RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 7
- Testo della trasmissione di sabato 7 gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
San Benedetto e l’Europa: la rivoluzione del
monachesimo. Con noi, dom Mauro Meacci
CHIESA E SOCIETA’:
In Uzbekistan aumentano le persecuzioni contro le
organizzazioni umanitarie
Per la seconda volta la comunità ortodossa
bulgara ha celebrato a Roma la festività dell’Epifania
In Iraq rapita una giornalista USA
ed ucciso il giornalista iracheno che le faceva da interprete – Rientro
in Italia per i 5 rapiti domenica scorsa nello Yemen
7
gennaio 2006
LO SPIRITO DEL NATALE, GUIDA PER L’INIZIO DEL
NUOVO ANNO.
IL PENSIERO DEL PAPA NELL’UDIENZA AI GENTILUOMINI DI
SUA SANTITA’,
GLI ADDETTI D’ONORE ALLE PERSONALITA’ POLITICHE IN
VISITA IN VATICANO
Iniziare il nuovo anno tenendo
lo sguardo fisso alla Grotta di Betlemme. Con questo augurio, Benedetto XVI ha
ricevuto questa mattina i Gentiluomini di Sua Santità, ovvero gli addetti
all’assistenza di capi di Stato, di governo o di varie altre autorità durante
le loro visite ufficiali in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Gli impegni della quotidianità
vissuti con il cuore ancora pieno dei misteri manifestati dalla “disarmante
semplicità della Notte Santa”. All’indomani dell’Epifania, Benedetto XVI offre
uno spunto di riflessione sul modo cristiano di tornare alle attività di
sempre. E’ importante, ha affermato nel ricevere i Gentiluomini di Sua Santità,
che si rimanga avvolti dal clima natalizio, per iniziare “con serenità e
fiducia” il 2006, nel segno “dell’amore vivificante di Dio”:
“In questo periodo abbiamo guardato costantemente al Salvatore venuto
sulla terra. E’ Lui che, nella disarmante semplicità della Notte Santa, ci ha
portato la ricchezza della comunione con la sua stessa vita divina. Egli é la
luce che mai si spegne, il centro della nostra esistenza, e noi, come i pastori
di Betlemme e i Magi, giunti da Oriente per adorarlo, dopo aver sostato in
preghiera dinanzi al presepe, ripartiamo per le nostre quotidiane attività,
recando nel cuore la gioia di averne sperimentato la presenza”.
Dopo questa nuova riflessione
sul significato spirituale delle feste appena concluse, il Papa ha speso parole
di apprezzamento per il servizio svolto dai Gentiluomini di Sua Santità in
occasione delle visite di autorità politiche o diplomatiche in Vaticano. Un
“servizio d’onore”, lo ha definito Benedetto XVI, appartenente alla “secolare
tradizione della Casa pontificia”. In essa, oggi – ha osservato il Papa – tutto
“appare maggiormente semplificato, ma se rispetto al passato cambiano le
funzioni e i ruoli, identico – ha aggiunto - permane lo scopo di coloro che vi
lavorano, quello cioè di servire il Successore dell’Apostolo Pietro”:
“La barca di Pietro, per poter procedere sicura, ha bisogno di tante
nascoste mansioni, che insieme ad altre più appariscenti contribuiscono al regolare
svolgimento della navigazione. Indispensabile è non perdere mai di vista il
comune obbiettivo, e cioè la dedizione a Cristo e alla sua opera di salvezza”.
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PREGO PER L’UNITÀ DI TUTTI I CRISTIANI. LO HA DETTO IL PAPA
INCONTRANDO I MEMBRI DELL'ALLEANZA
MONDIALE DELLE CHIESE RIFORMATE
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Il
Papa ha prima ringraziato per la presenza di rappresentanti dell’Alleanza sia
ai funerali di Giovanni Paolo II, sia all’inaugurazione del suo pontificato.
“In queste manifestazioni di reciproco rispetto e amicizia – ha detto il Papa -
mi piace vedere un frutto
provvidenziale del fraterno dialogo e cooperazione intrapresi negli ultimi 40 anni, e un segno di sicura
speranza per il futuro”. Ricordando poi
il 40.mo anniversario della fine del Concilio Vaticano II, che vide la
promulgazione del decreto sull'ecumenismo Unitatis Redintegratio, Benedetto XVI
ha sottolineato come “il dialogo tra cattolici e membri delle Chiese riformate
abbia dato un importante contributo alla necessaria opera di riflessione
teologica e indagine storica, indispensabile per superare le tragiche divisioni
che nacquero tra i cristiani nel sedicesimo secolo”. Il Santo Padre si è quindi
soffermato sulle parole della Unitatis Redintegratio: “non può esserci
ecumenismo degno di questo nome senza conversione interiore”. Ha ricordato,
poi, l’impegno ecumenico di Giovanni Paolo II: su questo tema – ha detto
Benedetto XVI - Karol Wojtyla spesso ha parlato del bisogno di una
purificazione della memoria, per preparare i cuori a ricevere la piena verità
di Cristo. Giovanni Paolo II ha dato un impulso a questo sforzo nella Chiesa
cattolica e iniziative simili – ha spiegato il Santo Padre – sono state
intraprese anche da molte Chiese riformate appartenenti all’Alleanza mondiale.
Gesti come questi – ha concluso – sono i mattoni per la costruzione di un
rapporto più profondo che deve essere consolidato nella verità e nell’amore.
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UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel
corso della mattinata il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione
per l'Evangelizzazione dei Popoli.
In Cile, il Papa ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Los Ángeles, presentata per
raggiunti limiti di età dal vescovo Miguel Blas Caviedes Medina. Al suo posto,
il Pontefice ha nominato mons. Felipe Bacarreza Rodríguez, finora ausiliare di
Concepción. Mons. Bacarreza Rodríguez ha 58 anni ed ha conseguito la laurea in Ingegneria civile presso la Pontificia
Università Cattolica del Cile prima di compiere gli studi teologici nella
Facoltà di Teologia della medesima Università, licenziandosi in Teologia. Ha
conseguito inoltre la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto
Biblico a Roma. E’ stato parroco e insegnante di Sacra Scrittura nel Seminario
arcidiocesano. Dal 1983 al 1991 ha prestato servizio nella Congregazione per
l’Educazione Cattolica della Santa Sede.
Nella Repubblica Democratica del
Congo, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Luebo il sacerdote Pierre-Célestin
Tshitoko Mamba, del clero di Kananga, rettore del Filosofato interdiocesano di
Kabwe (Kananga). Il neo presule, 50 anni, ha studiato filosofia e teologia in patria prima di specializzarsi
in Teologia Biblica all'Università Urbaniana di Roma. E’ stato docente nel
Seminario Teologico Interdiocesano di Malore.
La diocesi di Luebo è stata
eretta nel 1959. Ha una superficie di 32 mila kmq. con una popolazione di un
milione e 600 mila abitanti, dei quali oltre 900 mila cattolici. Le parrocchie
sono 30; 84 i sacerdoti (72 diocesani, 12 religiosi); una ventina i seminaristi
maggiori; 102 le religiose.
DOMANI BENEDETTO XVI
rinnoverà il rito del battesimo
conferendolo a 10 bimbi
NELLA CAPPELLA SISTINA,
NEL GIORNO
DELLA FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
CHE CONCLUDE IL TEMPO DI NATALE
- Intervista con Vittoria Gargano -
La festa domani del battesimo
del Signore conclude il tempo di Natale. Ci conduce alla soglia della vita
pubblica di Gesù, ci introduce nel mistero della sua missione e illumina la
nostra vita: battezzati, diventiamo figli di Dio e prendiamo parte alla sua missione.
Domani mattina, tra le volte michelangiolesche della Cappella Sistina, Papa
Benedetto XVI rinnoverà il rito del
battesimo conferendolo a 10 bimbi. La nostra emittente seguirà la cerimonia in
radiocronaca diretta in italiano, tedesco, francese, spagnolo e inglese sulle
onde corte, sulle onde medie e in modulazione di frequenza. La tradizione dei
battesimi nella Cappella Sistina è stata voluta da Papa Wojtyla che nel corso
del suo Pontificato ha conferito il sacramento a 1.370 tra neonati e adulti.
Tra questi, Vittoria Gargano di Lamezia Terme, in Calabria, che, battezzata nel
1992 è oggi 14enne. Orazio Coclite, l’ha raggiunta telefonicamente:
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D. - Tu citavi la tua famiglia.
Come viene ricordato dai tuoi genitori, dalla tua famiglia quel giorno?
R. – Ovviamente quel giorno
viene ricordato con grande affetto, come un giorno indimenticabile e poi anche
come un momento in cui tutta la famiglia era riunita per questo sacramento così
importante. Siamo ancora tutti felici ed onorati.
D. – Per esempio, tu ne parli
con le tue amiche. Come reagiscono a questo tuo racconto?
R. – Io non ho mai amato parlare
più di tanto con le mie amiche perché l’ho sempre ritenuto qualcosa di intimo.
Diciamo che ne parlo con le amiche più care, più vicine che possono
comprenderlo anche come un fatto spirituale, non come un vanto. A volte ho
paura di parlarne perché può essere inteso come un vanto, come un modo di farmi
vedere diversa dagli altri. Io, invece, mi sento più che altro accompagnata per
mano da questo Papa. Non mi sento diversa dagli altri, mi sento accompagnata da
lui come tutti. Diciamo che è un modo di sentirmi io più vicina a lui.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo "Irradiazione e
attrazione: il dinamismo dell'Epifania"; Benedetto XVI celebra nella
Basilica Vaticana la solennità della manifestazione di Gesù ed invita i popoli
ad aprire i cuori alla forza della grazia, nell'adesione fedele alla Parola del
Figlio, luce del mondo, traguardo finale della storia.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla
celebrazione della solennità dell'Epifania nelle Diocesi italiane.
Servizio estero - Israele: la comunità
internazionale in apprensione per la sorte di Sharon. Gli osservatori politici
si interrogano sugli scenari che si aprono dopo l'uscita di scena del Premier.
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo
"Opinione pubblica e 'opinione pubblicata' ".
Servizio italiano - In primo piano il fisco.
In rilievo il tema dell'immigrazione.
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7
gennaio 2006
COMINCIATE IERI SERA LE
CELEBRAZIONI IN RUSSIA DEL NATALE
per le Chiese orientali
che seguono il calendario giuliano
All’apparizione della prima
stella sono cominciate in Russia le celebrazioni del Natale per le Chiese
orientali che seguono il calendario giuliano. Luoghi di culto aperti tutta la
notte a Mosca e trasporti pubblici in
funzione fino a tardi. Ovunque gente in preghiera. La televisione di Stato ha trasmesso ieri sera in diretta la Santa
Messa officiata dal patriarca Alessio II nella cattedrale di Cristo Salvatore.
In migliaia erano presenti, fra loro il premier Fradkov e numerose altre
personalità del mondo politico ed economico. Da Mosca, il servizio di Giuseppe
D’Amato:
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“L’ortodossia
si è rafforzata in ogni parte del Paese”, così Alessio II in un messaggio di
auguri ai fedeli. Il mondo ci spinge a seguire falsi ideali, così si va verso
la schiavitù e non la felicità, non la vita, ma la morte. Seguendo Cristo
possiamo illuminare tutto il mondo con la parola, le azioni e la preghiera.
Rivolto all’Ukraina dove esistono più chiese ortodosse, Alessio II ha invitato
a rafforzare le comuni preghiere per il bene della Chiesa: insieme supereremo
le divisioni. Il presidente Putin era nella gelida e remota Jacuzia,
nell’estremo oriente russo. Ha ascoltato la Santa Messa della vigilia di
natale, mischiato a comuni fedeli. E’ la quinta volta che ciò accade; mai da
quando capo dello Stato, è mancato alle liturgie natalizie. In un messaggio al
Patriarca, il leader russo ha ringraziato Alessio II per la sua opera per il
rafforzamento della pace e ne ha sottolineato i meriti per il dialogo tra Stato
e Chiesa. I tempi dell’ateismo in Russia sono definitivamente finiti. Il Paese
slavo vive una lunga rinascita spirituale; il ritorno dell’icona di Kazan,
nell’agosto 2004, voluto da Papa Giovanni Paolo II, ne è testimonianza ulteriore.
I canali pubblici fanno a gara a trasmettere i momenti più importanti del Santo
Natale. Tanti sono stati i collegamenti televisivi con i principali Paesi
ortodossi e con la Terra Santa. I musulmani russi, circa 20 milioni, si sono
recentemente lamentati per l’eccessivo spazio concesso agli ortodossi e per il
tentativo, secondo loro, di creare in Russia uno stato mono confessionale.
Invero, la riscoperta dei valori nazionali russi annullati durante i 74 anni di
potere comunista, sono accompagnati da una sempre maggiore coscienza religiosa.
La Chiesa ortodossa si propone sempre più come custode delle tradizioni
passate.
Per la radio vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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RESTANO STABILI MA MOLTO GRAVI LE CONDIZIONI DI
SHARON
MENTRE TUTTO IL PPAESE È IN PREGHIERA
- Intervista con Alì Rashid e padre David Jaeger -
Continuano ad essere stabili ma
gravi le condizioni del premier israeliano Sharon. All'indomani del terzo
intervento chirurgico per emorragia cerebrale, il premier è stato sottoposto ad
una nuova Tac al cervello. Secondo un portavoce dell'ospedale, l’esame era
previsto e non indicherebbe un cambiamento nelle sue condizioni. Il prossimo
bollettino medico non si avrà prima delle 17.00 ora italiana, alla fine del
riposo sabbatico. E mentre Israele prega e spera in un miracolo, si susseguono
le dichiarazioni dei principali leader mondiali. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Secondo la radio militare il
fatto che Sharon non sia stato portato in sala operatoria, come avvenuto ieri
dopo la precedente risonanza magnetica, viene interpretato come uno sviluppo
relativamente tranquillizzante. Sharon resta in coma farmacologico indotto dai
medici mercoledì sera. Tra domani e lunedì, però, i medici potrebbero tentare
di risvegliarlo. "Ci sono sempre danni in questo tipo di operazioni e ha
ammesso il neurochirurgo Felix Umansky - dobbiamo aspettare di vedere come
reagirà quando gli ridurremo i farmaci che lo mantengono sedato”. Intanto il
'Shabbat' di preghiera, la giornata festiva ebraica, ha riunito il Paese
israeliano nell'ansia per il primo ministro che lotta contro la morte. Dalle
sinagoghe alle spiagge affollate di surfisti, tutto lo Stato ebraico attende di
sapere se Sharon ce la farà, anche se con danni cerebrali che rischiano di
essere estesi e irreversibili. Migliaia di messaggi di auguri al premier da
parte dei cittadini, al ritmo di 150 all’ora, giungono attraverso il suo sito
internet. Intanto da tutto il mondo si segnalano dichiarazioni di rilievo. Per
il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, Israele affronta adesso un
periodo di “grande incertezza” visto che Sharon “era forse la più imponente
figura in tutta la politica mediorientale e quindi lascia un grande vuoto per
tutti”. Prosegue, invece, il silenzio dei vertici del regime di Teheran, dopo
le dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad, il quale nei giorni
scorsi avrebbe espresso l’auspicio che Sharon muoia. Dal canto suo, il
presidente americano Bush si era invece unito alla preoccupazione del popolo
israeliano definendo Sharon “un coraggioso uomo di pace”.
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Da
parte palestinese, anche in queste ore di estrema difficoltà si ribadisce una
valutazione dura dell’operato del premier israeliano. Lo conferma al microfono
di Isabella Piro, Alì Rashid, primo segretario della Delegazione
generale palestinese:
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R. – E’ stato un generale che ha
fatto tante guerre contro i palestinesi ed ha commesso molti crimini e questo
non lo ricordiamo bene.
D. – Lo sgombero della Striscia
di Gaza ha comunque significato qualcosa per voi?
R. – Israele si è liberata di un
problema che era ingestibile, ma la Striscia di Gaza potrebbe avere delle buone
prospettive soltanto diluendo i suoi problemi in una Cisgiordania completamente
liberata.
D. – Come è stata accolta dalla
vostra parte la scelta di Sharon di fondare un partito nuovo?
R. – E’ un atto che, secondo
noi, non era costruttivo. Bisogna distinguere sempre di più nella società
israeliana di sinistra e di destra, di chi è a favore della pace e di chi è
contrario alla pace, facendo in modo di far crescere la forza di chi in Israele
vuole una soluzione politica. L’operazione di Sharon andava in una direzione
contraria perché mescolava le carte e comunque le sue proposte non erano
sufficienti…
D. – Il suo vice, Olmert,
secondo voi, proseguirà la sua stessa strada o c’è più possibilità di dialogo
con lui?
R. –
Olmert nel passato non ha dimostrato nessuna disponibilità al dialogo, anzi era
un ostacolo. Aveva annesso Gerusalemme, aveva privato molti cittadini
palestinesi della loro residenza a Gerusalemme. Ha dimostrato molta ostilità
nei confronti dei palestinesi.
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In ogni caso secondo molti
osservatori la malattia di Sharon potrebbe seriamente mettere in difficoltà gli
ultimi sviluppi del processo di pace in Terra Santa. In che modo la Chiesa
cattolica locale valuta questo momento? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al
padre francescano David Jaeger, israeliano ed esperto di Medio Oriente:
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R. – La Chiesa cattolica di
Terra Santa e quella di tutto il mondo favorisce sempre la composizione
pacifica dei conflitti in genere, e tra Israele e palestinesi in particolare.
Il ruolo che avrebbe interpretato Ariel Sharon non si saprà mai con certezza.
Sicuramente, però, egli non avrebbe lasciato la situazione stazionaria. Avrebbe
mosso le acque, come ha fatto già rispetto a Gaza, e anche questo può essere
visto come molto positivo comunque. Certamente molti sono i contendenti. La
maggior parte dei partiti e dei politici sembrano concordi sulla necessità di
cercare di porre termine all’occupazione, anche se non mancano i partiti politici
della destra più dura che l’avrebbero voluta perpetuare.
D. – La malattia di Sharon
potrebbe voler dire la parola fine sul neonato partito Kadina?
R. – Non necessariamente. I
primi sondaggi dopo l’ultima crisi di emorragia cerebrale di Sharon hanno dato
un risultato sorprendente: anche senza Sharon il partito, per il momento
almeno, conserva i suoi sostenitori.
D. – Quali sono stati i rapporti
di Ariel Sharon con la Chiesa cattolica?
R. – Bisogna dire, ed è un
debito di giustizia nei confronti del primo ministro Sharon, che di tutti i
primi ministri d’Israele, egli risulta, a
mio avviso, il più attento e il più rispettoso in relazione alla Chiesa
cattolica. E’ stato dimostrato innanzitutto dalla sua decisione di annullare la
delibera di costruire una moschea alle porte della Basilica dell’Annunciazione
a Nazaret.
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ALLA SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
SAN BENEDETTO E
L’EUROPA: LA RIVOLUZIONE DEL MONACHESIMO.
CON NOI, L’ABATE DI SANTA SCOLASTICA A SUBIACO,
DOM MAURO MEACCI
“Abbiamo
bisogno di uomini come Benedetto da Norcia che, in un tempo di dissipazione e
di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte
le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce”. Queste parole,
pronunciate appena ventiquattrore prima della morte di Giovanni Paolo II,
dall’allora cardinale Joseph Raztinger suonano oggi profetiche. Il futuro
Pontefice le pronunciò a Subiaco, in occasione della consegna del premio “San
Benedetto”, il primo aprile scorso. Ad ascoltarlo, quel giorno, c’era anche dom
Mauro Meacci, l’Abate del monastero sublacense di Santa Scolastica, che in
questo quarto appuntamento dello speciale di Alessandro Gisotti sulle radici
cristiane dell’Europa, si sofferma sul Santo fondatore del monachesimo occidentale,
l’Europa e Benedetto XVI. Spiega innanzitutto
cosa rappresentò per l’Europa in un’epoca di smarrimento, dopo la caduta
dell’Impero Romano d’Occidente, l’irrompere del monachesimo di San Benedetto:
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R. – La possibilità di
cominciare una nuova epoca che, sulla
base dei valori più autenticamente umani dell’antica cultura classica,
purificati e riorientati alla luce dell’antropologia cristiana dell’uomo come
immagine di Dio, perfettamente espresso nel Cristo, avrebbe portato, con
l’accoglienza dei nuovi popoli dell’Est, al formarsi di quella che poi sarà
effettivamente possibile chiamare Europa. Ebbene, in tutto questo, un ruolo di
mediazione fondamentale, soprattutto a partire dalla rinascenza carolingia, è
stato svolto proprio dai grandi centri monastici, specie benedettini.
D. – I monasteri benedettini,
appunto, soprattutto dopo l’VIII secolo, furono non solo delle roccaforti della
fede, ma anche centri attivissimi nella trasmissione del sapere. Come vivevano
i benedettini questo connubio tra fede e cultura?
R. – Quando si pensa che per
conoscere Cristo non è possibile prescindere dalla conoscenza, dalla lettura,
dalla meditazione del testo sacro, capiamo che la cultura era percepita come
una strada fondamentale, anzi ineludibile, per compiere in pienezza il cammino
verso Dio. Da questa concezione, come ricaduta secondaria del quaerere Deum, scopo della vita
monastica, nascerà lo sforzo non solo della conservazione del patrimonio culturale
della classicità, ma anche quello che porterà al sorgere di uno dei maggiori e
più riusciti tentativi di elaborazione culturale della fede cristiana,
costituita appunto da quella civiltà monastica che è stata il fulcro
dell’Europa dal secolo X al secolo XIII.
D. - Il genio e l’originalità di
San Benedetto emerge nella straordinaria attenzione rivolta alla persona umana.
In questo senso la regola benedettina è davvero un documento di eccezionale
valore …
R. – San Benedetto non è un
legislatore desideroso della perfetta osservanza della sua norma, costi quel
che costi, ma è consapevole che essa è a servizio della crescita della persona.
San Benedetto non si preoccupa dell’osservanza letterale della Regola, ma che
questa diventi un valido strumento a servizio della crescita spirituale del
monaco. E’ la persona ciò che effettivamente sta a cuore a lui. San Benedetto
raccomanda all’abate di ascoltare tutti prima di decidere qualcosa di
importante, perché Dio spesso parla proprio attraverso gli ultimi.
D. – Oggi, alla cattedra di
Pietro siede un Papa che ha scelto il nome Benedetto. Che sensazione suscita in
un abate benedettino che ha sentito parlare proprio a Subiaco l’allora
cardinale Joseph Ratzinger pochi giorni prima della sua elezione a Pontefice?
R. – L’Ordine Benedettino sente
di avere un vincolo speciale con il nostro continente. E in questo si
percepisce una grande sintonia con il Santo Padre per la prospettiva culturale
che è stata bene espressa nel discorso che fece il 1 aprile proprio qui a
Subiaco. Infatti, anche se è vasta la complessità del mondo di oggi,
soprattutto con il riaffacciarsi delle grandi culture extra europee – basti
pensare al mondo islamico – tuttavia il nostro continente è come un grande
laboratorio, un banco di trazione, per usare l’espressione del Santo Padre. Vi
si svolge un confronto decisivo tra una
concezione dell’uomo che si riconosce creatura di Dio, e una concezione
dell’uomo, misura di se stesso, che fonda i propri valori in modo relativo in
riferimento alla modalità del patto. Credo, quindi, che l’Europa sia un luogo da
custodire con passione e amore. Per questo, il richiamo a Benedetto, espresso
anche nel nome dell’attuale Pontefice, credo sia un impegno per tutti e anche
una speranza affinché l’Europa ritrovi veramente il proprio posto in mezzo all’ecumene dell’umanità.
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Domani, domenica 8 gennaio,
trasmetteremo l’intervista con l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte che,
nel quinto appuntamento del nostro speciale, si soffermerà su filosofia e
teologia nel Medioevo cristiano.
E’ DEL regista neozelandese
Peter Jackson, già autore della saga
dedicata al Signore
degli Anelli, IL NUOVO King Kong,
IN
QUESTI GIORNI NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE
- Con noi Paolo Aleotti -
“Il
fantastico funziona al meglio quando è credibile”: con queste intenzioni il
regista neozelandese Peter Jackson, già autore della saga dedicata al Signore
degli Anelli, è tornato a raccontare una straordinaria e suggestiva
avventura con impressionanti mezzi tecnici. Il suo nuovo King Kong è
stato, infatti, uno dei grandi successi cinematografici del Natale, insidiato
però nelle sale italiane da pellicole che svelano il preoccupante scadere dei
gusti del pubblico. Il servizio di Luca Pellegrini:
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New
York, un grattacielo, una bionda e una scimmia: nell’immaginario della collettività,
non solo cinematografica, quest’immagine è il segno di riferimento per una
grande avventura d’amore tra una Bella e una Bestia. La prima è un’attricetta newyorkese
che vivrà la più intensa e pericolosa delle esperienze; la seconda, uno scimmione
di molti metri, capo incontrastato e triste dell’Isola del Teschio sulla quale
molti uomini perderanno la loro vita o la trasformeranno per sempre. Il film di
Peter Jackson, costato oltre duecento milioni di dollari e ricco di effetti
colossali come i dinosauri portati sullo schermo e le ricostruzioni
impressionanti di giungle lontane o metropolitane, ci riporta dunque dalle
parti della favola e del mito con tutto l’apparato tecnologico di cui oggi
dispone la settima arte. Ma, sia in America che in Italia, il botteghino
natalizio ha riservato incassi certo soddisfacenti ma non eccezionali. In
quest’ultimo Paese, poi, nel quale la battaglia per l’affermazione al miglior
risultato si combatte, come in tutto il mondo, nella settimana natalizia,
ancora una volta sono state premiate pellicole dall’assai dubbio contenuto e
dalle tante volgarità. Per il pubblico si tratta della passione poco
condivisibile per un genere assai minore o di un chiaro sintomo di perdita di
valori e di sensibilità estetica? Lo abbiamo chiesto al critico cinematografico
Paolo Aleotti:
“Credo che solo la pigrizia, una
pigrizia magari semplicemente indotta, però solo la pigrizia, può aiutare a
premiare dei film che cercano semplicemente di compiacere il pubblico,
compiacendo oltretutto solo se stessi. E’ questo circolo vizioso che credo ci
possa spiegare come i film di grande qualità e anche spettacolarità non abbiano
grande successo, mentre film di dubbia spettacolarità, di nessuna originalità,
e che in fondo vogliono farci indulgere alla risata con argomentazioni
assolutamente banalissime, possano essere vincenti. Mentre per quanto riguarda
il fatto che negli Stati Uniti non ci sia stato il grandissimo boom che ci si
aspettava, penso che sia dovuto al fatto che in questo momento gli Stati Uniti
abbiano una specie di idiosincrasia per i remake perché, visto e considerato
che Hollywood da qualche tempo non riesce o sembra non riuscire a trovare una
ispirazione originale, immagino che dietro certa tiepidità del pubblico
americano nei confronti di film sia pure spettacolari, belli e anche innovativi
come King Kong, debba essere letto come essere stufi dei remake”.
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Domani, domenica 8 Gennaio, la
Chiesa celebra la Festa del Battesimo del Signore. La liturgia ci presenta il
Vangelo in cui si legge:
“In quel
tempo, Giovanni predicava dicendo: “Dopo di me viene uno che è più forte di me
e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi
sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito
Santo”.
Su
questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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Dopo di me, viene uno che ha più diritto di me e al quale
io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Con
questa dichiarazione di Giovanni il Battista, l’evangelista Marco fa una chiara
allusione alla prassi ed alla legge che prescriveva che il fratello, o qualche
stretto parente del defunto, sposasse la vedova e che i figli nati venissero considerati
figli del defunto. Nel caso che colui che aveva il diritto vi rinunciasse, un
altro gli avrebbe tolto il sandalo indicando così che gli subentrava in quel
diritto e prendeva il suo posto. Il Battista dichiara, dunque, che non è lui
che darà la vita e che non è lui il Messia, lo sposo divino dell’umanità
perduta ma che è Cristo il vero sposo che darà la vita e che come sposo unirà a
sé l’umanità, strappandola dalle tenebre per unirla alla luce che è Lui stesso.
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7
gennaio 2006
ALLARME CARESTIA NEL CORNO
D’AFRICA: SECONDO LA FAO,
OLTRE 11 MILIONI DI PERSONE RICHIANO DI
MORIRE DI FAME
ROMA. = Nel Corno d’Africa milioni di persone
rischiano una grave carestia a causa della prolungata siccità, alla quale si
aggiungono gli effetti dei conflitti passati o attuali: l’allarme è stato
lanciato ieri dalla FAO. La carenza di cibo è particolarmente grave in Somalia
dove si stima che sono circa due milioni le persone bisognose di assistenza
umanitaria. Nelle otto regioni agricole del sud, tutti i raccolti sono andati
perduti perché non è arrivata l’attesa stagione delle piogge: il raccolto potrebbe
essere il più scarso degli ultimi dieci anni. Il PAM, il Programma alimentare
mondiale, ritiene che fino a giugno 2006 in Somalia saranno necessarie 64 mila
tonnellate di aiuti alimentari. Finora sono disponibili, però, meno di 17 mila
tonnellate. L’emergenza è alta anche in Kenya, dove dopo la perdita dei
raccolti e la decimazione del bestiame, già si contano le prime vittime causate
dalla carestia. Secondo la FAO, sono necessari aiuti non solo sul fronte
dell’approvvigionamento di acqua ma anche per la ricostituzione del bestiame e
per la distribuzione delle sementi per la prossima stagione. Nel Gibuti è a
rischio la sicurezza alimentare di molti pastori, tanto che quasi un quinto
della popolazione, dunque circa 150 mila persone, dovranno fare i conti con la
mancanza di viveri. In Etiopia c’è una grave penuria di cibo nelle zone rurali
delle aree orientali e meridionali del Paese. La FAO ritiene che in questa area
siano necessari interventi per oltre 40 milioni di dollari per scongiurare una
possibile carestia. Si teme che in Etiopia oltre un milione di persone dovrà
fare i conti con la fame. (A.L.)
IN UZBEKISTAN AUMENTANO
LE PERSECUZIONI CONTRO LE ORGANIZZAZIONI
UMANITARIE. E’ QUANTO DENUNCIA LA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
DI HELSINKI PER I DIRITTI UMANI
TASHKENT. = Il governo uzbeko ha avviato una dura campagna di
persecuzioni contro gli attivisti umani, dopo le proteste popolari avvenute nella
città di Andijan nel 2004. Lo denuncia la Federazione internazionale di
Helsinki per i diritti umani (IHF). Dopo le manifestazioni ad Andijan – spiega
il capo dell’organizzazione all’agenzia “AsiaNews” – le autorità uzbeke hanno
intensificato le azioni tese a screditare l’operato di tutte quelle realtà impegnate
nella difesa dei diritti umani. Il governo del presidente Islam Karimov è accusato
di avere ordinato all’esercito di sparare contro i manifestanti. Secondo
diverse organizzazioni e testimoni, sarebbero almeno 500 i civili rimasti
uccisi in seguito alla repressione messa in atto dalle forze di sicurezza
uzbeke nelle vie di Andijan nel 2004. Ma il governo respinge questa accusa e
sostiene, invece, che è stato sventato un golpe islamico. Durante l’azione
della polizia, sono anche stati arrestati 73 presunti golpisti. Alcuni di
questi sono stati condannati alla pena capitale con un processo ritenuto da
molti osservatori “non equo” e “non rispondente ai requisiti minimi di giustizia”.
(A.L.)
E’ DI ALMENO 70 MORTI IL BILANCIO
DELLE VITTIME CAUSATE DAL CROLLO
GIOVEDÌ SCORSO DI UN ALBERGO NELLA CAPITALE SAUDITA, A LA
MECCA, IN ARABIA SAUDITA, AFFOLLATA DI PELLEGRINI PER IL PELLEGRINAGGIO
DELL’HAJ DI DOMANI. SI PREVEDONO ALMENO 2 MILIONI E MEZZO DI FEDELI
LA MECCA. = Si aggrava il bilancio delle vittime del crollo di un
albergo avvenuto giovedì scorso a La Mecca, in Arabia Saudita. Il numero delle
persone rimaste uccise è salito ad almeno 70. Si tratta di pellegrini arrivati
nella città santa per partecipare al pellegrinaggio annuale dei musulmani
dell’Haj che comincerà domani. Il pellegrinaggio è uno dei cinque pilastri
della religione islamica; è obbligatorio e deve essere compiuto almeno una
volta nella vita da ogni musulmano. Il luogo del pellegrinaggio è l’area della
grande moschea che comprende la Ka’bah e la fonte di Zamzan. La Ka’bah è un
edificio cubico situato al centro del grande cortile della moschea. Nella parte
orientale di questa struttura è collocata una pietra nera, un blocco minerale
oggetto di grande venerazione. La tradizione vuole che l’abbia portata sulla
terra l’arcangelo Gabriele. (A.L.)
A
CHICAGO DISTRUTTA DA UN ROGO DIVAMPATO NELLA NOTTE
LA
CHIESA BATTISTA CHE HA VISTO NASCERE I CANTI GOSPEL
CHICAGO.
= La Pilgrim Baptist Church, situata nel centro di Chicago, e costruita
nel 1895, è stata completamente distrutta da un incendio divampato
nella notte. Al momento, non si conoscono le cause del rogo. Emittenti
televisive americane hanno mandato in onda, in diretta, le drammatiche immagini
dell’incendio, con la struttura ormai senza tetto, divorata dalle fiamme. Opera
di uno dei più noti architetti di Chicago, Luois Sullivan, l’attuale chiesa
battista è stata inizialmente utilizzata come sinagoga. Negli anni Venti, la
comunità ebraica ha lasciato il centro della città per spostarsi in altri
quartieri e la sinagoga è stata trasformata in chiesa battista. Dichiarata
monumento nazionale nel 1981, la Pilgrim Baptist Church ha visto nascere
i primi gospel, i testi sacri cantati con melodie blues. (A.L.)
PER LA SECONDA VOLTA LA COMUNITA’ ORTODOSSA
BULGARA HA CELEBRATO A ROMA
LA FESTIVITA’
DELL’EPIFANIA. IL RITO DELLA BENEDIZIONE DELL’ACQUA
SI E’ SVOLTO PRESSO LA
FONTANA DI TREVI
- A cura del Programma
Bulgaro -
ROMA. =
Nella festività dell’Epifania, la celebre Fontana di Trevi, a Roma, ha fatto da cornice ad una celebrazione di
rito greco-ortodosso: il getto della Croce nell’acqua, secondo una antica
tradizione ortodossa. Il gesto simbolico è stato compiuto da mons. Tihon,
vescovo di Tiberiopoli, vicario del Metropolita Simeone, responsabile della
Chiesa ortodossa dell’Europa Centrale ed Occidentale, retta dal Patriarca
Maxim. Il rito della benedizione dell’acqua ha avuto luogo dopo la divina
liturgia, concelebrata con l’archimandita Viktor, nella chiesa dei Santi Vincenzo
e Anastasio. La chiesa è stata donata dal Santo Padre alla comunità ortodossa
bulgara di Roma per uso liturgico, durante il suo viaggio apostolico a Sofia
nel 2002. Nell’omelia, il vescovo ortodosso ha esortato i fedeli a mettere in
pratica, nella loro vita quotidiana, lo spirito di questa festività, pregando
in particolare per chi non ha ricevuto il dono della fede e per i cinque
infermieri bulgari rinchiusi in Libia da sette anni. Sono giudicati colpevoli
di aver trasmesso, nel 2004, il virus dell’HIV ad oltre 400 bambini. I cinque
infermieri sono stati condannati a morte. L’esecuzione, per il momento, è stata
sospesa. Davanti a centinaia di turisti incuriositi ed un folto gruppo di
fedeli bulgari, il vescovo ha pregato poi per la pace nel mondo, per la città
di Roma, per la nazione italiana, per quella bulgara e per tutti i cristiani.
Il rito si è concluso con la benedizione dell’acqua in tre lingue – bulgaro,
italiano e latino – ricordando che questo gesto simbolico, compiuto
contemporaneamente in tante altre comunità ortodosse, è un ponte che unisce i
cristiani dell’Europa.
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7 gennaio 2006
- A cura
di Eugenio Bonanata -
In Iraq è ripresa la strategia
dei sequestri. Stamani a Baghdad, è stata rapita una giornalista americana. Nell’agguato
è rimasto ucciso il giornalista iracheno che le faceva da interprete. Il nostro
servizio:
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Secondo le prime notizie della
sicurezza irachena, la donna doveva incontrare un leader arabo sunnita quando
la sua vettura è stata bloccata da un gruppo di uomini armati, nella parte
occidentale della capitale. Quindi i terroristi hanno sparato all’autista, un
giornalista iracheno che le faceva da interprete, e portato via la donna,
abbandonando in strada la loro macchina. Dal canto suo, l’ambasciata americana
in Iraq ha avviato un’inchiesta. Il nuovo sequestro si aggiunge ai numerosi
avvenuti recentemente sempre ai danni di occidentali. Infatti, oltre ad un
ingegnere francese, sono ancora in mano alla guerriglia quattro operatori
pacifisti cristiani, un britannico, un americano e due canadesi. Intanto,
sempre a Baghdad, è ancora imprecisato il numero di feriti in seguito
all’ennesimo attacco contro una pattuglia dell’esercito iracheno. E mentre il
New York Times parla di colloqui segreti avviati tra le forze americane e i
ribelli, nel tentativo di coinvolgere gli insorti nel processo politico,
prosegue la visita del ministro degli Esteri britannico Jack Straw, da ieri nel
Paese arabo. Stamani a Baghdad ha incontrato il presidente Talabani e farà lo
stesso con il premier Jaafari e con il leader sunnita. Obiettivo degli incontri
è manifestare appoggio agli iracheni in vista della formazione di un nuovo governo
che comprenderà tutte le parti. Intanto ieri, in un nuovo video trasmesso dalla
tv araba Al Jazeera, è tornato a farsi sentire il numero due della rete terroristica
al Qaeda, al Zawahiri, che rivolgendosi direttamente al presidente americano
Bush ha affermato che l’annunciato piano di ritiro delle truppe americane
dimostra la sconfitta statunitense. “Bush, devi riconoscere che hai perso”, ha
detto al Zawahiri.
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In Afghanistan un attentatore
suicida si è fatto esplodere lanciandosi contro un’auto della polizia, nell’est
del Paese, ferendo un colonnello e il suo autista. Lo hanno reso noto le
autorità locali, aggiungendo che si tratta dell’ultimo episodio di una serie di
attacchi suicidi da parte di taleban. Solo giovedì scorso, 10 civili sono
rimasti uccisi in un bazar nella
provincia centrale di Uruzgan, durante una visita dell'ambasciatore Usa
Ronald Neumann.
Scontri a fuoco si sono avuti
questa notte in Pakistan. Nel mirino di un gruppo di militanti islamici, un
posto di controllo di Mir Ali, una zona tribale alla frontiera con
l’Afghanistan. Almeno 16 persone sono rimaste uccise, tra cui 8 paramilitari
pachistani. Il Pakistan ha dispiegato migliaia di uomini nelle località tribali
per tentare di catturare gruppi di ribelli pro-talebani rifugiatisi nelle montagne
dopo l’intervento americano del 2001 contro il regime afghano.
Dopo i tre
adolescenti morti in Turchia per il virus dell’influenza aviaria, un quarto
caso di contagio tra esseri umani è stato reso noto oggi dalle autorità sanitarie
del Paese. Intanto, la Commissione Europea, informata questa mattina dal
laboratorio britannico di Weybridge, ha confermato che il ceppo virale responsabile
del decesso dei tre giovani è quello altamente patogeno dell'H5N1, riscontrato
nei polli nella zona orientale della Turchia. Finora, sono una quarantina le persone
con sintomi sospetti che hanno chiesto assistenza negli ospedali del Paese: 23
sono state sottoposte a terapia con il “Tamiflu”, l’unico farmaco in grado a
tutt’oggi di porre una prima barriera al diffondersi del contagio.
Almeno 15 marinai sono rimasti uccisi dopo che presunti
guerriglieri tamil hanno lanciato una barca imbottita di esplosivo contro
un'imbarcazione della marina dello Sri Lanka, a largo del porto di Trincomalee,
250 chilometri a nord est dalla capitale. Ricerche sono in corso per cercare di
ritrovare tre marinai che risultano
dispersi. I militari attribuiscono l'attacco ai separatisti delle Tigri Tamil.
Al momento non è chiaro se la barca imbottita di esplosivo fosse pilotata da un kamikaze, come è già
successo in passato.
A Roma è previsto nei prossimi
minuti il ritorno dei 5 italiani rapiti nello Yemen liberati ieri dopo 6 giorni
di prigionia. Intanto i 6 sequestratori rischiano la pena di morte, mentre le
autorità hanno ribadito di non aver pagato alcun riscatto per ottenere il rilascio.
Dal canto suo, la procura di Roma ha aperto oggi un fascicolo sulla vicenda.
Sempre in Italia, sono 162 gli
immigrati arrivati a Lampedusa. Tra di loro sette donne e due bambine. Gli
immigrati sono stati portati sull'isola a bordo di due motovedette della
guardia costiera e della guardia di finanza. Un'imbarcazione della capitaneria
sta trainando in porto il barcone utilizzato dagli extracomunitari per la
traversata.
La Siria ha respinto la
richiesta avanzata dalla commissione di inchiesta sull’assassinio dell’ex
premier libanese Rafic Hariri di ascoltare il presidente Bashar al-Assad come
persona informata dei fatti. Damasco sostiene che la richiesta viola la sovranità
internazionale. Intanto in un’intervista, il capo di Stato siriano ha respinto
le accuse mosse dal suo ex-vice Khaddam che aveva riferito di pesanti minacce
ad Hariri. Oggi Kaddam a Parigi ha incontrato i membri della commissione delle
Nazioni Unite.
L'Unione europea guarda con
''seria preoccupazione all'intenzione del governo iraniano di riprendere
l'attività nucleare che era stata sospesa''. Lo afferma la presidenza di turno dell'UE in un comunicato
specificando come l’Unione ''ritenga sorprendente che l'Iran si proponga di
farlo in un momento nel quale Gran Bretagna, Francia e Germania stavano
esplorando la possibilità di riprendere
i negoziati''. L'Iran ha infatti annunciato la ripresa per il 9 gennaio delle sue attività di ricerca sul
combustibile nucleare, nonostante
l'opposizione degli Usa e dell'Unione europea. La ripresa delle trattative fra Teheran e il 'terzetto' europeo è prevista
per il 18 gennaio.
Una piccola esplosione,
rivendicata dall'Eta, si è verificata in un impianto elettrico vicino a Jaca,
nel nord della Spagna. La deflagrazione, come ha comunicato la prefettura
locale, ha provocato danni minimi e non ha interrotto l'erogazione dell'energia
elettrica.
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