DEL BELGIO HANNO CRITICATO
BRUXELLES. = “Il giorno del
Signore non deve diventare un giorno come gli altri”: per questo motivo, i vescovi
del Belgio hanno preso formalmente posizione contro la decisione del premier
belga, il liberale Guy Verhofstadt,
di consentire l’apertura degli esercizi commerciali nove domeniche l’anno, per
“modernizzare” la regolamentazione sul commercio. Una misura, questa, contestata anche
dai sindacati e dai datori di lavoro. "I vescovi – si legge in
un comunicato della Conferenza episcopale - sono dell’avviso che la domenica
debba restare, per quanto è possibile, giornata festiva". "In una
società già tanto segnata dall'individualismo – aggiungono i presuli – una
limitazione dei tempi di lavoro è necessaria per permettere un minimo di contatti
familiari e una vita culturale. Sottomettere ancor più la domenica alla
pressione commerciale si farà a svantaggio della vita comune”. “Per i cristiani
– concludono i vescovi belgi - la domenica è egualmente un giorno benedetto e
santificato. Si chiama ‘Il giorno del Signore’”.
(R.M.)
PRESENTATA, NEI GIORNI SCORSI A TAIWAN,
TAI PEI. =
PRIMI
SEGNALI DI STABILIZZAZIONE DELL’EPIDEMIA DI COLERA CHE DA FEBBRAIO
COLPISCE
L’ANGOLA. AL MOMENTO, 43 MILA I CONTAGIATI E OLTRE 1600 I MORTI
LUANDA. = Sembra entrare in una fase di stabilizzazione, l’epidemia di
colera che da metà febbraio colpisce l’Angola. A dichiararlo, sono le autorità sanitarie angolane
e le ONG presenti sul territorio, secondo cui dovranno comunque trascorrere
molti mesi, prima che la malattia possa essere
debellata. L’ultimo bilancio presentato ieri a Luanda dall’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) parla di 43316 contagiati e di 1646 morti in 14 delle 18 province del Paese. “La distribuzione di acqua
potabile nei municipi colpiti dall’epidemia e la massiccia campagna
d’informazione fatta dalle autorità sembra stiano dando finalmente i loro
frutti”, ha dichiarato all’agenzia MISNA Michele Passetto, amministratore
dell’Ospedale della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza,
situato nel quartiere Golf della capitale angolana.
“L’impressione – ha aggiunto – è che la popolazione stia effettivamente
mettendo in atto le pratiche preventive suggerite, come bere solo acqua
distribuita dai camion, bollirne altra, disinfettare con la varechina e con essa lavare tutto, inclusa frutta e verdura prima di
mangiarla. Tecniche di base – ha precisato – che aiutano a evitare di
ammalarsi, ma che però non risolvono il problema alla radice”. Come altri
esperti, anche Passetto ritiene che senza radicali opere di bonifica e la
costruzione di una rete fognaria e idrica nelle favelas, dove vive il 60 per cento della popolazione di Luanda, le
epidemie di colera saranno destinate a ripetersi. “Ci sono ancora aree vastissime
da urbanizzare: enormi aggregati di baracche, senza acqua, luce e servizi. È un
lavoro immenso”, ha spiegato Passetto, augurandosi che il ‘boom’
economico che sta vivendo oggi l’Angola, uscita dalla guerra civile quattro
anni fa e oggi tra i principali produttori africani di petrolio, possa
raggiungere anche le fasce più basse della popolazione. (R.M.)
ALLARME
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) SULL’INCREMENTO DELLA
TUBERCOLOSI IN EUROPA: NEL 2004, SONO STATI 69 MILA I DECESSI, CON 450 MILA
CASI DI CONTAGIO, EQUIVALENTI A CIRCA 50 NUOVI CASI OGNI ORA
ROMA. = Nel 2004, in Europa, sono stati 69 mila i decessi
causati dalla tubercolosi, con 450 mila casi di contagio, equivalenti a circa
50 nuovi casi ogni ora: sono i dati emersi durante un Incontro sul ritorno
della tubercolosi nel continente europeo, promosso nei giorni scorsi a Roma
dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)
e dalla Croce Rossa Italiana, in collaborazione, tra gli altri, con AMREF
Italia e il ministero della Salute. In particolare, nell’Europa dell’Est
l’incidenza della malattia è raddoppiata negli ultimi 15 anni, passando dai
circa 50 casi ogni 100 mila abitanti ai circa 110 attuali. Anche l’Italia non
sfugge al problema: tra il 1995 e il 2002 si sono registrati 4.215 decessi.
Nello specifico, il Bel Paese conta circa 7 nuovi casi ogni 100 mila abitanti
ogni anno. Nel periodo 1995-2004 la classe di età che presenta l’incidenza più elevata
di TBC è quella degli over 65, dove
si contano tra i 10 e i 17 casi ogni 100 mila abitanti; nei giovani tra i 15 e
i 24 anni l’incidenza è in leggero seppur costante aumento, mentre resta
stabile anche nei bambini tra gli 0 e i 14 anni. Per quanto riguarda la
situazione a livello mondiale, sempre riferita al 2004, sono 2 miliardi i
contagiati, quasi 15 milioni i malati accertati, 9 milioni i nuovi casi e circa
2 milioni i decessi. La malattia, in particolare, ha un'incidenza devastante soprattutto
nell’Africa sub-sahariana, dove si registrano 350 casi ogni 100 mila persone,
circa il doppio del sud-est asiatico. Inoltre, ogni anno nel continente
africano si verificano circa 1,5 milioni di morti e il trend è in crescita a causa dell’aumento dei casi di HIV-AIDS, che
indeboliscono il sistema immunitario. Secondo l’OMS, se lasciata senza
controllo, entro 20 anni la tubercolosi ucciderà altri 35 milioni di persone.
Il Piano globale per la lotta alla TBC 2006-2015 dell’OMS prevede di curare 50
milioni di pazienti in tutto il mondo, salvare 14 milioni di vite, produrre un
nuovo farmaco entro il 2010 e scoprire un nuovo vaccino entro il 2015.
Sull’incremento della tubercolosi, il 16 e 17 ottobre prossimi si svolgerà a
Copenaghen un Forum ministeriale organizzato dall’OMS. (R.M.)
AL
VIA, LUNEDÌ A CERNOBBIO, IN ITALIA,
DI ONCOLOGIA
INTERVENTISTICA. ATTESI OLTRE 600 SPECIALISTI DI 38 PAESI
CERNOBBIO. = Oltre 600 specialisti,
provenienti da 38 Paesi, riuniti in Italia a celebrare la nascita ufficiale
dell’oncologia interventistica: un insieme di
tecniche che puntano a eliminare piccoli tumori senza bisturi, ma con Tac,
ecografie e robot. Sarà Cernobbio, in provincia di
Como, a ospitare, dal 12 al 16 giugno, la prima World Conference on Interventional Oncology (WCIO). La ‘cinque giorni’
sarà presieduta da Luigi Solbiati, primario
dell’Unità operativa di Radiologia Interventistica
all’ospedale di Busto Arsizio, in provincia di
Varese. Con 950 pazienti curati dal 1995 ad oggi, la struttura detiene la leadership mondiale nel trattamento dei
tumori del fegato con procedimenti denominati alcolizzazione
e radiofrequenza. Metodiche mini-invasive, in cui la mano del chirurgo, guidata
dall’ecografo, interviene senza tagli e ‘brucia’ i
tessuti malati. “Il fatto che l’Italia sia stata scelta come Paese
organizzatore di questa prima Conferenza mondiale – sottolinea Solbiati – è un giusto riconoscimento del ruolo
fondamentale che numerosi centri italiani hanno avuto sia nella fase di
sperimentazione sia in quella di diffusione nel mondo di questa nuova branca
della medicina anti-cancro”. (R.M.)
PROFANATA, NEL CIMITERO
MONUMENTALE DI MILANO,
MILANO. = Profanata, nella notte tra venerdì e
sabato a Milano, la tomba di mons. Luigi Giussani, il
fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso il 22 febbraio dello scorso
anno. Sconosciuti hanno preso di mira il colombario in cui riposa la salma del
presule, sotto il Famedio del cimitero monumentale della città ambrosiana,
rubando due “ex voto”. Ad accorgersi della sparizione sono stati i fedeli e i
religiosi che celebrano
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10 giugno 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq,
proseguono gli attentati della guerriglia anche dopo la morte del leader di Al Qaeda nel Paese arabo, Al Zarqawi. Attacchi sferrati da ribelli, in varie località
del Paese, hanno provocato la morte di almeno 13 persone. Nuovi dettagli
emergono, intanto, sull’operazione militare che ha portato all’uccisione di Al Zarqawi. Il nostro servizio:
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A Baghdad una
bomba è esplosa nei pressi di un affollato mercato causando la morte di 4
persone, tutti civili. A Mosul, nel nord, uomini armati hanno
aperto il fuoco in un negozio, uccidendo 5 civili. Altri tre distinti attacchi condotti da ribelli in località a sud della
capitale hanno provocato inoltre, nelle ultime ore, almeno 4 morti. Emergono,
intanto, nuovi particolari sulla morte di Al Zarqawi: un generale americano ha dichiarato che il
terrorista era ancora
vivo quando i poliziotti iracheni, seguiti da reparti speciali statunitensi,
sono entrati nelle rovine del suo rifugio. Il generale ha aggiunto che
nell’azione militare sono morti altri due uomini e tre donne. Secondo fonti vicine alla famiglia di Al Zarqawi,
nel raid è rimasto ucciso anche un figlio di 18 mesi del terrorista. La stampa irachena
ha reso noto poi che è stato arrestato il proprietario del casolare usato come
nascondiglio. Sul versante politico, l’Alleanza
irachena, la coalizione sciita attualmente al potere, ha espresso con un
comunicato il proprio stupore per l’indifferenza di alcuni Paesi arabi
all’annuncio della morte di Al Zarqawi.
“La coalizione – si legge nel documento - si stupisce, in particolare, per la
posizione del movimento palestinese Hamas che ha definito il terrorista
giordano un martire senza considerazione per i sentimenti del popolo iracheno e
delle sue vittime”. Negli Stati
Uniti, intanto, il presidente americano, George Bush, ha assicurato ieri che il ritiro americano dall’Iraq
è solo questione di tempo. Il capo della Casa Bianca ha spiegato che anche se l’uccisione
di Al Zarqawi, “ha inferto
un duro colpo” ad Al Qaeda, non si deve comunque
arrivare a decisioni affrettate.
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In Pakistan, almeno 20
presunti fondamentalisti sono rimasti uccisi in un
nuovo raid delle forze di sicurezza pachistane in un campo di addestramento di
militanti integralisti. Il campo, attaccato con artiglieria ed elicotteri, si
trovava nel nord del Waziristan, regione tribale
lungo la frontiera con l’Afghanistan.
L’Italia continuerà ad assicurare il proprio
“pieno impegno” in Afghanistan. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano,
Romano Prodi, incontrando ieri il segretario generale della
NATO, Jaap de Hoop Scheffer. Nel Paese asiatico,
intanto, proseguono gli scontri tra ribelli talebani
e soldati della coalizione. Il nostro servizio:
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Fonti militari della coalizione hanno reso
noto, stamani, che in operazioni condotte congiuntamente da truppe canadesi e afghane sono rimasti uccisi, la scorsa settimana, almeno 40
ribelli talebani. Le fonti hanno anche aggiunto che
gli scontri sono avvenuti nella turbolenta provincia di Zabul,
nel sud del Paese. Intanto, il presidente della Repubblica italiana Giorgio
Napolitano, ricevendo ieri al Quirinale il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer,
ha
auspicato una sempre più proficua collaborazione tra Unione Europea e Alleanza
Atlantica. Nel giorno dei funerali del caporal
maggiore Alessandro Pibiri,
rimasto ucciso lunedì scorso in Iraq, Napolitano ha anche ricordato i
doveri inderogabili di solidarietà internazionale dell’Italia. Sempre ieri, il
presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha assicurato al segretario generale
dell’Alleanza Atlantica il proseguimento della missione dell’Italia in
Afghanistan. Durante l’incontro, si è discusso anche della situazione nella
martoriata regione sudanese del Darfur, dell’Iraq e
dell’allargamento della NATO. In un’intervista
rilasciata al quotidiano “Il Corriere della Sera”, Jaap de Hoop
Scheffer ha dichiarato, infine, che la
NATO ha bisogno, in Afghanistan, di più truppe, forze speciali e aerei
da caccia italiani. Nel Paese asiatico sono dispiegati, attualmente, 1275
militari italiani su un totale di circa 9 mila uomini della
NATO.
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Risorse energetiche, crescita mondiale,
approvvigionamento e prezzi di gas e petrolio. Sono i principali temi al centro
della riunione dei ministri finanziari del G8, che si conclude nel pomeriggio a
San Pietroburgo. Durante l’incontro, è stato
raggiunto un importante accordo: il ministro delle Finanze russo, Alexey Kudrin, e il presidente
della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz,
hanno annunciato che il governo di Mosca cancellerà 700 milioni di debiti di
Paesi dell’Africa subsahariana. Wolfowitz
ha detto che questa decisione è una chiara dimostrazione del ruolo della Russia
come “Paese donatore emergente” e come nuovo partner per lo sviluppo mondiale.
Il vertice di San Pietroburgo è stato organizzato in
vista del summit annuale dei capi di Stato e di governo, che si terrà nella
città russa dal 14 al 16 luglio.
La Cina continua ad
essere colpita da frane e piogge torrenziali, nel sud, e da un’ondata di
siccità, nel nord. In diverse ed ampie zone meridionali, le inondazioni hanno
provocato oltre 90 morti ed 11 dispersi. A questo bilancio, ancora provvisorio,
bisogna aggiungere, poi, un altro inquietante dato: le persone sgomberate sono
almeno 560 mila. Un’ondata di siccità ha colpito, inoltre, diverse province del
nord del Paese, dove secondo l’agenzia ‘Nuova Cina’
scarseggia l’acqua necessaria per oltre sette milioni di abitanti.
In Myanmar, il premio Nobel per
la Pace e leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, è stata ricoverata ieri, in ospedale, per problemi intestinali. Lo
ha riferito il portavoce del suo partito, la “Lega per la democrazia”,
precisando che poche ore dopo il ricovero, Aung
San Suu Kyi è tornata a casa, dove è agli arresti domiciliari. Lo
scorso mese di novembre, la giunta militare del Myanmar
aveva prorogato di un anno gli arresti domiciliari alla dissidente.
Sfiorata una sciagura aerea in Corea del Sud, dove una
fortissima grandinata ha investito un Airbus, con
oltre 200 passeggeri a bordo. I piloti sono riusciti a far
atterrare manualmente il velivolo all’aeroporto di Seoul
utilizzando, per la visuale sulla pista, i finestrini laterali. Il vetro
frontale, infatti, era stato interamente scheggiato dalla grandine.
In Cile, l’Assemblea di
coordinamento degli studenti secondari (ACES) ha annunciato, ieri, la fine
delle occupazioni di scuole e istituti, cominciate tre settimane fa per
chiedere al governo la riforma della legge sul sistema scolastico e
universitario. “Non stiamo però smobilitando e proseguiremo la nostra lotta con
altri metodi - ha detto una leader del movimento - per premere sulle autorità
affinché si arrivi ad un reale cambiamento”. La norma sul sistema educativo
cileno era stata emanata dal dittatore Agusto Pinochet il 10 marzo del 1990, il giorno
prima di lasciare il potere.
In Somalia, il governo di
transizione ha dispiegato almeno 300 militari a Baidoa,
sede delle istituzioni e teatro ieri di violenze tra schieramenti rivali. I
combattimenti sono scoppiati tra miliziani fedeli al presidente somalo, Abdullah Yusuf Ahmed, e uomini armati appartenenti ad un clan che domina
le regioni di Bay e Bakol. Quest’ultima ondata di
violenze non sembra comunque collegata ai recenti combattimenti di Mogadiscio
tra estremisti islamici e milizie dei “signori della guerra”. La capitale, dopo
violenti scontri costati la vita a decine di persone, è adesso sotto il
controllo dei fondamentalisti.
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