RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 15  - Testo della trasmissione di domenica 15 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Al cristiano basta l’amicizia di Cristo, sostegno in ogni momento della vita: così Benedetto XVI all’Angelus di oggi. Appello del Papa alla solidarietà con gli immigrati e al riconoscimento delle scuole cattoliche

 

Il ruolo della donna immigrata al centro dell’odierna Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Ne parliamo con l’arcivescovo Agostino Marchetto.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La diocesi di Roma celebra oggi la Giornata diocesana delle scuole cattoliche dal titolo “Chiesa, famiglia e scuola per la formazione della persona”. Intervista con don Carmine Brienza

 

In cammino verso Dio: i pellegrinaggi dei fedeli nell’era medievale, segno delle antiche radici cristiane d’Europa. Con noi, il prof. Francesco Sisinni  

 

Rapporto su minori e tv: troppe ore davanti al video, a rischio salute e fantasia dei ragazzi. Ai nostri microfoni, Emilio Rossi e Vincenzo Vita  

 

La difficile convivenza tra colonizzatori e nativi nell’america del600 nel film di Terence Malick “The new world”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Influenza aviaria in Turchia: escluso il contagio per il giornalista russo, ma un nuovo caso di morte sospetta segnalato nell’est del Paese.

 

In Kenya siccità e caresti spingono le tribù  nomadi verso le città

 

Ad una suora cattolica dell’Indi ail premio nazionale 2005 per l’impegno in favore dei disabili

 

Battezzata ieri a Madrid l’infanta di Spagna

 

Pubblicate le prime conclusioni del congresso per i laici di Salta in Argentina.

 

E’ atterrata stamattina negli Stati Uniti la sonda Stardust

24 ORE NEL MONDO:

“Sì” di Israele al voto dei palestinesi residenti a Gerusalemme est, nelle elezioni del 25 gennaio

 

In Cile, urne aperte per il ballottaggio tra la socialista Bachelet e il conservatore Pinera 

 

Presidenziali anche in Finlandia: appare scontata la riconferma del presidente uscente, la signora Halonen.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 gennaio 2006

 

 

AL CRISTIANO BASTA L’AMICIZIA DI CRISTO, SOSTEGNO IN OGNI MOMENTO

DELLA VITA: COSI’ BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO.

APPELLO DEL PAPA ALLA SOLIDARIETA’ CON GLI IMMIGRATI E AL

RICONOSCIMENTO DELLE SCUOLE CATTOLICHE, IN OCCASIONE

DELLE ODIERNE CELEBRAZIONI SUI DUE TEMI

 

“No” alla discriminazione con gli immigrati spinti a ricostruirsi un futuro lontano dalla terra d’origine. “Sì” al riconoscimento del servizio formativo svolto dalle scuole cattoliche, in particolare in Italia. Sono i due messaggi lanciati questa mattina da Benedetto XVI all’Angelus, durante il quale il Papa ha parlato dell’amicizia indissolubile che lega Cristo all’uomo, anche nei momenti più duri dell’esistenza. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Al di fuori della straordinarietà del periodo natalizio, la vita cristiana resta eccezionale anche nell’ordinario perché è un “itinerario di santità”. Per questo, è anche una vita che non teme la durezza e il buio delle sue prove, perché può contare sempre sull’amicizia di Gesù, che rischiara e consola. Arriva dall’incontro di Gesù con i discepoli, raccontato dal Vangelo di oggi, l’insegnamento di Benedetto XVI all’Angelus, durante il quale il Papa ha avuto parole forti sul fenomeno dell’immigrazione e sul ruolo delle scuole cattoliche. Nel brano evangelico di questa domenica, Benedetto XVI ha individuato due verbi particolari nel primo approccio che alcuni dei Dodici hanno con il Maestro: il “ cercare” e il “trovare”. Due verbi, ha osservato il Pontefice, dai quali si può “ricavare un’indicazione fondamentale per il nuovo anno, che vogliamo sia un tempo in cui rinnovare il nostro cammino spirituale con Gesù, nella gioia di cercarlo e di trovarlo incessantemente”:

“L’amicizia col Maestro assicura all’anima pace profonda e serenità anche nei momenti bui e nelle prove più ardue. Quando la fede si imbatte in notti oscure, nelle quali non si “sente” e non si “vede” più ricavare un’indicazione fondamentale per il nuovo anno, che vogliamo sia un tempo in cui rinnovare il nostro cammino spirituale con Gesù, nella gioia di cercarlo e di trovarlo incessantemente. la presenza di Dio, l’amicizia di Gesù garantisce che in realtà nulla può mai separarci dal suo amore”.

 

         Un amore che non cambia, perché Cristo “è lo stesso ieri, oggi e sempre”, mentre dopo duemila anni continua ad essere “una scoperta” per l’uomo poiché, ha affermato Benedetto XVI, “noi, il mondo, la storia, non siamo mai gli stessi”. E non è uguale a se stesso, pur essendo un “segno dei tempi”, il fenomeno dell’immigrazione al quale il Papa – in coincidenza con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra oggi - ha dedicato il primo pensiero del dopo-Angelus. Spostamenti volontari o forzati, legali o clandestini, per motivi di lavoro o di studio: in questo panorama, Benedetto XVI ha ribadito che la solidarietà resta la sola chiave per rapportarsi positivamente con gli immigrati:

 

“Se, da una parte, si afferma il rispetto delle diversità etniche e culturali, dall’altra permangono difficoltà di accoglienza e di integrazione. La Chiesa invita a cogliere il positivo che questo segno dei tempi porta in sé, vincendo ogni forma di discriminazione, di ingiustizia e di disprezzo della persona umana, perché ogni uomo è immagine di Dio”.

 

         L’altro pensiero del Pontefice, che ha salutato in sei lingue le migliaia di persone in Piazza San Pietro, è andato alla Scuola cattolica nel giorno della sua Giornata diocesana di Roma:

 

“Saluto i dirigenti, gli insegnanti, i genitori e gli alunni qui convenuti, e li incoraggio a proseguire nell’impegno per un’educazione integrale, che si sforzi di unire la qualità dell’istruzione e la concezione cristiana dell’uomo e della società. Auspico che sia costante la collaborazione tra famiglia e scuola, come pure che il servizio assicurato dalle scuole cattoliche sia pienamente riconosciuto. Buon anno scolastico!”.

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La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, ricordata dal Papa all’Angelus, pone quest’anno al centro della propria analisi la situazione della donna immigrata. Sullo specifico aspetto femminile del più vasto fenomeno migratorio, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti: 

 

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R. - Si tratta di un generoso sacrificio da parte di mogli e madri che sono costrette a lasciare la famiglia per guadagnare per essa il pane quotidiano altrove, dove magari l’offerta di lavoro si dirige alle donne piuttosto che agli uomini. La separazione familiare però è un grande problema, con gravi conseguenze, che meritano profonda attenzione da parte di tutti. In questo contesto, dirò solo che la Chiesa invoca la riunificazione familiare. Nel mondo del lavoro, poi, la donna immigrata – sposata o meno – spesso subisce discriminazione due volte: come immigrata e come donna. Già nel 1995, quando le Nazioni Unite organizzarono la Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, Giovanni Paolo II parlò del rischio che “la discriminazione nei confronti dei migranti in generale tenda ad accanirsi particolarmente contro la donna”. Il Papa chiese perciò ai governi “un cambiamento di prospettiva nell’impostazione delle relative politiche”, per “garantire anche alle donne la parità di trattamento, sia per la retribuzione, sia per le condizioni di lavoro e di sicurezza”. Nel suo Messaggio per la Giornata, ora, Benedetto XVI chiama i cristiani “a dar prova del loro impegno per il giusto trattamento della donna migrante, per il rispetto della sua femminilità, per il riconoscimento dei suoi uguali diritti”. C’è poi il grave problema delle donne in immigrazione irregolare, magari vittime del traffico di esseri umani. La Chiesa chiede qui di distinguere tra criminali e vittime. Mentre bisogna sottomettere i primi alla giustizia, per le vittime si chiede anche solidarietà.  D’altra parte però, l’emigrazione femminile per motivi di lavoro mette in rilievo l’autonomia della donna e la sua capacità, anche professionale. Occorre dunque mettere a punto “strumenti atti a facilitare l’inserimento e la formazione culturale e professionale della donna”, come si legge nel Messaggio del 1995. Soprattutto per le donne, a cui è spesso affidato un compito educativo, la migrazione è un campo importante di verifica del rispetto delle loro convinzioni religiose.

 

D. - Altro tema affrontato è quello dei rifugiati. I mass media ne parlano e questa realtà è assai triste. Qual è il compito della Chiesa a tale riguardo?

 

R. - Benedetto XVI stesso attesta nel suo Messaggio che “la Chiesa guarda a tutto questo mondo di sofferenza e di violenza con gli occhi di Gesù, che si commuoveva davanti allo spettacolo delle folle vaganti”. Chiaramente, afferma dunque la necessità dell’impegno di soccorso a questi fratelli e sorelle ispirato dalla speranza, con coraggio, amore e “fantasia della carità”. Il Sommo Pontefice chiama anche le Chiese locali di origine ad inviare “assistenti della stessa lingua e cultura” per i rifugiati, naturalmente in dialogo con le Chiese di accoglienza. Poiché significative per tutta la Chiesa, ricordiamo le parole del P. Pedro Arrupe, quando era Preposito Generale della Compagnia di Gesù, nella lettera di fondazione del “Jesuit Refugee Service”, e cioè: “L’aiuto che ci si attende non è soltanto materiale: la Compagnia è chiamata a offrire soprattutto un servizio umano, educativo, spirituale”. Educazione, dunque, formale e non, formazione professionale, ma anche educazione alla riconciliazione e alla pace, molto importante per chi è stato violentemente costretto a lasciare tutto. A questo riguardo, l’accompagnamento spirituale è dimensione fondamentale.

 

D. - Categoria di migranti sono anche gli studenti stranieri, in posizione che sembra privilegiata rispetto agli altri migranti. Perché la Chiesa rivolge ad essi un’attenzione particolare?

 

R. - Perché anzitutto sono migranti, e come tali in situazione di disagio, lontani da casa, dalla patria, dalla propria cultura e dal loro modo di vivere, ecc. Perciò - anche se hanno magari una borsa di studio e dunque sembrano più autosufficienti - essi pure hanno bisogno di aiuto per integrarsi, anche solo temporaneamente, nel Paese di accoglienza. In realtà, in molti casi, la borsa di studio non è sufficiente per coprire tutte le necessità dello studente straniero. Essi abbisognano di un punto di riferimento per essere aiutati a superare momenti di crisi, e non solo economica. La fede, poi, viene espressa in diversi modi nei vari Paesi, anche nella vita di tutti i giorni, perciò uno studente all’estero ha bisogno di qualcuno che lo ascolti e capisca. Se tutto questo sostegno viene invece a mancare, vi sono conseguenze negative per lo studio stesso. Se adeguatamente accompagnato, invece, anche spiritualmente, ecclesialmente, con impegno pastorale specifico, la sua “esperienza universitaria [all’estero] può costituire un’occasione straordinaria di arricchimento spirituale”, come afferma Benedetto XVI nel suo Messaggio. Il recente nostro II Congresso Mondiale di pastorale per gli studenti esteri lo ha confermato. 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 gennaio 2006

 

 

 

LA GIORNATA DIOCESANA DELLE SCUOLE CATTOLICHE A ROMA,

OCCASIONE PER VALUTARE IL RUOLO FORMATIVO DI UNA RETE

DI ISTITUTI CHE IN ITALIA ATTENDE ANCORA IL PIENO RICONOSCIMENTO

 

Una scuola di buon livello, anche nell’insegnamento cristiano, e il cui servizio sia “pienamente riconosciuto”. Questo, dunque, il pensiero di Benedetto XVI sulle scuole cattoliche, che celebrano oggi a Roma la loro Giornata diocesana sul tema “Chiesa, famiglia e scuola per la formazione delle persona”. Sul senso di questo appuntamento, Marina Tomarro ha intervistato don Carmine Brienza, direttore dell’Ufficio Scuola Cattolica del Vicariato di Roma:

 

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R. – Il senso di questa Giornata in fondo è questo: far sentire alla scuola cattolica che è parte integrante della diocesi di Roma e sensibilizzare le comunità cristiane che la scuola cattolica è questione che li riguarda. L’educazione coinvolge una pluralità di soggetti – famiglia, parrocchie – e quindi se non c’è anche questa consonanza di intenti, di progetto condiviso, è chiaro che l’educazione non produce e non diventa feconda.

 

D. – In che modo la famiglia viene coinvolta in questo percorso?

 

R. – Nell’elaborazione del progetto educativo, la scuola cattolica chiede alla famiglia di non pensare all’iscrizione in una scuola cattolica come a una sorta di “scaricabarile”: la famiglia, quindi, viene attirata nelle grandi scelte, negli istanti formativi comuni, perché si esprima e collabori. D’altra parte, se il progetto educativo che la scuola persegue non trova la famiglia in sintonia, è chiaro che poi a pagare è il ragazzo.

 

D. – Oggi quali sono le maggiori difficoltà affrontate dalla scuola cattolica?

 

R. – Sicuramente la difficoltà principale è la difficoltà gestionale. Il fatto che alla scuola cattolica manchi un’effettiva parità è veramente un macigno di illegalità che pesa sulle scuole italiane. Lo Stato ha riconosciuto che la Scuola cattolica è una scuola paritaria, cioè entra nel servizio nazionale integrato dell’istruzione, però è un riconoscimento giuridico formale, a cui non corrisponde un’effettiva parità economica, in maniera tale che la famiglia possa scegliere di mandare il proprio figlio nella scuola che crede, senza pagare niente. In Europa, avviene dappertutto in questo modo. Alla difficoltà gestionale, poi, si accompagna anche la difficoltà di presentare un progetto culturale che sia cristianamente orientato. La scuola cattolica, dove il progetto culturale è cristianamente definito, è una scuola che aumenta il numero degli iscritti e funziona meglio.

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ALLA SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

 

 

IN CAMMINO VERSO DIO: I PELLEGRINAGGI CRISTIANI  NELL’ERA MEDIEVALE.

- Intervista con il prof. Francesco Sisinni -

 

E’ il 333 dopo Cristo quando un vescovo della Gallia traccia l’itinerario da Bordeaux a Gerusalemme, passando per Costantinopoli. Un semplice riferimento storico che sottolinea quanto profonde siano le radici cristiane dell’Europa. Radici di cui i pellegrinaggi furono e sono ancora oggi una delle manifestazioni più visibili. Sul ruolo del pellegrinaggio nell’edificazione dell’identità europea, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Francesco Sisinni, responsabile del master di cultura cristiana all’Università LUMSA di Roma:

 

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D. – Come nasce l’idea di pellegrinaggio e che significato aveva per chi si metteva in cammino verso i luoghi santi?

 

R. – Il pellegrinaggio ha origini molto remote, perché risponde all’ansia metafisica dell’incontro con il divino, con lo straordinario. Non c’è pellegrinaggio senza questa motivazione spirituale. Il pellegrinaggio poi si snoda attraverso le vie del pellegrinaggio, e vi è tutto un rituale, anche una liturgia del pellegrinaggio – sovente il pellegrino, prima di partire, fa testamento perché sa che deve andare incontro a gravi disagi, può anche non tornare, e poi si incammina per le lunghe vie che sono le vie romane e poi altre vie se ne aggiungono, tra cui la Francigena, la Carolingia, la Lauretana ... Le mete sono, anzitutto, Gerusalemme, che è la Città di Dio; Roma, dove già la mamma di Costantino, secondo la tradizione, porta le reliquie della Passione di Cristo; San Michele al Gargano e, in ultimo, Santiago di Compostela.

 

D. – Si può dire che è proprio grazie ai pellegrinaggi che i cittadini dell’Europa, incontrandosi, abbiano maturato l’idea della propria identità cristiana…

 

R. – Non vi è dubbio, perché vi è una sostanziale affinità culturale, perché il baratro che si era creato nella filosofia di Platone tra il mondo delle idee e il mondo delle cose viene mirabilmente colmato con lo scandalo dell’Incarnazione. E questa è la lieta novella. Quindi, una cultura che si diffonde, che viene portata soprattutto dai monaci, e con i monaci i pellegrini, perché i pellegrini comunicano tra di loro, possono avere degli scambi proprio perché parlano lo stesso linguaggio spirituale, religioso, culturale, umano. Si intesse dunque questo meraviglioso tappeto di relazioni che corre per tutta l’Europa, tant’è che l’Europa stessa viene chiamata “la Cristianità”. E questo nome, che identifica il continente antico con la cristianità, resta fino alle soglie dell’era moderna. Anche nei Trattati ufficiali si parla di “Cristianità” per dire Europa: a nord della Cristianità, a sud della Cristianità, a est della Cristianità, e così via...

 

D. – I pellegrinaggi furono non solo uno straordinario fenomeno di fede, ma anche un momento di grande crescita culturale per l’Europa. In che modo?

 

R. – Il pellegrinaggio, intanto, entra subito nella letteratura, entra nella poesia, perché ha anche aspetti epici. Il pellegrino, questa figura che diventa anche motivo di una poetica del pellegrinaggio, fino alla fioritura dei cicli, gli stessi cicli – il ciclo carolingio, il ciclo di Re Artù – sono dei cicli che fioriscono sulla immagine del Cavaliere, che è spesso il pellegrino o che va in soccorso del pellegrino, perché il Cavaliere – questo è il periodo della fioritura degli ordini cavallereschi – è quello che si espone a tutti i rischi, e anche alla lotta non soltanto con le asperità del territorio, con l’esterno, ma anche con l’interno. San Bernardo di Chiaravalle dice che il pellegrino deve affrontare grosse battaglie all’interno perché può avere lo sconforto dei discepoli di Emmaus...

 

D. – “Il pellegrinaggio giacobeo rimanda alle origini spirituali e culturali del Vecchio continente; Chiesa ed Europa sono due realtà intimamente correlate nella loro essenza e nel loro destino”: così scrisse Giovanni Paolo II nel messaggio di apertura dell’Anno Santo Compostelano. Che ruolo ha dunque oggi il pellegrinaggio nella riscoperta dell’identità europea?

 

R. – Dante si fa interrogare da San Giacomo sulla virtù teologale della speranza. Il pellegrinaggio è la speranza, perché vi è la speranza dell’incontro. Non vi è pellegrinaggio senza speranza. La speranza della visione di quel Dio che è bellezza, da cui discende, appunto, la possibilità della salvezza del mondo, “la bellezza incarnata – come dice Dostojevski – che salverà il mondo”.

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RAPPORTO SU MINORI E TV: MOLTE LE VIOLAZIONI NONOSTANTE

IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE. L’USO MASSICCIO DELLA TELEVISIONE

HA EFFETTI NEGATIVI NON SOLO SULLA FANTASIA MA ANCHE SULLA SALUTE DEI RAGAZZI

- Intervista con Emilio Rossi e Vincenzo Vita -

 

Oltre mille casi considerati, 132 violazioni accertate, 355 procedimenti instaurati. Sono alcuni dei dati che fotografano tre anni di attività, tra il 2003 e il 2005, del Comitato di applicazione del codice di Autoregolamentazione per la tutela dei minori in tv, presentati in questi giorni a Roma. Secondo un’indagine dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’uso esagerato della televisione ha effetti negativi non solo sulla fantasia ma anche sulla salute dei bambini. Il Comitato ha dunque lanciato un nuovo invito ai genitori a sviluppare nei figli lo spirito critico di fronte ai tanti modelli di comportamento proposti dal piccolo schermo. Il servizio di Alessandro Guarasci.

 

 

 

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E’ Mediaset che ha collezionato più violazioni al codice minori e tv: 59 contro le 38 della Rai, 23 per le altre televisioni locali. Nel mirino sono finiti film e telefilm, seguono reality e talk show. Nel solo 2005, accanto alle 47 violazioni accertate, il Comitato ha emesso 38 delibere-raccomandazioni e 6 documenti d'indirizzo. Questi ultimi hanno riguardato in particolare le trasmissioni televisive di wrestling, un esempio classico di violenza sul piccolo schermo. Tra i casi sanzionati dal Comitato Minori e Tv, alcuni episodi di cronaca raccontati più volte in fascia protetta dalle 16 alle 19 con dovizia di particolari scabrosi. Emilio Rossi, presidente del Comitato Minori e tv:

 

“Il modo martellante in cui questo è avvenuto senza nessuna preoccupazione - non solo di dosare quantitativamente, ma di selezionare e giudicare che alcune sedi erano del tutto improprie e altre erano semmai proprie ad una trattazione molto sobria - ha reso però possibile una messa in chiaro, molto precisa, di alcune esigenze in un documento ad  hoc”.

 

E secondo un’indagine promossa dall’Ospedale Bambino Gesù l’utilizzo massiccio di tv riduce nei bambini i valori di una sostanza importante per la crescita. Un uso esagerato poi riduce la fantasia di molti piccoli. Vincenzo Vita, assessore alle politiche culturali della provincia di Roma ed esperto di mass media:

 

“Il consumo massimo di mediaticità avviene nelle giovanissime generazioni, per cui non parliamo più come se fosse un ghetto della tv per i minori ma della televisione, perché ci accorgiamo che i grandi consumatori sono proprio quelli dell’età più giovane e quindi l’intera programmazione, senza reticenze, deve essere immaginata e pensata anche per loro”.

 

Per Vincenzo Vita il rischio è che la violenza in tv sia percepita come qualcosa di normale.

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LA DIFFICLE CONVIVENZA TRA COLONIZZATORI E NATIVI NELL’AMERICA DEL600

NARRATA DA TERENCE MALICK NEL SUO ULTIMO FILM “THE NEW WORLD

– IL NUOVO MONDO”, ISPIRATO ALLA STORIA DELLA PRINCIPESSA POCAHONTAS

 

Il regista americano Terrene Malick ritorna sugli schermi con un nuovo, seducente film che esplora gli esordi della storia americana attraverso una leggendaria storia d’amore. “The New World - Il Nuovo Mondo”, questo il titolo del film già molto apprezzato dalla critica, rivela ancora una volta la particolare sensibilità del famoso regista, capace di illuminare lo schermo con semplici gesti, accurati particolari e maestose visioni della natura. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Come novello Sigfrido con il suo viaggio sul Reno (e la musica di James Horner è, infatti, debitrice delle maestose movenze orchestrali di Wagner), John Smith, avventuriero e mercenario ma con alcuni saldi ideali in testa, va incontro al suo inaspettato destino, va incontro alla principessa Pocahontas. E con questa storia d’amore sospesa tra verità e leggenda, è tutto un “nuovo mondo” che si apre, sospettoso, alla scoperta dell’uomo conquistatore, ponendo così le fondamenta del proprio futuro politico come nazione. Terrence Malick è stato in silenzio per ben sette anni (tempo abituale per lui) prima di affrontare questa nuova opera dopo il suo ultimo capolavoro, La sottile linea rossa. Schivo e ritroso come gli indiani d’America che popolano la Virginia del 1607, ha affrontato con una sua precisa filosofia della storia questo segmento famoso di storia americana, elevandolo da semplice tradizione narrativa a vera e propria epopea antropologica e spirituale. Il “nuovo mondo” che nascerà dal grembo fertile ed incontaminato di una terra alle prese con una conquista prima e, successivamente, con la sofferta ricerca di una identità e di una libertà, è un mondo “nuovo” che già presenta, per il regista, le screpolature di una convivenza difficile, un connubio troppo ideale, come sarà quello tra i due protagonisti innamorati, interpretati da Colin Farrell e dall’esordiente quindicenne Q’Orianka Kilcher.

 

Malick si sofferma con pudore gioioso sui corpi, con emozione epica sulla natura, con studiato rispetto sulla storia: alcuni particolari sono quelli tipici del suo cinema filosofico, ma l’utopia sociale di Smith e l’innocente tensione spirituale di Pochahontas, così come le reazioni corali di persone e popoli ora guardinghi e domani in guerra, diventano nel film quella forza misteriosa che spinge proprio la storia verso lidi sempre sconosciuti e, almeno per noi, imprevedibili. Paradiso perduto oppure nuova utopia: la storia dell’America, di quella che conosciamo, parte proprio da qui, dalle rive incontaminate del fiume Chickahominy, West Virginia, oggi Stati Uniti d’America.

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CHIESA E SOCIETA’

15 gennaio 2006

 

 

NON È AFFETTO DA VIRUS H5N1 IL GIORNALISTA RUSSO RIENTRATO A BRUXELLES DALLA TURCHIA E SUBITO DOPO RICOVERATO. IN TURCHIA UN’ALTRA MORTE SOSPETTA

 

ROMA. = Il virus dell’influenza aviaria non è arrivato, come temuto, nel cuore dell'Europa. Il giornalista televisivo russo rientrato a Bruxelles da un viaggio in Turchia e poi ricoverato all’ospedale Saint-Pierre, non è affetto dal virus H5N1. Il caso aveva fatto scattare l’allarme perchè il giornalista presentava febbre alta e tosse, dopo essere rientrato da Van, dove aveva realizzato un reportage televisivo sull’influenza aviaria. Ieri, in un’affollata conferenza stampa, il ministro belga per la sanità, Rudy Demotte, ha annunciato che il giornalista è stato colpito semplicemente da un’influenza stagionale. L’uomo si era recato in una clinica del suo quartiere con febbre e tosse, dicendo ai medici che era appena tornato dalla Turchia. La descrizione ha fatto immediatamente scattare l’allarme al commissariato interministeriale belga per l’influenza aviaria. Intanto, in Turchia una ragazza di 12 anni, ricoverata da alcuni giorni a Van con sintomi che ricordavano quelli dell’influenza aviaria, è morta oggi. Lo hanno detto televisioni turche, ma la causa del decesso non è stata ancora accertata. (T.C.)

 

 

IN KENIA, SICCITÀ E CARESTIA SPINGONO LE TRIBÙ NOMADI VERSO LE CITTÀ E A GARISSA È GIÀ EMERGENZA PER FAR FRONTE ALLE MIGLIAIA DI PERSONE CHE HANNO ABBANDONATO LE ZONE RURALI. IL VESCOVO DI GARISSA: LA GENTE MUORE DI STENTI

 

GARISSA. = Mons. Paul Darmanin vescovo di Garissa, 375 chilometri a nord est di Nairobi, lancia l’allarme: “Garissa Town sta diventando una calamita per decine di migliaia di persone che abbandonano le zone rurali a causa della siccità e della carestia per sistemarsi alle porte della città. Se questa tendenza si assesta, Garissa, che conta quasi 200 mila abitanti, tra qualche settimana raddoppierà la popolazione”. Nel cuore della zona colpita dall’eccezionale siccità che sta investendo buona parte del Corno d’Africa e soprattutto i territori a cavallo tra Kenya, Etiopia e Somalia, la città di Garissa rischia di dover far fronte all’eccessiva presenza di nomadi, riferisce l’agenzia MISNA. “In molte zone della diocesi, la situazione è gravissima – afferma mons. Darmanin - non ci sono pascoli, non ci sono raccolti, l’acqua scarseggia e la gente già provata da una cronica scarsità di cibo e indebolita da malattie e povertà sta morendo di stenti”. La prossima settimana, il vescovo di Garissa si recherà per un sopralluogo proprio in quelle aree, dove sono già al lavoro per coordinare gli aiuti, alcuni religiosi italiani. “Sono mesi ormai che, attraverso l’impegno delle parrocchie, abbiamo messo in piedi un programma di distribuzione di aiuti, soprattutto latte e mais, dopo aver individuato le realtà con maggiori necessità – ha detto il presule - ma l’emergenza continua ad evolversi ed estendersi”. (T.C.)

 

 

AD UNA SUORA CATTOLICA DELL’INDIA IL PREMIO NAZIONALE 2005 PER L’IMPEGNO IN FAVORE DEI DISABILI. PER I BAMBINI NON UDENTI LA RELIGIOSA HA SVILUPPATO NUOVI METODI DI EDUCAZIONE CHE HANNO MIGLIORATO IL LORO INSERIMENTO SOCIALE

 

NEW DEHLI. = Suor Merly Tom Kizhakayil, delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani, ha ricevuto in India il Premio Nazionale 2005 come persona impegnata nel sevizio ai disabili. Il riconoscimento le è stato conferito dal presidente della Federazione Indiana, Abdul Kalam, che ha elogiato il ruolo della comunità cattolica nel servizio sociale, specialmente nei confronti delle categorie svantaggiate. Con la sua congregazione, nata nel Nordest dell’India 60 anni fa, Suor Merly ha prestato servizio a Mumbai e Shillong. Il suo impegno, scrive l’agenzia Fides, in particolare si è concentrato verso i bambini non udenti per i quali ha sviluppato metodi e tecniche di educazione e insegnamento che hanno permesso a numerosi ragazzi di tornare a condurre una vita normale. Il lavoro delle religiose cattoliche in India è ancor più meritorio se si pensa che spesso sono vittime di aggressioni da parte di gruppi fondamentalisti indù, come la religiosa Clarissa suor Maria Rani, uccisa dieci anni fa nello stato del Madhya Pradesh: per lei la diocesi di Indore ha aperto la fase diocesana del processo di beatificazione. Oltre a Madre Teresa di Calcutta, fra le religiose distintesi per il servizio pastorale in India, vi è anche la carmelitana suor Eufrasia. Nota come la “Madre che Prega” è stata proclamata “Serva di Dio” nel 1987 e “Venerabile” nel 2002. (T.C.)

 

 

BATTEZZATA IERI A MADRID L’INFANTA DI SPAGNA LEONOR,

PRIMOGENITA DEL PRINCIPE FELIPE E DELLA MOGLIE DONNA LETIZIA.

IL RITO È STATO CELEBRATO CON ACQUA DEL FIUME GIORDANO

 

MADRID. = L’infanta Leonor, primogenita dei principi delle Asturie, Felipe e Letizia, e futura regina di Spagna, è stata battezzata ieri con acqua del fiume Giordano nel palazzo della Zarzuela. Alla piccola, nata lo scorso 31 ottobre con parto cesareo in una clinica privata di Madrid, è stato dato il nome di Leonor de Todos Los Santos. Per la prima volta, re Juan Carlos e la regina Sofia hanno fatto da padrino e madrina per un loro nipote. La cerimonia si è svolta in forma privata in un salone del palazzo reale, lo stesso dove sono avvenuti i battesimi dei tre figli del re, ed è stata officiata dall’arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela. Il rito, seguito da un brindisi e poi da una colazione riservata alla sola famiglia, è avvenuto nel fonte battesimale di Santo Domingo de Guzman, come succede da 401 anni per i principi e infanti di Spagna. L'acqua del fiume Giordano, come è antica tradizione dei Borbone, era stata portata dalla Terra Santa lo scorso ottobre dai Frati francescani che custodiscono i luoghi sacri. (T.C.)

 

 

 

 

 

UNA MAGGIORE RESPONSABILITÀ CRISTIANA PER UN PIÙ FORTE IMPEGNO SOCIALE.

SONO LE PRIME CONCLUSIONI PUBBLICATE DEL CONGRESSO PER I LAICI

CHE SI È SVOLTO A SALTA, IN ARGENTINA, NEL NOVEMBRE SCORSO.

PER I GIOVANI NUOVE FORME DI EVANGELIZZAZIONE

 

SALTA. = Prendere maggiore coscienza della responsabilità cristiana nell’aiutare i fratelli che soffrono; promuovere azioni che permettano di raggiungere un’educazione integrale; fortificare e rafforzare il ruolo della famiglia. Sono le prime conclusioni pubblicate del Congresso arcidiocesano dei laici che si è svolto a Salta, in Argentina, il 12 e 13 novembre scorso, con lo slogan “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”. I testi, scrive l’agenzia Fides, orientano l’impegno del laico negli ambiti della società civile, della Chiesa e della politica; sulla base di questi sarà adesso una équipe di esperti ad elaborare il documento finale del congresso. Nei due giorni che hanno visto protagonisti diversi laici, è emersa la necessità di un impegno maggiore nell’ambito della società civile. Lo scopo arrivare alla gente per restituirgli la fede e la speranza e promuovere un cambiamento nella realtà, usando risorse umane e spirituali. Riguardo ai mezzi di comunicazione, l’auspicio è che possano essere sempre più a servizio della promozione dei valori collegati alla dignità umana e che la Chiesa possa contare su mezzi propri per trasmettere alla società il suo messaggio in maniera chiara e diretta. Sul ruolo dei laici nella politica, il Congresso ha poi lanciato un appello al fine di rafforzare la giustizia in modo da assicurare la pace sociale in tutto il Paese, manche di promuovere la partecipazione dei laici cattolici, di approfondire la conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa, di favorire il dialogo, il rispetto e l’onestà e di contrastare la corruzione assicurando una partecipazione politica attiva e cosciente che sostenga la morale e l’etica cristiana. Tra le proposte elaborate per l’evangelizzazione spiccano invece la ricerca di metodi adeguati per giovani ed adolescenti, la rivalutazione della dignità dell’uomo e della donna, la promozione di giornate di orientamento per coniugi in crisi, per evitare separazioni e divorzi, e di una pastorale per i divorziati. (T.C.)

 

 

È ATTERRATA STAMATTINA NEGLI STATI UNITI LA SONDA STARDUST.

PARTITA SETTE ANNI FA, DOPO AVER GIRATO TRE VOLTE INTORNO AL SOLE

HA RACCOLTO POLVERI DI STELLE E COMETE

 

WASHINGTON. = La capsula spaziale americana Stardust, che ha raccolto polvere di stelle e comete, è atterrata stamattina su una base militare dell’Utah. Lo ha annunciato la Nasa. La Stardust, (letteralmente “polvere di stelle”), pesa circa 50 chili ed ha percorso 5 miliardi di chilometri nello spazio, durante un viaggio iniziato sette anni fa. Con l’atterraggio della sonda, per la prima volta arrivano sulla Terra campioni di polvere e particelle cosmiche provenienti da stelle e comete, raccolti a una distanza superiore di oltre diecimila volte rispetto a quella del nostro pianeta dalla Luna, vale a dire 4,63 miliardi di chilometri. L’atterraggio è avvenuto intorno alle 11, ora italiana. La sonda ha raccolto polveri dalla coda della cometa Wild 2 che saranno analizzate anche in Italia, a Napoli, all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte e all’Università Parthenope, da un team di ricercatori dell’INAF. La capsula ha toccato l’atmosfera terrestre a una velocità iniziale di circa 46 mila chilometri l’ora: nessun oggetto umano erano mai rientrato sulla Terra senza schiantarsi a una tale velocità.  (T.C.)

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24 ORE NEL MONDO

15 gennaio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

I palestinesi residenti a Gerusalemme Est potranno partecipare alle elezioni legislative palestinesi fissate per il prossimo 25 gennaio. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri israeliano. Nei Territori, intanto, un nuovo raid israeliano ha provocato la morte di due palestinesi. Il nostro servizio:

 

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I palestinesi residenti a Gerusalemme Est, a maggioranza araba, potranno votare in 5 uffici postali oppure in località vicine alla città. L’esecutivo israeliano ha però posto un veto ad Hamas: nel settore orientale della Città Santa, il movimento estremista palestinese non potrà affiggere manifesti o distribuire materiale propagandistico sui suoi candidati. Il governo dello Stato ebraico ha annunciato, inoltre, che Ehud Olmert resterà primo ministro ad interim finoalle elezioni generali israeliane del 28 marzo. Non ci sono dunque novità sulle condizioni di salute di Ariel Sharon, in coma da undici giorni. Il portavoce dell’ospedale di Gerusalemme dove è ricoverato l’ex premier, ha riferito, infatti, che il suo quadro clinico “resta invariato, grave ma stabile”. “Non c’è ancora – ha aggiunto – alcuna ripresa di conoscenza”. Sul terreno si registra, intanto, un nuovo raid israeliano nei Territori: un’incursione condotta da soldati dello Stato ebraico nel villaggio cisgiordano di Roujib, vicino a Nablus, ha provocato la morte di due palestinesi. Le vittime sono una donna e suo figlio. Secondo testimoni oculari, i militari avrebbero sparato contro la loro casa, ritenuta per errore un covo di fondamentalisti.

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Quaranta giorni di lutto proclamati in Kuwait per la morte dell’emiro Jaber al Ahmad Al Sabah. L’emiro, 79 anni e da 27 a capo del piccolo Stato, era malato dal 2001 quando venne colpito da un'emorragia cerebrale. Gli succede il principe ereditario, Saad al Abdullah al Sabah, scelto dall’emiro come proprio successore nel 1978. Saad, 76 anni, è malato e secondo gli analisti a guidare effettivamente l’emirato sarà il primo ministro. Si stima che in Kuwait si trovi un decimo delle riserve mondiali di petrolio.

 

Cresce il mistero sulla sorte del numero due di Al Qaeda, il medico egiziano Al Zawahiri. Secondo i servizi di intelligence di Islamabad e la televisione araba “Al Arabyia”, il terrorista non è morto nel raid pianificato dalla CIA. L’attacco, condotto la notte tra venerdì e sabato in un villaggio di una zona tribale del Pakistan occidentale, ha causato la morte di 18 persone, tra cui donne e bambini. Sono previsti test sul DNA delle vittime dell’operazione militare. Gli Stati Uniti non hanno né confermato né smentito la notizia della morte del medico egiziano, ritenuto tra i responsabili della pianificazione dell’attacco alle Torri gemelle nel 2001.

Ennesimo attacco suicida in Afghanistan, nella provincia meridionale di Kandahar: un soldato canadese e due civili afghani sono rimasti uccisi quando un kamikaze, alla guida di un’autobomba, si è fatto esplodere nei pressi di un convoglio canadese.

 

Il presidente del Tribunale che giudica l’ex presidente iracheno Saddam Hussein, il curdo Rizkar Amin, ha presentato le dimissioni. Lo riferiscono la BBC e agenzie internazionali. Secondo diverse fonti, il giudice vorrebbe lasciare l’incarico in segno di protesta per le critiche ricevute da stampa e media sulla sua gestione del processo. Ieri, fonti del Tribunale speciale, incaricato del processo contro l’ex rais, avevano dichiarato invece che il presidente della corte non avrebbe presentato le dimissioni.

 

L’Iran ha espresso l’intenzione di continuare i negoziati con l’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) e con l’Unione Europea sul proprio programma nucleare. Il governo di Teheran ha avvertito, però, che non intende rinunciare allo sviluppo di una propria tecnologia. Intanto, dopo le recenti dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sull’Olocausto, definito una “leggenda”, l’esecutivo iraniano ha annunciato di voler organizzare un simposio internazionale sulle “reali dimensioni” della Shoah. Secondo l’agenzia di stampa iraniana ISNA, che cita il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Assefi, la conferenza sarà organizzata dal dicastero degli Esteri col patrocinio dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI) e di altri Paesi.

 

Il Cile sceglie oggi il proprio presidente. I due candidati al ballottaggio sono la socialista Michelle Bachelet e il conservatore Sebastian Pinera. Bachelet, figlia di un generale morto in prigione durante il regime di Pinochet, è favorita nei sondaggi rispetto a Pinera, imprenditore e proprietario di un canale televisivo.

 

Elezioni presidenziali anche in Finlandia dove oltre quattro milioni di persone sono chiamate al voto che dovrebbe sancire la riconferma del presidente uscente, la signora Tarja Halonen. I suoi principali rivali sono l’ex ministro delle Finanze, il conservatore Sauli Niinisto e il premier di centro, Matti Vanhanen. L’eventuale ballottaggio si terrà il prossimo 29 gennaio.

 

A Roma circa 50 mila persone hanno partecipato, ieri pomeriggio, alla manifestazione tenutasi in piazza Farnese per chiedere l’istituzione dei PACS, i Patti civili di solidarietà, cioè le cosiddette unioni civili. Hanno aderito esponenti del centrosinistra e associazioni di omosessuali. A Milano si è tenuta, sempre ieri pomeriggio, un’altra manifestazione a sostegno della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Sull’acceso dibattito politico attorno ai PACS,  Paolo Ondarza ha intervistato padre Michele Simone, vicedirettore e notista politico di Civiltà Cattolica:

 

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R. – La Costituzione parla di matrimonio fondato sulla famiglia. L’offrire semplicemente un’opzione individualistica, in base alla quale ciascuno si sceglie la propria forma di unione, comporta la mancanza di un interesse da parte della società a difendere la famiglia. Questo è qualcosa certamente contrario al bene comune. Si possono trovare forme non istituzionali che garantiscano alcuni diritti alle coppie che vivono da alcuni anni insieme.

 

D. – Come vede l’attuale dibattito politico attorno ai PACS?

 

R. -  Come tutte le iniziative di questo periodo risentono del fatto che siamo in campagna elettorale. Tutto è strumentalizzato in funzione delle elezioni. Ciascuno, anche nell’ambito delle singole coalizioni, a causa della legge proporzionale, tenta di sottrarre voti agli altri. I leader delle varie coalizioni devono fare i conti tra i voti che guadagnano e quelli che perdono. Nello stesso tempo, non bisogna dimenticare che non soltanto il centro-sinistra è diviso su questo punto. Sia la Margherita, sia l’Udeur non sono certamente a favore dei PACS. Dell’altra parte, Berlusconi non ha parlato. D’altronde è risaputo che qualche onorevole di Forza Italia si è dichiarato a favore delle coppie di fatto, anche omosessuali, mentre altri partiti, come l’Udc o la Lega, sono di per sé contrari.

 

D. – Quindi, secondo lei, l’elettorato cattolico in questo momento che difficoltà può incontrare nel capire quali sono le posizioni?

 

R. – Bisogna aspettare innanzitutto che sia pubblicato il programma. Fino adesso l’unica cosa che si può dire, per quanto riguarda il centrosinistra, è che il leader Prodi ha detto genericamente che saranno inserite le unioni civili. Ma che cosa significhi questo e che differenza ci sia tra i PACS, non lo sappiamo ancora.

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“Man mano che passano i giorni arrivano le conferme” di quello che i DS negavano all’inizio. E adesso aspettiamo che si risalga ai 50 milioni di euro e a tutto il resto”. Lo ha affermato il capo dell’esecutivo italiano Silvio Berlusconi, riferendosi alla vicenda Unipol-Bnl, conversando con i giornalisti poco prima di lasciare Roma. Ieri, riferendosi proprio a questa vicenda, il segretario dei DS, Piero Fassino, aveva parlato “di un clima in cui non si può andare avanti”. I 50 milioni di euro a cui fa riferimento Berlusconi sono quelli che secondo l’ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte, accusato di associazione a delinquere, aggiotaggio e appropriazione indebita per l’inchiesta sulla scalata ad Antonveneta, costituirebbero i proventi per le sue consulenze sull’OPA Telecom.

 

 

 

 

 

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