RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 56 - Testo della trasmissione di sabato 25 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La carità implica sempre l’amore di Cristo e il dono di sé: è la riflessione del Papa ai soci del Circolo di San Pietro, ricevuti per la consegna dell’Obolo raccolto in favore dei bisognosi

 

Benedetto XVI ringrazia la Polizia municipale per il servizio svolto “con professionalità e dedizione” nelle zone adiacenti al Vaticano

 

Oggi pomeriggio il Papa in visita al Seminario Romano Maggiore in occasione della Festa della Madonna della Fiducia: con noi mons. Giovanni Tani

 

La sera del 2 aprile, Benedetto XVI commemorerà il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II assieme ai fedeli in Piazza San Pietro

Non abbiate paura e siate certi della presenza tra voi della Chiesa e di Dio. Così il cardinale Crescenzio Sepe durante la visita tra i profughi del Darfur, ultima tappa del suo viaggio in Sudan

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“L’islam che non fa paura”: in un libro inchiesta, il giornalista di Città nuova, Michele Zanzucchi, racconta il volto meno conosciuto del mondo islamico, tollerante e aperto al dialogo

 

Concluso presso la cittadella di Assisi il Convegno nazionale degli assistenti nazionali dell’Agesci: intervista con don Francesco Marconato

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Proseguono in Nigeria gli scontri tra musulmani e cristiani, dove s’innestano odi tribali e interessi economici e politici

 

Influenza aviaria: 20.ma vittima in Indonesia, mentre la Francia conferma il virus H5N1 in un allevamento di tacchini di Versailleux

 

Aperto ieri a Bolzano, il processo di beatificazione per Josef Mayr-Nusser

 

Vietnam: la diocesi di Phan Thiêt ha due nuovi sacerdoti

 

Assaltato in Brasile il museo Chacara Do Ceu: portati via quadri di Picasso, Dalì, Monet e Matisse

 

24 ORE NEL MONDO:

Stato di emergenza nelle Filippine, decretato dalla presidente Arroyo dopo un fallito golpe

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 febbraio 2006

 

LA CARITA’ IMPLICA SEMPRE L’AMORE DI CRISTO E IL DONO DI SE’:

E’ LA RIFLESSIONE DEL PAPA AI SOCI DEL CIRCOLO DI SAN PIETRO,

RICEVUTI IN VATICANO PER LA CONSEGNA DELL’OBOLO

RACCOLTO NELLA DIOCESI DI ROMA IN FAVORE DEI BISOGNOSI

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani nella sala dei Papi i soci del Circolo San Pietro, che hanno offerto al Pontefice l’Obolo di San Pietro, raccolto nella diocesi di Roma durante l’anno trascorso, in favore dei più bisognosi. A guidare i soci il presidente del Circolo, don Leopoldo dei Duchi di Torlonia. Nell’occasione, il Papa è tornato a parlare della sua Enciclica Deus caritas est. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“L Obolo di San Pietro – ha detto il Papa – è l’espressione più tipica della partecipazione di tutti i fedeli alle iniziative di bene del vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale”. E’ un gesto, ha aggiunto, che ha valore “non soltanto pratico, ma anche fortemente simbolico, come segno di comunione col Papa e di attenzione alle necessità dei fratelli”. Parole corredate da una riflessione sulla sua prima Enciclica dedicata all’amore cristiano. Che, ha ribadito, ha tra i primi destinatari proprio i fedeli laici che si impegnano in azioni caritative:

 

Ho ricordato che la motivazione principale dell’agire dev’essere sempre l’amore di Cristo; che la carità è più che semplice attività, e implica il dono di sé; che questo dono dev’essere umile, scevro da ogni superiorità, e che la sua forza proviene dalla preghiera, come dimostra l’esempio dei Santi.

 

Il Papa ha dunque affidato ai Santi della carità l’opera del sodalizio. Il Circolo di San Pietro, è attivo dal 1869, assicura con le sue opere un pasto ai poveri nelle tradizionali “cucine economiche” conosciute anche come “la minestra del Papa”. Fondato da un gruppo di giovani laici romani desiderosi di testimoniare, con le loro opere, il profondo attaccamento alla Chiesa e al Papa, svolge da quasi 140 anni un’intensa attività a servizio dei poveri a Roma e all’estero.

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BENEDETTO XVI RINGRAZIA LA POLIZIA MUNICIPALE PER IL SERVIZIO SVOLTO

“CON PROFESSIONALITA’ E DEDIZIONE” NELLE ZONE ADIACENTI AL VATICANO

 

Il Papa ha incontrato stamane i membri del XVII Gruppo della Polizia Municipale di Roma, accompagnati dal comandante generale della Polizia, Aldo Zanetti. Il Pontefice li ha vivamente ringraziati per il servizio svolto “con professionalità e dedizione” nella zona di San Pietro. “Nei miei lunghi anni di permanenza a Roma, abitando nelle adiacenze del Vaticano – ha detto il Papa – mi è capitato tante volte di vedervi al lavoro, solerti e cortesi nel regolare il traffico non sempre facile da gestire, specialmente in occasioni di grandi affluenze di pellegrini in Piazza e nella Basilica di San Pietro”. “Professionalità e dedizione” – ha detto Benedetto XVI – mostrate in particolare “durante i memorabili e concitati giorni della malattia, della morte e dei funerali dell’amato Papa Giovanni Paolo II, come pure in occasione della mia elezione a Sommo Pontefice”. Quindi il Papa ha espresso un auspicio:

 

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“Cari amici, voi esercitate una professione che vi pone a contatto con molta gente, in gran parte diretta a uno dei luoghi più cari ai cattolici di tutto il mondo, la tomba dell’apostolo Pietro, sulla quale è edificata la Basilica michelangiolesca. Inoltre, vi capita spesso di assistere, sia pure da lontano, a incontri del Papa con i fedeli o a celebrazioni liturgiche in Piazza San Pietro. Esprimo di cuore l’auspicio che questo possa aiutarvi a crescere spiritualmente e a sentire sempre accanto a voi la presenza di Cristo. Con il suo aiuto potrete svolgere la vostra attività serenamente, consapevoli di rendere un servizio alla comunità”.

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OGGI POMERIGGIO IL PAPA IN VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA

- Intervista con  mons. Giovanni Tani -

 

Questo pomeriggio alle 17.30 il Papa si reca al Pontificio Seminario Romano Maggiore in occasione della Festa della Madonna della Fiducia, patrona del Seminario. Attualmente l’istituto ospita 119 seminaristi, la cui età media si aggira sui 30 anni.

 

A Roma sono presenti altri quattro seminari: l’Almo Collegio Capranica, il Pontificio Seminario Romano Minore, il Seminario della Madonna del Divino Amore e il Seminario Redemptoris Mater. Ma qual è l’attesa per l’incontro di questo pomeriggio? Giovanni Peduto lo ha chiesto al rettore del Seminario Maggiore mons. Giovanni Tani:

 

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R. – E’ un’attesa molto grande, per due motivi: è la prima volta che Benedetto XVI viene nel nostro seminario (anche se più volte era venuto da cardinale): siamo contenti di poterlo avere fra di noi e di ascoltare le sue parole; inoltre, sono tre anni che il Papa non viene da noi, infatti negli ultimi tre anni, a causa dello stato di salute di Giovanni Paolo II, siamo andati noi dal Papa, ricevuti in udienza nell’Aula PaoloVI.

 

D. – Quale rapporto particolare c’è tra i seminaristi del Seminario Romano Maggiore e il Papa?

 

R. – Questo è il Seminario che tradizionalmente è detto il Seminario del Papa. Chi viene qui anche da altre diocesi, sa di venire nel Seminario del Papa. A parte questo aspetto, vero, ma che potrebbe risultare esterno, il rapporto di affetto e attenzione verso il Papa è un aspetto fondamentale della nostra formazione, e negli anni di Giovanni Paolo II questo rapporto si è fortemente intensificato.

 

D. – Da quali esperienze vengono i seminaristi? Come sono oggi rispetto al passato?

 

R. – Per una buona parte di loro il percorso è stato quello tradizionale: una buona famiglia, la presenza in parrocchia, la comunità giovanile, un sacerdote di riferimento … Per altri, non pochi, si è trattato di un ritrovamento della fede; qualcosa che si potrebbe definire conversione; e in questo essere chiamati alla fede si è resa presente anche la chiamata al sacerdozio: un passaggio da verificare e motivare, ma molto più frequente che in passato.

 

D. – Che tipo di formazione prevede il Seminario?

 

R. – E’ la formazione che la Chiesa prevede per i futuri sacerdoti. Si basa si un forte impegno di vita spirituale e di studio, vissuto in un contesto comunitario con una finalità pastorale che viene verificata anche in alcune esperienze nelle parrocchie e in altri ambiti di evangelizzazione (ospedali, carceri, case di accoglienza).

 

D. – Cosa consiglia a un giovane che sente il desiderio di farsi sacerdote?

 

R. – Generalmente gli consiglio di maturare questo desiderio nella preghiera, mantenendosi fedele agli impegni della sua vita (studio o lavoro). Deve cercarsi poi un direttore spirituale per verificare con lui la consistenza di questo desiderio e le motivazioni che lo sostengono.

 

D. – In Europa le vocazioni sono in calo mentre crescono in Asia e Africa. Che fare?

 

R. – Sembra che tutto questo dipenda anche da un rarefarsi della fede in Europa. Da comunità cristiane che non sono propositive di una vera testimonianza cristiana. Credo che bisogna ascoltare il Signore che ci chiede di pregare il Padrone della messe… Sarà anche necessario ritrovare la forza e la semplicità di parlare della vocazione al sacerdozio a coloro che, avendo trovato in Gesù la risposta alla loro vita, possono farsi annunciatori di questo incontro anche agli altri.

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ALTRE UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto in udienza Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo.

 

 

 

 

NOMINE

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico nelle Filippine mons. Fernando Filoni, arcivescovo titolare di Volturno, dal 2001 nunzio apostolico in Iraq e in Giordania. Era stato Giovanni Paolo II a inviare a Baghdad mons. Filoni “a sostegno delle comunità cristiane sparse in quelle terre”.  “Sono certo – gli disse Papa  Wojtyla nel marzo del 2001 -  che sarai per loro un messaggero di pace e di speranza”. E così è stato: mons. Filoni non ha mai abbandonato la popolazione irachena, restando nel Paese nei momenti più difficili e rischiosi a partire dai bombardamenti anglo-americani nel marzo del 2003.

 

In Gambia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Banjul  presentata da mons. Michael J. Cleary, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Robert Patrick Ellison, segretario generale della Congregazione dello Spirito Santo. Padre Robert Patrick Eleison è nato il 12 febbraio 1942 a Dublino, in Irlanda. Dopo gli studi secondari, è entrato nel noviziato della Congregazione dello Spirito Santo. Ha compiuto gli studi filosofici in Irlanda e quelli teologici alla Gregoriana, a Roma, ottenendo una Licenza in Teologia Dogmatica. Ha studiato anche islamologia a Roma. Ha emesso la professione perpetua nel 1968. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 6 luglio 1969. E’ stato per lunghi anni missionario in Gambia. La diocesi di Banjul  è direttamente soggetta alla Santa Sede. Ha una superficie di 10.403 kmq, con 1.639.500 abitanti (di cui 34.000 cattolici), 16 parrocchie, 26 sacerdoti (di cui 15 diocesani e 11 religiosi), 4 seminaristi e 42 religiose.

 

Sono stati quindi nominati Cerimonieri pontifici mons. Pier Enrico Stefanetti, mons. Stefano Sanchirico e mons. Diego Giovanni Ravelli.

 

Il Santo Padre ha infine nominato il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, suo Inviato Speciale alle celebrazioni che avranno luogo a Lima, in Perú, dal 24 al 29 aprile 2006, nel IV centenario della morte di San Toribio di Mogrovejo, patrono dell’episcopato latinoamericano.

 

 

LA SERA DEL 2 APRILE, BENEDETTO XVI COMMEMORERA’ IL PRIMO ANNIVERSARIO

DELLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II ASSIEME AI FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO.

IL CARDINALE VICARIO, CAMILLO RUINI,

ANNUNCIA LE INIZIATIVE PER RICORDARE LA SCOMPARSA DI PAPA WOJTYLA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Il prossimo 2 aprile sarà trascorso un anno dalla scomparsa di Papa Giovanni Paolo II. La diocesi di Roma, annuncia il cardinale vicario Camillo Ruini, si raccoglierà in preghiera con il suo Successore Benedetto XVI per esprimere i “forti e profondi sentimenti di gratitudine” che tutti “conserviamo nei cuori per il nostro amato Pontefice”.

 

In una lettera ai fedeli, il porporato informa che domenica 2 aprile, alle ore 21.00, ci si raccoglierà in Piazza San Pietro per recitare il Santo Rosario e “rivivere il clima di intensa preghiera che accompagnò il transito” di Giovanni Paolo II “all’incontro definitivo con il Signore”. Al termine del momento di preghiera, Benedetto XVI “saluterà i presenti dalla finestra dello Studio”. Lunedì 3 aprile, poi, alle ore 17.30, nella Basilica di San Pietro, il Pontefice celebrerà una Messa solenne in suffragio del suo compianto Predecessore.

 

 

NON ABBIATE PAURA E SIATE CERTI DELLA PRESENZA TRA VOI DELLA CHIESA E DI DIO. COSI’ IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE DURANTE LA VISITA

TRA I PROFUGHI DEL DARFUR, ULTIMA TAPPA DEL SUO VIAGGIO IN SUDAN

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

“La mia presenza in questo campo profughi vuole mostrare la solidarietà della Chiesa con voi, esortando tutte le persone di buona volontà ad intervenire non solo offrendovi ospitalità, ascolto, assistenza e protezione, ma anche facendo appello alle nazioni e alla comunità internazionale per prendere azioni decisive per fermare questa orribile situazione”. Lo ha detto il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, cardinale Crescenzio Sepe, durante una visita in un campo profughi del Darfur, ultima tappa del suo viaggio pastorale in Sudan. “Vi voglio assicurare - ha aggiunto il porporato - che il Santo Padre segue con particolare attenzione tutto quello che sta succedendo e continua a pregare per il vostro Paese che è stato tormentato da odio, guerra ed estremismo religioso. Tutta la Chiesa è con voi e vi sostiene con la fede e la carità”.

 

Il cardinale Crescenzio Sepe – come riferisce l’Agenzia Fides - ha poi espresso la propria gratitudine alle varie organizzazioni della Chiesa, alle realtà internazionali e agli altri organismi caritativi, che prestano la loro opera di assistenza nel Paese africano. “La verità del Vangelo di carità universale e illimitata, giustizia e pace – ha spiegato il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli - può essere capita da coloro che hanno fede”. Per questo – ha precisato il porporato - sono venuto qui per irrobustirvi nella vostra fede e per chiedervi di non perdere coraggio, sapendo che anche nelle vostre sofferenze e angosce, Dio è con voi e ascolta il vostro pianto… Non abbiate paura e siate certi della presenza tra voi della Chiesa e di Dio”. Il cardinale ha quindi sottolineato come la pace, per essere autentica e duratura, debba essere costruita sulle basi della verità di Dio e dell’uomo. “Solo questa verità – ha concluso il cardinale Sepe - può creare una sensibilità alla giustizia e un’apertura all’amore e alla solidarietà, incoraggiando tutti a lavorare per una famiglia umana veramente libera ed armoniosa”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In prima pagina le udienze di Benedetto XVI al Circolo San Pietro e alla Polizia municipale di Roma.


Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla visita del cardinale Crescenzio Sepe in Sudan.

 

Servizio estero - Iraq: violato il coprifuoco diurno a Baghdad, nuovi scontri tra sciiti e sunniti.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Uno scrittore che non liscia la pagina”: le opere di Domenico Rea nei “Meridiani”. 

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della giustizia. Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi sottolinea che “i magistrati devono non solo essere ma anche apparire imparziali”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 febbraio 2006

 

 

“L’ISLAM CHE NON FA PAURA”:

IN UN LIBRO INCHIESTA, IL GIORNALISTA DI CITTA’ NUOVA, MICHELE ZANZUCCHI,

RACCONTA IL VOLTO MENO CONOSCIUTO DEL MONDO ISLAMICO,

TOLLERANTE E APERTO AL DIALOGO

 

Non esiste solo l'Islam intollerante e fondamentalista; esiste anche un altro Islam costituito da correnti e tendenze più spirituali, intrise di tolleranza e misericordia, caratterizzate da un forte impegno sociale e civile. Questo Islam viene raccontato in un libro inchiesta di Michele Zanzucchi, caporedattore di Città nuova, la rivista del Movimento dei Focolari. Il libro, intitolato significativamente “L’Islam che non fa paura” è un viaggio nel mondo islamico più tollerante, con interviste a decine di leader religiosi, intellettuali e accademici musulmani che sostengono lo sviluppo di un Islam di pace e riconciliazione. A Michele Zanzucchi, Alessandro Gisotti ha chiesto come valuta il difficile momento che stiamo vivendo nel confronto tra Occidente e Islam, alla luce delle testimonianze raccolte:

 

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R. – Alla luce di queste interviste e di questa lunga esperienza che è durata soprattutto gli ultimi tre anni, in cui ho visitato 22 Paesi a maggioranza musulmana, mi sembra di poter dire che i media, soprattutto televisivi, corrono un grave rischio: quello di ingigantire un particolare. Viene inquadrata una manifestazione e si ha l’impressione che tutto l’Islam sia così. Io posso affermare che la stragrande maggioranza del mondo musulmano non è né violenta né terrorista. Non bisogna mai dimenticarlo per un sano dialogo con il mondo islamico, per evitare che le frange estreme, non solo da parte musulmana, spingano a qualcosa che si avvicina allo scontro di civiltà. Anche se dubito che possa esistere, anche in termini semplicemente teorici, un tale scontro.

 

D. – Perché queste figure dell’Islam non emergono? E’ dovuto solo alla scarsa attenzione dei mezzi di comunicazione?

 

R. – Io non voglio scagliar la pietra contro la mia categoria, che per forza di cose deve affrontare la notizia. Però debbo dire anche che si dovrebbe fare uno sforzo di obiettività, soprattutto in questo momento in cui bisogna dare una visione globale dell’Islam. Non bisogna mai perdere l’insieme della visione delle cose.

 

D. – Come uscire da questa complicata situazione che rischia di avvitarsi su se stessa?

 

R. – E’ difficile dare una risposta esauriente. Io mi rifaccio sempre agli ultimi Papi che parlavano di fraternità, in particolare tra i fedeli delle religioni di Abramo, che parlavano di valorizzare tutte le forze che sono aperte al dialogo, alla cooperazione, alla semplicità di vita. Io penso che si debba in particolare mettere in luce una regola etica che è presente in tutte le grandi religioni anche nell’Islam che è la regola d’oro: ‘Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’. E’ semplicissima, eppure nel dialogo della vita, in quello che va avanti con i piccoli passi, questa regola può essere veramente l’ancora di salvezza contro uno scontro di civiltà che tanti prefigurano. Questo non vuol dire perdere l’identità cristiana totalmente, al contrario mi sembra che più siamo cristiani più dialoghiamo: il dialogo è insito nella natura cristiana.

 

D. – Cosa ti ha colpito di queste decine di testimonianze che hai raccolto nel mondo islamico?

 

R. – In tutti gli intervistati, che sono evidentemente persone scelte dalla parte di chi è aperto il dialogo, mi sembra di avere riscontrato una disponibilità all’accoglienza che francamente, spesso, da noi non trovo. E’ vero, nell’avvicinarmi anch’io ho cercato di vivere come giornalista e di ascoltare molto. Se l’accoglienza è reciproca viene fuori il vero, quello che questa gente veramente pensa, non quello che a volte fanno credere perché si sentono stretti alle corde. Mi sembra molto importante avere una serenità di giudizio, e questo nelle interviste che ho potuto fare, mi ha colpito molto.

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CONCLUSO PRESSO LA CITTADELLA DI ASSISI IL CONVEGNO NAZIONALE

DEGLI ASSISTENTI NAZIONALI DELL’AGESCI

- Intervista con don Francesco Marconato -

 

Si è svolto in questi giorni alla cittadella di Assisi il Convegno nazionale degli Assistenti ecclesiastici dell’Agesci, l’Associazione guide e scouts cattolici italiani. Tema dell’incontro: “Scautismo ed educazione dei giovani alla fede”. Marina Tomarro ha intervistato don Francesco Marconato, Assistente ecclesiastico generale dell’Agesci e organizzatore del Convegno:

 

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R. – Noi abbiamo percepito l’esigenza di mettere al centro dell’educazione scouts quella che è una delle sue caratteristiche, cioè il fatto di proporre ai ragazzi un incontro con l’esperienza di fede. Proprio per questo c’è sembrato opportuno radunare gli assistenti ecclesiastici, che hanno risposto in forma ben superiore rispetto alle attese. Sono 380 i partecipanti. Per noi è un’opportunità molto importante e risulta essere anche un percorso che ai ragazzi dà molte possibilità di crescita.

 

D. – Ma qual è il modo migliore di educare questi ragazzi oggi?

 

R. – Lo scoutismo ci dice che l’importante è cercare di scoprire e di individuare quelle che sono le attese più proprie dei ragazzi. Vuol dire essere capaci di intercettare quelli che sono i loro interessi. Lo scoutismo ha dei segreti in questo senso. Ha il segreto della scoperta del gioco, dell’avventura, della strada, di tutte quelle attività che colpiscono il ragazzo, che lo appassionano, che lo fanno sentire protagonista della propria crescita. Anche in questo senso l’assistente è proprio una figura di prete capace di accompagnarsi ai ragazzi all’interno di queste attività. Non si tratta di insegnare qualche contenuto di fede, si tratta proprio di accompagnarsi ai ragazzi, di condividere con loro delle esperienze significative, che possano essere poi interpretate alla luce del Vangelo.

 

D. – Nella vita di questi giovani scout, quanto è importante per loro vivere la fede?

 

R. – Sembra che i ragazzi di oggi non credano più, non siano interessati. Noi vediamo che si tratta proprio di trovare quella possibilità di incontro, di dialogo con i ragazzi, che poi consenta loro di compiere un cammino. Io vedo anche come esperienza personale, facendo da assistente spesso ai campi di formazione, da parte dei ragazzi più grandi o dei capi dell’associazione, che c’è un grandissimo interesse quando si riesce a far percepire che l’esperienza di fede è qualcosa che entra in contatto con la vita. C’è grande sete, a me sembra, di parola di Dio, di incontro con il Signore. Si tratta appunto di trovare i linguaggi e le modalità che consentano al ragazzo e anche all’adulto, al giovane, di poter fare proprio questa sintesi attiva tra l’esperienza di Dio e la propria vita quotidiana.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 26 febbraio, ottava Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui i farisei domandano a Gesù perché i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei digiunino, mentre i suoi discepoli non digiunano. Gesù risponde:

 

“Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Con la venuta di Cristo cambia anche il significato delle pratiche spirituali. Il digiuno è stato visto come un’ascesi dei sensi, come un esercizio di rinuncia volontaria e di accettazione del dolore a causa di Dio. Cristo invece fa notare che il digiuno, più che un esercizio di ascesi per raggiungere una meta religiosa, è un’arte della custodia e dell’amore nel cuore. Lui dice che finché lo sposo è presente, non si digiuna. E’ importante piuttosto stare con lui, partecipare alla sua festa a causa del suo amore. Ma una volta assaggiata la sua presenza, che è la presenza del Salvatore, non la si vorrebbe mai dimenticare. Il digiuno vuol dire proprio custodire questo sapore della sua presenza e non lasciarsela derubare, sostituire o confondere. Il digiuno è un’ascesi per la qualità della vita dei sapori interiori e dei sensi spirituali. Quando lo sposo viene tolto attraverso il digiuno si recupera la memoria della sua presenza.

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CHIESA E SOCIETA’

25 febbraio 2006

 

 

PROSEGUONO IN NIGERIA GLI SCONTRI TRA MUSULMANI E CRISTIANI,

DOVE S’INNESTANO ODI TRIBALI E INTERESSI ECONOMICI E POLITICI.

APPELLO ALLE AUTORITÀ GOVERNATIVE DEL PRESIDENTE DEI VESCOVI NIGERIANI, CHE CHIEDE AIUTO ANCHE ALL’EUROPA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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ABUJA. = Non si placano le violenze interconfessionali in Nigeria, dopo le prime rappresaglie per le vignette satiriche su Maometto: 157 le vittime in totale ed oltre 900 feriti. Gli ultimi scontri a nord, nella città di Kontagorta, dove musulmani hanno ucciso 9 cristiani, dato alle fiamme 4 chiese e saccheggiato diversi negozi di cristiani, che a loro volta nella città di Enugu, nel sudest, avevano ucciso un tassista islamico e incendiato una moschea. Tra le vittime anche una bambina cristiana di 8 anni, raggiunta da un proiettile vagante. “Lo stato di diritto è il primo argine per fermare la violenza”: l’arcivescovo della capitale nigeriana John Olorunfemi Onaiyekan, presidente della Conferenza episcopale, richiama le autorità civili del suo Paese a garantire la sicurezza e individuare i responsabili per il degenerare della protesta. Un malessere diffuso percorre infatti la Nigeria, denuncia il presule: degli “scontri religiosi” profittano “elementi criminali”, e così anche “predicatori roboanti” che “trovano facile preda nei giovani disoccupati che vedono nel messaggio estremista una ragione di vita”. E, “l’Islam ufficiale – aggiunge l’arcivescovo di Abuja - si trova in difficoltà” di fronte a questi fenomeni “che sfuggono al suo controllo”. Da qui il monito perché la religione non rimanga vittima di manipolazioni politiche, in un Paese dove sta avanzando la legge islamica negli Stati del Nord, proprio da quando - dopo anni di leadership musulmana - è giunto alla presidenza un cristiano, Obasanjo, al suo secondo mandato, dopo la riconferma del 2003. Indipendente dal 1960, la Nigeria, solo da pochi anni ha intrapreso un graduale cammino di democratizzazione, dopo quattro decenni di colpi di Stato e governi militari. Paese dalle enormi ricchezze naturali, anzitutto il petrolio, che conta 130 milioni di abitanti, per metà poverissimi, con un’aspettativa media di vita di soli 46 anni, la Nigeria è attraversata da una rete di divisioni etniche, di ambizioni politiche e mire economiche, che ne fanno tra i Paesi più corrotti al mondo. E se oggi tutti guardiamo alla Nigeria per le rappresaglie scatenate dalle vignette satiriche su Maometto, pochi sanno degli oltre 10 mila morti, che etnie di ogni confessione hanno seppellito in questo Paese negli ultimi 5 anni, nel corso di vicendevoli attacchi. E intanto prospera l’industria dell’ ‘oro nero’, su cui fanno affari americani, olandesi, francesi e ultimamente anche cinesi, mentre sta morendo l’industria manifatturiera. Ma questa è una “politica di corto respiro” – si sfoga l’arcivescovo Onaiyekan – appellandosi all’Europa perché aiuti il suo Paese a creare una vera democrazia e garantire un futuro ai giovani nigeriani.

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INFLUENZA AVIARIA: 20 VITTIME IN INDONESIA, MENTRE LA FRANCIA

 CONFERMA IL VIRUS H5N1 IN UN ALLEVAMENTO DI TACCHINI DI VERSAILLEUX. L’EPIDEMIA IN EUROPA RESTA COMUNQUE PER ORA UN PROBLEMA

 DI SANITA’ VETERINARIA: COSI’ HANNO STABILITO I 28 MINISTRI DELLA SALUTE, RIUNITI IERI A VIENNA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

VIENNA. = La questione aviaria resta per ora un problema di sanità veterinaria: lo hanno stabilito i 28 ministri dell’Unione europea, oltre a Turchia, Romania, Bulgaria e Croazia, riuniti ieri a Vienna per fare il punto sull’epidemia, che sta creando forti danni economici al settore avicolo – soprattutto in Italia -, per il timore dei consumatori. E’ stata cosi accolta la proposta italiana di etichettare tutte le carni avicole, per seguire l’iter dalla produzione al banco di vendita. I ministri, premessa l’estrema difficoltà per gli esseri umani di contrarre il virus, hanno sollecitato messaggi “trasparenti e chiari per la salute pubblica”. E così stamane il presidente francese Chirac, dopo la conferma ieri del virus H5N1 tra i tacchini di un allevamento di Versailleux - il primo dell’Unione Europea -, ha rivolto un nuovo appello a mangiare con tranquillità pollame e uova, poiché il virus viene distrutto dalla cottura. Sul fronte asiatico, l’Indonesia ha confermato oggi la sua 20.ma vittima, una donna di 27 anni, mentre l’India ha scoperto un nuovo focolaio aviario nell’ovest del Paese.

 

 

APERTO, IERI A BOLZANO, IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE PER JOSEF MAYR-NUSSER. RIFIUTÒ DI PRESTARE GIURAMENTO A HITLER E VENNE CONDANNATO

ALLA DEPORTAZIONE NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU

 

BOLZANO. = Si è aperto ieri a Bolzano il processo di beatificazione per Josef Mayr-Nusser, che per tenere fede al suo essere cristiano, rifiutò di prestare giuramento a Hitler e perciò fu condannato a vivere nel campo di concentramento di Dachau. Morì nel 1945 di stenti, ad Erlangen (Germania), mentre si trovava su un vagone di bestiame diretto nel paese tedesco. Come riferisce l’agenzia SIR, mons. Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, ha dichiarato: “La testimonianza di Josef Mayr-Nusser è molto importante perché ci mostra il messaggio della fede per il nostro mondo, segnato da un relativismo religioso”. Il postulatore don Josef Innerhofer ha affermato che la sua beatificazione rappresenta un segno importante per la convivenza in Alto Adige. E’ infatti fortemente venerato da tutti i gruppi etnici presenti sul territorio altoatesino. Durante la sua attività nell’Organizzazione sociale di San Vincenzo, - ha aggiunto - non fece mai distinzione tra tedeschi e italiani o altre categorie. Per lui contava solo il fratello bisognoso, in quanto ognuno di loro rappresentava Gesù Cristo stesso. Infine, Mayr-Nusser, - conclude il presbitero - è stato un testimone di Cristo fino alla morte, un esempio eroico della fede. La cerimonia che si è svolta proprio nel giorno del 61° anniversario della sua morte, vede il tribunale per la causa di beatificazione composto da padre Alois Hillebrand come giudice; padre Willibald Hopfgartner come promotor iustitiae e Peter e Patrizia Schwienbacher come notai e archivisti. (A.E.)

 

 

VIETNAM: LA DIOCESI DI PHAN THIÊT HA DUE NUOVI SACERDOTI. È SEGNO

DI UN MIGLIORAMENTO NEI RAPPORTI TRA LA CHIESA CATTOLICA

 E IL GOVERNO VIETNAMITA, CHE PER ANNI HA OSTACOLATO LA LIBERTÀ RELIGIOSA

 

HA NOI. = Due nuovi sacerdoti per la diocesi di Phan Thiêt in Vietnam. L’evento è di particolare importanza, in quanto costituisce un passo in avanti per il miglioramento dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e il governo vietnamita. Più di trenta anni fa, a causa della presa del potere da parte del regime comunista e delle conseguenti leggi contro la libertà religiosa, i due neo sacerdoti furono costretti ad interrompere l’Ordinazione sacerdotale. Nel 1975 poi, nell’ottica del controllo delle coscienze da parte del regime, tutti i Seminari vennero chiusi e le ordinazioni bloccate. Un ulteriore segnale di distensione e di normalizzazione per la vita della Chiesa nella società vietnamita è stato lanciato lo scorso dicembre, durante la visita nel Paese, del cardinale Crescenzo Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il porporato nei giorni di permanenza ordinò 57 sacerdoti, visitato tre regioni ecclesiastiche, incontrato alcuni vescovi e presieduto all’inaugurazione della nuova diocesi di Ba Ria. Oggi, la diocesi di Phan Thiêt conta più di un milione di abitanti, di cui 147 mila sono cattolici. (A.E.)

 

 

IN BRASILE ASSALTATO OGGI IL MUSEO CHACARA DO CEU: PORTATI VIA QUADRI

DI PICASSO, DALÌ, MONET E MATISSE. COLOSSALE IL BOTTINO DELLA RAPINA

 

RIO DE JANEIRO. = Furto di inestimabile valore oggi, ai danni del museo Chacara do Ceu, a Rio De Janeiro. Approfittando della confusione del carnevale, un gruppo di malviventi armati di bomba a mano ha preso d’assalto il museo, riuscendo ad appropriarsi di opere di Picasso, Dalì, Monet e Matisse. Colossale il bottino della rapina, visto che ciascun opera è valutata per svariati milioni di dollari. La notizia del furto è stata diffusa dall’emittente televisiva O Globo. I ladri dopo aver sopraffatto i guardiani e trafugato le opere, hanno anche preso di mira i visitatori del museo, sottraendo soldi e gioielli. La direttrice del museo, Vera de Alencar, ha precisato che i quadri rubati sono: “La danza” di Picasso; “Due balconi” di Dalì; “Marine” di Monet e “Giardino di Lussemburgo” di Matisse. Il quadro di Dalì, - ha sottolineato la direttrice - era l’unico in America Latina in possesso di un museo pubblico. Non solo, - ha concluso – i rapinatori si sono anche appropriati del libro “Toros” di Picasso. (A.E.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 febbraio 2006

 

 

- A cura di Fausta Speranza e Amedeo Lomonaco -

 

Ancora violenze in Iraq nonostante la proroga del coprifuoco decisa dal governo: a Baquba è stata sterminata una famiglia di sciiti e a Baghdad una bomba è esplosa durante i funerali di una giornalista irachena uccisa giovedì scorso. Ieri, intanto, il presidente americano, George Bush, ha chiesto agli iracheni di restare uniti. Il nostro servizio:

 

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Dopo l’attentato di mercoledì scorso contro la moschea sciita di Samarra, la conseguente e lunga serie di scontri tra sciiti e sunniti costata la vita ad oltre 200 persone e la proroga del coprifuoco imposto a Baghdad e in tre province limitrofe, l’Iraq continua ad essere sconvolto dalle violenze: almeno dodici membri di una famiglia sciita sono stati assassinati a Baquba, nel triangolo sunnita. Un’autobomba è esplosa, inoltre, vicino ad un affollato mercato di Kerbala, città santa sciita, provocando la morte di otto persone. Nonostante la straordinaria misura del coprifuoco, anche Baghdad è stata teatro di un sanguinoso attacco: almeno due persone sono rimaste uccise quando un ordigno è esploso durante il funerale della giornalista irachena dell’emittente televisiva “Al Arabiya”, ritrovata morta insieme con due colleghi giovedì scorso a Samarra. Sempre nella capitale, almeno 14 agenti iracheni sono rimasti uccisi in scontri tra miliziani e forze di polizia. Sul versante politico, si devono comunque registrare alcune aperture: il principale partito sunnita iracheno, ha fatto sapere che “non esiterà a riconsiderare” la sua decisione di uscire dai negoziati per la formazione di un nuovo governo se saranno adottate adeguate misure tese a ristabilire la calma. Dal Giappone arriva intanto la notizia, anticipata da un quotidiano nipponico, che i soldati giapponesi schierati in Iraq, circa 600, cominceranno a ritirarsi fra aprile e giugno. Ma la situazione dell’Iraq resta grave ed il Paese appare sempre più diviso da profonde fratture. Proprio per superare questo difficile e cruciale momento, il presidente statunitense George Bush, nel discorso tenuto ieri a Washington ad una associazione di reduci, ha chiesto agli iracheni di restare uniti. Per la prima volta, Bush ha anche ammesso che Iraq e Medio Oriente sono in crisi, ma ha ribadito che gli Stati Uniti non cambieranno strategia e vinceranno.

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Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nell’intento di mettere fine ai raid israeliani nei Territori. Ma le azioni militari dello Stato ebraico continuano: dopo le incursioni di ieri a Nablus, un nuovo raid israeliano è stato condotto, stamani, nella Striscia di Gaza. Il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha dichiarato intanto, in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, di aver avuto incontri con dirigenti di Hamas. “Mi hanno assicurato – ha detto padre Pizzaballa - che non sarà introdotta la legge islamica e che i cristiani saranno rispettati”. Sul versante politico, proseguono poi le trattative per la formazione di un governo di unità nazionale. Sull’ipotesi di un esecutivo in cui convergano le posizioni radicali di Hamas e quelle moderate di Al Fatah, ascoltiamo al microfono di Gianluca Scagnetti, il consigliere del presidente palestinese Abu Mazen, Nehmer Ahmmad.

 

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R. – Hamas non si aspettava di ottenere la vittoria alle elezioni dello scorso 25 gennaio. Al Fatah non si aspettava la sconfitta. Per questo il movimento di Hamas non è pronto per governare. Oggi Hamas ha una grande responsabilità: quella di governare. Si sono presentati alle elezioni con un programma di chiusura, sulle possibilità di soluzione del conflitto. Questa posizione di Hamas diventa un pretesto per Israele di dire che non c’è un partner palestinese. Così lo Stato ebraico può veramente andare avanti nella propria politica per l’ammissione della parte est della Cisgiordania. Riguardo ad un governo, la nostra posizione è questa: se Hamas accetta il programma di Abu Mazen, c’è la possibilità di discutere di un governo di unità nazionale. Se il programma del presidente palestinese non verrà accolto, credo che non ci sarà invece nessuna possibilità. Quindi, potrebbero esserci difficoltà per la nascita di un governo.

 

D. – Possiamo dire che si verificheranno tensioni tra Hamas e Al Fatah?

 

R. – No, non credo. Noi vogliamo evitare queste tensioni. Abbiamo evitato qualunque possibilità di scontro anche quando c’erano tante pressioni. Vogliamo sicuramente evitare il pericolo di una guerra civile, ma nello stesso tempo vogliamo portare Hamas nel campo della politica. E’ molto importante che Hamas accetti di avere un ruolo politico, evitando qualunque possibilità di scontro.

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La proposta russa sul nucleare rimane sul tavolo. E’ quanto ha assicurato il capo dell’Agenzia federale di Mosca dell’energia atomica, Kirienko, dopo il colloquio con il suo omologo iraniano Aghazadeh. Domani si discuterà sui tempi per il rifornimento del combustile alla centrale nucleare di Bushehr. Intanto, anche la Cina ha inviato la sua delegazione in Iran per convincere le autorità della Repubblica islamica a fare un passo indietro sul discusso piano nucleare.

 

Sono quasi definitivi i risultati delle elezioni in Uganda: Museveni, al potere da 20 anni, ha vinto le consultazioni nel Paese Africano battendo l’altro candidato Besigye. Dopo lo scrutinio di oltre il 90 per cento dei voti, Museveni ha conquistato oltre il 68 per cento delle preferenze. Per domani è stata indetta nella capitale Kampala una manifestazione per la vittoria che si concluderà con un discorso del presidente Museveni.

 

La polizia ha arrestato il responsabile dell'opposizione, Crispin Beltran, dopo che ieri il presidente delle Filippine Gloria Arroyo ha dichiarato lo stato di emergenza. Il tutto in conseguenza di quello che è stato annunciato come uno sventato tentativo di colpo di Stato fomentato da alti gradi dell'apparato militare, ora agli arresti. ''Come capo delle forze armate - ha assicurato la Arroyo - controllo la situazione''. Intanto, nella capitale, Manila ci sono disordini e tensione. Il nostro servizio:

 

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La polizia ha usato idranti e manganelli per disperdere circa 5 mila manifestanti, tra cui suore e preti, nei pressi di un santuario che fu punto focale nel 1986 della rivolta contro il dittatore Ferdinando Marcos e, ancora, nel 2001, di quella che fece cadere il presidente Joseph Estrada. In un'altra parte della città, nel distretto finanziario di Makati, gli agenti antisommossa presidiano i centri nevralgici. Presidiato in forze il palazzo presidenziale, mentre blindati e truppe di rinforzo sono arrivati al quartier generale delle forze armate di Manila. Presidiate anche le caserme. E lo “stato di emergenza” già si risente  sull'economia: indebolita la moneta nazionale, il peso, e messa in difficoltà la borsa. Voci di complotti contro la Arroyo, passata indenne tra le accuse dello scorso anno di brogli elettorali e corruzione, si erano ripetute e intensificate in questa settimana, anniversario della rivoluzione ricordata con lo slogan di ''potere al popolo'', del 1986. Ora sono cancellate tutte le manifestazioni previste per l’anniversario. Comandanti militari e alleati della Arroyo hanno espresso appoggio alla decisione dello Stato d'emergenza, mentre Gilbert Remulla, uno dei leader dell'opposizione in parlamento, ha accusato il governo di ''creare caos e confusione''. Secondo il ministro della giustizia, Raul Gonzales, ''la situazione è in via di normalizzazione'', ma ''persistono delle minacce''. Polizia e militari sono in stato di massima allerta. Il generale Danilo Lim, comandante del corpo d'elite 'Scout  Rangers', e il colonnello Ariel Quevedo, del prestigioso corpo dei 'Marines' filippini sono stati rimossi dalle loro funzioni e messi in stato d'arresto. 'Scout Rangers' e 'Marines' sono considerate le unità più efficienti del Paese e punta di lancia della lotta contro la ribellione comunista e il separatismo musulmano nel sud.

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Gli organizzatori delle manifestazioni contro il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra hanno chiesto oggi alla popolazione di respingere le elezioni anticipate del 2 aprile prossimo, chiedendo ancora una volta le dimissioni del capo del governo. Questi dirigenti, raggruppati in quella che è stata chiamata l'Alleanza del popolo per la democrazia, hanno organizzato una conferenza stampa all'indomani dello scioglimento della Camera bassa del Parlamento da parte di  Thaksin e dell'annuncio di elezioni anticipate. Thaksin, 56 anni, ricchissimo uomo d'affari convertito alla politica, eletto nel 2001 e rieletto trionfalmente nel 2005, ha preferito sciogliere la Camera e indire nuove elezioni, piuttosto che dare le dimissioni. E' al centro di una controversia dopo la vendita, il 23 gennaio, per 1,9 miliardi di dollari da parte della sua famiglia di tutte le quote della Shin Corp, gruppo che comprende un gigante delle telecomunicazioni, che aveva fondato prima di dedicarsi alla politica.

 

Sono 54 i morti ufficiali dell’incendio, sviluppatosi ieri, nello stabilimento tessile a Chittagong nel sud del Bangladesh. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali una dozzina di operai non sono stati ancora rintracciati perchè intrappolati sotto il cumulo di macerie e potrebbero non essere ritrovati. Per la Kts Textile Mill, proprietaria dell'impianto, i morti  sarebbero 65 e i feriti fino a 80, ma non ci sono conferme ufficiali. La maggior parte delle vittime sono donne del turno  notturno.

 

Il direttore del mercato di Mosca crollato giovedì causando la morte di almeno 64 persone, è stato arrestato ieri sera e messo sotto accusa per ''omicidio colposo'', mentre gli inquirenti ancora oggi cercano sul luogo della sciagura indizi che ne portino a determinare con certezza le cause.

 

In Italia, a sei settimane dal voto la campagna elettorale entra nel vivo con la presentazione dei programmi. Ieri quello del centrodestra è stato illustrato da Silvio Berlusconi. Oggi Romano Prodi spiegherà quello dell’Unione. C’è anche attesa per il confronto televisivo tra i due candidati premier, ma non c’è ancora accordo sulle regole da seguire. E intanto si accende di nuovo lo scontro sulla giustizia. Con il Capo dello Stato che invita a moderare i toni e ai magistrati chiede di fare attenzione non solo ad essere ma anche ad apparire imparziali. Servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Basta con le tre punte, sono io l’unico leader della casa delle libertà. La presentazione, ieri, del programma del centrodestra si è aperta con una sottolineatura di Berlusconi, non condivisa dagli alleati Fini e Casini. Che insieme a Bossi hanno comunque firmato ogni punto del progetto di governo del centrodestra, 20 pagine in tutto. C’è intanto una premessa che contiene il richiamo alle radici cristiano-giudaiche dell’Italia. Quanto ai contenuti, si va da nuove misure per l’occupazione all’aumento delle pensioni minime, ai provvedimenti a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, con il quoziente familiare, il bonus bebè e più asili aziendali e sociali. E ancora: un progetto per l’emergenza casa e la creazione della Banca del Sud. Verrà inoltre ridotto di un punto all’anno il cuneo fiscale: vale a dire la differenza tra i costi sostenuti dall’imprenditore per l’assunzione di un lavoratore e il reddito netto del lavoratore stesso. L’Unione intende invece ridurlo di cinque punti. Questa proposta, insieme a tutte le altre del centrosinistra, verrà presentata oggi da Romano Prodi. Che intanto dice no ai confronti televisivi con Berlusconi, che la Rai ha fissato al 13 marzo e al 3 aprile, se prima non saranno fissate regole comuni. Ma c’è un altro terreno di scontro, e riguarda la giustizia. Berlusconi ha inserito nel suo programma il completamento della riforma giudiziaria con la separazione delle carriere tra pm e giudici. Il premier è tornato in questi giorni all’attacco della magistratura, che a suo dire è intervenuta indebitamente per bloccare la scalata della Banca popolare ad Antonveneta, dando via libera all’ingresso di stranieri. Una posizione avallata anche dagli alleati. Mentre il centrosinistra fa quadrato intorno ai magistrati. Che da parte loro respingono sdegnati l’accusa e contrattaccano sulla riforma giudiziaria targata centrodestra.

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