RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 160 - Testo della trasmissione di venerdì
9 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nel mese dedicato al Sacro Cuore
di Gesù, Benedetto XVI indica la concretezza dell’amore cristiano
OGGI IN PRIMO PIANO:
Al
via oggi in Germania i Mondiali di Calcio: ai nostri microfoni il cardinale Tarcisio
Bertone
Da oggi nei cinema in Italia
il film su Sant’Antonio da Padova: con noi il regista Antonello Belluco
CHIESA E SOCIETA’:
Scomparso oggi a Roma, dopo una lunga malattia, lo
scrittore Enzo Siciliano
In Iraq, imposto il
divieto di circolazione a Baghdad e a Baquba per
scongiurare il rischio di rappresaglie dopo l’uccisione di Al
Zarqawi
9 giugno 2006
UN
ALTRO GIOVANE CADUTO PER LA PACE E LA SICUREZZA IN IRAQ:
COSI’
IL PAPA, IN UN TELEGRAMMA DI CORDOGLIO AI FAMILIARI,
RICORDA
IL CAPORALMAGGIORE ALESSANDRO PIBIRI, UCCISO LUNEDI’ SCORSO
A NASSIRYA.
STAMANI I SOLENNI FUNERALI DI STATO,
NELLA
BASILICA ROMANA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
Un altro caduto “nel compimento generoso del
proprio dovere al servizio dell’ordine, della sicurezza, della giustizia e
della ripresa pacifica delle popolazioni irachene”. Così Benedetto XVI nel
telegramma inviato ai familiari del caporalmaggiore Alessandro Pibiri, ucciso lunedì a Nassiriya. Nel messaggio, letto in
apertura delle esequie di Stato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il
Papa parla di “giovane vita barbaramente stroncata” e assicura la sua paterna
vicinanza spirituale ai familiari e a coloro che sono nel dolore.
Presenti alla celebrazione, officiata
dall’arcivescovo Angelo Bagnasco, Ordinario Militare
per l’Italia, il presidente della Repubblica Napolitano e diversi esponenti
politici di maggioranza e opposizione. In Basilica anche i parenti dei quattro
militari italiani feriti nell’attentato di lunedì. Il servizio è di Paolo Ondarza.
**********
Una “giovane vita barbaramente stroncata” nel
“compimento generoso del proprio dovere al servizio dell’ordine, della
sicurezza, della giustizia e della ripresa pacifica delle popolazioni
irachene”. Così Benedetto XVI descrive il caporalmaggiore della Brigata Sassari
Alessandro Pibiri in un telegramma a firma del
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, letto in apertura delle esequie solenni
in una gremita Basilica di San Paolo. La bara di Alessandro Pibiri,
avvolta nel tricolore, è stata accolta da un picchetto d’onore, dall’inno “Dimonios” della brigata Sassari, e da un applauso; poi, ha
fatto il suo ingresso nella Basilica romana accompagnata dal canto “Chi ci
separerà dall’amore di Cristo”, tratto dalle parole di San Paolo ai Romani.
Attorno al feretro, numerose corone di fiori delle più alte cariche
istituzionali dello Stato, e delle istituzioni regionali della Sardegna. Raccolti
in una preghiera silenziosa e colma di dolore, i parenti e i conoscenti di
Alessandro: lo ricorderanno non solo come un soldato valoroso, ma anche per il
suo impegno umano e cristiano in qualità di responsabile scout e catechista
della parrocchia di San Salvatore a Selargius.
Un aspetto, questo,
evidenziato anche da mons. Angelo Bagnasco nel-l’omelia: “Ancora una volta – ha detto – il terrorismo
scopre il suo volto più vero: il disprezzo della vita umana che non crea alcuna
convivenza civile”. Ma, ha aggiunto l’Ordinario Militare “il sangue di Alessandro
non è sparso invano così come quello di tutti i caduti nel compimento del
proprio dovere al servizio degli altri. “Tutti, con un unico cuore – ha
proseguito – ci sentiamo percossi, ma anche per questo più uniti”:
“Dall’alto della Croce, infatti, Cristo ci
rende figli dell’unico Dio e Padre, ci costituisce fratelli, ci consegna a
quella reciproca, solidale prossimità di cui tutti, individui, popoli e nazioni,
siamo responsabili. Per questo, ogni ferità alla prossimità umana, ogni offesa
sulle vie impervie dell’incontro, non spengono la forza della speranza e il
coraggio di credere nella solidarietà concreta e generosa”.
Valori questi ultimi – ha detto mons. Bagnasco – in cui i militari italiani “credono fermamente”
con una “dedizione e modestia innate che non possono non commuovere chi li
conosce”. Dopo le esequie solenni, domani per la famiglia di Alessandro Pibiri sarà il momento del raccoglimento con i funerali
celebrati in forma privata.
**********
UDIENZE
Stamane il
Papa ha ricevuto in successive
udienze il cardinale Francis
Arinze, prefetto
della Congregazione per il Culto Divino e
NEL
MESE DEDICATO AL SACRO CUORE DI GESU’,
BENEDETTO
XVI INDICA
Il mese di giugno è tradizionalmente legato alla devozione
al Sacro Cuore di Gesù. Si tratta di una spiritualità diffusa nella seconda
metà del Seicento per opera di Santa Margherita Maria Alacocque:
una spiritualità che affonda le sue radici nel colpo di lancia inferto dal
soldato romano nel costato di Gesù sulla Croce. Una ferita da cui sono sgorgati
sangue e acqua, l’amore misericordioso di Dio. Un amore – sottolinea spesso
Benedetto XVI – molto concreto proprio perché Dio si è fatto carne. E il Papa,
anche recentemente, durante il convegno della diocesi di Roma, ha esortato a
non annunciare “un cristianesimo disincarnato”. Il servizio di Sergio Centofanti.
**********
Benedetto XVI invita a “scoprire
la bellezza e la gioia della fede”, indicando la via della concretezza:
“L’amore del prossimo – afferma – è un impegno quanto mai concreto”:
“Il cristiano non si
accontenta di parole, e nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va incontro alle
necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso, senza accontentarsi
di qualche sporadica buona azione”.
Il Papa esorta a “testimoniare con coraggio il Vangelo
dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti, agli
abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di
pace. Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune –
sottolinea – testimoniate che Dio è amore”. Non si tratta di puro attivismo,
semplice filantropia o solidarietà. L’uomo infatti
“non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere”: deve attingere “sempre
di nuovo” a quella sorgente da cui sgorgano
fiumi di acqua viva, cioè “Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce
l’amore di Dio”. Tutto parte dal silenzio, dalla preghiera, dalla “certezza di
essere amati da Dio … con un amore appassionato … più grande delle nostre
infedeltà”:
“Colui che sa di
essere amato è a sua volta sollecitato ad amare.
Proprio così il Signore che ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a
nostra volta al centro della nostra vita l’amore per Lui e per gli uomini che
Egli ha amato”.
Dunque la concretezza. “La vera novità del Nuovo
Testamento – afferma Benedetto XVI – non sta in nuove idee ma
nella figura stessa di Cristo che dà carne e sangue ai concetti – un realismo
inaudito”. “Gesù non si accontenta di venirci incontro. Egli vuole di più.
Vuole unificazione”: “ha assunto la nostra carne … fa
di noi il suo Corpo”. Siamo così “uno in Cristo Gesù”. “L’amore
unisce”: questa verità sull’amore sarà rivelata nel giudizio finale: Gesù è
particolarmente unito con gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati,
i carcerati. In questi piccoli – dice il Papa – “incontriamo Gesù stesso
e in Gesù incontriamo Dio”.
**********
“SIATE
ANCORA DI PIÙ COLLABORATORI NEL MINISTERO APOSTOLICO DEL PAPA”:
COSÌ
BENEDETTO XVI UNA SETTIMANA FA AI MOVIMENTI ECCLESIALI. IL COORDINATORE DEL
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SALVATORE MARTINEZ:
QUELL’INCONTRO
CI HA FATTI CRESCERE NELL’UNITÀ
FACENDOCI
GUSTARE
“Vi chiedo di essere ancora di più, molto di più,
collaboratori nel ministero apostolico universale del Papa, aprendo le porte a
Cristo”: con queste parole Benedetto XVI, sabato scorso si è rivolto ai
movimenti ecclesiali, durante la Veglia di Pentecoste, invitandoli a rinnovare
l’impegno di essere fedeli discepoli di Cristo. Ad una settimana di distanza
quali frutti cogliere da questo incontro che ha visto insieme diverse realtà
della Chiesa? Tiziana Campisi lo ha chiesto al
coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo Salvatore Martinez.
**********
R. – Cresce la consapevolezza che nell’altro, nel dono
dell’altro, si riflette anche la realizzazione del dono proprio che lo Spirito
ha suscitato. Realmente questa diversità concorre all’unità. Direi, quindi, in
primo luogo, che l’incontro dei movimenti ecclesiali ci ha donato la capacità
di specchiare nell’altro ciò che manca e che completa al contempo il mio essere
Chiesa, il mio vivere
D. – Che cosa cogliere dalle parole di Benedetto XVI
rivolte ai movimenti ecclesiali e da questo incontro per ripartire nella vita
di ogni giorno?
R. – La bellezza di essere cristiani
si confronta, e talvolta si scontra, con l’attualità della fede nel nostro tempo.
Dall’omelia che Benedetto XVI ha offerto ai movimenti e alle nuove comunità mi
sembra di poter cogliere proprio dei suggerimenti per far fronte alla realtà di
oggi. Il primo, il Santo Padre, ricordandoci che viviamo in un tempo in cui si
fa abuso della libertà umana, ci ha invitato ad essere espressione di come si
possa, attraverso la fede, fare uso della liberta, della vera libertà, di ciò
che lo Spirito ogni giorno ci assegna. Molti fanno della loro vita più che un
dono donato, un dono mancato. Il secondo grande aspetto che il Papa ha messo in
evidenza è che quando ci si vuole impadronire della vita, la
si rende sempre più vuota, sempre più spoglia. Una libertà regolata dal
Vangelo è invece espressione della massima libertà. In questo senso il Santo Padre
ha chiesto ai movimenti e alle comunità di essere autentiche scuole di libertà.
In terza analisi, richiamerei questo accorato appello di Benedetto XVI che ha
detto: “Chiedo ai movimenti di essere ancora di più, molto di più,
collaboratori nel ministero apostolico del Papa, aprendo le porte a Cristo”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un articolo da titolo “Africa: lo scandalo della
miseria”; ogni giorno muoiono ottocento bambini.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in
America.
Servizio estero - Iraq: si temono rappresaglie dopo l’uccisione di Al Zarqawi.
Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Publio
Papinio Stazio e la ‘poesia
d’occasione’”: in margine ad una nuova edizione de “Le selve”.
Servizio italiano - In primo piano i solenni funerali del militare
ucciso a Nassiriya.
=======ooo=======
9 giugno 2006
AL VIA OGGI I 18.MI
CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO
- Ai
nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone -
Saranno 200 le televisioni di
tutto il mondo, per un totale di circa 1 miliardo e mezzo di spettatori,
collegate alle ore 18.00 con il nuovo Stadio di Monaco di Baviera, Allianz Arena, quando l’incontro tra Germania e Costa Rica
darà il via ai Campionati Mondiali di Calcio. Sono 32 le squadre che
partecipano alla manifestazione. E stamani, nella cattedrale di Monaco, si è
svolta la celebrazione ecumenica promossa dalla Chiesa cattolica e da quella
evangelica. Il servizio di Giancarlo La Vella:
**********
(musica)
Inserti di telecronache….
Tra poco torneremo a sentire le
voci dei cronisti del Mondiale, forse più moderne e più pulite nel sonoro, ma
sempre emozionate nel descrivere “l’evento degli eventi sportivi”, per il quale si sono mobilitate anche le Chiese cristiane locali
con iniziative nelle varie città che ospiteranno le partite, un impegno ecumenico
con lo scopo di fare di Germania 2006 una "festa dell'incontro e
dell'ospitalità". Un valore aggiunto che dà, ancora oggi, a questo evento
le caratteristiche di un appuntamento destinato, per un motivo o per l’altro, a
passare comunque alla storia. Si cominciò nel 1930 in Uruguay, con 14 nazionali.
Calcio d’altri tempi fino al 1938. Poi, dopo la dolorosa sosta per la II Guerra
Mondiale, nel 1950 la novità del calcio spettacolo dei brasiliani, ma che, tra
le lacrime dei 150 mila del Maracanà, non riuscirono
ad avere la meglio su un Uruguay dei miracoli. Fino al 1970 si chiamò Coppa Rimet, dal nome del francese che ideò questa competizione.
Quel trofeo, raffigurante una vittoria alata in oro massiccio, se lo portarono
a casa proprio i carioca tre volte campioni, guidati
dalla leggenda Edson Arantes
do Nascimiento, detto Pelè.
Oggi le squadre partecipanti
sono diventate 32, il Brasile di Mondiali ne ha vinti 5, 3 la
Germania e l’Italia, 2 l’Argentina e l’Uruguay ed uno Inghilterra e
Francia. Tanti i motivi di questa 18.ma edizione,
oltre a quelli agonistici. L’Africa, continente che registra le realtà più
povere del pianeta, rappresentata da cinque nazioni: Tunisia, Ghana, Togo,
Costa d’Avorio e Angola. La presenza dell’Iran, più temuto dall’occidente come
futura potenza nucleare, che come potenza calcistica. Serbia-Montenegro,
che, insieme con la Croazia, tengono in piedi quel che resta dell’ex
Jugoslavia, e che vedremo per l’ultima volta giocare insieme dopo il recente
referendum che ha sancito l’indipendenza dei montenegrini da Belgrado. Il
continente latino-americano con Brasile e Argentina, tra le favorite, Messico,
Costa Rica, Ecuador, Paraguay e i caraibici di
Trinidad e Tobago. E, ancora, Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud, come a
dire “da un capo all’altro dell’immenso continente asiatico”. L’Ucraina, unica
rappresentante dell’ex Unione Sovietica, ma che ormai guarda, non senza
conflitti interni, più all’Europa che a Mosca. Poi le outsiders
Stati Uniti e Australia.
E, infine, la vecchia Europa
con ben 11 compagini, una rappresentanza a due velocità: da una parte i Paesi
dell’Est dall’economia ancora fragile e dall’altra i Paesi del benessere, ma in
crisi di valori, con la Svezia seconda nazione al mondo per indice di sviluppo
umano. Quante lingue parla questo mondiale? Tante, le più rappresentate: lo spagnolo
con sei Paesi, il francese con cinque, inglese quattro e portoghese tre. Per
tutte le squadre l’obiettivo primario di provare, se non altro, ad arrivare
alla finale di Berlino del 9 luglio e sollevare la Coppa del Mondo, un sogno,
non solo sportivo.
(musica)
Ma sui Campionati Mondiali di
Calcio ascoltiamo la riflessione del cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di
Genova. L’intervista è di Luca Collodi.
**********
R. – Il calcio è uno sport molto popolare ed è entrato
ormai nelle tradizioni di ogni Paese, anche dei Paesi che erano più lontani da
questa esperienza che sembrava più appartenere alle società europee. Credo che
questo rappresenti un aspetto della globalizzazione
dello sport e che quindi pone esigenze maggiori di lealtà, di virtù sportive,
ma anche di solidarietà, di sana competizione, come pure di riconciliazione,
perché può essere un momento di confronto pacifico fra gli Stati che sono
politicamente molto diversi fra loro e talora, in altri campi, in conflitto fra di loro.
D. – Quali sono i valori in gioco, secondo lei?
R. – Anzitutto la capacità dell’uomo di confrontarsi con
altri fratelli, con esponenti di altre nazioni, di altre estrazioni culturali,
politiche e sociali, ma per una finalità sanamente
competitiva ed anche per affermare le virtù umane, anzitutto il dominio di sé,
il rapporto leale con gli altri e il rapporto anche di solidarietà. Io penso ad
una bellissima poesia di Michel Quoist
sul gioco di squadra e penso che il regista di questo grande gioco di squadra,
che è il gioco di moltitudini immense anche se di
squadre circoscritte, è Dio che ci ha dato la capacità di mettere in atto le
nostre potenzialità, le nostre capacità e i nostri talenti, ma sempre nel
rispetto degli altri e quindi nella condivisione di medesimi obiettivi di
moralità, di solidarietà e di amicizia.
D. – Dopo le note vicende del calcio italiano,
R. – Io credo di sì, soprattutto dagli italiani che
lavorano in Germania: in questo momento dobbiamo pensare ai valori in campo,
lasciandoci alle spalle tutti i problemi, anche se -
senza dubbio - dobbiamo fare un esame di coscienza su quanto accaduto. Ora
dobbiamo pensare soprattutto ai valori morali, ai valori umani e dare il meglio.
Spero che
**********
In occasione di Germania 2006,
ESCE OGGI NEI CINEMA ITALIANI IL FILM SU SANT’ANTONIO DI PADOVA
- Ai nostri microfoni il regista
Antonello Belluco -
Da oggi sugli schermi italiani “Antonio, guerriero di Dio”,
un film appassionato, dedicato a Sant’Antonio da Padova, di origine portoghese,
uno dei Santi più popolari al mondo, dalla spiritualità forte, immensa e colma
di letizia e d’amore per Dio e gli uomini. Il regista Antonello Belluco ne ha tratto un’opera fedele e sontuosa. Il
servizio è di Luca Pellegrini:
**********
Nell’Europa del Milleduecento il sangue si versava
facilmente; la vita, agli occhi dell’uomo d’allora, aveva un valore diverso da
quello che noi le attribuiamo. Ma la vita, agli occhi di Dio, era sacra allora
come oggi. E se una guerra si doveva combattere, i santi capivano che
necessaria era quella per insegnare l’amore di Dio, per tutelare gli ultimi,
accogliere gli oppressi, perdonare i peccatori. Antonio, il Santo, combatte per
Dio: con la parola, la lingua, il gesto – il corpo insomma –, con la volontà e
la fede. Travolge, con il suo insaziabile desiderio di giustizia e Vangelo,
lui, travolto, invece, dalla sofferenza, dalla debolezza, sua e dei miseri che
lo circondano. In un mondo sconquassato da eroismi e brutalità, da pietà
nascoste e crudeltà manifeste, Antonio si prodiga a far conoscere Dio, la notizia
più bella del mondo. Il film che Antonello Belluco,
scrittore e regista, dedica al Santo, a Padova, ai fedeli, è pieno di questa
fede, di gioia e di dolore, di chiaroscuri tipici dell’“età del ferro”. Donne e
uomini, bambini e sacerdoti, nessuno rimane indifferente a quella parola che
l’attore spagnolo Jordi Mollà
proietta con accento volutamente portoghese, terra d’origine d’Antonio. Il suo
incontro con Francesco ad Assisi è viscerale e toccante; quello con Papa
Gregorio IX, interpretato dal carismatico Arnoldo Foà,
solenne e problematico. Al regista Antonello Belluco
abbiamo chiesto che cosa abbia per lui significato immergersi in questo difficile
progetto cinematografico:
“Antonio per me è stato un grande amico, da quando ero bambino. E quindi, il fatto di studiare per
arrivare a fare il film è stato anche il fatto di conoscerlo di più. La cosa
più grande è che mi sono reso conto di quanto lui fosse vicino a me anche con
il pensiero, con il modo di agire. E questo me l’ha fatto sentire ancora più amico.
Perché mi sono reso conto che Antonio non è stato solamente un grande
condottiero – se vogliamo così chiamarlo, per rimanere in tema con il titolo
del film; ma è stato anche, e lo è a tutt’oggi, esempio per i tempi odierni. E
quindi Antonio era importante nel 1200 ma è importante
ancora oggi. Quindi non è soltanto il santo taumaturgo, ma è un santo che
dovrebbe essere esempio per molte persone che oggi conducono la nostra vita
quotidiana”.
L’attualità del messaggio di Antonio?
“Una cosa è certa: che Antonio è stato non solo un grande
uomo di Dio ma è stato anche un grande uomo per la
povera gente; se vogliamo, anche un politico di allora. La cosa più grande in
Antonio è stata la gratuità, cioè il fatto di dare se stesso, il fatto di dare
tutto con grande amore, nel nome di Dio, senza avere nulla in contraccambio”.
**********
=======ooo=======
9 giugno 2006
TUTTE
LE CHIESE CRISTIANE UNISCANO LE LORO FORZE E SUPERINO LE DIVISIONI, SCANDALO
AGLI OCCHI DEL MONDO: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO
DAL
METROPOLITA ORTODOSSO, CHRISTODOULOS,
INCONTRANDO IERI SERA
AD ATENE IL PATRIARCA DI VENEZIA, CARDINALE ANGELO
SCOLA,
INSIEME A UN
GRUPPO DI PELLEGRINI VENEZIANI
ATENE. = E’ importante che tutte le Chiese cristiane
uniscano le loro forze e si impegnino insieme per superare le divisioni che
costituiscono uno scandalo agli occhi del mondo: è quanto ha affermato il
Metropolita ortodosso, Christodoulos, arcivescovo
di Atene e Primate della Chiesa Ortodossa di Grecia, incontrando ieri sera
presso la sede dell’arcidiocesi ad Atene, il Patriarca di Venezia, cardinale
Angelo Scola, e un gruppo
di 50 pellegrini della diocesi di Venezia, in viaggio in Grecia da domenica
scorsa. L’incontro, durato 45 minuti, è avvenuto in un clima di estrema
amicizia e cordialità, sottolineato anche dal delicato e significativo gesto
dell’arcivescovo greco che non si è seduto sul suo trono di Primate, ma allo
stesso livello degli ospiti veneziani. Nel suo intervento, Christodoulos
ha osservato che
PER IMPEDIRE IL DISSOLVIMENTO
DELLA TRADIZIONE CRISTIANA,
BISOGNA COMUNICARE LA GIOIA DELLA FEDE ALLE NUOVE
GENERAZIONI:
COSI’, IL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI, NEL DISCORSO DI
IERI SERA
IN SAN GIOVANNI IN LATERANO, A CHIUSURA
DEL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
**********
ROMA.=
“Le nuove generazioni sono il terreno che più necessita di missione,
soprattutto oggi in un momento in
cui si assiste ad un “dissolvimento
della tradizione cristiana”. È il forte richiamo del cardinale vicario Camillo Ruini, nell'intervento che, ieri sera, nella Basilica di
San Giovanni in Laterano, ha concluso il convegno ecclesiale della diocesi di
Roma. Un evento incentrato sul tema “La gioia della fede e l'educazione delle
nuove generazioni”. Prima della riflessione del porporato, riferisce l’agenzia
SIR, sono state esposte le relazioni del lavoro svolto per i cinque ambiti
(educazione alla gioia della fede, pastorale familiare e giovanile, pastorale
scolastica, pastorale universitaria, pastorale vocazionale). Il cardinale Ruini, riecheggiando il discorso del Papa all’apertura del convegno,
ha sottolineato che nei giovani, in particolare, “si crea una frattura tra
razionalità scientifica calcolatrice ed esperienze soggettive e questo è uno
dei motivi di crisi della nostra civiltà”. Per il cardinale vicario, “la sfida
della pastorale giovanile consiste nell'inserirsi in questa frattura tra
razionalità scientifica e mondo esperienziale sia per intercettare i giovani e
rendersi comprensibili, sia per colmare e saldare questa frattura, evitando,
così, lo smarrimento degli stessi giovani”. Il cardinale ha, quindi,
invitato a “potenziare e innalzare la proposta cristiana in tutti gli ambiti di
vita che coinvolgono i giovani”, presentando quattro profili: “la preghiera, spazio privilegiato di incontro con Cristo”;
“il profilo ecclesiale, affrontando la sfida di mettersi in rete per una
pastorale integrata”; “il profilo della pastorale dell'intelligenza, che deve
saper mostrare come la razionalità scientifica da sola non basta per rispondere
alle domande di fondo dell'uomo”; “il profilo dell'amore, ricordando che il
messaggio cristiano fortifica anche l'amore umano che ha bisogno di essere
rinsaldato per ritrovare se stesso”. Infine, il cardinal Ruini
ha ricordato l'importanza di “promuovere esperienze pratiche di aiuto al
prossimo bisognoso”.
**********
LE LINEE-GUIDA
PER LA CRESCITA DELLA COLLABORAZIONE TRA LE CHIESE EUROPEE
AL
CENTRO DEL CONVEGNO “I CRISTIANI E L’EUROPA – TAPPA ITALIANA
DELLA
TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA (AEE3)”,
CONCLUSOSI
IL 7 GIUGNO A TERNI, IN UMBRIA
TERNI. = La Charta
Oecumenica è il “parametro delle relazioni
reciproche” fra le Chiese: lo hanno dichiarato cattolici, evangelici e
ortodossi italiani, al termine del convegno “I Cristiani e l’Europa – tappa
italiana della Terza Assemblea Ecumenica Europea (AEE3)”, conclusosi il 7
giugno a Terni, in Umbria. Il convegno è anche il terzo di una serie di
incontri ecumenici promossi dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il
dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI), dalla Federazione delle
Chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Sacra Arcidiocesi Ortodossa
d’Italia e Malta del Patriarcato Ecumenico. Al tempo stesso, è stata la prima
iniziativa in Europa a dare il via alla “seconda tappa” dell’AEE3, che
consisterà in una serie di incontri a livello nazionale-regionale.
Al centro del convegno di Terni, l’analisi della Charta
Oecumenica – Linee guida per la crescita della
collaborazione tra le Chiese in Europa, firmata nel 2001 dai presidenti del
Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e della Conferenza delle
Chiese Europee (KEK), promotori delle tre edizioni delle Assemblee Ecumeniche.
“Il tema dell’Assemblea, ‘Gesù, luce che illumina tutti’ – ha affermato il segretario generale del CCEE,
mons. Aldo Giordano – concretizza l’esigenza di fondo della Charta
di trovare nella Scrittura il punto di partenza per la collaborazione tra
le Chiese”. “Le Chiese – ha aggiunto il presidente della KEK, il pastore Jean-Arnold de Clermont – devono
prendere parte attiva alla lotta contro le paure sulle quali si basano le
attuali chiusure del nostro continente. Il messaggio evangelico è fondato sulla
speranza, sulla forza che viene dalla presenza di Cristo al nostro fianco”. I partecipanti al convegno di Terni hanno formulato una serie di
raccomandazioni alle Chiese cristiane d’Italia: “Lo studio e l’approfondimento
dei contenuti e degli impegni della Charta Oecumenica ad ogni livello di attività pastorale”; “l’estensione
del processo di dialogo di cui la Charta Oecumenica è simbolo alle Chiese e confessioni
cristiane che ancora non vi aderiscono”; “l’orientamento all’ecumenismo della
formazione degli studenti in teologia”; “l’attenzione ai problemi della
comunicazione in materia di ecumenismo anche attraverso la collaborazione
permanente delle esistenti strutture”. La terza tappa della AEE3 si
svolgerà dal 15 al 18 febbraio prossimi a Wittenberg, in Germania, con un incontro di delegati di
Chiese, Conferenze episcopali e organismi ecumenici del continente. Il processo
culminerà a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 settembre
2007, con l’Assemblea vera e propria, cui parteciperanno circa 2500 delegati
delle Chiese europee. (R.M.)
MINACCIATI
DI MORTE, NELLO STATO BRASILIANO DI PARÀ,
DUE
RELIGIOSI CONTRARI ALL’ATTIVITÀ DI UN’IMPRESA STATUNITENSE DEDITA
ALL’ESPANSIONE DI COLTURE DI SOIA AI DANNI DELLE FORESTE DELLA REGIONE.
SOLIDARIETA’
DA PARTE DEL VESCOVO DI SANTARÉM
SANTARÉM. = “La vita umana è sacra. Convoco tutti i cristiani
e le persone di buona volontà a essere promotori della concordia e della pace.
Le diverse convinzioni e le prese di posizione devono restare nel campo delle
idee e del dialogo e mai sfociare in aggressività e attentati”: con queste
parole, mons. Lino Vomboemmel, vescovo di Santarém, nello Stato amazzonico di Pará,
ha commentato le minacce di morte rivolte via Internet
contro alcuni ambientalisti e due religiosi, il padre diocesano, Edilberto
Sena, e il missionario verbita, José Boing, che si oppongono alle attività dell’impresa
statunitense ‘Cargill’, dedita all’espansione delle
colture di soia, ignorando il devastante impatto che queste hanno sulle foreste
della regione. Le minacce, apparse la settimana scorsa su una pagina del
popolare sito web brasiliano ‘Orkut’, a firma di Derik Figueira e Sidney ‘Dé’ Neumann,
“hanno causato profonda costernazione e condanna tra i nostri religiosi, le
famiglie e gli amici dei due sacerdoti, così come in tutta la società di Santarém”, ha continuato il vescovo, in una nota inviata
all’agenzia MISNA. “Tengo a precisare – ha aggiunto – che le intimidazioni sono
state già comunicate agli organi competenti, affinché siano investigate e i
responsabili sanzionati. Allo stesso tempo – ha dichiarato – gli organi di polizia federali e
centrali si sono impegnati a garantire l’incolumità fisica dei padri Edilberto
e José e la diocesi, a cominciare dal vescovo, accompagnerà l’evoluzione degli
avvenimenti correlati a questo triste episodio”. L’alta richiesta di soia da
parte della ‘Cargill’, che quattro anni fa ha
costruito un grande impianto per il trasporto della merce lungo il Rio delle
Amazzoni, in seguito dichiarato “irregolare” dalla magistratura locale, ha
causato l’arrivo in massa di ‘sojeiros’, produttori
di soia, da Mato Grosso, Paraná e Rio Grande do Sul e
il conseguente esodo di un vasto numero di contadini, costretti a cedere a
basso costo le loro proprietà o allontanati con la forza. “Chiedo a tutti i
cristiani – ha concluso mons. Vomboemmel – di
sostenere i nostri padri e tutti quelli che si adoperano nel delicato campo
delle pastorali sociali nella loro missione in favore della promozione della
vita e dei diritti umani”. (R.M.)
IN AFRICA, OGNI GIORNO MUOIONO CIRCA 800 BAMBINI PER
MANCANZA DI CURE
MEDICHE:
È IL DRAMMATICO DATO CHE EMERGE DAL RAPPORO PAYING
WITH
THEIR LIVES, PRESENTATO IERI A
ROMA DA SAVE THE CHILDREN
ROMA. =
Sono almeno 800 i bambini, in Africa, che ogni giorno muoiono a causa
dell’impossibilità, da parte delle loro famiglie, di pagare le cure mediche
sanitarie di base. È quanto emerge dal Rapporto Paying with their lives, reso
noto ieri a Roma
dall’organizzazione internazionale, Save the Children. A quasi un anno – si legge nel comunicato –
dal summit del G8 in Scozia, in cui i leader del mondo assunsero l’impegno di
lavorare con governi africani, affinché si potessero garantire cure sanitarie
gratuite nei Paesi più poveri del mondo, in Africa sono morti 250 mila bambini.
A quasi un anno dal concerto del Live8 e dal lancio della campagna “Make poverty history”,
soltanto uno stato Africano, la Zambia, ha
parzialmente eliminato, con l’aiuto della Gran Bretagna, i costi sanitari. La
vita di 285 mila bambini, secondo l’associazione, potrebbe essere salvata ogni
anno rendendo le cure mediche gratuite. In Sierra Leone, dove un bambino su
quattro muore prima di aver compiuto i cinque anni, un trattamento diarroico
costa quanto due settimane di stipendio e un quarto della popolazione non si
può permettere neanche le medicine più economiche. “I bambini stanno pagando
con la loro vita”, ha sottolineato Carlotta Sami,
direttore dei programmi di Save the Children in Italia. In particolare, attraverso il
documento, l’organizzazione per la difesa dei diritti dell’infanzia raccomanda
a tutti i Paesi donatori e creditori di aumentare gli aiuti allo sviluppo e di
cancellare il debito. (V.C)
SCOMPARSO OGGI A ROMA, DOPO UNA LUNGA MALATTIA,
LO
SCRITTORE ENZO SICILIANO
ROMA. =
È morto stamani all’età di 72 anni, in una clinica romana, dove ieri mattina
era stato ricoverato in seguito ad un’emorragia celebrale, lo scrittore Enzo
Siciliano. Da tempo colpito da una grave malattia, era soggetto a dialisi.
Critico d’arte e del costume, direttore di “Nuovi Argomenti” e collaboratore de
“L’Unita”, “L’Espresso”, “La Repubblica”, è stato anche insegnante e
funzionario RAI, di cui divenne presidente. Per rendere omaggio alla salma,
sarà allestita dalle 15.00 la camera ardente, presso la sala Promoteca del Campidoglio. (V.C.)
=======ooo=======
9 giugno 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, il premier Al Maliki ha imposto il divieto di circolazione a Baghdad e a Baquba dalle 11 alle 17 locali per scongiurare il rischio
di rappresaglie dopo la morte del leader di Al Qaeda,
Al Zarqawi, rimasto ucciso insieme con altre 9
persone, sabato scorso, in seguito ad un raid aereo americano. Intanto, il leader politico e spirituale
dell’ex regime dei talebani in Afghanistan, il mullah Omar, ha detto che la
resistenza irachena continuerà nonostante il decesso del terrorista giordano. La
notizia della morte di Al Zarqawi
è stata inoltre commentata dal presidente statunitense, George Bush, e dal premier britannico, Tony Blair,
con soddisfazione ma anche con una certa prudenza. Un nuovo approccio, dunque,
nella comunicazione istituzionale della coalizione internazionale presente nel
Paese del Golfo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Lorenzo
Cremonesi, inviato speciale al Corriere della Sera:
**********
R. – Dopo le ingenti perdite subite dalla coalizione
guidata dagli americani in Iraq negli ultimi anni, a partire dal famoso
annuncio della fine della guerra pronunciata dal presidente Bush
nel maggio 2003, e poi smentito dai fatti con gli attentati gravissimi all’ONU,
alla Croce Rossa nei mesi successivi, è chiaro che occorre essere molto cauti.
Gli americani sanno bene che Al Zarqawi ha avuto un
ruolo fondamentale - centrale, direi - proprio nella guerriglia, nella
destabilizzazione dell’Iraq, nel paralizzare il processo di democratizzazione
dell’Iraq. Ma l’assassinio e la morte di Al Zarqawi non cambiano la situazione sul campo; gli attentati
continueranno, gli scontri interetnici, interreligiosi proseguiranno; Al Zarqawi è morto dopo
avere ottenuto un successo nella sua missione: creare cioè un vortice, una
spirale di violenza interna e autoctona.
D. – Questa è una guerra che si combatte anche dal punto
di vista mediatico. Non c’è il rischio che a questo
punto Al Zarqawi sia trasformato
dalla propaganda terroristica in un martire caduto in battaglia?
R. – Più che la propaganda terroristica, io direi che la
propaganda è frutto dell’effetto perverso dei media
occidentali che tendono sempre a cercare un personaggio per facilitare
spiegazioni, per fornire un approccio più facile e semplicistico. Al Zarqawi è stato trasformato da noi, come in larga parte è
avvenuto anche con Bin Laden.
Qualche tempo fa, gli stessi americani erano giunti a dire che anche se Bin Laden fosse stato catturato e
ucciso, non sarebbe cambiato nulla o quasi nulla nella minaccia terroristica!
**********
Il terrorista, Ayman
al Zawahri, numero due di Al
Qaida, ha chiesto ai palestinesi, in un video
trasmesso oggi dalla televisione del Qatar al Jazira,
di respingere il referendum sui due Stati. Nel filmato, il medico egiziano
parla anche della crisi nella regione sudanese del Darfur.
In Medio Oriente, il presidente
palestinese, Abu Mazen, ha
firmato il decreto di convocazione del referendum osteggiato dal governo Hamas
sul piano di assetto del futuro Stato palestinese. Lo hanno riferito, poco fa,
fonti vicine ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese. Sul terreno,
intanto, il direttore generale del ministero degli
Interni palestinese, Abu Samhadana,
è rimasto ucciso, insieme con altre tre persone, durante un raid israeliano
compiuto questa notte nel sud della Striscia di Gaza. Samhadana
era anche stato nominato il mese scorso dal governo palestinese guidato da
Hamas supervisore della “forza speciale di polizia”, formata da circa 3000
miliziani, e capo dei Comitati di resistenza popolare.
Sono falliti gli
ultimi colloqui, ad Oslo, tra rappresentanti del governo dello Sri Lanka e ribelli separatisti Tamil.
Lo hanno confermato i mediatori norvegesi, che non sono riusciti a riunire le
parti al tavolo delle trattative. Il governo norvegese ha deciso, inoltre, di
riconsiderare il proprio ruolo di mediatore. In un comunicato diffuso
dall’esecutivo di Oslo si legge che è stata presa “l’iniziativa senza
precedenti” di scrivere alle autorità di Colombo e ai leader delle Tigri Tamil sul loro interesse a superare lo stato di impasse. Le
risposte delle parti – precisa la nota – determineranno quali misure dovrà
prendere il governo norvegese.
A Timor Est, un altro giorno di violenza nella capitale, Dili, dove bande di guerriglieri continuano a terrorizzare
la popolazione inerme. Due settimane dopo il loro arrivo nell’ex colonia portoghese
del sud-est asiatico, i soldati australiani della forza multinazionale di pace,
non riescono a contenere i ripetuti atti di violenza. La Commissione europea ha firmato, intanto, un accordo di
cooperazione per i prossimi due anni con Timor est nell’ambito del programma
contro la povertà che affligge il Paese. L’intesa prevede uno stanziamento di
18 milioni di euro.
In Turchia, un bambino di 10 anni è morto per
l’esplosione di una bomba nella città turca di Cizre,
nel sudest del Paese. Lo ha rivelato la CNN turca precisando che l’attentato è
stato compiuto, ieri, nei pressi della sede dei servizi di sicurezza.
Il capo delle forze speciali russe in Inguscezia, Musa Nalgiev, tre suoi figli e due guardie del corpo sono morti questa
mattina, in seguito ad un attentato compiuto da uomini armati nella città di Karabulak. Musa Nalgiev comandava
i reparti delle unità speciali del ministero dell’Interno impegnate, nella
Repubblica caucasica, nella lotta contro gli indipendentisti
ceceni e i loro fiancheggiatori.
Il governo della Bielorussia
ha stilato un elenco di funzionari dell’Unione Europea e degli Stati Uniti non
graditi nell’ex Repubblica sovietica. La decisione segue le sanzioni adottate
da Bruxelles e Washington dopo le elezioni, secondo molti osservatori turbate
da brogli, che in marzo hanno confermato per la terza volta, come presidente, Alexander Lukashenko.
In Spagna, la polizia ha arrestato in Catalogna Juan Garcia Martin,
capo dell’organizzazione terrorista di estrema sinistra “Gruppi resistenza
antifascista primo ottobre” (GRAPO), accusati di essere responsabili di oltre
80 omicidi. Si tratta di un’organizzazione terrorista di matrice marxista nata
30 anni fa, dopo la fine della dittatura di Franco.
L’Assemblea generale dell’ONU
ha eletto per la prima volta alla presidenza una donna musulmana, Haya Rashed al Khalifa. Avvocato del Barhein, è
esperta di diritto di famiglia. Sostituirà lo svedese Jan
Eliasson alla presidenza dell’Assemblea Generale il
prossimo settembre, all’inaugurazione della 61.ma sessione.
Dragan Zelencovic,
ex poliziotto serbo-bosniaco ricercato dal tribunale internazionale per i
crimini di guerra nella ex Jugoslavia, è stato consegnato dalla Russia alla magistratura
di Sarajevo. Zelencovic, ricercato per atrocità commesse durante la guerra in
Bosnia, era stato arrestato l’anno scorso nella Siberia occidentale,
dove lavorava come edile sotto falso nome.
Davanti ai giudici della Corte internazionale dell’Aja, i ministri degli Esteri di Argentina e l’Uruguay,
concludono oggi, nella seconda e ultima udienza, le loro esposizioni
nell’ambito della cosiddetta “controversia delle cartiere”. Su tale intricata
questione, il servizio di Luis Badilla:
**********
Il governo uruguaiano vorrebbe costruire a ridosso del
confine argentino altri due impianti per la produzione di cellulosa,
ma Buenos Aires rifiuta questo progetto adducendo gravi ragioni
ambientali. Nonostante i molti colloqui bilaterali, i
presidenti uruguaiano, Tabaré Vàsquez, e argentino, Nestor Kirchner, non sono riusciti a trovare un’intesa e da mesi,
fra i due popoli - in particolare sulla stampa - è cresciuta una forte
tensione. Dopo la manifestazione argentina del 30 aprile alla quale hanno
partecipato oltre 100 mila persone, Kirchner ha
deciso di porre il problema della salvaguardia ambientale in cima alla propria
agenda politica. Il governo uruguayano, intanto, è stato formalmente accusato
di aver violato le norme dello “Statuto del Rìo
Uruguay” negli accordi commerciali con le multinazionali della carta. Qualche
settimana fa, i due governi hanno accettato di sottoporre la questione alla
Corte internazionale dell’Aja, che dovrebbe far
conoscere il suo verdetto il prossimo mese. Domenica 28 maggio, tra l’altro, si
è celebrata in Argentina e in Uruguay una Giornata congiunta di preghiera
voluta dagli episcopati dei due Paesi per chiedere la protezione del Signore
“per i due popoli, chiamati
- hanno scritto i presuli - a ripercorre insieme strade di collaborazione
e dialogo”. Mons. Nicolas Cotugno,
arcivescovo di Montevideo, interpellato sulla
controversia ha dichiarato che “si tratta di una controversia un po’ triste
poiché tra l’Uruguay e l’Argentina, da sempre, è esistito un rapporto molto
buono. Ci riteniamo, a vicenda, popoli fratelli. Tra noi c’è vera e solida
fratellanza. Tale questione delle cartiere è venuto un po’ ad
adombrare un rapporto molto bello. Credo però che si tratta di un fatto
specifico, circoscritto e non cambierà questa nostra relazione di fratellanza”.
**********
Ennesima tragedia del mare nel Mediterraneo:
una piccola barca con a bordo 27 immigrati è
naufragata all’alba durante la traversata del Canale di Sicilia. Tre
clandestini sono morti, sedici persone sono state tratte in salvo e trasportate
a Malta da un’unità militare italiana.
Al via a Juba, capitale
provvisoria del Sud Sudan, i colloqui negoziali tra i ribelli del sedicente
“Esercito di Resistenza del signore”, che insanguinano da 20 anni il nord
dell'Uganda, e il governo di Kampala. La guerra intestina ugandese
ha provocato circa 100.000 morti e ha portato alla fuga quasi tutta la
popolazione civile, ammassata in campi profughi dove manca anche
l'indispensabile per sopravvivere.
Sono iniziate oggi,
in Thailandia, le celebrazioni per il 60.mo
anniversario del regno di re Bhumibol Adulyadej. Il governo ha decretato tre giorni di festa. Per
questa occasione, è stato anche annunciato il rilascio di 25.000 prigionieri
detenuti per crimini non gravi. Il regno di Bhumibol
è il più longevo del mondo. L’arcivescovo di Bangkok, cardinale Michai Kitbunchu, ha dichiarato
che il re è garante di stabilità ed unità. “I cattolici in Thailandia – ha
aggiunto - sono liberi di vivere la loro fede e di organizzare attività
religiose senza la paura di essere perseguitati”.
=======ooo========