RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 157  - Testo della trasmissione di  martedì 6 giugno 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“La fede e l’etica cristiana non vogliono soffocare ma rendere sano, forte e davvero libero l’amore”: così, il Papa, ieri sera, in San Giovanni in Laterano, all’apertura del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma

 

Famiglia e procreazione umana” è il titolo del documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia diffuso oggi: con noi il cardinale Alfonso Lopez Trujillo

 

I saluti del Papa all’Organizzazione degli Stati americani, in Assemblea a Santo Domingo. Nel messaggio Benedetto XVI invita i partecipanti all’incontro a garantire il dialogo fra le nazioni

 

Assegnato alla granduchessa Maria Teresa del Lussemburgo il premio “Path to peace” 2006

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le corti islamiche al potere in Somalia: conquistata Mogadiscio contro i signori della guerra. Ce ne parla Massimo Alberizzi

 

Nella capitale di Timor Est ancora scontri tra bande: ieri la seduta di emergenza del Parlamento locale. Intervista con Piergiorgio Pescali

 

Sarà l’Orchestra Filarmonica di Israele ad inaugurare l’edizione 2006 del Festival dei Due Mondi, che ha scelto per il cartellone i colori dell’arcobaleno: ai nostri microfoni Alan Curtis e Gian Carlo Menotti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Niger: il Parlamento ha respinto il “Protocollo di Maputo”, la carta dei diritti delle donne africane, che condanna le violazioni dei diritti e in particolare la diffusa pratica delle mutilazioni femminili

 

Vertice mondiale di leader religiosi a luglio a Mosca. Lo ha annunciato il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad. Attesi buddisti e induisti

 

Cresce il fenomeno delle conversioni forzate in Pakistan

 

Uganda: sospesa, a causa di un’epidemia di colera, la distribuzione di cibo nelle scuole del distretto settentrionale di Kitgum

 

Un sondaggio condotto in Palestina mostra una grande preoccupazione della popolazione per l’inquinamento

 

24 ORE NEL MONDO:

Grave ma non rischia la vita il caporal maggiore ferito nell’attentato di ieri sera a Nassiryia in cui ha perso la vita un altro militare italiano. Intanto è sempre violenza in Iraq

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 giugno 2006

 

 

“LA FEDE E L’ETICA CRISTIANA NON VOGLIONO SOFFOCARE MA RENDERE SANO, FORTE

E DAVVERO LIBERO L’AMORE”: COSI’, IL PAPA, IERI SERA, IN SAN GIOVANNI

IN LATERANO, ALL’APERTURA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI DI ROMA,

 INCENTRATO SUL TEMA “LA GIOIA DELLA FEDE E L’EDUCAZIONE

 DELLE NUOVE GENERAZIONI”

 

Testimoniare la bellezza e la gioia di Cristo ai giovani. Così, in sintesi, il Papa aprendo i lavori del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Tema del Convegno: “La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni”. Sacerdoti, religiose e fedeli laici hanno dato il via ad una tre giorni di intensa riflessione in vista dell’elaborazione del programma pastorale del prossimo anno. Ad indirizzare il saluto al Papa è stato il cardinale vicario Camillo Ruini che ha ringraziato Benedetto XVI per la sua sollecitudine di Pastore. Una sollecitudine, ha sottolineato il porporato, che “rinsalda anche la nostra fiducia di poter corrispondere alla chiamata e alla volontà del Signore”. Ma torniamo al discorso del Papa con il servizio di Massimiliano Menichetti:

 

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(canti)

 

L’abbraccio della diocesi romana espresso con gli applausi, la preghiera, la commozione dei tanti fedeli presenti che hanno accolto il proprio vescovo, ovvero il Papa, ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano per l’apertura del Convegno ecclesiale diocesano. Benedetto XVI, seguendo il solco tracciato dieci anni fa dalla Missione cittadina voluta da Giovanni Paolo II, si è rivolto ai giovani richiamando la missionarietà, la necessità di “risvegliare e ravvivare” la fede in tutte le persone e “le famiglie di questa grande città, dove la fede è stata predicata e la Chiesa è stata impiantata già dalla prima generazione cristiana, e in particolare dagli Apostoli Pietro e Paolo”. Parlando dell’attenzione riservata alla famiglia negli ultimi anni dalla diocesi, il Papa ha sottolineato la necessità di continuare a tutelare questa realtà “oggi purtroppo pesantemente insidiata e minacciata”, aiutandola “ad adempiere la sua insostituibile missione nella Chiesa e nella società”. Quindi, ha messo l’accento sulla bellezza e la gioia della sequela di Cristo quale “rapporto personale con il Signore” ed al contempo “atteggiamento comunitario” che conduce alla condivisione della fede, capace di sconfiggere mali come il relativismo e l’agnosticismo che rendono l’uomo fragile e le relazioni instabili.

 

“Proprio in questa situazione tutti noi abbiamo bisogno, e specialmente i nostri ragazzi, adolescenti e giovani hanno bisogno, di vivere la fede come gioia, di assaporare quella serenità profonda che nasce dall’incontro con il Signore”.

 

“La fonte della gioia cristiana è questa certezza di essere amati da Dio”, ha precisato il Papa, “un amore appassionato e fedele, un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati, un amore che perdona”.

 

Quindi, il richiamo alla missione della Chiesa, “famiglia di Dio”, e l’augurio “che le nuove generazioni possano fare esperienza della Chiesa come di una compagnia di amici davvero affidabile, vicina in tutti i momenti e le circostanze della vita”:

 

“Colui che sa di essere amato è a sua volta sollecitato ad amare. Proprio così il Signore, che ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a nostra volta al centro della nostra vita l’amore per Lui e per gli uomini che Egli ha amato. Specialmente gli adolescenti e i giovani, che avvertono prepotente dentro di sé il richiamo dell’amore, hanno bisogno di essere liberati dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga troppi ostacoli alla gioia dell’amore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna trovano nel loro reciproco amore”.

 

“La fede e l’etica cristiana - ha detto ancora il Papa - non vogliono soffocare ma rendere sano, forte e davvero libero l’amore: proprio questo è il senso dei Dieci Comandamenti, che non sono una serie di “no”, ma un grande “sì” all’amore e alla vita”. E parlando della donazione di sé Benedetto XVI ha sottolineato che l’amore “tra uomo e donna si realizza pienamente solo nel matrimonio”.

 

Centrale quindi la dimensione dell’amore per Dio e per il prossimo. “Il cristiano non si accontenta di parole – ha ribadito il Papa - e nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va incontro alle necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso”:

 

Insieme al bisogno di amare, il desiderio della verità appartiene alla natura stessa dell’uomo. Perciò, nell’educazione delle nuove generazioni, la questione della verità non può certo essere evitata: deve anzi occupare uno spazio centrale.

 

Sul legame tra ragione e fede il Papa ha evidenziato come il “Credere vuol dire stabilire un personalissimo legame con il nostro Creatore e Redentore, in virtù dello Spirito Santo che opera nei nostri cuori”:

 

“Così Egli riempie il nostro cuore, lo dilata e lo colma di gioia, spinge la nostra intelligenza verso orizzonti inesplorati, offre alla nostra libertà il suo decisivo punto di riferimento, risollevandola dalle angustie dell’egoismo e rendendola capace di amore autentico”.

 

Da qui l’invito a non avere “alcun timore di porre la verità della fede a confronto con le autentiche conquiste della conoscenza umana” anche se i progressi della scienza “non di rado vengono presentati come contrapposti alle affermazioni della fede, provocando confusione e rendendo più difficile l’accoglienza della verità cristiana”.

        

Cari giovani di Roma, inoltratevi dunque con fiducia e coraggio sulla via della ricerca del vero. E voi, cari sacerdoti ed educatori, non esitate a promuovere una vera e propria “pastorale dell’intelligenza” e, più ampiamente, della persona, che prenda sul serio le domande dei giovani.

 

E ricordando la giornata mondiale della Gioventù di Colonia 2005, ha parlato della preghiera “quale luogo privilegiato dell’incontro con Cristo”. Quindi, l’esortazione alla missionarietà in qualità di “portatori di quella speranza che nasce dalla certezza della fede”.

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FAMIGLIA E PROCREAZIONE UMANA” È IL TITOLO DEL DOCUMENTO

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA DIFFUSO OGGI:

CON NOI IL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO

 

“Mai come ora l’istituzione naturale del matrimonio e della famiglia è stata vittima di attacchi tanto violenti. Da correnti radicali sono sorti nuovi modelli di famiglia”.  E’ uno dei passi del documento “Famiglia e procreazione umana” presentato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. In alcuni casi - denuncia il dicastero vaticano - la legge è chiamata “a legalizzare forme di unione che destabilizzano il matrimonio e la famiglia”. In altri casi - si legge ancora nel documento - è “la morale ad essere mobilitata per cercare di giustificare pratiche bio-mediche che separano nell’unione coniugale il fine unitivo da quello procreativo, la sessualità dall’amore”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il documento si apre ribadendo un principio fondamentale: solo la famiglia, fondata sul matrimonio, è il luogo adeguato per la procreazione, per una “procreazione responsabile”. La Chiesa è chiamata, quindi, “a proporre il pensiero cristiano sulla procreazione responsabile e familiare a tutti gli uomini”. Nell’attuale clima culturale - si legge poi nel testo – sono due le più gravi minacce: “l’uomo viene concepito soltanto come un individuo”; le manipolazioni di scienza e tecnica sono “i preamboli per arrivare ad un uomo fatto dall’uomo”. “Se l’uomo si arroga il potere di fabbricare l’uomo” – avverte il Pontificio Consiglio – si innesca una inesorabile tendenza all’autodistruzione. Le spinte individualistiche e l’aborto, dove appare chiara l’eclissi di ogni riferimento a Dio, costituiscono altre minacce da arginare. “Gli errori dell’uomo e della donna nei confronti della vita – precisa il dicastero vaticano - sono anzitutto errori che colpiscono la loro relazione con Dio”. Per questo, il pensiero cristiano sull’uomo deve volare attraverso “le ali della ragione e della rivelazione”, verso la comprensione sempre più profonda del suo mistero. La via indicata è quella della nuova evangelizzazione che passa attraverso l’uomo e la famiglia. Ed in questo cammino, la famiglia, “prima cellula liturgica”, ha un compito fondamentale: “rafforzare il legame tra le generazioni”, “salvaguardare la tradizione di una comunità”.

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Sul documento ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Alfonso López Trujillo:

 

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R. – L’intenzione del documento è ricordare una ricchezza vastissima di tipo dottrinale, con tutti gli orizzonti che si aprono pastoralmente, e vederlo in un insieme. La famiglia fondata sul matrimonio è sede e luogo di un amore totale, vicendevole, reciproco, con una donazione piena e questa totalità è assolutamente centrale. Centrale perché è una donazione esclusiva, è una donazione fedele, è una donazione stabile nel tempo: fino alla morte … E’ una donazione aperta alla vita. La famiglia è il luogo di una procreazione integrale, cioè non è soltanto il concepimento anche se è qualcosa di meraviglioso; non è soltanto la nascita, anche se è un segno splendido. Ma è l’insieme dell’educazione, ed è l’educazione cristiana, ed è l’educazione umana. L’uomo non è ‘prodotto’, non è effetto della tecnica, della scienza, di una mediazione che sostituisce la responsabilità, la grandezza dell’atto      umano dell’amore. Nella fecondazione cosiddetta fivet omologa o eterologa, non c’è quell’amore, non c’è quell’unione, non c’è l’essere una sola carne. Ma è una sostituzione per mediazione con tutti i passi conosciuti, e assai difficili, che io direi a volte fanno soffrire tanto la donna. E dunque l’amore umano, l’incontro del corpo e dello spirito in una sola carne, in quella donazione non c’è. Dunque, il documento studia certi aspetti assai conosciuti della famiglia: la famiglia è il luogo vero dell’amore e di quella donazione, come ha ripetuto il Papa, nella “Deus caritas est”; è l’amore unitivo, è la complementarietà tra i sessi. E poi, per esempio, trattiamo il tema della demografia. Il Papa ci ha ricordato, nel messaggio al nostro Pontificio Consiglio in occasione del suo 25mo anniversario, come stiamo attraversando, in diversi continenti, un inverno demografico, ma soprattutto in Europa. Inverno demografico: non c’è più la vita, c’è paura della vita! Dunque, si parla di come gli sposi possono non avere paura della vita ma avere la piena fiducia nel Dio provvidente, nel Dio dell’amore, nel Dio che arricchisce il focolare familiare con una nuova vita.

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I SALUTI DEL PAPA ALL’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI AMERICANI

IN ASSEMBLEA IN QUESTI GIORNI A SANTO DOMINGO.

NEL SUO MESSAGGIO BENEDETTO XVI INVITA ALLA PROMOZIONE

DELLA PERSONA UMANA E DEL DIALOGO FRA LE NAZIONI

 

Il rispetto della dignità della persona umana e la promozione della famiglia: sono questi gli impegni che Benedetto XVI chiede ai partecipanti al vertice dell’Organizzazione degli Stati Americani, in corso a Santo Domingo. In una lettera a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, l’invito del Papa a cercare nuove modalità per annullare le disuguaglianze sociali e promuovere la pace. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai partecipanti al vertice dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), in corso a Santo Domingo. A leggerlo dopo l’inaugurazione dei lavori, il presidente dell’assemblea, Carlos Morales Troncoso. La lettera del Papa, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, sottolinea che punti decisivi per contribuire alla costruzione di una società di pace, di stabilità e di giustizia in tutto il Continente, sono la promozione dei diritti umani, lo sviluppo economico e sociale, la sicurezza e la lotta contro la povertà, la disuguaglianza e la corruzione.

 

“Tema primordiale è la dignità della persona umana, il valore assoluto della vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale. Si legge nel messaggio – Il Continente americano ha una tradizione di rispetto della vita che si vede ora minacciata dalla pressione di correnti estranee alla sua natura”.

 

È una priorità anche favorire le condizioni perché diminuisca la violenza – specifica la lettera – nelle sue diverse forme come il terrorismo, gli attacchi contro civili innocenti, sequestri, minacce, traffico di droga …

 

Il Papa sottolinea anche la necessità di promuovere la famiglia basata sul matrimonio, luogo dell’apprendimento, della conoscenza, della formazione base del futuro protagonista della vita sociale. La famiglia non può svolgere adeguatamente la sua missione, prosegue il Pontefice, se non dispone delle condizioni materiali minime necessarie.

 

Benedetto XVI ha voluto anche richiamare l’attenzione dell’Organizzazione degli Stati Americani alla persistenza della povertà, all’aumento della disuguaglianza tra i più ricchi e i più poveri. “Non si tratta solamente di distribuire più adeguatamente ciò che si ha, ma anche di migliorare le condizioni della produzione e di cercare nuove modalità di sviluppo in pace e armonia per tutti”. In questo senso, prosegue il testo del messaggio, la Dottrina Sociale della Chiesa offre una struttura che permette di porre le basi per la edificazione di una società che pone al centro l’uomo e non il denaro o le ideologie.

 

“Uno dei compiti più importanti della vostra organizzazione - ha concluso il Santo Padre - è garantire un necessario dialogo fra le nazioni. La grande maggioranza degli abitanti dei Paesi dell’OSA sono cristiani e le radici cristiane possono costruire un appoggio decisivo alla vita sociale e politica degli Stati americani”.

 

Anche se nessuna delegazione lo ha ammesso ufficialmente, il clima della 36.ma Assemblea generale dell’OSA si è fatto più disteso sull’onda delle notizie provenienti da Lima e riguardanti la vittoria dell’ex presidente, Alan García, sul leader nazionalista Ollanta Humala. A sorpresa, il segretario di Stato statunitense, Condoleeza Rice, non ha partecipato all’incontro di Santo Domingo, lasciando all’ambasciatore presso l’organizzazione, John Maisto, l’incarico di ribadire le recenti aperture della diplomazia americana. “Washington è pronta – ha detto il diplomatico – a lavorare in Perù con qualsiasi presidente che governi democraticamente”.

 

Formalmente l’Assemblea è stata convocata con il tema “Governabilità e sviluppo nella società della conoscenza”, ma le diverse delegazioni hanno affrontato i temi più scottanti dell’attualità, come le recenti elezioni ad Haiti o le tensioni generate dalla decisione degli Stati Uniti di inasprire le misure di sicurezza per contenere il fenomeno dell’emigrazione. Al riguardo, Insulza si è detto convinto che la costruzione di un muro alla frontiera con il Messico non ostacolerà le migrazioni negli Stati Uniti.

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NOMINE

 

         Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari della diocesi di Brooklyn (USA) mons. Octavio Cisneros, del clero della medesima diocesi, rettore della “Cathedral Seminary Residence of the Immaculate Conception” a Douglaston e segretario per la Formazione Sacerdotale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Eanach Dúin; mons. Guy Sansaricq, del clero della medesima diocesi, parroco della “Saint Jérôme” e direttore nazionale dell’apostolato haitiano, assegnandogli la sede titolare vescovile di Glenndálocha; mons. Frank J. Caggiano, del clero della medesima diocesi, vicario per l’evangelizzazione e la vita pastorale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Inis Cathaig.

 

 

ASSEGNATO ALLA GRANDUCHESSA MARIA TERESA DEL LUSSEMBURGO

IL PREMIO “PATH TO PEACE” 2006

 

Il premio “Path to Peace” per il 2006 andrà alla granduchessa Maria Teresa del Lussemburgo, designata all’unanimità dalla fondazione “Path to Peace”, sorta nel ’91 per sostenere la missione di Osservazione della Santa Sede presso l’ONU. L'Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, mons. Celestino Migliore, ha annunciato che il riconoscimento verrà  consegnato alla sovrana del Lussemburgo il 13 giugno. Dal ’97 la granduchessa è “ambasciatore di buona volontà” dell’UNESCO e sostiene organizzazioni attive nel campo del microcredito e della protezione dei bambini. Nelle passate edizioni il “Path to Peace” è stato assegnato, tra gli altri, al segretario generale dell’ONU, Kofi  Annan, e al Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Andrew Bertie.  

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano – “Vivere la fede come gioia. Assaporare l’incontro con il Signore”: nel discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, Benedetto XVI esorta a risvegliare la Chiesa di questa grande città impiantata dagli apostoli Pietro e Paolo.

 

Servizio estero - In evidenza l’Iraq, dove è stato ucciso un altro militare italiano.

 

Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo “La ‘rivoluzione’ compositiva e cromatica di Raffaello”: una mostra nella Galleria Borghese ripercorre gli anni dell’artista da Firenze a Roma.

Per la pagina dell’“Osservatore libri” un articolo di Danilo Veneruso dal titolo “Un accurato studio sull’origine del regime nazionalsocialista in Germania”: “La nascita del Terzo Reich” di Richard J. Evans.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 giugno 2006

 

 

LA SOMALIA POTREBBE DIVENTARE ROCCAFORTE DELL’ESTREMISMO FONDAMENTALISTA MUSULMANO: I TIMORI DOPO CHE LE CORTI ISLAMICHE HANNO ASSUNTO IERI IL POTERE A MOGADISCIO

- Intervista con Massimo Alberizzi -

 

La Somalia potrebbe diventare una roccaforte dell’estremismo fondamentalista musulmano. E’ questo il timore della comunità internazionale, espresso in particolare dagli Stati Uniti, dopo che le corti islamiche hanno assunto ieri il potere a Mogadiscio, in seguito a giorni di sanguinosi scontri tra i miliziani islamici e quelli dei “signori della guerra”. Su come si è verificata questa svolta nel Paese del Corno d’Africa, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Alberizzi, africanista del Corriere della Sera:

 

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R. – Negli ultimi giorni, più che combattimenti, ci sono stati tradimenti: accordi tra le parti, tra le fazioni. La supremazia c’è stata anche perché la popolazione ha visto negli islamici un elemento di sicurezza, di stabilità e comunque di pace.

 

D. – Dopo anni di mancanza di uno Stato somalo, a questo punto la comunità internazionale potrebbe guardare al regime islamico pur di avere un interlocutore istituzionale in Somalia?

 

R. – Sarà da vedere. Non bisogna pensare alla galassia islamica come ad una galassia omogenea: ci sono i moderati e ci sono gli oltranzisti. Bisogna ora vedere chi prevarrà. E’ chiaro che gli oltranzisti hanno cominciato la guerra poco più di un anno fa e questi da 19 anni stanno cercando di conquistare e di islamizzare la Somalia, però all’interno si sono inseriti anche dei businessmen, degli uomini d’affari, dei trafficanti che hanno visto, comunque, nella stabilità islamica in qualche modo un vantaggio per i loro traffici. C’è poi un altro rischio, comunque, molto grande e cioè che possano scoppiare adesso anche guerre tra clan.

 

D. – C’è anche il rischio che la Somalia diventi un altro dei santuari dell’adde-stramento del terrorismo fondamentalisti, cioè che abbia puntati gli occhi di Al Qaeda?

 

R. – Certo. Io ritengo, comunque, che l’ultima spallata in favore degli islamici sia stata data proprio perché è intervenuta al loro fianco, prepotentemente, quella galassia che noi chiamiamo Al Qaeda, ma che è molto più vasta e molto più composita. Finanziamenti arrivano pesanti dall’Arabia Saudita, perché il regime saudita è diviso fra filoamericani e ‘filoamericani di facciata’, ma finanzia poi i gruppi terroristi e in qualche caso i gruppi islamici fondamentalisti. Il pericolo esiste, perché se nelle corti islamiche che hanno ieri preso possesso di Mogadisco prevarranno gli oltranzisti, i fondamentalisti, è chiaro che allora il rischio di una talebanizzazione totale del Paese esiste.

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NELLA CAPITALE DI TIMOR EST ANCORA SCONTRI TRA BANDE:

IERI LA SEDUTA DI EMERGENZA DEL PARLAMENTO LOCALE

- Intervista con Piergiorgio Pescali -

 

Timor Est ancora in preda alla violenza. La capitale, Dili, è stata teatro questa notte di altri scontri tra bande rivali. I militari australiani sono intervenuti con i gas lacrimogeni per portare la situazione sotto controllo. Intanto sul fronte politico, seduta di emergenza, ieri, del Parlamento locale, per sostenere lo stato di crisi di 30 giorni proclamato la scorsa settimana dal presidente Xanana Gusmao.  Il collega Piergiorgio Pescali, appena rientrato da Dili, ci spiega qual è la situazione nel Paese. L’intervista è di Salvatore Sabatino:

 

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R. – Da quando è arrivato il contingente misto australiano-neozelandese-malese-portoghese, in totale tra i 2.000 e i 2.500 uomini, la situazione durante il giorno si è stabilizzata, specialmente a Dili, nella capitale, mentre di notte la città è ancora in mano alle gang che sono più che altro organizzate da criminali comuni.

 

D. – Al di là dei differenti trattamenti riservati ai militari occidentali, si può parlare – secondo te – anche di motivi politici che hanno scatenato questa rivolta delle guarnigioni orientali?

 

R. – Sì: sono motivi politici ma soprattutto motivi di tensioni etniche tra le popolazioni che vivono in oriente e quelle che vivono in occidente. Tra l’altro, poi, queste tensioni sono particolarmente acute nelle forze armate, visto che dalla zona occidentale provengono la maggior parte dei guerriglieri che hanno combattuto per vent’anni l’esercito indonesiano e che oggi hanno in mano le redini delle forze armate. Cercano di favorire quelli che secondo loro hanno subito maggiori maltrattamenti da parte dell’Indonesia durante l’occupazione. Poi c’è sicuramente anche una tensione politica all’interno stesso del partito di maggioranza, che ha il 60 per cento dei voti, tensioni che si sviluppano tra il primo ministro Alkatiri e gli altri ministri del governo e quelli che fanno capo poi al presidente Shanana Gusmao.

 

D. – Ci sono ovviamente, alla base di questa rivolta, anche delle motivazioni economiche: Timor Est, infatti, è molto debole da questo punto di vista …

 

R. – Sono moltissime le recriminazioni economiche che si sono aggiunte alle recriminazioni politiche. Però, bisogna dire anche che sono dovute per la maggior parte allo stato in cui Timor Est è stato lasciato dall’Indonesia dopo l’indipendenza. Nei due mesi seguenti il referendum a favore dell’indipendenza, le milizie pro- indonesiane hanno letteralmente distrutto tutto quello che c’era da distruggere: scuole, ospedali, industrie, piantagioni di caffè, di sandalo … lasciando un Paese allo sbando. Si era calcolato che il 70 per cento dell’economia, in quei due mesi, era stato completamente distrutto. Quindi, Timor Est doveva ricominciare un cammino economico da zero. Questo cammino economico è stato iniziato soprattutto con gli aiuti internazionali però non ha ricevuto la spinta necessaria per far fermare il degrado economico già in atto.

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SARÀ L’ORCHESTRA FILARMONICA DI ISRAELE AD INAUGURARE

L’EDIZIONE 2006 DEL FESTIVAL DEI DUE MONDI, CHE HA SCELTO PER

IL CARTELLONE I COLORI DELL’ARCOBALENO

 

- Ai nostri microfoni Alan Curtis e Gian Carlo Menotti –

 

 

Presentata oggi a Roma la 49.ma edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto: musica, danza, prosa e arti visive dal 30 giugno al 16 luglio con artisti internazionali e il grande cinema italiano di Maselli e Mastroianni. Il manifesto 2006, ispirato al mito e alla Grecia classica, è del celebre scultore polacco Igor Mitoraj. Il servizio di A.V.:

 

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“Sono contento di stare qui oggi, dopo un inverno in bianco e nero. Adesso vediamo finalmente il mondo a colori”.

 

(musica)

 

Un arcobaleno sormonta i cieli  del 49.mo Festival di Spoleto e la vita privata di Francis Menotti, direttore artistico, colpito da un grave lutto. A scongiurare le guerre internazionali come i contenziosi locali, il cartellone ha i colori della pace.

 

Inaugura simbolicamente l’Orchestra Filarmonica di Israele, ambasciatrice di fratellanza in Medio Oriente; mentre il teatro di prosa presenta “Il frutto amaro” di Pasquale Chessa: un racconto storico della nascita della Repubblica, dall’armistizio al 18 aprile 1948. Poi, la lirica con un inedito vivaldiano, “Ercole sul Termodonte”, con il  complesso barocco diretto dal filologo inglese Alan Curtis:

 

“Questo Ercole è stato scritto per il Teatro Capranica a Roma nel 1723, è andato disperso, ma ora si farà di nuovo, non a Roma ma vicino, a Spoleto. Interessante è lo stile un po’ ironico, divertente, quasi buffo, ma con un tema serio e contro la guerra: dimostra che l’amore è più forte, dura di più, è più importante e può superare anche la guerre”.

 

Il quasi centenario patron dei due mondi, il compositore Gian Carlo Menotti, guarda oggi al Festival come ad un figliastro, che gli ha rubato tempo al suo lavoro musicale. Entrambi – opere e festival – li lascia oggi con generosità ed un pizzico di rammarico agli amanti dell’arte:

 

“Il Festival è più importante per voi che non per me. Io non sono nato per fare il direttore di un Festival. Dio mi ha dato un certo talento per scrivere musica e il Festival invece mi ha rubato troppo tempo. Ma insomma quello che potevo fare, credo di averlo fatto”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

6 giugno 2006

 

niger: IL PARLAMENTO ha respinto il “Protocollo di Maputo”,

la carta dei diritti delle donne africane, che CONDANNA le VIOLAZIONI

DEI DIRITTI E IN PARTICOLARE LA DIFFUSA PRATICA DELLE mutilazioni femminili

 

NIAMEY. = Il parlamento della Repubblica del Niger ha respinto il “Protocollo di Maputo” sui diritti delle donne africane, che all’articolo 5 condanna, come violazione dei diritti umani, tutte le pratiche lesive della salute psichica e fisica delle donne, in particolare le mutilazioni genitali femminili. Il protocollo, riferisce l’agenzia MISNA, sottoscritto da 53 capi di Stato dell’Unione Africana nel luglio del 2003, è entrato in vigore, dopo aver raggiunto le 15 ratifiche necessarie, lo scorso 26 novembre. Approvato in Niger dal governo lo scorso gennaio, è stato respinto durante il fine settimana dai parlamentari con 42 voti contrari, 31 favorevoli e tre astensioni. Il Niger è uno dei Paesi africani in cui sono molto diffuse pratiche di infibulazione, poligamia, matrimoni di bambine e altri costumi condannati dal protocollo. “Il rifiuto della mozione è una grave battuta d’arresto, ma è una applicazione dei principi democratici”: questo il commento del portavoce del governo Mohamed Ben Omar riportato dal quotidiano africano “The Sahel”. (V.C)

 

 

VERTICE MONDIALE DI LEADER RELIGIOSI A LUGLIO A MOSCA. LO HA ANNUNCIATO

IL METROPOLITA KIRILL DI SMOLENSK E KALININGRAD. ATTESI BUDDISTI E INDUISTI

 

MOSCA. = Il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, incaricato del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, ha annunciato che il 4 e 5 luglio Mosca ospiterà un vertice mondiale di esponenti religiosi. Dell’incontro, riferisce l’agenzia ZENIT, scrive “Europaica”, il bollettino della rappresentanza della Chiesa ortodossa presso l’Unione Europea. Il vertice, che precederà il G8, in programma alcuni giorni dopo a San Pietroburgo, riunirà i capi e rappresentanti delle Chiese ortodosse, delle Chiese precalcedonensi e della Chiesa cattolica. Gli organizzatori contano anche sulla presenza di responsabili religiosi cinesi, della Chiesa luterana tedesca, del Consiglio Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti, dei grandi rabbini di Israele, Stati Uniti e Paesi europei, e ancora di responsabili musulmani dei Paesi della CSI, del Medio Oriente e della penisola arabica. Si attendono pure buddisti, induisti, dirigenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e di altre organizzazioni religiose internazionali. Il metropolita Kirill auspica che il vertice di Mosca svolga “un ruolo importante nella prevenzione dell’estremismo”. (T.C.)

 

 

CRESCE IL FENOMENO DELLE CONVERSIONI FORZATE IN PAKISTAN.

IN UN DOCUMENTO FIRMATO DA DIVERSI ESPONENTI RELIGIOSI,

L’APPELLO AL RISPETTO DEI DIRITTI DELLE MINORANZE

 

LAHORE. = Preoccupa in Pakistan il fenomeno delle conversioni forzate all’Islam. È soprattutto nelle province del Punjab, della Frontiera di Nord Ovest e del Sind, scrive l’agenzia Fides, dove è diffuso un Islam integralista, che comunità religiose diverse sono viste come “corpi estranei” nella società pakistana. Spesso la bassa condizione sociale delle comunità cristiane, indù e sikh, è un elemento sfavorevole: i grandi proprietari terrieri, tutti musulmani, chiedono ai contadini di convertirsi all’islam prima di dare loro un lavoro oppure, forti del loro potere economico e politico, sequestrano giovani donne, le costringono a convertirsi all’Islam e le prendono come mogli. In un documento dal titolo “Conversioni forzate di donne e diritti delle minoranze in Pakistan”, un gruppo di leader religiosi ha lanciato l’allarme per una pratica che si diffonde con crescente capillarità nel Paese, soprattutto a scapito di donne e bambini. Tra i firmatari, mons. Joseph Cutts, vescovo di Faisalabad. “E’ triste constatare che le minoranze religiose, in particolare i cristiani e gli indù, non possano godere dell’uguaglianza dei diritti – ha commentato il presule – un principio, peraltro, sancito nella Costituzione del Pakistan”. Secondo diverse organizzazioni non governative che monitorano il riconoscimento dei diritti umani in Pakistan, il fenomeno delle conversioni forzate all’Islam è diffuso e molto preoccupante, soprattutto perché nessuno cerca di arrestarlo, e si agisce nella più completa impunità. I leader delle associazioni civili e i leader religiosi hanno deciso di stilare un documento che raccolga gli episodi più eclatanti, di sottoporlo alle autorità civili e politiche e di coinvolgere la comunità internazionale. La Chiesa pakistana, attraverso la Commissione “Giustizia e pace” e la Caritas, è in prima linea in questa lotta e da anni sta conducendo una campagna a largo raggio in difesa delle minoranze religiose. Fra le proposte in agenda, vi è l’abolizione della “legge sulla blasfemia”, ritenuta ingiusta, iniqua e discriminatoria. In Pakistan, su 156 milioni di persone, la popolazione è al 96% musulmana. I cristiani sono il 2,5% (circa 1,2 milioni i cattolici), gli indù l’1,5%. (T.C.)

 

 

UGANDA: Sospesa, A CAUSA di un’epidemia di colera, la distribuzione di cibo nELLE scuole del distretto settentrionale di Kitgum.

il contagio ha registrato, negli ultimi due mesi, 594 casi e 8 decessi

 

KITGUM. = Sono circa 90 mila gli studenti delle scuole del distretto settentrionale di Kitgum, in Uganda, ai quali è stata sospesa, a tempo indeterminato, la distribuzione di cibo. A decidere lo stop allo smistamento di vivande, scrive l’agenzia MISNA, è il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp), in seguito alla diffusione di un’epidemia di colera nel Paese. Secondo Vincent Oringa, responsabile dei servizi sanitari distrettuali, negli ultimi due mesi l’epidemia ha registrato 594 casi e causato 8 decessi. Ad essere colpiti 13 campi per sfollati, dove, a causa degli attacchi dei ribelli dell’Esercito, è costretto ad abitare, in condizioni pessime e privi di norme igieniche, il 90 per cento della popolazione. Per verificare il livello di igiene delle scuole sono state anche sospese, per qualche giorno, le lezioni e le autorità locali hanno interrotto anche ogni attività sociale pubblica. Nel Paese non solo a Kitgum ma anche a Gulu, Lira, Pader e Apac, sono oltre 1,5 milioni le persone costrette a vivere, nonostante una diminuzione delle aggressioni da parte dei ribelli, in circa 200 campi per sfollati. Secondo un rapporto dell’UNICEF, pubblicato sui quotidiani di Kampala, la maggioranza dei bambini nel nord dell’Uganda restano “privi dei loro diritti di base, come assistenza medica, acqua potabile, istruzione e alloggio”. (V.C)

 

 

UN SONDAGGIO CONDOTTO IN PALESTINA MOSTRA UNA GRANDE PREOCCUPAZIONE

DELLA POPOLAZIONE PER L’INQUINAMENTO. RESPONSABILE DEI PROBLEMI DELL’AMBIENTE RISULTA SOPRATTUTTO LA CATTIVA GESTIONE DEL TERRITORIO

 

GERUSALEMME. = Tra i tanti problemi che affliggono i palestinesi c’è anche l’inquinamento ambientale. Il 78,1 per cento di loro, infatti, è preoccupato per la situazione dell’ambiente, anche se solo il 37,6 per cento la giudica “peggiore” rispetto a 10 anni fa ed il 32,9 per cento addirittura migliorata. Questi alcuni dei risultati – riportati dall’agenzia AsiaNews – di un’indagine, realizzata dal Palestininan Center for Public Opinion (PCPO), sulle condizioni economiche e politiche dei palestinesi. Condotta su 1276 adulti della Cisgiordania e di Gaza, la ricerca evidenzia che “la cattiva gestione” del territorio provoca il 73,7 per cento dell’inquinamento, insieme alla “scarsa fermezza” degli organismi demandati alla sua protezione e alla carenza dei finanziamenti governativi. Alla richiesta di giudicare il comportamento delle istituzioni affidate alla tutela del territorio, l’8,9 per cento degli intervistati ha risposto “molto buono”, il 37,1 “buono”, il 31,8 “mediocre”, un 11,1 per cento “cattivo” e un 10 per cento “molto cattivo”. Il 56,6 per cento denuncia inoltre lo scarso impegno sociale per far conoscere i problemi ambientali, indicando nella televisione il mezzo migliore per informare sul tema (82,3 per cento), seguita da radio (71,8 per cento) e quotidiani (55,2 per cento). I risultati dell’indagine evidenziano poi una forte disponibilità, da parte dei palestinesi, a partecipare a campagne a favore dei temi ambientali. Il 73 per cento si dichiara disponibile a rispettare le leggi e i regolamenti sull’ambiente, il 63,2 è pronto a far volontariato ed il 54,7 a contribuire ad un fondo per la protezione dell’ambiente. (V.C)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 giugno 2006

- A cura di Roberta Moretti -

 

        

Almeno sei morti nell’ennesima mattinata di sangue in Iraq, dopo l’annuncio nella serata di ieri dell’attentato ai danni del contingente italiano a 100 chilometri da Nassyria, in cui un caporal maggiore ha perso la vita e quattro soldati sono rimasti feriti. Il nostro servizio:

 

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Il bollettino del terrorismo registra, tra gli altri, la morte di una donna per l’esplosione di una bomba artigianale vicino alla stazione degli autobus e dei taxi di al-Allaui, nel centro di Baghdad, e quella di una 25.enne, uccisa con una pallottola alla testa nel quartiere meridionale di al-Baya. Da segnalare, sempre nella capitale, anche l’assassinio di un funzionario alla guida del distretto occidentale di Al-Jihad. Intanto, ancora una macabra scoperta a Baquba, 65 chilometri a nord di Baghdad: nove teste mozzate sono state trovate in uno scatolone da frutta posto dentro un sacco di plastica lasciato ai bordi di una strada. Sabato scorso, sempre nei pressi della città, erano state rinvenute altre otto teste mozzate, sempre in uno scatolone per la frutta. Sul fronte politico, il primo ministro iracheno, al Maliki, ha annunciato che libererà 2.500 prigionieri senza incriminazioni evidenti a loro carico per aprire la strada alla “riconciliazione nazionale”. Infine, rientrerà domani sera in Italia, all’aeroporto di Ciampino, la salma del caporal maggiore, Alessandro Pibiri, morto nella serata di ieri in Iraq. Il blindato su cui viaggiava, per scortare un convoglio britannico diretto a Tallil, è stato investito dall’esplosione di un rudimentale ordigno azionato a distanza. Circa il rimpatrio dei quattro feriti italiani, invece, non si hanno ancora notizie. Sulla dinamica dei fatti, riferirà, oggi alle 17, il premier italiano, Prodi.

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Ma che atmosfera si respira, attualmente, all’interno del contingente italiano di stanza in Iraq? Isabella Piro ha raggiunto telefonicamente il Maggiore Marco Mele, portavoce della Brigata Sassari a Nassiriya:

 

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R. – Il Tricolore sventola a mezz’asta, ma la reazione del contingente è assolutamente composta e i nostri sentimenti sono quelli di grandissima, straordinaria normalità, nella capacità espressa dai nostri soldati in termini di equilibrio, ma anche di fermezza. Due bambine irachene partiranno per l’Italia, esattamente per l’ospedale Mater Domini di Catanzaro, in quanto affette da gravissima cardiopatia congenita. Questa la risposta più autorevole del contingente. Nei nostri militari nessun sentimento di odio, nessun sentimento di rancore. Continuiamo la nostra missione e lo faremo fino all’ultimo.

 

D. – Dal punto di vista politico, qual è la situazione in Iraq?

 

R. – Seguiamo con attenzione gli sviluppi politici delle vicende irachene, tuttavia quello che a noi compete fare è portare avanti i nostri compiti che sono quelli, fondamentalmente, di assistenza all’addestramento e all’equipaggiamento delle forze di sicurezza irachene. Tutto questo in un’indispensabile cornice di sicurezza e nell’attività di distribuzione degli aiuti umanitari.

 

D. – Il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, sta preparando una visita a Baghdad: quali le vostre speranze e le vostre attese da questo incontro?

 

R. – Il contingente italiano - analogamente alle forze armate – non esprime assolutamente valutazioni politiche sulle vicende future del teatro iracheno. Noi ci limitiamo a seguire le direttive del governo nel quadro delle decisioni assunte dal Parlamento nazionale.

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Medio Oriente. Almeno due agenti in servizio di guardia sono rimasti feriti questa mattina a Gaza dall’esplosione di una granata nei pressi del quartier generale delle forze di Sicurezza preventiva palestinese, vicine ad Al Fatah. Intanto, sul fronte politico, il comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), riunito oggi dal presidente palestinese Abu Mazen, ha approvato il referendum in merito all’adozione di un documento presentato dai leader detenuti in Israele, dopo il fallimento dei negoziati tra le varie fazioni, che prevede la fine degli attentati e l’implicito riconoscimento di Israele. L’annuncio della data della consultazione avverrà entro la fine della settimana per dare più tempo ad Hamas di cambiare la sua posizione, accettando le condizioni poste dal documento.

 

“Vi sono alcuni passi positivi nel pacchetto di proposte dell’ONU sul dossier nucleare iraniano e alcune ambiguità che vanno rimosse”: è quanto ha affermato il capo negoziatore iraniano, Larijani, dopo aver definito positivo il colloquio svoltosi stamani a Teheran, con il responsabile per la politica estera dell’Unione Europea, Solana. “Studieremo attentamente le proposte e daremo una risposta", ha precisato Larijani. Tra gli incentivi del pacchetto, messo a punto dai cinque membri del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania, il via libera all’ingresso di Teheran nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e la revoca di sanzioni commerciali.

 

Ancora un attacco suicida in Afghanistan: un kamikaze a bordo di un’autobomba si è lanciato stamani contro un convoglio militare statunitense nella provincia orientale di Khost, a ridosso della frontiera pakistana, provocando il ferimento di un numero ancora imprecisato di soldati. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa, Afghan Islamic Press, con sede in Pakistan, l’attentato sarebbe stato rivendicato con una telefonata da un rappresentante dei miliziani alleati di al-Qaeda, Mohammed Hanif. Domenica a Kandahar, nel sud del Paese, in un analogo attacco contro il governatore provinciale scortato da truppe canadesi, quattro civili erano morti e altri 10 avevano riportato lesioni.

 

I temi caldi dell’Iran, dell’Iraq e della repubblica Democratica del Congo sono al centro oggi dell’incontro a Rheinsberg, a nord di Berlino, tra il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente francese, Jacques Chirac. Il vertice è anche l’occasione per mettere a punto il prossimo consiglio europeo.

 

Mirek Topolanek ha ricevuto ieri dal capo dello Stato ceco, Vaclav Klaus, il mandato di formare un nuovo governo. Il presidente dei civici democratici (ODS), tuttavia, dovrà affrontare non poche difficoltà. Pur vincendo le elezioni parlamentari di venerdì e sabato scorsi, infatti, non raggiunge la maggioranza assoluta dei seggi. Si apre così una fase di negoziati molto difficile e che potrebbe portare anche a nuove elezioni.

 

Dopo 88 anni di storia, la Jugoslavia ha definitivamente cessato di esistere. Dopo la scelta separatistica del Montenegro, con il referendum del 21 maggio scorso, ieri anche la Serbia si è formalmente proclamata indipendente. Il voto del parlamento concede ora al governo e alle altre istituzioni serbe un termine di 45 giorni per completare le formalità legate alla successione e allo smantellamento del vecchio Stato comune.

 

“Ciò che è importante è discutere il mandato della forza ONU. Siamo pronti a parlare del ruolo che può avere”: è quanto ha affermato stamani il ministro degli Esteri sudanese, Lam Akol, in vista di una serie di consultazioni, oggi e domani a Khartoum, tra la delegazione delle Nazioni Unite e diversi esponenti del governo per definire i contenuti e gli obiettivi della missione di peacekeeping nella regione occidentale del Darfur, teatro di scontri da oltre tre anni, costati la vita a centinaia di migliaia di persone.

 

In Sri Lanka, una mina antiuomo a frammentazione è esplosa stamani lungo la strada che collega la capitale, Colombo, all’aeroporto internazionale, colpendo un autobus civile e ferendo l’autista e il bigliettaio, le uniche due persone a bordo. Secondo la stampa locale, è più probabile che l’obiettivo dell’esplosione fosse un autobus della marina che doveva trasportare 60 soldati della vicina base di Welisara sino all’aeroporto Ratmalana. Le autorità cingalesi hanno attribuito l’attentato alle Tigri di liberazione della patria Tamil (LTTE), che però negano ogni responsabilità.

 

Non cessano le preoccupazioni in Indonesia, colpita il 27 maggio scorso da un violento terremoto che ha causato la morte di 5.782 persone. Per la continua attività del vulcano Merapi, ieri le autorità hanno disposto l’evacuazione di centinaia di persone che ne abitano le pendici, dando la priorità a donne e bambini. Intanto, una scossa di terremoto di intensità 5,2 sulla scala Richter, ha colpito nella notte l’isola indonesiana di Sulawesi. Al momento, non si hanno notizie di eventuali vittime o danni materiali.

 

 

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