RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 11 - Testo della trasmissione di mercoledì 11 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dio è una realtà che difende l’uomo e non un’utopia: così all’udienza generale Benedetto XVI, che ha incoraggiato il lavoro delle comunità terapeutiche che combattono la droga. Al termine dell’udienza, incontro privato del Papa con 29 bambini di Beslan

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La ‘rivoluzione’ alle porte del sistema tv digitale:  vantaggi e rischi di una nuova tecnologia, che  potrebbe emarginare le classi meno abbienti. Intervista con Raffaele Barberio

 

Putin e Yuschenko, in visita in Kazakhstan, difendono l’accordo sul gas  dopo la sfiducia, ieri, del Parlamento di Kiev al governo: ai nostri microfoni, Giuseppe Bettoni

 

Primo incontro a livello internazionale sul rapporto tra televisione e ragazzi, organizzato dal Comitato di applicazione del Codice per la tutela dei minori in tv: ce ne parla Elisa Mann

 

La città di Patrasso, capitale europea della cultura del 2006: con noi, Maria Kakridì

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuovo caso di aviaria in Turchia – scoperto il 33.mo focolaio in Cina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che nessun contagio si è fino ad ora verificato da uomo a uomo

 

Il vescovo di Eldoret, in Kenya, suggerisce al governo possibili soluzioni per far fronte alla carestia che ha colpito il Paese. Appello dell’ONU alla comunità internazionale

 

In un convegno organizzato dall’ambasciata del Perù presso la Santa Sede alla Pontificia Università Lateranense, l’impegno a far conoscere le conclusioni del Sinodo dei Vescovi

 

All’assemblea biennale del Consiglio cattolico dell’India, il cardinale Toppo sottolinea l’importanza del ruolo della Chiesa nell’educazione degli esclusi

 

Il re Mohamed VI del Marocco firma una grazia per 1.059 detenuti, in concomitanza con la festività religiosa odierna delsacrificio dell’agnello’

 

Presentata oggi a Roma la nuova veste tipografica di “Stadium”, storica rivista del Centro Sportivo Italiano  

 

24 ORE NEL MONDO:

Non si può escludere nessuna misura. Così il premier Tony Blair dopo la riapertura di impianti di ricerca atomica in Iran

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 gennaio 2006

 

 

DIO E’ UNA REALTA’ CHE DIFENDE L’UOMO E NON UN’UTOPIA:

COSI’ ALL’UDIENZA GENERALE BENEDETTO XVI, CHE HA INCORAGGIATO

IL LAVORO DI COMUNITA’ TERAPEUTICHE CHE COMBATTONO LA DROGA. AL TERMINE,

IL PAPA HA AVUTO UN INCONTRO PRIVATO CON 23 BAMBINI DI BESLAN

 

Tra le sue molte conoscenze l’uomo contemporaneo non si dimentichi di Dio, che rappresenta per l’uomo il più grande baluardo contro il male. All’udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha ripreso il tema della maestà divina sugli eventi umani, celebrata dal Salmo 143, ma anche della verità portata da Cristo nel Vangelo che, ha detto, “non è un’ipotesi, ma una realtà”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Un canto di pace e di vittoria sul male. Il Salmo 143 mostra Dio in tutta la sua onnipotenza e, per contrasto, la fragilità dell’uomo che di quella forza divina si fa scudo per proteggersi dal male. Un concetto già più volte affrontato in altre catechesi del mercoledì, che stavolta Benedetto XVI, davanti a circa 8 mila persone, riprende e approfondisce per ribadire che è Dio a dare senso a ogni atto della vita umana. Un senso pieno anche per l’uomo di oggi, tentato qualche volta dall’ampiezza del suo sapere a dimenticare l’amicizia di Dio portata da Cristo sulla terra:

 

“E’ importante nel nostro tempo che non dimentichiamo Dio, con tutte le altre conoscenze che abbiamo nel frattempo, che sono tante. Ma diventano tutte problematiche, anzi pericolose, se manca la conoscenza fondamentale che dà senso e orientamento a tutta la conoscenza di Dio, del Creatore”.

 

Questa considerazione a braccio ha concluso la precedente riflessione del Pontefice sul Salmo che descriveva, in un gioco di rapporti filiali, la “professione di umiltà” del Salmista – cosciente della propria debolezza e della propria transitorietà – e in modo speculare la sovranità del Messia atteso:

 

“Egli è la roccia sicura e stabile, è la grazia amorosa, è la fortezza protetta, il rifugio difensivo, la liberazione, lo scudo che tiene lontano ogni assalto del male”.

 

(Canto Salmo)

        

L’umiltà indotta dalla grandezza divina ha ispirato una pagina di un antico Padre della Chiesa, Origene. Riprendendola, Benedetto XVI si è soffermato con una riflessione spontanea sui rischi che corre l’uomo quando, al contrario, ripone un’eccessiva fiducia nel sapere disgiunto dalla verità di Dio:

 

“Per noi cristiani Dio non è più, come nella filosofia precedente il cristianesimo, un’ipotesi, ma è una realtà, perché Dio ha piegato il cielo ed è sceso. Il cielo è Egli stesso (...) E Origene giustamente vede nella parabola della pecora smarrita che il pastore prende sulle sue spalle, una parabola dell’incarnazione di Dio, e così conoscenza di Dio divenuta realtà, divenuta amicizia, comunione. Ringraziamo il Signore che ha piegato il cielo, è sceso e ha preso sulle sue spalle la nostra carne. Porta noi nella nostra strada di vita”.

 

Nel salutare i pellegrini in sette lingue, tra cui i gruppi dell’Opera romana pellegrinaggi e i giovani del Movimento dei focolari, Benedetto XVI ha avuto parole di incoraggiamento particolari per la Federazione italiana comunità terapeutiche, da 25 anni in prima linea contro la tossicodipendenza:

 

“Auguro loro di proseguire con entusiasmo nell’opera di sostegno e di recupero di quanti sono vittime della droga e dell’emarginazione”.

 

Un ultimo augurio del Pontefice ha poi riportato in evidenza il significato della festa liturgica di domenica scorsa: “La festa del Battesimo del Signore che ha chiuso il tempo natalizio – ha detto il Papa - vi sia di stimolo, cari amici, perché nel ricordo del vostro battesimo siate pronti a testimoniare con gioia la fede in Cristo in ogni situazione, nella salute e nella malattia, in famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambienti.

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E al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha avuto un incontro privato, durato solo una manciata di minuti, in una delle salette attigue all’Aula Paolo VI, con un trentina di bambini di Beslan, vittime della ferocia dei terroristi islamici nella scuola occupata per tre giorni. Benedetto XVI li ha accarezzati e ha voluto sapere i loro nomi, grazie all’aiuto di una interprete. Secondo l’agenzia ANSA, il Papa ha detto: “Questi bambini hanno subito un trauma violentissimo. Aiutiamoli affinché possano dimenticare la tragedia ed affinché siano testimoni di pace per il futuro dell’umanità”. E prima che si recassero all’udienza generale, Roberta Moretti ha potuto incontrare per pochi minuti i piccoli di Beslan:

 

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(Parole in russo)

 

E’ la voce di uno dei bambini sopravvissuti all’attacco terroristico ceceno del primo settembre 2004 in una scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord. Una trentina di loro è giunta in Italia il 6 gennaio per una visita organizzata dalla Protezione Civile Italiana in collaborazione con il governo osseto, che li ha portati anche a Milano e Venezia. Il bimbo, che ha accettato di parlarci mentre gli altri erano sopraffatti dall’emozione, ci dice di essere molto contento di questo viaggio e, riferendosi ai coetanei italiani, afferma semplicemente una grande verità: “Sono esattamente come noi”. E ci dice poi il suo nome:

 

R. – Sermat.

 

D. – Lo conosci il Papa? Che cosa sai di lui?

 

R. – Non so tanto.

 

D. – Hai visitato Roma? Cosa ti è piaciuto di più?

 

R. – Il Colosseo ed anche il centro storico.

 

Ma quale ricordo hanno questi piccoli di quella terribile tragedia, costata la vita a 340 persone, tra cui oltre 200 bambini? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marta Di Gennaro, responsabile Sanitaria della Protezione Civile Italiana:

 

R. – Questi bambini non parlano della tragedia e dei loro terribili ricordi. Noi sappiamo che sono bambini gravemente feriti nell’animo, perché li abbiamo seguiti dai giorni immediatamente successivi alla vicenda fino a portarli adesso in Italia. Siamo andati spesso a trovarli. Li abbiamo seguiti nei momenti più critici, quando erano ricoverati per guarire i traumi del corpo e dello spirito. Quindi, sappiamo quanto hanno sofferto. Vediamo, però, con gioia che in questo loro soggiorno italiano sono tornati ad essere bambini spensierati.

 

D. – Qual è il messaggio che i bambini di Beslan portano a Benedetto XVI?

 

R. – Il messaggio, inutile dirlo, è quello della vita che continua e della speranza di pace: che episodi come questo non si verifichino mai più nel mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: gli USA smentiscono di avere trattative con i terroristi e con gli uomini di Saddam Hussein.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Europa.

 

Servizio estero - Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Il Sudan resta immerso in crisi gravissime”; ad un anno dall’accordo che ha posto fine all’ultraventennale conflitto nel Sud.

 

Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi in merito al settimo rapporto sulla scuola cattolica in Italia.

Un articolo di Matthew Fforde dal titolo “Polanski è abile, ma dov’è la dickensiana apertura alla speranza?”: in margine alla riduzione cinematografica del romanzo “Oliver Twist”.

 

Servizio italiano - In rilievo l’influenza aviaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 gennaio 2006

 

LA ‘RIVOLUZIONE’ ALLE PORTE DEL SISTEMA TV DIGITALE:

VANTAGGI E RISCHI DI UNA NUOVA TECNOLOGIA,

CHE  POTREBBE EMARGINARE LE CLASSI MENO ABBIENTI.

OCCASIONE PER RIFLETTERE SU UNA TELEVISIONE IN CRISI DI CONTENUTI

- Intervista con Raffaele Barberio -

 

Già da qualche anno si fa un gran parlare del sistema digitale terrestre, senza però da parte del pubblico televisivo avere compreso bene la necessità di questa trasformazione, né i possibili vantaggi, né le modalità per accedere a questo tipo di ricezione. Dunque, a che punto siamo di questa ‘rivoluzione’ che qualcuno giudica ineluttabile? Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Raffaele Barberio, esperto di comunicazione, direttore di “key4biz”, quotidiano on line di telecomunicazioni, media e Internet:

 

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R. – Bisogna convincersi tutti che la strada imboccata è una strada senza ritorno ed è una strada importante ed attraente innanzitutto. Per dare un’idea: mettete a confronto il vecchio disco a 33 giri in vinile con un normale CD, di quelli che oggi usiamo in tutte le nostre case. Il passaggio dall’analogico al digitale nel campo della televisione indica proprio questo: la possibilità di vedere tante altre cose, di vederle con una nitidezza e una pulizia di immagine e di suono senza precedenti e, ciò che più conta, di poter disporre di nuovi servizi televisivi, di nuovi programmi che rispondono a caratteristiche nuove, cioè dotate di un requisito di interattività.

 

D. – Questa rivoluzione arriva, però, in un momento di crisi della televisione generalista, sia pubblica che privata, sotto accusa da ogni parte per la pochezza dei contenuti, per la mancanza di originalità creativa, per l’appiattimento informativo ed anche per l’invasione pubblicitaria, e allo stesso tempo di incertezza della TV satellitare che non è decollata come si ipotizzava. Insomma, ci si chiede a che serve rinnovare la tecnologia se i programmi restano gli stessi?

 

R. – Intanto stabilirei un principio fondamentale. La tecnologia non è un obiettivo. La tecnologia è un mezzo. La tecnologia di per sé non ci aiuterà a trovare delle nuove idee. Questo ha a che fare con un’azione di tipo creativo, ma ha a che fare anche con i valori di una società. La televisione ha svolto un ruolo fondamentale nello scorso secolo, dagli anni Cinquanta fino agli anni Settanta. All’epoca ci furono grandi contenuti. Oggi abbiamo un sacco di tecnologia, rischiamo di essere però immersi da una ‘marmellata’ indistinta, ovvero da una quantità di programmi che non sempre rispondono a requisiti di qualità. Questo, naturalmente, è un problema estremamente importante che riguarda la responsabilità di coloro che fanno televisione. Riguarda anche, però, la responsabilità da parte del pubblico. Il pubblico deve usare in modo intelligente il telecomando. Deve saper spegnere e saper cambiar canale ed evitare di avere con la televisione un rapporto del tutto passivo, cioè di elettrodomestico che viene acceso quando si entra in casa e da cui si assorbe, come una spugna, qualunque cosa. Questo va fatto innanzitutto nel rispetto delle generazioni più giovani e dei minori. Questo è fondamentale per la gestione di qualunque mezzo di comunicazione.

 

D. – Tornando agli aspetti tecnici, al momento, quanta parte del territorio in Italia è coperta dal segnale digitale?

 

R. – Al momento tutte le più grandi città italiane sono coperte agevolmente dal digitale terrestre. Abbiamo anche la disponibilità dei decoder, queste scatoline che mettiamo sotto il televisore e che ci permettono di vedere il segnale digitale. Abbiamo quindi un numero di canali maggiore. Tuttavia, al momento, il digitale terrestre si sta concentrando su alcuni segmenti di programmazione. Penso, ad esempio, all’offerta relativa al calcio, tra l’altro immettendo un elemento nuovo: quello del pagamento in misura proporzionale al consumo.

 

D. – A questo proposito, dottor Barberio, qualcuno obietta che questo crea cittadini di serie A e cittadini di serie B …

 

R. – Questo è un problema strategico di straordinaria rilevanza perché c’è un’espressione indicata dagli addetti ai lavori, ildigital divide’, che è esattamente il divario che separa coloro che hanno l’accesso a questi nuovi strumenti e coloro che, invece, ne sono emarginati. E’ fondamentale che l’avvento delle tecnologie venga fatto nel rispetto dell’accesso garantito alla più ampia porzione di popolazione. Questo riguarda l’Italia, ma anche tutti i Paesi europei e gli Stati del mondo emergente.

 

D. – Ci sono delle direttive in ambito europeo?

 

R. – L’Europa ha indicato a ciascun Paese membro l’esigenza di correre verso l’obiettivo della digitalizzazione dei sistemi nazionali, che non riguardano soltanto la televisione, ma riguardano gli interi sistemi di comunicazione. E’ proprio della metà di novembre 2005 una risoluzione, approvata in ambito di Parlamento europeo, che indica la necessità di fissare dei termini anche temporali per l’abbandono del segnale analogico televisivo, ed è stato indicato nel 2012. In Italia, per esempio, negli anni passati fino a qualche settimana fa, si è indicato il 31 dicembre 2006 come data dello spegnimento del segnale analogico. Naturalmente non era una data ipotizzabile. Qualcuno l’aveva anche detto anticipatamente. Allora, si è spostata questa linea di demarcazione alla fine del 2008 ed è probabile che questo limite possa essere rispettato. Naturalmente, in quel caso, ciascuno di noi deve dotare la propria abitazione di un televisore digitale, oppure di una piccola scatolina che converte il nuovo segnale digitale analogico consentendo quindi di trattenere ancora per qualche tempo il vecchio televisore.

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PUTIN E YUSCHENKO, IN VISITA IN KAZAKHSTAN, DIFENDONO DI NUOVO

L’ACCORDO DI RUSSIA E UCRAINA SUL GAS DOPO LA SFIDUCIA, IERI,

DEL PARLAMENTO DI KIEV AL GOVERNO DI YEKANUROV

- Intervista con Giuseppe Bettoni -

 

La decisione di ieri del Parlamento ucraino di sfiduciare il governo “destabilizza la situazione” ed è un “atto irresponsabile”. Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Viktor Yuschenko, da ieri in visita ad Astana, in Kazakhstan, per la cerimonia di  insediamento del capo di Stato kazako Nazarbayev. In Ucraina, intanto, il premier Yekanurov, sfiduciato ieri dal Parlamento per aver sottoscritto l’accordo sul gas con la Russia, ha dichiarato che intende continuare a lavorare alla guida del governo fino elle legislative del prossimo 26 marzo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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In Ucraina si acuisce la spaccatura politica in seguito all’accordo raggiunto lo scorso 4 gennaio dai governi di Mosca e Kiev sulla fornitura di gas dalla Russia all’ex Repubblica sovietica. Il presidente ucraino, Viktor Yuschenko, e il presidente russo, Vladimir Putin, hanno nuovamente difeso dal Kazakhstan, dove si trovano per l’insediamento del rieletto capo di Stato Nazarbaiev, l’intesa sul nuovo prezzo del metano. Ma questo accordo, che avrebbe dovuto archiviare la cosiddetta “guerra del gas”, torna invece a dividere l’Ucraina. Ieri, il Parlamento di Kiev ha sfiduciato infatti il governo di Yuri Yekanurov, al quale viene rimproverato di aver sottoscritto un’intesa “inaccettabile”. Secondo i deputati ucraini, l’esecutivo ha ceduto troppo facilmente alla richiesta russa di un adeguamento del prezzo del metano - passato da quasi 56 dollari ad oltre 90 dollari ogni mille metri cubi - mettendo in pericolo l’equilibrio economico del Paese. Ma il voto di sfiducia del Parlamento – ha replicato Yuschenko dal Kazakistan – è “incomprensibile, incostituzionale e sbagliato”. La mozione è stata sostenuta dall’ex premier Yulia Timoshenko, paladina della cosiddetta rivoluzione arancione che adesso si schiera con gli oppositori di Yuschenko. Secondo l’ex premier, l’intesa con Mosca ha piantato in Ucraina i semi di “nuove e forse più profonde crisi”.

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Per comprendere le dinamiche di questa frattura all’interno del Parlamento ucraino, ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza, il docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di Roma, Giuseppe Bettoni:

 

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R. – Ci sono, da una parte, i filorussi che sono stati messi in angolo nelle scorse elezioni, durante la rivoluzione ‘arancione’. Ma dall’altra, ci sono anche pezzi del partito di Yushenko, guidati dall’ex primo ministro, la signora Timoshenko. Quindi, esiste una frattura interna oggi in Ucraina, che in realtà sta semplicemente cavalcando il rifiuto dell’accordo alla Russia come scusante, per cercare di abbattere Yushenko o quanto meno il suo attuale governo.

 

D. – Certamente la questione è diventata una questione interna all’Ucraina, come lei ci spiega, però è anche vero che qualcosa rimane in sospeso tra Ucraina e Russia?

 

R. – Non è assolutamente risolto tutto e Putin è riuscito a lacerare quello che era il risultato della rivoluzione ‘arancione’. Se fosse esistito un compatto insieme politico che si fosse opposto alla vecchia strategia di rapporto quasi unilaterale con la Russia – e quindi Yushenko ne fosse stato il leader – oggi Putin avrebbe raggiunto un accordo con Yushenko e al tempo stesso avrebbe creato una forte opposizione interna che avrebbe reso più fragile la sua posizione. E’ evidente quindi che Putin continua in qualche modo a voler ricontrollare l’Ucraina. E’ evidente che non ha ancora – se mi permette il modo di dire – “mollato l’osso”. E’ più che mai convinto di dover influenzare i rapporti con qualche Paese o comunque il Paese stesso e continua a farlo. In un certo qual senso, potremmo quasi dire che ci guadagna. E’ aumentato quello che l’Ucraina paga alla Russia in gas e, comunque, l’Ucraina oggi ha fatto un passo indietro rispetto a quello che era l’obiettivo raggiunto con la rivoluzione ‘arancione’.

 

D. – La posta in gioco è soltanto l’Ucraina oppure c’è anche il rischio, per esempio, che la Bielorussia si metta sulla stessa strada di indipendenza?

 

R. – Per la Bielorussia il discorso è articolato, per il semplice motivo che è più fedele e in una situazione diversa rispetto all’Ucraina. Però è vero che, in questo momento, c’è la paura a Mosca di un effetto domino che possa compromettere il ruolo internazionale in quell’area della Russia stessa. E Putin lo ha fatto capire dal 1° gennaio: la questione dell’energia è l’elemento essenziale. I gasdotti, i rapporti con Schroeder, tutte queste cose ce possiamo leggere in maniera separata sono tutti segnali chiari che vanno in quella direzione.

 

D. – In definitiva, con che cosa identificare la “nuova” Ucraina uscita dalla rivoluzione ‘arancione’?

 

R. – Se mi avesse fatto questa domanda due giorni fa le avrei detto con una voglia di prendersi per mano, da soli, e voler lanciare politiche di sviluppo nuove, con una persona che è Yushenko e con un nuovo modo di fare politica che si allontana profondamente anche da quello della Bielorussia, per esempio. Fatta oggi la domanda, invece, ha un’altra risposta. Bisogna capire quante ore o quanti giorni durerà l’azione della Timoshenko. Ma se riuscirà a strutturarsi in questo modo di fare politica potremo dire che il Parlamento ucraino è tornato a fare politica in un certo modo, dove tutto viene usato per ricontrollare il potere nazionale o in qualche modo cementare il potere nel proprio partito. E questo è sicuramente un passo indietro. Forse, se le cose andranno così, rischieremo di non avere più traccia della rivoluzione ‘arancione’, tra uno o due anni.

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PRIMO incontro A LIVELLO  internazionale sul rapporto

tra televisione e ragazzi, organizzato dal Comitato di Applicazione

del Codice per la Tutela dei Minori in TV

- Con noi Elisa Mann -

 

Nei giorni scorsi si è svolto a Roma il primo incontro internazionale sul rapporto tra televisione e ragazzi, organizzato dal Comitato di Applicazione del Codice per la Tutela dei Minori in TV. Il convegno ha radunato per la prima volta intorno allo stesso tavolo, esperti e personalità istituzionali di vari Paesi europei, con lo scopo di realizzare politiche di tutela sempre più efficaci. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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“I ragazzi e la televisione in Europa”. Questo il titolo dell’incontro che in due sessioni diverse ha fatto il punto sulla situazione internazionale in materia di tutela dei minori nei confronti del cosiddetto piccolo schermo. Piccolo nelle dimensioni forse, ma capace di una straordinaria influenza sui comportamenti e sugli stili di vita come tutti i relatori hanno osservato motivando la delicatezza dell’argomento trattato. “La tutela dei minori non è una forma di censura ma è anzi uno strumento per incrementare la qualità della nostra Tv”, ha  affermato nel suo intervento introduttivo Riccardo Chiappa, presidente emerito della Corte Costituzionale e vice presidente del Comitato per la tutela dei minori in Tv. Dello stesso comitato, sentiamo Elisa Mann, che è anche responsabile delle politiche culturali del CENSIS:

 

R. – Nel corso degli anni, le preoccupazioni dei genitori, degli educatori, sugli effetti della televisione, sui contenuti negativi della televisione, violenza, pornografia e molti altri, è andata crescendo anche nel nostro Paese. Da 3 anni l’Italia ha un codice di autodisciplina su questo, “Tv e minori”, che deve essere applicato grazie all’azione di un comitato - di cui io faccio parte – che vigila appunto per l’applicazione del codice. In questi 3 anni si sono fatti dei passi in avanti notevoli dal punto di vista dell’organizzazione di nuove strade, nuove esperienze, nuove forme per intervenire. Naturalmente questo non significa che la televisione è cambiata di colpo, perché continuano a permanere programmazioni che possono essere pericolose per i minori, rispetto alle quali noi contiamo, come comitato “Tv e minori”, numerosissimi reclami. E’ importante sottolineare che il codice di autodisciplina “Tv e minori” è stato assorbito dalla legge di sistema 112. Quindi attualmente il codice cessa di essere un codice di autodisciplina, di autoregolamentazione ed è diventato una legge. Noi abbiamo promosso, come Comitato “Tv e minori”, questo convegno con i comitati degli altri Paesi europei, per vedere come si può migliorare e rendere più efficace l’azione del Comitato nel nostro Paese e in generale.

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la città di Patrasso, capitale europea della cultura del 2006

- Intervista con Maria Kakridì -

 

E’ la città di Patrasso la capitale europea della cultura del 2006, designata dalla Commissione europea. Durante questo nuovo anno moltissimi saranno gli eventi che vedranno protagonista la città greca. L’iniziativa della capitale della cultura nasce nel 1985 per favorire una maggiore conoscenza delle culture tra gli stati membri della Comunità. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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(musica)

 

Una serie di manifestazioni incentrate sulla figura di Sant’Andrea, patrono della città; diverse conferenze che mirano ad individuare i comuni valori tra le Nazioni europee, una grande mostra dedicata al genio di Leonardo da Vinci: questi sono alcuni tra i più importanti avvenimenti che Patrasso ha organizzato in occasione di questo anno dedicato alla cultura. Maria Kakridì, docente di linguistica presso l’Università di Atene:

 

Patrasso è terza città della Grecia, dopo Atene e Salonicco, come popolazione ma anche come importanza. E’ un grande porto. E’ anche, ovviamente, una città molto vivace, se così possiamo dire. E così il fatto che sia stata designata come capitale della cultura per il 2006 significa che ritrova un po’ il suo ruolo come città importante, visto che Atene è stata capitale della cultura, Salonicco anche … Allora, adesso è giusto che sia Patrasso ad esserlo!”.

 

Patrasso si colloca al centro di un triangolo archeologico e culturale immaginario di grande importanza, che vede a Nord l’antica Delfi, Epidauro a Sudest e Olimpia ad Ovest. Ma come viene vissuta la cultura, oggi, in questa città? Ascoltiamo ancora Maria Kadridì:

 

R. – E’ una città grande: ha sempre avuto una borghesia importante e una vita culturale importante. Ci sono tanti scrittori, musicisti, politici che vengono da Patrasso. Per esempio la famiglia di Papandreu, in cui ci sono tre generazioni di politici, viene da lì. Quindi, ha sempre avuto questa vita culturale molto vivace, con gente che voleva creare. Si fanno tanti convegni; lì si tiene anche un festival della poesia … E credo che con questa opportunità, tutte queste cose saranno rivalorizzate e, anzi, si faranno molte più cose.

 

D. – Ma quali sono i benefici che Patrasso potrà avere grazie a questa designazione così prestigiosa?

 

R. – Il fatto che si parlerà della cultura greca di oggi credo sia molto importante sia per la Grecia ed i suoi abitanti, sia per la stessa Patrasso. Darà l’opportunità anche alla giovane generazione, che tende a fare riferimento sempre ad Atene, di osservare i prototipi culturali della musica, della poesia, dei festival … E credo che tutto questo sia molto importante!

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

11 gennaio 2006

 

AVIARIA: NUOVO CASO IN TURCHIA. IN CINA SCOPERTO IL 33ESIMO FOCOLAIO. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ HA RIBADITO

CHE NESSUN CONTAGIO SI È FINO AD ORA VERIFICATO DA UOMO A UOMO.

OGGI INCONTRO DI VETERINARI A BRUXELLES

 

ROMA. = Aveva toccato a mani nude alcuni polli morti del suo cortile la donna che ieri è stata ricoverata a Sivas, nella Turchia centro-orientale, divenendo così la quindicesima persona infetta da influenza aviaria accertata negli ultimi dieci giorni nel Paese. La donna, di circa 40 anni, ha raccontato che qualche giorno fa aveva notato polli morti nel cortile della sua casa di campagna e che li aveva presi a mani nude per gettarli nella spazzatura. Successivamente si è sentita poco bene ed è stata colpita da febbre molto alta; ricoverata in ospedale le è stata diagnosticata l’influenza aviaria, anche se non si sa ancora se si tratti del ceppo H5N1. La FAO (l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite) ha lanciato l’allarme: il virus dell’influenza aviaria potrebbe diventare endemico in Turchia e seri rischi potrebbero sussistere per i Paesi vicini. Intanto un nuovo focolaio, il 33esimo dall’inizio dello scorso anno, è stato scoperto nella provincia cinese del Guizhou. Decine di migliaia di volatili sono stati abbattuti e ora – ha affermato il ministero dell’Agricoltura di Pechino – tutto è sotto controllo. Le autorità sanitarie hanno però annunciato la morte di altre due persone che avevano contratto il virus. Un bambino di sei anni è invece in gravi condizioni. “Possiamo senza dubbio affermare che il tasso globale di mortalità dell’influenza aviaria è tra il 50 e il 60 per cento e che questo dato è valido anche per la Cina” ha detto il portavoce dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) Roy Wadia. Il direttore regionale europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Marc Denzon, ha ribadito oggi che fino a questo momento non c’è stato contagio da uomo a uomo del virus dell’influenza aviaria. (T.C.)

 

 

KENYA: IL VESCOVO DI ELDORET, CORNELIUS KIPNG’ENO ARAP KORIR,

SUGGERISCE AL GOVERNO POSSIBILI SOLUZIONI PER FAR FRONTE ALLA CARESTIA

CHE HA COLPITO IL PAESE.

APPELLO DELL’ONU ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER GLI AIUTI

 

NAIROBI. = La provincia nord-orientale del Kenya è stata di recente colpita dalla siccità. Mons. Cornelius Kipng’eno Arap Korir, presidente della Conferenza episcopale del Kenya, ha dimostrato di apprezzare, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, la decisione del governo di proclamare lo stato d’emergenza per la grave carestia. Il presule, però, ha manifestato il suo rammarico per il ritardo con il quale è giunto il provvedimento: soltanto l’1 gennaio. Si contano infatti, almeno 40 casi di morte dovuti ad una vita di stenti e di malattie legate alla malnutrizione. Questi decessi hanno indotto il vescovo a suggerire al governo di prelevare mais dalle regioni che registrano delle eccedenze, per distribuirlo a quelle che ne sono deficitarie. Il programma di acquisto del mais, per sopperire alle necessità alimentari, avrà un costo di circa 150 milioni di dollari e prevede la fornitura di acqua potabile sia per la popolazione che per gli animali, la ricostruzione delle riserve di foraggio e la fornitura di sementi ai contadini per la nuova stagione di semina. Dalla Chiesa cattolica arriva un appello alla solidarietà e la proposta di creare anche dei centri di raccolta per aiutare le zone in difficoltà. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la siccità sta mettendo a rischio in Africa la vita di oltre 11 milioni di persone. Per questo, ha lanciato un appello alla comunità internazionale. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM), per far fronte alla grave carestia occorrono 64 mila tonnellate di aiuti alimentari fino al giugno 2006, con una disponibilità attuale di solo 16.700 tonnellate. (A.E.)

 

 

ALL’ASSEMBLEA BIENNALE DEL CONSIGLIO CATTOLICO DELL’INDIA

IL CARDINALE TOPPO SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DEL RUOLO DELLA CHIESA

NELL’EDUCAZIONE DEGLI ESCLUSI

 

NEW DELHI. = La Chiesa ha sempre avuto un’attenzione particolare per gli emar-ginati e la promozione dell’educazione dei poveri e delle categorie sociali più deboli è un dovere prioritario di ogni cattolico. Lo ha ricordato il cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza dei vescovi indiani (CCBI), intervenendo nei giorni scorsi a New Delhi, come riferisce l’agenzia SarNews, all’assemblea biennale del Consiglio cattolico dell’India (CCI). E’ un organismo della Conferenza episcopale impegnato in attività caritative e di promozione umana. All’incontro sul tema “L’educazione cattolica e la sollecitudine della Chiesa per gli esclusi” hanno partecipato 180 delegati dalle 155 diocesi del Paese. Parlando all’apertura dei lavori nella sua qualità di presidente del Cci, il cardinale Toppo ha voluto elogiare lo straordinario contributo dato dalle istituzioni cattoliche in India nel campo dell’educazione, un impegno -  ha ricordato -  riconosciuto e apprezzato in tutto il Paese. L’educazione è infatti uno dei maggiori campi di azione della Chiesa in India, dove gli istituti cattolici sono spesso preferiti per la loro superiore qualità ed efficienza rispetto alle scuole statali. In questo senso si sono espressi anche diversi autorevoli pedagoghi intervenuti all’assemblea. Si sono detti preoccupati dagli attuali trend del sistema scolastico indiano gestito sempre più secondo criteri economicisti e meno attento alla dimensione sociale dell’educazione. (L.Z.)

 

 

FAR CONOSCERE LE CONCLUSIONI DEL SINODO DEI VESCOVI PER UN PIÙ FORTE

 IMPEGNO DI FEDE: È L’OBIETTIVO DEL CONVEGNO ORGANIZZATO DALL’AMBASCIATA

DEL PERÙ PRESSO LA SANTA SEDE CHE SI È SVOLTO STAMANI

ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

 

ROMA. = Divulgare le conclusioni del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre per un impegno verso la fede cattolica. È l’obiettivo dell’Ambasciata del Perù presso la Santa Sede che ha promosso una conferenza dal titolo “L’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi”. L’incontro, che si è svolto questa mattina nell’aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense, è frutto della volontà di tradurre l’autentico sentimento cristiano del popolo peruviano, che anela essere sempre vicino al Papa. All’evento hanno preso parte mons. Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e mons. Rino Fisichella, rettore della Lateranense. Tra gli argomenti della conferenza, il ruolo che l’istituzione sinodale svolge come organismo vicino al Santo Padre. (T.C.)

 

 

MAROCCO: IL RE MOHAMED VI FIRMA UNA GRAZIA PER 1.059 DETENUTI.

IL PROVVEDIMENTO IN CONCOMITANZA CON LA FESTIVITÀ RELIGIOSA ODIERNA

DEL SACRIFICIO DELL’AGNELLO

 

RABAT. = Il re del Marocco Mohamed VI ha firmato la grazia per 1.059 persone recluse nelle carceri. Il provvedimento del sovrano, scrive l’agenzia MISNA, è in concomitanza con la festività religiosa del sacrificio dell’agnello (Aid el Kebir o Aid el Adha) che si celebra oggi insieme alla ricorrenza del 62esimo anniversario dell’indipendenza. Come avvenuto negli ultimi tre anni, il sovrano di Rabat ha concesso a una parte dei carcerati indulti totali, ad altri indulti parziali sulla pena da scontare. Dal 2003, anno della nascita del suo primogenito ed erede alla corona, Mohamed VI ha già provveduto a liberare 47.988 carcerati, risolvendo in parte una delle più gravi emergenze del Marocco: il sovraffollamento dei penitenziari. Secondo i rapporti di numerose organizzazioni umanitarie locali e internazionali in molte carceri del Paese le condizioni di vita dei detenuti sono difficilissime, questo anche a causa della vetustà degli impianti carcerari. Il nuovo indulto concesso da Mohamed VI giunge appena un giorno dopo il discorso in cui il sovrano del Marocco ha chiesto ufficialmente scusa per i 40 anni di abusi dei diritti umani compiuti nel suo Paese e denunciati il mese scorso in un dossier della Commissione per la riconciliazione e la verità (IER). (T.C.)

 

 

PRESENTATO OGGI A ROMA “STADIUM”, STORICA RIVISTA

 DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO NELLA SUA NUOVA VESTE TIPOGRAFICA

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

ROMA. = “Stadium” torna nella sua veste tipografica più tradizionale, confermando, dopo un breve periodo di  attesa, il suo ruolo di organo di stampa mensile del CSI (Centro Sportivo Italiano). L’obiettivo è apertamente dichiarato: il magazine che ama lo sport pulito. Una scelta di campo netta e ambiziosa in un momento così importante per il mondo agonistico sempre alle prese con i suoi scandali, il doping e i buchi finanziari in primis, e alla vigilia di due grandi appuntamenti come le Olimpiadi invernali di Torino e i Mondiali di Calcio in Germania. Ma “Stadium” vuole tornare ad essere anzitutto cassa di risonanza per lo sport di base, strumento educativo per i giovani, sano passatempo per i meno giovani e tutti coloro che, lontano dalle grandi platee, si dedicano costantemente all’attività motoria. Da quest’anno il giornale sarà edito dal gruppo Periodici San Paolo e firmato dai direttori don Giusto Truglia e da Gianni Visnadi. Con il primo numero del 2006, la cui copertina è dedicata al centauro Marco Melandri, “Stadium” celebra anche i suoi 100 anni: nato nel 1906 come organo della Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, ha nel tempo rappresentato la tribuna privilegiata di presentazione del Centro Sportivo Italiano alla società civile, al mondo sportivo, ecclesiale e politico italiano. Presenti alla conferenza stampa, tra gli altri, il presidente del CSI, Edio Costantini; il presidente del CONI. Gianni Petrucci, e mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo libero della CEI. (G.L.)

 

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24 ORE NEL MONDO

11 gennaio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

“Non si esclude nessuna misura”. Lo ha detto il premier britannico Tony Blair commentando la riapertura dei siti di tecnologia atomica iraniani. Nonostante le rassicurazioni di Teheran sull’uso civile dell’energia nucleare, sono numerose le richieste rivolte dalla comunità internazionale alla Repubblica islamica di tornare sui propri passi. Gli Stati Uniti minacciano il deferimento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e successive sanzioni economiche. Ma come viene percepita, tra gli iraniani, la decisione di riaprire i centri di ricerca nucleare? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Zanconato, corrispondente Ansa da Teheran:

 

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R. – C’è stata una campagna martellante alla televisione di Stato, il mezzo di informazione più seguito, per sottolineare il diritto dell’Iran a dotarsi di una tecnologia nucleare pacifica. Io credo che la maggioranza della popolazione iraniana concordi sul fatto che l’Iran abbia diritto a questa tecnologia e che questa tecnologia sia pacifica.

 

D. – Gli Stati Uniti minacciano il deferimento dell’Iran all’ONU e successive sanzioni. Che percezione c’è a Teheran? Si teme addirittura il ricorso ad azioni militari contro gli impianti nucleari?

 

R. – Questo tipo di timori non è mai venuto meno nel  senso che la Repubblica islamica, da quando è nata 27 anni fa, ha sempre vissuto in una situazione di crisi, prima per la presa degli ostaggi nell’ambasciata americana, poi per successivi scontri verbali e minacce con gli stessi Stati Uniti o con gli europei. Oggi poi gli americani accusano l’Iran di interferire nella questione irachena. Quindi, questo Paese è abituato a vivere in una situazione di crisi. Sembra che questa sia la strategia adottata, quella di un confronto diretto con l’Occidente. Ora bisogna vedere se  questa strategia punti, alla fine, ad ottenere maggiori risultati magari non solo nel campo delle trattative nucleari, ma anche nelle relazioni politiche con l’Occidente su vari aspetti. Oppure bisogna vedere se, effettivamente, la strategia da parte di una nuova élite politica sia più conservatrice e voglia effettivamente isolare il Paese perché ritiene che, in questa situazione, abbia maggiori possibilità di mantenere il potere.

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Un militare americano ed un civile iracheno sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco tra truppe statunitensi e ribelli nei pressi della città di Al Jalidiya, ad ovest di Baghdad. Intanto, negli Stati Uniti, il presidente americano, George Bush, ha dichiarato ieri che i soldati statunitensi dovranno ancora “affrontare sacrifici e aspri combattimenti” fin quando in Iraq le forze di polizia e le truppe irachene saranno in grado di garantire stabilità e sicurezza. Sul discorso del presidente americano, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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L’Iraq rischia di scivolare di nuovo nella tirannia se invece di superare le differenze settarie e costruire un governo di unità nazionale, il Paese continuerà a dividersi in base alle rivalità del passato. E’ l’avvertimento lanciato ieri dal presidente Bush, tenendo un nuovo discorso per difendere la sua politica nel Golfo Persico. Dopo le elezioni del 15 dicembre scorso, nel Paese arabo sono riprese le violenze che hanno fatto decine di vittime fra gli iracheni e gli americani e rischiano di deragliare il processo politico. Quindi, il capo della Casa Bianca ha detto ai leader locali che solo il compromesso e la condivisione del potere possono portare all’unità e alla democrazia durevole. Bush si è rivolto anche al pubblico interno, perché i sondaggi dicono che l’approvazione della sua linea a Baghdad è scesa di nuovo sotto il 40 per cento, mentre uno studio appena pubblicato sostiene che il costo del conflitto potrebbe raggiungere i due trilioni di dollari. Quindi, allungando lo sguardo alle elezioni di medio termine, in programma a novembre, ha richiamato l’opposizione democratica a promuovere un dibattito responsabile sulla guerra, evitando le accuse e le dispute che favoriscono il nemico. Poi ha chiesto alla comunità internazionale di cancellare il debito dell’Iraq e di aiutare la ricostruzione.

 

Per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sono leggermente migliorate le condizioni di salute del primo ministro  israeliano Ariel Sharon: secondo i dottori, “non è più in pericolo immediato di vita”. La radio israeliana ha rivelato che i medici potrebbero decidere di cessare la somministrazione dei sedativi, gradualmente ridotta a partire da lunedì mattina. Intanto, il futuro politico di Israele appare sempre più nella mani dell’attuale premier Ehud Olmert. Secondo i sondaggi elettorali, Olmert avrebbe, infatti, almeno 45 seggi al Parlamento.

 

Terremoto in Kashmir, fortunatamente senza vittime e danni. Stamani nella regione, al confine tra Pakistan e India, è stata avvertita una scossa di magnitudo 5.1 gradi della scala Richter. L’epicentro è stato localizzato 200 chilometri a nord-est di Peshawar, capitale del Kashmir pakistano, colpito già nell’ottobre scorso da un devastante terremoto che provocò oltre 87 mila morti e 3 milioni e mezzo di senzatetto.

 

La Costituzione europea “è un trattato morto per l’Olanda”. Lo ha detto, stamani, il ministro degli Esteri olandese, Ben Bot, a conclusione di un incontro con la collega austriaca Plassnik, presidente di turno dell'Unione Europea. Bot ha confermato che il suo governo non sottoporrà, nuovamente, il testo costituzionale a un referendum, dopo il voto negativo di giugno 2005, il secondo dopo quello degli elettori francesi.

 

In Italia, comincia tra poco l’esame alla Camera del provvedimento su amnistia e indulto. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo della Camera. Alleanza Nazionale e Lega Nord hanno già annunciato un’opposizione molto dura. Il primo voto è comunque atteso per domani mattina alle 11.00.

 

L’ex-presidente del Perù, Albero Fujimori, non potrà ricandidarsi alla guida del Paese nelle consultazioni del prossimo 9 aprile. Lo ha deciso il Consiglio elettorale nazionale. Fujimori ha comunque due giorni di tempo per fare ricorso. Attualmente, è detenuto in Cile dove è stato arrestato a novembre di ritorno dal Giappone, Paese in cui si era rifugiato in seguito ad uno scandalo finanziario.

 

Verrà emesso un mandato di cattura internazionale dalle autorità croate nei confronti di Dragan Vasiljkovic, un ex paramilitare serbo accusato di aver commesso atrocità durante la guerra serbo-croata del 1991-95. Vasiljkovic, soprannominato “Capitano Dragan”, sarebbe in Australia sotto falso nome. Secondo un rapporto ONU, durante il conflitto, Dragan Vasiljkovic era considerato il vice del famigerato comandante Arkan, ucciso nel 2000 in un attentato a Belgrado.

 

 

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