RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 154 - Testo della trasmissione di sabato 3 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani, Solennità di Pentecoste: il commento di
padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Convegno a Bari sul tema dell’acustica nelle chiese,
promosso dalla CEI
Ucciso un diplomatico
russo a Baghdad: rapiti altri quattro. Accuse agli Stati Uniti per la strage di
civili di Haditha
3 giugno 2006
IL DIALOGO CON
L’ISLAM PER LA PACE E IL SOSTEGNO DEL MONDO ALL’AFRICA
NELL’UDIENZA DI
BENEDETTO XVI AL PREMIER BRITANNICO, TONY BLAIR
- A cura di Alessandro
De Carolis -
Il
contributo delle religioni al dialogo, specie con l’Islam moderato, e la
difficile situazione dell’Africa, che chiede sostegno dalla comunità
internazionale. Sono stati due dei passaggi centrali dell’incontro in privato avvenuto
questa mattina tra Benedetto XVI e Tony Blair. Il
Papa ha ricevuto in udienza il premier britannico, accompagnato dalla moglie Cherie e dai figli. Si è trattato di un colloquio
“cordiale”, informa in una nota il direttore della Sala Stampa vaticana,Joaquín Navarro-Valls, il cui “argomento principale è stato
il ruolo della religione nella politica e nelle società”.
“E'
stato evidenziato – prosegue il comunicato - il contributo che i valori comuni
fra le religioni possono dare al dialogo, in particolare con l'Islam moderato,
soprattutto nei temi della solidarietà e della pace”. Inoltre, conclude la nota
del direttore della Sala Stampa, Benedetto XVI e il premier britannico hanno
parlato dell'Africa, “evidenziando l'esigenza che la comunità mondiale favorisca
e sostenga con ogni mezzo la pacifica convivenza e lo sviluppo” del continente.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Benedetto
XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Telesphore Placidus Toppo,
arcivescovo di Ranchi in India, l’ammini-stratore
apostolico del Kyrgyzstan, il vescovo Nikolaus Messmer, e l’ausiliare
di Karaganda in Kazakhstan,
mons. Athanasius Schneider.
In Sudafrica, il Papa ha nominato
vescovo di Mariannhill, Pius
Mlungisi Dlungwane, finora
ausiliare della medesima diocesi.
In Italia, il Pontefice ha
nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Cagliari il sacerdote Mosè Marcia,
finora economo della medesima arcidiocesi e padre spirituale al Seminario
regionale sardo. Il neo presule, 62
anni, ha studiato nella sua regione quindi, dopo l’ordinazione sacerdotale
(1973) ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di rettore del Seminario
arcivescovile e di parroco. Dal 1991 è cappellano di Sua Santità.
IL COMM. CAMILLO CIBIN LASCIA, DOPO 58 ANNI
DI SERVIZIO,
LA
CARICA DI CAPO DELLA SICUREZZA E DELLA GENDARMERIA VATICANA.
BENEDETTO
XVI NE PROMUOVE IL VICE, DOMENICO GIANI
Cambio della guardia al vertice della sicurezza e della Gendarmeria vaticani. Benedetto XVI
ha nominato come nuovo direttore dei Servizi di sicurezza e Protezione civile
dello Stato della Città del Vaticano, nonché ispettore generale del Corpo della
Gendarmeria il dott. Domenico Giani. Prende il posto di una “storica” figura:
quella del comm. Camillo Cibin. I particolari nel
servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Ci sono stati certamente un
giorno, un’ora e un minuto, nel suo servizio di lunghissimo corso, ben 58 anni,
che il comm. Camillo Cibin non avrebbe mai voluto
vivere: quel 13 maggio 1981, ore 17.17. In quell’istante
di 25 anni fa, Giovanni Paolo II cadeva ferito e insanguinato nella sua
camionetta, vittima dell’attentato di Alì Agca. Un giorno di emozione e di dolore, che Cibin visse da testimone, come pure testimone fu, sempre un
passo a fianco di Giovanni Paolo II, in tutti i suoi 104 viaggi apostolici
all’estero, in quelli italiani e nei soggiorni estivi di Lorenzago
di Cadore e di Introd. Una carriera di straordinarie
responsabilità - che lo aveva presto visto dirigente dei servizi di sicurezza durante il Concilio Vaticano II - e approdata
al suo termine ultimo con la riconferma ricevuta per un anno, nel 2005, da
Benedetto XVI. La supervisione degli apparati di sicurezza vaticani passa ora
dal veneto Cibin – sposato e con tre figli – al 44.enne aretino Domenico Giani, anch’egli coniugato e con due
figli, ex ufficiale della Guardia di Finanza, dal 1999 braccio destro dello
stesso Cibin in veste di vice ispettore vicario della
Gendarmeria. Laureato in Pedagogia, prima della nomina vaticana Giani ha
prestato servizio negli Organismi di informazione e sicurezza della Presidenza
italiana del Consiglio dei ministri. E’, inoltre, tra i fondatori della
Comunità Giovanile del Sacro Cuore e dell’Associazione “Rondine, Cittadella
della Pace” di Arezzo. Ed è stato anche responsabile dei Volontari nella
Misericordia della sua città d’origine. Giani comanderà ora la Gendarmeria
vaticana, un Corpo che conta 130 effettivi e 190 anni di storia: fu fondato nel
1816 da Pio VII e riconsegnato alla sua struttura militare nel 1971 da Paolo
VI, che pure aveva sciolto altre compagini armate pontificie. Per disposizione
di Papa Wojtyla, dal 2002 il Corpo della Gendarmeria e quello dei Vigili del
fuoco fanno capo alla Direzione dei Servizi di sicurezza e Protezione civile
della Città del Vaticano.
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I
MOVIMENTI ECCLESIALI IN PIAZZA SAN PIETRO PER LA VEGLIA DI
PENTECOSTE
CON IL PAPA:
DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE IN FESTA PER ESPRIMERE
LA
GIOIA DELL’UNITA’ NELLA DIVERSITA’
- Con noi il cardinale Angelo Scola e l’arcivescovo Stanislaw Rylko -
Da diverse ore, i
dintorni del Vaticano risuonano delle voci, dei cori improvvisati, dei
battimani di decine di migliaia di persone – molte di loro giovani - ovvero
dell’avanguardia dei circa 300 mila partecipanti che tra circa un’ora e mezzo
daranno il via alla veglia dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità, in
vista della Pentecoste. L’incontro – il secondo dopo il raduno del 1998
convocato da Giovanni Paolo II – culminerà con l’arrivo in Piazza San Pietro di
Benedetto XVI, previsto per le 18. Interventi, esperienze, canti e, a suggello,
la parola del Papa, che ha più volte sottolineato l’importanza di questo
avvenimento ed ha annunciato la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria
per i partecipanti. Alessandro Gisotti è sceso tra loro in strada per
raccontarne l’attesa:
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(musica)
E’ bello essere cristiani e
comunicare questa gioia agli altri. Animati da tale spirito, decine di migliaia
di fedeli, fin dalle prime ore del mattino, si stanno radunando in Piazza San
Pietro e via della Conciliazione per la Veglia di Pentecoste con Benedetto XVI.
Diverse le loro provenienze geografiche e i carismi dei movimenti ecclesiali a cui appartengono, ma una ed unica la gioia di essere con
Papa Benedetto, otto anni dopo il grande raduno voluto da Giovanni Paolo II. Un
provvidenziale vento fresco soffia su Roma, a sottolineare che i movimenti,
nuova primavera nella vita della Chiesa, sono un dono dello Spirito Santo. Ecco
le emozioni di alcuni fedeli raccolte poco fa in
Piazza San Pietro:
R. – Appartengo al movimento di
Como di Comunione e Liberazione (CL). Arriviamo da Como.
D. – Quale il significato profondo
di questo evento?
R. – E’ emozionante e difficile da
spiegare. Comunque, la grande fede.
D. – Chiaramente l’importanza è
essere qui alla vigilia di Pentecoste…
R. – Sì, questo è importantissimo.
E’ importantissimo oggi trovarsi tutti qui con Papa Ratzinger
con la convinzione che la fede va trasmessa…
D. – Questo poi, in fondo, è stato
un insegnamento forte di don Giussani?
R. – Sì, don Giussani
è stato grande. Ha fatto conoscere Cristo!
R. – Mi chiamo Stefano, appartengo
al Cammino Neocatecumenale e sono un seminarista.
Sono al terzo anno del Seminario Redemptoris Mater di Macerata.
D. – Come si vive il carisma del
Cammino Neocatecumenale sulla scorta di quelli che
sono gli inviti e le esortazioni ieri di Giovanni Paolo II e oggi di Benedetto
XVI?
R. – Siamo tutti molto fiduciosi.
Attendiamo questo incontro con il Santo Padre che ha mostrato già amore a tutti
i movimenti, frutto proprio dello Spirito Santo. Io personalmente il Cammino lo vivo da tanti anni e dico che Dio attraverso il Cammino è
entrato nella mia vita.
D. – Questo è un incontro dei
movimenti con il Papa, ma anche dei movimenti fra loro…
R. – E’ chiaro, certo. Siamo tutti
parte della stessa Chiesa, non facciamo distinzioni.
R. – Io vengo dal Perù, appartengo
al Movimento di Vita Cristiana. Siamo un gruppo di 1500 persone, venute dal
Perù, dal Cile, dal Brasile e anche dal Costa Rica.
D. – Il significato di questa
giornata?
R. – Il significato è che noi
vogliamo stare sempre con il Papa. Vogliamo essere nella Chiesa e condividere
la fede con altri gruppi della Chiesa. Pensiamo che lo Spirito Santo sia qui e
vogliamo che tutte queste persone siano fortificate dallo Spirito Santo.
D. – Praticamente oggi Piazza San
Pietro diventa un grande “cenacolo”?
R. – Sì, siamo insieme al Papa e
possiamo ricevere lo Spirito Santo e rafforzare anche il nostro apostolato dopo
questo incontro.
R. – Appartengo alla Comunità di
Sant’Egidio e vengo da Roma. E’ molto bello vedere gente appartenente a tutti i
continenti che formano parte di questa grande famiglia dei discepoli del
Signore. Si vede questa pluralità: anche tanti fratelli africani della Comunità
di Sant’Egidio.
D. – In
definitiva, quali frutti vi aspettate da questa giornata?
R. – Speriamo che da questa
giornata i doni dello Spirito siano tanti per tutti i movimenti, perchè ognuno
di noi possa portare più amore a questo mondo così segnato. Penso che sia una
responsabilità per ognuno di noi, per ogni movimento.
R. – Appartengo al Movimento dei
Focolari e vengo da Trento.
D. – Quale significato ha essere
qui con tanti giovani e con tanti fedeli di diversi movimenti, di tutto il
mondo?
R. – Penso che innanzitutto sia
un’occasione per dar gloria a Dio e mostrare anche la bellezza della Chiesa nel
suo essere famiglia, casa, per tutta l’umanità.
D. – Ecco, poi la bellezza di
essere cristiano è proprio il tema scelto per questo incontro. Come comunicare
questa gioia?
R. – Essendo amore concreto per
tutti, mettendo in pratica con la vita prima di tutto, la
vita stessa di Gesù.
Fin da quando era prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, Benedetto XVI ha sempre mostrato
grande attenzione per i movimenti e le nuove comunità ecclesiali. A
sottolinearlo è l’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici,
intervistato da Giovanni Peduto:
R. – Papa Ratzinger
segue i movimenti da teologo e pastore e lo fa ormai da molti anni. Vede in essi "modi forti di vivere la fede” e - come dice lui
stesso - come "qualcosa che indica il futuro"... Per questo Papa i
movimenti sono una costante nella storia della Chiesa, le "sempre nuove
irruzioni dello Spirito" in risposta alle sfide che il mondo lancia alla
Chiesa e alla sua missione in varie epoche storiche - quindi anche nella
nostra. L'incontro di Papa Benedetto con i movimenti sarà una sorta di epifania
visibile dei doni carismatici con cui lo Spirito Santo arricchisce e abbellisce
la Chiesa: varietà e diversità e al tempo stesso l'unità e comunione profonda.
Papa Benedetto XVI guarda i movimenti con grande speranza e vede in essi un dono provvidenziale per la Chiesa dei nostri tempi. grazie ai loro rispettivi carismi, i movimenti hanno
sviluppato itinerari educativi di straordinaria efficacia, che formano i
cristiani maturi nella fede; persone con una forte identità cristiana,
consapevoli della loro vocazione e della loro missione nella Chiesa e nel
mondo.
E nei giorni scorsi i
rappresentanti di oltre 100 movimenti si sono trovati a Rocca di Papa per un
Congresso mondiale incentrato sul tema “La bellezza di essere cristiano e la
gioia di comunicarlo”. Tra i relatori anche il patriarca di Venezia, il
cardinale Angelo Scola, che al microfono di Marco Cardinali si sofferma sulle
sfide più urgenti per i movimenti ecclesiali:
R. – Ora, i movimenti ecclesiali
che sono stati sostanzialmente accolti nel grande corpo della Chiesa, hanno
davanti una nuova, grande responsabilità: la loro potente energia missionaria
deve condurli in questa fase di passaggio, perché per i più grandi movimenti è
una fase di passaggio dal fondatore alla continuità; devono approfondire la
verità del loro carisma, inserendosi nella grande missione della Chiesa, senza
perdere la potenza di novità, in un certo senso la “diversità” che li ha
contraddistinti. Quindi, devono – come tutte le realtà ecclesiali – restare
docili allo Spirito, rispondere alla grande domanda di felicità e di libertà
dell’uomo di oggi in comunione solidale con tutte le forme di realizzazione
della Chiesa, soprattutto con le diocesi, le parrocchie, tutte le grandi, tradizionali
aggregazioni di fedeli. Siamo realmente in una nuova stagione, anch’essa molto
promettente. Guai se perdessimo la forza di questi nuovi carismi! Nello stesso
tempo guai se l’urgenza missionaria che oggi soprattutto in Occidente, in
Europa la Chiesa ha, non ci vedesse in comunione, come
il Libro degli Atti ci dice della bellissima comunità primitiva, in cui quelli
che ascoltavano l’insegnamento degli Apostoli, erano in comunione con loro,
vivevano insieme l’Eucaristia, la preghiera e tendevano a mettere in comune
anche molti aspetti materiali della loro vita.
(musica)
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LA
SANTA SEDE AUSPICA UN DIALOGO APERTO
Sulla
questione nucleare iraniana è intervenuto oggi il direttore della Sala Stampa
vaticana,Joaquín Navarro-Valls: in un comunicato
afferma che “
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
nucleare: l'Iran valuterà le proposte di incentivi preparate a Vienna dai
cinque membri permanenti dell'ONU e dalla Germania.
Servizio vaticano -
L'omelia del cardinale Angelo Sodano nella concelebrazione eucaristica per
l'ordinazione episcopale di mons. Nikolaus Messmer.
Servizio estero - Iraq:
prosciolti i soldati USA accusati di strage a Nord di Baghdad.
Servizio culturale - Un
articolo di Carmine Di Biase dal titolo "Gli affanni dell'Uomo, l'Amore di
Dio": una lettura de "La Pentecoste" di Alessandro Manzoni.
Servizio italiano - Amnistia: l'Esecutivo propone una misura di
clemenza.
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TRASMISSIONE
STRAORDINARIA Sabato 3 giugno 2006 In occasione
dell’Incontro dei movimenti ecclesiali con il Santo Padre e dei Vespri della
Vigilia di Pentecoste, oggi pomeriggio, in Piazza San Pietro, la nostra
emittente trasmetterà l’avvenimento in radiocronaca diretta a partire dalle
ore 15.45 fino alle 20.00 circa, nelle seguenti lingue:
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3 giugno 2006
CONCLUSA IN VATICANO
SULLA LOTTA ALLA CORRUZIONE
- Intervista con Antonio Maria Costa -
Si è conclusa oggi
In
apertura dei lavori, ieri, il cardinale Martino aveva dato lettura del
telegramma che il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano ha inviato, a nome del Santo Padre, a tutti i partecipanti alla
Conferenza. Il Pontefice esprime l’auspicio “che questo significativo incontro
contribuisca a suscitare rinnovato impegno per la promozione della cultura
della legalità”. Tra i relatori anche
Antonio Maria Costa, Direttore Esecutivo
dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro
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R. –
C’è una varietà molto ampia di iniziative, come risposta a preoccupazioni che vengono ormai avanzate da tutti, cioè sia l’opinione
pubblica, i mezzi di informazione, sia gli operatori finanziari e, in generale,
i governi stessi. Noi come Nazioni Unite stiamo promuovendo l’entrata in vigore
dei grandi accordi internazionali stipulati nel 2003 e da allora ratificati da parecchi Paesi, concernenti appunto politiche di
contrasto molto forti a livello nazionale e internazionale.
D. – Dott. Costa, in molti Paesi la corruzione è talmente forte
che si assiste ad una paralisi delle istituzioni. Ci sono segnali di stanchezza
da parte dei cittadini?
R. –
Sì, abbiamo elettori che hanno cacciato governi corrotti nei Paesi dell’Est-Europa, in alcuni Paesi africani, in alcuni Paesi andini, ecc. C’è un avvicendamento che risponde al grido di
molti elettori: “Basta con la corruzione. Basta con la commistione tra settore
pubblico e settore privato. Basta con gli sprechi”.
D. – Si
parla sempre più spesso di cultura della corruzione. E’ così difficile
sostituirla con la cultura della legalità?
R. – Lo
è indubbiamente, perché è sempre più facile guadagnare un extra euro, un extra
dollaro, facendo poco o chiudendo un occhio o timbrando un documento che non
dovrebbe essere timbrato. E’ anche possibile, però, lottare contro la
corruzione attraverso gli accordi internazionali. Io insisto su questo, perchè
le risorse rubate, molto spesso, nella grande percentuale dei casi vengono esportate, nascoste, nei centri finanziari, in
località esotiche e così via. Quindi, noi, come controllori della cosa pubblica,
abbiamo bisogno di questi accordi internazionali, in quanto i corrotti superano
facilmente i vincoli nazionali per nascondere le loro risorse.
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DOMANI BALLOTTAGGIO PRESIDENZIALE IN PERU’:
L’EX COLONELLO OLLANTA HUMALA E L’EX
PRESIDENTE ALAN GARCIA
- Intervista con l’arcivescovo Ricardo Barreto -
Domani oltre 16 milioni di peruviani sono chiamati
ad eleggere, nel ballottaggio, il nuovo Presidente della Repubblica. Gli
elettori dovranno
scegliere tra l’ex colonnello Ollanta Humala, che aveva ricevuto il 30,7% dei voti al primo
turno, svoltosi il 9 aprile scorso, e
l’ex presidente Alan
Garcia, che aveva ottenuto il 24,4%. Il servizio di Luís
Badilla.
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Tutti i sondaggi nonché le dichiarazioni di gran
parte dei candidati sconfitti nel primo turno, consentono di dare per scontata
la vittoria dell’ex Presidente Alan Garcia (che già governò tra il 1985 e il 1990), leader
dell’APRA (Alleanza popolare rivoluzionaria latinoamericana). Ma questa
previsione rientra nella pura matematica elettorale e potrebbe, nei fatti, non
avverarsi. Humala, negli ultimi giorni avrebbe
accorciato fortemente il distacco e oggi si troverebbe 8 - 9 punti sotto e non
più 20 -25 come un mese fa. Molti istituti di sondaggio riconoscono che nelle
riposte degli interpellati, nel caso dei sostenitori dell’ex militare Humala, esiste il cosiddetto “voto occulto”, vale a dire la
dichiarazione non sincera della propria intenzione elettorale. Quindi, in
realtà il risultato resta molto incerto e aperto. Per i peruviani la scelta
appare molto difficile: pochi vorrebbero il ritorno di Alan
Garcia
poiché ricordano il sostanziale fallimento del suo precedente governo,
in particolare, in materie economico-sociali. Basterebbe citare un esempio:
l’inflazione raggiunse oltre il 7 mila per cento. Al tempo stesso però temono Ollanta Humala, ex colonnello con
un passato golpista, discusso e criticato da più parti, autoritario e non
particolarmente preparato per governare la complessa e fragile macchina statale
peruviana. Garcia propone un avvicinamento agli Stati
Uniti e alle istituzione finanziarie internazionali. Humala, anti-americano per definizione, propone un
programma nazionalista, aggressivamente antiliberista, nel solco del presidente
boliviano Evo Morales e del venezuelano Hugo Chavez. In queste ore, la
stampa locale, riassume questa terribile difficoltà del popolo peruviano
dicendo: “Siamo in una trappola”.
Intanto la situazione del Paese è gravissima e la
crisi sembra non finire mai. L’arcivescovo di Huancayo,
mons. Ricardo Barreto, parlando delle principali
sfide del futuro governo, ci ha detto:
R. – EN REALIDAD ES QUE LA POBREZA
…
In verità, la povertà nel Perù è
purtroppo una realtà lacerante. Il nostro è però, almeno teoricamente, un Paese
molto ricco. Secondo alcuni dati macroeconomici, per esempio, nel 2005, abbiamo
avuto una inflazione dell’ 1,5%; vale a dire il Perù –
si afferma - è una nazione che sta percorrendo una buona strada in questo
ambito. Ma questa cosiddetta considerazione macroeconomica non corrisponde poi
alla realtà quotidiana poiché da noi le persone e le famiglie povere, anzi
poverissime, sono molte. Il 53 % della popolazione
vive in condizioni di povertà e il 25% patisce la povertà estrema. Ciò rivela
subito che esiste una ingiusta distribuzione della
ricchezza. Ecco perché abbiamo sottolineato come prioritario il compito della
lotta contro la povertà così come quello di una più giusta distribuzione delle
risorse disponibili. Un altro aspetto riguarda la salute. Lo Stato utilizza il
7% del suo prodotto interno per far fronte ai bisogni della salute dei cittadini ma, al tempo stesso - tanto per capire meglio le
contraddizioni - utilizza il 23% per pagare solo gli interessi del debito
estero. Dunque il deterioramento della salute di molti peruviani e la mancanza
di risorse per far fronte a questa realtà è un’altra conseguenza nefasta della
povertà stessa. Un altro aspetto non meno drammatico riguarda il lavoro, o
meglio, la mancanza di lavoro. Tenga presente che il grosso dell’economia nazionale
si sviluppa all’interno della sotto-occupazione, della cosiddetta “economia
informale”, in altre parole, il lavoro nero. Queste tre sfide, più quella
ugualmente determinante della istruzione, sono delle esigenze che si alzano dal
cuore di ogni credente e di ogni peruviano. Perciò abbiamo chiamato i
candidati, gli elettori, e il futuro governo, a dare delle risposte a queste
sfide urgentissime.
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Domani, 4 giugno,
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla
verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito
e vi annunzierà le cose future”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko
Ivan Rupnik:
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Sul nostro orizzonte culturale, la
verità ormai non è più organicamente legata alla vita. Siamo abituati ad
isolare la verità nel mondo astratto dei concetti. Abbiamo incominciato a
pensare che, per conoscere, si deve far da soli e si rifiuta ogni aiuto nella
conoscenza. Se non sono io che da solo giungo ad una certa conoscenza, non
ammetto ciò che si conosce. Si instaura dunque un rapporto possessivo verso la
conoscenza ed il conosciuto, facendo diventare la verità un’arma, principio di
potere e di autoaffermazione. La Pentecoste, invece, rivela l’esatto opposto.
Ci viene dato lo Spirito Santo che ci fa partecipi
della comunione delle Santissime Persone, che è quella vita che rimane per
sempre e perciò è vera. Alla verità, dunque, si giunge per mezzo dello Spirito
Santo che fa sì che il conoscere diventi stile di vita. Lo Spirito procede
nella comunione e la verità si conosce nella comunione, anzi, la verità viene testimoniata dalla carità.
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3 giugno 2006
IN INDIA SCAGIONATI, PER MANCANZA DI PROVE, 16 CRISTIANI
ACCUSATI DI OMICIDIO IN SEGUITO A SCONTRI AVVENUTI, NEL 2004, E COSTATI
AD UN
ESTREMISTA INDU’.
NELLE
TESTIMONIANZE DELL’ACCUSA
BHOPAL. = In India, 16 cristiani
sono stati giudicati innocenti da un tribunale del Madhya
Pradesh, dopo due anni trascorsi in carcere. Erano
accusati di omicidio e di tentato omicidio, in seguito a scontri scoppiati nel
distretto di Jhabalpur nel mese di gennaio del 2004
tra cristiani ed estremisti indù e costati la vita ad un fondamentalista
indù. In quell’occasione, la polizia arrestò i
cristiani senza nessuna prova e solo sulla base di sospetti. Dopo due anni di
detenzione, i giudici hanno scagionato adesso gli imputati da tutte le accuse
per mancanza di prove.
IN KENYA, IL GOVERNO ANNUNCIA CHE I FARMACI ANTIRETROVIRALI,
INDISPENSABILI NELLE TERAPIE CONTRO L’AIDS, SARANNO DISTRIBUITI GRATUITAMENTE
NAIROBI. = Tutti gli ospedali del servizio sanitario keniano
forniranno gratuitamente farmaci antiretrovirali,
usati nelle terapie contro l’AIDS. Lo ha annunciato il presidente del Kenya, Mwai Kibaki, precisando che viene
anche abolita, “con effetto immediato” la tassa mensile di circa un euro.
Secondo il Consiglio nazionale per il controllo dell’AIDS, il governo di
Nairobi ha progressivamente esteso la distribuzione di medicine e abbassato i
costi, passando così da 3000 sieropositivi in cura nel 2002 ad
oltre 54 mila quest’anno. Le organizzazioni non governative locali e
internazionali – riferisce poi l’Agenzia missionaria MISNA - hanno espresso la
loro soddisfazione per l’iniziativa intrapresa dall’esecutivo del Paese
africano ed hanno anche auspicato che questo sia un primo passo verso un più
ampio piano per il contenimento dei costi a carico dei malati. Oltre agli antiretrovirali, la terapia prevede
infatti numerose analisi cliniche e diversi farmaci per le infezioni
batteriche. Responsabili sanitari dell’African Medical and Research Foundation (AMREF) sottolineano, inoltre, l’importanza di
efficaci programmi per la distribuzione di cibo, nelle strategie contro l’AIDS.
La malnutrizione – ricorda infatti l’AMREF – provoca
l’indebolimento del sistema immunitario. Per questo – affermano responsabili
dell’organizzazione – bisogna anche contrastare in modo più adeguato gli
effetti della recente carestia che ha colpito le regioni settentrionali e
centrali del Kenya. Secondo dati forniti dall’ONU, la diffusione del virus HIV
si è drasticamente ridotta passando, nello Stato africano, dal 14 per cento nel
1997 al 4 per cento nel 2006. (A.L.)
IL DIRETTORE DEL JESUIT
REFUGEE SERVICE NELLO SRI LANKA SOTTOLINEA
LA GENEROSA OSPITALITÀ DEGLI SRILANKESI VERSO I PROFUGHI,
IN FUGA DALLE LORO CASE DOPO NUOVI SCONTRI TRA ESERCITO E RIBELLI
COLOMBO. = Nello Sri Lanka, molte
famiglie povere hanno aperto le porte delle loro case ai rifugiati. E’ quanto
ha dichiarato all’Agenzia Asia News padre Vinny Joseph, direttore del Jesuit
Refugee Service (JRS)
nel Paese asiatico. Il sacerdote è andato a visitate i martoriati distretti
orientali di Trincomalee e Batticaloa
per rendersi conto, in prima persona, dei bisogni di questa gente “disperata”,
in fuga dopo la recrudescenza degli scontri tra ribelli delle Tigri Tamil e forze governative. Si stima che almeno 40 mila
persone abbiano abbandonato le loro case alla fine di aprile, quando il governo
di Colombo ha condotto attacchi navali ed aerei contro sospette basi dei
ribelli nell’est, in risposta ad un attentato suicida
avvenuto, nella capitale, contro il quartier generale
dell’esercito. Negli attacchi, sono rimaste uccise almeno 15 persone. Al timore
di nuovi combattimenti, alla fuga dalle violenze si deve comunque contrapporre
la generosa ospitalità di molti srilankesi ai
rifugiati in cerca di luoghi più sicuri. “Alcune famiglie povere hanno accolto
in casa diversi rifugiati”, ha detto padre Vinny Joseph precisando che “in alcune abitazioni non c’è posto”.
“Il cuore di questa gente – ha aggiunto - è grande abbastanza da ospitare i
bisognosi”. “Voler dividere il poco che possiedono con gli altri - ha
sottolineato infine il gesuita - è segno della presenza di Dio”. Il JRS svolge nello Sri Lanka
attività psico-sociali, organizza corsi serali per
bambini e distribuisce razioni di cibo per circa 2000 famiglie. (A.L.)
RAFFORZARE,
SOPRATTUTTO IN ITALIA,
DEI
BAMBINI. E’ QUANTO CHIEDE IL COMITATO DELLE NAZIONI UNITE
SUI
DIRITTI DELL’INFANZIA
GINEVRA. = “Profonda
preoccupazione” per l’elevato tasso, in Italia, di bambini
vittime di traffici di esseri umani. E’ quanto ha espresso ieri il
Comitato dell’ONU sui Diritti dell’infanzia precisando che i minori,
provenienti in maggioranza dall’est europeo, sono particolarmente esposti, in
Italia, al rischio di diventare mendicanti e di essere sfruttati sessualmente.
Rendendo note le conclusioni sull’applica-zione, da parte dell’Italia, del
“Protocollo opzionale alla Convenzione dei diritti del fanciullo”, gli esperti
dell’ONU hanno anche chiesto al governo italiano di “prestare particolare
attenzione alla situazione dei gruppi vulnerabili”. Tra questi figurano,
soprattutto, i figli di immigrati e minori appartenenti a famiglie povere. Il
Comitato raccomanda, inoltre, una chiara definizione della “pornografia
infantile” nella legislazione nazionale e la messa a punto di linee guida che garantiscano uno standard minimo comune nelle operazioni di
contrasto delle varie regioni. L’organismo delle Nazioni Unite chiede, poi,
l’adozione di maggiori e più efficaci strumenti per arginare il turpe fenomeno
del “turismo sessuale”. Il Comitato dell’ONU sui diritti dell’infanzia è
incaricato di verificare il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti del fanciullo. (A.L.)
A BARI, IN CORSO IL CONVEGNO INCENTRATO SUL TEMA
DELL’ACUSTICA
NELLE
CHIESE E PROMOSSO DALLA CEI. L’INCONTRO RIENTRA
IN UNA
SERIE DI APPUNTAMENTI SULL’EDILIZIA SACRA
BARI. =
“Progettazione di Chiese: il problema dell’acustica”. E’ questo il titolo del
Convegno promosso dalla CEI che si chiude oggi a Bari. L’incontro segna
l’inizio di un percorso di approfondimento nel vasto campo dell’edilizia sacra,
strutturato intorno a tematiche relative alla progettazione delle nuove chiese.
Con l’ausilio di esperti del settore, ma con una taglio
facilmente accessibile a tutti - sottolinea don Giuseppe Russo,
direttore del Servizio nazionale per l’edilizia di culto della CEI - si è
cercato di offrire l’opportunità di individuare, affrontare e risolvere, in
modo efficace ed in tempi relativamente brevi, le molteplici questioni
implicate nella progettazione di una chiesa. Il convegno ha preso spunto da
un’accurata ricerca sull’acustica architettonica degli edifici di culto
condotta dal dipartimento di Fisica tecnica del Politecnico di Bari. Lo studio
ha consentito di rilevare, in Italia, le caratteristiche acustiche di oltre 40
chiese, rappresentative di epoche e stili differenti, dal romanico fino
all’architettura sacra contemporanea. Il convegno si è aperto giovedì scorso
con la relazione di mons. Felice Di Molfetta, vescovo
di Cerignola-Ascoli Satriano,
presidente della Commissione episcopale per la liturgia. (A.L.)
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3 giugno 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata -
Sottoporre alle autorità iraniane
le proposte messe a punto dai cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
più la Germania per convincere l’Iran ad abbandonare
il proprio programma nucleare. E’ questo l’obiettivo di Javier
Solana, responsabile della politica estera comune
dell'Unione Europea, che arriverà a Teheran entro le
prossime 48 ore. Ad annunciare la visita è stato il ministro degli Esteri
iraniano, Mottaki, il quale ha specificato che -
prima di dare una risposta ufficiale - il suo governo esaminerà le proposte
senza però sospendere le proprie attività nucleari. Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, in una conversazione telefonica con il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha affermato che il governo di Teheran
non accetterà “precondizioni e minacce”. Intanto,
secondo gli accordi, Russia e Cina non bloccheranno le sanzioni minacciate
dall’ONU se l’Iran deciderà di non collaborare.
Ancora violenza in Iraq, dove sette
poliziotti sono stati uccisi durante un attacco ad un posto di controllo a sud
di Baghdad. Intanto, mentre si moltiplicano le denunce di abusi ad opera di soldati statunitensi, il ‘New York Times’ afferma che alti ufficiali del comando dei marine
seppero, nel giro di due giorni, come avvenne la strage di Haditha,
dove il 19 novembre scorso morirono 24 civili iracheni. Il nostro servizio:
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Alti ufficiali dei marine
avrebbero coperto la strage di Haditha. Questa la
rivelazione del ‘New York Times’
in cui si specifica che i civili iracheni furono trucidati a sangue freddo da
alcuni soldati americani e non uccisi da una bomba come invece affermava la
prima versione ufficiale dei fatti. Tuttavia, i responsabili del corpo militare
non videro alcuna ragione per indagare ulteriormente sulla vicenda. Intanto, un
agghiacciante video diffuso dalla BBC accusa l’esercito statunitense del
massacro di 11 civili compiuto a Ishaqui, a nord di
Baghdad, nel marzo scorso. Il Pentagono ha scagionato le truppe che, secondo le
indagini, hanno seguito le procedure standard e non hanno commesso abusi
nell’episodio. Il governo iracheno non ha fiducia in questo verdetto e ha
annunciato l’apertura di una propria inchiesta autonoma. Per il ministro della
Difesa statunitense, Donald Rumsfeld
- che difende la correttezza delle forze americane - “sono cose che capitano in
guerra”. Ma il presidente Bush ha chiesto ai marine
di rispettare la popolazione irachena. Sul terreno, infine, un diplomatico
russo è rimasto ucciso nel corso di un tentativo di sequestro avvenuto a
Baghdad. Lo hanno riferito fonti del ministero dell'Interno iracheno,
precisando che altri 4 dipendenti dell’ambasciata di Mosca sono stati invece
rapiti dagli assalitori. Infine c’è da segnalare il ritrovamento di 10 cadaveri
sempre nella capitale, mentre a Baquba sono state
ritrovate 8 teste mozzate senza i corpi.
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Tensione tra Israele e Egitto alla
vigilia dell’incontro tra Olmert e Mubarak a Sharm el-Sheikh. Ieri due militari egiziani sono rimasti uccisi
alle pendici del monte Saguy al confine tra i due
Paesi. Diverse le ricostruzioni dell’accaduto. Intanto, nei territori
palestinesi slitta ancora il pagamento degli stipendi dei funzionari statali.
E’ il quarto rinvio in una settimana, mentre si moltiplicano le proteste dei
funzionari, senza paga da tre mesi.
Situazione sempre tesa in
Afghanistan dove le forze di sicurezza afghane hanno
reso noto di aver ucciso dodici taleban nel corso di
scontri avvenuti ieri nel sud del Paese. Intanto, le forze regolari hanno
riconquistato un distretto della provincia di Oruzgan
finito nei giorni scorsi sotto controllo dei ribelli.
Nuova manifestazione di protesta
ieri in Nepal, dove almeno 200 mila maoisti hanno invaso il centro di Kathmandu chiedendo al re Gyanendra
di abbandonare la sua carica e di convocare un’assemblea con il compito di
riscrivere la costituzione. Dopo i forti scontri dello scorso mese di aprile –
che hanno costretto il sovrano ad allentare il proprio potere assoluto – i
maoisti hanno accusato il nuovo governo di non aver fissato una data per le
elezioni. I ribelli – che si sono detti favorevoli a proseguire i colloqui di
pace – hanno poi invocato la formazione di un nuovo esecutivo con la loro
partecipazione.
Nella Repubblica Ceca, i primi exit poll
delle elezioni politiche che si sono svolte ieri e oggi, danno in vantaggio il
partito conservatore (all’opposizione) dei Civici Democratici, con il 38 per
cento delle preferenze. Sempre secondo gli exit
poll, il partito socialdemocratico (al governo),
guidato dal premier, Jiri Paroubenk,
ha superato di poco, invece, il 30 per cento dei voti. I primi risultati reali
saranno resi noti soltanto in serata. L’affluenza alle
urne nella giornata di ieri è stata mediamente del 40% con punte del 50% in
alcune zone di Praga.
In Somalia continuano gli scontri
tra i signori della guerra ed i miliziani delle corti islamiche. 11 i morti
nelle battaglie avvenute a nord di Mogadiscio dove ieri si è svolta anche una imponente manifestazione anti-americana a cui hanno
partecipato 5 mila persone. Dalla fine di febbraio sono più di 300 le vittime
della violenza nel Paese e più di mille i feriti.
La conferenza dell’ONU sull’AIDS,
si è conclusa ieri al Palazzo di Vetro con l’accordo su un documento di
compromesso che indica le linee da seguire nei prossimi cinque anni allo scopo
di combattere l’epidemia. Ai lavori è intervenuto anche l’osservatore
permanente della Santa Sede, mons. Celestino Migliore. Da New York, Paolo
Mastrolilli:
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Il testo sottolinea la necessità
di aumentare i finanziamenti per le cure dagli otto miliardi di dollari attuali
a circa 23 miliardi, senza però prendere un impegno preciso a stanziarli.
Quindi stabilisce le pratiche da adottare per garantire l’accesso universale
alla prevenzione e ai trattamenti sanitari. Il segretario generale, Kofi Annan, commentando il
dibattito, ha detto che a questo punto ogni capo di Stato e di governo deve
impegnarsi personalmente affinché l’epidemia si fermi. La first lady americana,
Laura Bush, intervenendo a
nome degli Stati Uniti all’assemblea, ha sottolineato i progressi compiuti
negli ultimi anni, però ha aggiunto che resta molto lavoro da fare. Secondo la
moglie del presidente americano, è necessario aumentare l’istruzione delle
persone affinché tutti sappiano come si trasmette l’AIDS e come si previene.
Quindi, bisogna potenziare il personale medico e moltiplicare gli esami perché
se i pazienti non sanno di essere malati tutti gli sforzi fatti per offrire le
cure vengono vanificati. La Santa Sede, attraverso il
nunzio mons. Celestino Migliore, ha illustrato il lavoro che compie in 62 Paesi
oltre a quello di altre strutture come la Caritas, che combatte l’epidemia in
102 nazioni. Mons. Migliore ha parlato anche degli
sforzi della fondazione “Buon Samaritano”, impegnata soprattutto a garantire
prezzi accessibili per i farmaci. A questo scopo, la Santa Sede ha avuto
diversi incontri bilaterali con le delegazioni di Stati bisognosi di aiuto, per
offrire assistenza.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In Canada almeno una decina di
persone sono state arrestate ieri sera nell'ambito di una spettacolare
operazione antiterrorismo condotta da oltre 400 agenti nella periferia di
Toronto.
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