RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 27  - Testo della trasmissione di venerdì 27 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La domenica, giorno del riposo, è una scelta di civiltà: lo ha detto il Papa alle ACLI, nel 60.mo di fondazione, ponendo in risalto la difesa della vita come nuovo risvolto della questione sociale

 

La Chiesa della Repubblica Democratica del Congo prosegua il suo impegno in favore della pace e della riconciliazione: così il Papa nel discorso ai vescovi del Paese africano, in visita ad Limina

 

Con la Deus Caritas est, il Papa ha guardato agli scenari del cuore: intervista con mons. Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il presidente palestinese Abu Mazen affiderà l’incarico di formare il nuovo governo ad Hamas. Preoccupazione nella comunità internazionale: con noi padre David Jaeger e padre Pierbattista Pizzaballa

 

Si celebra oggi nel mondo la Giornata di commemorazione delle vittime dell’Olocausto: le testimonianze di  Elio Toaff e Nedo Fiano

 

250 anni fa nasceva Wolfgang Amadeus Mozart: la luce della musica sul dolore della vita

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Renato Raffaele Martino al Forum economico mondiale a Davos

 

Tutto il mondo celebra oggi il grande genio musicale di Mozart

 

Al via in febbraio i lavori della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sui presunti voli speciali e carceri segrete che si sospetta siano state installate dalla CIA in territorio europeo

 

In vista delle elezioni generali in Perù l’arcivescovo di Lima, il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, ha pubblicato un documento sul processo elettorale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa

 

Il pro-prefetto apostolico in Nepal, padre Pius Perumana ha dichiarato che la comunità cattolica spera e prega per la pace in Nepal, in vista delle elezioni municipali del prossimo 8 febbraio

 

24 ORE NEL MONDO:

L’ondata di freddo in Europa continua a mietere vittime

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 gennaio 2006

 

 

LA DOMENICA, GIORNO DEL RIPOSO, E’ UNA SCELTA DI CIVILTA’:

LO HA DETTO IL PAPA AI DIRIGENTI DELLE ACLI, NEL 60.MO DI FONDAZIONE,

PONENDO IN RISALTO LA DIFESA DELLA VITA

COME PRIORITA’ SOCIALE DELLA NOSTRA EPOCA

 

Il primato della vita umana sul lavoro e sulla scienza, la predilezione per la democrazia come scelta per la giustizia, l’adesione “appassionata al Vangelo”. Sono le cosiddette “tre fedeltà” che da decenni guidano l’esperienza delle ACLI, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Benedetto XVI ha accolto in udienza questa mattina una delegazione di dirigenti del sodalizio cattolico - giunto al 60.mo di fondazione - riflettendo con loro sui cardini della Dottrina sociale della Chiesa, a partire da una “scelta di civiltà”: la difesa della domenica come giorno del riposo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“Indicare a tutti i lavoratori del mondo la strada della personale santificazione attraverso il lavoro, e restituire così alla fatica quotidiana la prospettiva di un’autentica umanizzazione”. Il mondo globalizzato del 21° secolo, l’opulenza dei mercati del Nord che toglie respiro a quelli del Sud del pianeta, divenuto un immenso crocevia di immigrati, non hanno intaccato - 51 anni dopo - ciò che Paolo VI affermò nell’istituire la Festa di San Giuseppe lavoratore. Il modello dell’artigiano di Nazareth incarna i valori che i membri delle ACLI hanno scelto come ragione di vita. Lo hanno ribadito per bocca del loro presidente, Luigi Bobba, davanti al Papa, che ha ricambiato rilanciando le tre priorità che costituiscono l’architrave ideale dell’opera delle ACLI: la fedeltà ai lavoratori, la fedeltà alla democrazia, la fedeltà alla Chiesa:

 

“La prima fedeltà che le ACLI sono chiamate a vivere è la fedeltà ai lavoratori. E’ la persona ‘il metro della dignità del lavoro’. Per questo il Magistero ha sempre richiamato la dimensione umana dell’attività lavorativa riconducendola alla sua vera finalità, senza dimenticare che il coronamento dell’insegnamento biblico sul lavoro è il comandamento del riposo. Esigere dunque che la domenica non venga omologata a tutti gli altri giorni della settimana è una scelta di civiltà”.

 

Priorità dell’uomo sul lavoro equivale alla supremazia dell’essere sull’avere. Una “gerarchia” controcorrente rispetto alla mentalità economica contemporanea, che Benedetto XVI ha riaffermato con forza, allargando la visione al primato del “lavoro sul capitale” e “della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata”, con quello che ha definito “un inedito risvolto” sociale di fondamentale importanza per la nostra epoca ipertecnologica, la difesa della vita:

 

“Viviamo un tempo in cui la scienza e la tecnica offrono possibilità straordinarie per migliorare l’esistenza di tutti. Ma un uso distorto di questo potere può provocare gravi e irreparabili minacce per il destino della vita stessa. (…) La tutela della vita dal concepimento al suo termine naturale, e ovunque questa sia minacciata, offesa o calpestata, è il primo dovere in cui si esprime un’autentica etica della responsabilità, che si estende coerentemente a tutte le altre forme di povertà, di ingiustizia e di esclusione”.

 

Quindi la fedeltà alla democrazia che, “sola - ha proseguito il Papa - può garantire l’uguaglianza e i diritti per tutti”:

 

“La giustizia è il banco di prova di un’autentica democrazia. Ciò posto, non va dimenticato che la ricerca della verità costituisce al contempo la condizione di possibilità di una democrazia reale e non apparente: ‘Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia’”.

 

Benedetto XVI ha concluso con la terza consegna della fedeltà delle ACLI alla Chiesa. “Solo un’adesione cordiale ed appassionata al cammino ecclesiale garantirà quella necessaria identità che sa farsi presente in ogni ambito della società e del mondo, senza perdere il sapore e il profumo del Vangelo”. Una consegna che si salda alla quarta proposta nel 1995 da Giovanni Paolo II e riecheggiata da Benedetto XVI: “Allargare i confini della vostra azione sociale”, ha detto, perché “il futuro dell’umanità sia sempre animato dalla speranza cristiana”.

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LA CHIESA DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO PROSEGUA

 IL SUO IMPEGNO IN FAVORE DELLA PACE E DELLA RICONCILIAZIONE:

COSI’, IL PAPA NEL DISCORSO AD UN GRUPPO DI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO,

IN VISITA AD LIMINA

 

Benedetto XVI incoraggia il popolo della Repubblica Democratica del Congo, che dopo la tragedia della guerra, tenta ora la difficile strada verso la democrazia e la pace. E’ questo lo spirito che ha animato l’incontro del Papa con un gruppo di vescovi della Conferenza episcopale congolese, ricevuti al termine della visita ad Limina. Il Pontefice ha espresso la sua vicinanza spirituale ai presuli, ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la pace e la sicurezza nel grande Paese africano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“CES DERNIERES ANNEES, VOTRE PAYS A VECU …”

 

“Negli ultimi anni – ha ricordato il Papa – il vostro Paese ha vissuto una serie di conflitti sanguinosi che hanno lasciato delle profonde cicatrici nella memoria del popolo”. In tale contesto, ha riconosciuto il Pontefice, i vescovi hanno avuto la forza di “denunciare con messaggi vigorosi” le violenze in corso, chiedendo alle parti in conflitto “di dare prova di responsabilità e coraggio”, affinché i congolesi possano vivere nella pace e nella sicurezza”. La conferenza episcopale, è stata l’esortazione del Papa, deve dunque continuare ad essere vigilante “per accompagnare i progressi in corso”. Quindi, ha levato una vibrante invocazione al Signore affinché gli uomini di buona volontà “perseverino con una ferma speranza nell’edificazione della pace e della fratellanza”:

 

“JE CONNAIS LE CONDITIONS…”

 

“Conosco – ha detto il Papa – le condizioni  difficili nelle quali molti di voi esercitano la loro missione e li ringrazio per il servizio spesso eroico in vista della crescita spirituale delle loro comunità”. Una parte cospicua del discorso, il Pontefice l’ha dedicata al discernimento delle vocazioni sacerdotali e alla formazione dei futuri sacerdoti. Un passaggio il Papa lo ha poi dedicato al pericolo rappresentato dalle sette che “sfruttano la credulità dei fedeli” e propongono loro “una falsa immagine del Vangelo così come una morale accomodante”:

 

“LES COMMUNAUTES ECCLESIALES VIVANTES … »

 

Per difendersi da queste sette, ha avvertito, è particolarmente importante il ruolo delle “comunità ecclesiali vive”. Queste, ha sottolineato, devono essere comunità davvero missionarie e in grado di rendere testimonianza del Vangelo di fronte agli uomini. Infine, il Papa ha criticato la permanenza di conflitti che incidono negativamente sull’unità del presbiterio. Fenomeno, ha aggiunto, che favorisce “lo sviluppo del tribalismo e della lotta di potere nefasta per l’edificazione del Corpo di Cristo e fonte di confusione per i fedeli”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha ricevuto stamane anche il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, (Canada).

 

Nel pomeriggio riceverà l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Il Santo Padre ha quindi nominato Consultore della Segreteria di Stato Sezione per i Rapporti con gli Stati – mons. Marco Dino Brogi, arcivescovo titolare di Città Ducale, nunzio apostolico.

 

 

CON LA DEUS CARITAS EST, IL PAPA HA GUARDATO AGLI SCENARI DEL CUORE:

COSI’ AI NOSTRI MICROFONI, L’ARCIVESCOVO BRUNO FORTE

SULLA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

 
“Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente Enciclica”: è il Papa stesso ad  indicare nella Deus Caritas est quali siano le sue aspettative per questa sua prima Enciclica. Un documento che, come prevedibile, ha destato ampia eco. Molti hanno mostrato sorpresa per il tema scelto da Benedetto XVI, l’amore. Ma proprio questo è il cuore del messaggio cristiano, un tema tutt’altro che scontato. A sottolinearlo è il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Bisogna dire che questo tema non è affatto scontato, perché tocca le corde profonde del nostro essere e volerci umani. Ecco perché il Papa ha guardato, potremmo dire, anzitutto gli scenari del cuore. In secondo luogo, mi sembra che questa Enciclica guardi anche agli scenari del tempo. Di fronte a questa crescente contrapposizione, ecco che questa Enciclica ci richiama all’essenziale: non ci sarà pace senza la via del dialogo e del perdono reciproco e senza la giustizia. E infine, il terzo scenario a cui questa Enciclica si rivolge è lo scenario della Chiesa stessa. Joseph Ratzinger da anni porta avanti l’urgenza di una riforma della Chiesa, quella che il Concilio ha avviato. Ma che cos’è la vera riforma? E’ quella che ritorna all’essenziale, al centro, alla semplicità di Dio, cioè, appunto, al tema del Dio che è amore. Ripartire da quell’incontro con l’Amore che cambia la vita.

 

D. – Colpisce, nella lettura di questa Enciclica, anche una dolcezza, una poesia, se vogliamo, che traspare in alcune parti della “Deus Caritas est” …

 

R. – Qui si sente il registro triplice, del grandissimo teologo che è Joseph Ratzinger, e la teologia è bella perché ha a che fare con la bellezza di Dio; dell’uomo di cultura che ha una finissima sensibilità letteraria e che dunque ha potuto in qualche modo conoscere le declinazioni, le coniugazioni dell’amore anche nei registri della poesia, della musica. E poi, c’è l’ansia del pastore. Il pastore che intende non solo mostrare la verità del Cristianesimo, ma mostrare quanto questa verità è bella, quanto essa riempie il cuore e la vita. Diceva Agostino, amatissimo da questo Papa: “Non possiamo amare se non ciò che è bello”.

 

D. – Nell’Enciclica, soprattutto nella prima parte, si parla molto di anima e carne. Cristo è l’amore incarnato di Dio. Come la Deus Caritas est affronta questo “realismo inaudito”, fondamento del Cristianesimo?

 

R. – Ma … attraverso una assunzione di un dibattito che ha attraversato il Novecento, quello che era stato avviato intorno agli studi di Anders Nygren, su “Eros e Agape”, con una soluzione che è veramente geniale, e cioè non quella della contrapposizione “eros – agape”, amore passionale – amore ablativo, gratuito, ma quella dell’assunzione dell’eros all’interno dell’agape. Come dire – e il Papa insiste – non è possibile negare la componente passionale, umana: sarebbe come negare l’uomo stesso, nel gioco della carità, nel gioco dell’amore. E’ necessario assumerla e purificarla, liberarla da quelle tensioni egoistiche che feriscono e non costruiscono l’amore vero.

 

D. – Fin dalle prime righe della Deus Caritas est, Benedetto XVI sottolinea che oggi c’è un problema di linguaggio: si è perso il vero significato della parola ‘amore’ …

 

R. – In realtà, il linguaggio dell’amore è stato sempre complesso e pluralistico. Lo stesso termine ‘eros’ ha un significato originario più profondo e bello di quello che gli si attribuisce normalmente. Secondo il “Simposio” di Platone, Eros è figlio di penìa – povertà, e poros, espediente, come dire: l’eros nasce da un’esigenza profonda di sentirsi amati e di amare e nello stesso tempo ha quell’audacia e quella creatività che solo amore riesce effettivamente a motivare. L’eros si può addirittura attribuire a Dio, come fa per esempio Origene e molti dei Padri, perché Dio ha il coraggio di amare, ha la creatività nell’amore ed ha, nello stesso tempo, questa grandezza di farsi Lui umile ad aver bisogno del nostro amore. Ma, accanto a questo linguaggio, c’è quello dell’“agape”, che è il termine neo-testamentario per dire l’amore gratuito, l’amore che viene dall’alto. E poi c’è, finalmente, la “philia”: la “philia” che è l’amore d’amicizia. Ecco, è questo il messaggio dell’Enciclica. Il Signore che ci ama di questo amore totale e infinito, da noi chiede l’amore che gli possiamo dare, e questo amore che Lui riesce a trasfigurare e a rendere sorgente nella storia di impegno rinnovato nei rapporti umani ma anche nella costruzione di una società più giusta. La seconda parte dell’Enciclica sarebbe incomprensibile senza la prima.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza di Benedetto XVI a vescovi della Repubblica Democratica del Congo. Il Papa ha ricordato che in questi ultimi anni il Paese ha vissuto al ritmo di conflitti cruenti, che hanno lasciato profonde cicatrici nella memoria dei popoli. Benedetto XVI ha quindi esortato i presuli a perserverare nell’edificazione della pace e della fraternità.

 

Servizio vaticano – L’udienza del Papa ai dirigenti delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli). Nell’occasione il Santo Padre ha richiamato il valore della fedeltà ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa.

 

Servizio estero - Medio Oriente: la vittoria di Hamas getta un’ombra sul processo di pace. Il “quartetto” diplomatico formato da USA, ONU, Russia ed Unione Europea chiede al gruppo radicale di abbandonare la violenza. Israele contraria al dialogo.

Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica”, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “La Bolivia dopo l’elezione di Morales alla Presidenza”.   

 

Servizio culturale - Un articolo di Domenico Volpi dal titolo “L’insidia della cronaca nera e dei conflitti familiari nei programmi pomeridiani”: in margine al convegno su “Tv e minori”.

 

Servizio italiano - Elezioni: le Camere saranno sciolte l’11 febbraio. Al voto il 9 aprile.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 gennaio 2006

 

 

il movimento estremista di hamas si avvia a formare

il nuovo governo palestinese. la comunità internazionale:

riconosca l’esistenza dello stato israeliano

 

In primo piano il risultato delle elezioni legislative palestinesi che ha visto il trionfo del movimento esremista di Hamas. Oggi il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha dichiarato che chiederà ad Hamas di formare il nuovo governo. Intanto la comunità internazionale ha dato una prima risposta alla vittoria di Hamas. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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La comunità internazionale guarda con cautela al nuovo corso palestinese. Il quartetto per il Medio Oriente, composto da Stati Uniti, Russia, ONU e Comunità Europea, in nottata ha invitato Hamas a rinunciare alla violenza e a riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele. “Il popolo palestinese merita un futuro pacifico ha affermato il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, specificando che solo la ‘road-map’ può garantire questo avvenire. Una condizione, questa, ribadita anche dal presidente americano Bush, che ha sottolineato come solo due democrazie rappresentino la speranza di pace nell’area. “Se ci attaccheranno, ci difenderemo. Ma se proporranno trattative, andremo ai negoziati”. Questo il commento di Shimon Peres, uno dei dirigenti del partito israeliano, Kadima. A felicitarsi della vittoria l’Iran che ha salutato con entusiasmo la scelta dei palestinesi per “il proseguimento della resistenza” all’occupazione israeliana.

 

I risultati ufficiali confermano che Hamas ha ottenuto 76 seggi mentre al Fatah, il partito finora al governo, ne ha avuti solo 43. In questo quadro Hamas muove i primi passi. Il presidente Abu Mazen, chiederà ad Hamas di formare il nuovo governo. E’ stato lo stesso leader palestinese ad annunciarlo. In precedenza un portavoce di Hamas aveva reso noto prossimi colloqui con il presidente dell’Autorità Palestinese per discutere di un’eventuale “alleanza politica”. Un’ipotesi, questa, peraltro già esclusa da fonti dei vertici di ‘Fatah’. Sullo sfondo, la popolazione palestinese attende concrete risposte a diversi problemi. Oltre il 47% dei circa quattro milioni di abitanti dei territori vive infatti al disotto della soglia della povertà e la disoccupazione è ai massimi storici.

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Ma sulle preoccupazioni della comunità internazionale per la vittoria di Hamas Roberto Piermarini ha sentito il parere del padre francescano David Jaeger, della Custodia di Terra Santa, di origine ebraica:

 

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R. – La preoccupazione è giusta visto che si tratta di un movimento essenzialmente teocratico avverso per vocazione alla democrazia liberale proteso alla creazione di un ordinamento islamico.

 

D. – Lei la considera una sorpresa la vittoria da Hamas?

 

R. – Una sorpresa piuttosto prevedibile, dal momento che cresceva sempre più la protesta contro la corruzione, il disordine e l’inefficacia del governo uscente e la delusione per i mancati negoziati di pace.

 

D. – A questo punto cosa fare per una ripresa del dialogo israelo-palestinese?

 

R. – La risposta sarebbe di accelerare ora nei negoziati di pace di offrire un accordo di pace ai palestinesi, di cui la stragrande maggioranza aspira ad una pace con Israele in cambio della libertà per i palestinesi nei territori ora occupati.

 

D. – Padre Jaeger per la destra israeliana la vittoria di Hamas è conseguenza del ritiro unilaterale israeliano da Gaza voluto da Sharon, lei è d’accordo?

 

R. – Non è tanto il risultato della ritirata unilaterale ma del fatto di aver insistito perché fosse unilaterale. Dal momento che Israele aveva deciso di ritirarsi da Gaza l’avrebbe potuto fare piuttosto per mezzo di negoziati e accordi con i palestinesi dando così il credito al governo di Abu Mazen invece di permettere ad Hamas di gloriarsi di aver cacciato via i coloni e l’esercito israeliano con la violenza: questo sarebbe stato secondo moltissimi un errore di giudizio storico.

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Ascoltiamo ora al microfono di Luca Collodi, il commento del Custode di Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa:

 

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R. – Tutti ci aspettavamo un buon risultato di Hamas, ma non una soluzione così drastica. E’ ancora presto per fare valutazioni e sicuramente ci sono molti motivi per essere preoccupati, ma vogliamo anche sperare che la soluzione moderata all’interno di Hamas a questo punto prevalga. Hamas, anche se non vogliono, dovrà venire ad una negoziazione con Israele. E’ una realtà che non può ignorare almeno dal punto di vista tecnico. Acqua, luce, corrente, tutte queste cose dipendono da Israele, per cui chi gestisce la cosa pubblica deve per forza dialogare con Israele.

 

D. – Come si può spiegare questa vittoria di Hamas?

 

R. – Hamas si è presentato come il partito nuovo. Al Fatah ha gestito sempre il governo in questi anni, per cui si un po’ identificato anche con le difficoltà ed i problemi, soprattutto interni, di carattere economico e sociale che sono molto gravi in territorio palestinese. Bisogna poi anche dire che Hamas non è soltanto un partito politico, non è soltanto un braccio armato, è una rete molto capillare di dispensari, ospedali, scuole. Ha una presa nel territorio molto forte. E’ finita un’epoca, sicuramente.

 

D. – Come ipotizza che Israele possa affrontare questo tipo di situazione nuova?

 

R. – Sicuramente adesso ci sarà una battuta di arresto per capire esattamente che cosa succede. Spero che prevalga anche qui la saggezza, che non si prendano decisioni affrettate e si dia tempo al mondo palestinese di organizzarsi.

 

D. – Padre Pizzaballa, cosa succederà ora per i cristiani di Terra Santa?

 

R. – Anche per noi come cristiani si pongono molte domande. I cristiani sono cittadini palestinesi in tutto e per tutto, ma è chiaro che rivendicano anche la loro identità di cristiani, che deve essere mantenuta in tutto e per tutto. Quindi è ancora presto per fare dichiarazioni. Spero che prevalga il buon senso. L’opposizione è una cosa, il governo è un’altra.

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OGGI GIORNATA DI COMMEMORAZIONE IN MEMORIA DELLE VITTIME DELL’OLOCAUSTO. PER LA PRIMA VOLTA VIENE CELEBRATA IN TUTTO IL MONDO. IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN: TRAGEDIA DA RICORDARE CON VERGOGNA ED ORRORE. AI NOSTRI MICROFONI, IL RABBINO CAPO EMERITO DI ROMA, ELIO TOAFF

 

Oggi, per la prima volta, la Giornata di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto viene celebrata a livello internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in un messaggio, afferma che in nessun modo si può tornare indietro ed eliminare quella tragedia, anzi, essa va ricordata con vergogna e orrore. Ricordare, ha sottolineato Annan, è un monito doveroso per tutti coloro che invece sostengono che l’Olocausto sia un’invenzione o un’esagerazione, ed è una forma di salvaguardia per il futuro. Ma quali i ricordi del rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff? Tiziana Campisi lo ha intervistato:

 

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R. – Io sono stato partigiano e ho fatto il mio dovere sui monti della Versilia; ho assistito, per esempio, all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, quando furono uccisi donne e bambini e poi bruciati nella piazza del paese con la benzina che le SS avevano gettato sopra di loro. Quindi … sono ricordi, questi, che non si cancellano. Possono passare secoli: non si dimenticano! E quindi, ecco, ricordare cose del genere, secondo me, fa bene perché ci allontana da una mentalità e da un modo di vivere che per noi è assolutamente inconcepibile.

 

D. – Ma lei, oggi, come li vive, questi ricordi?

 

R. – Malamente. Perché, le dico: io per molti anni la notte mi svegliavo tremando perché rivivevo quello che era successo sui monti della Versilia. Quindi ero veramente angosciato perché non avevo nessuna voglia di ricordare!

 

D. – In che modo ha superato il dolore?

 

R. – La fede! La fede in Dio. Io mi rivolgevo a Dio perché mi desse la forza di superare quella prova, che era una prova molto forte.

 

D. – E adesso, come guardare al futuro, facendo memoria?

 

R. – Io credo che bisogna guardare al futuro non nascondendo niente di quello che è avvenuto, perché soltanto così, soltanto vivendo la realtà di quelli che sono stati i fatti, che sono avvenuti, io credo che in questo modo noi possiamo allontanare il pericolo che si ripetano.

 

D. – Cosa direbbe ai giovani di oggi?

 

R. – Di studiare quello che è avvenuto, di cercare di andare sui luoghi dove queste cose si sono verificate perché abbiano l’idea che si parla di cose reali e non di cose inventate o di esagerazione.

 

D. – In che modo è possibile fare memoria insieme agli ebrei?

 

R. – Ma … secondo me, è molto semplice: posso dirle una mia esperienza personale con Giovanni Paolo II. Abbiamo affrontato tante cose, insieme, e le posso dire che le abbiamo superate avendo fiducia uno nell’altro, e soprattutto basandoci sulla forte amicizia che ci legava.

 

D. – Questa amicizia, che si è sviluppata dal Concilio Vaticano II tra ebrei e cristiani, in che modo vi ha fatto vivere le Giornate della memoria?

 

R. – Molto bene! Perché non ci sono stati più ostacoli, non ci sono stati più sospetti! Ci siamo veramente riconosciuti amici e collaboratori nella nostra azione verso il bene.

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Ascoltiamo ora, al microfono di Eugenio Bonanata, la testimonianza di Nedo Fiano, ebreo di Firenze, che dalle carceri della sua città, attraverso il campo di concentramento di Fossoli, nel modenese, è giunto nel tragico luogo della morte di Auschwitz:

 

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R. – Siamo stati accolti da grida: “Aussteigen! Los, los … Gemma, gemma! Alle Packete gelassen!”. Siamo scesi giù come tanti sacchi di cemento, incolonnati. La mamma ha capito che andava a morire, ha detto: “Nedo, Nedo, Nedo abbracciami, non ci vedremo mai più”, e così è andata. Io l’ho abbracciata con tutta la forza che avevo, mamma aveva tutto il volto pieno di lacrime. Questo è il punto più drammatico di tutta la mia esperienza, perché era mia madre.

D. – Poi lei è sopravissuto, è riuscito a salvarsi, perché è entrato a far parte di una squadra di interpreti lì, al campo di Auschwitz. Questo cosa ha comportato?

 

D. – Ho visto tante violenze, tante aggressioni, tante grida, tanta paura, tante lacrime; essendo stato prescelto in quella squadra di cento uomini di giorno e cento di notte, mi sono salvato perché noi dovevamo trasferire le valigie dal carro ferroviario al camion che dovevano portare queste valigie nell’ “Effektenlager”, dove venivano aperte e tutto veniva selezionato; e noi aprivamo queste valigie per vedere se c’era roba da mangiare.

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250 ANNI FA NASCEVA WOLFGANG AMADEUS MOZART:

LA LUCE DELLA MUSICA SUL DOLORE DELLA VITA

 

250 anni fa, il 27 gennaio 1756, nasceva a Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart. Uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, particolarmente apprezzato anche da Benedetto XVI: mi commuove – ha detto il Papa -   la luminosità e la profondità della sua musica,  che non è affatto solamente un divertimento, ma nasconde tutta la tragicità dell’esistenza umana. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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(musica)

 

Wolfgang Amadeus Mozart  vive nel cuore dell’Impero austriaco, una delle massime potenze europee dell’epoca. Siamo all’inizio della rivoluzione industriale: le macchine cominciano a sostituire il lavoro dell’uomo che aspira a mete sempre più alte e guarda il cielo più da vicino con i primi viaggi in mongolfiera. Si diffondono le nuove idee dell’lluminismo che con la luce della ragione vogliono portare progresso e benessere. Ma invece divampano le guerre per la supremazia in Europa; e mentre sui campi di battaglia  scorre il sangue, nelle corti del Continente si ama la musica brillante e spensierata. E in quelle corti in cerca di sempre nuove meraviglie si esibisce Mozart che a soli 5 anni suona e compone da piccolo genio destando lo stupore di sovrani, principi e nobili: è  un fanciullo prodigio. Il padre sogna per lui gloria e ricchezza. Amadeus fa suo quel sogno. Ma la realtà sarà ben più dura. Lavora come musicista alla corte di Salisburgo, indossa la livrea come un maggiordomo e ha lo stesso stipendio del cocchiere.

 

(musica)

 

A 25 anni decide l’avventura della libertà, rara e temibile a quei tempi per i musicisti: si trasferisce a Vienna. Impartisce lezioni e compone su commissione: oltre 700 opere che spaziano tra tutti i generi:  sinfonie, musica sacra, da camera, melodrammi (Don Giovanni, le Nozze di Figaro), tra cui il primo in lingua tedesca (Il ratto del serraglio). Lavora senza pause ed è preda di esaurimenti. Ma i soldi arrivano a stento e con la moglie e i due figli conduce una vita molto povera. Con la morte precoce del padre e della madre cade in una profonda depressione. Le corti però vogliono musica brillante. Nasce così il miracolo delle armonie mozartiane che raggiungono la vetta luminosa del classicismo ma debordano ormai nella forza prorompente di uno stile romantico: melodie di rara perfezione e bellezza che allo stesso tempo riflettono luce e buio, gioia e dolore, rassegnazione e dolcezza. E’ una lotta titanica tra il bene e il male: tra la dura realtà del presente e la nostalgia di un’infanzia felice e piena di sogni che non tornerà  mai più. La sua musica continua a sorridere davanti alle corti reali, ma tra lacrime amare.

 

(musica)

 

Mozart muore stremato dalla fatica e dalla malattia a soli 35 anni, lasciando in miseria la famiglia che non ha il denaro nemmeno per un sepolcro. Il grande musicista, uno dei più grandi di tutti i tempi, viene sepolto nella fossa comune dove finiscono i poveri di Vienna. Della sua tomba non c’è traccia. Poco prima di morire uno sconosciuto gli aveva ordinato un Requiem, rimasto poi incompiuto. Mozart lavorando a quest’ultima opera così scriveva:

 

“Non ho più nulla da temere. Lo sento, la mia ora suona. Sto per morire. Ho finito prima di aver goduto del mio talento. Eppure la vita era bella: la carriera si apriva sotto auspici tanto fortunati. Bisogna rassegnarsi, sarà quel che piacerà alla Provvidenza. Termino: ecco il mio canto funebre, non devo lasciarlo imperfetto”.

 

Il Kyrie è l’ultimo brano composto da Mozart interamente. Le sue ultime parole in musica sono  un atto di supremo affidamento nella povertà,  un inno alla misericordia divina che rende perfetto e redime ogni fallimento umano che si affida all’Amore di Dio.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

27 gennaio 2004

 

 

ATTESO L’INTERVENTO, A NOME DELLA SANTA SEDE,

DEL CARDINALE RENATO MARTINO AL FORUM ECONOMICO MONDIALE,

IN CORSO A DAVOS. TRA LE PERSONALITA’ CONVENUTE NELLA CITTADINA ELVETICA,

 IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU KOFI ANNAN,

CHE IERI HA RILANCIATO IL RUOLO DELLE NAZIONI UNITE

PER RISOLVERE LE SITUAZIONI DI CRISI, AIUTANDO NON TANTO I GOVERNI

QUANTO DIRETTAMENTE LE POPOLAZIONI

 

DAVOS. = Proseguono i lavori a Davos del Vertice economico mondiale. Atteso  l’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che interverrà a nome della Santa Sede. Il porporato, partito stamani per la cittadina elvetica, presenterà le indicazioni della Dottrina sociale della Chiesa contenute nel relativo Compendio, di recente pubblicato dal Dicastero da lui presieduto: dalla globalizzazione alla remissione del debito internazionale, dallo sviluppo compatibile all’equa distribuzione delle ricchezze e alla governance del mercato internazionale. In particolare, il cardinale Martino farà eco alle affermazioni della prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas Est, sulla relazione tra il necessario impegno per la giustizia e l’imprescindibile servizio della carità. Tra gli interventi di ieri a Davos, quello del segretario generale dell’ONU, che ha evidenziato come le Nazioni Unite si confrontino sempre con nuovi compiti, perché crescono le minacce che pesano sull'umanità. Kofi Annan ha citato in particolare la  diatriba sul programma atomico iraniano, il conflitto nel Darfur e l'influenza aviaria. L'ONU deve proteggere la gente, ha aggiunto Annan. “Genocidi e crimini contro l'umanità non sono questioni interne ai Paesi, i governi non devono poter celarsi dietro alla loro sovranità”. Il segretario generale dell’ONU ha aggiunto che negli ultimi 10 anni ha cercato di imporre all'organizzazione un nuovo approccio, attento non solo ai rapporti con i governi, bensì anche direttamente ai bisogni delle popolazioni. Anche sul fronte delle sanzioni vi sono stati grossi cambiamenti: esse sono oggi “più umane”, perché si applicano alle singole persone, per esempio attraverso divieti di viaggio o blocco di conti, e non alle popolazioni. Inoltre l'ONU si impegna maggiormente in favore dei diritti umani. Secondo Annan, le Nazioni Unite si sono dimostrate un'organizzazione flessibile. Il segretario generale vedrà il suo mandato scadere alla fine del 2006. (R.G.)

 

 

TUTTO IL MONDO CELEBRA OGGI IL GRANDE GENIO MUSICALE DI MOZART

NEL 250.MO DELLA NASCITA: A SALISBURGO,

CITTA’ NATALE, LE MANIFESTAZIONI PIU’ IMPORTANTI E A VIENNA,

DOVE MORI’, L’INAUGURAZIONE STAMANE DI UNA NUOVA CASA-MUSEO

 

SALISBURGO.= Il 27 gennaio 1756 nasceva Wolfgang Amedeus Mozart, per i suoi 250 anni, l’Austria ha organizzato una festa di compleanno senza precedenti. Salisburgo, la sua città natale e Vienna dove morì rappresentano il centro delle celebrazioni. Altre manifestazioni sono previste in tutti i teatri lirici e sale di concerto del mondo. La città che ha dato i natali al genio musicale, da ieri sera è blindata per l’arrivo di migliaia di appassionati di musica giunti a festeggiare il “compleanno” di Mozart, e per decine di politici europei invitati nella cittadina dal cancelliere austriaco, Wolfgang Schuessel. Tra gli eventi in programma oggi a Salisburgo, spiccano i due appuntamenti con i filarmonici di Vienna. Stamani Nikolaus Harnoncourt dirigerà i Wiener Philharmoniker al Mozarteum e stasera l’onore del concerto solenne sarà affidato al maestro Riccardo Muti. La città è sede di una mostra dal titolo “Viva Mozart” e alle ore 20, ora di nascita del grande musicista, a Salisburgo e Vienna le campane di tutte le Chiese suoneranno a festa. In occasione dell’anniversario mozartiano, Schuessel, presidente di turno dell’Unione Europea, ha organizzato una conferenza di tre giorni, dal titolo “The sound of Europe” riguardante il futuro, i valori e l’identità dell’Europa. Nella capitale austriaca, dove il compositore ha vissuto solo dieci anni della sua breve esistenza, si terrà una “maratona mozartiana”, che inizierà questa mattina con l’inaugurazione della nuova “Casa di Mozart”, una casa museo detta anche Figaro Haus perché è qui che il musicista compose le “Nozze di Figaro”. Nel resto d’Europa, le iniziative più significative sono tre. A Praga, ci sarà l’esibizione della Filarmonica ceca diretta da Manfred Honek; all’Opéra di Parigi si terrà un allestimento del “Don Giovanni” presentato dall’austriaco Michael Haneke e alla Staatsoper di Berlino Daniel Barenboim dirigerà un concerto galà. In Australia, grazie al fuso orario, Sydney sarà la prima città a dare il via oggi alle celebrazioni per il 250.mo anniversario della nascita di Mozart, con un concerto dell’Orchestra sinfonica sydneyana che si esibirà su una piattaforma galleggiante nella baia. Intorno alle 10, ora italiana, sono risuonate stamani le note di due delle composizioni più amate del grande compositore: “Eine Kleine Nachtmusik” e il “Divertimento in re maggiore” K251. Accanto alle numerosissime iniziative culturali, il grande genio austriaco è diventato anche il centro di una gigantesca macchina commerciale che promette affari straordinari. (A.E.)

 

 

AL VIA IN FEBBRAIO I LAVORI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA

 DEL PARLAMENTO EUROPEO SUI PRESUNTI VOLI SPECIALI E CARCERI SEGRETE

CHE SI SOSPETTA SIANO STATE INSTALLATE DALLA CIA IN TERRITORIO EUROPEO, NELL’AMBITO DELLA LOTTA AL TERRORISMO

 

BRUXELLES. = Si riunirà per la prima volta a Strasburgo, nella sessione plenaria di febbraio, la Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sui presunti voli speciali e carceri segrete che si sospetta siano state installate in Europa dalla CIA, i Servizi di Intelligence statunitensi che operano all’estero. In quella occasione i 46 europarlamentari incaricati definiranno il calendario dei lavori, che dureranno un anno. Nominati intanto il presidente e il relatore della Commissione. Sono Carlos Coelho, portoghese dei Popolari europei, che ha già presieduto la Commissione su Echelon, e l’italiano Claudio Fava dei Democratici di sinistra. Coelho ha spiegato che il mandato della Commissione sarà di verificare se sul territorio dell'Unione Europea si siano verificati casi di tortura o di voli speciali, se cittadini europei siano stati sequestrati e se vi sia stata la complicità di Paesi dell'UE, ma ha pure aggiunto che la Commissione non ha veri e propri poteri di inchiesta e quindi non può obbligare nessuno a presentarsi per essere ascoltato. Fava, che dovrà preparare una prima relazione fra quattro mesi, ha segnalato come il ruolo del Parlamento europeo ''sarà principalmente quello di verificare l'attendibilità delle prove e la gravità di eventuali responsabilità politiche e di governo'' con un ''obiettivo etico e politico'' e cioè di ''ripristinare il giusto equilibrio tra l'esigenza della lotta al terrorismo e la necessità di non abbassare, per nessuna ragione, la tutela dei diritti fondamentali di ogni essere umano''. Fra i primi a poter essere convocati ci potrebbe essere il senatore svizzero Dick Marty, che qualche giorno fa ha reso noto l'esito del suo lavoro di investigazione per conto del Consiglio d'Europa sulle presunte operazioni illegali della Cia in territorio europeo. L'idea è di Sarah Ludford, europarlamentare  britannica del gruppo liberaldemocratico, che sarà una dei tre vice presidenti della Commissione parlamentare. ''Quei governi che guardano con perplessità alle conclusioni di Marty hanno la responsabilità di sollevare ogni sospetto presentandosi con documenti e testimonianze. Anche se la nostra Commissione non ha poteri di inchiesta, abbiamo il dovere di chiamare a rispondere i governi europei per qualsiasi azione in violazione dei Trattati''. Secondo Ludford, la Commissione dovrebbe ascoltare, fra gli altri, l'alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza Javier Solana, il commissario UE alla giustizia, sicurezza e libertà,  Franco Frattini, il responsabile antiterrorismo UE Gijs de Vries, oltre ad alti esponenti dell'Amministrazione Usa. La vicenda dei voli e delle carceri segreti Cia in Europa  è esplosa alla fine dello scorso anno quando il “Washington Post” riferì di una rete di carceri segrete in Europa nella quali la CIA deteneva prigionieri nell'ambito della lotta al terrorismo. L'organizzazione americana “Human Rights Watch” aveva individuato in Polonia e Romania i due Paesi che avrebbero ospitato questi Centri di detenzione. (R.G.)

 

 

“LA CHIESA CONCEPISCE LA FUNZIONE PUBBLICA COME UNA GRANDE OPPORTUNITÀ

 DI SERVIRE CON DISINTERESSE GLI ALTRI E RISOLVERE I PROBLEMI CHE ANGOSCIANO LA SOCIETÀ”: COSÌ, L’ARCIVESCOVO DI LIMA, CARDINALE CIPRIANI THORNE, IN VISTA DELLE ELEZIONI GENERALI IN PERU’,

 IN PROGRAMMA IL PROSSIMO 9 APRILE

 

LIMA. = In vista delle elezioni generali in Perù, in programma il prossimo 9 aprile, l’arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, ha pubblicato un documento intitolato: “Riflessioni sul processo elettorale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa”. In queste riflessioni, riporta l’agenzia Fides, il porporato mette in evidenza “alcune delle principali sfide” che la nazione ha di fronte. Già nell’introduzione, il cardinale chiarisce che “ogni pronunciamento pontificio o episcopale della Dottrina sociale non è per la Chiesa un privilegio, bensì un diritto ad evangelizzare l’ambito sociale” e lancia un forte appello ai fedeli laici affinché assumano le loro responsabilità in questo senso, sapendo armonizzare “la fedeltà totale al Magistero e la giusta pluralità nel modo concreto di esprimerla”. L’arcivescovo di Lima definisce “priorità pastorale” la diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, “in tempi in cui, per ignoranza, si sostengono progetti che propongono dottrine contrarie agli insegnamenti della Chiesa” e sollecita ad “analizzare bene le proposte riguardanti matrimonio, famiglia ed educazione”. Nella prima parte del testo, la riflessione prende in esame la “dignità della persona umana”, gravemente deteriorata quando si riduce “al solo benessere materiale”. La chiave per interrompere questa tendenza al materialismo è una sola: educare ai valori. Di qui, il ruolo fondamentale della famiglia e l’esempio concreto dei genitori. La seconda parte si sofferma sui compiti dello Stato, che deve dare l’esempio con un regime di austerità, ripartendo le risorse secondo un criterio di equità. La missione principale dello Stato è soprattutto di “mantenere l’ordine nel Paese, perché si sviluppi un clima di pace e fiducia che faccia germogliare il desiderio di intraprendere e di investire”. La missione dei cristiani è allora assumere liberamente la leadership nel compito di sviluppo del Paese. Nella terza ed ultima parte, mons. Cipriani Thorne ricorda che “la Chiesa insegna che la giustizia è una delle virtù fondamentali per rendere possibile un retto sviluppo sociale”, evitando “un trattamento preferenziale nelle politiche economiche, mediante l’abuso delle ‘amicizie politiche’ (…) per il germe di corruzione e sfiducia che apportano alla società”. “La Dottrina sociale della Chiesa – conclude il porporato – concepisce la funzione pubblica come una grande opportunità di servire con disinteresse gli altri e di cercare di risolvere i molti e gravi problemi che angosciano la società”. (R.M.)

 

 

“LA COMUNITÀ CATTOLICA SPERA E PREGA PER LA PACE IN NEPAL,

IN VISTA DELLE ELEZIONI MUNICIPALI DEL PROSSIMO 8 FEBBRAIO”:

QUESTE, LE PAROLE DEL PRO-PREFETTO APOSTOLICO NEL PAESE,

PADRE PIUS PERUMANA, ALLA VIGILIA DELLA PREGHIERA PER LA PACE

 

KATHMANDU.= “La Comunità cattolica spera e prega per la pace in Nepal, in vista delle prossime elezioni municipali”: è quanto ha dichiarato il pro-prefetto apostolico in Nepal, padre Pius Perumana, alla vigilia della manifestazione per la pace, in programma domani a Kathmandu. All’incontro parteciperanno esponenti delle diverse Chiese cristiane, associazioni, gruppi e movimenti che operano per la difesa dei diritti umani. La popolazione nepalese nutre la speranza che il voto del prossimo 8 febbraio sia un’occasione di apertura per una fase pacifica nella storia del Paese. In Nepal, spiega il sacerdote, “la situazione risente sempre di un clima dove la violenza fa da padrona”. Mentre nella capitale, grazie al controllo delle forze armate, la vita scorre normalmente, nelle aree montuose e nei villaggi la gente vive terrorizzata a causa degli attacchi e delle razzie improvvise della guerriglia maoista. Nel Paese vige uno stato di incertezza tale, da far temere l’annullamento delle operazioni di voto. Infatti, l’opposizione intende boicottare le elezioni perché vorrebbe prima un cambiamento della Costituzione; il Re Gyanendra, che dallo scorso anno, in seguito allo scioglimento del governo, ha assunto pieni poteri, vorrebbe invece andare al voto, in quanto è alla ricerca di una legittimazione popolare. Sulla situazione della Chiesa, come riferisce l’agenzia vaticana Fides, padre Perumana ha affermato: “Come piccola minoranza, viviamo in una situazione relativamente tranquilla. Condividiamo le ansie e le condizioni della popolazione”. Il sacerdote ha illustrato, poi, un progetto che ha riscosso numerosi consensi: le Missionarie della Carità, le religiose seguaci di Madre Teresa di Calcutta, intendono aprire una nuova casa di accoglienza nella zona di Pokhara. La struttura presterà cure a diverse categorie di disagiati: anziani abbandonati, bambini denutriti e orfani, malati terminali, donne povere e ragazze madri. (A.E.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 gennaio 2006

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

La tv satellitare araba, ‘al-Jazira’, ha diffuso oggi un video nel quale appaiono i due ingegneri tedeschi rapiti martedì scorso nel centro petrolifero di Baiji, nel nord dell’Iraq. Gli ostaggi, inginocchiati e circondati da uomini armati, implorano le autorità tedesche di aiutarli. Berlino, dal canto suo, ha fatto sapere di essere pronta a fare tutto il possibile per salvare i due connazionali. I sequestratori non hanno avanzato nessuna richiesta di riscatto. Intanto un’operazione delle forze speciali irachene ha portato all’arresto di 35 presunti ribelli in diversi quartieri di Baghdad. Sempre nella capitale, l'esplosione di una bomba, che avrebbe dovuto colpire una pattuglia di soldati statunitensi, ha provocato almeno due vittime civili.

 

Due poliziotti afghani sono morti e altri due sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di una bomba. L’ordigno ha colpito il veicolo che trasportava i militari nel distretto di Gritshk, nella provincia di Helmand, circa 180 chilometri ad ovest di Kandahar. Intanto la Gran Bretagna, che a maggio assumerà il comando della missione NATO, porterà nel Paese 5700 unità entro il mese di luglio.

 

Il responsabile iraniano per il dossier nucleare, Ali Larijani, ha giudicato “insufficiente” il compromesso proposto dalla Russia per risolvere la controversia sul programma nucleare iraniano. A suo parere la proposta ha bisogno di essere ulteriormente rivisitata, sebbene “non si possa dire che essa sia negativa”. In questi giorni l’offerta di trasferire in territorio russo le attività nucleari iraniane, era stata accolta con favore da Teheran.

 

L’ondata di freddo polare prosegue in tutta Europa, dove anche ieri si sono registrate decine di vittime. Il bilancio più nero è ancora quello dell’Ucraina che ha annunciato altri 40 morti nelle ultime 24 ore. Sei persone sono decedute inoltre in Polonia, portando a 69 il bilancio delle vittime dell’ondata di gelo. La situazione è tornata alla normalità. in Russia, con temperature che vanno dai meno 6 ai meno 8 gradi a Mosca.

 

Una perdita in un gasdotto ha provocato l’interruzione delle fornitura di gas in Cecenia. Lo riferisce l’agenzia di stampa 'Itar-Tass' che cita la protezione civile russa. La diminuzione dell’erogazione di gas sarebbe dovuta a un incidente avvenuto ieri, di cui non si conoscono le cause.

 

Okimsho Hafisov, capo dell’Istituto militare del ministero della Difesa del Tagikistan, è stato assassinato questa mattina a Dushanbe.  L’uomo è stato ucciso con sette colpi di pistola mentre stava salendo sulla propria auto di rappresentanza. L’assassino, del quale ancora non si conosce il movente, è riuscito a fuggire.

 

Il virus dei polli H5N1 sarebbe così letale a causa di una sua proteina, capace di distruggere le difese dell’organismo infettato. E’ quanto emerso da un’analisi genetica condotta da ricercatori del Saint Jude Children’s Research Hospital di Menphis, negli Stati Uniti. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista ‘Science’, potrebbe fornire importanti dettagli su come agisce il virus dell’influenza aviaria.

 

Anche una religiosa e un sacerdote sono tra le persone rapite due giorni fa presso l'aeroporto di Port-au-Prince, ad Haiti. I sequestrati sono quattro, due francesi e due haitiani. Lo hanno riferito fonti della polizia locale e dell’ONU, precisando che i rapitori hanno richiesto un riscatto elevato.

 

Inaugurato in Italia l’anno giudiziario 2006. In un’aula gremita, davanti alle massime cariche dello Stato, il primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli, ha denunciato che “l’Italia, pur disponendo del maggior numero dei giudici, ha il primato per la lunghezza dei tempi dei processi sia civili che penali”. Il ministro della Giustizia, Castelli, ha invece sottolineato come in questa legislatura sia stata approvata una serie di norme “che non è azzardato dichiarare senza precedenti”. Sulla riforma costituzionale per Castelli “non c'è stato scontro tra istituzioni”, ma “esercizio di quelle garanzie che vietano la promulgazione di leggi incostituzionali”. Il ministro ha poi ricordato come il Parlamento abbia accolto i rilievi del Capo dello Stato, modificando o abrogando alcune parti.

 

Secondo il premier spagnolo Zapatero la fine della guerra tra gli indipendentisti baschi dell’ETA e lo Stato spagnolo è vicina. In un’intervista il primo ministro ha detto di essere in possesso di informazioni in questo senso. Zapatero ha ricordato inoltre come da oltre due anni l’ETA non compia attentati mortali e che in tutta la società basca c'è un forte ‘anelito di pace’.

 

 

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