RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 152 - Testo della trasmissione di giovedì 1 giugno 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa incontra i Patrons
of the Arts, sostenitori dei Musei Vaticani
L’ing. Sandro Piervenanzi,
nuovo direttore tecnico della Radio Vaticana
OGGI IN PRIMO PIANO:
Regna
la paura a Timor Est dopo i disordini dei giorni scorsi: con noi un missionario
salesiano
In corso a Vicenza il Festival Biblico: ce ne parla
mons. Gianfranco Ravasi
CHIESA E SOCIETA’:
A Roma 10 mila aderenti al Rinnovamento
carismatico per la Pentecoste col Papa
In Indonesia, è salito ad oltre 6200 il bilancio,
ancora provvisorio, delle vittime del sisma che ha colpito l’isola di Giava
1 giugno 2006
OGGI E’ SEMPRE PIU’
NECESSARIO PROCLAMARE CON CHIAREZZA
DI CRISTO
SENZA
RACCOGLIENDO
LE PROPOSTE EMERSE DURANTE IL SINODO SULL’EUCARISTIA
Occorre proclamare a tutti “con vigore e chiarezza” la
verità dell’amore evangelico, “senza timori e reticenze, mai cedendo ai
condizionamenti del mondo”. E’ quanto ha detto oggi il Papa ricevendo in
Vaticano i partecipanti alla riunione del Consiglio ordinario della segreteria
generale del Sinodo dei Vescovi, guidati dall’arcivescovo Nikola
Eterović. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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“Non può essere taciuta la verità dell’Amore, perché è
l'essenza stessa di Dio” – afferma il Papa - Predicarla sui tetti” è non solo
un servizio di amore “ma messaggio necessario per l'uomo di ogni tempo”:
“La verità
dell’amore evangelico interessa ogni uomo e tutto l'uomo, ed impegna il pastore
a proclamarla senza timori e reticenze, mai cedendo ai condizionamenti del
mondo”.
E questo va fatto – sottolinea il Papa citando San Paolo –
“opportune, importune”, cioè “in ogni occasione opportuna e non opportuna”:
“In un tempo come il
nostro, segnato dal crescente fenomeno della globalizzazione,
si rende sempre più necessario far giungere con vigore e chiarezza a tutti la verità di Cristo e il suo Vangelo di salvezza. I
campi nei quali proclamare e testimoniare con amore la verità sono
innumerevoli; tanta gente ne è assetata e non può essere lasciata languire in
cerca di cibo. Questa è la nostra missione, venerati e cari Fratelli!”
Benedetto XVI ricorda il Sinodo sull’Eucaristia dell’anno
scorso, per il quale il Consiglio ordinario sta raccogliendo le proposte emerse
dall’Assemblea sinodale da consegnare al Papa in vista della sua Esortazione
Apostolica postsinodale. Un testo atteso da tutta
“Nutrire il gregge
del Signore è pertanto ministero d'amore vigile, che esige totale dedizione
fino all’esaurimento delle forze e, se necessario, al sacrificio della vita. E’
soprattutto l’Eucaristia la sorgente e il segreto dell’impulso permanente della
nostra missione. In realtà, il Vescovo configura nella sua esistenza ecclesiale l'immagine di Cristo che ci nutre
con la sua carne e il suo sangue. Dall’Eucaristia il Pastore trae vigore per
esercitare quella particolare carità pastorale che consiste nel dispensare al
popolo cristiano il cibo della verità”.
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LA BELLEZZA DELL’ARTE, LO SPESSORE DELLA STORIA MA
SOPRATTUTTO
LA TESTIMONIANZA DELL’IMMUTABILE FEDE DELLA
CHIESA:
E’ LA
RICCHEZZA DEI MUSEI VATICANI RICORDATA DAL PAPA NELL’INCONTRO
CON I PATRONS OF THE ARTS,
CHE HA
RINGRAZIATO PER IL LORO CONTINUO INTERESSE
- A
cura di Fausta Speranza -
Non solo custodi dell’incomparabile patrimonio dei Musei
Vaticani ma anche parte della missione evangelizzatrice della Chiesa: così
Benedetto XVI si è rivolto ai Patrons of the Arts ricevuti stamane in
Vaticano, nel V centenario di fondazione dei Musei. I tesori artistici che ci
circondano “non sono soltanto impressionanti monumenti del passato” – ha
sottolineato il Papa – ma piuttosto si fanno “perenne
testimonianza dell’immutabile fede della Chiesa nella Trinità di Dio”. Questo
per centinaia di migliaia di visitatori – ha ricordato – che contemplano le
opere d’arte anno dopo anno. E Benedetto XVI ha citato una frase di Sant’Agostino, nelle Confessioni (X, 27), definendola
memorabile: “Bellezza sempre antica e sempre nuova”.
Ricordiamo che i “Patrons of the Arts in the Vatican Museums” è un gruppo di persone dedite alla
conservazione della vasta e unica collezione di arte dei Musei Vaticani. Il
gruppo è nato nel 1983 quando una grande esposizione
di opere provenienti dal Vaticano fu allestita negli Stati Uniti, a New York,
Chicago e San Francisco. Alcune persone, rendendosi conto dell’onere dei lavori
necessari per l’allestimento, diedero un contributo. Si costituirono in un
gruppo che non si è più sciolto e che anzi è
cresciuto, seguendo i sempre necessari lavori di restauro e
ammodernamento.
“RINGRAZIO
LA MADONNA PER IL SOSTEGNO CHE MI OFFRE NEL QUOTIDIANO
SERVIZIO
ALLA CHIESA”: COSÌ IL PAPA IERI SERA AL TERMINE
DELLA
RECITA DEL ROSARIO PER LA CONCLUSIONE DEL MESE MARIANO.
NELLA
SUA RIFLESSIONE BENEDETTO XVI HA VOLUTO RICORDARE
ANCHE
LA SUA RECENTE VISITA AL SANTUARIO DI CZĘSTOCHOWA
La conclusione del mese dedicato a Maria è stata celebrata
ieri sera con la recita del Rosario lungo i viali dei Giardini Vaticani. Al
termine della preghiera mariana si è unito ai fedeli anche Benedetto XVI che
prima di impartire la sua benedizione ha offerto una riflessione su Maria. Il
servizio di Tiziana Campisi:
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(musica)
Hanno voluto pregare Maria insieme a Benedetto XVI in
migliaia. Innumerevoli le fiaccole che hanno reso suggestiva al crepuscolo la
recita del Rosario guidata da mons. Angelo Comastri, vicario del Papa per la
Città del Vaticano. Nella Grotta di Lourdes il Santo Padre ha rivolto il suo
saluto ai fedeli al termine della celebrazione della Parola ed ha voluto ricordare
ancora il suo viaggio in Polonia:
“… mi torna ora in
mente, in modo particolare, la sosta nel santuario di Jasna
Góra a Częstochowa,
dove ho compreso ancor più quanto la nostra celeste Avvocata accompagni il
cammino dei suoi figli, e non lasci inascoltate le suppliche che a Lei vengono rivolte con umiltà e fiducia”.
Poi il Papa ha spiegato, quanto la presenza di Maria, lo
accompagni nel proprio ministero:
“So di poter contare
sul suo aiuto in ogni situazione; anzi so che Lei previene con intuito materno
ogni necessità dei suoi figli e interviene efficacemente per sostenerli: questa
è l’esperienza del popolo cristiano fin dai suoi primi passi a Gerusalemme”.
La riflessione di Benedetto XVI ha offerto l’opportunità
di scoprire ancora una volta Gesù attraverso Maria e nell’invocare lo Spirito
Santo, all’inizio del Rosario, i fedeli hanno pregato con queste parole:
“Facci amare la Scrittura per riconoscere la voce viva di
Gesù; rendici umili e semplici per comprendere i misteri del Regno di Dio”.
La liturgia della Parola ha proposto il profeta Sofonia:
“Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con
tutto il cuore figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico”.
Nella Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria è
stato letto il Vangelo di Luca:
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino le sussultò nel grembo”.
Poi mons. Comastri ha rivolto alla Madonna insieme ai fedeli questa invocazione:
“Maria siamo poveri come la paglia
di Betlemme! Prega perché Gesù nasca in noi e ci trasformi in una notte piena
di luce: piena di Lui. Maria vogliamo vedere Gesù”.
E per offrire una meditazione sulla pagina evangelica e
far luce sulla Parola il Papa ha detto:
“Come non notare
che, nell’incontro tra la giovane Maria e l’ormai matura Elisabetta, il
nascosto protagonista è Gesù? Maria lo porta nel suo
seno come in un sacro tabernacolo e lo offre come il dono più grande a
Zaccaria, alla moglie di lui Elisabetta ed anche al bimbo che si sta
sviluppando nel grembo di lei. ‘Ecco – le dice la
madre di Giovanni Battista – appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi,
il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo’ (Lc 1,44).
Dove giunge Maria è presente Gesù”.
“Mai la vera devozione mariana offusca o diminuisce la
fede e l’amore per Gesù Cristo nostro Salvatore unico mediatore tra Dio e gli
uomini” – ha proseguito il Pontefice – che infine ha chiarito cosa significa
mettersi alla sequela della Vergine:
“L’affidamento alla
Madonna è una via privilegiata, sperimentata da tanti santi, per una più fedele
sequela del Signore. A Lei, dunque, affidiamoci”.
E dopo la benedizione il Papa ha recitato la preghiera a
Maria da lui stesso scritta nell’Enciclica Deus caritas est:
“Mostraci Gesù!
Guidaci a Lui! Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi
diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva
in mezzo a un mondo assetato”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in successive udienze anche mons. Alfred Clifton Hughes, arcivescovo di
New Orleans (Stati Uniti d’America); mons. Antoine Hamid Mourany, arcivescovo
emerito di Damasco dei Maroniti (Siria); l’ambasciatore dell’Uruguay, Daniel Pérez del Castillo, in visita di
congedo.
In Francia, il Papa ha nominato vescovi ausiliari
dell’arcidiocesi di Parigi mons. Jérôme Beau, finora
rettore del Seminario dell’arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Privata, e mons. Jean-Yves Nahmias,
finora vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Termini Imerese. Mons. Jérôme Beau è nato il 24 dicembre
Infine, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Bougainville (Papua Nuova Guinea) il rev. Bernard Unabali, vicario generale
della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cuicul. Il rev. Bernard Unabali è nato il 5 maggio
NEL
SERVIZIO ALLA CHIESA: COSI’ IL CARDINALE MARC OUELLET
NELLA
SECONDA GIORNATA DEL CONGRESSO MONDIALE
DEI
MOVIMENTI A ROCCA DI PAPA
Seconda giornata del Congresso mondiale dei Movimenti e
comunità ecclesiali, al centro Mondo Migliore a Rocca di Papa, in vista
dell’incontro con Benedetto XVI per la Veglia di Pentecoste. La mattina è
iniziata con la Messa celebrata da mons. Vincenzo Paglia. Il vescovo di Terni
ha sottolineato come la bellezza e la gioia siano iscritte nella storia dei
movimenti. I lavori sono stati introdotti da una relazione del cardinale Marc Ouellet; quindi, la tavola
rotonda sul tema “Rendere ragione della bellezza di Cristo nel mondo di oggi”.
Da Rocca di Papa, il nostro inviato, Alessandro Gisotti:
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E’ nella bellezza di Cristo che i movimenti possono
trovare nuova linfa e nuovo slancio: si può sintetizzare così il significato
dei diversi interventi che hanno caratterizzato questa seconda giornata del
Congresso mondiale dei nuovi movimenti. Il cardinale Marc
Ouellet, nella relazione introduttiva, ha rivolto
l’atten-zione al tema dell’incontro: “La bellezza di essere cristiano e la
gioia di comunicarlo”, passo, questo, tratto dalla Messa di inizio di
pontificato di Benedetto XVI. L’arcivescovo di Québec
ha sottolineato che proprio la bellezza del volto di Cristo può dare nuovo
slancio ai movimenti ma questo slancio, ha avvertito,
deve sempre essere vissuto con spirito di comunione al servizio della Chiesa. Vivere
sotto il segno della bellezza e dell’amore di Cristo – ha proseguito il
porporato canadese – non è un programma, ma una grazia, un dono dello Spirito
Santo. Uno dei compiti dei movimenti e comunità – è stato il suo richiamo – è
allora quello di educare alla pienezza dell’umanità. Ancora: la crescita dei
movimenti deve sempre essere armoniosa, operare nell’unità per dare testimonianza
dell’amore di Cristo. Un amore che riconcilia. Ecco, dunque, che le nuove
realtà ecclesiali sono chiamate all’impegno ecumenico, passaggio – questo –
applaudito dai congressisti. Il cardinale Ouellet ha
concluso affermando che, in definitiva, la bellezza dei cristiani discende da
Cristo e da Maria, che è piena di grazia perché è amata dal Signore.
E’ stata poi la volta della tavola rotonda sul tema:
“Rendere ragione della bellezza di Cristo nel mondo di oggi”. Don Bernard Périoud, della Comunità
dell’Emanuel, si è soffermato sulla minaccia alla bellezza cristiana
rappresentata dalle sètte e diverse forme di new age, segno di una fuga dalla realtà,
tipica dei nostri tempi. Dal canto suo, mons. Fouad Twal, vescovo coadiutore di Gerusalemme, ha raccontato dello
stupore dei giovani musulmani quando incontrano i
coetanei dei movimenti ecclesiali che lasciano la ricchezza dei loro Paesi per
passione di Cristo e dell’uomo. Luís Fernando Figari,
del movimento di vita cristiana, ha messo l’accento sull’importanza del
trasmettere la bellezza di Cristo alle nuove generazioni, tema caro a Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI; riflessione riproposta da Dino Boffo,
direttore del quotidiano “Avvenire”, che ha affermato:
“Tutti i fedeli, laici compresi, sono chiamati a servire la bellezza della
Chiesa, e ciò attraverso l’amore, affinché anche i lontani possano essere
affascinati da questa bellezza”.
L’ultimo intervento è stato dedicato alla bellezza del
cristianesimo in situazioni di povertà e violenza. Andrea Riccardi,
fondatore della Comunità di Sant’Egidio, citando la Deus caritas est, ha ribadito che nel
sostegno ai poveri e ai sofferenti non si può rinunciare alla preghiera e alla
bellezza di Cristo.
Dal Centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.
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In 20 mila da tutto il mondo saranno in Piazza San Pietro
sabato pomeriggio per la veglia con il Papa: stiamo parlando degli aderenti al
Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich a
Trento durante l’ultima guerra mondiale e oggi diffuso a livello planetario.
Dalla Pentecoste del ’98, intenso è stato l’impegno del Movimento per
approfondire l’amicizia e la collaborazione tra le nuove realtà laicali sorte
nella Chiesa come conferma, al microfono di Adriana Masotti, Giuseppina Pisani del Consiglio generale
dei Focolari per i giovani.
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R. – In questi anni c’è stata tanta comunione e tanta
fraternità tra i movimenti. L’incontro con Giovanni Paolo II è stata
un’esperienza bellissima, che ci ha interpellati proprio fortemente. Ci ha
fatto conoscere le ricchezze di tanti movimenti e comunità nella Chiesa, ha
aperto nuove strade di collaborazione tra noi nelle diocesi e nelle parrocchie.
Ci siamo conosciuti e ci siamo voluti bene.
D. – Benedetto XVI ripete spesso che il cristianesimo è
fondamentalmente l’incontro con una persona, con Gesù. I movimenti sono una via
per far incontrare Gesù alle persone. Con quale stile lo fa il movimento dei
Focolari? Qual è la sua proposta?
R. – La nostra spiritualità è tutta centrata nella vita
del Vangelo. E’ molto forte per noi il testimoniare la vita dell’amore, l’amore
che ci ha portato Gesù sulla terra. E questo modo di rapportarsi con gli altri
fa sì che molti vengano e ci domandino: “Ma perché sei così?” E molte volte
questo fa incontrare agli altri Gesù, ma un Gesù presente attraverso il nostro
amore concreto.
D. – Un amore concreto che porta anche ad impegnarsi in
vari settori della vita sociale, economica, politica…
R. – Per esempio, Chiara Lubich
ha lanciato un progetto nel ’91, il progetto dell’Economia di comunione e
attualmente ci sono 700 aziende che si sono proposte di dare almeno un terzo
dei loro utili per i più bisognosi, ma anche di creare nuovi posti di lavoro.
Oppure, queste idee che porta il Movimento dei
Focolari sono state lanciate anche in campo politico, tra i politici di tutti
gli schieramenti, perchè sono idee di fraternità. Siamo anche tanto aperti al
dialogo con tutti i cattolici, con i cristiani di altre denominazioni, con
persone di altre religioni, ma anche con persone che non hanno un credo. Questo
ci rinforza ancora di più nella gioia di poter dare questo tesoro che abbiamo ricevuto
a tutti.
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Alla veglia di Pentecoste con il Papa partecipa anche una
folta rappresentanza della Comunità Shalom, fondata in Brasile da Moyses Louro de Azevedo Filho, e che conta oggi circa 40 mila aderenti in tutto il mondo. Giovanni Peduto
ha intervistato il fondatore:
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D. – Qual è la storia, l’origine, la genesi della
comunità?
R. – La comunità è nata in Brasile nel 1982, dopo la
visita di Giovanni Paolo II nel
D. – Con quale carisma specifico? Vuole puntualizzare
questo aspetto?
R. – La nostra comunità ha il carisma della pace, di
portare al cuore dell’uomo la pace. La parola “shalom” è la prima parola che Gesù il
Risorto, che è passato per
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L’ING. SANDRO
PIERVENANZI, NUOVO DIRETTORE TECNICO DELLA RADIO VATICANA
Il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano ha
nominato, con decorrenza da oggi 1° giugno, per un quinquennio, l’ing. Sandro Piervenanzi nuovo direttore tecnico della Radio Vaticana.
Succede al dr. Alberto Gasbarri, che era stato
nominato direttore tecnico ad interim. Il dr. Gasbarri,
direttore amministrativo della Radio Vaticana, dopo aver ricevuto anche
l’incarico di organizzatore dei viaggi pontifici all’estero, aveva chiesto di
provvedere quanto prima alla nomina di un successore. L’ing. Piervenanzi ha 53 anni e fa parte della Radio Vaticana dal
1985.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Maggio 2006: il grazie del Papa a
Maria per il dono di un mese straordinario.
Benedetto XVI conclude nei Giardini Vaticani un
tempo forte di preghiera e di spiritualità segnato in particolare dal
pellegrinaggio della statua della Vergine di Fatima, nel XXV anniversario
dell’attentato a Giovanni Paolo II, e dal viaggio apostolico “nella cara terra
di Polonia”.
Servizio vaticano - Il discorso del Papa ai partecipanti alla terza riunione dell’XI
Consiglio Ordinario del Sinodo dei Vescovi.
Nell’occasione il Santo Padre ha sottolineato che
la verità dell’amore evangelico impegna il pastore a proclamarla senza timori e
reticenze.
Servizio estero - Nucleare: l’Iran respinge la
proposta di dialogo degli Stati Uniti.
Servizio culturale - Un articolo
di Andrea Emiliani dal titolo “Una meditazione sull’uomo còlto tra gli affanni e le speranze della vita”: le opere
di Franco Patruno in mostra nel Padiglione d’Arte
Contemporanea di Palazzo Massari a Ferrara.
Una monografica di Marcello Filotei
dal titolo “La musica elettronica nell’era del digitale”.
Servizio italiano - Economia. Commenti favorevoli
alla relazione di Draghi.
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1 giugno 2006
REGNA
-
Intervista con un missionario salesiano -
Situazione
sostanzialmente tranquilla nelle ultime ore a Dili,
capitale di Timor Est, dopo che ieri migliaia di persone hanno saccheggiato il
magazzino di grano del ministero dell’Agricoltura. Il presidente Xanana Gusmao ha lanciato un
appello all’unità nazionale, ma la situazione politica è ancora di grande
instabilità. Di Timor Est ha parlato ieri, alla fine dell’Udienza Generale,
anche Benedetto XVI, il quale ha lanciato un vibrante appello alle
organizzazioni internazionali affinché “sia compiuto ogni sforzo” – ha detto - per
riportare la pace in quell’area del mondo. Ma come
sono state accolte, proprio a Timor Est, le parole del Pontefice? Salvatore
Sabatino ha raggiunto telefonicamente nella capitale, Dili,
un salesiano, di cui non diffondiamo il nome per motivi di sicurezza.
Ascoltiamo:
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R. – Quello che abbiamo sentito, per la gente di fede è
stato molto bello. Per i nostri capi, invece, e per la gente del governo non
vuol dire niente. Loro non danno attenzione alle parole di fede, alle parole
della Chiesa. Molta gente aspetta la pace, molta gente di fede cattolica ha
speranza nella Chiesa e per questo quasi tutta la gente si è rifugiata nei conventi,
nelle Chiese, nelle case dei religiosi.
D. – Padre, qual è la situazione attualmente a Timor Est?
R. – In montagna, nei villaggi di montagna non è accaduto
niente. Solo in città. Ma in città c’è solo un terzo della popolazione di
Timor. Adesso tutta la gente ha grande paura, perché i gruppi armati sono
ancora in città, anche se le forze armate australiane controllano e cercano di
dare un po’ di stabilità. La sera, però, quando non ci sono australiani, queste
bande armate creano confusione, bruciano le case, uccidono la gente. E adesso
tutti hanno paura. Noi provvediamo al mangiare e al cibo conformemente alle
nostre possibilità. Recentemente è entrato il World Food Programme
e sta distribuendo del cibo, del riso, ogni giorno, alla popolazione.
D. – Per quanto riguarda gli aiuti, la Chiesa ha assunto
un ruolo di guida, un ruolo di primo piano. La gente ha bisogno della Chiesa?
Avete, comunque, delle conferme di questo?
R. – Certamente, anche quando noi chiediamo alla gente: “Ma
perché voi venite qui e non andate in altri posti più
sicuri, all’ambasciata americana?” Loro dicono: “No, noi non abbiamo più
fiducia in nessuno, soltanto nella Chiesa, soltanto nei preti, nel vescovo, nelle
suore. Per noi sono le uniche persone che portano la fiducia e la speranza”.
D. – Lei che cosa immagina per il futuro di Timor Est: la
pace o si continuerà a combattere?
R. – E’ difficile dirlo, ma sembra che loro hanno ancora
bisogno di una presenza straniera nel Paese: se non sarà il Portogallo o
l’Indonesia sarà l’Australia o le Nazioni Unite. Sembra che per la sicurezza,
per l’economia e per molti aspetti della vita quotidiana, loro hanno ancora
bisogno della presenza straniera. Se questa presenza straniera rimarrà forte e
consistente loro potranno pian piano tornare alla normalità. Ma se lasceranno
Timor in due o tre mesi, i timorensi torneranno alla
violenza.
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I
VESCOVI EUROPEI INTERVENGONO SUL PROBLEMA DELLE CELLULE STAMINALI: “TRATTARE UN
EMBRIONE UMANO COME UN SOGGETTO DI RICERCA
NON È COMPATIBILE CON IL RISPETTO DELLA VITA
UMANA”
-
Intervista con Maria Luisa Di Pietro -
Prosegue con toni accesi il dibattito in Italia in materia
di bioetica dopo il ritiro della firma italiana dalla “Dichiarazione etica” in
ambito europeo, contraria all’uso delle cellule staminali embrionali,
nell’ambito del 7° Programma quadro per la ricerca. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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Il provvedimento è stato deciso dal neo-ministro
dell’Università e della ricerca, Fabio Mussi, senza “preventiva valutazione del
Consiglio dei Ministri, né preliminare ed esauriente dibattito in
Parlamento”, rileva l’Associazione
“Scienza e vita”, in una nota di protesta rivolta al capo del Governo, Romano
Prodi, e allo stesso ministro Mussi, dove si sottolinea come la decisione
ministeriale sia stata “gravemente lesiva della volontà popolare manifestata”
nel referendum del giugno 2005 e “comunque inopportuna”.
Di tutto ciò si discute animatamente tra opposizione e
governo, ma anche nella stessa compagine governativa, e soprattutto tra i
cittadini chiamati in causa su questioni certamente complesse, trasversali alle
ideologie politiche. In proposito ieri alla Camera, il vice presidente del
Consiglio Francesco Rutelli, ha sottolineato che “su materie di
tanta sensibilità e rilevanza etica sarà un orientamento collegiale ad esprimere
la posizione della maggioranza e del Governo”, aggiungendo che “su materie eticamente sensibili” è “sconsigliabile - a suo parere -
che ci sia una posizione unitaria dell’Europa perché è evidente che le legislazionì nazionali sono differenti da Paese a Paese”.
Ma dall’Europa si leva la voce dei vescovi: “Ribadiamo la
nostra obiezione al finanziamento da parte dell’Unione Europea della ricerca
che implichi la distruzione di embrioni umani”. In un comunicato della
Commissione degli episcopati della comunità europea (COMECE) i presuli
ribadiscono “che trattare un embrione umano come un soggetto di ricerca non è
compatibile con il rispetto della vita umana”. E per questo richiamano con
forza il “rispetto dei valori e delle ragioni fondamentali in virtù delle quali
alcuni Stati membri vietano o limitano questo tipo di ricerca”, nella tutela
“dell’inviolabilità della vita e della dignità umana”.
Ricordiamo che la “Dichiarazione etica” era
stata approvata dall’Italia nel novembre scorso insieme ai governi di
Germania, Polonia, Slovacchia ed Austria. Su questo ‘ciclone’ che ha investito
il mondo politico e che interpella le coscienze di tutti ascoltiamo il parere
di Maria Luisa Di Pietro,
docente
di Bioetica nella Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica
del Sacro Cuore, presidente dell’Asso-ciazione “Scienza e vita”, al microfono
di Debora Donnini:
R. – Siamo rimasti un po’ stupiti da questa decisione,
perché gli unici dati che la ricerca ha ottenuto attualmente in senso positivo
per quanto riguarda l’utilizzo delle staminali, si riferiscono all’utilizzo
delle cellule staminali cosiddette adulte e le cellule staminali provenienti da
sangue di cordone ombelicale. Per quanto riguarda l’utilizzo delle cellule embrionali
nei Paesi dove queste sperimentazioni sono permesse e dove vengono
già fatte non c’è stata nessuna evidenza di un qualche vantaggio. Questo
rappresenta il primo punto per il quale non si comprende come mai invece di
favorire e finanziare la ricerca delle cellule staminali adulte e per le
cellule del sangue del cordone ombelicale si continui ancora a dibattere sulle
cellule embrionali. C’è poi anche un altro punto, perché non si tratta
solamente di una questione di utilità o meno, di riuscita o meno e cioè una questione
di tipo etico.
D. – Immagino che sia anzitutto perché prelevare le
cellule staminali embrionali implica la morte dell’embrione?
R. – Infatti, perché per prelevare le cellule bisogna
distruggere la massa cellulare interna dell’embrione alla fase della blastocisti, quando l’embrione ha circa 150-200 cellule, il
che significa distruggere l’embrione. Quindi, ovviamente, si tratta di uccidere
un essere umano. Non ha nessuna rilevanza nella valutazione etica, nel senso
che la valutazione etica non cambia se questi embrioni si trovano ad essere in
soprannumero dalle tecniche di fecondazione artificiale o si trovano ad essere
in stato di abbandono. Altrimenti potremmo anche incorrere nella situazione
paradossale in cui non solo li abbiamo abbandonati, ma addirittura gli procuriamo
la morte dopo non essercene assolutamente interessati, paragonandoli ed utilizzandoli
come se fossero semplicemente del materiale di laboratorio.
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IN CORSO A VICENZA IL FESTIVAL BIBLICO
- Intervista
con mons. Gianfranco Ravasi -
Oltre 60 avvenimenti in ville, monasteri e palazzi di
Vicenza: tutto questo è il Festival Biblico, in programma fino al 3 giugno. “I
luoghi delle Scritture”, tema di quest’anno, saranno rivisitati attraverso
conferenze, spettacoli, mostre, meditazioni, giochi e laboratori. Intervengono Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, e padre Michele Piccirillo,
archeologo francescano di Terra Santa. “Lo spazio sacro” è invece il cuore
della riflessione guidata dal biblista e teologo mons.
Gianfranco Ravasi. Paolo Ondarza
lo ha intervistato:
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D. – Mons. Ravasi,
il Festival Biblico è un’occasione per riflettere sui testi sacri, ma non solo…
R. – Forse questo evento del Festival Biblico di Vicenza
ha una caratteristica in più: cercare di portare la Bibbia anche al di fuori
delle Chiese. La Bibbia entra all’interno delle piazze e nella vita quotidiana
attraverso una sequenza di eventi diversi e in questo senso realizza la sua
anima profonda, che non è quella di essere soltanto un testo sacrale. La Bibbia
è anche l’interpretazione del senso ultimo della nostra storia. E’ vero,
infatti, che è molto più facile, aprendo una pagina della Bibbia, che ci si
trovi di fronte ad una guerra oppure ad un uomo che si lamenta. In questo
senso, direi, che il Festival Biblico è un modo di presentare l’autenticità
della Bibbia che è spirito e carne, eterno e tempo, infinito e spazio.
D. – La Bibbia è certamente tra i testi più diffusi nel
mondo, ma è anche il più letto?
R. – Uno scrittore, un poeta famoso come Claudel, negli anni ’50 del secolo scorso, diceva che i
cristiani dimostrano un grande rispetto nei confronti
della Bibbia, standone il più lontano possibile. Ecco dobbiamo constatare che
la Bibbia con il Concilio Vaticano II è entrata all’interno di quasi tutte le
case. Lo scopo, però, principale che deve essere tipico della catechesi, ma
anche di questi stessi eventi culturali, è quello di far sì che la Bibbia
diventi un testo anche letto, una lampada che illumina i passi nel cammino
della vita, in altre parole uno strumento per vivere in pienezza la nostra
storia, trovandone il senso ultimo, trascendente, misterioso e grandioso.
D. – E veniamo al tema del suo intervento all’interno del
Festival…
R. – Il tema è “I luoghi delle Scritture”, cioè lo spazio
sacro. Lo spazio è una delle grandi sedi in cui si celebrano le grandi epifanie
di Dio. Nella Bibbia lo spazio ha un’importanza notevole, non solo in senso
fisico – ad esempio il tempio di Sion - ma anche come tempio cosmico, ovvero
l’universo intero, nel quale Dio parla. Va anche detto che il cristianesimo
arriva a dire che ormai non sia adorerà più né su questo monte né in
Gerusalemme. Il tempio diviene il Corpo di Gesù. Paolo dice: “Il vostro corpo è
il tempio dello Spirito che è in voi”. Ecco, sarà questo il filo conduttore
della riflessione: scoprire la presenza che si annida nello spazio, ma anche la
presenza che si annida nell’altro tempio che siamo noi, che è il Cristo prima
di tutto, e che è la storia dell’umanità.
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L’ACCENSIONE
DELLA FIACCOLA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II
-
Intervista con don Felice Poli -
Per tenere vivo il
ricordo e il messaggio di Papa Giovanni Paolo II, domani alle ore 12.30, per la
prima volta, sarà accesa una fiaccola nelle Grotte Vaticane sulla tomba del
Pontefice. La cerimonia sarà officiata dal Vicario del Papa per
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R. – Noi che stiamo
per iniziare un’opera di sensibilizzazione, vogliamo far vivere e rivivere
ancora la dottrina di Giovanni Paolo II. Come far questo, senza attingere alla
sua luce? Sarebbe una presunzione! Allora, simbolicamente, vogliamo creare una
forma visibile di comunione e darci anche una garanzia di protezione particolare,
perché stiamo lavorando nel suo nome.
D. – Assisteremo ad
una vera e propria maratona, con tanti atleti che parteciperanno. E’ stato
difficile, organizzare tutto questo?
R. – Ma io direi:
assolutamente no! Addirittura, abbiamo dovuto necessariamente limitare le
adesioni, perché sono state tutte entusiastiche. Generosamente,
queste persone si prestano: da Nicosia, campione del
mondo, Manuela Di Centa, che è stata pluridecorata, eccetera:
tutti si sono prestati con il desiderio di andare lì e di attingere loro per
primi e di portarla, quella luce. Cioè, lo sport ancora una volta si
mette a servizio del Papa, proprio con questa intenzione, di portare quella
luce, di diffonderla, di farla conoscere. Passando per le strade.
D. – Ecco, c’è
anche un’altra iniziativa. Si tratta di una vera e propria “Clinica
dell’anima”, voi l’avete chiamata …
R. – Sì, l’abbiamo
chiamata così: la “Clinica dell’anima”. I pellegrini che andavano nei grandi
santuari, talvolta nel tentativo di accorciare i percorsi e fare delle scorciatoie,
si perdevano. I monaci, che erano consapevoli di questa cosa, suonavano una campana,
e il suono di questa campana serviva di orientamento per le persone smarrite.
In un certo senso, la “Clinica dell’anima” è questa campana che ancora suona da
un monastero, che sta dicendo alla gente del mondo: “Qui è il luogo del
silenzio, è il luogo della pace, il luogo dove dei monaci mettono a servizio di
tutti quello che loro hanno avuto quasi come un privilegio”.
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1 giugno 2006
LUTTO NEL MONDO DELLA
CHIESA PER LA TRAGICA MORTE DI PADRE CLAUDIO ROSSI, GESUITA
E VICE RETTORE DELLA CAPPELLA UNIVERSITARIA DE ‘LA SAPIENZA’
DI ROMA
- A
cura di Beatrice Luccardi -
ROMA. = Tragica
fatalità per padre Claudio Rossi, 61 anni, gesuita, e vice rettore della
cappella dell'Università La Sapienza di Roma. Ieri pomeriggio a Palestrina, non lontano dalla capitale, si era recato a
pregare nella cappella di famiglia con la madre, quando è
sprofondato nel pavimento che improvvisamente ha ceduto, perdendo la
vita. Caduto sul fondo di un antico pozzo, a nulla sono valsi gli sforzi dei
vigili del fuoco. Sono stati poi alcuni speleologi a recuperare il corpo del
religioso. Nato il 14 maggio del 1945, Claudio Rossi si era trasferito
giovanissimo in Sudafrica con la famiglia. Entrato nella Compagnia di Gesù nel
1973, era stato ordinato sacerdote nel 1975. Nel periodo giovanile aveva attivamente
partecipato alla lotta non violenta contro l’allora regime segregazionista sudafricano.
Negli Anni Ottanta era stato quindi impegnato in una parrocchia della periferia
di Liverpool, in Inghilterra. Tornato in un Sudafrica divenuto democratico, ma afflitto da una grave congiuntura
socio-economica, aveva lavorato al centro di Johannesburg, città divenuta
estremamente pericolosa per l’alto tasso di criminalità violenta. Nel 2002 era
rientrato in Italia. Dal settembre aveva iniziato la collaborazione con la
cappella dell’Università La Sapienza.
LA
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA LA FRANCIA PER IL CASO
DI
PASCAL TAÏS, IL 33ENNE FRANCO-MAROCCHINO MORTO NEL 1993
NEL
COMMISSARIATO DI ARCACHON A CAUSA DELLE PERCOSSE INFLITTEGLI
DURANTE
UN INTERROGATORIO.
LA SUA
FAMIGLIA SARÀ RISARCITA CON 70 MILA EURO
STRASBURGO. = Violazione
dell’art. 2 sul diritto alla vita della Convenzione europea dei diritti umani e
assenza di un’inchiesta effettiva sulle circostanze dell’av-venimento: queste
le motivazioni della condanna inflitta oggi alla Francia
da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per il caso di Pascal Taïs, un franco-marocchino
di 33 anni ritrovato morto nel 1993 in una cella del commissariato di Arcachon, in provincia di Parigi. La Corte ha condannato il
Paese a risarcire i parenti dell’uomo con 50mila euro per il danno morale e
20mila euro per le spese processuali. Pascal Taïs fu interrogato nella notte fra il 6 e il 7 aprile di
13 anni fa in seguito ad una rissa. I poliziotti lo colpirono con il manganello
su mani, gambe e torace e lo schiaffeggiarono poiché
si rifiutava di sottoporsi ad un esame medico. L’indomani, l’uomo fu ritrovato morto e l’autopsia concluse che il decesso era stato causato
da un’emorragia provocata dalla rottura della milza. I patologi riscontrarono,
inoltre, numerose costole fratturate, un polmone perforato e una ferita alla testa.
(I.P.)
A ROMA 10 MILA ADERENTI AL RINNOVAMENTO
CARISMATICO
PER
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Circa 10.000 membri
delle comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC), provenienti da più
di 70 Paesi, sono pronti ad accogliere la sfida in un mondo assetato di
speranza e a vivere a Roma una nuova Pentecoste con rinnovato slancio di preghiera,
santità, comunione e annuncio. L’occasione è rappresentata dall’invito rivolto
da Benedetto XVI - come già fece Giovanni Paolo II nel 1998 - a tutti i
Movimenti Ecclesiali e alle Nuove Comunità a celebrare con lui il 3 giugno
prossimo i Vespri di Pentecoste in Piazza San Pietro. Per questa occasione
l'ICCRS (International Catholic
Charismatic Renewal Services), un organismo di diritto pontificio il cui
compito è quello di coordinare e promuovere lo scambio di esperienze e di
riflessioni tra le comunità carismatiche cattoliche, oltre a collaborare
fattivamente con il Pontificio Consiglio per i Laici per la realizzazione della
Veglia con il Papa, ha organizzato una serie di eventi spirituali dal 5 all’11
giugno, che renderanno ancora più ricca e feconda questa imminente festa di
Pentecoste. Sabato 3 giugno i membri del RCC mondiale si riuniranno a partire
dalle ore
LA
PACE DETERMINA SVILUPPO E STABILITÀ: COSÌ IL VICEPRESIDENTE DEL SUDAN,
SALVA
KIIR, NEL PRIMO COMIZIO TENUTO IERI A KHARTOUM COME EX COMANDANTE
DEI
RIBELLI INDIPENDENTISTI DEL SUD
KHARTOUM. = “È nostro dovere
rimanere aggrappati alla pace perché essa determina sviluppo e stabilità”. Lo
ha detto ieri il vicepresidente sudanese, Salva Kiir,
durante il suo primo comizio tenuto a Khartoum come
ex comandante dei ribelli indipendentisti del Sud Sudan. Come riportato
dall’agenzia missionaria MISNA, Kiir ha auspicato una
pace “globale, non confinata al Sud Sudan, ma allargata anche all’ovest e
all’est”, alla regione occidentale del Darfur dove è
in corso un conflitto civile. E un richiamo alla pace è contenuto anche nella
dichiarazione rilasciata al termine dei primi tre giorni di colloqui tra il Movimento
per la liberazione popolare del Sudan (Splm) e una
delegazione del Partito del congresso nazionale (Ncp),
guidata dal presidente Omar al-Beshir. Nel testo si
legge che le due formazioni promettono di lavorare insieme per realizzare un
piano di pace e far tornare i rifugiati nel Paese. “Siamo decisi a risolvere
tutti i problemi entro la fine dell’anno - ha aggiunto il vicepresidente Kiir – così che nel 2007 potremo dedicare i nostri sforzi
allo sviluppo”. Infine, l’erede politico di Garang,
il vice presidente sudanese morto lo scorso anno in un incidente di elicottero,
ha annunciato che il movimento degli ex ribelli intende avviare un’azione politica
anche nel nord del Paese. Al comizio, indetto ieri per celebrare il 23.mo anniversario dello Splm,
hanno partecipato oltre 20 mila persone. Intanto, ieri è scaduto, senza che i due gruppi
ribelli del Darfur che mancavano all’appello firmassero l’accordo di pace, il termine fissato dall’Unione
Africana (UA) per impegnarsi a porre fine alla guerra civile del Paese. L’UA
aveva già minacciato sanzioni contro l’Esercito di liberazione del Sudan e il
Movimento di giustizia e uguaglianza. Eventuali decisioni su entrambi i gruppi
saranno prese nella prossima riunione del Consiglio dell’Unione Africana per la
pace e la sicurezza, la cui data non è stata ancora stabilita. (I.P.)
INFLUENZA
AVIARIA: PRIORITÀ ASSOLUTA A CINA, INDONESIA E AFRICA. QUESTE LE CONCLUSIONI
DELLA FAO E DELL’OIE, AL TERMINE DELLA CONFERENZA SCIENTIFICA
SUL
VIRUS H5N1, TENUTASI IERI A ROMA
ROMA. = Africa, Cina e
Indonesia: sono queste le prime preoccupazioni della Fao
(Agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione) e dell’Oie (Organizzazione internazionale per la salute animale)
che ieri hanno chiuso a Roma una conferenza scientifica sull’influenza aviaria
e sul ruolo dei volatili selvatici nella diffusione del virus H5N1. A destare
maggiori allarmi, secondo Joseph Domenech,
veterinario capo della FAO, è sicuramente l’Africa, soprattutto a causa di una
rete di sorveglianza degli animali inadeguata a fronteggiare il problema.
“Servono mesi per ottenere un’analisi - ha detto Domenech
- e nei mesi scorsi abbiamo avuto l’emergenza in Nigeria, Niger, Burkina Faso e Costa d’Avorio,
perché il virus non è stato individuato tempestivamente”. La situazione è diversa,
ma ugualmente grave, in Cina e in Indonesia, “due vasti Paesi in cui la
presenza della patologia sembra molto diffusa e dunque non sempre di facile
controllo”. E per il futuro, si prevede uno scenario complesso: “Nel 2007 –
conclude il veterinario capo della Fao – la
situazione dei controlli sarà migliorata in Europa e in Asia. Si prevede,
purtroppo, un peggioramento in Africa, dove servono soldi per sostenere i
sistemi di monitoraggio sia sanitario che veterinario”. (I.P.)
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1 giugno 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco e Valentina Corsaletti -
Nuovo botta e risposta tra Stati Uniti e Iran sul programma
nucleare iraniano: l’amministrazione americana si è dichiarata disponibile,
ieri, a partecipare a negoziati multilaterali se la Repubblica islamica
sospenderà i processi per l’arricchimento dell’uranio. Ma il governo di Teheran ha respinto la proposta di Washington, giudicata
dal ministro degli Esteri iraniano “né nuova né razionale”. Il nostro servizio:
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Il governo di Teheran ha respinto
la proposta di dialogo avanzata ieri dal Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ribadendo di
non voler fermare le proprie attività nucleari. Nonostante gli inviti di Unione
Europea e Russia ad accogliere l’opportunità di un colloquio, la Repubblica
islamica ritiene, infatti, la proposta statunitense “un pretesto per coprire i
crimini americani in Iraq e nella regione”. “Gli Stati Uniti – ha spiegato il
ministro degli Esteri iraniano, Mottaki – sono
responsabili di migliaia di errori”. “Coloro che si sono macchiati di crimini
nella prigione di Abu Ghraib
e di Guantanamo - ha aggiunto – non possono giudicare
l’Iran, che è un Paese democratico”. Ma non mancano comunque, segnali di
apertura. Il ministro iraniano, dopo aver ribadito che il programma di arricchimento
dell’uranio non sarà oggetto di negoziato, ha aggiunto che l’Iran è comunque disposto
a discutere, in futuro, con gli Stati Uniti delle “reciproche preoccupazioni”.
Si tratta di una parziale apertura che non può però
scalfire – ha sottolineato Mottaki – il diritto
inalienabile e legittimo della Repubblica islamica di produrre energia per
scopi civili. Intanto, i cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza
dell’ONU – Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna più la Germania si riuniscono oggi a Vienna, a livello di ministri
degli Esteri, per definire un pacchetto di incentivi o, in alternativa,
eventuali sanzioni con lo scopo di convincere Teheran
a sospendere l’arricchimento dell’uranio.
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In Iraq, il
neo-premier Al Màliki ha decretato per un mese
lo stato d’emergenza nella città meridionale di Bassora, in preda ai continui
attacchi della criminalità organizzata e delle milizie antigovernative. Sul
terreno, intanto, almeno cinque civili sono rimasti uccisi in un raid americano
condotto nei pressi di Kerbala. Due persone sono
morte, poi, per l’esplosione di una bomba in una piazza nel centro di Baghdad
dove si radunano operai in cerca di assunzione. Intanto, il tribunale iracheno
ha rinviato al prossimo 5 giugno il processo contro l’ex rais, Saddam Hussein.
In Afghanistan, i soldati
statunitensi hanno sparato per autodifesa. E’ questa la conclusione
dell’indagine americana, aperta dopo la sparatoria di lunedì scorso a Kabul
costata la vita ad almeno 20 persone. E nel Paese, intanto, non si arresta la
violenza: almeno 12 poliziotti afghani sono stati uccisi, ieri, e altri 40
rapiti in due attacchi compiuti da ribelli taleban
nella provincia meridionale di Zabul.
In Turchia, almeno quattordici
persone sono rimaste ferite, stamani, per un’esplosione avvenuta ad Istanbul.
Fonti della polizia hanno subito chiarito che la deflagrazione non è stata
provocata da un’azione terroristica, ma da una fuga di gas.
In Medio Oriente, Israele ha
minacciato di moltiplicare le operazioni terrestri nella striscia di Gaza per
tentare di porre fine al continuo lancio di razzi verso il territorio dello
Stato ebraico. Sul versante politico, intanto, il premier israeliano, Ehud
Olmert, ha annunciato che incontrerà a fine giugno il
presidente palestinese, Abu Mazen.
Continua a salire il numero delle vittime del sisma che ha
colpito, lo scorso 27 maggio, l’isola indonesiana di Giava.
A renderlo noto il ministero indonesiano degli Affari sociali, che parla di
oltre 6.200 morti e di almeno 46mila feriti. Migliaia
di edifici sono stati distrutti e circa 700 mila persone sono rimaste senza tetto.
Intanto, gli aiuti e i soccorsi internazionali continuano ad affluire e secondo
l’ONU, sono 22 i Paesi che hanno già risposto all’appello dell’Indonesia. Ieri,
nel Paese sono arrivati diversi aerei con a bordo personale
sanitario, tra cui paramedici giapponesi e una squadra di marines americani.
Venticinque anni dopo la scoperta dell’AIDS, il mondo ha
finalmente gli strumenti e il know-how per debellare la peste del
secolo. Ma continuano a mancare i fondi adeguati e la volontà politica per
sconfiggere questo flagello. E’ la conclusione del decimo Rapporto dell’UNAIDS,
reso noto in occasione del vertice mondiale sull’Aids in programma fino a
domani al Palazzo di Vetro di New York. Sui lavori della conferenza, aperta
ieri dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:
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“Il virus dell’AIDS si è diffuso più lontano, più
velocemente e con più effetti catastrofici di lungo termine di qualunque altra
epidemia. Il suo impatto è diventato un ostacolo devastante nel progresso
dell’umanità”. Sono le parole che ha usato il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aprendo ieri a New
York una conferenza di tre giorni dell’Assemblea generale dedicata all’AIDS, in
coincidenza con il 25.mo
anniversario del primo caso diagnosticato nell’uomo. Secondo un Rapporto
pubblicato dal Palazzo di Vetro alla vigilia dell’incontro, l’epidemia si è
stabilizzata per la prima volta dal suo inizio. Nel mondo, però, ci sono 40
milioni di persone sieropositive colpite dall’AIDS: la maggioranza ora si trova
in India, ma l’Africa sub-sahariana resta la regione in cui c’è la percentuale
più alta di malati rispetto alla popolazione. Secondo i calcoli dell’ONU, per
curare in maniera efficace tutti i contagiati servirebbero tra 18 e 22 miliardi
di dollari all’anno, ma al momento ne vengono
investiti solo 10. La Conferenza di New York, quindi, ha anche l’obiettivo di
generare più donazioni da parte dei Paesi ricchi. Un elemento di contrasto
nell’elaborazione del documento finale è stata l’idea di citare i gruppi più a
rischio e che hanno bisogno di più aiuto, come i drogati, gli omosessuali e le
prostitute. Annan ha dichiarato che “bisogna essere
realistici ed aiutare i più vulnerabili. Non avremmo successo
– ha aggiunto – mettendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che queste
persone non esistono”.
**********
Si
riduce di oltre 1000 uomini la presenza, in Etiopia e in Eritrea, dei Caschi
blu delle Nazioni Unite: il consiglio di sicurezza dell’ONU ha deciso infatti di portare da oltre 3 mila e 300 a quasi 2 mila e
300, gli uomini del proprio contingente dislocato nei due Paesi africani. In
una risoluzione, approvata all’unanimità, è stato inoltre prorogato di 4 mesi,
fino al prossimo 30 settembre, il mandato dell’UNMEE, la missione di pace presente
da circa 6 anni nell’area ‘cuscinetto’ fra i due Stati.
Nuova ondata di violenze in Somalia: a Mogadiscio,
estremisti appartenenti alle scuole coraniche,
sospettate di avere legami con Al Qaeda, hanno attaccato
le milizie dei signori della guerra, finanziati, secondo il presidente somalo
ad interim, dagli Stati Uniti. Negli scontri, sono morte almeno 7 persone. Da
febbraio ad oggi, le vittime sono state oltre 350, in gran parte civili.
Crisi di governo in Lituania: il premier Brazauskas
si è dimesso dopo l’uscita dall’esecutivo dei laburisti. La fine del mandato
arriva dopo settimane di polemiche innescate da uno scandalo di corruzione che
ha investito alcuni ministri. Brazauskas era alla
guida del governo dal 2001.
In un rapporto di 42 pagine, il tribunale penale
internazionale per la ex Jugoslavia ha riaffermato che
Slobodan Milosevic è morto
per cause naturali e non per avvelenamento. Secondo l’inchiesta, la scelta
dell’ex presidente jugoslavo di difendersi da solo, ha provocato “falle nella
sicurezza” della prigione perché ha permesso a Milosevic
l’accesso a medicinali non prescritti.
Gli
Stati Uniti hanno congelato aiuti per sette milioni di dollari alla Serbia
denunciando uno scarso impegno di Belgrado nel procedere all’arresto di
criminali di guerra serbi. L’amministrazione di Washington ha chiesto, in
particolare, una maggiore partecipazione nelle attività di ricerca del generale
serbo-bosniaco, Ratko Mladic.
Due
forti esplosioni, seguite da un incendio, hanno devastato, nella notte, una
fabbrica per la produzione di ammoniaca a Billingham,
nel nord dell’Inghilterra. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma sono ancora oscure le
cause dell’esplosione dello stabilimento, appartenente al gruppo britannico ‘Imperial Chemical Industries’, ma si escludono origine terroristiche o
dolose. Sul posto, sono intervenuti i Vigili del fuoco che hanno spento le
fiamme.
In Italia, primo messaggio
del nuovo presidente, Giorgio Napolitano, in occasione della festa della
Repubblica del 2 giugno. “Nulla è più necessario
ora - ha detto Napolitano - che un clima di operosità e di responsabile
collaborazione, nel libero confronto delle idee e delle posizioni politiche”. Il
Quirinale ha reso noto, intanto, che il presidente della Repubblica italiano “ha avuto una cordiale conversazione
telefonica con la signora Gemma Calabresi”, ragguagliandola
sulla decisione, presa ieri, di firmare il decreto di concessione della grazia
a Ovidio Bompressi, condannato nel 1997 a 19 anni di carcere per aver
“eseguito materialmente” l’omicidio del commissario Calabresi,
avvenuto a Milano nel 1972.
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