RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 31  - Testo della trasmissione di martedì 31 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Promuovere una globalizzazione a servizio dei poveri e della pace: nel suo primo messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI esorta la Chiesa e i governanti del pianeta ad un modello di sviluppo che risponda alle urgenze materiali e spirituali dell’umanità

 

Record di vendite per l’enciclica Deus caritas est: Solo in Italia, vendute 500 mila copie in 5 giorni. Su questo successo si sofferma, ai nostri microfoni, il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Claudio Rossini

 

Speciale annullo delle Poste Vaticane per celebrare il 75° anniversario della Radio Vaticana: con noi Irio Fantini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Conferenza stampa dei vescovi italiani oggi a conclusione del Consiglio permanente

 

Le speranze degli haitiani, ad una settimana dalle elezioni: intervista con padre Desinord Jean

 

Convegno sulle “malattie dimenticate” ieri a Milano: la testimonianza di Chiara Castellani

 

CHIESA E SOCIETA’:

Riuniti da oggi ad Abidjan, in Costa d’Avorio, i vescovi dell’Africa occidentale francofona: il saluto del Papa

 

Nella memoria di San Giovanni Bosco, cerimonia oggi pomeriggio a Roma nella Pontificia Università Salesiana per l’apertura della nuova Biblioteca intitolata al fondatore della Congregazione

 

E’ aumentato nel 2005 il numero delle catastrofi naturali e delle persone colpite, soprattutto da inondazioni e siccità, ma sono diminuite le vittime

 

Seminario ieri all’Università Cattolica di Milano in memoria di Giovanni Paolo II, sul tema “Il lavoro nel Concilio Vaticano II”, a 40 anni dalla chiusura dell’assise conciliare

 

Domani a Roma presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi la presentazione del libro ‘Alla ricerca dell’etica perduta’ di Cinzia Borghi

 

24 ORE NEL MONDO:

Medio Oriente: Hamas respinge le richieste del Quartetto di riconoscere Israele e ripudiare la violenza

 

Iraq: morto il centesimo soldato britannico dall’inizio della guerra

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 gennaio 2006

 

PROMUOVERE UNA GLOBALIZZAZIONE A SERVIZIO DEI POVERI E DELLA PACE:

NEL SUO PRIMO MESSAGGIO PER LA QUARESIMA, BENEDETTO XVI ESORTA

LA CHIESA E I GOVERNANTI DEL PIANETA AD UN MODELLO DI SVILUPPO

CHE RISPONDA ALLE URGENZE MATERIALI E SPIRITUALI DELL’UMANITA

 

Chi governa e gestisce il potere economico promuova lo sviluppo dei Paesi poveri e restituisca la fiducia alle folle di disperati, come la Chiesa cerca di fare nel segno della carità di Cristo. Il Messaggio di Benedetto XVI sulla Quaresima, che inizierà il prossimo primo marzo, è stato diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana. Sul contenuto, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Che la globalizzazione abbia un’anima solidale verso i desolati del mondo, coloro che ogni giorno fanno i conti con miseria, solitudine, violenza e fame. Potrebbe sintetizzarsi così l’appello rivolto da Benedetto XVI, tanto ai credenti quanto ai governanti del pianeta, nel suo primo Messaggio di Quaresima. Periodo liturgico per antonomasia dedicato alla conversione del cuore, la Quaresima aiuta a vedere con occhi diversi anche le vicende umane. “Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità – scrive il Papa - l’indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo sguardo di Cristo”. Conformarsi “a quello ‘sguardo’” è il primo passo per un fedele, invitato a riscoprire la preghiera, ma anche il digiuno e l’elemosina. Ma il Messaggio di Benedetto XVI è un chiaro invito all’azione, e non solo per i credenti in senso stretto.

 

Il Papa si sofferma a riflettere sin dalle prime righe sulla “questione dello sviluppo”, all’interno della quale – osserva – spicca “in maniera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo”. E’ sulle “moltitudini affamate di gioia, di pace e di amore” che lo “sguardo commosso” di Cristo si posa in “ogni epoca”. E’ il loro grido ad essere ascoltato giacché, aggiunge, “anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi”. La Chiesa, riconosce Benedetto XVI, ha sempre saputo che “per promuovere un vero sviluppo è necessario che il nostro sguardo sull’uomo si misuri su quello di Cristo”, in modo che il progresso non si traduca in una risposta ai soli bisogni materiali, ma tenga anche conto delle “profonde necessità” del cuore umano. “Per questo – spiega il Papa - il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell’uomo”.

 

Su queste basi, usare carità verso i poveri è più che un gesto di filantropia, ma è un dono di misericordia che Dio stesso fa al povero. Le opere di carità della Chiesa – ospedali, università, scuole di formazione professionale, microimprese – indicano, afferma Benedetto XVI, “una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell’uomo e così conduca alla pace autentica”. E’ quell’“umanesimo plenario” di cui parlava Paolo VI nella sua Enciclica Populorum progressio, citata da Benedetto XVI nella sua non tramontata attualità. “Con la stessa compassione di Gesù per le folle – nota dunque il Pontefice - la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo”, compreso il rispetto della “libertà religiosa” che vuol dire anche libertà di costruire “un mondo animato dalla carità”.

 

Benedetto XVI conclude il Messaggio riconoscendo quegli errori “compiuti nel corso della storia da quelli che si professavano discepoli di Gesù”. Errori che hanno indotto alcuni – sotto la spinta di “urgenze pressanti” - a snaturare il messaggio cristiano trasformandolo in un “moralismo” del “fare” piuttosto che del “credere”. Il Papa ha concluso ribadendo che la vittoria sul male, sullo scetticismo, è un dono di Dio. E’ da Lui, attraverso i sacramenti, che l’uomo può sperimentare il perdono e l’amore, al posto dell’odio e della sfiducia.

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RECORD DI VENDITE PER L’ENCICLICA DEUS CARITAS EST: SOLO IN ITALIA,

VENDUTE 500 MILA COPIE IN 5 GIORNI. SU QUESTO SUCCESSO SI SOFFERMA,

AI NOSTRI MICROFONI, IL DIRETTORE DELLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA,

IL SALESIANO DON CLAUDIO ROSSINI CHE, NEL GIORNO DELLA SUA MEMORIA

LITURGICA, PARLA ANCHE DI SAN GIOVANNI BOSCO, INDICATO

 DAL PAPA TRA I SANTI TESTIMONI DEL PRIMATO DELLA CARITA’

 

Cinquecentomila copie vendute in cinque giorni, solo in Italia: è il dato che sintetizza lo straordinario successo editoriale della Enciclica Deus caritas est. La notizia è stata diffusa dalla Libreria Editrice Vaticana, che sottolinea come si tratti di un record senza precedenti per un’Enciclica. Incentrata sull’amore, cuore del messaggio cristiano, la Deus caritas est indica i Santi quali testimoni del primato della carità nella vita della Chiesa. Tra questi esempi di carità cristiana, Benedetto XVI cita anche San Giovanni Bosco, di cui proprio oggi si celebra la memoria liturgica. Sulla figura del Santo, grande educatore dei giovani, e come questa si inquadri nella Deus caritas est, Alessandro Gisotti ha intervistato il salesiano don Claudio Rossini, direttore della Libreria Editrice Vaticana:

 

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R. – E’ un santo di un’estrema attualità, proprio perché ci aiuta a ricordare il senso dell’attività educativa di umanizzazione che viene svolta in tante realtà della Chiesa all’interno della Congregazione salesiana. Ci ricorda che l’educazione è una forma alta di questa carità, con cui Dio ama.

 

D. – San Giovanni Bosco diede speranza a chi non l’aveva più, a giovani emarginati. Insomma, è stata davvero una dimostrazione che Dio è amore…

 

R. – Una dimostrazione che Dio è amore, che Dio ha una fantasia sconfinata, che in ogni tempo, in ogni situazione particolare della storia, il suo spirito sa suscitare energie. Suscita tutte queste energie all’interno della Chiesa chiamando tanti a collaborare in forme diverse, per rispondere all’unica chiamata di vivere e camminare nell’amore di Dio.

 

D. – Nell’Enciclica Deus caritas est il Papa sottolinea che i Santi - e cita esplicitamente San Giovanni Bosco - sono testimoni privilegiati della carità nella vita dei cristiani e della Chiesa. Qui c’è una sintonia particolare tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II nell’indicare che la Chiesa ha bisogno di Santi…

 

R. – Questa sintonia la si vede in varie forme e proprio in tutto questo aiutare il popolo di Dio, oggi, a scorgere i segni del passaggio di Dio nel mondo di oggi, la santità. I grandi Santi diventano vie privilegiate che ci invitano a seguire il loro esempio, la strada aperta da loro, per realizzare questa chiamata nelle varie vie del sociale, dell’impegno politico, dell’educazione, della vita di famiglia.

 

D. – La Deus caritas est di Benedetto XVI ha già battuto ogni record di vendita per una Enciclica. Vi ha sorpreso questo successo?

 

R. – Il nome di Papa Benedetto XVI, la fama, è tale, che queste 500 mila copie che in cinque giorni vengono diffuse, sorprende fino ad un certo punto, proprio perché ci si sta accorgendo in questi primi mesi del suo ministero petrino di quale forza abbiano le sue parole, il suo insegnamento, di quante persone si lascino attrarre da lui. Insomma, questi numeri alti che vediamo adesso della diffusione del primo lancio dell’Enciclica, non sono altro che la traduzione su scala nazionale di quello che vediamo in Piazza San Pietro! Tutte le domeniche si vede Piazza San Pietro piena di gente che va ad ascoltare cinque minuti di parole non banali. Tutte queste persone che vengono per ascoltare il Papa, per ascoltare la sua parola, ci parlano proprio di questa sete, da un lato, dei credenti, e di questa capacità del Papa di dare qualcosa di impegnativo da assorbire, da meditare.

 

D. – Il fatto che l’Enciclica Deus Caritas est abbia già un successo così straordinario, può - secondo lei - dimostrare anche una certa maturità da parte dei fedeli che si accostano ad un testo che, comunque, ha una certa complessità?

 

R. – Sì, può essere visto anche sulla scia di questa opera di formazione del popolo di Dio. Abbiamo visto, ad esempio, il successo altrettanto evidente di un testo non facile, che ha bisogno di una lettura lenta e tranquilla, come il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, che ha già varcato la soglia dei due milioni di copie – possiamo dire ormai 2 milioni e 200 mila copie già diffuse in Italia. Si vede questo bisogno. C’è questa esigenza diffusa in tanti credenti di trovare dei punti fermi. Penso che anche questo testo di Papa Benedetto attiri proprio per il tema dell’amore, perché cosa c’è di più basilare? E’ un tema forte, tema che va alla radice dell’esperienza di ogni persona e anche le difficoltà di contenuto che il Papa ci mette davanti, sulle quali non ci fa giustamente nessuno sconto, possono diventare una sfida per addentrarsi nel suo linguaggio teologico e vedere che lì dietro si aprono dei panorami vastissimi. Vale dunque la pena di far un po’ di fatica per comprendere, leggere e rileggere personalmente, insieme questo testo.

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NOMINE

 

 

Il Santo Padre ha nominato Consultori della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede i dottori Francesco Silvano, Walter M. Bonino e Antonio Chiminello.

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Jalpaiguri (India) il rev. Clement Tirkey, vicario generale della Diocesi di Bagdogra.

 

 

 

SPECIALE ANNULLO DELLE POSTE VATICANE IL 12 FEBBRAIO

PER CELEBRARE IL 75 MO ANNIVERSARIO DELLA RADIO VATICANA

- Intervista con Irio Fantini -

 

La Radio Vaticana compie 75 anni, un compleanno importante, che ci porta indietro al 12 febbraio 1931, quando il Papa Pio XI, col primo radiomessaggio a tutto il mondo inaugurava la Stazione dell’emittente della Santa Sede, la cui realizzazione era stata affidata a Gugliemo Marconi. Un evento che segnerà la storia della Chiesa. Per suggellare questo anniversario il 12 febbraio prossimo, le Poste Vaticane porranno in uso uno speciale Annullo, che sarà poi utilizzato in tutte le celebrazioni previste nel 2006. Roberta Gisotti ha chiesto all’autore del bozzetto, il maestro Irio Fantini, di anticiparci che cosa raffigura il logo:

 

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R. – L’elemento grafico predominante è il 75, nel quale si evidenzia la prima cifra, il 7, che taglia diagonalmente l’immagine e vuole essere il simbolo di una evoluzione nella continuità, tra il passato, il presente e il futuro, nel concetto di ‘fare’ radio e comunicazione. E, l’aspetto più evidente è quello tecnico, col decisivo passaggio tra il sistema analogico e quello digitale.

 

D. – Irio Fantini, lei già da molti anni presta la sua opera presso la Radio Vaticana, quindi applicarsi a questo bozzetto sarà stato per lei anche un’emozione di vita, di ripercorrere tanti anni spesi a servizio della Chiesa …

 

R. – Lavorando da molto tempo nella Radio Vaticana ho vissuto tutti i passaggi che hanno riguardato questa emittente. Per cui è stato quasi del tutto automatico pensare in sintonia con l’evoluzione dei tempi e nella celebrazione di questo anniversario, che trovo sia fondamentale non tanto per il fatto che sia il 75emo anniversario quanto per il decisivo passaggio tecnico-culturale nel fare comunicazione, nel fare radio che si è realizzato in questi ultimi anni.

 

D. – La comunicazione, anche quella grafica, che ci pone sempre nuove sfide …

 

R. – Sì, nuove sfide di sintesi, soprattutto. A volte non dovrebbe esserci bisogno, nel senso artistico, di spiegare un logo; ma lo faccio volentieri, per evidenziare il passaggio creativo che il logo riassume.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Il Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2006, dedicato alla questione dello sviluppo.

 

Servizio vaticano - Un articolo sulla Lettera dell’arcivescovo di Firenze, cardinale Ennio Antonelli, alle famiglie cristiane.

 

Servizio estero - Medio Oriente: il “quartetto” condiziona gli aiuti finanziari all’Autorità palestinese al riconoscimento di Israele da parte di Hamas.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri” il poeta Alberto Mario Moriconi intervistato da Mario Gabriele Giordano.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Danilo Veneruso sull’opera di Nando Simonetti “Principi di teologia della pace nel magistero di Benedetto XV”.

 

Servizio italiano - In primo piano la par condicio

Aborto: Ru486: norme più severe per l’importazione. Il Ministro Storace contro la Toscana.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 gennaio 2006

 

 

CONFERENZA STAMPA DEI VESCOVI ITALIANI OGGI, PRESSO LA RADIO VATICANA,

A CONCLUSIONE DEL CONSIGLIO PERMANENTE

 

La difesa dei valori della vita, della famiglia e del matrimonio in vista delle prossime elezioni politiche. E’ l’appello lanciato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI) nel comunicato finale dei lavori svolti in questi giorni, presentato oggi nella Sala Marconi della Radio Vaticana dal segretario generale mons. Giuseppe Betori. A seguire la conferenza stampa c’era per noi Paolo Ondarza.

 

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I vescovi italiani ribadiscono  la linea di non coinvolgimento della Chiesa italiana in vista delle prossime elezioni. “Ciò non significa – ha spiegato mons. Betori -  indifferenza o disinteresse  verso la vita pubblica nella quale vanno difesi da elettori e candidati quei contenuti  irrinunciabili fondati sul primato e la centralità della persona umana e sul perseguimento del bene comune”. Il Consiglio permanente della CEI “invita i responsabili politici ad un clima di autentico dialogo e sereno confronto” e “a non introdurre normative che non rispondono ad effettive esigenze sociali e invece compromettono gravemente il valore  e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio e il rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale”. I presuli italiani invocano inoltre  un migliore funzionamento dell’amministrazione della giustizia - cui è collegata la condizione delle carceri - lo sviluppo del Mezzogiorno, la lotta alla criminalità organizzata. I vescovi auspicano poi che la normativa introdotta di recente sull’uso delle armi per la legittima difesa non oscuri o relativizzi il valore della vita umana.

 

A livello internazionale la CEI, in sintonia con il Santo Padre, richiama con forza l’urgenza delle pace: preoccupazione viene espressa per la situazione in Medio Oriente dopo la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi. Rispondendo ai giornalisti mons. Betori ha ricordato: “i vescovi italiani invocano sempre il dialogo, la cui condizione necessaria è il riconoscimento dello Stato di Israele”. In campo ecclesiale il consiglio Permanente ha avviato una riflessione per dare più slancio alla pastorale giovanile che prenderà forma in una specifica iniziativa a livello nazionale nei prossimi anni. La vita e il ministero dei sacerdoti saranno invece al centro della prossima assemblea Generale della CEI. Durante i lavori del consiglio permanente i vescovi italiani hanno istituito nel contesto di un impegno Condiviso con altre Chiese la Giornata nazionale per la salvaguardia e la difesa del creato fissata al 1° settembre. In riferimento alla visita ad Limina che i vescovi effettueranno nella seconda metà del 2006 – si legge nel comunicato finale del Consiglio Permanente - è stata richiesta la collaborazione della segreteria generale per la preparazione e lo svolgimento. Infine è stato fatto un bilancio della 44.ma Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Bologna nell’ottobre 2004, anche in vista del centenario delle settimane sociali che ricorrerà nel 2007.

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LE SPERANZE DEGLI HAITIANI, AD UNA SETTIMANA DALLE ELEZIONI

- Intervista con padre Desinord Jean -

 

A una settimana dalle elezioni, Haiti continua a vivere una situazione di confusione ed insicurezza. Il 7 febbraio è previsto il primo turno delle elezioni presidenziali, più volte rimandate. Il Paese è in ginocchio dal punto di vista economico, mentre non sembra diminuire il fenomeno dei rapimenti a scopo di estorsione. Una situazione che rischia d’influire anche sul corretto svolgimento del turno elettorale. Ascoltiamo cosa ha detto in proposito padre Desinord Jean, direttore di Radio Soleil, l’emittente dell’arcidiocesi di Port–au-Prince, raggiunto telefonicamente da Lucas Dùran:

 

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R. – La gente vive ancora nella paura. Non c’è abbastanza sicurezza, anche se la forza dell’ONU che è in Haiti oggi, cerca di rassicurare la popolazione. Però è ovvio che ancora oggi la gente che ha le armi, continua a uccidere e a rapire, ed è molto difficile vivere per la popolazione. Anche oggi si chiede se sarà possibile uscire il 7 febbraio, andare per la strada, per votare.

 

D. – La gente spera davvero che il 7 febbraio e il successivo turno, cambi le cose finalmente per Haiti?

 

R. – Si, perché nei due anni del governo attuale, le cose non sono cambiate. La violenza è sempre lì, la gente aspetta un cambiamento. Il problema maggiore oggi è il problema della sicurezza; la gente pensa che se viene un nuovo governo, questo governo con il Parlamento potrà fare qualcosa. Perché il governo che è al potere adesso è un governo che non può, o che non vuole fare niente per la situazione oggi. La gente pensa che Haiti non può più vivere così. Il presidente che arriverà con queste elezioni, per prima cosa, dovrà affrontare il problema della sicurezza.

 

D. – In queste condizioni, quanto possono essere ritenute libere e effettivamente democratiche queste elezioni?

 

R. – La Comunità Internazionale ha i suoi occhi anche su queste elezioni. Non è facile dire che queste elezioni saranno libere; perché in Haiti, per dire la verità, le elezioni non sono così libere. Oggi abbiamo la Comunità Internazionale che sarà presente attraverso gli osservatori; però anche all’interno del Paese ci sono tanti gruppi per controllare le elezioni. Quindi Speriamo che queste elezioni non saranno contestate perché sarebbe ancora un’altra crisi. Però aspettiamo.

 

D. - Qual’è la sensazione tra la gente, rispetto alla presenza, fin qui  delle Nazioni Unite ad Haiti, c’è più soddisfazione per quello che hanno fatto o più delusione?

 

R. - Direi un sentimento di delusione. I responsabili dell’ONU hanno detto che adesso dobbiamo cambiare strategia, per assicurare la sicurezza della gente soprattutto per le elezioni. Però, per dire la verità, dopo due anni credo che la gente pensi che l’ONU non ha le forze, non ha fatto abbastanza per rassicurare la popolazione.

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IERI A MILANO L’INCONTRO PROMOSSO DALLE RIVISTA “MONDO E MISSIONE”

SULLE “MALATTIE DIMENTICATE, SCANDALO GLOBALE”

- La testimonianza di Chiara Castellani -

 

Tubercolosi, malaria, lebbra sono malattie che nei Paesi poveri uccidono ancora milioni di persone. Su queste malattie “dimenticate” ieri a Milano si è tenuto un incontro. Al centro dell’iniziativa, l’intervento di Chiara Castellani, medico missionario, da 16 anni nella Repubblica Democratica del Congo. Dal 1992 vive con un solo braccio, ma non ha smesso di prendersi cura dei poveri portando avanti l’ospedale di Kimbau. Ascoltiamola al microfono di Debora Donnini.

 

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R. – Per la Tubercolosi, c’è in questo momento finalmente, l’accesso ad un trattamento gratuito, che però viene garantito solo a quei malati che sono abbastanza prossimi a strutture sanitarie funzionanti, che riescono a garantire sia la diagnosi che il trattamento. Per la lebbra vale lo stesso principio. Per la malaria viceversa, il trattamento non è neanche accessibile a chi non paga. Malaria e tubercolosi da sole ammazzano 5 milioni di persone ogni anno.

 

D. – Quello che lei vuole sottolineare è che ci sono delle malattie curabili, che però in Paesi poveri come il Congo, sono mortali…

 

R. – Sono mortali perché chi è malato non ha accesso al trattamento: o perché non è in grado di pagarselo, o perché non arriva mai ad avere una diagnosi adeguata. Poi invece, per la malattia del sonno viceversa, il problema del trattamento è anche un problema legato alla ricerca scientifica. La malattia del sonno esiste soltanto in Congo e difficilmente interesserà mai il mondo ricco, se non in uno stimolo di solidarietà. Però mi rendo conto che è un problema dal quale noi non saremo mai toccati direttamente. Si tende a trascurarlo. La tubercolosi multi-resistente è un problema che se continuiamo a trascurare, come si fa adesso, prima o poi diventerà un boomerang per la salute pubblica anche in Europa.

 

D. – Secondo lei cosa si potrebbe fare?

 

R. – Si dovrebbero innanzitutto garantire i fondi, ma anche la volontà politica, per ristrutturare anche nei Paesi poveri una rete di sistemi sanitari, che permetta con tecnologie relativamente di basso costo, di garantire un’assistenza sanitaria anche nei villaggi. Si potrebbe, soprattutto se si permettesse a Paesi come il Congo, così poveri ma così profondamente ricchi di materie prime, che però vengono sfruttate altrove, di farsi il proprio cammino a partire dalle proprie ricchezze. E poi la ricerca deve ricominciare a non essere soltanto il privilegio di multinazionali: o ad un certo punto l’OMS e altri organismi internazionali e i governi intervengono sulle multinazionali, per obbligarli a spendere qualche cosa anche nella ricerca scientifica per malattie dei poveri, o bisogna che anche i governi mettano la ricerca scientifica tra le proprie priorità.

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CHIESA E SOCIETA’

31 gennaio 2006

 

RIUNITI DA OGGI AD ABIDJAN I VESCOVI DELL’AFRICA OCCIDENTALE FRANCOFONA,

RIUNITI PER L’ASSEBLEA DELLA CERAO, L’ORGANISMO CHE RACCOGLIE I PRESULI

DI QUEST’AREA. IN APERTURA DEI LAVORI LA LETTURA DI UN MESSAGGIO

DEL SANTO PADRE, CHE INVITA I PASTORI A RICONCILIARE I LORO POPOLI,

SEGNATI DA PROFONDE DIVISIONI E CONFLITTI INTERNI

- A cura di Padre Joseph Ballong -

 

ABIDJAN. = Si sono aperti questa mattina ad Abidjan i lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale regionale dell’Africa dell’ovest francofona, la CERAO. Alla seduta inaugurale hanno partecipato una delegazione del governo, guidata dal primo ministro Charles Konnan Banny, i cardinali Bernard Agré, arcivescovo di Abidjan, Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast nel Ghana, il nunzio apostolico e decano del Corpo Diplomatico ad Abidjan, mons. Mario Cassari, una sessantina di arcivescovi e vescovi, membri della CERAO e rappresentanti di organizzazioni internazionali. I lavori sono iniziati con la lettura, da parte del nunzio apostolico, di un messaggio inviato a nome del Santo Padre dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Benedetto XVI invita i partecipanti ai lavori ad essere attenti alla presenza e all’azione di Cristo nella vita dei loro popoli, provati da numerose divisioni. Il Santo Padre li incoraggia vivamente a guidare i cristiani sulla strada di un’autentica comunione con Cristo e tra di loro per poter diventare artefici di riconciliazione. La situazione di grave crisi che attraversa la Costa d’Avorio è stata presente in tutti gli interventi di questa seduta di apertura. Il cardinale Bernard Agré ha sottolineato come nonostante il momento difficile che sta attraversando il Paese, i vescovi della CERAO hanno avuto il coraggio di venire a manifestare la loro solidarietà con il popolo della Costa d’Avorio. Il ministro dell’Interno Joseph Djabli ha fatto osservare che, nonostante le difficoltà, la Costa d’Avorio rimane una terra di accoglienza e di speranza ed ha augurato che la Chiesa contribuisca a formare un nuovo tipo di cittadino ivoriano. Durante la seduta è stato anche letto il messaggio di saluto del prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe.

 

 

NELLA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO, CERIMONIA OGGI POMERIGGIO A ROMA

NELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ SALESIANA PER L’APERTURA DELLA NUOVA BIBLIOTECA INTITOLATA AL FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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ROMA. = Una biblioteca che raccoglie circa 700 mila volumi per chi studia sociologia dell’educazione, pedagogia, didattica, psicologia, e ancora catechetica, Sacra Scrittura, teologia e letteratura. E’ la nuova Biblioteca Don Bosco della Pontificia Università Salesiana di Roma, che sarà inaugurata ufficialmente questo pomeriggio dal prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, il cardinale Zenon Grocholewski. Allestita in un edificio che comprende cinque piani, la struttura include sale di consultazione, fondi speciali, un centro stampa, una legatoria, un centro di ricerche. Un servizio multimediale offre la possibilità di attività accademico-didattiche ed una moderna rete informatica consente un facile accesso on-line alla documentazione. La Biblioteca Don Bosco offre in particolare testi per le sei facoltà dell’Università Salesiana, istituita il 24 maggio del 1973 da Paolo VI e alla quale sono collegati 32 Istituti di studi superiori di varie città europee, dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia. Manoscritti, incunaboli, cinque centine ed opere del XVII-XVIII secolo, sono tra i volumi più preziosi conservati nella Biblioteca dei Salesiani, fruibili dai docenti e dagli studenti dell’Università ma anche da utenti esterni. Proprio nel giorno in cui ricorre la festa di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, è stata anche inaugurata la mostra “I libri di don Bosco”, che rimarrà aperta fino al 31 marzo, e che espone i testi sui quali si è formato ed ha studiato il santo da giovane.

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RAPPORTO ONU SULLE CATASTROFI NATURALI NEL 2005:

 E’ AUMENTATO IL NUMERO  DELLE CATASTROFI E DELLE PERSONE COLPITE,

SOPRATTUTTO DA INONDAZIONI E SICCITA’, MA SONO DIMINUITE LE VITTIME,

POCO PIU’ DI 90 MILA RISPETTO A QUASI 245 MILA DEL 2004. 

IN RIALZO ANCHE I  COSTI GLOBALI

 

GINEVRA. = Più catastrofi ma meno morti per i disastri naturali nel 2005.  Sono infatti salite a 360 contro 305 del 2004 le catastrofi che hanno provocato 91 mila vittime, di cui quasi 80 mila nel terremoto dell'ottobre scorso in Pakistan, rispetto alle 244.500 dell’anno precedente, di cui 226 mila erano perite in un solo tragico evento, lo Tsunami nell'Oceano indiano. I dati resi noti dall’ONU, sono stati raccolti dal Centro per la Strategia internazionale per la riduzione dei disastri (UN-ISDR) di Ginevra e dal Centro di Louvain per la ricerca sull'epidemiologia dei disastri dell'Università cattolica belga (CRED). Ad aumentare, secondo il rapporto dell’ONU, sono state soprattutto le inondazioni, oltre il doppio, 168 nel 2005 rispetto a 107 nel 2004, e così pure le aree colpite dalla siccità, quasi il 50 per cento in più, 22 nel 2005 e 15 nel 2004. In crescita anche il numero di persone colpite dai disastri, salito a 157 milioni, 7 milioni in più rispetto al 2004. Inondazioni e siccità danneggiano infatti molte persone, ma sono meno rischiose per la vita delle persone rispetto ai terremoti o alle tempeste. L'anno scorso infine, il costo totale dei disastri naturali è stato di 159 miliardi di dollari, di cui 125 miliardi hanno riguardato i danni portati dall'uragano Katrina, nel sud degli Stati Uniti. (R.G.)

 

 

SEMINARIO IERI ALL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO IN MEMORIA

DI GIOVANNI PAOLO II, SUL TEMA “IL LAVORO NEL CONCILIO VATICANO II”,

A 40 ANNI DALLA CHIUSURA DELL’ASSISE CONCILIARE

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Molti aspetti sono stati ricordati del Concilio Vaticano II, in occasione del 40.mo anniversario appena celebrato, ma spesso è rimasta in ombra la riflessione sul tema del lavoro, che trovò invece vasto spazio nella Costituzione Gaudium et Spes. Di questo si è parlato nel seminario che all’argomento ha dedicato l’Università cattolica di Milano, sottolineando come il Concilio sia stata una sorta di propulsore in un cammino che inizia idealmente con la Rerum Novarum di Leone XIII e trova compimento nelle tre encicliche sociali di Giovanni Paolo II: la Laborem exerces del 1981, la Sollecitudo Rei Socialis del 1987 e la Centesimus Annus del 1991. Allo scomparso Pontefice era dedicata quest’analisi del rapporto fra lavoro e Concilio, tema affrontato da don Raffaello Ciccone, responsabile della pastorale del lavoro per la diocesi di Milano e dal prof. Mario Napoli, docente di Diritto del lavoro all’Università Cattolica. Hanno ricostruito la preparazione del percorso verso questa rivalutazione del lavoro, all’interno anche del mondo della Chiesa. Nella sua riconsiderazione del lavoro umano come strumento di santificazione del cristiano, il Concilio ribadisce le posizioni della Chiesa che escludono la possibilità di trattare il lavoro come merce e lo ripropongono come espressione di dignità dell’uomo. Ridà fiato, dunque, alla Dottrina sociale della Chiesa che non è una terza via fra il marxismo e il capitalismo, argomento questo ricorrente nell’insegnamento di Giovanni Paolo II. Il ruolo specifico della Dottrina sociale è quello di interpretare il valore morale delle attività sociali e di offrire dei principi guida conformi alla visione evangelica della dignità umana.

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DOMANI A ROMA PRESSO LA SEDE DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI

LA  PRESENTAZIONE DEL LIBRO

‘ALLA RICERCA DELL’ETICA PERDUTA’ DI CINZIA BORGHI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Domani, mercoledì 1 febbraio alle ore 17,00, presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi, si terrà la presentazione del libro di Cinzia Borghi: ‘Alla ricerca dell’etica perduta’. Con l’autrice, interverranno tra gli altri il vescovo Rino Fisichella, il ministro Carlo Giovanardi e l’onorevole Luciano Violante. Gli scandali finanziari, che negli ultimi anni hanno riempito le cronache e danneggiato migliaia di risparmiatori, hanno messo in luce un rapporto malato fra etica, economia e politica, oltre ad evidenziare inesorabilmente la mancanza di una classe dirigente adeguata. Autoreferenzialità, scarsa meritocrazia e inadeguatezza della cultura delle regole ci hanno fatto perdere la bussola, in un viaggio che, invece - come sottolineato da Papa Benedetto XVI - “dovrebbe essere fondato su giusti rapporti etici ed economici”. Questi e altri temi saranno affrontati nel corso della presentazione del libro. Farà gli onori di casa mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Condurrà Luigi Tivelli.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 gennaio 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Sono dure le dichiarazioni di Teheran dopo che i cinque membri permanenti dell’Onu hanno parlato concretamente di deferimento all’ONU per il nucleare. Il nostro servizio

 

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Un rinvio del caso nucleare iraniano al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sarebbe ''la fine della diplomazia''. E’ questo il commento del segretario  del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale di Teheran e capo negoziatore sul nucleare, dopo che Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran  Bretagna si sono detti concordi sul deferimento dell'Iran al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il suo programma nucleare. Lo hanno annunciato in un comunicato diffuso in nottata a Londra. A questo punto l’attesa è per giovedì: il rinvio al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sarà, infatti, all'esame di una riunione d'urgenza del Consiglio dei Governatori  dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) a Vienna. Da parte sua, il capo dell'agenzia iraniana per l'energia nucleare, Gholamreza Aghazadeh, sottolinea che “non esiste una base legale” per tale decisione nell'ambito dei regolamenti della stessa AIEA. Parla di ''un grande problema'' soprattutto per gli europei, che hanno proposto il trasferimento con l'appoggio degli USA. Mentre, il vice capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, Javad Vaidi, afferma che comunque la decisione di riavviare le attività di “ricerca e sviluppo” sul combustibile nucleare, che all'inizio di gennaio ha fatto precipitare il braccio di ferro, è ormai ''irreversibile''.

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Nel nuovo governo dell'ANP gli esponenti di Hamas occuperanno solo sette incarichi ministeriali, secondo quanto anticipa oggi il quotidiano al-Ayam di Ramallah. Hamas, secondo il giornale, darà la preferenza a quei ministeri che “consentono uno stretto contatto con le masse palestinesi”. Il giornale menziona ad esempio i ministeri della amministrazione locale, degli affari sociali, della sanità, dell’agricoltura e dei mezzi di comunicazione. Sempre secondo il quotidiano, nel nuovo governo saranno inclusi due dirigenti di Hamas che risiedono all'estero. La loro identità non viene per ora precisata. Ieri, un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha respinto le richieste del Quartetto di riconoscere Israele e ripudiare la violenza. Sul piano economico, un portavoce di Hamas ha escluso preoccupazione per la crisi economica che potrebbe verificarsi se i Paesi donatori sospendessero gli aiuti all'ANP.

 

Ed un appello ad Hamas è arrivato oggi anche da Mosca. Del futuro dei palestinesi ha infatti parlato pure il presidente Putin nel suo incontro odierno con la stampa internazionale. Sentiamo Giuseppe D’Amato:

 

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Politica estera e situazione interna. Vladimir Putin ha risposto a decine di domande degli oltre mille giornalisti russi e stranieri presenti nella sala circolare del Cremlino. La Russia ha una posizione diversa su Hamas rispetto ai partner americani ed europei. “Noi - ha detto Putin - non li abbiamo mai inseriti nelle organizzazioni terroristiche. Questo, però, non significa che li sosteniamo. I risultati delle elezioni in Palestina sono stati un duro colpo agli sforzi della diplomazia statunitense. Hamas ora deve riconoscere Israele e stabilire contatti con la comunità internazionale”. Fermare gli aiuti finanziari alla Palestina è un “errore”. L’ultimo ostacolo per l’adesione della Russia al WTO – ha spiegato Putin – è l’accordo con gli Stati Uniti. “Siamo nel G8 perché comprendiamo meglio di altri le economie in via di sviluppo e per il nostro peso nella sicurezza nucleare”. All’Iran sono state fatte proposte per risolvere il capitolo atomico. L’Ucraina continua a prendere “il nostro gas”. Parlando della situazione interna, il capo del Cremlino ha affermato che la Cecenia è tornata all’interno del quadro istituzionale. Ma il lavoro socio-eonomico da fare è ancora tanto. Le organizzazioni non governative sono importanti, ma devono essere “trasparenti” ed “indipendenti” e non essere alla “dipendenza” di altri Stati.

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Intanto, il premier israeliano ad interim Ehud Olmert, del partito Kadima, è impegnato in un braccio di ferro col movimento dei coloni, che cerca di impedire con tutti i mezzi lo sgombero di un avamposto, previsto per domani, presso la colonia di Ofra, nella provincia di Ramallah.

 

Con il saluto del primo ministro britannico, Tony Blair, sono cominciati questa mattina a Londra i  lavori della conferenza internazionale sull'Afghanistan alla quale partecipano 70 fra Paesi e organizzazioni internazionali impegnati nella ricostruzione dell'Afghanistan. La conferenza, seguita anche dal segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e dal segretario di Stato USA Condoleezza Rice, si concluderà domani con la firma di un piano di partenariato quinquennale fra l'Afghanistan e la comunità internazionale. La delegazione afghana, guidata dal presidente Hamid Karzai, presenterà fra l'altro le sue strategie per sviluppo, sicurezza, lotta alla corruzione e al commercio illegale dell'oppio. Nel discorso di apertura Blair ha sottolineato che “la sconfitta delle forze dell'estremismo, del fanatismo e del traffico della droga in Afghanistan è stata vitale non solo per il popolo afghano, ma per tutta la comunità internazionale”. E ha ribadito la determinazione ad andare avanti sulla via della moderazione e della democrazia. Intanto, è giunta notizia che tre persone, tra cui due taleban, sono state uccise nel sud-est dell'Afganistan nel corso di uno scontro tra abitanti di un villaggio al confine col Pakistan e miliziani fondamentalisti. Gli scontri sono scoppiati ieri sera quando un gruppo di una decina di taleban ha cercato di rifugiarsi in una casa.

 

Un soldato britannico è morto oggi nell'esplosione di un ordigno nella provincia meridionale irachena di Bassora. Nell'attentato, avvenuto a Umm Qasr, sono stati feriti altri tre soldati inglesi. Si tratta della centesima vittima britannica dall'inizio della guerra dopo l'invasione del Paese arabo nel marzo del 2003. Ieri era morto un altro militare inglese in un attacco nella provincia di Maysan. Il contingente britannico è dispiegato prevalentemente nel sud dell'Iraq e ha circa 8000 uomini. Intanto un nuovo appello per la liberazione immediata di Jill Carroll è stato lanciato dal quotidiano di Boston, Christian Science Monitor, per il quale la  giornalista freelance lavorava al momento del suo sequestro a Baghdad, il 7 gennaio scorso. L'appello è arrivato a poche ore dal nuovo, drammatico video della Carroll, diffuso dalla tv araba Al Jazeera. Il quotidiano aggiunge la propria voce ''a quelle degli arabi che in tutto il mondo, e in particolare in Iraq, hanno condannato questo rapimento”.

 

A proposito di precedenti sequestri in Iraq, in Italia è da tempo al vaglio degli inquirenti romani la posizione dello sceicco Al Kubaisi, l'autorevole esponente del consiglio degli Ulema in contatto, tra gli altri, con l'ex commissario straordinario della Croce Rossa Maurizio Scelli, durante le trattative per la liberazione degli ostaggi. Il sospetto - come ha scritto La Repubblica, citando un rapporto del ROS - è che lo sceicco (e per i pm non solo lui) abbia avuto un ruolo materiale nei sequestri degli italiani, oltre che di mediatore per il loro rilascio. Ma in procura spiegano che al momento non ci sono elementi per configurare una responsabilità di Al Kubaisi e degli altri  sotto osservazione nei rapimenti e neppure negli omicidi di Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni.

 

La produzione petrolifera della  Nigeria, messa in difficoltà dagli attacchi dei ribelli in alcuni impianti, dovrebbe rientrare a pieno regime “in due settimane. Lo ha annunciato - secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg - il ministro del Petrolio del Paese, Edmund  Daukoru, a margine del vertice OPEC in corso a Vienna. Gli incidenti nel delta del Niger avevano messo fuori gioco circa 221 mila barili al giorno, pari al 9% dell'output del Paese.

 

Sono otto gli stranieri morti nella strage di Chorzow dove sabato scorso e   crollato il tetto di un padiglione fieristico uccidendo almeno 62 persone. Lo ha annunciato oggi a Katowice Tomasz Tadla, il portavoce della procura locale, dichiarando che si tratta di due tedeschi, due cittadini cechi, due slovacchi, un olandese e un belga. Intanto, fonti della polizia polacca informano che il numero totale dei morti nella tragedia potrebbe aumentare ulteriormente dato che alcune persone sono date ancora per disperse. 

 

Un ennesimo scandalo è scoppiato oggi in Giappone, in mezzo a crescenti interrogativi anche nell'opinione pubblica sulla reale portata delle 'riforme strutturali' perseguite con determinazione dal primo ministro giapponese Junichiro Koizumi fin dall'inizio del suo mandato nell'aprile 2001. Tra ieri e oggi ci sono stati arresti 'eccellenti' al ministero della Difesa giapponese e perquisizioni a tappeto in grandi imprese del settore edilizio per uno scandalo di 'appalti truccati' scoperto dalla Procura di Tokyo. Koizumi si avvicina al preannunciato ritiro dalla guida del Paese nel settembre 2006.

 

 

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