RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 1 -
Testo della trasmissione di domenica 1 gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Serve
un sussulto di coraggio e fiducia in Dio e nell’uomo per costruire la pace
nella verità: così, Benedetto XVI alla Messa in San Pietro del primo gennaio,
solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e 39.ma Giornata Mondiale della
Pace. All’Angelus, il Papa ribadisce che solo
lasciandosi illuminare dalla verità si può diventare artefici di pace
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si è concluso ieri a Milano il
28.mo Incontro europeo di Taizé
Inizia oggi l’Anno
internazionale dei deserti e della desertificazione, dichiarato dall’ONU
E’ Patrasso, porta naturale
verso l’Occidente, la capitale europea della cultura per il 2006
Nel suo discorso di
fine anno, il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha
tracciato un bilancio del suo settennato al Quirinale
Rapiti cinque italiani
nello Yemen
1 gennaio 2006
SERVE
UN SUSSULTO DI CORAGGIO E FIDUCIA IN DIO E NELL’UOMO
PER
COSTRUIRE LA PACE NELLA VERITA’: COSI’, BENEDETTO XVI ALLA MESSA IN
SAN
PIETRO DEL PRIMO GENNAIO, SOLENNITA’ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
E 39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE.
ALL’ANGELUS, IL PAPA RIBADISCE CHE SOLO LASCIANDOSI ILLUMINARE DALLA VERITA’ SI
PUO’ DIVENTARE ARTEFICI DI PACE
IN COLLEGAMENTO CON PIAZZA SAN PIETRO DA ROVERETO, LA
CAMPANA MARIA DOLENS HA SUONATO PER LA FRATELLANZA TRA I POPOLI
Un sussulto di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo
per costruire la pace, nella verità: è la vibrante esortazione di Benedetto XVI
nel primo giorno dell’anno 2006, 39.ma Giornata Mondiale della Pace. Il Papa ha
celebrato, stamani nella Basilica di San Pietro, la messa per la Solennità di
Maria Santissima Madre di Dio. Proprio Maria, ha detto il Papa, ci sostiene
nell’impegno a lavorare alacremente nel “cantiere della pace”. E all’Angelus, riprendendo
il tema scelto per la Giornata, “Nella verità, la pace”, Benedetto XVI
ha sottolineato che proprio chi si lascia illuminare dallo splendore della verità,
“diventa coraggioso artefice di pace”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(cori)
“Quando l’uomo
si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente
il cammino della pace”. Nel primo giorno dell’anno, dedicato a Maria e alla
pace, Benedetto XVI ha invocato la benedizione del Signore sull’anno 2006,
affinché sia un anno “di prosperità e di pace”. Ha così esortato tutti gli
uomini di buona volontà a seguire l’esempio dei pastori in cammino verso
Betlemme per adorare il Bambino. Uomini, ha sottolineato, che nella loro semplicità
si sono mostrati obbedienti alla volontà di Dio, si sono lasciati illuminare
dalla verità, divenendo così capaci “di costruire la pace nel mondo”. La pace è
aspirazione di ogni uomo, ha detto il Papa nell’omelia, ricordando
l’insegnamento della Gaudium et spes:
“La pace!
Questa grande aspirazione del cuore d’ogni uomo e d’ogni donna si edifica
giorno dopo giorno con l’apporto di tutti, facendo anche tesoro della mirabile
eredità consegnataci dal Concilio Vaticano II con la Costituzione pastorale Gaudium
et spes, dove si afferma, tra l’altro, che l’umanità non riuscirà a ‘costruire
un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli
uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla verità della pace’”.
Ancora oggi,
come quarant’anni fa, quando venne promulgata la Gaudium et Spes, ha
avvertito il Papa, “tensioni di vario genere” si profilano sull’orizzonte
mondiale, ma non bisogna scoraggiarsi:
“Di fronte al permanere
di situazioni di ingiustizia e di violenza che continuano ad opprimere diverse
zone della terra, davanti a quelle che si presentano come le nuove e più insidiose
minacce alla pace - il terrorismo, il nichilismo ed il fondamentalismo fanatico
- diventa più che mai necessario operare insieme per la pace! E’ necessario un
“sussulto” di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di
percorrere il cammino della pace”.
Un sussulto, ha
proseguito il Papa, richiesto a tutti, individui e popoli, così come alle organizzazioni
internazionali. Quindi, riprendendo il Messaggio per la 39.ma Giornata mondiale
della Pace, ha richiamato le Nazioni Unite “a prendere
rinnovata coscienza delle sue responsabilità nella promozione dei valori della
giustizia, della solidarietà e della pace, in un mondo sempre più segnato dal vasto
fenomeno della globalizzazione”. D’altro canto, Benedetto XVI ha invitato ogni
comunità cristiana a diventare “fermento di un’umanità rinnovata nell’amore”:
“Se la pace è
aspirazione di ogni persona di buona volontà, per i discepoli di Cristo essa è
mandato permanente che impegna tutti; è missione esigente che li spinge ad
annunciare e testimoniare ‘il Vangelo della Pace’, proclamando che il
riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile
per il consolidamento della verità della pace”.
Proprio Maria,
Madre di Dio, che Luca descrive “in costante ascolto della parola eterna” può
aiutarci a diventare costruttori di pace. “Alla sua scuola – ha ribadito Benedetto
XVI – vogliamo apprendere anche noi a
diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno,
desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel “cantiere” della pace, alla
sequela di Cristo, Principe della Pace”.
Dense di significato le
preghiere dei fedeli. In lingua cinese si è pregato per i responsabili delle
nazioni e delle organizzazioni internazionali e per quanti impegnati nel
ripristinare condizioni di pace. In arabo, la preghiera per la Terra Santa,
affinché l’Onnipotente “incoraggi i tentativi di pacificazione e di
riconciliazione e quelle terre conoscano tempi di prosperosa pace costruita
sulla roccia della verità di Dio e della verità dell’uomo”. Il rito solenne, accompagnato
dal canto dei pueri cantores, è stato concelebrato dal cardinale segretario di Stato,
Angelo Sodano, e dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del
Pontificio Consiglio della giustizia e della pace.
(cori)
Anche all’Angelus, di fronte ad una piazza San Pietro gremita di fedeli
nonostante la pioggia battente, il Papa ha approfondito il tema della pace e il
suo stretto legame con Maria, madre del “Principe della pace”. Benedetto XVI ha
ricordato Paolo VI ideatore della Giornata Mondiale della Pace, e la memorabile
enciclica Pacem in terris del Beato Giovanni XXIII. Quindi, si è
soffermato sul tema scelto per questa 39.ma Giornata, la prima di Benedetto
XVI:
“‘Nella verità,
la pace’: è questo il motto che propongo alla riflessione d’ogni persona di
buona volontà. Quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità,
diventa interiormente coraggioso artefice di pace”.
“Dal tempo liturgico che stiamo vivendo – ha aggiunto - viene a noi una
grande lezione: per accogliere il dono della pace, dobbiamo aprirci alla verità
che si è rivelata nella persona di Gesù, il quale ci ha insegnato il
“contenuto” e insieme il “metodo” della pace, cioè l’amore”. E Dio, che è
“l’Amore perfetto”, ha proseguito, “si è rivelato in Gesù sposando la nostra
condizione umana. In questo modo ci ha anche indicato la via della pace: il dialogo,
il perdono, la solidarietà. Ecco l’unica strada che conduce alla vera pace”. Il
Papa ha infine invocato Maria affinché doni pace al mondo:
“Con fiducia invochiamone la potente intercessione,
affinché la famiglia umana, aprendosi al messaggio evangelico, possa
trascorrere l’anno che oggi inizia nella fraternità e nella pace”.
Dopo la recita
dell’Angelus, il Pontefice ha ricambiato gli auguri di buon anno al presidente
della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che li aveva indirizzati al Santo
Padre nel messaggio di fine anno. Il Papa, che ha assicurato le sue preghiere
per il popolo italiano, ha poi rivolto un pensiero speciale a quanti in questi
giorni hanno dato vita a momenti di preghiera e di impegno per la pace. In
particolare, ha ricordato la marcia organizzata dalla CEI e Pax Christi, a Trento,
e quella promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Al termine dei saluti,
Piazza San Pietro si è collegata con Rovereto in Trentino, dove la grande campana
Maria Dolens ha suonato per la pace nel mondo. I suoi rintocchi sono
stati accompagnati da uno speciale augurio di Benedetto XVI:
“Possano essere auspicio di pace e
di fraternità tra i popoli! Buon anno a tutti!”.
(campane)
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Il suono delle campana Maria
Dolens ha dunque unito Roma e Rovereto in un ideale abbraccio di pace.
Sulla storia e il valore di questa campana, la più grande al mondo, fusa a
Trento nel 1924, ascoltiamo la riflessione del reggente della Fondazione Opera
Campana, il prof. Alberto Robol:
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R. – La storia della campana è la storia di un
grande simbolo che nasce all’indomani di un terribile conflitto, la Prima
Guerra Mondiale. Un sacerdote roveretano capì che alla guerra bisogna
contrapporre dei grandi segni di pace. Come tutti i grandi segni in apparenza è
di una banalità sconcertante: cioè chiedere ai Paesi belligeranti di trasformare
il bronzo dei cannoni nel bronzo della campana. Si realizza così la profezia di
Isaia: trasformare in aratro, quindi in momenti di produzione, di condizione sociale,
economica, di condizione strutturale, di condizione dello spirito positivo per
l’umanità di domani. E’ forte, però, il messaggio della campana: “mai più la
guerra”.
(campana)
D. – Per chi suona la campana oggi?
R. – Soprattutto per i vivi. Paradossalmente, Maria
Dolens è la campana dei vivi, e per quanto i vivi debbono fare per tenere
fede a quello che i morti hanno fatto. I morti sono morti, come i caduti per la
propria patria e i caduti di tutto il mondo. I vivi devono mettere in atto
tutto quello che possa impedire lo scoppio di un altro conflitto.
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IL DIALOGO DELLA VERITÀ NELLA CARITÁ, L’IMPORTANZA
DELLA FAMIGLIA,
UN PENSIERO SPECIALE PER I POVERI, I SOFFERENTI E
I DISPERATI:
QUESTI I TEMI DELL’OMELIA PER IL TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO
PRONUNCIATA IERI SERA DA BENEDETTO XVI
Il dialogo della verità nella carità, l’importanza della famiglia, il
ricordo speciale per le persone in difficoltà. Su questi punti si è soffermato
Benedetto XVI, nell’omelia per il Te Deum di ringraziamento e i primi
Vespri della Solennità di Maria Santissima, celebrati ieri sera nella Basilica
Vaticana. Al termine del Te Deum, il Santo Padre ha visitato il Presepe
allestito in Piazza San Pietro. Il servizio di Isabella Piro.
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(canto)
“Camminate saldi nella fede, abbondando nell’azione di grazie”: sono
state le parole della Lettera ai Colossesi di San Paolo ad aprire l’omelia per
il Te Deum di Benedetto XVI. Subito
dopo, il ricordo commosso di Giovanni Paolo II.
“Il mio pensiero va con profondo
e spirituale sentimento a 12 mesi fa quando, come questa sera, l’amato Papa
Giovanni Paolo II per l’ultima volta si è fatto voce del popolo di Dio per
rendere grazie al Signore dei numerosi benefici accordati alla Chiesa e
all’umanità”.
Il Papa si è fatto poi voce della Chiesa di Roma, sottolineando come
essa voglia essere sempre accogliente, nella verità e nella carità:
“La nostra Chiesa di Roma, nei
trascorsi 12 mesi, è stata visitata da molte altre Chiese e comunità ecclesiali
per approfondire il dialogo della verità nella carità, che unisce tutti i
battezzati per sperimentare insieme più vivo il desiderio della piena
comunione. Ma anche molti credenti di altre religioni hanno voluto testimoniare
la propria stima cordiale e fraterna a questa Chiesa e al suo Vescovo, coscienti
che nell’incontro sereno e rispettoso si cela l’anima di un’azione concorde a
favore dell’umanità intera”.
Per la diocesi di Roma, il Sommo Pontefice si è rallegrato per la
capillare azione apostolica a favore delle famiglie, tema del programma
pastorale:
“La famiglia è sempre stata al
centro dell’attenzione dei miei venerati Predecessori, in particolare di
Giovanni Paolo II che ad essa ha dedicato molteplici interventi. Egli era persuaso
che la crisi della famiglia costituisce un grave pregiudizio per la stessa
nostra civiltà”.
Infine, Benedetto XVI ha ricordato i poveri e gli abbandonati, quanti
hanno perso la speranza in un fondato senso della loro esistenza o sono
involontarie vittime di interessi egoistici:
“Facendo nostre le loro
sofferenze, li affidiamo tutti a Dio che sa volgere ogni cosa al bene. A Lui
consegniamo la nostra aspirazione a che ogni persona veda
accolta la propria dignità di figlio di Dio”.
Al termine della celebrazione, il Santo Padre si è raccolto per qualche
istante in preghiera davanti al Presepe di Piazza San Pietro, dove ha saluto
gli artigiani che lo hanno composto e ha benedetto i fedeli in attesa.
(canto)
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1 gennaio 2006
SI È SVOLTA IERI A
TRENTO LA 38.MA MARCIA PER LA PACE,
ORGANIZZATA DA PAX CHRISTI E DALLA CEI. TANTISSIMI I
PARTECIPANTI,
CHE HANNO VOLUTO RIBADIRE IL PROPRIO IMPEGNO ALLA
NON VIOLENZA PER IL 2006
Oltre 2000 giovani e meno
giovani hanno scelto, ieri, di trascorrere un Capodanno diverso, partecipando
alla 38.ma Marcia per la Pace. L’iniziativa, organizzata da Pax Christi e dalla
Conferenza episcopale italiana, si è svolta a Trento, dove c’era per noi Andrea
Sarubbi:
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Duemila alla partenza, forse il
doppio all’arrivo. Giovani e meno giovani si sono dati appuntamento a Trento
per ribadire il proprio impegno all’inizio del nuovo anno. Da Vercelli è
arrivato Marco:
(ragazzo) “Questa è la seconda
volta che partecipo ad una marcia per la pace. Un modo diverso di vivere il
nostro Capodanno”.
Una marcia, da sola, non basta,
ha ricordato nella cattedrale romanica di San Vigilio l’arcivescovo di Trento,
mons. Luigi Bressan. Ma è il segno di un cuore che non si rassegna, di fronte
ai 50 conflitti ancora senza soluzione:
“La missione che ci sta davanti,
cari fratelli e sorelle, è grande: il
nostro incontro e la persistenza del Papa nel riproporci la Giornata Mondiale
della Pace ogni anno sono un invito rivolto ai giovani ad impegnarsi”.
Ma è una pace che – come ha
detto il presidente di Pax Christi, l’arcivescovo Tommaso Valentinetti – va
confermata ogni giorno da scelte concrete:
“Vogliamo sicuramente affrontare questa idea
della pace come impegno per tutti i credenti: un impegno che si qualifica nelle
nostre scelte di fede, di cittadinanza ed anche di non violenza”.
Il rischio attuale – ha
ricordato ancora mons. Bressan, citando il messaggio di Benedetto XVI per la
Giornata Mondiale della Pace – è quello della corsa al riarmo, in particolare
al riarmo nucleare:
“Non possiamo stare tranquilli
fino a quando non si applichi una svolta. Come dice il Papa, le risorse in tal
modo risparmiate possano essere applicate in progetti di sviluppo a vantaggio
di tutti gli abitanti, ed in primo luogo dei più poveri del mondo”.
E proprio un gesto concreto a
favore dei più poveri è giunto al termine della Messa, quando si è brindato
all’anno nuovo con una fetta di panettone: l’unica traccia di un cenone che non
c’è stato, per destinarne il corrispettivo ad un progetto di solidarietà in Costa
d’avorio.
Da Trento, Andrea Sarubbi, per
la Radio Vaticana
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Per la nostra rassegna di bilanci sullA situazione
nelle
diverse aree
del mondo, oggi ci occupiamo di europa
- Con
noi Piervirgilio Dastoli -
Nell’ambito della nostra rassegna di bilanci sulle diverse
situazioni internazionali, oggi ci occupiamo di Europa. Il 2005, appena
concluso, sembra in qualche modo aver ridimensionato l’entusiasmo dell’anno
precedente, che era stato segnato dall’allargamento e dalla firma della Costituzione.
Nei mesi scorsi, infatti, il testo del trattato costituzionale è stato bocciato
dai referendum in Francia e Olanda e il progetto di ridefinire le istituzioni
su misura per l’Europa allargata ha subito una brusca battuta di arresto. E’ stata
una crisi vera o una specie di passaggio obbligato per tradurre in concretezza
obiettivi ambiziosi? Fausta Speranza ne
ha parlato con il direttore della Rappresentanza della Commissione europea a
Roma, Piervirgilio Dastoli:
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R. – Il 2005 ha segnato una battuta d’arresto
fondamentale, che è quella dei referendum francese e olandese sulla
Costituzione europea. Però, il 2005 si conclude con un elemento, non dico di
speranza, ma comunque positivo dal punto di vista del lavoro delle istituzioni,
per l’accordo che c’è stato a Bruxelles sulle nuove prospettive finanziarie. E
poi, non dimentichiamo che c’è stato il rilancio della strategia di Lisbona,
cioè la presa d’atto da parte dei governi, su proposta della Commissione, del
fatto che bisogna dare ai cittadini risposte concrete, e le risposte concrete
vengono soprattutto dalle questioni legate all’economia e all’occupazione.
Quindi, su questo punto c’è una ripresa di responsabilità da parte dei governi
che lascia sperare che nei prossimi mesi, anche su questo punto, ci siano dei
risultati positivi.
D. – Bisogna dire che l’Accordo sul Bilancio è stato
frutto di un duro braccio di ferro tra governi
e di un compromesso in extremis. Secondo lei, cos’è più serio: il
problema del gap tra decisioni ai
vertici e l’opinione pubblica che non sta al passo, o le differenze di vedute
tra Stati membri?
R. – Le due cose sono complementari. C’è il fatto che i
governi faticano a mettersi d’accordo su una posizione ambiziosa e il problema
non è il fatto che l’Unione è diventata un’Unione a 25 perchè queste differenze
esistevano e sussistevano anche quando l’Unione era a 15. Quindi, questa
incapacità dei governi a prendere decisioni ambiziose crea ed aumenta la
distanza tra i cittadini dell’Unione. I cittadini europei non sono contro
l’Europa ma sono distanti da un’Europa che non è in grado di assumere decisioni
che diano risposte alle loro esigenze. Questo è il gap e la ragione del gap
che si è creato tra l’Unione Europea e l’opinione pubblica.
D. – Che dire del prossimo anno, che si apre con la
presidenza austriaca?
R. – Bisognerebbe ricordare che è il 250.mo anniversario
della nascita di Mozart e che gli austriaci organizzano a fine gennaio un
grande evento, a Salisburgo, che ha il titolo: “Un’altra musica?”. E questa
musica non si riferisce soltanto alle “Nozze di Figaro” o al “Flauto Magico”,
ma si riferisce anche alla necessità di avviare una nuova fase
dell’integrazione europea con ‘un’altra musica’, appunto. Quindi, io credo che
possiamo aspettarci buone cose dalla presidenza austriaca. Poi, dopo il primo
semestre, c’è la presidenza finlandese e va tenuto conto, per esempio, il fatto
che il governo finlandese ha deciso per la primavera 2006 di ratificare la
Costituzione europea. Questa decisione è stata seguita anche dalla decisione
dell’Estonia di andare nella stessa direzione, e dalla decisione del nuovo
governo tedesco, presieduto dal cancelliere Merkel, di fare della questione
della Costituzione europea una delle priorità del nuovo governo. Quindi, queste
prese di posizione convergenti dei finlandesi, degli estoni, dei tedeschi e
l’obiettivo dato dalla presidenza austriaca durante il semestre di avviare
questa riflessione sull’inte-grazione politica, lasciano ben sperare.
D. – Nel concreto e in prospettiva dei prossimi mesi,
quali appuntamenti aspettare?
R. – Il primo appuntamento sarà quello di una riunione
informale dei ministri degli Esteri agli inizi di marzo per rilanciare,
appunto, il dibattito sull’integrazione politica. Dopodiché, ci sarà il Consiglio
europeo di primavera, per fare un po’ il punto sul rilancio della crescita
economica e dell’occupazione. E poi per quanto riguarda il lavoro della
Commissione europea, questa presenterà un importante documento per creare uno
spazio pubblico europeo di dibattito e di dialogo: sarà uno strumento importante
– riprendendo un po’ l’idea del gap –
per riavvicinare i cittadini all’Unione Europea.
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UN’INDAGINE TRA FEDE E STORIA: LA FIGURA DI MARIA
PROTAGONISTA
DELL’ULTIMO LIBRO DI VITTORIO MESSORI
-
Intervista con l’autore -
La
Chiesa celebra oggi la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Proprio
sulla figura della Madre di Gesù, il giornalista e scrittore Vittorio Messori
dice sì al mistero, ma anche alla storia, alla ragione ed alla fede. Lo fa in
un libro di 50 capitoli, “Ipotesi su Maria”, pubblicato dalle Edizioni Ares.
Un’enciclopedia mariana in cui il rigore dello studioso innerva la brillantezza
del giornalista, rielaborando articoli da lui pubblicati in vari anni sul
mensile “Jesus”. Sulle ragioni di questo volume, che esce a 30 anni dal best
seller Ipotesi su Gesù, Messori si sofferma in questa intervista
realizzata da padre Vito Magno:
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R. – Qualcuno ha detto che Gesù si incontra per le strade;
e Maria, invece, la si incontra quando si entra in dimestichezza tale con Gesù
che ti introduce in casa e ti presenta la Madre. Direi che, in fondo, la mia
piccola avventura è un po’ l’avventura della Chiesa, la quale ha impiegato
secoli e secoli prima di definire le lodi mariane, prima di approfondire questo
mistero mariano.
D. – Perché parla di ipotesi, quando le certezze ci sono?
R. – Io sono un cronista, sono un giornalista, quindi le
mie sono delle indagini. E’ un’indagine che ho fatto su tutto ciò che sappiamo,
non soltanto della vita di Maria quando era tra noi, ma anche della vita di
Maria nei secoli, la sua presenza nella storia della Chiesa, le apparizioni, e
così via. Varie ipotesi sul mistero di questa donna, approdando alla sola –
secondo me – ipotesi possibile: quella che la fede indica.
D. – E allora: chi è Maria di Nazareth?
R. – Maria, sul piano storico, è un nulla. E’ un nulla nel
senso che è semplicemente una ragazza ebrea di un villaggio talmente oscuro,
come Nazareth, che qualcuno addirittura ha cercato di dimostrare che non fosse
mai esistito. In realtà, nella prospettiva di fede, è la garanzia
dell’Incarnazione, e il suo Corpo è l’ancora di carne che ci mostra come
l’Incarnazione non sia un’illusione ma davvero questo Dio si sia fatto uomo.
Per questo, nel libro cerco di dimostrare che Maria non sia un accessorio della
fede: laddove manca Maria, prima o poi si dissolve anche Gesù.
D. – In questo contesto, che importanza assumono le
apparizioni?
R. – Le apparizioni sono molto importanti nella storia
della Chiesa. Sia chiaro: le apparizioni – e lo dico con molta decisione, nel
libro – non aggiungono nulla alla fede. Però, perché rifiutare questi doni
meravigliosi, che in fondo il Cielo ci fa? Le apparizioni sono un di più, in
qualche modo: le apparizioni sono il dono di un Dio generoso; le apparizioni sono
l’intervento materno di Maria nella storia per rassicurare i suoi figli
soprattutto nelle svolte della storia. Per cui, non ho messo da parte il
capitolo delle apparizioni, ma ho cercato di approfondirlo sempre sul piano
anche della ragione, aprendomi al mistero, ma cercando di mostrare la
ragionevolezza di questi racconti di apparizioni.
D. – Quale contributo esse danno alla Chiesa, alla
società, in merito per esempio alla pace?
R. – Queste apparizioni hanno dato un contributo direi a
tutta quanta la storia della Chiesa, alla sua pastorale e quindi anche alle
prospettive di pace, di fraternità o altro. Pensiamo a cosa è stata per la
Chiesa dell’Ottocento, assediata dallo scientismo, assediata dallo scetticismo,
pensiamo a cosa ha rappresentato per la Chiesa dell’Ottocento e poi anche del
Novecento un fenomeno come quello di Lourdes. Lourdes è stata una cittadella di
difesa della fede. Anche questa irruzione del prodigioso, così scandalosa per
la mentalità positivista del tempo.
D. – Per un intellettuale come lei, Vittorio Messori, cosa
significa essere devoto della Madonna?
R. – La mia è una devozione motivata. E’ la devozione di
qualcuno il quale approfondendo il mistero del Cristo si è reso conto che al
fondo, come radice di carne di questo mistero del Cristo, c’è il mistero di
Maria. Quindi, io sono un devoto confesso. Frequento i santuari non solo come
studioso, ma anche come pellegrino. Quello che io ho cercato di fare con questo
libro è dimostrare che si può essere devoti espliciti, senza essere retorici. Maria
si merita una devozione, in qualche modo, se mi è permesso il termine,
“virile”. Quindi, credo che il compito sia quello non di abbandonare il
sentimento, ci mancherebbe - il sentimento, quando si tratta di Maria occorre,
accanto alla ragione – ma di abbandonare un certo sentimentalismo.
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1 gennaio 2006
“ALLARGARE”: QUESTA LA PAROLA-CHIAVE DEL 28.MO INCONTRO EUROPEO DI
TAIZÈ
CHE SI È CONCLUSO IERI A
MILANO. 50MILA I GIOVANI CHE VI HANNO PARTECIPATO, ANIMANDO LA VEGLIA PER LA
PACE
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = Una lettera da completare attraverso la propria
vita, facendo tutto il possibile per rendere più percepibile ad ognuno l’amore
che Dio ha per ogni essere umano e per ogni popolo, senza eccezione. La lettera
incompiuta di frère Roger, che iniziò a scrivere per questi 50 mila giovani che
hanno partecipato al “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, dopo essere stata
strumento di lavoro in queste cinque giornate a Milano, diventa ora l’impegno
quotidiano di ognuno a realizzarla, impegnandosi per la pace, comunicando la
speranza, alimentandola con la preghiera. Nell’ultima preghiera comune di ieri
sera in Fiera, frère Alois ha commentato il brano del Vangelo di San Giovanni
in cui Cristo Risorto dice ai suoi discepoli: “Pace a voi! Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi”. Questo è un cammino in cui si è accompagnati
dallo Spirito Santo che, come scriveva frère Roger nella lettera, permette di
andare da un inizio ad un nuovo inizio, verso un avvenire di pace. I giovani
hanno quindi atteso il 2006 vegliando in preghiera nelle parrocchie ambrosiane.
C’è stato spazio poi per la Festa dei Popoli. Dopo il pranzo di Capodanno con
le 12 mila famiglie che li hanno ospitati, i giovani sono risaliti sui pullman
e sui treni che li riporteranno a casa. L’appun-tamento per il prossimo
pellegrinaggio europeo è a Zagabria, ancora dal 28 dicembre prossimo e fino al
prossimo Capodanno. Prima, però, ci sarà la novità di un analogo cammino
proposto ai giovani asiatici che sarà ospitato a Calcutta dal 5 al 9 ottobre
prossimi. Nel 2007, il pellegrinaggio potrebbe arrivare anche in America
Latina, forse in Bolivia, e poi in Africa.
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A ROMA, DIECIMILA PERSONE HANNO ADERITO OGGI ALLA MARCIA DELLA
PACE
ORGANIZZATA DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO. NELLE INTENZIONI
DEI PARTECIPANTI, IL RICORDO PER TUTTI QUELLI CHE SOFFRONO A CAUSA
DELLA GUERRA E DEL TERRORISMO
ROMA. = Un lungo
corteo partito dalla Chiesa Nuova per arrivare a Piazza San Pietro, accompagnato
da bandiere della pace e gruppi musicali: si è svolta così oggi a Roma la tradizionale
Marcia della Pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Obiettivo
dell’iniziativa: porre fine al terrorismo e ricordare tutte le terre che
attendono il termine della guerra, fonte di sofferenza e ‘madre’ della povertà.
Ulteriori incontri di preghiera e momenti di riflessione a favore della pace si
sono svolti in più di 20 città italiane, mentre sono previste 250 manifestazioni
analoghe in circa 50 Paesi del mondo. (I.P.)
“IL BENE DISINTERESSATO E UMILE, CHE NON SI ARRENDE ALLE DIFFICOLTÀ,
VINCE SEMPRE”: COSÌ, L’ARCIVESCOVO DI MILANO, CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI,
SI È RIVOLTO IERI AI FEDELI NELL’OMELIA PER IL TE DEUM
DI RINGRAZIAMENTO
MILANO. = I mali e
i drammi dell’umanità non sono il tutto della nostra storia, ma solo una parte.
E non sono la parte vincente, perché a vincere è il bene quotidiano, umile e
disinteressato, che non si arrende alle difficoltà. Questo, in sintesi, uno dei
passaggi salienti dell’omelia pronunciata ieri dall’arcivescovo di Milano, il
cardinale Dionigi Tettamanzi, durante il Te
Deum di ringraziamento, nella Chiesa di San Fedele del capoluogo lombardo.
Il porporato ha poi ricordato Giovanni Paolo II, sottolineando “quante grazie
di conversione e di santità il Signore ha donato alla sua Chiesa attraverso
questo grande Successore di Pietro”. Infine, l’arcivescovo di Milano ha lodato
Benedetto XVI, per il suo “ministero limpido e coraggioso, fedele alla
tradizione viva della Chiesa e impegnato nella problematica fondamentale
dell’età moderna”, ossia il rapporto tra fede e ragione. (I.P.)
AL VIA
OGGI L’ANNO INTERNAZIONALE DEI DESERTI E DELLA DESERTIFICAZIONE,
DICHIARATO
DALL’ONU. OBIETTIVO DELL’INIZIATIVA: RICHIAMARE L’ATTENZIONE
SUL
LEGAME TRA DESERTIFICAZIONE E POVERTÁ
NEW YORK. = Porre in primo
piano il rapporto tra desertificazione e povertà, ma anche celebrare
l’importanza dell’ecosistema desertico. Sono questi alcuni degli obiettivi
dell’Anno Internazionale dei deserti e della desertificazione, al via oggi su
iniziativa dell’assemblea generale dell’Onu. Una decisione presa nel corso della
58.ma sessione del 2004-2005, e voluta per accrescere la consapevolezza della
minaccia che la desertificazione rappresenta, aggravata dal cambiamento
climatico e dalla perdita della diversità biologica su un terzo della Terra e
in oltre 100 Paesi. Ma l’iniziativa della Nazioni Unite desidera anche
celebrare l’importanza dell’ecosistema desertico e la diversità culturale dei
deserti nel mondo, stabilendo una differenza tra la necessità di proteggere i
deserti e la lotta contro la desertificazione, sfida per lo sviluppo
sostenibile mondiale. Numerosi progetti internazionali, inoltre, serviranno a
porre in primo piano il rapporto tra desertificazione e povertà: tra questi, “I
giovani e la desertificazione” che coinvolgerà il Mali, e “Desertificazione e
migrazione”, in programma in Spagna. Come evento culminante dell’Anno
Internazionale, il governo algerino ospiterà un vertice di capi di Stato sul
tema “Desertificazione, migrazione e sicurezza”. (I.P.)
È
PATRASSO LA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA PER IL 2006.
DESIGNATA
DALLA COMMISSIONE EUROPEA, LA CITTÀ È CONSIDERATA
UNA
PORTA NATURALE VERSO L’OCCIDENTE
PATRASSO. = Al centro di un
triangolo immaginario formato dai tre siti archeologici di Delfi, Epidauro e
Olimpia, porta naturale verso l’occidente grazie alla sua posizione geografica
sulla costa nordoccidentale del Peloponneso, Patrasso è la nuova Capitale
Europea della Cultura dell’anno 2006. Designata dalla Commissione europea, la
città è terza per grandezza in Grecia e rappresenta un importante canale
commerciale verso i porti di Italia, Francia e Gran Bretagna. Moltissime le iniziative
organizzate per l’Anno della Cultura, tra cui manifestazioni ed itinerari
religiosi centrati sulla figura di Sant’Andrea il “Protocleto”, il primo
chiamato tra gli apostoli, martirizzato a Patrasso intorno al 60 d.C. Prevista,
inoltre, una serie di conferenze per dibattere sui contributi che i media, la
scienza e la politica possono portare alla cultura europea. L’Anno di Patrasso
verrà inaugurato ufficialmente il 13 gennaio. (I.P.)
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1
gennaio 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
È giunta poco fa la notizia del rapimento nello Yemen di
cinque italiani, probabilmente sequestrati da militanti di un clan tribale. Al
momento non sono noti altri dettagli. Intanto, stamani sono ripartiti per
Colonia l’ex sottosegretario degli Esteri tedesco, Chrobog, la moglie e i tre
figli, liberati ieri sempre nello Yemen, dopo un sequestro di tre giorni.
Discorso di fine d’anno del presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ieri sera, alle 20.30, a reti unificate, ha
tracciato un bilancio di questi sette anni al Quirinale. A maggio, infatti,
scade il suo mandato. Il servizio è di Alessandro Guarasci:
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E’ l’ultimo messaggio da capo dello Stato di questo
settennato di Ciampi. L’ultimo, come anche Ciampi ha detto. Il suo mandato
presidenziale, infatti, sta per scadere, per la precisione il 18 maggio del
2006. E questo è un discorso che in qualche modo si configura come una sorta di
bilancio. “Ho vissuto questo mandato sia come un dovere sia come una missione”,
ha detto Ciampi, che ha subito messo l’accento sul fatto che l’unità della
Patria “non è retorica, è l’essenza stessa del nostro convivere civile”. Il
presidente ha poi ricordato i viaggi in tante città d’Italia, un’esperienza
bellissima e ha affermato che in Italia c’è un forte vincolo di solidarietà per
cui guardare con fiducia al futuro. Ciampi ha anche verificato che da Nord e
Sud c’è una forte reazione alle tante difficoltà che la globalizzazione porta
con sé. “Quello che ho cercato di trasmettervi, è l’orgoglio di essere italiani”:
siamo “eredi di un antico patrimonio di valori cristiani e umanistici”. Il
presidente ha ribadito che si è imposto di svolgere in modo imparziale il suo
ruolo e sottolineato la laicità dello Stato:
“Ho fortemente sentito l’importanza della felice
convivenza, in questa città di Roma, di due Stati, indipendenti e sovrani. Ho
avvertito nella concordia e nella condivisione di fondamentali valori da parte
di Stato e Chiesa, e nella operosa collaborazione nella società di laici e
credenti, un elemento di grande forza per la nostra Patria”.
Con questo spirito Ciampi ha inviato “un augurio a
Benedetto XVI, che ha ereditato dal suo indimenticabile predecessore la
missione di apostolo della fratellanza fra i popoli, del dialogo tra le fedi e
le civiltà”.
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Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini,
festeggia il nuovo anno assieme ai militari italiani in Iraq. Casini, con il
suo predecessore Violante e con il presidente della commissione Difesa di
Montecitorio, Ramponi, è giunto infatti in mattinata a Camp Mittica, per una
visita ufficiale nella base italiana di Nassiriya. “Mai, nemmeno per un momento,
è venuto meno il sostegno di tutti i parlamentari al vostro operato”, ha
affermato Casini parlando ai soldati.
Le truppe italiane sono andate in Iraq quando gli eventi
bellici erano già finiti. È quanto sottolineato dal presidente Ciampi, a
Napoli, rispondendo ai giornalisti che ricordavano come l’Italia sia ancora in
guerra. “Le nostre truppe – ha precisato Ciampi – sono andate lì nel giugno
2003 quando gli eventi bellici veri e propri erano finiti, alla fine di marzo,
primi di aprile. Ricordiamo sempre questo”.
In Iraq, diciassette persone sono rimaste ferite per lo
scoppio di otto ordigni in varie parti del Paese. Intanto ieri sera si è
appreso della liberazione dei cinque cittadini sudanesi e di un cipriota in
mano alla guerriglia. Sul fronte petrolio, la raffineria di Baiji, a nord della
capitale, attraverso la ripresa della distribuzione di prodotti petroliferi, si
avvia verso il ripristino regolare della produzione. Già da ieri, inoltre,
decine di autocisterne sono uscite dalle principali raffinerie del nord per
rifornire le stazioni di servizio di tutto il
Paese. Una speranza, dunque, per migliaia di iracheni, esasperati dalla
penuria di carburante e dai continui aumenti del prezzo della benzina.
Il nuovo anno in Medio Oriente è ripreso all’insegna dei
rapimenti. All’indomani del rilascio dei tre ostaggi britannici, oggi è giallo
sul sequestro nella Striscia di Gaza, di un pacifista italiano. La notizia
della sua liberazione, infatti, non trova conferma fra le autorità palestinesi.
L’uomo era arrivato ieri sera nell’area con l’eurodeputato Luisa Morgantini, la
quale ha riferito che “ancora non lo abbiamo visto, ma dovrebbe tornare da noi
a minuti”. Il sequestro è stato rivendicato da parte delle Brigate di Al Aqsa.
Tuttavia, non c’è chiarezza su un secondo cittadino straniero rapito. Solo ieri
la dura condanna dei vertici palestinesi che promettono di assicurare alla
giustizia i responsabili di questi atti. Intanto tre fazioni militanti hanno
annunciato la fine del ‘cessate-il-fuoco’, concordato nello storico incontro
dello scorso marzo tra il premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente
palestinese Abu Mazen.
Anche le elezioni palestinesi del 25 gennaio prossimo
rappresentano un appuntamento importante per il nuovo anno. Su questo fronte,
secondo il quotidiano israeliano, Yediot Ahronot, dirigenti dell'Autorità
Nazionale Palestinese, fra cui il premier Abu Mazen, hanno avviato negli ultimi
giorni contatti con Hamas al fine di concordare un rinvio delle elezioni, dato
anche lo stato di anarchia nei Territori. Il quotidiano parla inoltre di un invito
da parte del premier palestinese ad Hamas ad entrare in un governo di
transizione.
In Afghanistan, due giornalisti ed un autista del network
televisivo arabo 'al Jazira' sono stati arrestati stamani a Kabul da militari
della coalizione a comando statunitense. L’accusa è di aver ripreso immagini di
una base militare americana. Secondo un portavoce dell’emittente non ci sono
state precisazioni sui motivi dell’arresto. Dal canto loro i militari americani
hanno affermato di avere prove che i giornalisti hanno filmato elementi
del dispositivo di sicurezza americano.
I tre uomini, dunque, sono stati consegnati alla polizia afghana ed il
materiale girato è stato sequestrato.
La Russia ha iniziato il 2006 con la riduzione del flusso
di gas verso l’Ucraina. La decisione dopo che a sorpresa il presidente ucraino,
Yushchenko, la scorsa notte ha respinto l’offerta del presidente russo, Putin,
per un congelamento del prezzo fino ad aprile. Lo ha riferito il portavoce di
Gazprom, la società russa erogatrice, di proprietà pubblica. La stessa fonte ha
assicurato tuttavia che le forniture nel resto dell'Europa “proseguiranno nella
loro totalità”. Strada in salita, dunque, per l’Ucraina che dipende dalle
forniture di gas russo per un terzo del suo fabbisogno, con 25 miliardi di
metri cubi l’anno. Nel discorso di fine anno, il presidente Yushchenko ha
spiegato al Paese l’importanza di questa sua battaglia per l'indipendenza
economica da Mosca. Dopo la vittoria sulla dittatura dell’anno scorso, ha
affermato Yushchenko, “oggi tutti insieme dobbiamo compiere un passo ulteriore
per assicurare l'indipendenza economica all'Ucraina”.
L’ energia e la tecnologia digitale saranno “le due
priorità” della politica industriale del governo, che sta intensificando la sua
azione anche nell’economia, nella scuola e contro ogni forma di discriminazione”.
E’ quanto ribadito dal presidente francese, Chirac, nel suo tradizionale
messaggio televisivo di fine anno. Chirac ha anche annunciato iniziative per
“rilanciare la costruzione dell’Europa politica, sociale e dei progetti”. Il
capo dello Stato si è rivolto anche ai familiari di Barnard Planche,
l’ingegnere rapito in Iraq il 5 dicembre scorso, assicurando l’impegno della
Francia per la sua liberazione.
Oltre duecentomila persone hanno salutato l’arrivo
dell’anno nuovo nelle strade del centro di Londra sfidando freddo e pioggia ed
uno sciopero della metropolitana che comunque, di fatto, è fallito. Il culmine
dei festeggiamenti nella capitale londinese è stato uno spettacolo pirotecnico
che, allo scoccare della mezzanotte, ha illuminato di mille colori il cielo
sopra Westminster. Tuttavia, il Capodanno è stato funestato da un eccezionale numero
di incidenti e risse causate da ubriachi. Sono state 35 le persone
accoltellate, secondo quanto ha riferito dal servizio autoambulanze della
capitale. Grandi feste in piazza anche ad Edimburgo, Belfast e Bristol.
Anche il cielo di Berlino stanotte è stato illuminato da
oltre 1.600 razzi in un mega-spettacolo pirotecnico che ha accolto l’arrivo del
2006. Nonostante il freddo intenso, oltre un milione di persone si sono
radunate alla porta di Brandeburgo, nel cuore della città, per assistere ai
fuochi di mezzanotte che sono durati 12 minuti. Con il 2006, per la Germania è
iniziato l’anno dei mondiali di calcio, in programma dal 9 giugno al 9 luglio.
Proprio in vista di questo appuntamento, il cancelliere tedesco, Angela Merkel,
si è detta contraria all’esclusione dell’Iran dalla competizione, in seguito
alle dichiarazioni anti israeliane del presidente iraniano.
Lavorare senza posa per la pace nel Mondo e la prosperità
dell’America. Sono questi i propositi del presidente americano Bush per il
2006, che ha trascorso la notte dell’ultimo dell’anno in famiglia al ranch di
Crawford, nel Texas.
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