RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 160  - Testo della trasmissione di  sabato 10 giugno 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani l’Angelus di Benedetto XVI nella Solennità della Santissima Trinità: Dio – dice il Papa – non è solitudine ma perfetta comunione nell’amore

 

Nella solennità del Corpus Domini, giovedì prossimo, il Papa celebrerà la Santa Messa in San Giovanni in Laterano. Sull’esperienza vivificante dell’Adorazione Eucaristica, la riflessione di don Alberto Pacini

 

    Sarà presto consegnato al Papa, in vista dell’Esortazione Apostolica, il testo delle Proposizioni dei Padri Sinodali emerse durante il Sinodo sull’Eucaristia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Hamas rompe la tregua e lancia razzi contro Israele dopo la strage di civili palestinesi su una spiaggia di Gaza in cui sono morti anche tre bambini: il rammarico del governo israeliano. La riflessione di Giuseppe Bettoni

 

Con la vittoria della Germania sulla Costa Rica si sono aperti, ieri sera, i Campionati mondiali di calcio. Oggi in campo Argentina ed Inghilterra: ai nostri microfoni Gianni Rivera

 

Questa notte la tradizionale marcia per la pace da Macerata a Loreto promossa da Comunione e Liberazione: intervista con Massimo Orselli

 

In scena ieri sera al Teatro Argentina di Roma “La Luce del mondo”, dramma lirico scritto da mons. Mauro Piacenza: con noi l’autore

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

II Incontro continentale del Consiglio Episcopale Latinoamericano sulle migrazioni e i rifugiati, svoltosi nei giorni scorsi a Bogotà, in Colombia

 

I vescovi del Belgio hanno criticato la decisione del governo di consentire l’apertura degli esercizi commerciali nove domeniche l’anno

 

Presentata, nei giorni scorsi a Taiwan, la versione in lingua cinese dell’Enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”

 

Primi segnali di stabilizzazione dell’epidemia di colera che da febbraio colpisce l’Angola. Al momento, 43 mila i contagiati e oltre 1600 i morti

 

Allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’incremento della tubercolosi in Europa

 

Al via, lunedì a Cernobbio, in Italia, la prima Conferenza mondiale di oncologia interventistica

 

Profanata, nel cimitero monumentale di Milano, la tomba di mons. Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione

 

24 ORE NEL MONDO:

Continuano le violenze in Iraq anche dopo l’uccisione di Al Zarkawi. Quattro morti per una bomba in un mercato di Baghdad

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 giugno 2006

 

DOMANI L’ANGELUS DI BENEDETTO XVI NELLA FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’:

DIO – DICE IL PAPA – NON E’ SOLITUDINE MA PERFETTA COMUNIONE NELL’AMORE

 

Domani, Solennità della Santissima Trinità, il Papa si affaccerà dalla finestra del suo studio privato per il tradizionale Angelus domenicale in Piazza San Pietro. Parlerà ai fedeli del grande mistero della fede cristiana: la verità del Dio Uno e Trino. Dio è amore, non è solitudine – ha sottolineato più volte Benedetto XVI – che ha indicato la via per “toccare” il mistero del Dio vivente. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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“Se lo comprendi allora non è Dio”: così diceva Sant’Agostino che in gioventù aveva cercato invano di catturare con la sola razionalità il mistero di Dio. Benedetto XVI ha più volte messo in luce il ruolo della ragione e “la ragionevolezza della fede … in quel Dio che si è rivelato in Gesù Cristo”: “l’opzione cristiana – ha detto – è anche oggi quella più razionale e quella più umana”. Noi crediamo in “un Dio della ragione”, ma questa ragione “è una cosa sola con l’amore”:

 

“La parola che riassume tutta la rivelazione è questa:Dio è amore’; e l’amore è sempre un mistero, una realtà che supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità”.

 

Qui entra in gioco la fede che libera “la ragione da quei limiti troppo angusti entro i quali essa viene confinata quando si considera razionale soltanto ciò che può essere oggetto di esperimento e calcolo”. “Dio si nasconde nel mistero: – afferma il Papa - pretendere di comprenderLo significherebbe volerlo circoscrivere nei nostri concetti e nel nostro sapere e così irrimediabilmente perderlo. Mediante la fede, invece, possiamo aprirci un varco attraverso i concetti, perfino quelli teologici, e possiamo ‘toccare’ il Dio vivente. E Dio – rileva Benedetto XVI - una volta toccato, ci trasmette immediatamente la sua forza. Quando ci abbandoniamo al Dio vivente, quando nell'umiltà della mente ricorriamo a Lui, ci pervade interiormente quasi un torrente nascosto di vita divina”:

 

“Nella fede accogliamo infatti il dono che Dio fa di se stesso rivelandosi a noi, creature fatte a sua immagine; accogliamo e accettiamo quella Verità che la nostra mente non può comprendere fino in fondo e non può possedere, ma che proprio per questo dilata l'orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al Mistero in cui siamo immersi e di ritrovare in Dio il senso definitivo della nostra esistenza”.

 

Ma “un consenso a tale limitazione della ragione – sottolinea Benedetto XVI – non si concede facilmente”. Occorre “affidarsi ad una persona” e “non ad una persona ordinaria – aggiunge - ma a Cristo“ che “ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio”:

 

“La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé”.

 

Il Papa indica la via per toccare il mistero di Dio: attuare “il programma del buon Samaritano”. E’ il programma di Gesù: è “un cuore che vede”: soprattutto i piccoli e i poveri. “Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. Sant’Agostino diceva: “Se vedi la carità vedi la Trinità”.

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NELLA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI, GIOVEDI’ PROSSIMO,

IL PAPA CELEBRERA’ LA SANTA MESSA IN SAN GIOVANNI IN LATERANO.

SULL’ESPERIENZA VIVIFICANTE DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA, LA RIFLESSIONE

 DEL RETTORE DELLA BASILICA DI SANT’ANASTASIA AL PALATINO,

DON ALBERTO PACINI

 

Giovedì prossimo, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, alle ore 19, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Quindi, il Papa presiederà la Processione Eucaristica che, percorrendo via Merulana, raggiungerà la Basilica di Santa Maria Maggiore. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Benedetto XVI ha esortato tutti i fedeli “all’adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”. Un’esperienza che viene vissuta con particolare intensità nella Basilica romana di Sant'Anastasia al Palatino. Da cinque anni, infatti, la chiesa è luogo di Adorazione Eucaristica perpetua, giorno e notte. Il Rettore di Sant’Anastasia, don Alberto Pacini, si sofferma – al microfono di Alessandro Gisotti – sull’attenzione riservata da Benedetto XVI all’Adorazione Eucaristica:

 

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R. – E’ un dono, che nasce da questo incontro silenzioso, ricco di amore, così pregnante, tra l’orante e il Signore, vivo e presente nell’Eucaristia. Adorazione e celebrazione sono un tutt’uno, tant’è vero che il Papa ci dice così: “Entrare in comunione sacramentale, quasi corporale, con Lui, perde la sua profondità ed anche la sua ricchezza umana se manca l’adorazione”. Cioè, quando riceviamo la comunione, se questa non è accompagnata da un atteggiamento orante e adorante, perde il suo significato.

 

D. – Il Papa, anche recentemente, nel suo viaggio apostolico in Polonia, ha ricordato quanto sia stato colpito dall’adorazione eucaristica a Colonia in mezzo ad un milione di giovani: un silenzio pieno di significato, ha sottolineato il Papa, che quindi mette l’accento sull’importanza della preghiera …

 

R. – Sì. Specialmente i giovani, che sono i più sensibili alle parole di verità, i giovani che peraltro in tanti ambienti sono frastornati, sono confusi, sono strattonati di qua e di là dalle mille proposte allettanti e fatue del mondo attuale, però hanno un cuore ancora docile, sensibile alle parole di verità, e quindi quando hanno la possibilità di essere messi in contatto con la presenza viva del Signore, di Gesù, anche nel silenzio che è ormai non più un’esperienza comune, perché siamo circondati dal frastuono, i giovani sanno adorare, sanno stare in quel silenzio e colgono la presenza viva del Signore.

 

D. – Può parlarci dell’esperienza dell’adorazione eucaristica perpetua nella Basilica di Sant’Anastasia? Quali sono i frutti che voi avete potuto sperimentare, e come questa adorazione eucaristica può essere proposta anche in altre realtà?

 

R. – Intanto, abbiamo avuto l’esperienza che una chiesa, che era stata vuota per tanti anni, poi è diventata nel Giubileo, e sull’onda del Giubileo e come frutto del Giubileo della Redenzione, un luogo di adorazione perpetua, giorno e notte. E ormai sono cinque anni da quando questo è iniziato, nel marzo 2001, proprio sulla scorta delle parole del Santo Padre, Giovanni Paolo II: “Prendete il largo!”. Fate il passo nella fede! E là, dove abbiamo osato fare questo passo nella fede, davvero il Signore ha sorpassato le nostre aspettative. E’ un continuo fluire di gente, di giorno e di notte, che viene ad adorare il Signore. Non solo: ma da Sant’Anastasia, poi, sono nate molte altre adorazioni perpetue in tutta Italia. Quindi i frutti sono tanti, tantissimi! Ecco: la Chiesa si rigenera, la Chiesa si ravviva. E poi, ecco, vorrei evidenziare la proposta che il Santo Padre ha fatto il 2 marzo a noi sacerdoti del clero di Roma: proposta di creare nei cinque settori della diocesi di Roma cinque luoghi di adorazione perpetua, “la pongo fiduciosamente nelle mani del cardinale vicario”.

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UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Santo Padre ha ricevuto in successive udienze il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. 

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grenoble presentata da mons. Louis Dufaux, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Guy de Kerimel, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

In Portogallo, il Papa ha nominato vescovo di Viseu il rev. Ilídio Pinto Leandro, parroco di São Salvador a Viseu e presidente del segretariato diocesano per il clero. Il rev. Ilídio Pinto Leandro è nato il 14 dicembre 1950 a Rio del Mel, nel distretto di Viseu, e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 25 dicembre 1973.

 

 

In Ecuador, il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari di Guayaquil il padre carmelitano scalzo Aníbal Nieto Guerra, parroco di San Judas Tadeo a Guayaquil, e don Marco Pérez Caicedo, rettore del seminario maggiore di Guayaquil, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari di Tuscania e di Maastricht. Padre Aníbal Nieto Guerra è nato in Spagna a Formaselle (provincia di Zamora), il 23 febbraio 1949. È stato ammesso nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi nel 1964, ed è stato ordinato sacerdote l’8 agosto 1982. Don Marco Pérez Caicedo è nato a Daule, provincia di Guayas, il 14 luglio 1967 ed è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1992.

 

Il Papa ha nominato Consultori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la sezione Istituti Religiosi: mons. Jean-Louis Bruguès, vescovo di Angers (Francia); mons. Massimo Camisasca, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo (Italia); padre Paolo Martinelli, preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma; padre Sante Bisignano, docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma; padre Benoît-Dominique de La Soujeole, docente presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Fribourg (Svizzera); padre Bernard Pitaud, Superiore Provinciale di Francia della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio; padre Agostino Montan, docente presso la Pontificia Università Lateranense di Roma; padre Luigi Borriello, docente presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino e presso la Pontificia Facoltà Teologica ed il Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum di Roma; Suor Jolanta Olech, Superiora Generale delle Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante e presidente della Conferenza delle Superiore Maggiori della Polonia.

 

 

E’ ORMAI PROSSIMA LA CONSEGNA AL PAPA DEL TESTO DELLE PROPOSIZIONI

DEI PADRI SINODALI SUL TEMA DELL’EUCARISTIA IN VISTA DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE

 

E’ ormai prossima la consegna al Papa del testo delle Proposizioni dei Padri Sinodali emerse durante l’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata dal 2 al 23 ottobre 2005 sul tema “L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”.  E’ quanto affermato dal segretario generale del Sinodo dei Vescovi mons. Nikola Eterović durante i lavori del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale che si è radunato per la terza volta l’1 e 2 giugno scorsi. Lo rende noto oggi un comunicato della Sala Stampa vaticana. Il testo, redatto in vista della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica postsinodale del Santo Padre, raccoglie le diverse modifiche suggerite, nella fedeltà allo spirito collegiale vissuto dai Padri Sinodali e alle loro ricche indicazioni, e si ritiene ormai espressione conclusiva del consenso dei membri del Consiglio.

 

Riguardo poi la cooperazione del Consiglio con il Santo Padre nel preparare la prossima XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – rileva la nota – è stata studiata la scelta di una terna di temi da sottoporre al Sommo Pontefice come possibili argomenti della prossima assise sinodale. Dalle proposte pervenute dai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana e dall’Unione dei Superiori Generali è scaturita una sintesi ragionata delle attese concrete delle Chiese particolari circa le urgenze spirituali e pastorali del momento presente. I tre temi, definiti con formule adeguate, saranno portati al Santo Padre, che annuncerà a tempo debito la sua decisione finale per l’argomento da assegnare alla futura XII Assemblea Generale Ordinaria. Su questo tema saranno elaborati i Lineamenta, dei quali il Consiglio esaminerà un primo schema nella quarta riunione, che si svolgerà nei giorni 10-11 del prossimo mese di ottobre.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: strage su una spiaggia palestinese. Le Nazioni Unite chiedono un’inchiesta approfondita.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.

 

Servizio estero - Iraq: ancora sanguinose violenze a Baghdad.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Chi si ricorda di Matilde Serao?”.

 

Servizio italiano - I funerali privati del soldato ucciso a Nassiriya.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 giugno 2006

 

 

HAMAS INFRANGE LA TREGUA INFORMALE DURATA 16 MESI, DOPO I BOMBARDAMENTI ISRAELIANI CHE HANNO UCCISO CIVILI SU UNA SPIAGGIA DELLA STRISCIA DI GAZA.

ISRAELE SOSPENDE I RAID E AVVIA UN’INCHIESTA, MENTRE LA COMUNITA’

INTERNAZIONALE SI DIVIDE TRA LO SCONCERTO E LA CONDANNA

- Intervista con Giuseppe Bettoni -

 

Hamas ha affermato oggi di aver lanciato razzi contro Israele, nel primo attacco di questo genere da quando 16 mesi fa il movimento radicale islamico  palestinese dichiarò una tregua informale. Hamas, adesso alla guida del governo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha annunciato ieri che avrebbe ripreso gli attacchi, dopo aver accusato Israele di aver provocato l'esplosione che ha fatto una strage di civili su una spiaggia di Gaza. Sui fatti di ieri e sulle reazioni nel mondo, il servizio di Fausta Speranza:

 

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La condanna di Parigi e del Cairo, di Mosca e della Giordania per i bombardamenti israeliani che hanno colpito anche la spiaggia di Sudanya, nella Striscia di Gaza, provocando dieci morti, tra i quali tre bambini. La Giordania parla di crimine e tutti concordano nel definire “sproporzionato” l’intervento di Israele. La sproporzione si misura rispetto agli attacchi con razzi che partono da territori palestinesi. Il segretario generale dell’ONU Kofi Annan chiede un’inchiesta approfondita. Solo Washington ribadisce che “Israele ha il diritto di difendersi''. Intanto il presidente palestinese Abu Mazen ha decretato: tre giorni di lutto e bandiere listate a lutto. Sembra anche che abbia chiesto al Consiglio di Sicurezza di ordinare a Israele di fermare gli attacchi. In ogni caso, Abu Mazen ha parlato di “una guerra di sterminio” contro il popolo palestinese. E c’è la reazione della stessa Israele: sospeso il fuoco contro le zone del nord di Gaza, avviata un’inchiesta, con la proposta di curare i feriti. Da parte del ministro della Difesa Peretz, il rammarico per le vittime innocenti. Per ricostruire i fatti di ieri a Gaza, si deve parlare di una giornata di guerra, con il più grave bilancio di sangue da oltre un anno. E poi il dramma di quelle cannonate israeliane che hanno colpito una spiaggia affollata, nel giorno di riposo islamico del venerdì.

 

E sul piano politico ci si chiede se i fatti tragici di Gaza possano pesare sulla strategia politica del presidente Abu Mazen che con la convocazione del referendum sulpiano di pace’ preparato da alcuni leader detenuti in Israele acuisce il braccio di ferro con il governo di Hamas. Ascoltiamo la valutazione di Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di Roma:

 

R. – Diciamo che in questo momento la situazione tra Hamas, da una parte, e Abu Mazen, dall’altra, è particolarmente delicata. C’è un vero e proprio conflitto in corso, in realtà. Non bisogna negarlo.  Abu Mazen, da una parte, e Hamas, dall’altra, si ritrovano ancora oggi in eterno conflitto. Il referendum in realtà serve ancora di più a cercare di legittimare Abu Mazen nei confronti di Hamas. Quindi tutto questo rientra in una situazione conflittuale tra questi due fronti che cercano di controllare il territorio palestinese. E per capire gli eventuali scenari futuri, bisogna rendersi conto anche del ruolo di Cina e Russia: entrambi, facilitano un po’ il ruolo di Hamas anche contro Abu Mazen. La Cina aveva questioni nel Sudan, e – diciamo - incoraggia un po’ questi scenari più islamici; la Russia lo fa nei confronti di Teheran per ragioni di scacchiere internazionale.

 

D. – Ha comunque senso parlare di un referendum su un piano di pace?

 

R. – In questo momento non ha praticamente significato. Il piano di Hamas non è meno di pace rispetto a quello di Abu Mazen così come quello di Abu Mazen non è meno guerriero o pacifista rispetto a quello di Hamas. C’è un conflitto - non bisogna bendarsi gli occhi - tra Hamas da una parte e Abu Mazen dall’altra, per il controllo militare proprio in quel punto dei territori palestinesi: Striscia di Gaza, Cisgiordania, ecc. In realtà, quindi, qualunque cosa facciano questi due attori, oggi la tensione non è più neanche nei confronti di Israele ma nei confronti dell’altro. Dopo la morte di Arafat, assistiamo a quello che si temeva, una frattura interna alla popolazione palestinese: Hamas da una parte, Abu Mazen dall’altra.

 

Va detto infine che Mahmud Zahar, il ministro degli Esteri palestinese del governo di Hamas, è da ieri sera a Teheran, dove si fermerà tre giorni per incontri con il capo della diplomazia iraniana, Mottaki, e con il presidente Ahmadinejad.  E' questa la prima visita di Zahar nella Repubblica islamica, che lo scorso aprile ha stanziato un aiuto finanziario di 50 milioni di dollari per il governo palestinese di Hamas.

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CON LA VITTORIA DELLA GERMANIA SULLA COSTA RICA SI SONO

APERTI, IERI SERA, I CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO. OGGI IN CAMPO

ARGENTINA ED INGHILTERRA. AI NOSTRI MICROFONI, AUSPICI E

ASPETTATIVE DEL PALLONE D’ORO GIANNI RIVERA

 

Germania – Costa Rica 4 a 2. Con la vittoria dei padroni di casa, si sono aperti, ieri sera, i Campionati del mondo di Calcio 2006. Ha preso il via, dunque, un mese di emozioni sportive che culmineranno il 9 luglio con la Finalissima di Berlino. La partita d’esordio è stata preceduta da una sobria cerimonia nel nuovo stadio di Monaco di Baviera, l’Allianz Arena. Oggi, scendono in campo altre due grandi del calcio internazionale: l’Inghilterra contro il Paraguay e l’Argentina contro la Costa d’Avorio. Sulle aspettative calcistiche e non per questi Mondiali di Germania, all’indomani dell’apertura, Alessandro Gisotti ha intervistato il Pallone d’Oro, Gianni Rivera:

 

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R. – Il gioco del calcio conta davvero quando si realizza la partita, quando sul terreno di gioco si avvicendano le due squadre che cercano di fare uno spettacolo, divertendo se stessi e divertendo il pubblico, e questo è un po’ il segreto del gioco del calcio. Speriamo che prenda vita questa cultura, che è la vera cultura dello sport.

 

D. – 32 le squadre ai nastri di partenza, con il Brasile ancora una volta super-favorito. Quando verrà, secondo lei, il turno dei Paesi emergenti? Quando, insomma, una nazionale africana oppure asiatica potrà alzare la coppa?

 

R. – Ma … dipende solo da loro. C’è stata molta evoluzione da quando hanno cominciato ad avvicinarsi al gioco del calcio; hanno una struttura fisica notevole, in particolare gli africani, e anche sul piano tecnico ci sono delle ottime individualità. Credo che sia una questione di maturazione tattica – diciamo così – perché se riescono a togliersi un po’ di ingenuità, soprattutto difensive, credo che potrebbero cominciare ad avere qualche speranza in più. La esperienza e la cultura si organizzano con il tempo …

 

D. – La FIFA si vanta di avere più Stati membri delle Nazioni Unite. Quale può essere, dunque, il messaggio di un campionato mondiale di calcio al di là dello sport?

 

R. – Tutto lo sport – questo succede anche durante le Olimpiadi … Il messaggio dello sport è un messaggio molto forte se fatto correttamente; ci sono i valori veri dell’esistenza, dello stare insieme, dell’accettarsi con le varie diversità, da quelle religiose a quelle culturali, sociali, di razza … Insieme alla musica, credo che il mondo dello sport sia il settore dove questo modo di stare insieme non solo è accettato ma è condiviso in pieno, organizzato, vissuto e quindi potrebbe essere un messaggio per tutti gli altri settori della vita di ogni cittadino!

 

D. – Al di là dello sport, il mondiale di calcio – si sa! – è anche un grande business, basti pensare che uno spot televisivo di 30 secondi, durante le due semifinali costerà circa 300 mila euro. Non c’è il rischio che ciò che c’è intorno al calcio giocato diventi poi più importante del gioco stesso?

 

R. – Ma … oggettivamente, il rischio c’è. La società che è stata costruita, nel suo complesso, è una società basata sul materialismo, quindi sul denaro e sul potere, però si potrebbe anche ritornare a mettere al primo posto certi valori, rispetto all’interesse economico.

 

D. – Possiamo dunque ancora credere nella bellezza dello sport calcio, anche dopo le ben note vicende che hanno coinvolto il calcio italiano …

 

R. – , direi proprio di sì. Poi, la gente si dimentica di tutto quello che ha letto sui giornali e visto in televisione nei giorni precedenti. La forza del gioco del calcio, ma dello sport in genere, è proprio che nel momento in cui si realizza la manifestazione sportiva c’è l’attenzione di tutti solo su quell’evento. Per questo diventa importante creare la condizione di costruire dei dirigenti che mettano in evidenza quei valori rispetto, invece, all’eccessivo valore che si dà all’interesse economico.

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Evento sportivo e di spettacolo, ma non solo. Ieri mattina, proprio a Monaco di Baviera, dove si è svolta la partita d’esordio, si è vissuto infatti un importante momento di preghiera, a carattere ecumenico. Parlando nella Cattedrale di Monaco, il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha espresso l’auspicio che la competizione rispetti la dignità intangibile della persona. In campo, ha avvertito, la lealtà deve essere il comandamento più importante. D’altra parte, il porporato ha riconosciuto che i Mondiali di Calcio, proprio come le Olimpiadi, possono favorire il dialogo tra i popoli della Terra. Un legame che rafforza nell’impegno a sconfiggere mali come la povertà e la fame. Dal canto suo, il vescovo Wolfgang Huber, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca ha auspicato che il calcio ci insegni il valore della compartecipazione. Ha poi richiamato tutti i tifosi a comprendere che il vero premio non è la Coppa del Mondo, ma la fede in Dio.

 

 

QUESTA NOTTE LA TRADIZIONALE MARCIA PER LA PACE

DA MACERATA A LORETO PROMOSSA DA COMUNIONE E LIBERAZIONE

- Intervista con Massimo Orselli -

 

Saranno oltre 60 mila persone a marciare per la pace questa notte da Macerata a Loreto, per il tradizionale appuntamento promosso da Comunione e Liberazione. Tema di quest’anno: “Vagliate ogni cosa e trattenetene il valore”. La manifestazione partirà oggi dallo stadio “Helvia Recina” di Macerata dopo la celebrazione della Messa alle 18.30. Lungo i 28 km del percorso si pregherà per la giustizia in Terra Santa e per la fedeltà dell’Europa alle sue radici cristiane secondo le intenzioni del Papa. Antonella Villani ha chiesto a Massimo Orselli, responsabile dei servizi logistici della manifestazione, quali sono le novità di quest’anno:

 

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R. – C’è un profondo legame con la Veglia dei movimenti ecclesiali con il Papa  sabato scorso in San Pietro, tanto che a celebrare la Santa Messa allo Stadio “Helvia Recina” di Macerata ci sarà mons. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Tra le altre novità c’è quella di dare una continuità all’apertura del pellegrinaggio a tutte le personalità, anche non credenti, che partecipano; come l’anno scorso è stato per Giuliano Ferrara, quest’anno ci sarà la presenza di Magdi Allam, vice direttore del Corriere della Sera. Poi l’apertura alle esperienze, alla quotidianità della vita, dallo sport alle famiglie che hanno vissuto in missione. Poi la partecipazione di tantissime persone che, comunque, vengono chiedendo alla Madonna un aiuto, un sostegno.

 

D. – La marcia si va a collocare nell’iter di preparazione di preghiera per il convegno della Chiesa italiana a Verona?

 

R. – Sì, anche il tema è legato al valore della speranza in Cristo verso tutti gli uomini, verso tutte le realtà ed è veramente una possibilità per tutti di valorizzare ciò che c’è nel cuore dell’uomo. E questo è il legame che ci conduce al Convegno ecclesiale di Verona che si svolgerà sul tema della speranza.

 

D. – Altro momento saliente è costituito, come sempre, dall’arrivo della Fiaccola della pace …

 

R. – E’ partita mercoledì da Piazza San Pietro a Roma, dopo che è stata accesa personalmente da Sua Santità Benedetto XVI, e ha percorso un itinerario che lega luoghi significativi della nostra storia ma anche dell’Italia, come Assisi, Fabriano, Osimo. Ci accompagnerà fino a Loreto dove domenica mattina ci ritroveremo tutti davanti all’immagine della Madonna e alla casa delsì’.

 

D. – Ventotto chilometri per pregare per la giustizia in Terra Santa e per le radici cristiane dell’Europa …

 

R. – Uno dei motivi della preghiera è questo, il recupero delle radici cristiane, la pace nel mondo, nel Medio Oriente in particolare, per sostenere tutte le nostre attività in Terra Santa.

 

D. – Cosa vi augurate a questo punto?

 

R. – Che il pellegrinaggio sia veramente un’occasione di preghiera fatta anche da chi magari in parte viene senza una domanda precisa, ma che poi dopo, nel vivere insieme, nel camminare, nel sentire ripetersi l’Ave Maria, continua per tutte le quattro parti del Rosario. Nelle litanie dei Santi, nei momenti di festa, nelle intenzioni di preghiera che sono personali ma che poi diventano di tutti, ognuno possa ritrovare il proprio perché della propria vita.

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IN SCENA IERI AL TEATRO ARGENTINA DI ROMA “LA LUCE DEL MONDO”,

DRAMMA LIRICO SCRITTO DA MONS. MAURO PIACENZA

- Intervista con l’autore -

 

E’ andato in scena ieri sera, in un gremito Teatro Argentina di Roma, “La Luce del mondo”, dramma lirico in due atti scritto da mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con musiche di Ferdinando Nazzaro. Un originale tentativo di veicolare i grandi, eterni valori del Cristianesimo attraverso un linguaggio comune a tutti i tempi e le culture, quello della musica e del teatro. Servizio di Luca Pellegrini.

 

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E’ difficile rendere la complessità della vita: l’uomo stesso, nel testo del “dramma lirico” scritto dall’abile penna di mons. Mauro Piacenza, confessa affranto, in un primo atto corrusco, di “non capirci niente, veramente”. E’ ancor più difficile poi, quasi un insormontabile scoglio drammatico, rendere materiale teatralmente vivace e visibile e condivisibile una “storia” che non è “storia”: riflessioni sul male di vivere, sulla dirompente e tragica presenza del male stesso – due demoni, maschio e femmina, nell’opera, seguono l’uomo facendosi trainare –, sulla vittoria sanguinosa della guerra sulla pace. Tutto sembra opporsi alla rappresentazione teatrale, che certo non si avvale di un allestimento in sintonia con l’astratta, vigorosa scrittura musicale di Ferdinando Nazzaro, che riesce ad assecondare parole, frasi, ragionamenti. Poi l’opera si fa più lirica: la presenza di Cristo, il Salvatore e redentore dell’umanità e della sua storia, sutura le lacerazioni, predica la mansuetudine, prospetta un avvenire di beatitudine, di “luce nel mondo”. I Santi – due sono quelli che percorrono il palcoscenico, antitetici ai demoni: Angela da Foligno e Francesco d’Assisi – sono il riverbero della luce, che diventa fulgore nella “donna” che la “Luce” partorirà: la Vergine Madre, interpretata dall’unica cantante realmente a suo agio con l’impervia scrittura, Annarita Taliento. Canta un “Magnificat” di forti emozioni, cui dà il suo volonteroso contributo il Coro istruito da Alessandra Corso e l’Orchestra Filarmonica di Lviv. Esperienza, dunque, di emozioni e di più ampie riflessioni sull’uso delle arti, tutte le arti, a servizio dell’uomo e dell’evangelizzazione, alle quali mons. Piacenza assegna, come riferito ai nostri microfoni, una precisa, moderna missione:

 

“Si tratta semplicemente di cercare di far parlare le varie arti, attraverso le diverse espressioni, facendo in modo che ciascuna possa annunciare Cristo, possa essere posta al servizio dell’evangelizzazione: sia – direi - di quella evangelizzazione che noi dobbiamo dare continuamente a noi stessi come riapprofondimento, anche sotto il profilo delle emozioni, perché queste possono aiutare tutto l’insieme dell’oggetto della nostra fede; ma anche come una sorta di pre-evangelizzazione e quindi un servizio fatto a coloro i quali sono lontani o comunque non praticanti, aiutandoli così, attraverso il fascino dell’arte, a riflettere sulle ragioni fondamentali della vita e su quei valori, che fanno vivere una vita che sia degna di essere una vita”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, Domenica 11 giugno, la Chiesa festeggia la Santissima Trinità. La Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli dicendo:

 

 «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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“Ammaestrate tutte le nazioni”: è la missione che Cristo ci ha dato. Non poche tentazioni si sono presentate intorno a questa missione. Un grosso rischio è di considerare ciò che è da insegnare come una dottrina teorica, come una specie di scuola. Ma può essere ancora più grave pensare che il credere coincida con l’imparare e che diventare cristiano significhi apprendere e capire una dottrina. Ma Cristo dice: “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.  Al fondamento c’è dunque un evento: il battesimo. Con esso l’uomo partecipa per mezzo di Cristo all’amore incrollabile e alla vita stessa di Dio. Questo amore delle Santissime Persone è totale e assoluto, tanto da essere un solo Dio. Per questo anche l’uomo troverà il suo senso e la sua piena realizzazione nell’amore, con il quale si unisce liberamente agli altri. L’insegnamento cui Cristo ci chiama ha la sua sorgente nel battesimo e da esso trae vita.

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CHIESA E SOCIETA’

10 giugno 2006

 

 

“FA PARTE DELLA MISSIONE DELLA CHIESA INDICARE I VALORI UMANI E CRISTIANI

CHE AMPLIANO GLI ORIZZONTI DELLE RISPOSTE AI PROBLEMI DELLE MIGRAZIONI":

È QUANTO SI LEGGE NEL MESSAGGIO FINALE DEL II INCONTRO CONTINENTALE

DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO (CELAM) SULLE MIGRAZIONI

E I RIFUGIATI, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A BOGOTA’, IN COLOMBIA

 

BOGOTÀ. = “Le migrazioni sono un segno dei tempi. L’intensità del fenomeno reclama oggi l’interesse dell'ordine politico ed economico mondiale e interpella anche la Chiesa”: è quanto si legge nel messaggio finale del II Incontro Continentale delle Migrazioni e dei Rifugiati, promosso nei giorni scorsi a Bogotà, in Colombia, dalla Sezione Mobilità Umana del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM). Nel documento, tutti sono invitati a “riconoscere, nel nostro tempo e nella realtà della mobilità di milioni di persone nel mondo globalizzato, un momento di grazia, propizio per la nascita di un nuovo ordine mondiale, ispirato ai valori del Vangelo, segnati dall’amore e dalla solidarietà”. I partecipanti sollecitano le autorità degli Stati “ad ascoltare la voce di quanti sono esclusi dalla società ed a riconoscere ogni persona umana (...) come membro della società mondiale, con il diritto di occupare uno spazio degno e di contribuire con la sua presenza e il suo lavoro al bene comune”. Ai responsabili dell’economia, si chiede di “riconoscere come causa importante delle migrazioni, la crescente disuguaglianza economica” e di costruire la strada “per un nuovo ordine economico che includa e favorisca il benessere e la solidarietà di tutti gli abitanti del pianeta”. Alle società che accolgono e agli emigranti che arrivano, si chiede infine di “abbattere le barriere dei pregiudizi”, di accogliersi reciprocamente “come doni di Dio”, per dare vita a uno scambio culturale rispettoso e arricchente. “È parte della missione della Chiesa – conclude il documento – offrire criteri di solidarietà, indicando i valori umani e cristiani che ampliano gli orizzonti delle soluzioni ai problemi concreti che le migrazioni pongono nel nostro tempo”. (R.M.)

 

 

“IN UNA SOCIETÀ SEGNATA DALL'INDIVIDUALISMO, LIMITARE I TEMPI DI LAVORO

È NECESSARIO PER PERMETTERE I CONTATTI FAMILIARI E UNA VITA CULTURALE”: CON QUESTE PAROLE, I VESCOVI DEL BELGIO HANNO CRITICATO LA DECISIONE DEL GOVERNO DI CONSENTIRE L’APERTURA DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI NOVE DOMENICHE L’ANNO

 

BRUXELLES. = “Il giorno del Signore non deve diventare un giorno come gli altri”: per questo motivo, i vescovi del Belgio hanno preso formalmente posizione contro la decisione del premier belga, il liberale Guy Verhofstadt, di consentire l’apertura degli esercizi commerciali nove domeniche l’anno, per “modernizzare” la regolamentazione sul commercio. Una misura, questa, contestata anche dai sindacati e dai datori di lavoro. "I vescovi – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale - sono dell’avviso che la domenica debba restare, per quanto è possibile, giornata festiva". "In una società già tanto segnata dall'individualismo – aggiungono i presuli – una limitazione dei tempi di lavoro è necessaria per permettere un minimo di contatti familiari e una vita culturale. Sottomettere ancor più la domenica alla pressione commerciale si farà a svantaggio della vita comune”. “Per i cristiani – concludono i vescovi belgi - la domenica è egualmente un giorno benedetto e santificato. Si chiama ‘Il giorno del Signore’”. (R.M.)

 

 

PRESENTATA, NEI GIORNI SCORSI A TAIWAN, LA VERSIONE IN LINGUA CINESE DELL’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI, “DEUS CARITAS EST”

 

TAI PEI. = La Segreteria della Conferenza episcopale regionale di Taiwan ha presentato recentemente alla stampa la versione in lingua cinese della prima Enciclica di Benedetto XVI,Deus Caritas Est’. Secondo quanto riferisce Christian Life Weekly, bollettino settimanale dell’arcidiocesi di Tai Pei, il segretario generale della Conferenza episcopale regionale, don John Chen, ha sottolineato la profonda analisi e l’articolata riflessione sull’Amore contenuta nel documento pontificio. Notando che la data della pubblicazione della “Deus Caritas Est”, il 25 gennaio, coincide con la festa della Conversione di San Paolo, don Chen ha affermato: “Il Papa vuole dimostrare la sua forte volontà di promuovere l’unità dei cristiani e la convivenza pacifica di tutte le nazioni e le religioni del mondo”. “L’Enciclica ‘Deus Caritas Est’ – ha aggiunto il segretario generale – è la quintessenza della vita e della fede del Papa. Con una espressione semplice Ed efficace, il Papa ha sintetizzato un pensiero ricco e profondo. Essa – ha concluso – è anche un valido strumento per conoscere la fede cattolica”. La Conferenza episcopale regionale di Taiwan ha lanciato, oltre alla versione cinese dell’Enciclica, anche un opuscolo che l’accompagna per rendere più facile la lettura. (R.M.)

 

 

PRIMI SEGNALI DI STABILIZZAZIONE DELL’EPIDEMIA DI COLERA CHE DA FEBBRAIO

COLPISCE L’ANGOLA. AL MOMENTO, 43 MILA I CONTAGIATI E OLTRE 1600 I MORTI

 

LUANDA. = Sembra entrare in una fase di stabilizzazione, l’epidemia di colera che da metà febbraio colpisce l’Angola. A dichiararlo, sono le autorità sanitarie angolane e le ONG presenti sul territorio, secondo cui dovranno comunque trascorrere molti mesi, prima che la malattia possa essere debellata. L’ultimo bilancio presentato ieri a Luanda dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) parla di 43316 contagiati e di 1646 morti in 14 delle 18 province del Paese. “La distribuzione di acqua potabile nei municipi colpiti dall’epidemia e la massiccia campagna d’informazione fatta dalle autorità sembra stiano dando finalmente i loro frutti”, ha dichiarato all’agenzia MISNA Michele Passetto, amministratore dell’Ospedale della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, situato nel quartiere Golf della capitale angolana. “L’impressione – ha aggiunto – è che la popolazione stia effettivamente mettendo in atto le pratiche preventive suggerite, come bere solo acqua distribuita dai camion, bollirne altra, disinfettare con la varechina e con essa lavare tutto, inclusa frutta e verdura prima di mangiarla. Tecniche di base – ha precisato – che aiutano a evitare di ammalarsi, ma che però non risolvono il problema alla radice”. Come altri esperti, anche Passetto ritiene che senza radicali opere di bonifica e la costruzione di una rete fognaria e idrica nelle favelas, dove vive il 60 per cento della popolazione di Luanda, le epidemie di colera saranno destinate a ripetersi. “Ci sono ancora aree vastissime da urbanizzare: enormi aggregati di baracche, senza acqua, luce e servizi. È un lavoro immenso”, ha spiegato Passetto, augurandosi che ilboom’ economico che sta vivendo oggi l’Angola, uscita dalla guerra civile quattro anni fa e oggi tra i principali produttori africani di petrolio, possa raggiungere anche le fasce più basse della popolazione. (R.M.)

 

 

ALLARME DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) SULL’INCREMENTO DELLA TUBERCOLOSI IN EUROPA: NEL 2004, SONO STATI 69 MILA I DECESSI, CON 450 MILA CASI DI CONTAGIO, EQUIVALENTI A CIRCA 50 NUOVI CASI OGNI ORA

 

ROMA. = Nel 2004, in Europa, sono stati 69 mila i decessi causati dalla tubercolosi, con 450 mila casi di contagio, equivalenti a circa 50 nuovi casi ogni ora: sono i dati emersi durante un Incontro sul ritorno della tubercolosi nel continente europeo, promosso nei giorni scorsi a Roma dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dalla Croce Rossa Italiana, in collaborazione, tra gli altri, con AMREF Italia e il ministero della Salute. In particolare, nell’Europa dell’Est l’incidenza della malattia è raddoppiata negli ultimi 15 anni, passando dai circa 50 casi ogni 100 mila abitanti ai circa 110 attuali. Anche l’Italia non sfugge al problema: tra il 1995 e il 2002 si sono registrati 4.215 decessi. Nello specifico, il Bel Paese conta circa 7 nuovi casi ogni 100 mila abitanti ogni anno. Nel periodo 1995-2004 la classe di età che presenta l’incidenza più elevata di TBC è quella degli over 65, dove si contano tra i 10 e i 17 casi ogni 100 mila abitanti; nei giovani tra i 15 e i 24 anni l’incidenza è in leggero seppur costante aumento, mentre resta stabile anche nei bambini tra gli 0 e i 14 anni. Per quanto riguarda la situazione a livello mondiale, sempre riferita al 2004, sono 2 miliardi i contagiati, quasi 15 milioni i malati accertati, 9 milioni i nuovi casi e circa 2 milioni i decessi. La malattia, in particolare, ha un'incidenza devastante soprattutto nell’Africa sub-sahariana, dove si registrano 350 casi ogni 100 mila persone, circa il doppio del sud-est asiatico. Inoltre, ogni anno nel continente africano si verificano circa 1,5 milioni di morti e il trend è in crescita a causa dell’aumento dei casi di HIV-AIDS, che indeboliscono il sistema immunitario. Secondo l’OMS, se lasciata senza controllo, entro 20 anni la tubercolosi ucciderà altri 35 milioni di persone. Il Piano globale per la lotta alla TBC 2006-2015 dell’OMS prevede di curare 50 milioni di pazienti in tutto il mondo, salvare 14 milioni di vite, produrre un nuovo farmaco entro il 2010 e scoprire un nuovo vaccino entro il 2015. Sull’incremento della tubercolosi, il 16 e 17 ottobre prossimi si svolgerà a Copenaghen un Forum ministeriale organizzato dall’OMS. (R.M.)

 

 

AL VIA, LUNEDÌ A CERNOBBIO, IN ITALIA, LA PRIMA CONFERENZA MONDIALE

DI ONCOLOGIA INTERVENTISTICA. ATTESI OLTRE 600 SPECIALISTI DI 38 PAESI

 

CERNOBBIO. = Oltre 600 specialisti, provenienti da 38 Paesi, riuniti in Italia a celebrare la nascita ufficiale dell’oncologia interventistica: un insieme di tecniche che puntano a eliminare piccoli tumori senza bisturi, ma con Tac, ecografie e robot. Sarà Cernobbio, in provincia di Como, a ospitare, dal 12 al 16 giugno, la prima World Conference on Interventional Oncology (WCIO). La ‘cinque giorni’ sarà presieduta da Luigi Solbiati, primario dell’Unità operativa di Radiologia Interventistica all’ospedale di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Con 950 pazienti curati dal 1995 ad oggi, la struttura detiene la leadership mondiale nel trattamento dei tumori del fegato con procedimenti denominati alcolizzazione e radiofrequenza. Metodiche mini-invasive, in cui la mano del chirurgo, guidata dall’ecografo, interviene senza tagli e ‘brucia’ i tessuti malati. “Il fatto che l’Italia sia stata scelta come Paese organizzatore di questa prima Conferenza mondiale – sottolinea Solbiati – è un giusto riconoscimento del ruolo fondamentale che numerosi centri italiani hanno avuto sia nella fase di sperimentazione sia in quella di diffusione nel mondo di questa nuova branca della medicina anti-cancro”. (R.M.)

 

 

 PROFANATA, NEL CIMITERO MONUMENTALE DI MILANO, LA TOMBA DI MONS. LUIGI GIUSSANI, FONDATORE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

 

MILANO. = Profanata, nella notte tra venerdì e sabato a Milano, la tomba di mons. Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso il 22 febbraio dello scorso anno. Sconosciuti hanno preso di mira il colombario in cui riposa la salma del presule, sotto il Famedio del cimitero monumentale della città ambrosiana, rubando due “ex voto”. Ad accorgersi della sparizione sono stati i fedeli e i religiosi che celebrano la Messa e curano l’area in cui è collocata la tomba del sacerdote ‘don Gius’. Inizialmente, la vicenda era parsa di proporzioni maggiori, in quanto era stata segnalata la scomparsa di tutti i nove simboli di ringraziamento “per grazia ricevuta” presenti sul sepolcro. In realtà, Comunione e Liberazione ha poi fatto sapere che i restanti sette “ex voto” erano stati subito messi al sicuro. L’accaduto ha creato molto sconcerto tra i fedeli: a polizia e carabinieri non è giunta peraltro una denuncia formale. Nessuna conferma ha trovato una prima ipotesi circolata, secondo cui dietro il furto potessero esservi forme di satanismo. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 giugno 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, proseguono gli attentati della guerriglia anche dopo la morte del leader di Al Qaeda nel Paese arabo, Al Zarqawi. Attacchi sferrati da ribelli, in varie località del Paese, hanno provocato la morte di almeno 13 persone. Nuovi dettagli emergono, intanto, sull’operazione militare che ha portato all’uccisione di Al Zarqawi. Il nostro servizio:

 

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A Baghdad una bomba è esplosa nei pressi di un affollato mercato causando la morte di 4 persone, tutti civili. A Mosul, nel nord, uomini armati hanno aperto il fuoco in un negozio, uccidendo 5 civili. Altri tre distinti attacchi condotti da ribelli in località a sud della capitale hanno provocato inoltre, nelle ultime ore, almeno 4 morti. Emergono, intanto, nuovi particolari sulla morte di Al Zarqawi: un generale americano ha dichiarato che il terrorista era ancora vivo quando i poliziotti iracheni, seguiti da reparti speciali statunitensi, sono entrati nelle rovine del suo rifugio. Il generale ha aggiunto che nell’azione militare sono morti altri due uomini e tre donne. Secondo fonti vicine alla famiglia di Al Zarqawi, nel raid è rimasto ucciso anche un figlio di 18 mesi del terrorista. La stampa irachena ha reso noto poi che è stato arrestato il proprietario del casolare usato come nascondiglio. Sul versante politico, l’Alleanza irachena, la coalizione sciita attualmente al potere, ha espresso con un comunicato il proprio stupore per l’indifferenza di alcuni Paesi arabi all’annuncio della morte di Al Zarqawi. “La coalizione – si legge nel documento - si stupisce, in particolare, per la posizione del movimento palestinese Hamas che ha definito il terrorista giordano un martire senza considerazione per i sentimenti del popolo iracheno e delle sue vittime”. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano, George Bush, ha assicurato ieri che il ritiro americano dall’Iraq è solo questione di tempo. Il capo della Casa Bianca ha spiegato che anche se l’uccisione di Al Zarqawi, “ha inferto un duro colpo” ad Al Qaeda, non si deve comunque arrivare a decisioni affrettate.

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In Pakistan, almeno 20 presunti fondamentalisti sono rimasti uccisi in un nuovo raid delle forze di sicurezza pachistane in un campo di addestramento di militanti integralisti. Il campo, attaccato con artiglieria ed elicotteri, si trovava nel nord del Waziristan, regione tribale lungo la frontiera con l’Afghanistan.

 

L’Italia continuerà ad assicurare il proprio “pieno impegno” in Afghanistan. Lo ha detto il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, incontrando ieri il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer. Nel Paese asiatico, intanto, proseguono gli scontri tra ribelli talebani e soldati della coalizione. Il nostro servizio:

 

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Fonti militari della coalizione hanno reso noto, stamani, che in operazioni condotte congiuntamente da truppe canadesi e afghane sono rimasti uccisi, la scorsa settimana, almeno 40 ribelli talebani. Le fonti hanno anche aggiunto che gli scontri sono avvenuti nella turbolenta provincia di Zabul, nel sud del Paese. Intanto, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, ricevendo ieri al Quirinale il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha auspicato una sempre più proficua collaborazione tra Unione Europea e Alleanza Atlantica. Nel giorno dei funerali del caporal maggiore Alessandro Pibiri, rimasto ucciso lunedì scorso in Iraq, Napolitano ha anche ricordato i doveri inderogabili di solidarietà internazionale dell’Italia. Sempre ieri, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha assicurato al segretario generale dell’Alleanza Atlantica il proseguimento della missione dell’Italia in Afghanistan. Durante l’incontro, si è discusso anche della situazione nella martoriata regione sudanese del Darfur, dell’Iraq e dell’allargamento della NATO. In un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Corriere della Sera”, Jaap de Hoop Scheffer ha dichiarato, infine, che la NATO ha bisogno, in Afghanistan, di più truppe, forze speciali e aerei da caccia italiani. Nel Paese asiatico sono dispiegati, attualmente, 1275 militari italiani su un totale di circa 9 mila uomini della NATO.

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Risorse energetiche, crescita mondiale, approvvigionamento e prezzi di gas e petrolio. Sono i principali temi al centro della riunione dei ministri finanziari del G8, che si conclude nel pomeriggio a San Pietroburgo. Durante l’incontro, è stato raggiunto un importante accordo: il ministro delle Finanze russo, Alexey Kudrin, e il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, hanno annunciato che il governo di Mosca cancellerà 700 milioni di debiti di Paesi dell’Africa subsahariana. Wolfowitz ha detto che questa decisione è una chiara dimostrazione del ruolo della Russia come “Paese donatore emergente” e come nuovo partner per lo sviluppo mondiale. Il vertice di San Pietroburgo è stato organizzato in vista del summit annuale dei capi di Stato e di governo, che si terrà nella città russa dal 14 al 16 luglio.

 

La Cina continua ad essere colpita da frane e piogge torrenziali, nel sud, e da un’ondata di siccità, nel nord. In diverse ed ampie zone meridionali, le inondazioni hanno provocato oltre 90 morti ed 11 dispersi. A questo bilancio, ancora provvisorio, bisogna aggiungere, poi, un altro inquietante dato: le persone sgomberate sono almeno 560 mila. Un’ondata di siccità ha colpito, inoltre, diverse province del nord del Paese, dove secondo l’agenzia ‘Nuova Cina’ scarseggia l’acqua necessaria per oltre sette milioni di abitanti.

 

In Myanmar, il premio Nobel per la Pace e leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, è stata ricoverata ieri, in ospedale, per problemi intestinali. Lo ha riferito il portavoce del suo partito, la “Lega per la democrazia”, precisando che poche ore dopo il ricovero, Aung San Suu Kyi è tornata a casa, dove è agli arresti domiciliari. Lo scorso mese di novembre, la giunta militare del Myanmar aveva prorogato di un anno gli arresti domiciliari alla dissidente.

 

Sfiorata una sciagura aerea in Corea del Sud, dove una fortissima grandinata ha investito un Airbus, con oltre 200 passeggeri a bordo. I piloti sono riusciti a far atterrare manualmente il velivolo all’aeroporto di Seoul utilizzando, per la visuale sulla pista, i finestrini laterali. Il vetro frontale, infatti, era stato interamente scheggiato dalla grandine.

 

In Cile, l’Assemblea di coordinamento degli studenti secondari (ACES) ha annunciato, ieri, la fine delle occupazioni di scuole e istituti, cominciate tre settimane fa per chiedere al governo la riforma della legge sul sistema scolastico e universitario. “Non stiamo però smobilitando e proseguiremo la nostra lotta con altri metodi - ha detto una leader del movimento - per premere sulle autorità affinché si arrivi ad un reale cambiamento”. La norma sul sistema educativo cileno era stata emanata dal dittatore Agusto Pinochet il 10 marzo del 1990, il giorno prima di lasciare il potere.

 

In Somalia, il governo di transizione ha dispiegato almeno 300 militari a Baidoa, sede delle istituzioni e teatro ieri di violenze tra schieramenti rivali. I combattimenti sono scoppiati tra miliziani fedeli al presidente somalo, Abdullah Yusuf Ahmed, e uomini armati appartenenti ad un clan che domina le regioni di Bay e Bakol. Quest’ultima ondata di violenze non sembra comunque collegata ai recenti combattimenti di Mogadiscio tra estremisti islamici e milizie dei “signori della guerra”. La capitale, dopo violenti scontri costati la vita a decine di persone, è adesso sotto il controllo dei fondamentalisti.

 

 

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