RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 158  - Testo della trasmissione di  mercoledì 7 giugno 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale, Benedetto XVI parla della successione apostolica: il Primato di Pietro – afferma – è fondamento dell’unità della Chiesa e del dialogo ecumenico

 

Al rientro dalla conferenza ONU sull’AIDS, ai nostri microfoni il cardinale Javier Lozano Barragán

 

Del documento “Famiglia e procreazione umana” presentato ieri, parliamo con Paola Soave, membro direttivo del Forum delle famiglie

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

"Seria preoccupazione" per i 65 mila sfollati di Timor Est ammassati in campi profughi: espressa dall'Alto commissariato ONU per i Rifugiati. Con noi Emanuele Giordana

 

Dopo la nascita nei Paesi Bassi di un partito politico che difende la pedofilia, in ambito europeo, oltre allo sconcerto, si discute di possibili strumenti giuridici per bloccarlo, in nome dei diritti dei bambini: intervista con Franco Frattini

 

In un volume i servizi e gli appunti di padre Giorgianni, che è stato  inviato della nostra emittente per i viaggi di Giovanni Paolo II: ai nostri microfoni  il cardinale Roberto Tucci, padre Federico Lombardi e Mario Agnes

 

CHIESA E SOCIETA’:

Reso noto il programma del V Incontro mondiale delle famiglie che si celebrerà a Valencia dal 1 al 9 luglio

 

I vescovi del Camerun propongono al Parlamento un cambiamento della legge elettorale

 

Centinaia di contadini irrompono nella sede del Parlamento di Brasilia

 

Il Parlamento delle Filippine ha approvato un progetto di legge che abolisce la pena di morte

 

Brasile: intimidazioni sul WEB ad un gruppo di ambientalisti e a due religiosi che si oppongono allo sfruttamento della foresta amazzonica, a Santarém, a discapito anche dei contadini

 

Da domani nel Togo e in Ghana la missione denominata “Ridare la luce” dell’Associazione con i Fatebenefratelli per i malati lontani  e dell’aeronautica militare

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 20 morti stamane in Iraq, dove è giunto il ministro degli Esteri italiano per vari colloqui con le autorità 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 giugno 2006

 

 

ALL’UDIENZA GENERALE, BENEDETTO XVI PARLA DELLA SUCCESSIONE APOSTOLICA

E AFFERMA: IL PRIMATO DI PIETRO E’ FONDAMENTO DELL’UNITA’

DELLA CHIESA E DEL DIALOGO ECUMENICO

 

“Preghiamo che il primato di Pietro, affidato a povere persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso originario voluto dal Signore” ed essere riconosciuto nel suo vero significato “dai fratelli ancora non in piena comunione con noi”. E’ l’auspicio spontaneo col quale Benedetto XVI ha concluso poco fa la catechesi all’udienza generale di oggi, in Piazza San Pietro, dedicata ancora alla figura del primo fra gli apostoli. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Esercitare il primato papale nella verità della sua essenza per confermare i fratelli nella fede e suscitare accoglienza e rispetto tra i membri delle altre confessioni cristiane. E’ la chiosa finale dell’udienza di questa mattina ad attualizzare, secondo il cuore di Benedetto XVI, la bimillenaria supremazia esercitata dai Papi all’interno della comunità dei credenti. Una supremazia voluta da Gesù stesso attraverso quanto riportato dal Vangelo e tuttavia poco considerato dai cristiani contemporanei nella sua reale importanza.

 

“Tu sei Pietro”. La fondazione della successione apostolica, ha spiegato Benedetto XVI all’inizio, comincia con un cambio di nome. Gesù, nello scegliere Simone il pescatore come primo tra i discepoli, decide di nominarlo “Kefa”, tradotto in Pietro. Lo farà solo con lui e quel nome, Pietro, “acquisterà tanta importanza “da soppiantare il nome originario”. “Il dato acquista particolare rilievo – ha osservato il Pontefice - se si tiene conto che, nell'Antico Testamento, il cambiamento del nome prelude in genere all'affidamento di una missione”. E durante tutta la vita di Gesù, come riportata dai Vangeli, innumerevoli sono gli episodi che confermano tale predilezione. Il Papa ne ha ricordati alcuni: dalla Trasfigurazione, alla lavanda dei piedi nell’ultima Cena. E Pietro, del resto, è consapevole di questa sua posizione particolare:

 

“In particolare, è lui che risolve l'imbarazzo di certe situazioni intervenendo a nome di tutti. Così quando Gesù, addolorato per l'incomprensione della folla dopo il discorso sul "pane di vita", domanda: "Volete andarvene anche voi?", la risposta di Pietro è perentoria: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna". Ugualmente decisa è la professione di fede che, ancora a nome dei Dodici, egli fa nei pressi di Cesarea di Filippo. A Gesù che chiede: "Voi chi dite che io sia?", Pietro risponde: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

 

Anche dopo la Risurrezione, ha proseguito Benedetto XVI, la “posizione di preminenza” ricoperta da Pietro non cambia. E’ il primo degli Apostoli al quale Gesù appare, è il primo ad entrare nel sepolcro vuoto e colui che al Concilio di Gerusalemme, 49 anni dopo la morte di Cristo, si troverà a svolgere rispetto all’assemblea “una funzione direttiva”. Funzione che nel corso dei secoli, ha concluso Benedetto XVI, non è mutata e che ha indotto lo stesso Pontefice a riflettere con una certa trepidazione sulla grandezza del ministero cui è stato chiamato e per il quale ha invitato i fedeli a sostenerlo spiritualmente:

 

“Pietro, per tutti i tempi, dev’essere il custode della comunione con Cristo (…) ed è sua responsabilità garantire così la comunione con Cristo, con la carità di Cristo. E anche guidare alla realizzazione di questa carità nella vita di ogni giorno. E preghiamo che il primato di Pietro, confidato a povere persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso originario, voluto dal Signore, e possa così essere anche sempre più nel suo vero significato riconosciuto dai fratelli non ancora in piena comunione con noi”.

 

Molti i saluti di Benedetto XVI indirizzati ai gruppi presenti nella Piazza, oggi velata dalle nubi di una giornata caliginosa. Il Papa ha rivolto parole, tra gli altri, ai fedeli della diocesi di Mantova, e a due Istituti religiosi: la Famiglia Monfortana – esortata a “proseguire con generosità” la “missione a servizio del Regno” – e le Suore Francescane dell’Immacolata, impegnate nel Capitolo generale. E poi un pensiero di solidarietà rivolto ad un gruppo di persone colpite lo scorso anno da un grave lutto:

 

“Un pensiero affettuoso indirizzo alle famiglie pugliesi provate dalla sciagura aerea, avvenuta il mese di agosto dello scorso anno al largo di Palermo, ed esorto tutti a perseverare nelle iniziative di aiuto reciproco e di condivisione della fede”.

 

Al termine dell’udienza, le agenzie hanno riferito dell’accensione da parte di Benedetto XVI della “Fiaccola della pace”, simbolo del tradizionale pellegrinaggio Macerata-Loreto che si svolgerà il 10 giugno prossimo e giunto quest’anno alla 28.ma edizione. Il Papa ha benedetto la fiaccola portata da un giovane. Giovanni Paolo II aveva sempre compiuto questo gesto a partire dal giugno del 1998.

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CONFERITA A BENEDETTO XVI LA CITTADINANZA ONORARIA

DELLA CITTA’ TEDESCA DI ALTÖTTING, “CUORE” MARIANO DELLA BAVIERA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Al termine dell’udienza generale di oggi, durante una piccola cerimonia in Aula Paolo VI, Benedetto XVI è stato insignito della cittadinanza onoraria da parte della città tedesca di Altötting. La località bavarese custodisce un Santuario mariano visitato ogni anno da circa un milione di pellegrini. Intrattenendosi brevemente con la delegazione tedesca, il Papa ha ricordato un episodio della sua gioventù quando – tornati lui e suo fratello “sani e salvi, dalla guerra” - il loro padre, ha detto, “percorse a piedi il lungo tragitto da Traunstein fino ad Altötting per ringraziare la Madre di Dio” per la salvezza dei figli. E indimenticabile, ha proseguito Benedetto XVI, fu anche il pellegrinaggio al Santuario tedesco che nel 1980 fece Giovanni Paolo II, durante il quale Papa Wojtyla poté “percepire il cuore cattolico della Baviera”.

 

“Pochi anni fa - ha aggiunto inoltre il Papa - ho potuto accompagnare un pellegrinaggio a piedi, che veniva da Ratisbona ed in quell’occasione ho capito fino in fondo cosa significhi un pellegrinaggio del genere”:

 

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“Non è solamente ‘camminare con i piedi’, ma ‘camminare con il cuore’, non è un percorso esteriore, ma interiore (…) Nel mezzo degli sforzi e delle fatiche di questo cammino, poi, alla fine c’è veramente la grande gioia di essere arrivati alla Madre delle Grazie, di incontrarla nel silenzio del santuario (…) Sono riconoscente per il fatto che Altötting si è resa custode di questo patrimonio antico di secoli, che così rimane sempre vivo, che si conserva sempre lo stesso eppure sempre nuovo: l’antico e nuovo luogo di incontro con la Madre del Signore e quindi del rinnovamento della nostra vita”.

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“Attraverso questa cittadinanza onoraria – ha osservato Benedetto XVI - ora faccio parte in modo tutto particolare di Altötting. I granduchi bavaresi avevano disposto affinché, dopo la loro morte, i loro cuori fossero conservati in quel santuario. Io so che, in questo modo – ha concluso - il mio cuore ancora più definitivamente è presso la Madre di Dio e che Lei mi guarderà dall’alto e mi guiderà nel mio pellegrinaggio”.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari di Quito (Ecuador) monsignor René Coba Galarza, vicario Generale di Quito, e don Danilo Echeverría Verdesoto, Rettore del Seminario Maggiore “Nuestra Señora de la Esperanza” di Ibarra, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari di Vegesela di Bizacena e di Tibuzabeto.

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo Ordinario Militare per il Brasile monsignor Osvino José Both, finora vescovo di Novo-Hamburgo.

 

Ha nominato, inoltre, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia (Brasile) Dom Gregório (Leozírio) Paixão Neto,  Benedettini Confederati, finora Direttore del Collegio del Monastero di “São Bento” nella medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fico.

 

 

AL RIENTRO DALLA CONFERENZA ONU SULL’AIDS,

AI NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGAN

 

Il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio della Salute, è appena rientrato a Roma da New York, dove ha partecipato alla Conferenza dell’ONU sull’AIDS. Una pandemia che ha già ucciso 25 milioni di persone, mentre sono circa 40 milioni le persone contagiate. Forte, dunque, la preoccupazione da parte di tutti gli Stati. Lo sottolinea, nell’intervista di Giovanni Peduto, lo stesso cardinale Barragan:

 

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R. – Non c’è stato nessun Paese che non fosse preoccupato. Il problema, però, è quando si tratta di vedere come frenare l’epidemia. Questo dipende anche dall’atteggiamento dei diversi Paesi, specialmente dell’Europa del Nord, che vogliono il libertinaggio sessuale: come si può concordare quel libertinaggio con la possibilità di non essere infettati … Loro parlano sempre del profilattico, affermando che con questo si può far fronte perché è una barriera assoluta. In quella direzione abbiamo sentito parlare molto, spesso anche sul problema della salute riproduttiva. Però, anche lì ci sono molte organizzazioni non governative, le ONG, tra le quali ce ne sono molte di tipo piuttosto perverso, tanto omosessuali come lesbiche, che hanno gridato volendo dare ad intendere che la relazione uomo-donna è qualcosa che ormai è passato di moda: sembra che oggi i rapporti debbano essere tra omosessuali o lesbiche, perché abbiano un valore. Questa propaganda è molto forte. Queste organizzazioni premono molto, come si vede anche all’interno dell’OMS, per soppiantare la sovranità delle nazioni. Questo mi sembra abbastanza forte. Per quanto riguarda la programmazione, la pianificazione mi sembra ben organizzata, dal punto di vista pubblicitario, per sferrare un attacco assoluto alla normalità dell’umanità, cioè al piano di Dio dell’uomo e della donna come fonte di vita. Tutto questo mi sembra che sia stato qualcosa che si rilevava in maniera forte.

 

D. – Eminenza, si è fatta espressione del pensiero della Chiesa riguardo a questi argomenti. Vuole sintetizzarci il suo intervento?

 

R. – Non credo che sia possibile sintetizzare ulteriormente il mio intervento, perché gli interventi non potevano durare più di tre minuti … Allora: ho parlato soltanto di fatti. Ho detto che la Chiesa cattolica gestisce il 26,7 per cento dei centri destinati alla cura e all’accompagnamento dei malati di AIDS. Sono stato molto esplicito, ho elencato i Paesi nei quali stiamo lavorando: la Chiesa cattolica sta lavorando in 102 Paesi! Abbiamo fatto un’inchiesta qui, al Pontificio Consiglio per la pastorale della Salute, per aggiornare i dati. E’ veramente una gran bella opera, quella che la Chiesa sta compiendo nel mondo. Anche lì, alle Nazioni Unite, ho ribadito quello che aveva detto Giovanni Paolo II e che Benedetto XVI ha confermato: ho parlato del “Buon Samaritano” e ho portato tutti questi dati in un opuscolo, che mi pareva ben fatto, a colori, con tutti i dati, tanto dell’opera della Chiesa, quanto di chi ci sta lavorando, cosa sta facendo, come stiamo procedendo. Ho colto l’occasione per presentarlo in quella sede, solo con un paio di frasi.

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ISTITUTO FAMILIARE E DIGNITÀ DELLA PERSONA

AL CENTRO DEL DOCUMENTO “FAMIGLIA E PROCREAZIONE UMANA”

PRESENTATO IERI DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA.

CON NOI, PAOLA SOAVE, MEMBRO DIRETTIVO DEL FORUM DELLE FAMIGLIE

 

L’istituto familiare fondato sul matrimonio, la vita come dono di Dio e la dignità della persone umana. Sono alcuni dei temi affrontati nel documento “Famiglia e procreazione umana” presentato ieri dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nel testo si sottolinea, inoltre, come la famiglia sia stata vittima di violenti attacchi da parte di leggi “chiamate a legalizzare forme di unione che destabilizzano il matrimonio” e da tentativi di giustificare pratiche bio-mediche che separano il fine unitivo da quello procreativo. Nel documento, il dicastero vaticano ribadisce, in particolare, l’alto valore di una procreazione responsabile. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, Paola Soave, membro direttivo del Forum delle Famiglie:

 

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R. - La procreazione responsabile prevede, prima di tutto, che i genitori siano consapevoli della definitività del legame tra un uomo e una donna. Un legame che si fonda sulla certezza di essere disponibili al dono reciproco di sé, l’uno all’altro, qualunque sia la situazione.

 

D. – Come i cristiani sono chiamati oggi in una società dominata da spinte individualistiche a vivere la sessualità e l’amore?

 

R. – Non solo come una gratificazione personale, anche se certo la gratificazione c’è ed è giusto che ci sia, ma essendo consapevoli del fatto che la sessualità è uno strumento. Il rapporto reciproco è un rapporto di donazione. Il Creatore che così ci ha voluti, uomo e donna, è la prima Persona di fronte alla quale dobbiamo essere responsabili di come usiamo i suoi doni.

 

D. – Come rinsaldare l’istituto familiare fondato sul matrimonio?

 

R. – I ragazzi oggi sono educati alla concezione del rapporto uomo-donna più dalla televisione, dai giornali, dai comportamenti del gruppo, che non invece dalla famiglia e da altri contesti educativi, come possono essere sicuramente la parrocchia, i gruppi associativi e così via. La prima grande urgenza, oggi, è riappropriarsi proprio del compito educativo nei confronti delle nuove generazioni.

 

D. - La famiglia è un anello di congiunzione tra le generazioni. Come salvaguardare questo legame?

 

R. – Se le famiglie sono delle famiglie salde, responsabili, sanno portare le nuove generazioni in maniera serena e costruttiva al loro futuro. Sicuramente le famiglie devono essere aiutate in questo cammino, perché la famiglia oggi è uno dei soggetti educativi. Dovrebbe essere il primo contesto educativo, ma in realtà è oscurata da soggetti educativi, o meglio diseducativi, molto più potenti.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Pietro, la roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa”: Benedetto XVI chiede alle migliaia di fedeli presenti all’udienza generale di pregare affinché “il primato di Pietro affidato a povere persone umane possa essere sempre più riconosciuto nel suo vero significato dai fratelli ancora non in piena comunione”.

 

Servizio vaticano – L’udienza del Papa in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Altötting.

 

Servizio estero - In evidenza l’Iraq con un articolo dal titolo “Il dolore di un padre, il dolore di un popolo”, in riferimento all’uccisione del militare italiano a Nassiriya.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo “La mediazione filosofica tra la ricerca teologica e il pensiero scientifico”: un volume di Dominique Lambert. 

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 giugno 2006

 

 

"SERIA PREOCCUPAZIONE" PER I 65 MILA SFOLLATI DI TIMOR EST AMMASSATI IN CAMPI PROFUGHI: ESPRESSA DALL'ALTO COMMISSARIATO ONU PER I RIFUGIATI

- Intervista con Emanuele Giordana -

 

"Seria preoccupazione" per i 65 mila sfollati di Timor Est ammassati in campi profughi, privi di sicurezza e tutela. L’ha espressa l'Alto commissariato Onu per i Rifugiati, che - con un ponte aereo - ha già fatto arrivare i primi aiuti d'emergenza. A Dili intanto vanno avanti i contatti tra governo e ribelli. Il ministro di Esteri e Difesa, Ramos Horta, ha incontrato oggi il capo dei militari in lotta contro il potere centrale, Alfredo Reinado, dettosi disponibile a trovare una soluzione alla crisi. Mentre le Nazioni Unite hanno annunciato che apriranno un’inchiesta sugli scontri delle scorse settimane, nella capitale continuano le manifestazioni: soltanto ieri oltre duemila dimostranti hanno invocato le dimissioni del premier Mari Alkatiri, accusato di aver licenziato 600 soldati. La decisione, presa lo scorso aprile, non è stata infatti digerita dai militari, secondo cui dietro il provvedimento ci sarebbero ufficiali dell'esercito filo-indonesiani originari di Timor Ovest. Sulla situazione nel Timor orientale, sentiamo Emanuele Giordana, direttore dell’agenzia di stampa Lettera 22, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – C’è sicuramente uno scontro tra le diverse figure istituzionali, ossia da una parte il presidente della Repubblica, Xanana Gusmao, e il ministro degli Esteri, Ramos Horta, e dall’altra il primo ministro Mari Alkatiri. La situazione è molto complessa e credo abbia a che vedere soprattutto con l’impostazione politico-ideologica dei personaggi. Gusmao e Ramos Horta - chiamiamoli “gli occidentalisti” - sono disposti ad aprire all’Australia e ad un rapporto con gli Stati Uniti. Alkatiri, l’uomo del Fretilin, rimasto fedele all’ideologia del partito, preferirebbe invece aprire a Paesi come la Cina e tenere una debita distanza da Canberra e Washington.

 

D. – Dietro il licenziamento dei 600 soldati ci sono quindi tali ragioni ideologiche e politiche?

 

R. – Ci sono soprattutto tali questioni. E non è da escludere nemmeno un ruolo, magari indiretto, dell’Indonesia. Tutti questi fattori giocano un ruolo importante che gira, per molti aspetti, attorno alla questione dell’energia: cioè dei possedimenti di gas e di petrolio che si trovano nel braccio di mare tra Timor Est e l’Australia.

 

D. – L’Alto commissariato ONU per i rifugiati ha lanciato l’allarme per le condizioni di decine di migliaia di profughi. Ma qual è la situazione dei civili, sul terreno?

 

R. – Credo che la situazione sia grave e lo sia storicamente, perché quando nel 1999 si votò per il referendum ci furono dei massacri: si parla di mille, forse 2 mila persone che furono uccise in un lasso brevissimo di tempo. E ci fu una valanga di persone che scappò oltre confine. Una situazione che si è ripetuta in questi giorni. La comunità internazionale quindi è chiamata ad occuparsi di questo piccolo Paese che, in realtà, è il manifesto di una crisi più ampia, legata all’incapacità e alla difficoltà di gestire processi di riconciliazione. Credo che la situazione potrebbe precipitare se non si arriverà ad un chiaro mandato della comunità internazionale: penso ad un certo numero di truppe, che abbiano un mandato internazionale chiaro e possano riportare l’ordine. In questo momento, sappiamo che i soldati presenti, a fatica, riescono a farlo a Dili.

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DOPO LA NASCITA NEI PAESI BASSI DI UN PARTITO POLITICO

CHE DIFENDE LA PEDOFILIA, IN AMBITO EUROPEO OLTRE ALLO SCONCERTO

SI DISCUTE DI POSSIBILI STRUMENTI GIURIDICI PER BLOCCARLO,

IN NOME DEI DIRITTI DEI BAMBINI

- Intervista con Franco Frattini -

 

Ha destato forti imbarazzi anche tra le autorità olandesi il recente annuncio della nascita nei Paesi Bassi di un partito politico che sostiene la pedofilia, che nel suo programma fa dei rapporti sessuali tra adulti e bambini una bandiera e chiede l’abolizione del reato di detenzione di materiale pedo-pornografico. La legislazione elettorale olandese del resto non prevede la possibilità di impedire la formazione di un partito politico sulla base del programma elettorale, ma soltanto un controllo sulla denominazione del partito stesso, che in questo caso è appunto “Carità, libertà, diversità”. La questione ha suscitato sdegno anche in ambito Europeo e il vice presidente della Commissione UE, Franco Frattini, è intervenuto direttamente. Stefano Leszczynski lo ha intervistato:

 

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R. – Lo sconcerto è anzitutto personale, morale, perchè è evidente che il fine dichiarato di questo partito è la liberalizzazione delle attività sessuali nei confronti di bambini superiori ad 11 anni, quindi una cosa francamente orribile. E evidentemente la mia prima preoccupazione è stata quella di chiedere al ministro della Giustizia e al ministro degli Interni dei Paesi Bassi se vi fossero strumenti giuridici per bloccare questo partito.

 

D. – E la risposta? Se è possibile saperla…

 

R. – Posso dire che c’è un esame in corso, perché di fatto questo partito si ripara, se così posso dire, dietro una proposta che è una proposta di tipo giuridico, cioè si dice: “Noi ci proponiamo di abolire una legge dello Stato, quella che punisce con delle pene severissime, chi compie certo genere di attività”. Il fatto di chiedere che una legge sia abolita non vuol dire che noi commettiamo questi fatti. Questa è la spiegazione formale che, a quanto sembra, questo partito ha dato. Ma è evidente che l’attenzione, specie in campagna elettorale, dovrà essere altissima, perchè vedere in una campagna elettorale un partito che pubblicamente incita agli atti di pedofilia creerebbe non pochi problemi al sistema europeo di garanzia dei diritti fondamentali, in particolare dei diritti dei bambini.

 

D. – Quello che crea anche parecchie perplessità è il fatto che la lobby pedofila sia una realtà anche da un punto di vista culturale…

 

R. – E’ chiaro che la libertà di espressione è un principio sacrosanto, ma è evidente che la tutela dei diritti sia anch’esso un principio assolutamente intoccabile. Quindi, da qui la mia grandissima preoccupazione per l’idea che una lobby pedofila possa, tra l’altro, espandersi a livello europeo. Noi stiamo per varare una Carta europea per la protezione dei bambini, dei diritti dei bambini, ed evidentemente la pedofilia è nel mirino.

 

D. – Sempre di più in nome della libertà di espressione ci sarà qualcuno he ascolterà e rifletterà su alcune di queste idee che vengono proposte dalla lobby pedofila. Come si possono contrastare?

 

R. – Ma guardi, il modo migliore è indurre, con una politica profonda di educazione una sorta di ribellione morale. Il miglior modo di trattare con coloro che propagandano certe idee è di confinarle in uno spazio di isolamento e di bando morale. Di tutto si può parlare, ma inneggiare ad una violazione della dignità delle bambine e dei bambini, di questo francamente non facciamone un esercizio di discussione, neanche a livello teorico.

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IN UN VOLUME I SERVIZI E GLI APPUNTI DI PADRE GIORGIANNI, CHE È STATO INVIATO DELLA NOSTRA EMITTENTE PER I VIAGGI DI GIOVANNI PAOLO II

- Interviste con il cardinale Roberto Tucci, padre Federico Lombardi e Mario Agnes -

 

“Per ogni fedele che vede giungere nella sua città papa Giovanni Paolo II, trovarselo vicino è un momento unico della vita, per cui è disposto a fare qualunque sacrificio”: questa frase racchiude il senso del libro  “Papa Karol Wojtyla per le vie del mondo”, scritto da padre  Gianni Giorgianni e pubblicato dalla Gangemi Editore. Scomparso nel 2001, padre Giorgianni è stato inviato della nostra emittente per i viaggi di Giovanni Paolo II. Questo volume raccoglie non solo i testi dei suoi servizi radiofonici, ma anche i suoi appunti, in un intreccio di storia ed emozioni molto suggestivo. Il libro è stato presentato ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente. C’era per noi Isabella Piro:

 

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(Musica)

        

Sono 36 gli itinerari papali descritti nel volume: dagli Stati Uniti dell’ottobre del ’79, alla Germania nel giugno del ’96. Ma in tutti, padre Giorgianni si è sentito diviso tra il ruolo di cronista e quello di spettatore, partecipe ed emozionato. Una dicotomia superata grazie all’universalità del messaggio papale che emerge da ogni singola pagina, come ha sottolineato il cardinale Roberto Tucci, ex direttore generale della Radio Vaticana ed organizzatore dei viaggi apostolici di Papa Wojtyla:

 

“Si rivela questa capacità di padre Giorgianni di capire i popoli delle nazioni che visitava, di contestualizzare il messaggio del Papa, di far sentire a quali bisogni di quella comunità nazionale corrispondeva il messaggio del Papa”.

 

In 26 anni di pontificato, Giovanni Paolo II ha compiuto più di 240 viaggi, raggiungendo spesso zone impervie e pericolose per la sua sicurezza. Ma il Papa non si è mai fermato:

 

“Feci presente al Papa che questo era un grande rischio e praticamente il Papa mi disse:I nunzi rischiano. I vescovi rischiano. I missionari rischiano. Anche il Papa deve rischiare’”.

 

Un libro diverso, ha detto Mario Agnes, direttore dell’Osservatore romano, perché racconta i viaggi del Papa senza neanche una fotografia, ma solo grazie alla forza delle parole. Gli scrittori come padre Giorgianni, ha aggiunto, non sono solo cronisti, ma sono anche storici e teologi:

 

“Li chiamo samaritani della memoria, perchè vanno proprio raccogliendo: camminano e non passano sulla storia che è passata già, ma si fermano su un fatto, su quell’avvenimento, su quella persona”.

 

Leggere questo testo, ha detto padre Federico Lombardi, direttore generale della nostra emittente, è stato riscoprire una parte di Pontificato lontana nella memoria, ma vicina nello Spirito:

 

“Io sono rimasto colpito da questa serenità, da questa pacatezza con cui Giorgianni racconta. Ci sono delle pagine in cui si toccano degli eventi che in un certo senso erano anche drammatici, se vogliamo. C’è la pagina sulla contestazione del Papa a Managua, durante il viaggio in Nicaragua. C’è l’invettiva contro la mafia d’Agrigento, per esempio. Quindi, si tratta anche di fatti di estremo valore, di estrema intensità storica ed emotiva. Ed io sono rimasto colpito, rileggendoli, della serenità con cui Giorgianni ne parla. Una persona che non si lasciava prendere dalle emozioni, ma conservava una grande lucidità, pur avendo una profonda partecipazione spirituale”.

 

Il libro di Padre Giorgianni diventa, così, uno strumento di missione evangelica:

 

“Fa rivivere l’aspetto di coraggio dell’annuncio, della passione dell’annuncio e dell’aprire le strade per il Vangelo che Papa Giovanni Paolo ha vissuto”.

 

(Musica)

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CHIESA E SOCIETA’

7 giugno 2006

 

 

RESO NOTO IL PROGRAMMA DEL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

CHE SI CELEBRERÀ A VALENCIA DAL 1 AL 9 LUGLIO. TRA LE INIZIATIVE MOMENTI

DEDICATI AI GIOVANI E UNA FESTA CON TESTIMONIANZE DI FEDE ED ESIBIZIONI

DI SVARIATI ARTISTI

 

VALENCIA. = È stato pubblicato il Programma completo del V Incontro Mondiale delle Famiglie che si celebrerà a Valencia dal 1 al 9 luglio. “La trasmissione della fede nella famiglia”: questo lo slogan dell’evento che, come riferisce l’agenzia Fides, prevede una fiera Internazionale della Famiglia, il Congresso Internazionale Teologico Pastorale, la Veglia con le testimonianze di alcune famiglie e la Messa conclusiva. Questi ultimi due eventi saranno presieduti da Benedetto XVI, il cui arrivo a Valencia è previsto per l’8 luglio. La Fiera Internazionale della Famiglia, dall’1 al 7 luglio, ospiterà imprese, associazioni e diverse ONG che lavorano a favore della famiglia in tutto il mondo. Il Congresso Internazionale Teologico Pastorale, che si terrà dal 4 al 7 luglio, affronterà invece alcuni temi specifici sulla famiglia e in particolare la trasmissione della fede nell’ambito familiare sotto diversi aspetti. Si prevede anche la partecipazione di 29 cardinali provenienti da 25 Paesi e di alcuni rappresentanti della Chiesa Ortodossa greca, russa e rumena. Uno spazio per la gioventù sarà l’incontro “Giovani, famiglia e trasmissione della fede”, che affronterà le sfide dei ragazzi d’oggi, come il lavoro, l’impegno del matrimonio e la libertà religiosa  nel mondo universitario, politico e lavorativo. Ad inaugurarlo sarà il cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, affiancato dall’arcivescovo di Valencia, mons. Agustín García-Gasco, che presidierà l’incontro. “I nonni e la trasmissione della fede” e “I nonni e la famiglia”, saranno invece i temi principali del terzo convegno, nelle giornate di mercoledì 5 e giovedì 6, dedicate alla figura dei nonni all’interno della famiglia. Venerdì 7 alle 20.30 si celebrerà, nella Passeggiata Marittima della Spiaggia di Malvarrosa, il Rosario delle Famiglie, con più di 40 bambini che sceneggeranno i Misteri. Ancora a Valencia, sabato 8 luglio, a partire dalle 21.00, si alterneranno testimonianze di fede di diverse famiglie provenienti da tutto il mondo ed esibizioni artistico-culturali di vari artisti di fama mondiale. (V.C.)

 

 

I VESCOVI DEL CAMERUN PROPONGONO AL PARLAMENTO UN CAMBIAMENTO

DELLA LEGGE ELETTORALE. LA CONFERENZA EPISCOPALE

HA ELABORATO UN PROGETTO CON 67 ARTICOLI

 

YAOUNDÈ. = La Conferenza episcopale nazionale del Camerun (CENC) ha proposto un cambiamento della legge elettorale attualmente in vigore nel Paese. La proposta è riassunta in 67 nuovi articoli discussi ed elaborati nella plenaria del 26 maggio scorso. I punti più rilevanti della proposta dei vescovi sono la riduzione del mandato presidenziale da 7 a 5 anni, l’istituzione di un protocollo unico per tutti i tipi di elezione e di un apposito ufficio nazionale. (J.B.P.)

 

 

CENTINAIA DI CONTADINI IRROMPONO NELLA SEDE DEL PARLAMENTO DI BRASILIA.

ACCUSANO IL PRESIDENTE LULA DA SILVA DI NON ESSERSI IMPEGNATO

NELLA RIFORMA AGRARIA

 

BRASILIA. = Armati di sassi e bastoni centinaia di contadini senza terra hanno fatto irruzione nella sede del parlamento di Brasilia. Almeno 26 persone sono rimaste ferite negli scontri fra i manifestanti e i 500 poliziotti incaricati di restaurare l’ordine e liberare il Congresso brasiliano. Circa 400 le persone che sono state arrestate. L’incursione dei contadini al parlamento si è verificata in seguito ad una manifestazione di protesta di circa 700 aderenti al Movimento per la liberazione dei senza terra (MLST). Il gruppo, che afferma di rappresentare 4 milioni di famiglie rurali senza terra, accusa il presidente Luiz Inacio Lula da Silva di non essersi impegnato nella riforma agraria e nella redistribuzione delle terre dei latifondisti. (T.C.)

 

 

IL PARLAMENTO DELLE FILIPPINE HA APPROVATO UN PROGETTO DI LEGGE

CHE ABOLISCE LA PENA DI MORTE. LA SUA PROMULGAZIONE COMMUTERÀ

ALMENO 1.200 CONDANNE CAPITALI

 

MANILA. = Il parlamento delle Filippine ha approvato oggi un progetto di legge che abolisce la pena di morte. Il testo dovrà essere promulgato prossimamente dalla presidente Gloria Arroyo. Il senato lo ha approvato all’unanimità ieri sera, dopo un passaggio più contestato alla camera dei rappresentanti. La presidenza “accoglie favorevolmente il progetto di legge che abolisce la pena di morte”, ha detto il portavoce della Arroyo Ignacio Bunye. La promulgazione della normativa commuterà automaticamente le condanne a morte emesse contro circa 1.200 detenuti. Le Filippine avevano già approvato nel 2000 una moratoria sulle esecuzioni in seguito alle pressioni della Chiesa cattolica, largamente maggioritaria nel Paese. (T.C.)

 

 

BRASILE: INTIMIDAZIONI SUL WEB AD UN GRUPPO DI AMBIENTALISTI E A DUE RELIGIOSI CHE SI OPPONGONO ALLO SFRUTTAMENTO DELLA FORESTA AMAZZONICA, A SANTARÉM, A DISCAPITO ANCHE DEI CONTADINI. LA MAGISTRATURA APRE UN’INCHIESTA

 

SANTARÉM. = La magistratura di Santarém, nell’ovest dello Stato amazzonico di Pará, in Brasile, ha aperto un’inchiesta sulle minacce di morte indirizzate via Internet contro alcuni ambientalisti e due religiosi che si oppongono, insieme a una rete di movimenti sociali, alle attività dell’impresa statunitense ‘Cargill’, dedita alla produzione e alla commercializzazione della soia. Il procuratore Renato Rezende, riferisce l’agenzia MISNA, ha constatato che le intimidazioni, rivolte in particolare al sacerdote diocesano Edilberto Sena e al missionario verbita José Boing, sono apparse recentemente su una pagina del popolare sito web brasiliano ‘Orkut’, in seguito chiusa, a firma di Derik Figueira e SidneyNeumann. I due, ha spiegato alla stampa locale Rezende, dovranno rispondere di violazione dell’articolo 19 della ‘Lei de crime de imprensa’, rischiando una condanna fino a un anno di reclusione. “Quattro anni fa, la Cargill ha costruito un grande impianto per il trasporto di soia da Santarém – porto sul Rio delle Amazzoni – con l’appoggio delle autorità locali, ma senza presentare studi sull’impatto ambientale”, ha spiegato padre Jaime Zuluaga, superiore regionale dei missionari Verbiti per l’Amazzonia. Il progetto ha causato un vero e proprio esodo dalle zone rurali: alcuni contadini sono stati forzati a cedere a buon mercato le loro terre ai ‘sojeros’ (produttori di soia) giunti dal sud del Paese, altri sono stati allontanati dai loro appezzamenti, altri ancora minacciati. Per questo motivo numerosi movimenti sociali, appoggiati anche dalla Chiesa locale, hanno chiesto al governo federale e a quello centrale di verificare se le operazioni dell’azienda fossero regolari. La magistratura ha verificato illegalità e l’impianto è stato chiuso per breve tempo, ma poi è stato riaperto. I ‘sojeros’ hanno risposto attaccando contadini, indigeni e ambientalisti di ‘Greenpeace’, sostenendo che le attività della Cargill portano progresso e lavoro in Amazzonia: “Ma questo di fatto non è avvenuto, non ci risulta che siano state create nuove fonti di occupazione per la popolazione locale, mentre di certo, se si continuerà a disboscare la foresta amazzonica, tra venti anni non ci sarà più nulla”, ha sottolineato padre Zuluaga. (T.C.)

 

 

DA DOMANI, NEL TOGO E IN GHANA, LA MISSIONE DELL’ASSOCIAZIONE

CON I FATEBENEFRATELLI PER I MALATI LONTANI E DELL’AERONAUTICA MILITARE.

IL PROGETTO PREVEDE LA CURA DI PATOLOGIE DEGLI OCCHI

 

ROMA. = Parte domani per il Togo e il Ghana la missione, denominata “Ridare la luce”, dell’Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani (AFMAL). Il progetto, che si concluderà il 20 giugno e in collaborazione con l’Aeronautica Militare, ha lo scopo di combattere un problema molto diffuso in Africa: la cecità provocata da malattie degli occhi non curate, in particolare la cataratta. Trasportate da un velivolo C130-J della 46ª Brigata Aerea di Pisa, due equipe mediche, composte da personale di vari ospedali Fatebenefratelli e da Ufficiali medici del Corpo Sanitario dell’Aeronautica Militare, raggiungeranno ospedali Fatebenefratelli per effettuare visite ambulatoriali e interventi chirurgici. Nell’ambito del progetto si colloca l’iniziativa “Occhiali per il mondo” che prevede la raccolta di occhiali da vista in disuso che, dopo essere stati monitorati e catalogati, vengono spediti presso le missioni di “Ridare la luce” in Africa. Il progetto “Ridare la luce” ha anche una finalità sociale: in queste regioni africane il cieco non può lavorare e ad esso viene affiancato un “bambino-guida” che deve seguirlo fino alla maggiore età, sacrificando in questo ruolo la propria infanzia e giovinezza. Grazie a questi interventi umanitari non solo moltissimi uomini e donne possono tornare a vedere e quindi ad essere produttivi per i propri villaggi di appartenenza, ma anche molti bambini hanno l’opportunità di riacquistare la libertà di correre, giocare, andare a scuola. Sono sei finora le missioni portate a termine dall’AFMAL (tre in Mali, una in Benin, una a Bali e l’altra in Togo) per un totale di circa 900 interventi chirurgici e oltre 3900 visite ambulatoriali. Alla nuova missione parteciperanno 37 persone tra medici, infermieri, tecnici e logisti, i responsabili Fra Benedetto Possemato, priore dell’ospedale Fatebenefratelli di Genzano, e Fra Gerardo D’Auria, direttore dell’ospedale S. Pietro Fatebenefratelli di Roma. Il personale dell’Aeronautica Militare sarà diretto dal Generale Ispettore Manlio Carboni, Capo del Corpo Sanitario e medico oculista. (T.C.)

 

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RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

24 ORE NEL MONDO

7 giugno 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

        

Non si ferma la violenza in Iraq. Almeno 20 persone, tra cui 5 poliziotti, un imam sunnita e tre studenti universitari, sono morte in diversi attentati nel Paese. Rapiti, inoltre, nella città settentrionale di Kirkuk, due ingegneri sciiti che lavorano per una compagnia petrolifera. Intanto, in una strada del centro di Baghdad, sono stati ritrovati vivi, ma con evidenti segni di tortura, almeno 15 dei circa 50 dipendenti iracheni di aziende di trasporto rapiti lunedì nella capitale. Da segnalare, poi, la liberazione, da diverse prigioni irachene, di 594 detenuti, nell’ambito di un programma di scarcerazione di circa 2500 detenuti, voluto dal premier, al Maliki, per favorire nel Paese la “riconciliazione nazionale”. Infine, rientrerà questa sera in Italia la salma del caporal maggiore, Alessandro Pibiri, morto lunedì sera in un attentato nei pressi di Nassyrja.  Il ministro degli Esteri italiano, D’Alema, incontrando stamani a Baghdad al Maliki, ha ribadito che il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq “è un processo graduale che, tuttavia, entro l’autunno si completerà”.

 

Crescono le polemiche negli Stati Uniti per il comportamento delle truppe statunitensi in Iraq. Dal Senato di Washington è partita la richiesta al governo di accertare cosa sia accaduto a Haditha, dove i militari americani sono accusati di avere assassinato, a novembre 24, civili iracheni disarmati.

 

Medio Oriente. Un palestinese di 19 anni, Munir Yunis al-Aid, è stato ucciso stamani a colpi di arma da fuoco nel mercato di Khan Yunes, nella Striscia di Gaza, di fronte a numerosi passanti da uomini col volto coperto. Non ha invece causato vittime l’attacco aereo sferrato nella notte, sempre a Gaza, dall’esercito israeliano contro una postazione utilizzata da miliziani per fabbricare missili rudimentali. Intanto, secondo un sondaggio realizzato dall’Università Birzeit a Ramallah, circa il 77 per cento dei palestinesi è a favore dell’applicazione del “Documento di riconciliazione nazionale” presentato dai leader detenuti nelle carceri israeliane, che il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, vuole sottoporre a referendum.  L’annuncio della data della consultazione popolare avverrà entro la fine della settimana per dare più tempo ad Hamas di cambiare la sua posizione, accettando le condizioni poste dal documento, che prevede l’implicito riconoscimento di Israele. Da segnalare, poi, l’offerta della Turchia a fungere da mediatrice nel dialogo tra israeliani e palestinesi. In un discorso pronunciato stamani di fronte al parlamento di Israele, il presidente turco, Ahmed Necdet Sezer,  auspicato un imminente incontro tra il premier israeliano, Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen.

 

 “Sul suo dossier nucleare, l’Iran preferisce la cooperazione al braccio di ferro”: è quanto ha dichiarato stamani il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, all’indomani dell’incontro, a Teheran, con l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell’Unione Europea, Solana.  Mottaki ha ribadito che i vertici della Repubblica islamica “studieranno con attenzione” gli incentivi proposti dai cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania al fine di convincere la Repubblica Islamica a rinunciare all’arricchimento dell’uranio. Il ministro degli Esteri iraniano ha infine sottolineato come anche negli Stati Uniti stia prevalendo l’intenzione di risolvere la disputa per vie diplomatiche. Intanto, la Russia, attraverso il suo ministro degli Esteri, Lavrov, ha fatto sapere che approverà le sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti dell’Iran, solo se Teheran violerà il Trattato di non proliferazione nucleare.

 

E’ di almeno 10 morti il bilancio di diversi attentati avvenuti ieri in Afghanistan. Tra le vittime, anche due militari statunitensi, uccisi nella provincia di Nangarhar, non distante dal confine con il Pakistan, da una bomba collocata sul ciglio di una strada e fatta detonare al passaggio della loro pattuglia. E proprio la situazione in Afghanistan sarà al centro, domani a Bruxelles, di un vertice dei ministri della Difesa dei Paesi aderenti alla NATO.

 

Quattordici Stati europei hanno collaborato con la CIA o tollerato il trasferimento aereo di presunti terroristi: è quanto indica un rapporto del parlamentare svizzero del Consiglio d’Europa, Dick Marty, secondo il quale la Polonia e la Romania avrebbero ospitato centri di detenzione segreti. Spagna e Polonia respingono le accuse.

 

Se l’Ucraina aderirà alla NATO subirà “conseguenze molto negative” nei rapporti con la Russia: è il duro monito lanciato stamani dalla Duma, la Camera bassa del parlamento russo, con 435 voti a favore e un’unica astensione. Intanto, nel Parlamento ucraino, i due partiti ‘arancioni’ e quello socialista si sono dati un’ulteriore settimana di tempo per dar vita ad una maggioranza parlamentare e a un nuovo  governo, dopo le elezioni legislative del 26 marzo scorso.

 

Una fossa comune con 43 corpi è stata ritrovata nei pressi di Buk Bijela, nell’est della Bosnia. Lo ha reso noto la Commissione per i dispersi, che opera in Bosnia. I corpi, secondo quanto dichiarato dalla Commissione, sono stati riesumati da un tunnel lungo 6 metri posto in un impianto idroelettrico alle porte della cittadina. Secondo le autorità, le 43 vittime potrebbero essere musulmani bosniaci uccisi nei pressi della prigione serbo-bosniaca di Foca nel  1992, dove soldati serbo-bosniaci trucidarono più di 400 civili.

 

Si svolgerà il 7 luglio prossimo a Bruxelles il vertice dei Paesi donatori per il Darfur. Scopo dell’incontro, fare il punto sulla ricostruzione della regione sudanese e sul piano di attuazione dell’accordo di pace firmato tra il principale gruppo ribelle e il governo di Khartoum. Tra i temi in agenda, anche l’ipotesi di un ulteriore dispiegamento di forze ONU, proposte dall’Unione Africana.

 

E’ giunto stamani in Lussemburgo il neo ministro dell’Economia italiano,  Tommaso Padoa Schioppa, per partecipare, nel pomeriggio, alla sua prima riunione dell’Ecofin. Ieri, il ministro aveva incontrato il commissario UE agli Affari Economici e Monetari, Almunia, cui aveva annunciato l’intenzione di varare una monovra-bis per correggere il deficit e, in questo modo, rispettare gli impegni presi con l’Unione. Un progetto, quello della manovra, che Almunia ha giudicato “molto positivo”.

 

A Port Harcourt, in Nigeria, una coalizione di gruppi ribelli che operano nel delta del Niger ha rivendicato l’uccisione, nella notte, di almeno cinque soldati in un attacco ai danni di un sito petrolifero appartenente al gruppo Shell. I ribelli hanno anche rapito cinque operai sudcoreani, chiedendo in cambio la liberazione del leader di un gruppo di ribelli Alhaji, Mujaheed Asari-Dokubo, di cui ieri la Corte di Appello di Abuja ha respinto un’istanza di scarcerazione. La Nigeria, sesto esportatore di petrolio al mondo, è teatro, dall’inizio dell'anno, di numerosi attacchi e rapimenti ai danni delle società straniere che operano nella zona. 

 

Rimane alta la tensione in Somalia. Le corti islamiche, dopo aver conquistato Mogadiscio, puntano a nord della capitale contro le zone ancora controllate dai “Signori della guerra”. Intanto, il mondo guarda con preoccupazione l’evolversi degli eventi. Gli Stati Uniti temono che la crisi umanitaria degeneri, portando ad una situazione confrontabile a quella che, nel 1993, innescò l'intervento internazionale. Ma cosa sta accadendo a Mogadiscio sul fronte umanitario? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Nino Sergi, Segretario Generale di Intersos, Organizzazione umanitaria presente nel Paese africano da anni:

 

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R. – In questi giorni, ho autorizzato una missione su Mogadiscio di cinque giorni per visitare gli ospedali e capire la situazione; c’è per esempio l’ospedale Benar di 500 letti con due ammalati: non ci sono medicine, non ci sono attrezzature, pur essendoci medici. Cioè, il bisogno è enorme, dal punto di vista sanitario ma anche da altri punti di vista. Ma questo è un bisogno che non è dettato dalla situazione di oggi: è un bisogno che dura da molti anni, perché c’è stato un po’ un abbandono delle aree più difficili della Somalia.

 

D. – Cosa può fare la comunità internazionale in questo momento, per aiutare questo Paese?

 

R. – Rafforzare, assolutamente, le istituzioni somale: e qui, forse, c’è stata molta ambiguità da parte di alcuni Paesi della comunità internazionale, che formalmente appoggiavano le istituzioni mentre invece dietro appoggiavano altri tipi di movimenti, anche quelli che si opponevano ad un nuovo governo, al Parlamento, eccetera. Perciò, prima cosa: nessuna ambiguità. Occorre rafforzare il processo democratico della Somalia. Seconda cosa: l’approccio che la comunità internazionale ha avuto – aiutiamo solo quelle aree dove è possibile realizzare attività, perché sono più pacificate, eccetera – in parte è positivo, ma dall’altra parte non lo è.  Non è che perché c’è, o c’era, un war lord, un “signore della guerra”, che creava insicurezza, la popolazione non avesse bisogno! Perciò, quelle regioni che sono state un po’ abbandonate in questi ultimi anni, proprio per ragioni di insicurezza, vanno oggi assolutamente aiutate, forse ancora più delle regioni dove c’è più tranquillità.

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Si è conclusa ieri a Santo Domingo, la 36.ma Assemblea generale dell’OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani. L’assise, condizionata da una dura polemica post-elettorale tra i ministri degli Esteri di Perù e Venezuela, ha riflettuto sul tema delle strategie per uno sviluppo equilibrato delle Americhe. Maurizio Salvi:

 

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Il ministro degli Esteri cileno, Alejandro Foxley, ha affermato che la governabilità è possibile solo attraverso la riduzione delle disuguaglianze, la creazione di occupazione non precaria e lo sviluppo di economie intelligenti. Proseguendo la riflessione su questo filone, il sottosegretario di Stato americano, Robert Zoellick, ha osservato che i governi hanno la responsabilità di rafforzare le istituzioni democratiche, scandendo il cammino verso lo sviluppo e che in questo senso il primo obiettivo è la nascita di condizioni propizie al rafforzamento del settore privato e degli investimenti. Da parte sua, il ministro degli Esteri brasiliano, Celso Amorim, ha rilanciato la tesi del collega cileno, assicurando che la grande sfida dell’America Latina è avere uno sviluppo con equità, che renderà possibile la crescita sociale e tecnologica. Al termine, è stata approvata la dichiarazione di Santo Domingo, una sorta di manifesto che ribadisce l’impegno dell’OSA per lo sviluppo integrale delle Americhe.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Haiti attende oggi il voto di fiducia del Parlamento al nuovo esecutivo nominato ieri dal presidente Rene Preval. La squadra di governo include membri di sei differenti parti politiche e rappresenta il tentativo di Preval di unire il Paese, impoverito e scosso dalla rivolta che nel Febbraio 2004 rovesciò Jean-Bertrand Aristide.

 

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