RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 160  - Testo della trasmissione di  venerdì 9  giugno 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un altro giovane caduto per la pace e la sicurezza in Iraq: così il Papa, in un telegramma di cordoglio ai familiari, ricorda il caporalmaggiore Alessandro Pibiri, ucciso lunedì scorso a Nassirya. Stamani i solenni funerali di Stato, nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura

 

Nel mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, Benedetto XVI indica la concretezza dell’amore cristiano

 

“Siate ancora di più collaboratori nel ministero apostolico del Papa”: così Benedetto XVI una settimana fa ai movimenti ecclesiali. Intervista con Salvatore Martinez

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via oggi in Germania i Mondiali di Calcio: ai nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone

 

Da oggi nei cinema in Italia il film su Sant’Antonio da Padova: con noi il regista Antonello Belluco

 

CHIESA E SOCIETA’:

Incontro, ieri sera ad Atene, fra il metropolita ortodosso, Christodoulos, e il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola

 

Per impedire il dissolvimento della tradizione cristiana, bisogna comunicare la gioia della fede alle nuove generazioni: così, il cardinale Camillo Ruini a chiusura del Convegno della diocesi di Roma

 

Le linee-guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese europee al centro del Convegno “I cristiani e l’Europa – tappa italiana della terza Assemblea Ecumenica Europea”, conclusosi il 7 giugno a Terni

 

Minacciati di morte, nello Stato brasiliano di Parà, due religiosi contrari all’attività di un’impresa statunitense dedita all’espansione di colture di soia ai danni delle foreste della regione

 

In Africa, ogni giorno muoiono circa 800 bambini per mancanza di cure mediche: è il drammatico dato che emerge dal rapporo Paying with their lives, presentato ieri a Roma da Save the children

 

Scomparso oggi a Roma, dopo una lunga malattia, lo scrittore Enzo Siciliano

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, imposto il divieto di circolazione a Baghdad e a Baquba per scongiurare il rischio di rappresaglie dopo l’uccisione di Al Zarqawi

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 giugno 2006

 

 

UN ALTRO GIOVANE CADUTO PER LA PACE E LA SICUREZZA IN IRAQ:

COSI’ IL PAPA, IN UN TELEGRAMMA DI CORDOGLIO AI FAMILIARI,

RICORDA IL CAPORALMAGGIORE ALESSANDRO PIBIRI, UCCISO LUNEDI’ SCORSO

A NASSIRYA. STAMANI I SOLENNI FUNERALI DI STATO,

NELLA BASILICA ROMANA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

 

Un altro caduto “nel compimento generoso del proprio dovere al servizio dell’ordine, della sicurezza, della giustizia e della ripresa pacifica delle popolazioni irachene”. Così Benedetto XVI nel telegramma inviato ai familiari del caporalmaggiore Alessandro Pibiri, ucciso lunedì a Nassiriya. Nel messaggio, letto in apertura delle esequie di Stato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Papa parla di “giovane vita barbaramente stroncata” e assicura la sua paterna vicinanza spirituale ai familiari e a coloro che sono nel dolore.

 

Presenti alla celebrazione, officiata dall’arcivescovo Angelo Bagnasco, Ordinario Militare per l’Italia, il presidente della Repubblica Napolitano e diversi esponenti politici di maggioranza e opposizione. In Basilica anche i parenti dei quattro militari italiani feriti nell’attentato di lunedì. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

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Una “giovane vita barbaramente stroncata” nel “compimento generoso del proprio dovere al servizio dell’ordine, della sicurezza, della giustizia e della ripresa pacifica delle popolazioni irachene”. Così Benedetto XVI descrive il caporalmaggiore della Brigata Sassari Alessandro Pibiri in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, letto in apertura delle esequie solenni in una gremita Basilica di San Paolo. La bara di Alessandro Pibiri, avvolta nel tricolore, è stata accolta da un picchetto d’onore, dall’inno “Dimonios” della brigata Sassari, e da un applauso; poi, ha fatto il suo ingresso nella Basilica romana accompagnata dal canto “Chi ci separerà dall’amore di Cristo”, tratto dalle parole di San Paolo ai Romani. Attorno al feretro, numerose corone di fiori delle più alte cariche istituzionali dello Stato, e delle istituzioni regionali della Sardegna. Raccolti in una preghiera silenziosa e colma di dolore, i parenti e i conoscenti di Alessandro: lo ricorderanno non solo come un soldato valoroso, ma anche per il suo impegno umano e cristiano in qualità di responsabile scout e catechista della parrocchia di San Salvatore a Selargius.

 

Un aspetto, questo, evidenziato anche da mons. Angelo Bagnasco nel-l’omelia: “Ancora una volta – ha detto – il terrorismo scopre il suo volto più vero: il disprezzo della vita umana che non crea alcuna convivenza civile”. Ma, ha aggiunto l’Ordinario Militare “il sangue di Alessandro non è sparso invano così come quello di tutti i caduti nel compimento del proprio dovere al servizio degli altri. “Tutti, con un unico cuore – ha proseguito – ci sentiamo percossi, ma anche per questo più uniti”:

 

“Dall’alto della Croce, infatti, Cristo ci rende figli dell’unico Dio e Padre, ci costituisce fratelli, ci consegna a quella reciproca, solidale prossimità di cui tutti, individui, popoli e nazioni, siamo responsabili. Per questo, ogni ferità alla prossimità umana, ogni offesa sulle vie impervie dell’incontro, non spengono la forza della speranza e il coraggio di credere nella solidarietà concreta e generosa”.

 

Valori questi ultimi – ha detto mons. Bagnasco – in cui i militari italiani “credono fermamente” con una “dedizione e modestia innate che non possono non commuovere chi li conosce”. Dopo le esequie solenni, domani per la famiglia di Alessandro Pibiri sarà il momento del raccoglimento con i funerali celebrati in forma privata. 

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UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, l’arcivescovo di Barcellona Lluís Martínez Sistach, e il presidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa il dott. Juan Manuel Suarez del Toro Rivero.

 

 

NEL MESE DEDICATO AL SACRO CUORE DI GESU’,

BENEDETTO XVI INDICA LA CONCRETEZZA DELL’AMORE CRISTIANO

 

Il mese di giugno è tradizionalmente legato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù. Si tratta di una spiritualità diffusa nella seconda metà del Seicento per opera di Santa Margherita Maria Alacocque: una spiritualità che affonda le sue radici nel colpo di lancia inferto dal soldato romano nel costato di Gesù sulla Croce. Una ferita da cui sono sgorgati sangue e acqua, l’amore misericordioso di Dio. Un amore – sottolinea spesso Benedetto XVI – molto concreto proprio perché Dio si è fatto carne. E il Papa, anche recentemente, durante il convegno della diocesi di Roma, ha esortato a non annunciare “un cristianesimo disincarnato”. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI invita a “scoprire la bellezza e la gioia della fede”, indicando la via della concretezza: “L’amore del prossimo – afferma – è un impegno quanto mai concreto”:

 

“Il cristiano non si accontenta di parole, e nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va incontro alle necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso, senza accontentarsi di qualche sporadica buona azione”.

 

Il Papa esorta a “testimoniare con coraggio il Vangelo dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti, agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di pace. Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune – sottolinea – testimoniate che Dio è amore”. Non si tratta di puro attivismo, semplice filantropia o solidarietà. L’uomo infatti “non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere”: deve attingere “sempre di nuovo” a quella  sorgente da cui sgorgano fiumi di acqua viva, cioè “Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio”. Tutto parte dal silenzio, dalla preghiera, dalla “certezza di essere amati da Dio … con un amore appassionato … più grande delle nostre infedeltà”:

 

“Colui che sa di essere amato è a sua volta sollecitato ad amare. Proprio così il Signore che ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a nostra volta al centro della nostra vita l’amore per Lui e per gli uomini che Egli ha amato”.

 

Dunque la concretezza. “La vera novità del Nuovo Testamento – afferma Benedetto XVI – non sta in nuove idee ma nella figura stessa di Cristo che dà carne e sangue ai concetti – un realismo inaudito”. “Gesù non si accontenta di venirci incontro. Egli vuole di più. Vuole unificazione”: “ha assunto la nostra carne … fa di noi il suo Corpo”. Siamo così “uno in Cristo Gesù”. “L’amore unisce”: questa verità sull’amore sarà rivelata nel giudizio finale: Gesù è particolarmente unito con gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati. In questi piccoli – dice il Papa – “incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio”.

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“SIATE ANCORA DI PIÙ COLLABORATORI NEL MINISTERO APOSTOLICO DEL PAPA”:

COSÌ BENEDETTO XVI UNA SETTIMANA FA AI MOVIMENTI ECCLESIALI. IL COORDINATORE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SALVATORE MARTINEZ:

QUELL’INCONTRO CI HA FATTI CRESCERE NELL’UNITÀ

FACENDOCI GUSTARE LA RICCHEZZA DELLE DIVERSITÀ

 

“Vi chiedo di essere ancora di più, molto di più, collaboratori nel ministero apostolico universale del Papa, aprendo le porte a Cristo”: con queste parole Benedetto XVI, sabato scorso si è rivolto ai movimenti ecclesiali, durante la Veglia di Pentecoste, invitandoli a rinnovare l’impegno di essere fedeli discepoli di Cristo. Ad una settimana di distanza quali frutti cogliere da questo incontro che ha visto insieme diverse realtà della Chiesa? Tiziana Campisi lo ha chiesto al coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo Salvatore Martinez.

 

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R. – Cresce la consapevolezza che nell’altro, nel dono dell’altro, si riflette anche la realizzazione del dono proprio che lo Spirito ha suscitato. Realmente questa diversità concorre all’unità. Direi, quindi, in primo luogo, che l’incontro dei movimenti ecclesiali ci ha donato la capacità di specchiare nell’altro ciò che manca e che completa al contempo il mio essere Chiesa, il mio vivere la Chiesa con quella pedagogia, con quella modalità che lo Spirito ha suscitato. Altro dono è il crescere e il rafforzarsi di questo richiamo alla Pentecoste, alla scaturigine della Chiesa, all’effusione dello Spirito Santo e di qui l’attualità di una cultura della Pentecoste, che riteniamo sia l’antidoto alla cultura del relativismo, così frequentemente segnalata come la grande sfida del nostro tempo da Benedetto XVI. I movimenti sono portatori di questa cultura della Pentecoste; a loro il compito di assumersi la sfida della nuova evangelizzazione per porla poi, in modo creativo, nelle diverse sensibilità, nei diversi accenti, che però guardano all’uomo, alla salvezza dell’uomo, alla consolazione del cuore dell’uomo. La Chiesa vive la sua esistenza fisiologica nello Spirito Santo. La chiamata a rinnovarsi nello Spirito non è per alcuni, non è per un movimento o per alcune comunità, ma è il destino e al contempo l’attualità della Chiesa.

 

D. – Che cosa cogliere dalle parole di Benedetto XVI rivolte ai movimenti ecclesiali e da questo incontro per ripartire nella vita di ogni giorno?

 

R. – La bellezza di essere cristiani si confronta, e talvolta si scontra, con l’attualità della fede nel nostro tempo. Dall’omelia che Benedetto XVI ha offerto ai movimenti e alle nuove comunità mi sembra di poter cogliere proprio dei suggerimenti per far fronte alla realtà di oggi. Il primo, il Santo Padre, ricordandoci che viviamo in un tempo in cui si fa abuso della libertà umana, ci ha invitato ad essere espressione di come si possa, attraverso la fede, fare uso della liberta, della vera libertà, di ciò che lo Spirito ogni giorno ci assegna. Molti fanno della loro vita più che un dono donato, un dono mancato. Il secondo grande aspetto che il Papa ha messo in evidenza è che quando ci si vuole impadronire della vita, la si rende sempre più vuota, sempre più spoglia. Una libertà regolata dal Vangelo è invece espressione della massima libertà. In questo senso il Santo Padre ha chiesto ai movimenti e alle comunità di essere autentiche scuole di libertà. In terza analisi, richiamerei questo accorato appello di Benedetto XVI che ha detto: “Chiedo ai movimenti di essere ancora di più, molto di più, collaboratori nel ministero apostolico del Papa, aprendo le porte a Cristo”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina un articolo da titolo “Africa: lo scandalo della miseria”; ogni giorno muoiono ottocento bambini.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in America.

 

Servizio estero - Iraq: si temono rappresaglie dopo l’uccisione di Al Zarqawi.

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Publio Papinio Stazio e la ‘poesia d’occasione’”: in margine ad una nuova edizione de “Le selve”.

 

Servizio italiano - In primo piano i solenni funerali del militare ucciso a Nassiriya.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 giugno 2006

 

 

CON “GERMANIA–COSTA RICA”

 AL VIA OGGI I 18.MI CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO

- Ai nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone -

 

Saranno 200 le televisioni di tutto il mondo, per un totale di circa 1 miliardo e mezzo di spettatori, collegate alle ore 18.00 con il nuovo Stadio di Monaco di Baviera, Allianz Arena, quando l’incontro tra Germania e Costa Rica darà il via ai Campionati Mondiali di Calcio. Sono 32 le squadre che partecipano alla manifestazione. E stamani, nella cattedrale di Monaco, si è svolta la celebrazione ecumenica promossa dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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(musica)

 

Inserti di telecronache….

 

Tra poco torneremo a sentire le voci dei cronisti del Mondiale, forse più moderne e più pulite nel sonoro, ma sempre emozionate nel descrivere “l’evento degli eventi sportivi”, per il quale si sono mobilitate anche le Chiese cristiane locali con iniziative nelle varie città che ospiteranno le partite, un impegno ecumenico con lo scopo di fare di Germania 2006 una "festa dell'incontro e dell'ospitalità". Un valore aggiunto che dà, ancora oggi, a questo evento le caratteristiche di un appuntamento destinato, per un motivo o per l’altro, a passare comunque alla storia. Si cominciò nel 1930 in Uruguay, con 14 nazionali. Calcio d’altri tempi fino al 1938. Poi, dopo la dolorosa sosta per la II Guerra Mondiale, nel 1950 la novità del calcio spettacolo dei brasiliani, ma che, tra le lacrime dei 150 mila del Maracanà, non riuscirono ad avere la meglio su un Uruguay dei miracoli. Fino al 1970 si chiamò Coppa Rimet, dal nome del francese che ideò questa competizione. Quel trofeo, raffigurante una vittoria alata in oro massiccio, se lo portarono a casa proprio i carioca tre volte campioni, guidati dalla leggenda Edson Arantes do Nascimiento, detto Pelè.

 

Oggi le squadre partecipanti sono diventate 32, il Brasile di Mondiali ne ha vinti 5, 3 la Germania e l’Italia, 2 l’Argentina e l’Uruguay ed uno Inghilterra e Francia. Tanti i motivi di questa 18.ma edizione, oltre a quelli agonistici. L’Africa, continente che registra le realtà più povere del pianeta, rappresentata da cinque nazioni: Tunisia, Ghana, Togo, Costa d’Avorio e Angola. La presenza dell’Iran, più temuto dall’occidente come futura potenza nucleare, che come potenza calcistica. Serbia-Montenegro, che, insieme con la Croazia, tengono in piedi quel che resta dell’ex Jugoslavia, e che vedremo per l’ultima volta giocare insieme dopo il recente referendum che ha sancito l’indipendenza dei montenegrini da Belgrado. Il continente latino-americano con Brasile e Argentina, tra le favorite, Messico, Costa Rica, Ecuador, Paraguay e i caraibici di Trinidad e Tobago. E, ancora, Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud, come a dire “da un capo all’altro dell’immenso continente asiatico”. L’Ucraina, unica rappresentante dell’ex Unione Sovietica, ma che ormai guarda, non senza conflitti interni, più all’Europa che a Mosca. Poi le outsiders Stati Uniti e Australia.

 

E, infine, la vecchia Europa con ben 11 compagini, una rappresentanza a due velocità: da una parte i Paesi dell’Est dall’economia ancora fragile e dall’altra i Paesi del benessere, ma in crisi di valori, con la Svezia seconda nazione al mondo per indice di sviluppo umano. Quante lingue parla questo mondiale? Tante, le più rappresentate: lo spagnolo con sei Paesi, il francese con cinque, inglese quattro e portoghese tre. Per tutte le squadre l’obiettivo primario di provare, se non altro, ad arrivare alla finale di Berlino del 9 luglio e sollevare la Coppa del Mondo, un sogno, non solo sportivo.

 

(musica)

 

Ma sui Campionati Mondiali di Calcio ascoltiamo la riflessione del cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova. L’intervista è di  Luca Collodi.

 

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R. – Il calcio è uno sport molto popolare ed è entrato ormai nelle tradizioni di ogni Paese, anche dei Paesi che erano più lontani da questa esperienza che sembrava più appartenere alle società europee. Credo che questo rappresenti un aspetto della globalizzazione dello sport e che quindi pone esigenze maggiori di lealtà, di virtù sportive, ma anche di solidarietà, di sana competizione, come pure di riconciliazione, perché può essere un momento di confronto pacifico fra gli Stati che sono politicamente molto diversi fra loro e talora, in altri campi, in conflitto fra di loro.

 

D. – Quali sono i valori in gioco, secondo lei?

 

R. – Anzitutto la capacità dell’uomo di confrontarsi con altri fratelli, con esponenti di altre nazioni, di altre estrazioni culturali, politiche e sociali, ma per una finalità sanamente competitiva ed anche per affermare le virtù umane, anzitutto il dominio di sé, il rapporto leale con gli altri e il rapporto anche di solidarietà. Io penso ad una bellissima poesia di Michel Quoist sul gioco di squadra e penso che il regista di questo grande gioco di squadra, che è il gioco di moltitudini immense anche se di squadre circoscritte, è Dio che ci ha dato la capacità di mettere in atto le nostre potenzialità, le nostre capacità e i nostri talenti, ma sempre nel rispetto degli altri e quindi nella condivisione di medesimi obiettivi di moralità, di solidarietà e di amicizia.

 

D. – Dopo le note vicende del calcio italiano, la Nazionale italiana – secondo lei - sarà accolta con simpatia dagli sportivi che saranno in Germania?

 

R. – Io credo di sì, soprattutto dagli italiani che lavorano in Germania: in questo momento dobbiamo pensare ai valori in campo, lasciandoci alle spalle tutti i problemi, anche se - senza dubbio - dobbiamo fare un esame di coscienza su quanto accaduto. Ora dobbiamo pensare soprattutto ai valori morali, ai valori umani e dare il meglio. Spero che la Nazionale italiana si faccia onore come sempre, magari segretamente auspicando di poter rivivere  l’evento dei Mondiali dell’82, che ci ha appassionati ed esaltati tutti.

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In occasione di Germania 2006, la Radio Vaticana trasmette, sul canale One-O-Five Live (FM 105 MHz per Roma), un ciclo di trasmissioni speciali del programma “Non solo sport” dedicate al Mondiale di calcio. Lo scopo è quello di informare sulle iniziative della Chiesa tedesca sull’avvenimento, promuovendo i valori sportivi espressi dall’incontro di tanti popoli e culture, attraverso le testimonianze dei giornalisti delle varie redazioni linguistiche dell’emittente pontificia. Il programma va in onda il lunedì alle 11.35 e alle 16.30, il giovedì e sabato alle 15.05. Servizi e interviste saranno, inoltre, trasmessi all’interno dei radiogiornali in italiano, inglese, francese, tedesco, polacco, portoghese e in altre lingue.

 

 

 

ESCE OGGI NEI CINEMA ITALIANI IL FILM SU SANT’ANTONIO  DI PADOVA

- Ai nostri microfoni il regista Antonello Belluco -

 

Da oggi sugli schermi italiani “Antonio, guerriero di Dio”, un film appassionato, dedicato a Sant’Antonio da Padova, di origine portoghese, uno dei Santi più popolari al mondo, dalla spiritualità forte, immensa e colma di letizia e d’amore per Dio e gli uomini. Il regista Antonello Belluco ne ha tratto un’opera fedele e sontuosa. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Nell’Europa del Milleduecento il sangue si versava facilmente; la vita, agli occhi dell’uomo d’allora, aveva un valore diverso da quello che noi le attribuiamo. Ma la vita, agli occhi di Dio, era sacra allora come oggi. E se una guerra si doveva combattere, i santi capivano che necessaria era quella per insegnare l’amore di Dio, per tutelare gli ultimi, accogliere gli oppressi, perdonare i peccatori. Antonio, il Santo, combatte per Dio: con la parola, la lingua, il gesto – il corpo insomma –, con la volontà e la fede. Travolge, con il suo insaziabile desiderio di giustizia e Vangelo, lui, travolto, invece, dalla sofferenza, dalla debolezza, sua e dei miseri che lo circondano. In un mondo sconquassato da eroismi e brutalità, da pietà nascoste e crudeltà manifeste, Antonio si prodiga a far conoscere Dio, la notizia più bella del mondo. Il film che Antonello Belluco, scrittore e regista, dedica al Santo, a Padova, ai fedeli, è pieno di questa fede, di gioia e di dolore, di chiaroscuri tipici dell’“età del ferro”. Donne e uomini, bambini e sacerdoti, nessuno rimane indifferente a quella parola che l’attore spagnolo Jordi Mollà proietta con accento volutamente portoghese, terra d’origine d’Antonio. Il suo incontro con Francesco ad Assisi è viscerale e toccante; quello con Papa Gregorio IX, interpretato dal carismatico Arnoldo Foà, solenne e problematico. Al regista Antonello Belluco abbiamo chiesto che cosa abbia per lui significato immergersi in questo difficile progetto cinematografico:

 

“Antonio per me è stato un grande amico, da quando ero bambino. E quindi, il fatto di studiare per arrivare a fare il film è stato anche il fatto di conoscerlo di più. La cosa più grande è che mi sono reso conto di quanto lui fosse vicino a me anche con il pensiero, con il modo di agire. E questo me l’ha fatto sentire ancora più amico. Perché mi sono reso conto che Antonio non è stato solamente un grande condottiero – se vogliamo così chiamarlo, per rimanere in tema con il titolo del film; ma è stato anche, e lo è a tutt’oggi, esempio per i tempi odierni. E quindi Antonio era importante nel 1200 ma è importante ancora oggi. Quindi non è soltanto il santo taumaturgo, ma è un santo che dovrebbe essere esempio per molte persone che oggi conducono la nostra vita quotidiana”.

 

L’attualità del messaggio di Antonio?

 

“Una cosa è certa: che Antonio è stato non solo un grande uomo di Dio ma è stato anche un grande uomo per la povera gente; se vogliamo, anche un politico di allora. La cosa più grande in Antonio è stata la gratuità, cioè il fatto di dare se stesso, il fatto di dare tutto con grande amore, nel nome di Dio, senza avere nulla in contraccambio”.

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CHIESA E SOCIETA’

9 giugno 2006

 

 

TUTTE LE CHIESE CRISTIANE UNISCANO LE LORO FORZE E SUPERINO LE DIVISIONI, SCANDALO AGLI OCCHI DEL MONDO: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO

DAL METROPOLITA ORTODOSSO, CHRISTODOULOS, INCONTRANDO IERI SERA

AD ATENE IL PATRIARCA DI VENEZIA, CARDINALE ANGELO SCOLA,

 INSIEME A UN GRUPPO DI PELLEGRINI VENEZIANI

 

ATENE. = E’ importante che tutte le Chiese cristiane uniscano le loro forze e si impegnino insieme per superare le divisioni che costituiscono uno scandalo agli occhi del mondo: è quanto ha affermato il Metropolita ortodosso, Christodoulos, arcivescovo di Atene e Primate della Chiesa Ortodossa di Grecia, incontrando ieri sera presso la sede dell’arcidiocesi ad Atene, il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, e un gruppo di 50 pellegrini della diocesi di Venezia, in viaggio in Grecia da domenica scorsa. L’incontro, durato 45 minuti, è avvenuto in un clima di estrema amicizia e cordialità, sottolineato anche dal delicato e significativo gesto dell’arcivescovo greco che non si è seduto sul suo trono di Primate, ma allo stesso livello degli ospiti veneziani. Nel suo intervento, Christodoulos ha osservato che la Chiesa ortodossa in Grecia ha svolto un ruolo fondamentale, nei secoli della dominazione turca, nel garantire la difesa e il mantenimento nel popolo della lingua greca, della fede cristiana e della speranza di libertà. Proprio alla luce di questa storia, ha rilevato il Primate, si comprende perché anche oggi si manifesti tra la popolazione, anche tra i giovani, un forte attaccamento alla Chiesa ortodossa, nella quale si riconosce il 98 per cento della popolazione greca. Il cardinale Scola ha ringraziato per la cordialità dimostrata nell’incontro e ha ribadito con Christodoulos l’importanza dell’impegno e della preghiera per l’unità dei cristiani, perché possano rendere una comune testimonianza del Vangelo all’Europa e al mondo, che dimostrano di averne urgente bisogno. Infine, il Patriarca di Venezia ha lodato la capacità della Chiesa ortodossa di intercettare le domande di bellezza, di giustizia e di libertà degli uomini e le donne di oggi. A conclusione dell’incontro, Christodoulos ha annunciato che sono in corso i preparativi di un suo prossimo viaggio a Roma, per incontrare Benedetto XVI e così ricambiare la visita che quattro anni fa gli fece Giovanni Paolo II. (R.M.)

 

 

PER IMPEDIRE IL DISSOLVIMENTO DELLA TRADIZIONE CRISTIANA,

BISOGNA COMUNICARE LA GIOIA DELLA FEDE ALLE NUOVE GENERAZIONI:

COSI’, IL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI, NEL DISCORSO DI IERI SERA

IN SAN GIOVANNI IN LATERANO, A CHIUSURA

DEL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA.= “Le nuove generazioni sono il terreno che più necessita di missione, soprattutto oggi in un momento in cui si assiste ad un dissolvimento della tradizione cristiana”. È il forte richiamo del cardinale vicario Camillo Ruini, nell'intervento che, ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ha concluso il convegno ecclesiale della diocesi di Roma. Un evento incentrato sul tema “La gioia della fede e l'educazione delle nuove generazioni”. Prima della riflessione del porporato, riferisce l’agenzia SIR, sono state esposte le relazioni del lavoro svolto per i cinque ambiti (educazione alla gioia della fede, pastorale familiare e giovanile, pastorale scolastica, pastorale universitaria, pastorale vocazionale). Il cardinale Ruini, riecheggiando il discorso del Papa all’apertura del convegno, ha sottolineato che nei giovani, in particolare, “si crea una frattura tra razionalità scientifica calcolatrice ed esperienze soggettive e questo è uno dei motivi di crisi della nostra civiltà”. Per il cardinale vicario, “la sfida della pastorale giovanile consiste nell'inserirsi in questa frattura tra razionalità scientifica e mondo esperienziale sia per intercettare i giovani e rendersi comprensibili, sia per colmare e saldare questa frattura, evitando, così, lo smarrimento degli stessi giovani”. Il cardinale ha, quindi, invitato a “potenziare e innalzare la proposta cristiana in tutti gli ambiti di vita che coinvolgono i giovani”, presentando quattro profili: “la preghiera, spazio privilegiato di incontro con Cristo”; “il profilo ecclesiale, affrontando la sfida di mettersi in rete per una pastorale integrata”; “il profilo della pastorale dell'intelligenza, che deve saper mostrare come la razionalità scientifica da sola non basta per rispondere alle domande di fondo dell'uomo”; “il profilo dell'amore, ricordando che il messaggio cristiano fortifica anche l'amore umano che ha bisogno di essere rinsaldato per ritrovare se stesso”. Infine, il cardinal Ruini ha ricordato l'importanza di “promuovere esperienze pratiche di aiuto al prossimo bisognoso”.

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 LE LINEE-GUIDA PER LA CRESCITA DELLA COLLABORAZIONE TRA LE CHIESE EUROPEE

AL CENTRO DEL CONVEGNO “I CRISTIANI E L’EUROPA – TAPPA ITALIANA

DELLA TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA (AEE3)”,

CONCLUSOSI IL 7 GIUGNO A TERNI, IN UMBRIA

 

TERNI. = La Charta Oecumenica è il “parametro delle relazioni reciproche” fra le Chiese: lo hanno dichiarato cattolici, evangelici e ortodossi italiani, al termine del convegno “I Cristiani e l’Europa – tappa italiana della Terza Assemblea Ecumenica Europea (AEE3)”, conclusosi il 7 giugno a Terni, in Umbria. Il convegno è anche il terzo di una serie di incontri ecumenici promossi dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI), dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta del Patriarcato Ecumenico. Al tempo stesso, è stata la prima iniziativa in Europa a dare il via alla “seconda tappa” dell’AEE3, che consisterà in una serie di incontri a livello nazionale-regionale. Al centro del convegno di Terni, l’analisi della Charta Oecumenica – Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa, firmata nel 2001 dai presidenti del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e della Conferenza delle Chiese Europee (KEK), promotori delle tre edizioni delle Assemblee Ecumeniche. “Il tema dell’Assemblea,Gesù, luce che illumina tutti’ – ha affermato il segretario generale del CCEE, mons. Aldo Giordano – concretizza l’esigenza di fondo della Charta di trovare nella Scrittura il punto di partenza per la collaborazione tra le Chiese”. “Le Chiese – ha aggiunto il presidente della KEK, il pastore Jean-Arnold de Clermont – devono prendere parte attiva alla lotta contro le paure sulle quali si basano le attuali chiusure del nostro continente. Il messaggio evangelico è fondato sulla speranza, sulla forza che viene dalla presenza di Cristo al nostro fianco”. I partecipanti al convegno di Terni hanno formulato una serie di raccomandazioni alle Chiese cristiane d’Italia: “Lo studio e l’approfondimento dei contenuti e degli impegni della Charta Oecumenica ad ogni livello di attività pastorale”; “l’estensione del processo di dialogo di cui la Charta Oecumenica è simbolo alle Chiese e confessioni cristiane che ancora non vi aderiscono”; “l’orientamento all’ecumenismo della formazione degli studenti in teologia”; “l’attenzione ai problemi della comunicazione in materia di ecumenismo anche attraverso la collaborazione permanente delle esistenti strutture”. La terza tappa della AEE3 si svolgerà dal 15 al 18 febbraio prossimi a Wittenberg, in Germania, con un incontro di delegati di Chiese, Conferenze episcopali e organismi ecumenici del continente. Il processo culminerà a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 settembre 2007, con l’Assemblea vera e propria, cui parteciperanno circa 2500 delegati delle Chiese europee. (R.M.)

 

 

MINACCIATI DI MORTE, NELLO STATO BRASILIANO DI PARÀ,

DUE RELIGIOSI CONTRARI ALL’ATTIVITÀ DI UN’IMPRESA STATUNITENSE DEDITA ALL’ESPANSIONE DI COLTURE DI SOIA AI DANNI DELLE FORESTE DELLA REGIONE.

SOLIDARIETA’ DA PARTE DEL VESCOVO DI SANTARÉM

 

SANTARÉM. = “La vita umana è sacra. Convoco tutti i cristiani e le persone di buona volontà a essere promotori della concordia e della pace. Le diverse convinzioni e le prese di posizione devono restare nel campo delle idee e del dialogo e mai sfociare in aggressività e attentati”: con queste parole, mons. Lino Vomboemmel, vescovo di Santarém, nello Stato amazzonico di Pará, ha commentato le minacce di morte rivolte via Internet contro alcuni ambientalisti e due religiosi, il padre diocesano, Edilberto Sena, e il missionario verbita, José Boing, che si oppongono alle attività dell’impresa statunitense ‘Cargill’, dedita all’espansione delle colture di soia, ignorando il devastante impatto che queste hanno sulle foreste della regione. Le minacce, apparse la settimana scorsa su una pagina del popolare sito web brasiliano ‘Orkut’, a firma di Derik Figueira e SidneyNeumann, “hanno causato profonda costernazione e condanna tra i nostri religiosi, le famiglie e gli amici dei due sacerdoti, così come in tutta la società di Santarém”, ha continuato il vescovo, in una nota inviata all’agenzia MISNA. “Tengo a precisare – ha aggiunto – che le intimidazioni sono state già comunicate agli organi competenti, affinché siano investigate e i responsabili sanzionati. Allo stesso tempo – ha dichiarato –  gli organi di polizia federali e centrali si sono impegnati a garantire l’incolumità fisica dei padri Edilberto e José e la diocesi, a cominciare dal vescovo, accompagnerà l’evoluzione degli avvenimenti correlati a questo triste episodio”. L’alta richiesta di soia da parte della ‘Cargill’, che quattro anni fa ha costruito un grande impianto per il trasporto della merce lungo il Rio delle Amazzoni, in seguito dichiarato “irregolare” dalla magistratura locale, ha causato l’arrivo in massa di ‘sojeiros’, produttori di soia, da Mato Grosso, Paraná e Rio Grande do Sul e il conseguente esodo di un vasto numero di contadini, costretti a cedere a basso costo le loro proprietà o allontanati con la forza. “Chiedo a tutti i cristiani – ha concluso mons. Vomboemmel – di sostenere i nostri padri e tutti quelli che si adoperano nel delicato campo delle pastorali sociali nella loro missione in favore della promozione della vita e dei diritti umani”. (R.M.)

 

 

IN AFRICA, OGNI GIORNO MUOIONO CIRCA 800 BAMBINI PER MANCANZA DI CURE

MEDICHE: È IL DRAMMATICO DATO CHE EMERGE DAL RAPPORO PAYING

WITH THEIR LIVES, PRESENTATO IERI A ROMA DA SAVE THE CHILDREN

 

ROMA. = Sono almeno 800 i bambini, in Africa, che ogni giorno muoiono a causa dell’impossibilità, da parte delle loro famiglie, di pagare le cure mediche sanitarie di base. È quanto emerge dal Rapporto Paying with their lives, reso noto ieri a Roma dall’organizzazione internazionale, Save the Children. A quasi un anno – si legge nel comunicato – dal summit del G8 in Scozia, in cui i leader del mondo assunsero l’impegno di lavorare con governi africani, affinché si potessero garantire cure sanitarie gratuite nei Paesi più poveri del mondo, in Africa sono morti 250 mila bambini. A quasi un anno dal concerto del Live8 e dal lancio della campagna “Make poverty history”, soltanto uno stato Africano, la Zambia, ha parzialmente eliminato, con l’aiuto della Gran Bretagna, i costi sanitari. La vita di 285 mila bambini, secondo l’associazione, potrebbe essere salvata ogni anno rendendo le cure mediche gratuite. In Sierra Leone, dove un bambino su quattro muore prima di aver compiuto i cinque anni, un trattamento diarroico costa quanto due settimane di stipendio e un quarto della popolazione non si può permettere neanche le medicine più economiche. “I bambini stanno pagando con la loro vita”, ha sottolineato Carlotta Sami, direttore dei programmi di Save the Children in Italia. In particolare, attraverso il documento, l’organizzazione per la difesa dei diritti dell’infanzia raccomanda a tutti i Paesi donatori e creditori di aumentare gli aiuti allo sviluppo e di cancellare il debito. (V.C)

 

 

SCOMPARSO OGGI A ROMA, DOPO UNA LUNGA MALATTIA,

LO SCRITTORE ENZO SICILIANO

 

ROMA. = È morto stamani all’età di 72 anni, in una clinica romana, dove ieri mattina era stato ricoverato in seguito ad un’emorragia celebrale, lo scrittore Enzo Siciliano. Da tempo colpito da una grave malattia, era soggetto a dialisi. Critico d’arte e del costume, direttore di “Nuovi Argomenti” e collaboratore de “L’Unita”, “L’Espresso”, “La Repubblica”, è stato anche insegnante e funzionario RAI, di cui divenne presidente. Per rendere omaggio alla salma, sarà allestita dalle 15.00 la camera ardente, presso la sala Promoteca del Campidoglio. (V.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 giugno 2006

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, il premier Al Maliki ha imposto il divieto di circolazione a Baghdad e a Baquba dalle 11 alle 17 locali per scongiurare il rischio di rappresaglie dopo la morte del leader di Al Qaeda, Al Zarqawi, rimasto ucciso insieme con altre 9 persone, sabato scorso, in seguito ad un raid aereo americano. Intanto, il leader politico e spirituale dell’ex regime dei talebani in Afghanistan, il mullah Omar, ha detto che la resistenza irachena continuerà nonostante il decesso del terrorista giordano. La notizia della morte di Al Zarqawi è stata inoltre commentata dal presidente statunitense, George Bush, e dal premier britannico, Tony Blair, con soddisfazione ma anche con una certa prudenza. Un nuovo approccio, dunque, nella comunicazione istituzionale della coalizione internazionale presente nel Paese del Golfo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Lorenzo Cremonesi, inviato speciale al Corriere della Sera:

 

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R. – Dopo le ingenti perdite subite dalla coalizione guidata dagli americani in Iraq negli ultimi anni, a partire dal famoso annuncio della fine della guerra pronunciata dal presidente Bush nel maggio 2003, e poi smentito dai fatti con gli attentati gravissimi all’ONU, alla Croce Rossa nei mesi successivi, è chiaro che occorre essere molto cauti. Gli americani sanno bene che Al Zarqawi ha avuto un ruolo fondamentale - centrale, direi - proprio nella guerriglia, nella destabilizzazione dell’Iraq, nel paralizzare il processo di democratizzazione dell’Iraq. Ma l’assassinio e la morte di Al Zarqawi non cambiano la situazione sul campo; gli attentati continueranno, gli scontri interetnici, interreligiosi proseguiranno; Al Zarqawi  è morto dopo avere ottenuto un successo nella sua missione: creare cioè un vortice, una spirale di violenza interna e autoctona.

 

D. – Questa è una guerra che si combatte anche dal punto di vista mediatico. Non c’è il rischio che a questo punto Al Zarqawi sia trasformato dalla propaganda terroristica in un martire caduto in battaglia?

 

R. – Più che la propaganda terroristica, io direi che la propaganda è frutto dell’effetto perverso dei media occidentali che tendono sempre a cercare un personaggio per facilitare spiegazioni, per fornire un approccio più facile e semplicistico. Al Zarqawi è stato trasformato da noi, come in larga parte è avvenuto anche con Bin Laden. Qualche tempo fa, gli stessi americani erano giunti a dire che anche se Bin Laden fosse stato catturato e ucciso, non sarebbe cambiato nulla o quasi nulla nella minaccia terroristica!

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Il terrorista, Ayman al Zawahri, numero due di Al Qaida, ha chiesto ai palestinesi, in un video trasmesso oggi dalla televisione del Qatar al Jazira, di respingere il referendum sui due Stati. Nel filmato, il medico egiziano parla anche della crisi nella regione sudanese del Darfur.

 

In Medio Oriente, il presidente palestinese, Abu Mazen, ha firmato il decreto di convocazione del referendum osteggiato dal governo Hamas sul piano di assetto del futuro Stato palestinese. Lo hanno riferito, poco fa, fonti vicine ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese. Sul terreno, intanto, il direttore generale del ministero degli Interni palestinese, Abu Samhadana, è rimasto ucciso, insieme con altre tre persone, durante un raid israeliano compiuto questa notte nel sud della Striscia di Gaza. Samhadana era anche stato nominato il mese scorso dal governo palestinese guidato da Hamas supervisore della “forza speciale di polizia”, formata da circa 3000 miliziani, e capo dei Comitati di resistenza popolare.

 

Sono falliti gli ultimi colloqui, ad Oslo, tra rappresentanti del governo dello Sri Lanka e ribelli separatisti Tamil. Lo hanno confermato i mediatori norvegesi, che non sono riusciti a riunire le parti al tavolo delle trattative. Il governo norvegese ha deciso, inoltre, di riconsiderare il proprio ruolo di mediatore. In un comunicato diffuso dall’esecutivo di Oslo si legge che è stata presa “l’iniziativa senza precedenti” di scrivere alle autorità di Colombo e ai leader delle Tigri Tamil sul loro interesse a superare lo stato di impasse. Le risposte delle parti – precisa la nota – determineranno quali misure dovrà prendere il governo norvegese.

 

A Timor Est, un altro giorno di violenza nella capitale, Dili, dove bande di guerriglieri continuano a terrorizzare la popolazione inerme. Due settimane dopo il loro arrivo nell’ex colonia portoghese del sud-est asiatico, i soldati australiani della forza multinazionale di pace, non riescono a contenere i ripetuti atti di violenza. La Commissione europea ha firmato, intanto, un accordo di cooperazione per i prossimi due anni con Timor est nell’ambito del programma contro la povertà che affligge il Paese. L’intesa prevede uno stanziamento di 18 milioni di euro.

 

In Turchia, un bambino di 10 anni è morto per l’esplosione di una bomba nella città turca di Cizre, nel sudest del Paese. Lo ha rivelato la CNN turca precisando che l’attentato è stato compiuto, ieri, nei pressi della sede dei servizi di sicurezza.

 

Il capo delle forze speciali russe in Inguscezia, Musa Nalgiev, tre suoi figli e due guardie del corpo sono morti questa mattina, in seguito ad un attentato compiuto da uomini armati nella città di Karabulak. Musa Nalgiev comandava i reparti delle unità speciali del ministero dell’Interno impegnate, nella Repubblica caucasica, nella lotta contro gli indipendentisti ceceni e i loro fiancheggiatori.

 

Il governo della Bielorussia ha stilato un elenco di funzionari dell’Unione Europea e degli Stati Uniti non graditi nell’ex Repubblica sovietica. La decisione segue le sanzioni adottate da Bruxelles e Washington dopo le elezioni, secondo molti osservatori turbate da brogli, che in marzo hanno confermato per la terza volta, come presidente, Alexander Lukashenko.

 

In Spagna, la polizia ha arrestato in Catalogna Juan Garcia Martin, capo dell’organizzazione terrorista di estrema sinistra “Gruppi resistenza antifascista primo ottobre” (GRAPO), accusati di essere responsabili di oltre 80 omicidi. Si tratta di un’organizzazione terrorista di matrice marxista nata 30 anni fa, dopo la fine della dittatura di Franco.

 

L’Assemblea generale dell’ONU ha eletto per la prima volta alla presidenza una donna musulmana, Haya Rashed al Khalifa. Avvocato del Barhein, è esperta di diritto di famiglia. Sostituirà lo svedese Jan Eliasson alla presidenza dell’Assemblea Generale il prossimo settembre, all’inaugurazione della 61.ma sessione.

 

Dragan Zelencovic, ex poliziotto serbo-bosniaco ricercato dal tribunale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, è stato consegnato dalla Russia alla magistratura di Sarajevo. Zelencovic, ricercato per atrocità commesse durante la guerra in Bosnia, era stato arrestato l’anno scorso nella Siberia occidentale, dove lavorava come edile sotto falso nome.

 

Davanti ai giudici della Corte internazionale dell’Aja, i ministri degli Esteri di Argentina e l’Uruguay, concludono oggi, nella seconda e ultima udienza, le loro esposizioni nell’ambito della cosiddetta “controversia delle cartiere”. Su tale intricata questione, il servizio di Luis Badilla:

 

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Il governo uruguaiano vorrebbe costruire a ridosso del confine argentino altri due impianti per la produzione di cellulosa, ma Buenos Aires rifiuta questo progetto adducendo gravi ragioni ambientali. Nonostante i molti colloqui bilaterali, i presidenti uruguaiano, Tabaré Vàsquez, e argentino, Nestor Kirchner, non sono riusciti a trovare un’intesa e da mesi, fra i due popoli - in particolare sulla stampa - è cresciuta una forte tensione. Dopo la manifestazione argentina del 30 aprile alla quale hanno partecipato oltre 100 mila persone, Kirchner ha deciso di porre il problema della salvaguardia ambientale in cima alla propria agenda politica. Il governo uruguayano, intanto, è stato formalmente accusato di aver violato le norme dello “Statuto del Rìo Uruguay” negli accordi commerciali con le multinazionali della carta. Qualche settimana fa, i due governi hanno accettato di sottoporre la questione alla Corte internazionale dell’Aja, che dovrebbe far conoscere il suo verdetto il prossimo mese. Domenica 28 maggio, tra l’altro, si è celebrata in Argentina e in Uruguay una Giornata congiunta di preghiera voluta dagli episcopati dei due Paesi per chiedere la protezione del Signore “per i due popoli, chiamati  - hanno scritto i presuli - a ripercorre insieme strade di collaborazione e dialogo”. Mons. Nicolas Cotugno, arcivescovo di Montevideo, interpellato sulla controversia ha dichiarato che “si tratta di una controversia un po’ triste poiché tra l’Uruguay e l’Argentina, da sempre, è esistito un rapporto molto buono. Ci riteniamo, a vicenda, popoli fratelli. Tra noi c’è vera e solida fratellanza. Tale questione delle cartiere è venuto un po’ ad adombrare un rapporto molto bello. Credo però che si tratta di un fatto specifico, circoscritto e non cambierà questa nostra relazione di fratellanza”.

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Ennesima tragedia del mare nel Mediterraneo: una piccola barca con a bordo 27 immigrati è naufragata all’alba durante la traversata del Canale di Sicilia. Tre clandestini sono morti, sedici persone sono state tratte in salvo e trasportate a Malta da un’unità militare italiana.

 

Al via a Juba, capitale provvisoria del Sud Sudan, i colloqui negoziali tra i ribelli del sedicente “Esercito di Resistenza del signore”, che insanguinano da 20 anni il nord dell'Uganda, e il governo di Kampala. La guerra intestina ugandese ha provocato circa 100.000 morti e ha portato alla fuga quasi tutta la popolazione civile, ammassata in campi profughi dove manca anche l'indispensabile per sopravvivere.

 

Sono iniziate oggi, in Thailandia, le celebrazioni per il 60.mo anniversario del regno di re Bhumibol Adulyadej. Il governo ha decretato tre giorni di festa. Per questa occasione, è stato anche annunciato il rilascio di 25.000 prigionieri detenuti per crimini non gravi. Il regno di Bhumibol è il più longevo del mondo. L’arcivescovo di Bangkok, cardinale Michai Kitbunchu, ha dichiarato che il re è garante di stabilità ed unità. “I cattolici in Thailandia – ha aggiunto - sono liberi di vivere la loro fede e di organizzare attività religiose senza la paura di essere perseguitati”.

 

 

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