RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 1  - Testo della trasmissione di domenica 1 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Serve un sussulto di coraggio e fiducia in Dio e nell’uomo per costruire la pace nella verità: così, Benedetto XVI alla Messa in San Pietro del primo gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e 39.ma Giornata Mondiale della Pace. All’Angelus, il Papa ribadisce che solo lasciandosi illuminare dalla verità si può diventare artefici di pace

 

In collegamento con Piazza San Pietro da Rovereto, la campana Maria Dolens ha suonato per la fratellanza tra i popoli

 

Ieri sera, il Papa ha celebrato i primi Vespri e il Te Deum di ringraziamento nella Basilica Vaticana. Tra i temi forti dell’omelia: il dialogo della verità nella carità e la famiglia. Il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai poveri e ai sofferenti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si è svolta ieri a Trento la 38.ma Marcia per la pace, organizzata da Pax Christi e dalla Conferenza episcopale italiana

 

Per la nostra rassegna sulla situazione nelle diverse aree del mondo, proponiamo oggi un approfondimento sull’Europa  con l’intervista a Piervirgilio Dastoli

 

Un’indagine tra fede e storia: la figura di Maria protagonista dell’ultimo libro di Vittorio Messori. Con noi, l’autore

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è concluso ieri a Milano il 28.mo Incontro europeo di Taizé

 

Diecimila partecipanti, oggi a Roma, alla Marcia della pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio

 

“Il bene disinteressato e umile, che non si arrende alle difficoltà, vince sempre”: sono le parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, al Te Deum di ringraziamento di ieri

 

Inizia oggi l’Anno internazionale dei deserti e della desertificazione, dichiarato dall’ONU

 

E’ Patrasso, porta naturale verso l’Occidente, la capitale europea della cultura per il 2006

 

24 ORE NEL MONDO:

Nel suo discorso di fine anno, il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha tracciato un bilancio del suo settennato al Quirinale

 

Rapiti cinque italiani nello Yemen

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 gennaio 2006

 

SERVE UN SUSSULTO DI CORAGGIO E FIDUCIA IN DIO E NELL’UOMO

PER COSTRUIRE LA PACE NELLA VERITA’: COSI’, BENEDETTO XVI ALLA MESSA IN

SAN PIETRO DEL PRIMO GENNAIO, SOLENNITA’ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

 E 39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE. ALL’ANGELUS, IL PAPA RIBADISCE CHE SOLO LASCIANDOSI ILLUMINARE DALLA VERITA’ SI PUO’ DIVENTARE ARTEFICI DI PACE

IN COLLEGAMENTO CON PIAZZA SAN PIETRO DA ROVERETO, LA CAMPANA MARIA DOLENS HA SUONATO PER LA FRATELLANZA TRA I POPOLI

 

Un sussulto di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per costruire la pace, nella verità: è la vibrante esortazione di Benedetto XVI nel primo giorno dell’anno 2006, 39.ma Giornata Mondiale della Pace. Il Papa ha celebrato, stamani nella Basilica di San Pietro, la messa per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Proprio Maria, ha detto il Papa, ci sostiene nell’impegno a lavorare alacremente nel “cantiere della pace”. E all’Angelus, riprendendo il tema scelto per la Giornata, “Nella verità, la pace”, Benedetto XVI ha sottolineato che proprio chi si lascia illuminare dallo splendore della verità, “diventa coraggioso artefice di pace”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(cori)

 

“Quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace”. Nel primo giorno dell’anno, dedicato a Maria e alla pace, Benedetto XVI ha invocato la benedizione del Signore sull’anno 2006, affinché sia un anno “di prosperità e di pace”. Ha così esortato tutti gli uomini di buona volontà a seguire l’esempio dei pastori in cammino verso Betlemme per adorare il Bambino. Uomini, ha sottolineato, che nella loro semplicità si sono mostrati obbedienti alla volontà di Dio, si sono lasciati illuminare dalla verità, divenendo così capaci “di costruire la pace nel mondo”. La pace è aspirazione di ogni uomo, ha detto il Papa nell’omelia, ricordando l’insegnamento della Gaudium et spes:

 

“La pace! Questa grande aspirazione del cuore d’ogni uomo e d’ogni donna si edifica giorno dopo giorno con l’apporto di tutti, facendo anche tesoro della mirabile eredità consegnataci dal Concilio Vaticano II con la Costituzione pastorale Gaudium et spes, dove si afferma, tra l’altro, che l’umanità non riuscirà a ‘costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla verità della pace’”.

 

Ancora oggi, come quarant’anni fa, quando venne promulgata la Gaudium et Spes, ha avvertito il Papa, “tensioni di vario genere” si profilano sull’orizzonte mondiale, ma non bisogna scoraggiarsi:

 

“Di fronte al permanere di situazioni di ingiustizia e di violenza che continuano ad opprimere diverse zone della terra, davanti a quelle che si presentano come le nuove e più insidiose minacce alla pace - il terrorismo, il nichilismo ed il fondamentalismo fanatico - diventa più che mai necessario operare insieme per la pace! E’ necessario un “sussulto” di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di percorrere il cammino della pace”.

 

Un sussulto, ha proseguito il Papa, richiesto a tutti, individui e popoli, così come alle organizzazioni internazionali. Quindi, riprendendo il Messaggio per la 39.ma Giornata mondiale della Pace, ha richiamato le Nazioni Unite “a prendere rinnovata coscienza delle sue responsabilità nella promozione dei valori della giustizia, della solidarietà e della pace, in un mondo sempre più segnato dal vasto fenomeno della globalizzazione”. D’altro canto, Benedetto XVI ha invitato ogni comunità cristiana a diventare “fermento di un’umanità rinnovata nell’amore”:

 

“Se la pace è aspirazione di ogni persona di buona volontà, per i discepoli di Cristo essa è mandato permanente che impegna tutti; è missione esigente che li spinge ad annunciare e testimoniare ‘il Vangelo della Pace’, proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace”.

 

Proprio Maria, Madre di Dio, che Luca descrive “in costante ascolto della parola eterna” può aiutarci a diventare costruttori di pace. “Alla sua scuola – ha ribadito Benedetto XVI – vogliamo apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel “cantiere” della pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace”.

 

Dense di significato le preghiere dei fedeli. In lingua cinese si è pregato per i responsabili delle nazioni e delle organizzazioni internazionali e per quanti impegnati nel ripristinare condizioni di pace. In arabo, la preghiera per la Terra Santa, affinché l’Onnipotente “incoraggi i tentativi di pacificazione e di riconciliazione e quelle terre conoscano tempi di prosperosa pace costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell’uomo”. Il rito solenne, accompagnato dal canto dei pueri cantores, è stato concelebrato dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace.

 

(cori)

 

Anche all’Angelus, di fronte ad una piazza San Pietro gremita di fedeli nonostante la pioggia battente, il Papa ha approfondito il tema della pace e il suo stretto legame con Maria, madre del “Principe della pace”. Benedetto XVI ha ricordato Paolo VI ideatore della Giornata Mondiale della Pace, e la memorabile enciclica Pacem in terris del Beato Giovanni XXIII. Quindi, si è soffermato sul tema scelto per questa 39.ma Giornata, la prima di Benedetto XVI:

 

“‘Nella verità, la pace’: è questo il motto che propongo alla riflessione d’ogni persona di buona volontà. Quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, diventa interiormente coraggioso artefice di pace”.

 

“Dal tempo liturgico che stiamo vivendo – ha aggiunto - viene a noi una grande lezione: per accogliere il dono della pace, dobbiamo aprirci alla verità che si è rivelata nella persona di Gesù, il quale ci ha insegnato il “contenuto” e insieme il “metodo” della pace, cioè l’amore”. E Dio, che è “l’Amore perfetto”, ha proseguito, “si è rivelato in Gesù sposando la nostra condizione umana. In questo modo ci ha anche indicato la via della pace: il dialogo, il perdono, la solidarietà. Ecco l’unica strada che conduce alla vera pace”. Il Papa ha infine invocato Maria affinché doni pace al mondo:

 

“Con fiducia invochiamone la potente intercessione, affinché la famiglia umana, aprendosi al messaggio evangelico, possa trascorrere l’anno che oggi inizia nella fraternità e nella pace”. 

 

Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice ha ricambiato gli auguri di buon anno al presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che li aveva indirizzati al Santo Padre nel messaggio di fine anno. Il Papa, che ha assicurato le sue preghiere per il popolo italiano, ha poi rivolto un pensiero speciale a quanti in questi giorni hanno dato vita a momenti di preghiera e di impegno per la pace. In particolare, ha ricordato la marcia organizzata dalla CEI e Pax Christi, a Trento, e quella promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Al termine dei saluti, Piazza San Pietro si è collegata con Rovereto in Trentino, dove la grande campana Maria Dolens ha suonato per la pace nel mondo. I suoi rintocchi sono stati accompagnati da uno speciale augurio di Benedetto XVI:

 

“Possano essere auspicio di pace e di fraternità tra i popoli! Buon anno a tutti!”.

 

(campane)

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Il suono delle campana Maria Dolens ha dunque unito Roma e Rovereto in un ideale abbraccio di pace. Sulla storia e il valore di questa campana, la più grande al mondo, fusa a Trento nel 1924, ascoltiamo la riflessione del reggente della Fondazione Opera Campana, il prof. Alberto Robol:

 

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R. – La storia della campana è la storia di un grande simbolo che nasce all’indomani di un terribile conflitto, la Prima Guerra Mondiale. Un sacerdote roveretano capì che alla guerra bisogna contrapporre dei grandi segni di pace. Come tutti i grandi segni in apparenza è di una banalità sconcertante: cioè chiedere ai Paesi belligeranti di trasformare il bronzo dei cannoni nel bronzo della campana. Si realizza così la profezia di Isaia: trasformare in aratro, quindi in momenti di produzione, di condizione sociale, economica, di condizione strutturale, di condizione dello spirito positivo per l’umanità di domani. E’ forte, però, il messaggio della campana: “mai più la guerra”.

 

(campana)

 

D. – Per chi suona la campana oggi?

 

R. – Soprattutto per i vivi. Paradossalmente, Maria Dolens è la campana dei vivi, e per quanto i vivi debbono fare per tenere fede a quello che i morti hanno fatto. I morti sono morti, come i caduti per la propria patria e i caduti di tutto il mondo. I vivi devono mettere in atto tutto quello che possa impedire lo scoppio di un altro conflitto.

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IL DIALOGO DELLA VERITÀ NELLA CARITÁ, L’IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA,

UN PENSIERO SPECIALE PER I POVERI, I SOFFERENTI E I DISPERATI:

QUESTI I TEMI DELL’OMELIA PER IL TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

PRONUNCIATA IERI SERA DA BENEDETTO XVI

 

Il dialogo della verità nella carità, l’importanza della famiglia, il ricordo speciale per le persone in difficoltà. Su questi punti si è soffermato Benedetto XVI, nell’omelia per il Te Deum di ringraziamento e i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima, celebrati ieri sera nella Basilica Vaticana. Al termine del Te Deum, il Santo Padre ha visitato il Presepe allestito in Piazza San Pietro. Il servizio di Isabella Piro.

 

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(canto)

 

“Camminate saldi nella fede, abbondando nell’azione di grazie”: sono state le parole della Lettera ai Colossesi di San Paolo ad aprire l’omelia per il Te Deum di Benedetto XVI. Subito dopo, il ricordo commosso di Giovanni Paolo II.

 

“Il mio pensiero va con profondo e spirituale sentimento a 12 mesi fa quando, come questa sera, l’amato Papa Giovanni Paolo II per l’ultima volta si è fatto voce del popolo di Dio per rendere grazie al Signore dei numerosi benefici accordati alla Chiesa e all’umanità”.

 

Il Papa si è fatto poi voce della Chiesa di Roma, sottolineando come essa voglia essere sempre accogliente, nella verità e nella carità:

 

“La nostra Chiesa di Roma, nei trascorsi 12 mesi, è stata visitata da molte altre Chiese e comunità ecclesiali per approfondire il dialogo della verità nella carità, che unisce tutti i battezzati per sperimentare insieme più vivo il desiderio della piena comunione. Ma anche molti credenti di altre religioni hanno voluto testimoniare la propria stima cordiale e fraterna a questa Chiesa e al suo Vescovo, coscienti che nell’incontro sereno e rispettoso si cela l’anima di un’azione concorde a favore dell’umanità intera”.

 

Per la diocesi di Roma, il Sommo Pontefice si è rallegrato per la capillare azione apostolica a favore delle famiglie, tema del programma pastorale:

 

“La famiglia è sempre stata al centro dell’attenzione dei miei venerati Predecessori, in particolare di Giovanni Paolo II che ad essa ha dedicato molteplici interventi. Egli era persuaso che la crisi della famiglia costituisce un grave pregiudizio per la stessa nostra civiltà”.

 

Infine, Benedetto XVI ha ricordato i poveri e gli abbandonati, quanti hanno perso la speranza in un fondato senso della loro esistenza o sono involontarie vittime di interessi egoistici:

 

“Facendo nostre le loro sofferenze, li affidiamo tutti a Dio che sa volgere ogni cosa al bene. A Lui consegniamo la nostra aspirazione a che ogni persona veda accolta la propria dignità di figlio di Dio”.

 

Al termine della celebrazione, il Santo Padre si è raccolto per qualche istante in preghiera davanti al Presepe di Piazza San Pietro, dove ha saluto gli artigiani che lo hanno composto e ha benedetto i fedeli in attesa.

 

(canto)

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 gennaio 2006

 

SI È SVOLTA IERI A TRENTO LA 38.MA MARCIA PER LA PACE,

ORGANIZZATA DA PAX CHRISTI E DALLA CEI. TANTISSIMI I PARTECIPANTI,

CHE HANNO VOLUTO RIBADIRE IL PROPRIO IMPEGNO ALLA NON VIOLENZA PER IL 2006

 

Oltre 2000 giovani e meno giovani hanno scelto, ieri, di trascorrere un Capodanno diverso, partecipando alla 38.ma Marcia per la Pace. L’iniziativa, organizzata da Pax Christi e dalla Conferenza episcopale italiana, si è svolta a Trento, dove c’era per noi Andrea Sarubbi:

 

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Duemila alla partenza, forse il doppio all’arrivo. Giovani e meno giovani si sono dati appuntamento a Trento per ribadire il proprio impegno all’inizio del nuovo anno. Da Vercelli è arrivato Marco:

 

(ragazzo) “Questa è la seconda volta che partecipo ad una marcia per la pace. Un modo diverso di vivere il nostro Capodanno”.

 

Una marcia, da sola, non basta, ha ricordato nella cattedrale romanica di San Vigilio l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan. Ma è il segno di un cuore che non si rassegna, di fronte ai 50 conflitti ancora senza soluzione:

 

“La missione che ci sta davanti, cari fratelli e sorelle, è grande:  il nostro incontro e la persistenza del Papa nel riproporci la Giornata Mondiale della Pace ogni anno sono un invito rivolto ai giovani ad impegnarsi”.

 

Ma è una pace che – come ha detto il presidente di Pax Christi, l’arcivescovo Tommaso Valentinetti – va confermata ogni giorno da scelte concrete:

 

 “Vogliamo sicuramente affrontare questa idea della pace come impegno per tutti i credenti: un impegno che si qualifica nelle nostre scelte di fede, di cittadinanza ed anche di non violenza”.

 

Il rischio attuale – ha ricordato ancora mons. Bressan, citando il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace – è quello della corsa al riarmo, in particolare al riarmo nucleare:

 

“Non possiamo stare tranquilli fino a quando non si applichi una svolta. Come dice il Papa, le risorse in tal modo risparmiate possano essere applicate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti, ed in primo luogo dei più poveri del mondo”.

 

E proprio un gesto concreto a favore dei più poveri è giunto al termine della Messa, quando si è brindato all’anno nuovo con una fetta di panettone: l’unica traccia di un cenone che non c’è stato, per destinarne il corrispettivo ad un progetto di solidarietà in Costa d’avorio.

 

Da Trento, Andrea Sarubbi, per la Radio Vaticana

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Per la nostra rassegna di bilanci sullA situazione nelle

 diverse aree del mondo, oggi ci occupiamo di europa

- Con noi Piervirgilio Dastoli -

 

Nell’ambito della nostra rassegna di bilanci sulle diverse situazioni internazionali, oggi ci occupiamo di Europa. Il 2005, appena concluso, sembra in qualche modo aver ridimensionato l’entusiasmo dell’anno precedente, che era stato segnato dall’allargamento e dalla firma della Costituzione. Nei mesi scorsi, infatti, il testo del trattato costituzionale è stato bocciato dai referendum in Francia e Olanda e il progetto di ridefinire le istituzioni su misura per l’Europa allargata ha subito una brusca battuta di arresto. E’ stata una crisi vera o una specie di passaggio obbligato per tradurre in concretezza obiettivi ambiziosi?  Fausta Speranza ne ha parlato con il direttore della Rappresentanza della Commissione europea a Roma, Piervirgilio Dastoli:

 

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R. – Il 2005 ha segnato una battuta d’arresto fondamentale, che è quella dei referendum francese e olandese sulla Costituzione europea. Però, il 2005 si conclude con un elemento, non dico di speranza, ma comunque positivo dal punto di vista del lavoro delle istituzioni, per l’accordo che c’è stato a Bruxelles sulle nuove prospettive finanziarie. E poi, non dimentichiamo che c’è stato il rilancio della strategia di Lisbona, cioè la presa d’atto da parte dei governi, su proposta della Commissione, del fatto che bisogna dare ai cittadini risposte concrete, e le risposte concrete vengono soprattutto dalle questioni legate all’economia e all’occupazione. Quindi, su questo punto c’è una ripresa di responsabilità da parte dei governi che lascia sperare che nei prossimi mesi, anche su questo punto, ci siano dei risultati positivi.

 

D. – Bisogna dire che l’Accordo sul Bilancio è stato frutto di un duro braccio di ferro tra governi  e di un compromesso in extremis. Secondo lei, cos’è più serio: il problema del gap tra decisioni ai vertici e l’opinione pubblica che non sta al passo, o le differenze di vedute tra Stati membri?

 

R. – Le due cose sono complementari. C’è il fatto che i governi faticano a mettersi d’accordo su una posizione ambiziosa e il problema non è il fatto che l’Unione è diventata un’Unione a 25 perchè queste differenze esistevano e sussistevano anche quando l’Unione era a 15. Quindi, questa incapacità dei governi a prendere decisioni ambiziose crea ed aumenta la distanza tra i cittadini dell’Unione. I cittadini europei non sono contro l’Europa ma sono distanti da un’Europa che non è in grado di assumere decisioni che diano risposte alle loro esigenze. Questo è il gap e la ragione del gap che si è creato tra l’Unione Europea e l’opinione pubblica.

 

D. – Che dire del prossimo anno, che si apre con la presidenza austriaca?

 

R. – Bisognerebbe ricordare che è il 250.mo anniversario della nascita di Mozart e che gli austriaci organizzano a fine gennaio un grande evento, a Salisburgo, che ha il titolo: “Un’altra musica?”. E questa musica non si riferisce soltanto alle “Nozze di Figaro” o al “Flauto Magico”, ma si riferisce anche alla necessità di avviare una nuova fase dell’integrazione europea con ‘un’altra musica’, appunto. Quindi, io credo che possiamo aspettarci buone cose dalla presidenza austriaca. Poi, dopo il primo semestre, c’è la presidenza finlandese e va tenuto conto, per esempio, il fatto che il governo finlandese ha deciso per la primavera 2006 di ratificare la Costituzione europea. Questa decisione è stata seguita anche dalla decisione dell’Estonia di andare nella stessa direzione, e dalla decisione del nuovo governo tedesco, presieduto dal cancelliere Merkel, di fare della questione della Costituzione europea una delle priorità del nuovo governo. Quindi, queste prese di posizione convergenti dei finlandesi, degli estoni, dei tedeschi e l’obiettivo dato dalla presidenza austriaca durante il semestre di avviare questa riflessione sull’inte-grazione politica, lasciano ben sperare.

 

D. – Nel concreto e in prospettiva dei prossimi mesi, quali appuntamenti aspettare?

 

R. – Il primo appuntamento sarà quello di una riunione informale dei ministri degli Esteri agli inizi di marzo per rilanciare, appunto, il dibattito sull’integrazione politica. Dopodiché, ci sarà il Consiglio europeo di primavera, per fare un po’ il punto sul rilancio della crescita economica e dell’occupazione. E poi per quanto riguarda il lavoro della Commissione europea, questa presenterà un importante documento per creare uno spazio pubblico europeo di dibattito e di dialogo: sarà uno strumento importante – riprendendo un po’ l’idea del gap – per riavvicinare i cittadini all’Unione Europea.

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UN’INDAGINE TRA FEDE E STORIA: LA FIGURA DI MARIA

PROTAGONISTA DELL’ULTIMO LIBRO DI VITTORIO MESSORI

- Intervista con l’autore -

 

La Chiesa celebra oggi la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Proprio sulla figura della Madre di Gesù, il giornalista e scrittore Vittorio Messori dice sì al mistero, ma anche alla storia, alla ragione ed alla fede. Lo fa in un libro di 50 capitoli, “Ipotesi su Maria”, pubblicato dalle Edizioni Ares. Un’enciclopedia mariana in cui il rigore dello studioso innerva la brillantezza del giornalista, rielaborando articoli da lui pubblicati in vari anni sul mensile “Jesus”. Sulle ragioni di questo volume, che esce a 30 anni dal best seller Ipotesi su Gesù, Messori si sofferma in questa intervista realizzata da padre Vito Magno:

 

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R. – Qualcuno ha detto che Gesù si incontra per le strade; e Maria, invece, la si incontra quando si entra in dimestichezza tale con Gesù che ti introduce in casa e ti presenta la Madre. Direi che, in fondo, la mia piccola avventura è un po’ l’avventura della Chiesa, la quale ha impiegato secoli e secoli prima di definire le lodi mariane, prima di approfondire questo mistero mariano.

 

D. – Perché parla di ipotesi, quando le certezze ci sono?

 

R. – Io sono un cronista, sono un giornalista, quindi le mie sono delle indagini. E’ un’indagine che ho fatto su tutto ciò che sappiamo, non soltanto della vita di Maria quando era tra noi, ma anche della vita di Maria nei secoli, la sua presenza nella storia della Chiesa, le apparizioni, e così via. Varie ipotesi sul mistero di questa donna, approdando alla sola – secondo me – ipotesi possibile: quella che la fede indica.

 

D. – E allora: chi è Maria di Nazareth?

 

R. – Maria, sul piano storico, è un nulla. E’ un nulla nel senso che è semplicemente una ragazza ebrea di un villaggio talmente oscuro, come Nazareth, che qualcuno addirittura ha cercato di dimostrare che non fosse mai esistito. In realtà, nella prospettiva di fede, è la garanzia dell’Incarnazione, e il suo Corpo è l’ancora di carne che ci mostra come l’Incarnazione non sia un’illusione ma davvero questo Dio si sia fatto uomo. Per questo, nel libro cerco di dimostrare che Maria non sia un accessorio della fede: laddove manca Maria, prima o poi si dissolve anche Gesù.

 

D. – In questo contesto, che importanza assumono le apparizioni?

 

R. – Le apparizioni sono molto importanti nella storia della Chiesa. Sia chiaro: le apparizioni – e lo dico con molta decisione, nel libro – non aggiungono nulla alla fede. Però, perché rifiutare questi doni meravigliosi, che in fondo il Cielo ci fa? Le apparizioni sono un di più, in qualche modo: le apparizioni sono il dono di un Dio generoso; le apparizioni sono l’intervento materno di Maria nella storia per rassicurare i suoi figli soprattutto nelle svolte della storia. Per cui, non ho messo da parte il capitolo delle apparizioni, ma ho cercato di approfondirlo sempre sul piano anche della ragione, aprendomi al mistero, ma cercando di mostrare la ragionevolezza di questi racconti di apparizioni.

 

D. – Quale contributo esse danno alla Chiesa, alla società, in merito per esempio alla pace?

 

R. – Queste apparizioni hanno dato un contributo direi a tutta quanta la storia della Chiesa, alla sua pastorale e quindi anche alle prospettive di pace, di fraternità o altro. Pensiamo a cosa è stata per la Chiesa dell’Ottocento, assediata dallo scientismo, assediata dallo scetticismo, pensiamo a cosa ha rappresentato per la Chiesa dell’Ottocento e poi anche del Novecento un fenomeno come quello di Lourdes. Lourdes è stata una cittadella di difesa della fede. Anche questa irruzione del prodigioso, così scandalosa per la mentalità positivista del tempo.

 

D. – Per un intellettuale come lei, Vittorio Messori, cosa significa essere devoto della Madonna?

 

R. – La mia è una devozione motivata. E’ la devozione di qualcuno il quale approfondendo il mistero del Cristo si è reso conto che al fondo, come radice di carne di questo mistero del Cristo, c’è il mistero di Maria. Quindi, io sono un devoto confesso. Frequento i santuari non solo come studioso, ma anche come pellegrino. Quello che io ho cercato di fare con questo libro è dimostrare che si può essere devoti espliciti, senza essere retorici. Maria si merita una devozione, in qualche modo, se mi è permesso il termine, “virile”. Quindi, credo che il compito sia quello non di abbandonare il sentimento, ci mancherebbe - il sentimento, quando si tratta di Maria occorre, accanto alla ragione – ma di abbandonare un certo sentimentalismo.

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CHIESA E SOCIETA’

1 gennaio 2006

 

 

“ALLARGARE”: QUESTA LA PAROLA-CHIAVE DEL 28.MO INCONTRO EUROPEO DI TAIZÈ

 CHE SI È CONCLUSO IERI A MILANO. 50MILA I GIOVANI CHE VI HANNO PARTECIPATO, ANIMANDO LA VEGLIA PER LA PACE

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Una lettera da completare attraverso la propria vita, facendo tutto il possibile per rendere più percepibile ad ognuno l’amore che Dio ha per ogni essere umano e per ogni popolo, senza eccezione. La lettera incompiuta di frère Roger, che iniziò a scrivere per questi 50 mila giovani che hanno partecipato al “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, dopo essere stata strumento di lavoro in queste cinque giornate a Milano, diventa ora l’impegno quotidiano di ognuno a realizzarla, impegnandosi per la pace, comunicando la speranza, alimentandola con la preghiera. Nell’ultima preghiera comune di ieri sera in Fiera, frère Alois ha commentato il brano del Vangelo di San Giovanni in cui Cristo Risorto dice ai suoi discepoli: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Questo è un cammino in cui si è accompagnati dallo Spirito Santo che, come scriveva frère Roger nella lettera, permette di andare da un inizio ad un nuovo inizio, verso un avvenire di pace. I giovani hanno quindi atteso il 2006 vegliando in preghiera nelle parrocchie ambrosiane. C’è stato spazio poi per la Festa dei Popoli. Dopo il pranzo di Capodanno con le 12 mila famiglie che li hanno ospitati, i giovani sono risaliti sui pullman e sui treni che li riporteranno a casa. L’appun-tamento per il prossimo pellegrinaggio europeo è a Zagabria, ancora dal 28 dicembre prossimo e fino al prossimo Capodanno. Prima, però, ci sarà la novità di un analogo cammino proposto ai giovani asiatici che sarà ospitato a Calcutta dal 5 al 9 ottobre prossimi. Nel 2007, il pellegrinaggio potrebbe arrivare anche in America Latina, forse in Bolivia, e poi in Africa.

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A ROMA, DIECIMILA PERSONE HANNO ADERITO OGGI ALLA MARCIA DELLA PACE

ORGANIZZATA DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO. NELLE INTENZIONI

DEI PARTECIPANTI, IL RICORDO PER TUTTI QUELLI CHE SOFFRONO A CAUSA

DELLA GUERRA E DEL TERRORISMO

 

ROMA. = Un lungo corteo partito dalla Chiesa Nuova per arrivare a Piazza San Pietro, accompagnato da bandiere della pace e gruppi musicali: si è svolta così oggi a Roma la tradizionale Marcia della Pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Obiettivo dell’iniziativa: porre fine al terrorismo e ricordare tutte le terre che attendono il termine della guerra, fonte di sofferenza e ‘madre’ della povertà. Ulteriori incontri di preghiera e momenti di riflessione a favore della pace si sono svolti in più di 20 città italiane, mentre sono previste 250 manifestazioni analoghe in circa 50 Paesi del mondo. (I.P.)

 

 

“IL BENE DISINTERESSATO E UMILE, CHE NON SI ARRENDE ALLE DIFFICOLTÀ,

VINCE SEMPRE”: COSÌ, L’ARCIVESCOVO DI MILANO, CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI,

SI È RIVOLTO IERI AI FEDELI NELL’OMELIA PER IL TE DEUM  DI RINGRAZIAMENTO

 

MILANO. = I mali e i drammi dell’umanità non sono il tutto della nostra storia, ma solo una parte. E non sono la parte vincente, perché a vincere è il bene quotidiano, umile e disinteressato, che non si arrende alle difficoltà. Questo, in sintesi, uno dei passaggi salienti dell’omelia pronunciata ieri dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, durante il Te Deum di ringraziamento, nella Chiesa di San Fedele del capoluogo lombardo. Il porporato ha poi ricordato Giovanni Paolo II, sottolineando “quante grazie di conversione e di santità il Signore ha donato alla sua Chiesa attraverso questo grande Successore di Pietro”. Infine, l’arcivescovo di Milano ha lodato Benedetto XVI, per il suo “ministero limpido e coraggioso, fedele alla tradizione viva della Chiesa e impegnato nella problematica fondamentale dell’età moderna”, ossia il rapporto tra fede e ragione. (I.P.)

 

 

AL VIA OGGI L’ANNO INTERNAZIONALE DEI DESERTI E DELLA DESERTIFICAZIONE,

DICHIARATO DALL’ONU. OBIETTIVO DELL’INIZIATIVA: RICHIAMARE L’ATTENZIONE

SUL LEGAME TRA DESERTIFICAZIONE E POVERTÁ

 

NEW YORK. = Porre in primo piano il rapporto tra desertificazione e povertà, ma anche celebrare l’importanza dell’ecosistema desertico. Sono questi alcuni degli obiettivi dell’Anno Internazionale dei deserti e della desertificazione, al via oggi su iniziativa dell’assemblea generale dell’Onu. Una decisione presa nel corso della 58.ma sessione del 2004-2005, e voluta per accrescere la consapevolezza della minaccia che la desertificazione rappresenta, aggravata dal cambiamento climatico e dalla perdita della diversità biologica su un terzo della Terra e in oltre 100 Paesi. Ma l’iniziativa della Nazioni Unite desidera anche celebrare l’importanza dell’ecosistema desertico e la diversità culturale dei deserti nel mondo, stabilendo una differenza tra la necessità di proteggere i deserti e la lotta contro la desertificazione, sfida per lo sviluppo sostenibile mondiale. Numerosi progetti internazionali, inoltre, serviranno a porre in primo piano il rapporto tra desertificazione e povertà: tra questi, “I giovani e la desertificazione” che coinvolgerà il Mali, e “Desertificazione e migrazione”, in programma in Spagna. Come evento culminante dell’Anno Internazionale, il governo algerino ospiterà un vertice di capi di Stato sul tema “Desertificazione, migrazione e sicurezza”. (I.P.)

 

 

È PATRASSO LA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA PER IL 2006.

DESIGNATA DALLA COMMISSIONE EUROPEA, LA CITTÀ È CONSIDERATA

UNA PORTA NATURALE VERSO L’OCCIDENTE

 

PATRASSO. = Al centro di un triangolo immaginario formato dai tre siti archeologici di Delfi, Epidauro e Olimpia, porta naturale verso l’occidente grazie alla sua posizione geografica sulla costa nordoccidentale del Peloponneso, Patrasso è la nuova Capitale Europea della Cultura dell’anno 2006. Designata dalla Commissione europea, la città è terza per grandezza in Grecia e rappresenta un importante canale commerciale verso i porti di Italia, Francia e Gran Bretagna. Moltissime le iniziative organizzate per l’Anno della Cultura, tra cui manifestazioni ed itinerari religiosi centrati sulla figura di Sant’Andrea il “Protocleto”, il primo chiamato tra gli apostoli, martirizzato a Patrasso intorno al 60 d.C. Prevista, inoltre, una serie di conferenze per dibattere sui contributi che i media, la scienza e la politica possono portare alla cultura europea. L’Anno di Patrasso verrà inaugurato ufficialmente il 13 gennaio. (I.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 gennaio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

È giunta poco fa la notizia del rapimento nello Yemen di cinque italiani, probabilmente sequestrati da militanti di un clan tribale. Al momento non sono noti altri dettagli. Intanto, stamani sono ripartiti per Colonia l’ex sottosegretario degli Esteri tedesco, Chrobog, la moglie e i tre figli, liberati ieri sempre nello Yemen, dopo un sequestro di tre giorni.

 

Discorso di fine d’anno del presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ieri sera, alle 20.30, a reti unificate, ha tracciato un bilancio di questi sette anni al Quirinale. A maggio, infatti, scade il suo mandato. Il servizio è di Alessandro Guarasci:

 

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E’ l’ultimo messaggio da capo dello Stato di questo settennato di Ciampi. L’ultimo, come anche Ciampi ha detto. Il suo mandato presidenziale, infatti, sta per scadere, per la precisione il 18 maggio del 2006. E questo è un discorso che in qualche modo si configura come una sorta di bilancio. “Ho vissuto questo mandato sia come un dovere sia come una missione”, ha detto Ciampi, che ha subito messo l’accento sul fatto che l’unità della Patria “non è retorica, è l’essenza stessa del nostro convivere civile”. Il presidente ha poi ricordato i viaggi in tante città d’Italia, un’esperienza bellissima e ha affermato che in Italia c’è un forte vincolo di solidarietà per cui guardare con fiducia al futuro. Ciampi ha anche verificato che da Nord e Sud c’è una forte reazione alle tante difficoltà che la globalizzazione porta con sé. “Quello che ho cercato di trasmettervi, è l’orgoglio di essere italiani”: siamo “eredi di un antico patrimonio di valori cristiani e umanistici”. Il presidente ha ribadito che si è imposto di svolgere in modo imparziale il suo ruolo e sottolineato la laicità dello Stato:

 

“Ho fortemente sentito l’importanza della felice convivenza, in questa città di Roma, di due Stati, indipendenti e sovrani. Ho avvertito nella concordia e nella condivisione di fondamentali valori da parte di Stato e Chiesa, e nella operosa collaborazione nella società di laici e credenti, un elemento di grande forza per la nostra Patria”.

 

Con questo spirito Ciampi ha inviato “un augurio a Benedetto XVI, che ha ereditato dal suo indimenticabile predecessore la missione di apostolo della fratellanza fra i popoli, del dialogo tra le fedi e le civiltà”.

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Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, festeggia il nuovo anno assieme ai militari italiani in Iraq. Casini, con il suo predecessore Violante e con il presidente della commissione Difesa di Montecitorio, Ramponi, è giunto infatti in mattinata a Camp Mittica, per una visita ufficiale nella base italiana di Nassiriya. “Mai, nemmeno per un momento, è venuto meno il sostegno di tutti i parlamentari al vostro operato”, ha affermato Casini parlando ai soldati.

 

Le truppe italiane sono andate in Iraq quando gli eventi bellici erano già finiti. È quanto sottolineato dal presidente Ciampi, a Napoli, rispondendo ai giornalisti che ricordavano come l’Italia sia ancora in guerra. “Le nostre truppe – ha precisato Ciampi – sono andate lì nel giugno 2003 quando gli eventi bellici veri e propri erano finiti, alla fine di marzo, primi di aprile. Ricordiamo sempre questo”.

 

In Iraq, diciassette persone sono rimaste ferite per lo scoppio di otto ordigni in varie parti del Paese. Intanto ieri sera si è appreso della liberazione dei cinque cittadini sudanesi e di un cipriota in mano alla guerriglia. Sul fronte petrolio, la raffineria di Baiji, a nord della capitale, attraverso la ripresa della distribuzione di prodotti petroliferi, si avvia verso il ripristino regolare della produzione. Già da ieri, inoltre, decine di autocisterne sono uscite dalle principali raffinerie del nord per rifornire le stazioni di servizio di tutto il  Paese. Una speranza, dunque, per migliaia di iracheni, esasperati dalla penuria di carburante e dai continui aumenti del prezzo della benzina.

 

Il nuovo anno in Medio Oriente è ripreso all’insegna dei rapimenti. All’indomani del rilascio dei tre ostaggi britannici, oggi è giallo sul sequestro nella Striscia di Gaza, di un pacifista italiano. La notizia della sua liberazione, infatti, non trova conferma fra le autorità palestinesi. L’uomo era arrivato ieri sera nell’area con l’eurodeputato Luisa Morgantini, la quale ha riferito che “ancora non lo abbiamo visto, ma dovrebbe tornare da noi a minuti”. Il sequestro è stato rivendicato da parte delle Brigate di Al Aqsa. Tuttavia, non c’è chiarezza su un secondo cittadino straniero rapito. Solo ieri la dura condanna dei vertici palestinesi che promettono di assicurare alla giustizia i responsabili di questi atti. Intanto tre fazioni militanti hanno annunciato la fine del ‘cessate-il-fuoco’, concordato nello storico incontro dello scorso marzo tra il premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente palestinese Abu Mazen.

 

Anche le elezioni palestinesi del 25 gennaio prossimo rappresentano un appuntamento importante per il nuovo anno. Su questo fronte, secondo il quotidiano israeliano, Yediot Ahronot, dirigenti dell'Autorità Nazionale Palestinese, fra cui il premier Abu Mazen, hanno avviato negli ultimi giorni contatti con Hamas al fine di concordare un rinvio delle elezioni, dato anche lo stato di anarchia nei Territori. Il quotidiano parla inoltre di un invito da parte del premier palestinese ad Hamas ad entrare in un governo di transizione. 

 

In Afghanistan, due giornalisti ed un autista del network televisivo arabo 'al Jazira' sono stati arrestati stamani a Kabul da militari della coalizione a comando statunitense. L’accusa è di aver ripreso immagini di una base militare americana. Secondo un portavoce dell’emittente non ci sono state precisazioni sui motivi dell’arresto. Dal canto loro i militari americani hanno affermato di avere prove che i giornalisti hanno filmato elementi del  dispositivo di sicurezza americano. I tre uomini, dunque, sono stati consegnati alla polizia afghana ed il materiale girato è stato sequestrato.

 

La Russia ha iniziato il 2006 con la riduzione del flusso di gas verso l’Ucraina. La decisione dopo che a sorpresa il presidente ucraino, Yushchenko, la scorsa notte ha respinto l’offerta del presidente russo, Putin, per un congelamento del prezzo fino ad aprile. Lo ha riferito il portavoce di Gazprom, la società russa erogatrice, di proprietà pubblica. La stessa fonte ha assicurato tuttavia che le forniture nel resto dell'Europa “proseguiranno nella loro totalità”. Strada in salita, dunque, per l’Ucraina che dipende dalle forniture di gas russo per un terzo del suo fabbisogno, con 25 miliardi di metri cubi l’anno. Nel discorso di fine anno, il presidente Yushchenko ha spiegato al Paese l’importanza di questa sua battaglia per l'indipendenza economica da Mosca. Dopo la vittoria sulla dittatura dell’anno scorso, ha affermato Yushchenko, “oggi tutti insieme dobbiamo compiere un passo ulteriore per assicurare l'indipendenza economica all'Ucraina”.

 

L’ energia e la tecnologia digitale saranno “le due priorità” della politica industriale del governo, che sta intensificando la sua azione anche nell’economia, nella scuola e contro ogni forma di discriminazione”. E’ quanto ribadito dal presidente francese, Chirac, nel suo tradizionale messaggio televisivo di fine anno. Chirac ha anche annunciato iniziative per “rilanciare la costruzione dell’Europa politica, sociale e dei progetti”. Il capo dello Stato si è rivolto anche ai familiari di Barnard Planche, l’ingegnere rapito in Iraq il 5 dicembre scorso, assicurando l’impegno della Francia per la sua liberazione. 

 

Oltre duecentomila persone hanno salutato l’arrivo dell’anno nuovo nelle strade del centro di Londra sfidando freddo e pioggia ed uno sciopero della metropolitana che comunque, di fatto, è fallito. Il culmine dei festeggiamenti nella capitale londinese è stato uno spettacolo pirotecnico che, allo scoccare della mezzanotte, ha illuminato di mille colori il cielo sopra Westminster. Tuttavia, il Capodanno è stato funestato da un eccezionale numero di incidenti e risse causate da ubriachi. Sono state 35 le persone accoltellate, secondo quanto ha riferito dal servizio autoambulanze della capitale. Grandi feste in piazza anche ad Edimburgo, Belfast e Bristol.

Anche il cielo di Berlino stanotte è stato illuminato da oltre 1.600 razzi in un mega-spettacolo pirotecnico che ha accolto l’arrivo del 2006. Nonostante il freddo intenso, oltre un milione di persone si sono radunate alla porta di Brandeburgo, nel cuore della città, per assistere ai fuochi di mezzanotte che sono durati 12 minuti. Con il 2006, per la Germania è iniziato l’anno dei mondiali di calcio, in programma dal 9 giugno al 9 luglio. Proprio in vista di questo appuntamento, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si è detta contraria all’esclusione dell’Iran dalla competizione, in seguito alle dichiarazioni anti israeliane del presidente iraniano. 

 

Lavorare senza posa per la pace nel Mondo e la prosperità dell’America. Sono questi i propositi del presidente americano Bush per il 2006, che ha trascorso la notte dell’ultimo dell’anno in famiglia al ranch di Crawford, nel Texas.

 

 

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