RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 157 - Testo della trasmissione di martedì
6 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Assegnato alla granduchessa Maria Teresa del Lussemburgo
il premio “Path to peace” 2006
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Cresce
il fenomeno delle conversioni forzate in Pakistan
Grave ma non rischia la vita il caporal maggiore ferito nell’attentato di ieri sera a Nassiryia in cui ha perso la vita un altro militare
italiano. Intanto è sempre violenza in Iraq
6 giugno 2006
“LA
FEDE E L’ETICA CRISTIANA NON VOGLIONO SOFFOCARE MA RENDERE SANO, FORTE
E DAVVERO LIBERO L’AMORE”: COSI’, IL PAPA,
IERI SERA, IN SAN GIOVANNI
IN LATERANO, ALL’APERTURA DEL CONVEGNO
ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA,
INCENTRATO SUL TEMA “LA GIOIA DELLA FEDE E
L’EDUCAZIONE
DELLE
NUOVE GENERAZIONI”
Testimoniare la bellezza e la gioia di Cristo ai giovani.
Così, in sintesi, il Papa aprendo i lavori del Convegno ecclesiale della
diocesi di Roma, ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Tema
del Convegno: “La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni”. Sacerdoti, religiose e fedeli laici hanno dato il via ad una
tre giorni di intensa riflessione in vista dell’elaborazione del programma
pastorale del prossimo anno. Ad indirizzare il saluto al Papa è stato il
cardinale vicario Camillo Ruini che ha ringraziato Benedetto
XVI per la sua sollecitudine di Pastore. Una sollecitudine, ha sottolineato il
porporato, che “rinsalda anche la nostra fiducia di poter corrispondere alla
chiamata e alla volontà del Signore”. Ma torniamo al discorso del Papa con il
servizio di Massimiliano Menichetti:
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(canti)
L’abbraccio della diocesi romana espresso con gli
applausi, la preghiera, la commozione dei tanti fedeli presenti che hanno
accolto il proprio vescovo, ovvero il Papa, ieri sera nella Basilica di San
Giovanni in Laterano per l’apertura del Convegno ecclesiale diocesano.
Benedetto XVI, seguendo il solco tracciato dieci anni fa dalla Missione
cittadina voluta da Giovanni Paolo II, si è rivolto ai giovani richiamando la
missionarietà, la necessità di “risvegliare e ravvivare” la fede in tutte le
persone e “le famiglie di questa grande città, dove la fede è stata predicata e
la Chiesa è stata impiantata già dalla prima generazione cristiana, e in
particolare dagli Apostoli Pietro e Paolo”. Parlando dell’attenzione riservata
alla famiglia negli ultimi anni dalla diocesi, il Papa ha sottolineato la
necessità di continuare a tutelare questa realtà “oggi purtroppo pesantemente
insidiata e minacciata”, aiutandola “ad adempiere la
sua insostituibile missione nella Chiesa e nella società”. Quindi, ha messo
l’accento sulla bellezza e la gioia della sequela di Cristo quale “rapporto
personale con il Signore” ed al contempo “atteggiamento comunitario” che
conduce alla condivisione della fede, capace di sconfiggere mali come il
relativismo e l’agnosticismo che rendono l’uomo fragile e le relazioni instabili.
“Proprio in questa
situazione tutti noi abbiamo bisogno, e specialmente i nostri ragazzi,
adolescenti e giovani hanno bisogno, di vivere la fede come gioia, di assaporare
quella serenità profonda che nasce dall’incontro con il Signore”.
“La fonte della gioia cristiana è questa certezza di
essere amati da Dio”, ha precisato il Papa, “un amore appassionato e fedele, un
amore più grande delle nostre infedeltà e peccati, un amore che perdona”.
Quindi, il richiamo alla missione della Chiesa, “famiglia
di Dio”, e l’augurio “che le nuove generazioni possano fare esperienza della
Chiesa come di una compagnia di amici davvero affidabile, vicina in tutti i
momenti e le circostanze della vita”:
“Colui che sa di
essere amato è a sua volta sollecitato ad amare.
Proprio così il Signore, che ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a
nostra volta al centro della nostra vita l’amore per Lui e per gli uomini che
Egli ha amato. Specialmente gli adolescenti e i giovani, che avvertono
prepotente dentro di sé il richiamo dell’amore, hanno bisogno di essere
liberati dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti
e i suoi divieti, ponga troppi ostacoli alla gioia
dell’amore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che
l’uomo e la donna trovano nel loro reciproco amore”.
“La fede e l’etica cristiana - ha detto ancora il Papa -
non vogliono soffocare ma rendere sano, forte e davvero libero l’amore: proprio
questo è il senso dei Dieci Comandamenti, che non sono una serie di “no”, ma un
grande “sì” all’amore e alla vita”. E parlando della donazione di sé Benedetto
XVI ha sottolineato che l’amore “tra uomo e donna si realizza pienamente solo
nel matrimonio”.
Centrale quindi la dimensione dell’amore per Dio e per il
prossimo. “Il cristiano non si accontenta di parole – ha ribadito il Papa - e
nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va incontro alle necessità del fratello
mettendo in gioco davvero se stesso”:
Insieme al bisogno di amare, il desiderio della verità
appartiene alla natura stessa dell’uomo. Perciò, nell’educazione delle nuove
generazioni, la questione della verità non può certo essere evitata: deve anzi
occupare uno spazio centrale.
Sul legame tra ragione e fede il Papa ha
evidenziato come il “Credere vuol dire stabilire un personalissimo legame con
il nostro Creatore e Redentore, in virtù dello Spirito Santo che opera nei
nostri cuori”:
“Così Egli riempie
il nostro cuore, lo dilata e lo colma di gioia, spinge la nostra intelligenza
verso orizzonti inesplorati, offre alla nostra libertà il suo decisivo punto di
riferimento, risollevandola dalle angustie dell’egoismo e rendendola capace di
amore autentico”.
Da qui l’invito a non avere “alcun timore di porre la
verità della fede a confronto con le autentiche conquiste della conoscenza
umana” anche se i progressi della scienza “non di rado vengono
presentati come contrapposti alle affermazioni della fede, provocando confusione
e rendendo più difficile l’accoglienza della verità cristiana”.
Cari giovani di Roma, inoltratevi dunque con fiducia e
coraggio sulla via della ricerca del vero. E voi, cari sacerdoti ed educatori, non esitate a promuovere una vera e propria “pastorale
dell’intelligenza” e, più ampiamente, della persona, che prenda sul serio le domande
dei giovani.
E ricordando la giornata mondiale della Gioventù di
Colonia 2005, ha parlato della preghiera “quale luogo privilegiato
dell’incontro con Cristo”. Quindi, l’esortazione alla missionarietà in qualità
di “portatori di quella speranza che nasce dalla certezza della fede”.
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“FAMIGLIA E
PROCREAZIONE UMANA” È IL TITOLO DEL DOCUMENTO
DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA DIFFUSO OGGI:
CON
NOI IL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO
“Mai come ora l’istituzione naturale del matrimonio e
della famiglia è stata vittima di attacchi tanto violenti. Da correnti radicali
sono sorti nuovi modelli di famiglia”.
E’ uno dei passi del documento “Famiglia e procreazione umana”
presentato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. In alcuni casi - denuncia
il dicastero vaticano - la legge è chiamata “a legalizzare forme di unione che destabilizzano il matrimonio e la famiglia”. In altri casi -
si legge ancora nel documento - è “la morale ad essere mobilitata per cercare
di giustificare pratiche bio-mediche che separano
nell’unione coniugale il fine unitivo da quello
procreativo, la sessualità dall’amore”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il documento si apre ribadendo un principio fondamentale:
solo la famiglia, fondata sul matrimonio, è il luogo adeguato per la
procreazione, per una “procreazione responsabile”. La Chiesa è chiamata,
quindi, “a proporre il pensiero cristiano sulla procreazione responsabile e
familiare a tutti gli uomini”. Nell’attuale clima culturale - si legge poi nel
testo – sono due le più gravi minacce: “l’uomo viene
concepito soltanto come un individuo”; le manipolazioni di scienza e tecnica
sono “i preamboli per arrivare ad un uomo fatto dall’uomo”. “Se l’uomo si
arroga il potere di fabbricare l’uomo” – avverte il Pontificio Consiglio – si
innesca una inesorabile tendenza all’autodistruzione.
Le spinte individualistiche e l’aborto, dove appare chiara l’eclissi di ogni
riferimento a Dio, costituiscono altre minacce da arginare. “Gli errori
dell’uomo e della donna nei confronti della vita – precisa il dicastero vaticano
- sono anzitutto errori che colpiscono la loro relazione con Dio”. Per questo,
il pensiero cristiano sull’uomo deve volare attraverso “le ali della ragione e
della rivelazione”, verso la comprensione sempre più profonda del suo mistero.
La via indicata è quella della nuova evangelizzazione che passa attraverso
l’uomo e la famiglia. Ed in questo cammino, la famiglia, “prima cellula
liturgica”, ha un compito fondamentale: “rafforzare il
legame tra le generazioni”, “salvaguardare la tradizione di una comunità”.
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Sul documento ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto,
il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Alfonso López Trujillo:
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R. – L’intenzione del documento è ricordare una ricchezza
vastissima di tipo dottrinale, con tutti gli orizzonti che si aprono pastoralmente, e vederlo in un insieme. La famiglia fondata
sul matrimonio è sede e luogo di un amore totale, vicendevole, reciproco, con
una donazione piena e questa totalità è assolutamente centrale. Centrale perché
è una donazione esclusiva, è una donazione fedele, è una donazione stabile nel
tempo: fino alla morte … E’ una donazione aperta alla vita. La famiglia è il
luogo di una procreazione integrale, cioè non è soltanto il concepimento
anche se è qualcosa di meraviglioso; non è soltanto la nascita, anche se
è un segno splendido. Ma è l’insieme dell’educazione, ed è l’educazione
cristiana, ed è l’educazione umana. L’uomo non è ‘prodotto’, non è effetto
della tecnica, della scienza, di una mediazione che sostituisce la responsabilità,
la grandezza dell’atto
umano dell’amore. Nella fecondazione cosiddetta fivet omologa o eterologa, non
c’è quell’amore, non c’è quell’unione,
non c’è l’essere una sola carne. Ma è una sostituzione per mediazione con tutti
i passi conosciuti, e assai difficili, che io direi a volte fanno soffrire
tanto la donna. E dunque l’amore umano, l’incontro del corpo e dello spirito in
una sola carne, in quella donazione non c’è. Dunque, il documento studia certi
aspetti assai conosciuti della famiglia: la famiglia è il luogo vero dell’amore
e di quella donazione, come ha ripetuto il Papa, nella “Deus caritas est”; è
l’amore unitivo, è la complementarietà tra i sessi. E
poi, per esempio, trattiamo il tema della demografia. Il Papa ci ha ricordato,
nel messaggio al nostro Pontificio Consiglio in occasione del suo 25mo
anniversario, come stiamo attraversando, in diversi continenti, un inverno demografico,
ma soprattutto in Europa. Inverno demografico: non c’è più la vita, c’è paura
della vita! Dunque, si parla di come gli sposi possono non avere paura della vita ma avere la piena fiducia nel Dio provvidente, nel Dio
dell’amore, nel Dio che arricchisce il focolare familiare con una nuova vita.
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I SALUTI DEL PAPA ALL’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI
AMERICANI
IN ASSEMBLEA IN QUESTI GIORNI A SANTO DOMINGO.
NEL SUO MESSAGGIO BENEDETTO XVI INVITA ALLA
PROMOZIONE
DELLA PERSONA UMANA E DEL DIALOGO FRA LE NAZIONI
Il rispetto della dignità della persona umana e la
promozione della famiglia: sono questi gli impegni che Benedetto XVI chiede ai
partecipanti al vertice
dell’Organizzazione degli Stati Americani, in corso a Santo Domingo. In una lettera a firma del
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, l’invito del Papa a cercare nuove
modalità per annullare le disuguaglianze sociali e promuovere la pace. Il
servizio di Maurizio Salvi:
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Benedetto
XVI ha inviato un messaggio ai partecipanti al vertice dell’Organizzazione
degli Stati Americani (OSA), in corso a Santo Domingo. A leggerlo dopo l’inaugurazione
dei lavori, il presidente dell’assemblea, Carlos Morales Troncoso. La lettera del
Papa, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, sottolinea che
punti decisivi per contribuire alla costruzione di una società di pace, di
stabilità e di giustizia in tutto il Continente, sono la promozione dei diritti
umani, lo sviluppo economico e sociale, la sicurezza e la lotta contro la
povertà, la disuguaglianza e la corruzione.
“Tema primordiale è la dignità della persona umana, il
valore assoluto della vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale.
Si legge nel messaggio – Il Continente americano ha una tradizione di rispetto
della vita che si vede ora minacciata dalla pressione di correnti estranee alla
sua natura”.
È una priorità anche favorire le condizioni perché
diminuisca la violenza – specifica la lettera – nelle sue diverse forme come il
terrorismo, gli attacchi contro civili innocenti, sequestri, minacce, traffico
di droga …
Il Papa sottolinea anche la necessità di promuovere la
famiglia basata sul matrimonio, luogo dell’apprendimento, della conoscenza,
della formazione base del futuro protagonista della vita sociale. La famiglia
non può svolgere adeguatamente la sua missione, prosegue il Pontefice, se non
dispone delle condizioni materiali minime necessarie.
Benedetto XVI ha voluto anche richiamare l’attenzione dell’Organizzazione degli Stati Americani alla
persistenza della povertà, all’aumento della disuguaglianza tra i più ricchi e
i più poveri. “Non si tratta solamente di distribuire più adeguatamente ciò che
si ha, ma anche di migliorare le condizioni della produzione e di cercare nuove
modalità di sviluppo in pace e armonia per tutti”. In questo senso, prosegue il
testo del messaggio, la Dottrina Sociale della Chiesa offre una struttura che
permette di porre le basi per la edificazione di una
società che pone al centro l’uomo e non il denaro o le ideologie.
“Uno dei compiti più importanti della vostra
organizzazione - ha concluso il Santo Padre - è garantire un necessario dialogo
fra le nazioni. La grande maggioranza degli abitanti dei Paesi dell’OSA sono
cristiani e le radici cristiane possono costruire un appoggio decisivo alla
vita sociale e politica degli Stati americani”.
Anche se nessuna delegazione lo ha ammesso ufficialmente,
il clima della 36.ma Assemblea generale dell’OSA si è
fatto più disteso sull’onda delle notizie provenienti da Lima e riguardanti la
vittoria dell’ex presidente, Alan García,
sul leader nazionalista Ollanta Humala.
A sorpresa, il segretario di Stato statunitense, Condoleeza
Rice, non ha partecipato all’incontro di Santo
Domingo, lasciando all’ambasciatore presso l’organizzazione, John Maisto,
l’incarico di ribadire le recenti aperture della diplomazia americana. “Washington
è pronta – ha detto il diplomatico – a lavorare in Perù con qualsiasi
presidente che governi democraticamente”.
Formalmente l’Assemblea è stata convocata con il tema
“Governabilità e sviluppo nella società della conoscenza”, ma le diverse
delegazioni hanno affrontato i temi più scottanti dell’attualità, come le
recenti elezioni ad Haiti o le tensioni generate dalla
decisione degli Stati Uniti di inasprire le misure di sicurezza per contenere
il fenomeno dell’emigrazione. Al riguardo, Insulza si
è detto convinto che la costruzione di un muro alla frontiera con il Messico
non ostacolerà le migrazioni negli Stati Uniti.
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NOMINE
Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari della diocesi di Brooklyn (USA) mons. Octavio Cisneros, del clero della medesima diocesi, rettore della “Cathedral Seminary Residence of
the Immaculate Conception”
a Douglaston e segretario per
ASSEGNATO ALLA GRANDUCHESSA MARIA TERESA DEL
LUSSEMBURGO
IL PREMIO “PATH TO PEACE” 2006
Il premio “Path to Peace” per il 2006 andrà alla
granduchessa Maria Teresa del Lussemburgo, designata all’unanimità dalla fondazione “Path to Peace”,
sorta nel ’91 per sostenere la missione di Osservazione della Santa Sede presso
l’ONU. L'Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, mons. Celestino
Migliore, ha annunciato che il riconoscimento verrà consegnato alla sovrana del Lussemburgo il 13
giugno. Dal ’97 la granduchessa è “ambasciatore di buona volontà” dell’UNESCO e
sostiene organizzazioni attive nel campo del microcredito e della protezione
dei bambini. Nelle passate edizioni il “Path to Peace” è stato assegnato, tra
gli altri, al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan,
e al Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Andrew Bertie.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – “Vivere la fede come gioia.
Assaporare l’incontro con il Signore”: nel discorso ai partecipanti al Convegno
ecclesiale della diocesi di Roma, Benedetto XVI esorta a risvegliare la Chiesa
di questa grande città impiantata dagli apostoli Pietro e Paolo.
Servizio estero - In evidenza l’Iraq, dove è stato
ucciso un altro militare italiano.
Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo “La ‘rivoluzione’ compositiva
e cromatica di Raffaello”: una mostra nella Galleria Borghese ripercorre gli
anni dell’artista da Firenze a Roma.
Per la pagina dell’“Osservatore libri” un articolo
di Danilo Veneruso dal titolo “Un accurato studio
sull’origine del regime nazionalsocialista in Germania”: “La nascita del Terzo Reich” di Richard J. Evans.
Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti
pubblici.
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6 giugno 2006
LA
SOMALIA POTREBBE DIVENTARE ROCCAFORTE DELL’ESTREMISMO FONDAMENTALISTA
MUSULMANO: I TIMORI DOPO CHE LE CORTI ISLAMICHE HANNO ASSUNTO IERI IL POTERE A
MOGADISCIO
-
Intervista con Massimo Alberizzi -
La Somalia potrebbe diventare una roccaforte
dell’estremismo fondamentalista musulmano. E’ questo
il timore della comunità internazionale, espresso in particolare dagli Stati
Uniti, dopo che le corti islamiche hanno assunto ieri il potere a Mogadiscio,
in seguito a giorni di sanguinosi scontri tra i miliziani islamici e quelli dei
“signori della guerra”. Su come si è verificata questa svolta nel Paese del
Corno d’Africa, Giancarlo La Vella ha intervistato
Massimo Alberizzi, africanista
del Corriere della Sera:
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R. – Negli ultimi giorni, più che combattimenti, ci sono
stati tradimenti: accordi tra le parti, tra le fazioni. La supremazia c’è stata
anche perché la popolazione ha visto negli islamici un elemento di sicurezza,
di stabilità e comunque di pace.
D. – Dopo anni di mancanza di uno Stato somalo, a questo
punto la comunità internazionale potrebbe guardare al regime islamico pur di
avere un interlocutore istituzionale in Somalia?
R. – Sarà da vedere. Non bisogna pensare alla galassia
islamica come ad una galassia omogenea: ci sono i moderati e ci sono gli
oltranzisti. Bisogna ora vedere chi prevarrà. E’ chiaro che gli oltranzisti hanno cominciato la guerra poco più di un anno fa e questi
da 19 anni stanno cercando di conquistare e di islamizzare la Somalia, però
all’interno si sono inseriti anche dei businessmen, degli uomini d’affari, dei
trafficanti che hanno visto, comunque, nella stabilità islamica in qualche modo
un vantaggio per i loro traffici. C’è poi un altro rischio, comunque, molto
grande e cioè che possano scoppiare adesso anche
guerre tra clan.
D. – C’è anche il rischio che la Somalia
diventi un altro dei santuari dell’adde-stramento del terrorismo
fondamentalisti, cioè che abbia puntati gli occhi di Al Qaeda?
R. – Certo. Io ritengo, comunque, che l’ultima spallata in
favore degli islamici sia stata data proprio perché è intervenuta al loro
fianco, prepotentemente, quella galassia che noi chiamiamo Al Qaeda, ma che è
molto più vasta e molto più composita. Finanziamenti arrivano
pesanti dall’Arabia Saudita, perché il regime saudita è diviso fra
filoamericani e ‘filoamericani di facciata’, ma
finanzia poi i gruppi terroristi e in qualche caso i gruppi islamici
fondamentalisti. Il pericolo esiste, perché se nelle corti islamiche che hanno
ieri preso possesso di Mogadisco prevarranno gli
oltranzisti, i fondamentalisti, è chiaro che allora il rischio di una talebanizzazione totale del Paese esiste.
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NELLA
CAPITALE DI TIMOR EST ANCORA SCONTRI TRA BANDE:
IERI
LA SEDUTA DI EMERGENZA DEL PARLAMENTO LOCALE
-
Intervista con Piergiorgio Pescali -
Timor Est ancora in preda alla
violenza. La capitale, Dili, è stata teatro questa
notte di altri scontri tra bande rivali. I militari australiani sono
intervenuti con i gas lacrimogeni per portare la situazione sotto controllo.
Intanto sul fronte politico, seduta di emergenza, ieri, del Parlamento locale,
per sostenere lo stato di crisi di 30 giorni
proclamato la scorsa settimana dal presidente Xanana Gusmao. Il
collega Piergiorgio Pescali, appena rientrato da Dili,
ci spiega qual è la situazione nel Paese. L’intervista è di Salvatore Sabatino:
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R. – Da quando è arrivato il contingente misto australiano-neozelandese-malese-portoghese,
in totale tra i 2.000 e i 2.500 uomini, la situazione durante il giorno si è stabilizzata,
specialmente a Dili, nella capitale, mentre di notte
la città è ancora in mano alle gang
che sono più che altro organizzate da criminali comuni.
D. – Al di là dei differenti trattamenti riservati ai
militari occidentali, si può parlare – secondo te – anche di motivi politici
che hanno scatenato questa rivolta delle guarnigioni orientali?
R. – Sì: sono motivi politici ma
soprattutto motivi di tensioni etniche tra le popolazioni che vivono in oriente
e quelle che vivono in occidente. Tra l’altro, poi, queste tensioni sono
particolarmente acute nelle forze armate, visto che dalla zona occidentale
provengono la maggior parte dei guerriglieri che hanno combattuto per vent’anni
l’esercito indonesiano e che oggi hanno in mano le redini delle forze armate.
Cercano di favorire quelli che secondo loro hanno subito maggiori
maltrattamenti da parte dell’Indonesia durante l’occupazione. Poi c’è
sicuramente anche una tensione politica all’interno stesso del partito di
maggioranza, che ha il 60 per cento dei voti, tensioni che si sviluppano tra il
primo ministro Alkatiri e gli altri ministri del
governo e quelli che fanno capo poi al presidente Shanana
Gusmao.
D. – Ci sono ovviamente, alla base di questa rivolta,
anche delle motivazioni economiche: Timor Est, infatti, è molto debole da
questo punto di vista …
R. – Sono moltissime le recriminazioni economiche che si
sono aggiunte alle recriminazioni politiche. Però, bisogna dire anche che sono dovute per la maggior parte allo stato in cui Timor Est
è stato lasciato dall’Indonesia dopo l’indipendenza. Nei due mesi seguenti il
referendum a favore dell’indipendenza, le milizie pro- indonesiane hanno
letteralmente distrutto tutto quello che c’era da distruggere: scuole,
ospedali, industrie, piantagioni di caffè, di sandalo … lasciando un Paese allo
sbando. Si era calcolato che il 70 per cento dell’economia, in quei due mesi, era stato completamente distrutto. Quindi, Timor Est doveva
ricominciare un cammino economico da zero. Questo cammino economico è stato
iniziato soprattutto con gli aiuti internazionali però
non ha ricevuto la spinta necessaria per far fermare il degrado economico già
in atto.
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SARÀ
L’ORCHESTRA FILARMONICA DI ISRAELE AD INAUGURARE
L’EDIZIONE
2006 DEL FESTIVAL DEI DUE MONDI, CHE HA SCELTO PER
IL
CARTELLONE I COLORI DELL’ARCOBALENO
- Ai
nostri microfoni Alan Curtis
e Gian Carlo Menotti –
Presentata oggi a Roma la 49.ma edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto:
musica, danza, prosa e arti visive dal 30 giugno al 16 luglio con artisti
internazionali e il grande cinema italiano di Maselli
e Mastroianni. Il manifesto 2006, ispirato al mito e
alla Grecia classica, è del celebre scultore polacco Igor Mitoraj.
Il servizio di A.V.:
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“Sono contento di stare qui oggi, dopo un inverno in
bianco e nero. Adesso vediamo finalmente il mondo a colori”.
(musica)
Un arcobaleno sormonta i cieli del 49.mo Festival di Spoleto e la vita privata di Francis
Menotti, direttore artistico, colpito da un grave lutto. A scongiurare le
guerre internazionali come i contenziosi locali, il cartellone ha i colori
della pace.
Inaugura simbolicamente l’Orchestra Filarmonica di
Israele, ambasciatrice di fratellanza in Medio Oriente; mentre il teatro di
prosa presenta “Il frutto amaro” di Pasquale Chessa:
un racconto storico della nascita della Repubblica, dall’armistizio al 18
aprile 1948. Poi, la lirica con un inedito vivaldiano,
“Ercole sul Termodonte”, con il complesso barocco diretto dal filologo
inglese Alan Curtis:
“Questo Ercole è stato scritto per il Teatro Capranica a Roma nel 1723, è andato disperso, ma ora si
farà di nuovo, non a Roma ma vicino, a Spoleto. Interessante è lo stile un po’
ironico, divertente, quasi buffo, ma con un tema serio e contro la guerra:
dimostra che l’amore è più forte, dura di più, è più importante e può superare
anche la guerre”.
Il quasi centenario patron
dei due mondi, il compositore Gian Carlo Menotti, guarda oggi al Festival
come ad un figliastro, che gli ha rubato tempo al suo lavoro musicale. Entrambi
– opere e festival – li lascia oggi con generosità ed un pizzico di rammarico
agli amanti dell’arte:
“Il Festival è più importante per voi che non per me. Io
non sono nato per fare il direttore di un Festival. Dio mi ha dato un certo
talento per scrivere musica e il Festival invece mi ha rubato troppo tempo. Ma
insomma quello che potevo fare, credo di averlo fatto”.
(musica)
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6 giugno 2006
niger: IL PARLAMENTO ha respinto il “Protocollo di
Maputo”,
la carta dei diritti delle donne africane, che
CONDANNA le VIOLAZIONI
DEI DIRITTI E IN PARTICOLARE LA DIFFUSA PRATICA DELLE
mutilazioni femminili
NIAMEY. = Il parlamento della Repubblica del Niger ha
respinto il “Protocollo di Maputo” sui diritti delle
donne africane, che all’articolo 5 condanna, come violazione dei diritti umani,
tutte le pratiche lesive della salute psichica e fisica delle donne, in
particolare le mutilazioni genitali femminili. Il
protocollo, riferisce l’agenzia MISNA, sottoscritto da 53 capi di Stato
dell’Unione Africana nel luglio del 2003, è entrato in vigore, dopo aver raggiunto
le 15 ratifiche necessarie, lo scorso 26 novembre. Approvato in Niger dal
governo lo scorso gennaio, è stato respinto durante il fine settimana dai
parlamentari con 42 voti contrari, 31 favorevoli e tre astensioni. Il Niger è
uno dei Paesi africani in cui sono molto diffuse pratiche di infibulazione, poligamia, matrimoni di bambine e altri
costumi condannati dal protocollo. “Il rifiuto della mozione è una grave
battuta d’arresto, ma è una applicazione dei principi
democratici”: questo il commento del portavoce del governo Mohamed
Ben Omar riportato dal quotidiano africano “The Sahel”.
(V.C)
VERTICE
MONDIALE DI LEADER RELIGIOSI A LUGLIO A MOSCA. LO HA ANNUNCIATO
IL
METROPOLITA KIRILL DI SMOLENSK E KALININGRAD. ATTESI BUDDISTI E INDUISTI
MOSCA. = Il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, incaricato del Dipartimento per gli Affari
Esteri del Patriarcato di Mosca, ha annunciato che il 4 e 5 luglio Mosca
ospiterà un vertice mondiale di esponenti religiosi. Dell’incontro, riferisce
l’agenzia ZENIT, scrive “Europaica”, il bollettino
della rappresentanza della Chiesa ortodossa presso l’Unione Europea. Il
vertice, che precederà il G8, in programma alcuni giorni dopo a San Pietroburgo, riunirà i capi e rappresentanti delle Chiese
ortodosse, delle Chiese precalcedonensi e della
Chiesa cattolica. Gli organizzatori contano anche sulla presenza di
responsabili religiosi cinesi, della Chiesa luterana tedesca, del Consiglio
Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti, dei grandi rabbini di Israele, Stati Uniti
e Paesi europei, e ancora di responsabili musulmani dei Paesi della CSI, del
Medio Oriente e della penisola arabica. Si attendono pure buddisti, induisti,
dirigenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e di altre organizzazioni
religiose internazionali. Il metropolita Kirill
auspica che il vertice di Mosca svolga “un ruolo importante nella prevenzione
dell’estremismo”. (T.C.)
CRESCE
IL FENOMENO DELLE CONVERSIONI FORZATE IN PAKISTAN.
IN UN
DOCUMENTO FIRMATO DA DIVERSI ESPONENTI RELIGIOSI,
L’APPELLO
AL RISPETTO DEI DIRITTI DELLE MINORANZE
LAHORE. = Preoccupa in Pakistan il fenomeno delle
conversioni forzate all’Islam. È soprattutto nelle province del Punjab, della Frontiera di Nord Ovest e del Sind, scrive l’agenzia Fides, dove è diffuso un Islam
integralista, che comunità religiose diverse sono viste come “corpi estranei”
nella società pakistana. Spesso la bassa condizione sociale delle comunità
cristiane, indù e sikh, è un elemento sfavorevole: i
grandi proprietari terrieri, tutti musulmani, chiedono ai contadini di convertirsi
all’islam prima di dare loro un lavoro oppure, forti del loro potere economico
e politico, sequestrano giovani donne, le costringono a convertirsi all’Islam e
le prendono come mogli. In un documento dal titolo “Conversioni forzate di
donne e diritti delle minoranze in Pakistan”, un gruppo di leader religiosi ha
lanciato l’allarme per una pratica che si diffonde con crescente capillarità
nel Paese, soprattutto a scapito di donne e bambini. Tra i firmatari, mons. Joseph Cutts, vescovo di Faisalabad. “E’ triste constatare che le minoranze religiose,
in particolare i cristiani e gli indù, non possano godere dell’uguaglianza dei
diritti – ha commentato il presule – un principio, peraltro, sancito nella
Costituzione del Pakistan”. Secondo diverse organizzazioni non governative che
monitorano il riconoscimento dei diritti umani in Pakistan, il fenomeno delle
conversioni forzate all’Islam è diffuso e molto preoccupante, soprattutto
perché nessuno cerca di arrestarlo, e si agisce nella più completa impunità. I
leader delle associazioni civili e i leader religiosi hanno deciso di stilare
un documento che raccolga gli episodi più eclatanti,
di sottoporlo alle autorità civili e politiche e di coinvolgere la comunità
internazionale. La Chiesa pakistana, attraverso la Commissione “Giustizia e
pace” e la Caritas, è in prima linea in questa lotta e da anni sta conducendo
una campagna a largo raggio in difesa delle minoranze religiose. Fra le
proposte in agenda, vi è l’abolizione della “legge sulla blasfemia”, ritenuta
ingiusta, iniqua e discriminatoria. In Pakistan, su 156 milioni di persone, la
popolazione è al 96% musulmana. I cristiani sono il 2,5% (circa 1,2 milioni i
cattolici), gli indù l’1,5%. (T.C.)
UGANDA: Sospesa, A CAUSA di un’epidemia di colera, la
distribuzione di cibo nELLE scuole del distretto settentrionale di Kitgum.
il contagio ha registrato, negli ultimi due mesi, 594
casi e 8 decessi
KITGUM.
= Sono circa 90 mila gli studenti delle scuole del distretto settentrionale di Kitgum, in Uganda, ai quali è stata sospesa, a tempo
indeterminato, la distribuzione di cibo. A decidere lo stop allo smistamento di
vivande, scrive l’agenzia MISNA, è il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp), in seguito alla
diffusione di un’epidemia di colera nel Paese. Secondo Vincent
Oringa, responsabile dei servizi sanitari
distrettuali, negli ultimi due mesi l’epidemia ha registrato 594 casi e causato
8 decessi. Ad essere colpiti 13 campi per sfollati, dove, a causa degli attacchi
dei ribelli dell’Esercito, è costretto ad abitare, in condizioni pessime e
privi di norme igieniche, il 90 per cento della popolazione. Per verificare il
livello di igiene delle scuole sono state anche sospese, per qualche giorno, le
lezioni e le autorità locali hanno interrotto anche ogni attività sociale
pubblica. Nel Paese non solo a Kitgum ma anche a Gulu, Lira, Pader e Apac, sono oltre 1,5 milioni le persone costrette a vivere,
nonostante una diminuzione delle aggressioni da parte dei ribelli, in circa 200
campi per sfollati. Secondo un rapporto dell’UNICEF, pubblicato sui quotidiani
di Kampala, la maggioranza dei bambini nel nord dell’Uganda restano “privi dei
loro diritti di base, come assistenza medica, acqua potabile, istruzione e
alloggio”. (V.C)
UN SONDAGGIO CONDOTTO IN PALESTINA MOSTRA UNA
GRANDE PREOCCUPAZIONE
DELLA
POPOLAZIONE PER L’INQUINAMENTO. RESPONSABILE DEI PROBLEMI DELL’AMBIENTE RISULTA
SOPRATTUTTO LA CATTIVA GESTIONE DEL TERRITORIO
GERUSALEMME. = Tra i tanti problemi che affliggono i
palestinesi c’è anche l’inquinamento ambientale. Il 78,1 per cento di loro,
infatti, è preoccupato per la situazione dell’ambiente, anche se solo il 37,6
per cento la giudica “peggiore” rispetto a 10 anni fa ed il 32,9 per cento
addirittura migliorata. Questi alcuni dei risultati – riportati dall’agenzia AsiaNews – di un’indagine, realizzata dal Palestininan Center for Public
Opinion (PCPO), sulle condizioni economiche e politiche dei palestinesi.
Condotta su 1276 adulti della Cisgiordania e di Gaza,
la ricerca evidenzia che “la cattiva gestione” del territorio provoca il 73,7
per cento dell’inquinamento, insieme alla “scarsa fermezza” degli organismi
demandati alla sua protezione e alla carenza dei finanziamenti governativi. Alla
richiesta di giudicare il comportamento delle istituzioni affidate alla tutela
del territorio, l’8,9 per cento degli intervistati ha risposto “molto buono”,
il 37,1 “buono”, il 31,8 “mediocre”, un 11,1 per cento
“cattivo” e un 10 per cento “molto cattivo”. Il 56,6 per
cento denuncia inoltre lo scarso impegno sociale per far conoscere i
problemi ambientali, indicando nella televisione il mezzo migliore per
informare sul tema (82,3 per cento), seguita da radio (71,8 per cento) e
quotidiani (55,2 per cento). I risultati dell’indagine evidenziano poi una
forte disponibilità, da parte dei palestinesi, a partecipare a campagne a
favore dei temi ambientali. Il 73 per cento si dichiara disponibile a
rispettare le leggi e i regolamenti sull’ambiente, il 63,2 è pronto a far
volontariato ed il 54,7 a contribuire ad un fondo per la protezione
dell’ambiente. (V.C)
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6 giugno 2006
- A cura di Roberta Moretti -
Almeno sei morti nell’ennesima mattinata di sangue in
Iraq, dopo l’annuncio nella serata di ieri dell’attentato ai danni del
contingente italiano a 100 chilometri da Nassyria, in
cui un caporal maggiore ha perso la vita e quattro soldati
sono rimasti feriti. Il nostro servizio:
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Il bollettino del terrorismo registra, tra gli
altri, la morte di una donna per l’esplosione di una bomba artigianale vicino
alla stazione degli autobus e dei taxi di al-Allaui,
nel centro di Baghdad, e quella di una 25.enne, uccisa con una pallottola alla
testa nel quartiere meridionale di al-Baya. Da
segnalare, sempre nella capitale, anche l’assassinio di un funzionario alla
guida del distretto occidentale di Al-Jihad. Intanto,
ancora una macabra scoperta a Baquba, 65 chilometri a
nord di Baghdad: nove teste mozzate sono state trovate in uno scatolone da frutta
posto dentro un sacco di plastica lasciato ai bordi di una strada. Sabato
scorso, sempre nei pressi della città, erano state rinvenute altre otto teste
mozzate, sempre in uno scatolone per la frutta. Sul fronte politico, il primo
ministro iracheno, al Maliki, ha annunciato che
libererà 2.500 prigionieri senza incriminazioni evidenti a loro carico per
aprire la strada alla “riconciliazione nazionale”. Infine, rientrerà domani
sera in Italia, all’aeroporto di Ciampino, la salma del
caporal maggiore, Alessandro Pibiri,
morto nella serata di ieri in Iraq. Il blindato su cui viaggiava, per scortare
un convoglio britannico diretto a Tallil, è stato
investito dall’esplosione di un rudimentale ordigno azionato a distanza. Circa
il rimpatrio dei quattro feriti italiani, invece, non si hanno ancora notizie.
Sulla dinamica dei fatti, riferirà, oggi alle 17, il premier italiano, Prodi.
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Ma che atmosfera si respira, attualmente, all’interno del
contingente italiano di stanza in Iraq? Isabella Piro
ha raggiunto telefonicamente il Maggiore Marco Mele, portavoce della Brigata
Sassari a Nassiriya:
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R. – Il Tricolore sventola a mezz’asta, ma la reazione del
contingente è assolutamente composta e i nostri sentimenti sono quelli di
grandissima, straordinaria normalità, nella capacità espressa dai nostri
soldati in termini di equilibrio, ma anche di fermezza. Due bambine irachene partiranno
per l’Italia, esattamente per l’ospedale Mater Domini
di Catanzaro, in quanto affette da gravissima cardiopatia congenita. Questa la
risposta più autorevole del contingente. Nei nostri militari
nessun sentimento di odio, nessun sentimento di rancore. Continuiamo la
nostra missione e lo faremo fino all’ultimo.
D. – Dal punto di vista politico, qual è la situazione in
Iraq?
R. – Seguiamo con attenzione gli sviluppi politici delle
vicende irachene, tuttavia quello che a noi compete fare è portare avanti i
nostri compiti che sono quelli, fondamentalmente, di assistenza
all’addestramento e all’equipaggiamento delle forze di sicurezza irachene.
Tutto questo in un’indispensabile cornice di sicurezza e nell’attività di
distribuzione degli aiuti umanitari.
D. – Il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, sta preparando una visita a Baghdad: quali le vostre
speranze e le vostre attese da questo incontro?
R. – Il contingente italiano - analogamente alle forze
armate – non esprime assolutamente valutazioni politiche sulle vicende future
del teatro iracheno. Noi ci limitiamo a seguire le direttive del governo nel
quadro delle decisioni assunte dal Parlamento nazionale.
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Medio Oriente.
Almeno due agenti in servizio di guardia sono rimasti feriti questa mattina a
Gaza dall’esplosione di una granata nei pressi del quartier
generale delle forze di Sicurezza preventiva palestinese, vicine ad Al Fatah. Intanto, sul fronte
politico, il comitato
esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), riunito oggi dal presidente
palestinese Abu Mazen, ha
approvato il referendum in merito all’adozione di un documento presentato dai
leader detenuti in Israele, dopo il fallimento dei negoziati tra le varie
fazioni, che prevede la fine degli attentati e l’implicito riconoscimento di Israele.
L’annuncio della data della consultazione avverrà entro la fine della settimana
per dare più tempo ad Hamas di cambiare la sua
posizione, accettando le condizioni poste dal documento.
“Vi sono alcuni passi positivi nel pacchetto di proposte
dell’ONU sul dossier nucleare iraniano e alcune ambiguità che vanno rimosse”: è
quanto ha affermato il capo negoziatore iraniano, Larijani,
dopo aver definito positivo il colloquio svoltosi stamani a Teheran,
con il responsabile per la politica estera dell’Unione Europea, Solana. “Studieremo attentamente le proposte e daremo una
risposta", ha precisato Larijani. Tra gli incentivi
del pacchetto, messo a punto dai cinque membri del Consiglio di Sicurezza ONU
più
Ancora un attacco suicida
in Afghanistan: un kamikaze a bordo di un’autobomba si è lanciato stamani
contro un convoglio militare statunitense nella provincia orientale di Khost, a ridosso della frontiera pakistana, provocando il
ferimento di un numero ancora imprecisato di soldati. Secondo quanto riferisce
l’agenzia di stampa, Afghan Islamic Press,
con sede in Pakistan, l’attentato sarebbe stato rivendicato con una telefonata
da un rappresentante dei miliziani alleati di al-Qaeda,
Mohammed Hanif. Domenica a Kandahar, nel sud del Paese, in un analogo attacco contro
il governatore provinciale scortato da truppe canadesi, quattro civili erano
morti e altri 10 avevano riportato lesioni.
I temi caldi
dell’Iran, dell’Iraq e della repubblica Democratica del Congo
sono al centro oggi dell’incontro a Rheinsberg, a
nord di Berlino, tra il cancelliere tedesco, Angela Merkel,
e il presidente francese, Jacques Chirac.
Il vertice è anche l’occasione per mettere a punto il prossimo consiglio
europeo.
Mirek Topolanek ha
ricevuto ieri dal capo dello Stato ceco, Vaclav Klaus, il mandato di formare un nuovo governo. Il
presidente dei civici democratici (ODS), tuttavia, dovrà affrontare non poche
difficoltà. Pur vincendo le elezioni parlamentari di venerdì e sabato scorsi,
infatti, non raggiunge la maggioranza assoluta dei seggi. Si apre così una fase
di negoziati molto difficile e che potrebbe portare anche a nuove elezioni.
Dopo 88 anni di
storia,
“Ciò che è importante è discutere il mandato
della forza ONU. Siamo pronti a parlare del ruolo che può avere”: è quanto ha
affermato stamani il ministro degli Esteri sudanese, Lam
Akol, in vista di una serie di consultazioni, oggi e
domani a Khartoum, tra la delegazione delle Nazioni
Unite e diversi esponenti del governo per definire i contenuti e gli obiettivi
della missione di peacekeeping nella regione occidentale
del Darfur, teatro di scontri da oltre tre anni,
costati la vita a centinaia di migliaia di persone.
In Sri Lanka, una mina antiuomo
a frammentazione è esplosa stamani lungo la strada che collega la capitale,
Colombo, all’aeroporto internazionale, colpendo un autobus civile e ferendo
l’autista e il bigliettaio, le uniche due persone a bordo. Secondo la stampa
locale, è più probabile che l’obiettivo
dell’esplosione fosse un autobus della marina che doveva trasportare 60 soldati
della vicina base di Welisara sino all’aeroporto Ratmalana. Le autorità cingalesi hanno attribuito
l’attentato alle Tigri di liberazione della patria Tamil
(LTTE), che però negano ogni responsabilità.
Non cessano le
preoccupazioni in Indonesia, colpita il 27 maggio scorso da un violento
terremoto che ha causato la morte di 5.782 persone. Per la continua attività
del vulcano Merapi, ieri le autorità hanno disposto
l’evacuazione di centinaia di persone che ne abitano le pendici, dando la
priorità a donne e bambini. Intanto, una scossa di terremoto di intensità 5,2
sulla scala Richter, ha colpito nella notte l’isola
indonesiana di Sulawesi. Al momento, non si hanno
notizie di eventuali vittime o danni materiali.
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