RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 152  - Testo della trasmissione di giovedì 1 giugno  2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi è sempre più necessario proclamare con chiarezza la verità di Cristo senza mai cedere ai condizionamenti del mondo: così il Papa ai membri della segretaria generale del Sinodo dei vescovi che stanno raccogliendo le proposte emerse durante il Sinodo sull’Eucaristia

 

Il Papa incontra i Patrons of the Arts, sostenitori dei Musei Vaticani

 

Benedetto XVI, ieri sera, a conclusione del mese di maggio, ha ringraziato la Madonna per il sostegno che gli offre “nel quotidiano servizio alla Chiesa”

 

In corso a Rocca di Papa la seconda giornata del Congresso mondiale dei movimenti. Ce ne parlano Giuseppina Pisani e Moyses de Azevedo

 

L’ing. Sandro Piervenanzi, nuovo direttore tecnico della Radio Vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Regna la paura a Timor Est dopo i disordini dei giorni scorsi: con noi un missionario salesiano

                                                               

I vescovi europei intervengono sul problema delle cellule staminali: “Trattare un embrione umano come un soggetto di ricerca non è compatibile con il rispetto della vita umana”. Il commento di  Maria Luisa Di Pietro

 

In corso a Vicenza il Festival Biblico: ce ne parla mons. Gianfranco Ravasi

 

Domani nelle Grotte Vaticane l’accensione della fiaccola dedicata a Giovanni Paolo II. Ai nostri microfoni don Felice Poli

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lutto nel mondo della Chiesa per la tragica morte di padre Claudio Rossi, gesuita e vice rettore della cappella universitaria de ‘La Sapienza’ di Roma

 

La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Francia per il caso di Pascal Taïs, il franco-marocchino morto in un commissariato  per le percosse subite durante un interrogatorio

 

A Roma 10 mila aderenti al Rinnovamento carismatico per la Pentecoste col Papa

 

La pace determina sviluppo e stabilità: così il vicepresidente del Sudan, Salva Kiir, nel primo comizio tenuto ieri a Khartoum come ex comandante dei ribelli indipendentisti del Sud

 

Influenza aviaria: priorità assoluta a Cina, Indonesia e Africa. Queste le conclusioni della FAO e dell’OIE, al termine della Conferenza scientifica sul virus H5N1, tenutasi ieri a Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

In Indonesia, è salito ad oltre 6200 il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del sisma che ha colpito l’isola di Giava

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 giugno 2006

 

 

OGGI E’ SEMPRE PIU’ NECESSARIO PROCLAMARE CON CHIAREZZA LA VERITA

DI CRISTO SENZA MAI CEDERE AI CONDIZIONAMENTI DEL MONDO: COSI’ IL PAPA AI MEMBRI DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI CHE STANNO

RACCOGLIENDO LE PROPOSTE EMERSE DURANTE IL SINODO SULL’EUCARISTIA

 

Occorre proclamare a tutti “con vigore e chiarezza” la verità dell’amore evangelico, “senza timori e reticenze, mai cedendo ai condizionamenti del mondo”. E’ quanto ha detto oggi il Papa ricevendo in Vaticano i partecipanti alla riunione del Consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, guidati dall’arcivescovo Nikola Eterović. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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“Non può essere taciuta la verità dell’Amore, perché è l'essenza stessa di Dio” – afferma il Papa - Predicarla sui tetti” è non solo un servizio di amore ma messaggio necessario per l'uomo di ogni tempo”:

 

“La verità dell’amore evangelico interessa ogni uomo e tutto l'uomo, ed impegna il pastore a proclamarla senza timori e reticenze, mai cedendo ai condizionamenti del mondo”.

 

E questo va fatto – sottolinea il Papa citando San Paolo – “opportune, importune”, cioè “in ogni occasione opportuna e non opportuna”:

 

“In un tempo come il nostro, segnato dal crescente fenomeno della globalizzazione, si rende sempre più necessario far giungere con vigore e chiarezza a tutti la verità di Cristo e il suo Vangelo di salvezza. I campi nei quali proclamare e testimoniare con amore la verità sono innumerevoli; tanta gente ne è assetata e non può essere lasciata languire in cerca di cibo. Questa è la nostra missione, venerati e cari Fratelli!”

 

Benedetto XVI ricorda il Sinodo sull’Eucaristia dell’anno scorso, per il quale il Consiglio ordinario sta raccogliendo le proposte emerse dall’Assemblea sinodale da consegnare al Papa in vista della sua Esortazione Apostolica postsinodale. Un testo atteso da tutta la Chiesa, che – ha detto a braccio il Papa – vuole aiutare il Popolo di Dio “a crescere nella verità, e soprattutto far conoscere il mistero dell’Eucaristia e invitare ad una intensa vita eucaristica”. Nell’occasione il Pontefice pone “ancora una volta in luce l'importanza della carità nell’attività dei Pastori della Chiesa” impegnati “nella cura del gregge che – precisa – non appartiene a noi ma al Signore. In adempimento del suo mandato – afferma il Papa – noi cerchiamo di proteggere il gregge, di nutrirlo e condurlo a Lui, il vero Buon Pastore che desidera la salvezza di tutti”:

 

“Nutrire il gregge del Signore è pertanto ministero d'amore vigile, che esige totale dedizione fino all’esaurimento delle forze e, se necessario, al sacrificio della vita. E’ soprattutto l’Eucaristia la sorgente e il segreto dell’impulso permanente della nostra missione. In realtà, il Vescovo configura nella sua esistenza ecclesiale l'immagine di Cristo che ci nutre con la sua carne e il suo sangue. Dall’Eucaristia il Pastore trae vigore per esercitare quella particolare carità pastorale che consiste nel dispensare al popolo cristiano il cibo della verità”.

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LA BELLEZZA DELL’ARTE, LO SPESSORE DELLA STORIA MA SOPRATTUTTO

 LA TESTIMONIANZA DELL’IMMUTABILE FEDE DELLA CHIESA:

E’ LA RICCHEZZA DEI MUSEI VATICANI RICORDATA DAL PAPA NELL’INCONTRO

CON I PATRONS OF THE ARTS,

CHE HA RINGRAZIATO PER IL LORO CONTINUO INTERESSE

- A cura di Fausta Speranza -

 

Non solo custodi dell’incomparabile patrimonio dei Musei Vaticani ma anche parte della missione evangelizzatrice della Chiesa: così Benedetto XVI si è rivolto ai Patrons of the Arts ricevuti stamane in Vaticano, nel V centenario di fondazione dei Musei. I tesori artistici che ci circondano “non sono soltanto impressionanti monumenti del passato” – ha sottolineato il Papa – ma piuttosto si fanno “perenne testimonianza dell’immutabile fede della Chiesa nella Trinità di Dio”. Questo per centinaia di migliaia di visitatori – ha ricordato – che contemplano le opere d’arte anno dopo anno. E Benedetto XVI ha citato una frase di Sant’Agostino, nelle Confessioni (X, 27), definendola memorabile: “Bellezza sempre antica e sempre nuova”. 

 

Ricordiamo che i “Patrons of the Arts in the Vatican Museums” è un gruppo di persone dedite alla conservazione della vasta e unica collezione di arte dei Musei Vaticani. Il gruppo è nato nel 1983 quando una grande esposizione di opere provenienti dal Vaticano fu allestita negli Stati Uniti, a New York, Chicago e San Francisco. Alcune persone, rendendosi conto dell’onere dei lavori necessari per l’allestimento, diedero un contributo. Si costituirono in un gruppo che non si è più sciolto e che anzi è cresciuto, seguendo i sempre necessari lavori di restauro e ammodernamento. 

 

 

“RINGRAZIO LA MADONNA PER IL SOSTEGNO CHE MI OFFRE NEL QUOTIDIANO

SERVIZIO ALLA CHIESA”: COSÌ IL PAPA IERI SERA AL TERMINE

DELLA RECITA DEL ROSARIO PER LA CONCLUSIONE DEL MESE MARIANO.

NELLA SUA RIFLESSIONE BENEDETTO XVI HA VOLUTO RICORDARE

ANCHE LA SUA RECENTE VISITA AL SANTUARIO DI CZĘSTOCHOWA

 

La conclusione del mese dedicato a Maria è stata celebrata ieri sera con la recita del Rosario lungo i viali dei Giardini Vaticani. Al termine della preghiera mariana si è unito ai fedeli anche Benedetto XVI che prima di impartire la sua benedizione ha offerto una riflessione su Maria. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

Hanno voluto pregare Maria insieme a Benedetto XVI in migliaia. Innumerevoli le fiaccole che hanno reso suggestiva al crepuscolo la recita del Rosario guidata da mons. Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Nella Grotta di Lourdes il Santo Padre ha rivolto il suo saluto ai fedeli al termine della celebrazione della Parola ed ha voluto ricordare ancora il suo viaggio in Polonia:

 

“… mi torna ora in mente, in modo particolare, la sosta nel santuario di Jasna Góra a Częstochowa, dove ho compreso ancor più quanto la nostra celeste Avvocata accompagni il cammino dei suoi figli, e non lasci inascoltate le suppliche che a Lei vengono rivolte con umiltà e fiducia”.

 

Poi il Papa ha spiegato, quanto la presenza di Maria, lo accompagni nel proprio ministero:

 

So di poter contare sul suo aiuto in ogni situazione; anzi so che Lei previene con intuito materno ogni necessità dei suoi figli e interviene efficacemente per sostenerli: questa è l’esperienza del popolo cristiano fin dai suoi primi passi a Gerusalemme.

 

La riflessione di Benedetto XVI ha offerto l’opportunità di scoprire ancora una volta Gesù attraverso Maria e nell’invocare lo Spirito Santo, all’inizio del Rosario, i fedeli hanno pregato con queste parole:

 

“Facci amare la Scrittura per riconoscere la voce viva di Gesù; rendici umili e semplici per comprendere i misteri del Regno di Dio”.

 

La liturgia della Parola ha proposto il profeta Sofonia:

 

“Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con tutto il cuore figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico”.

 

Nella Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria è stato letto il Vangelo di Luca:

 

“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo”.

 

Poi mons. Comastri ha rivolto alla Madonna insieme ai fedeli questa invocazione:

 

“Maria siamo poveri come la paglia di Betlemme! Prega perché Gesù nasca in noi e ci trasformi in una notte piena di luce: piena di Lui. Maria vogliamo vedere Gesù”.

 

E per offrire una meditazione sulla pagina evangelica e far luce sulla Parola il Papa ha detto:

 

Come non notare che, nell’incontro tra la giovane Maria e l’ormai matura Elisabetta, il nascosto protagonista è Gesù? Maria lo porta nel suo seno come in un sacro tabernacolo e lo offre come il dono più grande a Zaccaria, alla moglie di lui Elisabetta ed anche al bimbo che si sta sviluppando nel grembo di lei. ‘Ecco – le dice la madre di Giovanni Battista – appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo’ (Lc 1,44). Dove giunge Maria è presente Gesù.

 

“Mai la vera devozione mariana offusca o diminuisce la fede e l’amore per Gesù Cristo nostro Salvatore unico mediatore tra Dio e gli uomini” – ha proseguito il Pontefice – che infine ha chiarito cosa significa mettersi alla sequela della Vergine:

 

“L’affidamento alla Madonna è una via privilegiata, sperimentata da tanti santi, per una più fedele sequela del Signore. A Lei, dunque, affidiamoci”.

 

E dopo la benedizione il Papa ha recitato la preghiera a Maria da lui stesso scritta nell’Enciclica Deus caritas est:

 

Mostraci Gesù! Guidaci a Lui! Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato. 

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive udienze anche mons. Alfred Clifton Hughes, arcivescovo di New Orleans (Stati Uniti d’America); mons. Antoine Hamid Mourany, arcivescovo emerito di Damasco dei Maroniti (Siria); l’ambasciatore dell’Uruguay, Daniel Pérez del Castillo, in visita di congedo.

 

In Francia, il Papa ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Parigi mons. Jérôme Beau, finora rettore del Seminario dell’arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Privata, e mons. Jean-Yves Nahmias, finora vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Termini Imerese. Mons. Jérôme Beau è nato il 24 dicembre 1957 a Parigi ed è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984. Mons. Jean-Yves Nahmias è nato il 6 settembre 1957, a Saint-Mandé, nella diocesi di Créteil, ed è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1989.

 

Infine, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Bougainville (Papua Nuova Guinea) il rev. Bernard Unabali, vicario generale della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cuicul. Il rev. Bernard Unabali è nato il 5 maggio 1957, a Bolioko, Sovelle, nell’isola di Bougainville, ed è stato ordinato sacerdote il 14 dicembre 1985.

 

 

LA BELLEZZA DI CRISTO DIA UN NUOVO SLANCIO AI MOVIMENTI ECCLESIALI

NEL SERVIZIO ALLA CHIESA: COSI’ IL CARDINALE MARC OUELLET

NELLA SECONDA GIORNATA DEL CONGRESSO MONDIALE

DEI MOVIMENTI A ROCCA DI PAPA

 

Seconda giornata del Congresso mondiale dei Movimenti e comunità ecclesiali, al centro Mondo Migliore a Rocca di Papa, in vista dell’incontro con Benedetto XVI per la Veglia di Pentecoste. La mattina è iniziata con la Messa celebrata da mons. Vincenzo Paglia. Il vescovo di Terni ha sottolineato come la bellezza e la gioia siano iscritte nella storia dei movimenti. I lavori sono stati introdotti da una relazione del cardinale Marc Ouellet; quindi, la tavola rotonda sul tema “Rendere ragione della bellezza di Cristo nel mondo di oggi”. Da Rocca di Papa, il nostro inviato, Alessandro Gisotti:

 

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E’ nella bellezza di Cristo che i movimenti possono trovare nuova linfa e nuovo slancio: si può sintetizzare così il significato dei diversi interventi che hanno caratterizzato questa seconda giornata del Congresso mondiale dei nuovi movimenti. Il cardinale Marc Ouellet, nella relazione introduttiva, ha rivolto l’atten-zione al tema dell’incontro: “La bellezza di essere cristiano e la gioia di comunicarlo”, passo, questo, tratto dalla Messa di inizio di pontificato di Benedetto XVI. L’arcivescovo di Québec ha sottolineato che proprio la bellezza del volto di Cristo può dare nuovo slancio ai movimenti ma questo slancio, ha avvertito, deve sempre essere vissuto con spirito di comunione al servizio della Chiesa. Vivere sotto il segno della bellezza e dell’amore di Cristo – ha proseguito il porporato canadese – non è un programma, ma una grazia, un dono dello Spirito Santo. Uno dei compiti dei movimenti e comunità – è stato il suo richiamo – è allora quello di educare alla pienezza dell’umanità. Ancora: la crescita dei movimenti deve sempre essere armoniosa, operare nell’unità per dare testimonianza dell’amore di Cristo. Un amore che riconcilia. Ecco, dunque, che le nuove realtà ecclesiali sono chiamate all’impegno ecumenico, passaggio – questo – applaudito dai congressisti. Il cardinale Ouellet ha concluso affermando che, in definitiva, la bellezza dei cristiani discende da Cristo e da Maria, che è piena di grazia perché è amata dal Signore.

 

E’ stata poi la volta della tavola rotonda sul tema: “Rendere ragione della bellezza di Cristo nel mondo di oggi”. Don Bernard Périoud, della Comunità dell’Emanuel, si è soffermato sulla minaccia alla bellezza cristiana rappresentata dalle sètte e diverse forme di new age, segno di una fuga dalla realtà, tipica dei nostri tempi. Dal canto suo, mons. Fouad Twal, vescovo coadiutore di Gerusalemme, ha raccontato dello stupore dei giovani musulmani quando incontrano i coetanei dei movimenti ecclesiali che lasciano la ricchezza dei loro Paesi per passione di Cristo e dell’uomo. Luís Fernando Figari, del movimento di vita cristiana, ha messo l’accento sull’importanza del trasmettere la bellezza di Cristo alle nuove generazioni, tema caro a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; riflessione riproposta da Dino Boffo, direttore del quotidiano “Avvenire”, che ha affermato: “Tutti i fedeli, laici compresi, sono chiamati a servire la bellezza della Chiesa, e ciò attraverso l’amore, affinché anche i lontani possano essere affascinati da questa bellezza”.

 

L’ultimo intervento è stato dedicato alla bellezza del cristianesimo in situazioni di povertà e violenza. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, citando la Deus caritas est, ha ribadito che nel sostegno ai poveri e ai sofferenti non si può rinunciare alla preghiera e alla bellezza di Cristo.

 

Dal Centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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In 20 mila da tutto il mondo saranno in Piazza San Pietro sabato pomeriggio per la veglia con il Papa: stiamo parlando degli aderenti al Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich a Trento durante l’ultima guerra mondiale e oggi diffuso a livello planetario. Dalla Pentecoste del ’98, intenso è stato l’impegno del Movimento per approfondire l’amicizia e la collaborazione tra le nuove realtà laicali sorte nella Chiesa come conferma, al microfono di Adriana Masotti, Giuseppina Pisani del Consiglio generale dei Focolari per i giovani.

 

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R. – In questi anni c’è stata tanta comunione e tanta fraternità tra i movimenti. L’incontro con Giovanni Paolo II è stata un’esperienza bellissima, che ci ha interpellati proprio fortemente. Ci ha fatto conoscere le ricchezze di tanti movimenti e comunità nella Chiesa, ha aperto nuove strade di collaborazione tra noi nelle diocesi e nelle parrocchie. Ci siamo conosciuti e ci siamo voluti bene.

 

D. – Benedetto XVI ripete spesso che il cristianesimo è fondamentalmente l’incontro con una persona, con Gesù. I movimenti sono una via per far incontrare Gesù alle persone. Con quale stile lo fa il movimento dei Focolari? Qual è la sua proposta?

 

R. – La nostra spiritualità è tutta centrata nella vita del Vangelo. E’ molto forte per noi il testimoniare la vita dell’amore, l’amore che ci ha portato Gesù sulla terra. E questo modo di rapportarsi con gli altri fa sì che molti vengano e ci domandino: “Ma perché sei così?” E molte volte questo fa incontrare agli altri Gesù, ma un Gesù presente attraverso il nostro amore concreto.

 

D. – Un amore concreto che porta anche ad impegnarsi in vari settori della vita sociale, economica, politica…

 

R. – Per esempio, Chiara Lubich ha lanciato un progetto nel ’91, il progetto dell’Economia di comunione e attualmente ci sono 700 aziende che si sono proposte di dare almeno un terzo dei loro utili per i più bisognosi, ma anche di creare nuovi posti di lavoro. Oppure, queste idee che porta il Movimento dei Focolari sono state lanciate anche in campo politico, tra i politici di tutti gli schieramenti, perchè sono idee di fraternità. Siamo anche tanto aperti al dialogo con tutti i cattolici, con i cristiani di altre denominazioni, con persone di altre religioni, ma anche con persone che non hanno un credo. Questo ci rinforza ancora di più nella gioia di poter dare questo tesoro che abbiamo ricevuto a tutti.

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Alla veglia di Pentecoste con il Papa partecipa anche una folta rappresentanza della Comunità Shalom, fondata in Brasile da Moyses Louro de Azevedo Filho, e che conta oggi circa 40 mila aderenti in tutto il mondo. Giovanni Peduto  ha intervistato il fondatore:

 

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D. – Qual è la storia, l’origine, la genesi della comunità?

 

R. – La comunità è nata in Brasile nel 1982, dopo la visita di Giovanni Paolo II nel 1980, in Brasile, dove quando io avevo 22 anni, ho offerto la mia vita e la mia gioventù per evangelizzare i giovani, le famiglie e tutti coloro che erano lontano dalla Chiesa e da Gesù Cristo, con nuove forme e con un nuovo linguaggio come la nuova evangelizzazione. Così ho aperto una pizzeria, per evangelizzare: sono arrivati tanti giovani, tante famiglie e tante persone, e così con una formula molto semplice abbiamo capito che abbiamo ricevuto un carisma in vista dell’evangelizzazione. Così è nata la comunità.

 

D. – Con quale carisma specifico? Vuole puntualizzare questo aspetto?

 

R. – La nostra comunità ha il carisma della pace, di portare al cuore dell’uomo la pace. La parola shalom è la prima parola che Gesù il Risorto, che è passato per la Croce, dice ai discepoli. E dice, il brano del Vangelo, quando lui dice “shalom”, lui mostra il suo cuore aperto e dice: “Qui è la fonte, la sorgente della vera pace”. E per questo possiamo dire che Gesù è il shalom del Padre nel mondo. Questo è il fondamento del nostro carisma. La contemplazione: ricevere la pace del cuore di Gesù. Poi l’unità: vivere la pace tra noi, e l’evangelizzazione. Annunciare la pace con la parresia”, ossia una parola greca che significa ‘audacia, creatività, coraggio’ per annunciare Cristo all’uomo di oggi.

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L’ING. SANDRO PIERVENANZI, NUOVO DIRETTORE TECNICO DELLA RADIO VATICANA

 

Il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano ha nominato, con decorrenza da oggi 1° giugno, per un quinquennio, l’ing. Sandro Piervenanzi nuovo direttore tecnico della Radio Vaticana. Succede al dr. Alberto Gasbarri, che era stato nominato direttore tecnico ad interim. Il dr. Gasbarri, direttore amministrativo della Radio Vaticana, dopo aver ricevuto anche l’incarico di organizzatore dei viaggi pontifici all’estero, aveva chiesto di provvedere quanto prima alla nomina di un successore. L’ing. Piervenanzi ha 53 anni e fa parte della Radio Vaticana dal 1985.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina - Maggio 2006: il grazie del Papa a Maria per il dono di un mese straordinario.

Benedetto XVI conclude nei Giardini Vaticani un tempo forte di preghiera e di spiritualità segnato in particolare dal pellegrinaggio della statua della Vergine di Fatima, nel XXV anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II, e dal viaggio apostolico “nella cara terra di Polonia”.

 
Servizio vaticano - Il discorso del Papa ai partecipanti alla terza riunione dell’XI Consiglio Ordinario del Sinodo dei Vescovi.

Nell’occasione il Santo Padre ha sottolineato che la verità dell’amore evangelico impegna il pastore a proclamarla senza timori e reticenze.

 

Servizio estero - Nucleare: l’Iran respinge la proposta di dialogo degli Stati Uniti.

 

Servizio culturale - Un articolo di Andrea Emiliani dal titolo “Una meditazione sull’uomo còlto tra gli affanni e le speranze della vita”: le opere di Franco Patruno in mostra nel Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari a Ferrara.  

Una monografica di Marcello Filotei dal titolo “La musica elettronica nell’era del digitale”.

 

Servizio italiano - Economia. Commenti favorevoli alla relazione di Draghi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 giugno 2006

 

REGNA LA PAURA A TIMOR EST DOPO I DISORDINI DEI GIORNI SCORSI

- Intervista con un missionario salesiano -

 

Situazione sostanzialmente tranquilla nelle ultime ore a Dili, capitale di Timor Est, dopo che ieri migliaia di persone hanno saccheggiato il magazzino di grano del ministero dell’Agricoltura. Il presidente Xanana Gusmao ha lanciato un appello all’unità nazionale, ma la situazione politica è ancora di grande instabilità. Di Timor Est ha parlato ieri, alla fine dell’Udienza Generale, anche Benedetto XVI, il quale ha lanciato un vibrante appello alle organizzazioni internazionali affinché “sia compiuto ogni sforzo” – ha detto - per riportare la pace in quell’area del mondo. Ma come sono state accolte, proprio a Timor Est, le parole del Pontefice? Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente nella capitale, Dili, un salesiano, di cui non diffondiamo il nome per motivi di sicurezza. Ascoltiamo:

 

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R. – Quello che abbiamo sentito, per la gente di fede è stato molto bello. Per i nostri capi, invece, e per la gente del governo non vuol dire niente. Loro non danno attenzione alle parole di fede, alle parole della Chiesa. Molta gente aspetta la pace, molta gente di fede cattolica ha speranza nella Chiesa e per questo quasi tutta la gente si è rifugiata nei conventi, nelle Chiese, nelle case dei religiosi.

 

D. – Padre, qual è la situazione attualmente a Timor Est?

 

R. – In montagna, nei villaggi di montagna non è accaduto niente. Solo in città. Ma in città c’è solo un terzo della popolazione di Timor. Adesso tutta la gente ha grande paura, perché i gruppi armati sono ancora in città, anche se le forze armate australiane controllano e cercano di dare un po’ di stabilità. La sera, però, quando non ci sono australiani, queste bande armate creano confusione, bruciano le case, uccidono la gente. E adesso tutti hanno paura. Noi provvediamo al mangiare e al cibo conformemente alle nostre possibilità. Recentemente è entrato il World Food Programme e sta distribuendo del cibo, del riso, ogni giorno, alla popolazione.

 

D. – Per quanto riguarda gli aiuti, la Chiesa ha assunto un ruolo di guida, un ruolo di primo piano. La gente ha bisogno della Chiesa? Avete, comunque, delle conferme di questo?

 

R. – Certamente, anche quando noi chiediamo alla gente: “Ma perché voi venite qui e non andate in altri posti più sicuri, all’ambasciata americana?” Loro dicono: “No, noi non abbiamo più fiducia in nessuno, soltanto nella Chiesa, soltanto nei preti, nel vescovo, nelle suore. Per noi sono le uniche persone  che portano la fiducia e la speranza”.

 

D. – Lei che cosa immagina per il futuro di Timor Est: la pace o si continuerà a combattere?

 

R. – E’ difficile dirlo, ma sembra che loro hanno ancora bisogno di una presenza straniera nel Paese: se non sarà il Portogallo o l’Indonesia sarà l’Australia o le Nazioni Unite. Sembra che per la sicurezza, per l’economia e per molti aspetti della vita quotidiana, loro hanno ancora bisogno della presenza straniera. Se questa presenza straniera rimarrà forte e consistente loro potranno pian piano tornare alla normalità. Ma se lasceranno Timor in due o tre mesi, i timorensi torneranno alla violenza.

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         I VESCOVI EUROPEI INTERVENGONO SUL PROBLEMA DELLE CELLULE STAMINALI: “TRATTARE UN EMBRIONE UMANO COME UN SOGGETTO DI RICERCA

  NON È COMPATIBILE CON IL RISPETTO DELLA VITA UMANA”

- Intervista con Maria Luisa Di Pietro -

 

Prosegue con toni accesi il dibattito in Italia in materia di bioetica dopo il ritiro della firma italiana dalla “Dichiarazione etica” in ambito europeo, contraria all’uso delle cellule staminali embrionali, nell’ambito del 7° Programma quadro per la ricerca. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Il provvedimento è stato deciso dal neo-ministro dell’Università e della ricerca, Fabio Mussi, senza “preventiva valutazione del Consiglio dei Ministri, né preliminare ed esauriente dibattito in Parlamento”, rileva l’Associazione “Scienza e vita”, in una nota di protesta rivolta al capo del Governo, Romano Prodi, e allo stesso ministro Mussi, dove si sottolinea come la decisione ministeriale sia stata “gravemente lesiva della volontà popolare manifestata” nel referendum del giugno 2005 e “comunque inopportuna”.

        

Di tutto ciò si discute animatamente tra opposizione e governo, ma anche nella stessa compagine governativa, e soprattutto tra i cittadini chiamati in causa su questioni certamente complesse, trasversali alle ideologie politiche. In proposito ieri alla Camera, il vice presidente del Consiglio Francesco Rutelli,  ha sottolineato che “su materie di tanta sensibilità e rilevanza etica sarà un orientamento collegiale ad esprimere la posizione della maggioranza e del Governo”, aggiungendo che “su materie eticamente sensibili” è “sconsigliabile - a suo parere - che ci sia una posizione unitaria dell’Europa perché è evidente che le legislazionì nazionali sono differenti da Paese a Paese”.

        

Ma dall’Europa si leva la voce dei vescovi: “Ribadiamo la nostra obiezione al finanziamento da parte dell’Unione Europea della ricerca che implichi la distruzione di embrioni umani”. In un comunicato della Commissione degli episcopati della comunità europea (COMECE) i presuli ribadiscono “che trattare un embrione umano come un soggetto di ricerca non è compatibile con il rispetto della vita umana”. E per questo richiamano con forza il “rispetto dei valori e delle ragioni fondamentali in virtù delle quali alcuni Stati membri vietano o limitano questo tipo di ricerca”, nella tutela “dell’inviolabilità della vita e della dignità umana”.

        

Ricordiamo che la “Dichiarazione etica” era stata approvata dall’Italia nel novembre scorso insieme ai governi di Germania, Polonia, Slovacchia ed Austria. Su questo ‘ciclone’ che ha investito il mondo politico e che interpella le coscienze di tutti ascoltiamo il parere di Maria Luisa Di Pietro, docente di Bioetica nella Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente dell’Asso-ciazione “Scienza e vita”, al microfono di Debora Donnini:

 

R. – Siamo rimasti un po’ stupiti da questa decisione, perché gli unici dati che la ricerca ha ottenuto attualmente in senso positivo per quanto riguarda l’utilizzo delle staminali, si riferiscono all’utilizzo delle cellule staminali cosiddette adulte e le cellule staminali provenienti da sangue di cordone ombelicale. Per quanto riguarda l’utilizzo delle cellule embrionali nei Paesi dove queste sperimentazioni sono permesse e dove vengono già fatte non c’è stata nessuna evidenza di un qualche vantaggio. Questo rappresenta il primo punto per il quale non si comprende come mai invece di favorire e finanziare la ricerca delle cellule staminali adulte e per le cellule del sangue del cordone ombelicale si continui ancora a dibattere sulle cellule embrionali. C’è poi anche un altro punto, perché non si tratta solamente di una questione di utilità o meno, di riuscita o meno e cioè una questione di tipo etico.

 

D. – Immagino che sia anzitutto perché prelevare le cellule staminali embrionali implica la morte dell’embrione?

 

R. – Infatti, perché per prelevare le cellule bisogna distruggere la massa cellulare interna dell’embrione alla fase della blastocisti, quando l’embrione ha circa 150-200 cellule, il che significa distruggere l’embrione. Quindi, ovviamente, si tratta di uccidere un essere umano. Non ha nessuna rilevanza nella valutazione etica, nel senso che la valutazione etica non cambia se questi embrioni si trovano ad essere in soprannumero dalle tecniche di fecondazione artificiale o si trovano ad essere in stato di abbandono. Altrimenti potremmo anche incorrere nella situazione paradossale in cui non solo li abbiamo abbandonati, ma addirittura gli procuriamo la morte dopo non essercene assolutamente interessati, paragonandoli ed utilizzandoli come se fossero semplicemente del materiale di laboratorio.

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IN CORSO A VICENZA IL FESTIVAL BIBLICO

- Intervista con mons. Gianfranco Ravasi -

 

Oltre 60 avvenimenti in ville, monasteri e palazzi di Vicenza: tutto questo è il Festival Biblico, in programma fino al 3 giugno. “I luoghi delle Scritture”, tema di quest’anno, saranno rivisitati attraverso conferenze, spettacoli, mostre, meditazioni, giochi e laboratori. Intervengono Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, e padre Michele Piccirillo, archeologo francescano di Terra Santa. “Lo spazio sacro” è invece il cuore della riflessione guidata dal biblista e teologo mons. Gianfranco Ravasi. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

 

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D. – Mons. Ravasi, il Festival Biblico è un’occasione per riflettere sui testi sacri, ma non solo…

 

R. – Forse questo evento del Festival Biblico di Vicenza ha una caratteristica in più: cercare di portare la Bibbia anche al di fuori delle Chiese. La Bibbia entra all’interno delle piazze e nella vita quotidiana attraverso una sequenza di eventi diversi e in questo senso realizza la sua anima profonda, che non è quella di essere soltanto un testo sacrale. La Bibbia è anche l’interpretazione del senso ultimo della nostra storia. E’ vero, infatti, che è molto più facile, aprendo una pagina della Bibbia, che ci si trovi di fronte ad una guerra oppure ad un uomo che si lamenta. In questo senso, direi, che il Festival Biblico è un modo di presentare l’autenticità della Bibbia che è spirito e carne, eterno e tempo, infinito e spazio.

 

D. – La Bibbia è certamente tra i testi più diffusi nel mondo, ma è anche il più letto?

 

R. – Uno scrittore, un poeta famoso come Claudel, negli anni ’50 del secolo scorso, diceva che i cristiani dimostrano un grande rispetto nei confronti della Bibbia, standone il più lontano possibile. Ecco dobbiamo constatare che la Bibbia con il Concilio Vaticano II è entrata all’interno di quasi tutte le case. Lo scopo, però, principale che deve essere tipico della catechesi, ma anche di questi stessi eventi culturali, è quello di far sì che la Bibbia diventi un testo anche letto, una lampada che illumina i passi nel cammino della vita, in altre parole uno strumento per vivere in pienezza la nostra storia, trovandone il senso ultimo, trascendente, misterioso e grandioso.

 

D. – E veniamo al tema del suo intervento all’interno del Festival…

 

R. – Il tema è “I luoghi delle Scritture”, cioè lo spazio sacro. Lo spazio è una delle grandi sedi in cui si celebrano le grandi epifanie di Dio. Nella Bibbia lo spazio ha un’importanza notevole, non solo in senso fisico – ad esempio il tempio di Sion -  ma anche come tempio cosmico, ovvero l’universo intero, nel quale Dio parla. Va anche detto che il cristianesimo arriva a dire che ormai non sia adorerà più né su questo monte né in Gerusalemme. Il tempio diviene il Corpo di Gesù. Paolo dice: “Il vostro corpo è il tempio dello Spirito che è in voi”. Ecco, sarà questo il filo conduttore della riflessione: scoprire la presenza che si annida nello spazio, ma anche la presenza che si annida nell’altro tempio che siamo noi, che è il Cristo prima di tutto, e che è la storia dell’umanità.

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DOMANI NELLE GROTTE VATICANE

L’ACCENSIONE DELLA FIACCOLA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II

- Intervista con don Felice Poli -

 

Per tenere vivo il ricordo e il messaggio di Papa Giovanni Paolo II, domani alle ore 12.30, per la prima volta, sarà accesa una fiaccola nelle Grotte Vaticane sulla tomba del Pontefice. La cerimonia sarà officiata dal Vicario del Papa per la Città del Vaticano, mons. Angelo Comastri. La fiaccola giungerà fino al Monastero benedettino di San Vincenzo a Bassano Romano, nel viterbese, attraversando numerosi comuni laziali. Inoltre, l'accensione del tripode darà il via ad una serie di iniziative culturali, religiose, spirituali e sociali, la prima delle quali sarà la presentazione della “Clinica dell’Anima”, il 10 giugno, alla presenza di numerosi esperti del settore, religiosi, psicologi, psichiatri e studiosi. Gli eventi, promossi dalla Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II, sono stati presentati questa mattina presso la nostra emittente. Salvatore Sabatino ne ha parlato con don Felice Poli, priore del Monastero di San Vincenzo:

 

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R. – Noi che stiamo per iniziare un’opera di sensibilizzazione, vogliamo far vivere e rivivere ancora la dottrina di Giovanni Paolo II. Come far questo, senza attingere alla sua luce? Sarebbe una presunzione! Allora, simbolicamente, vogliamo creare una forma visibile di comunione e darci anche una garanzia di protezione particolare, perché stiamo lavorando nel suo nome.

 

D. – Assisteremo ad una vera e propria maratona, con tanti atleti che parteciperanno. E’ stato difficile, organizzare tutto questo?

 

R. – Ma io direi: assolutamente no! Addirittura, abbiamo dovuto necessariamente limitare le adesioni, perché sono state tutte entusiastiche. Generosamente, queste persone si prestano: da Nicosia, campione del mondo, Manuela Di Centa, che è stata pluridecorata, eccetera: tutti si sono prestati con il desiderio di andare lì e di attingere loro per primi e di portarla, quella luce. Cioè, lo sport ancora una volta si mette a servizio del Papa, proprio con questa intenzione, di portare quella luce, di diffonderla, di farla conoscere. Passando per le strade.

 

D. – Ecco, c’è anche un’altra iniziativa. Si tratta di una vera e propria “Clinica dell’anima”, voi l’avete chiamata …

 

R. – Sì, l’abbiamo chiamata così: la “Clinica dell’anima”. I pellegrini che andavano nei grandi santuari, talvolta nel tentativo di accorciare i percorsi e fare delle scorciatoie, si perdevano. I monaci, che erano consapevoli di questa cosa, suonavano una campana, e il suono di questa campana serviva di orientamento per le persone smarrite. In un certo senso, la “Clinica dell’anima” è questa campana che ancora suona da un monastero, che sta dicendo alla gente del mondo: “Qui è il luogo del silenzio, è il luogo della pace, il luogo dove dei monaci mettono a servizio di tutti quello che loro hanno avuto quasi come un privilegio”.

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CHIESA E SOCIETA’

1 giugno 2006

 

LUTTO NEL MONDO DELLA CHIESA PER LA TRAGICA MORTE DI PADRE CLAUDIO ROSSI, GESUITA E VICE RETTORE DELLA CAPPELLA UNIVERSITARIA DE ‘LA SAPIENZA’ DI ROMA

- A cura di Beatrice Luccardi -

 

ROMA. = Tragica fatalità per padre Claudio Rossi, 61 anni, gesuita, e vice rettore della cappella dell'Università La Sapienza di Roma. Ieri pomeriggio a Palestrina, non lontano dalla capitale, si era recato a pregare nella cappella di famiglia con la madre, quando è sprofondato nel pavimento che improvvisamente ha ceduto, perdendo la vita. Caduto sul fondo di un antico pozzo, a nulla sono valsi gli sforzi dei vigili del fuoco. Sono stati poi alcuni speleologi a recuperare il corpo del religioso. Nato il 14 maggio del 1945, Claudio Rossi si era trasferito giovanissimo in Sudafrica con la famiglia. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1973, era stato ordinato sacerdote nel 1975. Nel periodo giovanile aveva attivamente partecipato alla lotta non violenta contro l’allora regime segregazionista sudafricano. Negli Anni Ottanta era stato quindi impegnato in una parrocchia della periferia di Liverpool, in Inghilterra. Tornato in un Sudafrica divenuto democratico, ma afflitto da una grave congiuntura socio-economica, aveva lavorato al centro di Johannesburg, città divenuta estremamente pericolosa per l’alto tasso di criminalità violenta. Nel 2002 era rientrato in Italia. Dal settembre aveva iniziato la collaborazione con la cappella dell’Università La Sapienza.

 

 

LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA LA FRANCIA PER IL CASO

DI PASCAL TAÏS, IL 33ENNE FRANCO-MAROCCHINO MORTO NEL 1993

NEL COMMISSARIATO DI ARCACHON A CAUSA DELLE PERCOSSE INFLITTEGLI

DURANTE UN INTERROGATORIO.

LA SUA FAMIGLIA SARÀ RISARCITA CON 70 MILA EURO

 

STRASBURGO. = Violazione dell’art. 2 sul diritto alla vita della Convenzione europea dei diritti umani e assenza di un’inchiesta effettiva sulle circostanze dell’av-venimento: queste le motivazioni della condanna inflitta oggi alla Francia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per il caso di Pascal Taïs, un franco-marocchino di 33 anni ritrovato morto nel 1993 in una cella del commissariato di Arcachon, in provincia di Parigi. La Corte ha condannato il Paese a risarcire i parenti dell’uomo con 50mila euro per il danno morale e 20mila euro per le spese processuali. Pascal Taïs fu interrogato nella notte fra il 6 e il 7 aprile di 13 anni fa in seguito ad una rissa. I poliziotti lo colpirono con il manganello su mani, gambe e torace e lo schiaffeggiarono poiché si rifiutava di sottoporsi ad un esame medico. L’indomani, l’uomo fu ritrovato morto e l’autopsia concluse che il decesso era stato causato da un’emorragia provocata dalla rottura della milza. I patologi riscontrarono, inoltre, numerose costole fratturate, un polmone perforato e una ferita alla testa. (I.P.)

 

 

A ROMA 10 MILA ADERENTI AL RINNOVAMENTO CARISMATICO

PER LA PENTECOSTE CON IL PAPA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Circa 10.000 membri delle comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC), provenienti da più di 70 Paesi, sono pronti ad accogliere la sfida in un mondo assetato di speranza e a vivere a Roma una nuova Pentecoste con rinnovato slancio di preghiera, santità, comunione e annuncio. L’occasione è rappresentata dall’invito rivolto da Benedetto XVI - come già fece Giovanni Paolo II nel 1998 - a tutti i Movimenti Ecclesiali e alle Nuove Comunità a celebrare con lui il 3 giugno prossimo i Vespri di Pentecoste in Piazza San Pietro. Per questa occasione l'ICCRS (International Catholic Charismatic Renewal Services), un organismo di diritto pontificio il cui compito è quello di coordinare e promuovere lo scambio di esperienze e di riflessioni tra le comunità carismatiche cattoliche, oltre a collaborare fattivamente con il Pontificio Consiglio per i Laici per la realizzazione della Veglia con il Papa, ha organizzato una serie di eventi spirituali dal 5 all’11 giugno, che renderanno ancora più ricca e feconda questa imminente festa di Pentecoste. Sabato 3 giugno i membri del RCC mondiale si riuniranno a partire dalle ore 16.00 in Piazza San Pietro insieme agli altri Movimenti per pregare in attesa dell'arrivo del Santo Padre alle ore 18.00. Con lui ci sarà successivamente la recita solenne della preghiera dei Vespri, che dovrebbe concludersi intorno alle ore 20:00. Domenica 4 giugno nella solennità di Pentecoste, dopo aver partecipato in mattinata alla Santa Messa con il Papa in piazza San Pietro, i membri del RCC si sposteranno al Palaghiaccio di Marino per “celebrare” insieme lo Spirito Santo in maniera tutta speciale. La manifestazione avrà come titolo “L'anima mia magnifica il Signore” e come scopo il voler dare gloria a Dio per l'opera che quotidianamente Egli continua a compiere in ognuno dei suoi fedeli per mezzo dello Spirito Santo, oltre a diffondere la “cultura di Pentecoste”. Dal 5 al 9 giugno si vivrà al Palatenda di Fiuggi una conferenza aperta dal titolo ‘Il Rinnovamento Carismatico: Ieri, Oggi e Domani’, alla quale prenderanno parte più di mille delegati da circa 70 diversi Paesi del mondo e con la quale l'ICCRS intende dare avvio alle celebrazioni del 40° Anniversario del RCC dai suoi esordi, che si terranno nel febbraio del 2007.

 

 

LA PACE DETERMINA SVILUPPO E STABILITÀ: COSÌ IL VICEPRESIDENTE DEL SUDAN,

SALVA KIIR, NEL PRIMO COMIZIO TENUTO IERI A KHARTOUM COME EX COMANDANTE

DEI RIBELLI INDIPENDENTISTI DEL SUD

 

KHARTOUM. = “È nostro dovere rimanere aggrappati alla pace perché essa determina sviluppo e stabilità”. Lo ha detto ieri il vicepresidente sudanese, Salva Kiir, durante il suo primo comizio tenuto a Khartoum come ex comandante dei ribelli indipendentisti del Sud Sudan. Come riportato dall’agenzia missionaria MISNA, Kiir ha auspicato una pace “globale, non confinata al Sud Sudan, ma allargata anche all’ovest e all’est”, alla regione occidentale del Darfur dove è in corso un conflitto civile. E un richiamo alla pace è contenuto anche nella dichiarazione rilasciata al termine dei primi tre giorni di colloqui tra il Movimento per la liberazione popolare del Sudan (Splm) e una delegazione del Partito del congresso nazionale (Ncp), guidata dal presidente Omar al-Beshir. Nel testo si legge che le due formazioni promettono di lavorare insieme per realizzare un piano di pace e far tornare i rifugiati nel Paese. “Siamo decisi a risolvere tutti i problemi entro la fine dell’anno - ha aggiunto il vicepresidente Kiir – così che nel 2007 potremo dedicare i nostri sforzi allo sviluppo”. Infine, l’erede politico di Garang, il vice presidente sudanese morto lo scorso anno in un incidente di elicottero, ha annunciato che il movimento degli ex ribelli intende avviare un’azione politica anche nel nord del Paese. Al comizio, indetto ieri per celebrare il 23.mo anniversario dello Splm, hanno partecipato oltre 20 mila persone. Intanto, ieri è scaduto, senza che i due gruppi ribelli del Darfur che mancavano all’appello firmassero l’accordo di pace, il termine fissato dall’Unione Africana (UA) per impegnarsi a porre fine alla guerra civile del Paese. L’UA aveva già minacciato sanzioni contro l’Esercito di liberazione del Sudan e il Movimento di giustizia e uguaglianza. Eventuali decisioni su entrambi i gruppi saranno prese nella prossima riunione del Consiglio dell’Unione Africana per la pace e la sicurezza, la cui data non è stata ancora stabilita. (I.P.)

 

 

INFLUENZA AVIARIA: PRIORITÀ ASSOLUTA A CINA, INDONESIA E AFRICA. QUESTE LE CONCLUSIONI DELLA FAO E DELL’OIE, AL TERMINE DELLA CONFERENZA SCIENTIFICA

SUL VIRUS H5N1, TENUTASI IERI A ROMA

 

ROMA. = Africa, Cina e Indonesia: sono queste le prime preoccupazioni della Fao (Agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione) e dell’Oie (Organizzazione internazionale per la salute animale) che ieri hanno chiuso a Roma una conferenza scientifica sull’influenza aviaria e sul ruolo dei volatili selvatici nella diffusione del virus H5N1. A destare maggiori allarmi, secondo Joseph Domenech, veterinario capo della FAO, è sicuramente l’Africa, soprattutto a causa di una rete di sorveglianza degli animali inadeguata a fronteggiare il problema. “Servono mesi per ottenere un’analisi - ha detto Domenech - e nei mesi scorsi abbiamo avuto l’emergenza in Nigeria, Niger, Burkina Faso e Costa d’Avorio, perché il virus non è stato individuato tempestivamente”. La situazione è diversa, ma ugualmente grave, in Cina e in Indonesia, “due vasti Paesi in cui la presenza della patologia sembra molto diffusa e dunque non sempre di facile controllo”. E per il futuro, si prevede uno scenario complesso: “Nel 2007 – conclude il veterinario capo della Fao – la situazione dei controlli sarà migliorata in Europa e in Asia. Si prevede, purtroppo, un peggioramento in Africa, dove servono soldi per sostenere i sistemi di monitoraggio sia sanitario che veterinario”. (I.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 giugno 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Valentina Corsaletti -

 

 

Nuovo botta e risposta tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare iraniano: l’amministrazione americana si è dichiarata disponibile, ieri, a partecipare a negoziati multilaterali se la Repubblica islamica sospenderà i processi per l’arricchimento dell’uranio. Ma il governo di Teheran ha respinto la proposta di Washington, giudicata dal ministro degli Esteri iraniano “né nuova né razionale”. Il nostro servizio:

 

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Il governo di Teheran ha respinto la proposta di dialogo avanzata ieri dal Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ribadendo di non voler fermare le proprie attività nucleari. Nonostante gli inviti di Unione Europea e Russia ad accogliere l’opportunità di un colloquio, la Repubblica islamica ritiene, infatti, la proposta statunitense “un pretesto per coprire i crimini americani in Iraq e nella regione”. “Gli Stati Uniti – ha spiegato il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki – sono responsabili di migliaia di errori”. “Coloro che si sono macchiati di crimini nella prigione di Abu Ghraib e di Guantanamo - ha aggiunto – non possono giudicare l’Iran, che è un Paese democratico”. Ma non mancano comunque, segnali di apertura. Il ministro iraniano, dopo aver ribadito che il programma di arricchimento dell’uranio non sarà oggetto di negoziato, ha aggiunto che l’Iran è comunque disposto a discutere, in futuro, con gli Stati Uniti delle “reciproche preoccupazioni”. Si tratta di una parziale apertura che non può però scalfire – ha sottolineato Mottaki – il diritto inalienabile e legittimo della Repubblica islamica di produrre energia per scopi civili. Intanto, i cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU – Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna più la Germania si riuniscono oggi a Vienna, a livello di ministri degli Esteri, per definire un pacchetto di incentivi o, in alternativa, eventuali sanzioni con lo scopo di convincere Teheran a sospendere l’arricchimento dell’uranio.

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In Iraq, il neo-premier Al Màliki ha decretato per un mese lo stato d’emergenza nella città meridionale di Bassora, in preda ai continui attacchi della criminalità organizzata e delle milizie antigovernative. Sul terreno, intanto, almeno cinque civili sono rimasti uccisi in un raid americano condotto nei pressi di Kerbala. Due persone sono morte, poi, per l’esplosione di una bomba in una piazza nel centro di Baghdad dove si radunano operai in cerca di assunzione. Intanto, il tribunale iracheno ha rinviato al prossimo 5 giugno il processo contro l’ex rais, Saddam Hussein.

 

In Afghanistan, i soldati statunitensi hanno sparato per autodifesa. E’ questa la conclusione dell’indagine americana, aperta dopo la sparatoria di lunedì scorso a Kabul costata la vita ad almeno 20 persone. E nel Paese, intanto, non si arresta la violenza: almeno 12 poliziotti afghani sono stati uccisi, ieri, e altri 40 rapiti in due attacchi compiuti da ribelli taleban nella provincia meridionale di Zabul.

 

In Turchia, almeno quattordici persone sono rimaste ferite, stamani, per un’esplosione avvenuta ad Istanbul. Fonti della polizia hanno subito chiarito che la deflagrazione non è stata provocata da un’azione terroristica, ma da una fuga di gas.

 

In Medio Oriente, Israele ha minacciato di moltiplicare le operazioni terrestri nella striscia di Gaza per tentare di porre fine al continuo lancio di razzi verso il territorio dello Stato ebraico. Sul versante politico, intanto, il premier   israeliano, Ehud Olmert, ha annunciato che incontrerà a fine giugno il presidente palestinese, Abu Mazen.

 

Continua a salire il numero delle vittime del sisma che ha colpito, lo scorso 27 maggio, l’isola indonesiana di Giava. A renderlo noto il ministero indonesiano degli Affari sociali, che parla di oltre 6.200 morti e di almeno 46mila feriti. Migliaia di edifici sono stati distrutti e circa 700 mila persone sono rimaste senza tetto. Intanto, gli aiuti e i soccorsi internazionali continuano ad affluire e secondo l’ONU, sono 22 i Paesi che hanno già risposto all’appello dell’Indonesia. Ieri, nel Paese sono arrivati diversi aerei con a bordo personale sanitario, tra cui paramedici giapponesi e una squadra di marines americani. 

 

Venticinque anni dopo la scoperta dell’AIDS, il mondo ha finalmente gli strumenti e il know-how per debellare la peste del secolo. Ma continuano a mancare i fondi adeguati e la volontà politica per sconfiggere questo flagello. E’ la conclusione del decimo Rapporto dell’UNAIDS, reso noto in occasione del vertice mondiale sull’Aids in programma fino a domani al Palazzo di Vetro di New York. Sui lavori della conferenza, aperta ieri dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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“Il virus dell’AIDS si è diffuso più lontano, più velocemente e con più effetti catastrofici di lungo termine di qualunque altra epidemia. Il suo impatto è diventato un ostacolo devastante nel progresso dell’umanità”. Sono le parole che ha usato il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aprendo ieri a New York una conferenza di tre giorni dell’Assemblea generale dedicata all’AIDS, in coincidenza con il 25.mo anniversario del primo caso diagnosticato nell’uomo. Secondo un Rapporto pubblicato dal Palazzo di Vetro alla vigilia dell’incontro, l’epidemia si è stabilizzata per la prima volta dal suo inizio. Nel mondo, però, ci sono 40 milioni di persone sieropositive colpite dall’AIDS: la maggioranza ora si trova in India, ma l’Africa sub-sahariana resta la regione in cui c’è la percentuale più alta di malati rispetto alla popolazione. Secondo i calcoli dell’ONU, per curare in maniera efficace tutti i contagiati servirebbero tra 18 e 22 miliardi di dollari all’anno, ma al momento ne vengono investiti solo 10. La Conferenza di New York, quindi, ha anche l’obiettivo di generare più donazioni da parte dei Paesi ricchi. Un elemento di contrasto nell’elaborazione del documento finale è stata l’idea di citare i gruppi più a rischio e che hanno bisogno di più aiuto, come i drogati, gli omosessuali e le prostitute. Annan ha dichiarato che “bisogna essere realistici ed aiutare i più vulnerabili. Non avremmo successo – ha aggiunto – mettendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che queste persone non esistono”.

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Si riduce di oltre 1000 uomini la presenza, in Etiopia e in Eritrea, dei Caschi blu delle Nazioni Unite: il consiglio di sicurezza dell’ONU ha deciso infatti di portare da oltre 3 mila e 300 a quasi 2 mila e 300, gli uomini del proprio contingente dislocato nei due Paesi africani. In una risoluzione, approvata all’unanimità, è stato inoltre prorogato di 4 mesi, fino al prossimo 30 settembre, il mandato dell’UNMEE, la missione di pace presente da circa 6 anni nell’area ‘cuscinetto’ fra i due Stati.

 

Nuova ondata di violenze in Somalia: a Mogadiscio, estremisti appartenenti alle scuole coraniche, sospettate di avere legami con Al Qaeda, hanno attaccato le milizie dei signori della guerra, finanziati, secondo il presidente somalo ad interim, dagli Stati Uniti. Negli scontri, sono morte almeno 7 persone. Da febbraio ad oggi, le vittime sono state oltre 350, in gran parte civili.

 

Crisi di governo in Lituania: il premier Brazauskas si è dimesso dopo l’uscita dall’esecutivo dei laburisti. La fine del mandato arriva dopo settimane di polemiche innescate da uno scandalo di corruzione che ha investito alcuni ministri. Brazauskas era alla guida del governo dal 2001.

 

In un rapporto di 42 pagine, il tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia ha riaffermato che Slobodan Milosevic è morto per cause naturali e non per avvelenamento. Secondo l’inchiesta, la scelta dell’ex presidente jugoslavo di difendersi da solo, ha provocato “falle nella sicurezza” della prigione perché ha permesso a Milosevic l’accesso a medicinali non prescritti.

 

Gli Stati Uniti hanno congelato aiuti per sette milioni di dollari alla Serbia denunciando uno scarso impegno di Belgrado nel procedere all’arresto di criminali di guerra serbi. L’amministrazione di Washington ha chiesto, in particolare, una maggiore partecipazione nelle attività di ricerca del  generale serbo-bosniaco, Ratko Mladic.

 

Due forti esplosioni, seguite da un incendio, hanno devastato, nella notte, una fabbrica per la produzione di ammoniaca a Billingham, nel nord dell’Inghilterra. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma sono  ancora oscure le cause dell’esplosione dello stabilimento, appartenente al gruppo britannico ‘Imperial Chemical Industries’, ma si escludono origine terroristiche o dolose. Sul posto, sono intervenuti i Vigili del fuoco che hanno spento le fiamme.

 

In Italia, primo messaggio del nuovo presidente, Giorgio Napolitano,  in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. “Nulla è più necessario ora - ha detto Napolitano - che un clima di operosità e di responsabile collaborazione, nel libero confronto delle idee e delle posizioni politiche”. Il Quirinale ha reso noto, intanto, che il presidente della Repubblica italiano “ha avuto una cordiale conversazione telefonica con la signora Gemma Calabresi”, ragguagliandola sulla decisione, presa ieri, di firmare il decreto di concessione della grazia a Ovidio Bompressi, condannato nel 1997 a 19 anni di carcere per aver “eseguito materialmente” l’omicidio del commissario Calabresi, avvenuto a Milano nel 1972.

 

 

 

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