RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 53 - Testo della trasmissione di mercoledì 22 febbraio 2006
IL
PAPA E
Messaggio di Benedetto XVI a un anno dalla morte
di mons. Luigi Giussani: con noi don Julián Carrón
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
In Austria trovato
in due polli il virus dell’influenza aviaria
Ieri
pomeriggio le esequie di don Divo Barsotti, scomparso la scorsa
settimana
75 anni fa suor Faustina Kowalska
riceveva la prima apparizione di Gesù misericordioso
Negli Stati Uniti rinviata dalla Corte d’appello
l’esecuzione capitale di Angelo Morales
Successo di pubblico per la 26.ma
Borsa Internazionale del Turismo conclusasi ieri a Milano
In
Iraq, grave attentato contro una moschea sciita a Samara: distrutta la preziosa
cupola dorata
Tensione
a Bengasi: nei disordini di questi giorni è stata incendiata
22
febbraio 2006
BENEDETTO XVI ANNUNCIA 15 NUOVI CARDINALI: IL PRIMO
CONCISTORO
DEL SUO PONTIFICATO SI SVOLGERA’ IL 24 MARZO. I
NUOVI PORPORATI –
HA DETTO IL PAPA – RISPECCHIANO BENE L’UNIVERSALITÀ
DELLA CHIESA:
8 PROVENGONO DALL’EUROPA, 3 DAL CONTINENTE
AMERICANO,
3 DALL’ASIA E 1 DALL’AFRICA
Benedetto XVI ha annunciato oggi il primo Concistoro del
suo Pontificato per la creazione di 15 nuovi cardinali, che si terrà il 24
marzo. Il servizio di Roberta Gisotti.
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L’atteso annuncio stamane nella
Festa della Cattedra di San Pietro, durante l’udienza generale, cui hanno
assistito nella Basilica Vaticana e nell’Aula Paolo VI circa 14 mila fedeli,
tra cui migliaia di giovani. Il Concistoro - ha annunciato Benedetto XVI al
termine della catechesi - verrà celebrato venerdì 24
marzo, preceduto il giorno prima 23 marzo da una riunione di riflessione e di
preghiera che il Papa terrà con tutto il Collegio cardinalizio, e seguito
sabato 25 marzo da una solenne Concelebrazione presieduta dal Santo Padre con i
nuovi porporati:
“Questo annuncio si
colloca opportunamente nella festa della Cattedra, perché i Cardinali hanno il
compito di sostenere ed aiutare il Successore di Pietro nell'adempimento dell'ufficio
apostolico che gli è stato affidato a servizio della Chiesa”.
Ma scorriamo l’elenco dei nuovi Principi della Chiesa, nel
quale – come ha osservato il Papa – “ben si rispecchia l’universalità della
Chiesa: provengono infatti da varie parti del mondo e
rivestono mansioni diverse nel servizio al Popolo di Dio”:
mons. William Joseph
Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede;
mons. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica;
mons. Agostino Vallini,
prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
mons. Jorge
Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas;
mons. Gaudencio
B. Rosales, arcivescovo di Manila;
mons. Jean-Pierre
Ricard, arcivescovo di Bordeaux;
mons. Antonio Cañizares
Llovera, arcivescovo di Toledo;
mons. Nicolas Cheong-Jin-Suk,
arcivescovo di Seoul;
mons. Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di
Boston;
mons. Stanisław
Dziwisz, arcivescovo di Cracovia;
mons. Carlo Caffarra,
arcivescovo di Bologna;
mons. Joseph
Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong.
Oltre a
questi 12 nuovi cardinali, il Papa ha deciso di elevare alla dignità cardinalizia
tre ecclesiastici di età superiore agli 80 anni, considerati i servizi resi
alla Chiesa “con esemplare fedeltà ed ammirevole dedizione”, ha sottolineato Benedetto
XVI. Si tratta di:
mons. Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo,
arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura;
mons. Peter Poreku Dery, arcivescovo emerito
di Tamale (Ghana);
Padre Albert Vanhoye,
già benemerito rettore del Pontificio Istituto Biblico e segretario della
Pontificia Commissione Biblica.
Tornando alla cronaca dell’udienza generale, nell’odierna
festa Cattedra di San Pietro, un antica tradizione,
che risale al IV secolo - ha ricordato il Papa, chiedendo ai giovani, circa
tremila raccolti nella Basilica Vaticana - di nutrire “la vita personale e
comunitaria di quella fede fondata sulla testimonianza di Pietro e degli altri
Apostoli.”
Celebrare la “Cattedra di Pietro” – ha spiegato Benedetto
XVI – significa “attribuire ad essa un forte
significato spirituale e riconoscervi un segno privilegiato dell’amore di Dio,
Pastore buono ed eterno, che vuole radunare l’intera sua Chiesa e guidarla
sulla via della salvezza.” “La Cattedra del Vescovo di Roma rappresenta”,
infatti, “non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di
guida dell’intero popolo di Dio”. Per questo Benedetto XVI ha invitato tutti i
fedeli in questo giorno a recarsi alla Cattedra dell’Apostolo, nella Basilica
di San Pietro e lì pregare “in modo particolare” per il suo Ministero:
“Alzando lo sguardo alla
vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, invocate lo Spirito
Santo, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano
servizio a tutta la Chiesa.”
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I nuovi porporati – come ha detto il Papa – rispecchiano
bene l’universalità della Chiesa: 8 provengono dall’Europa, 3 dal continente
americano, 3 dall’Asia e 1 dall’Africa. Con le nuove nomine i cardinali salgono
a 193, di cui 120 elettori, considerando che alla data del 24 marzo, giorno del
Concistoro, il
cardinale ivoriano Agré e il cardinale irlandese Connel avranno compiuto 80 anni. Con queste nomine la nuova
geografia cardinalizia vede 100 porporati europei, 32 latinoamericani, 20
nordamericani e 20 asiatici, 17 africani e 4 dell’Oceania.
Grande la commozione tra i nuovi
cardinali. Ascoltiamo la reazione di due nuovi porporati
ultraottantenni raggiunti telefonicamente da Camille Langlade: iniziamo con il padre gesuita Albert
Vanhoye, già Rettore del Pontificio Istituto Biblico
e Segretario della Pontificia Commissione Biblica:
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Per quanto riguarda la mia modesta
persona sono rimasto veramente sbalordito, perché non me lo aspettavo per
niente. E’ stata un sorpresa completa. Ma riflettendo,
ho capito che il Santo Padre è stato contento della mia collaborazione, quando
sono stato segretario della Commissione Biblica per 11 anni. Quindi, sono stato
il suo collaboratore diretto per questo compito. Ho apprezzato, dunque, questa
delicatezza di ricordarsi di un ex collaboratore, che non meritava veramente
questa generosa nomina.
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Ed ora ascoltiamo mons. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete
della Basilica di San Paolo fuori le Mura:
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E’ stato per me un grande onore, evidentemente, di
essere stato scelto dal Papa per far parte del Vollegio
dei cardinali, nonostante la mia età. Sono nel gruppo dei cardinali non
elettori. E’, però, sempre un onore ed un impegno. Aumenta sempre l’impegno di
servizio alla Chiesa e al Papa. In particolare, il mio servizio attuale è per
la Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove c’è stato tutto un riordinamento
da fare e c’è tutto un programma di sviluppo che sto cercando di mettere in
corso nel modo migliore.
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LA SALDA FEDELTÀ A CRISTO E LO SFORZO INCESSANTE DI COMUNICARE
LE RICCHEZZE DEL MESSAGGIO
EVANGELICO AD OGNI CATEGORIA SOCIALE:
SIANO QUESTE LE ORME SULLE QUALI
DEVONO PROSEGUIRE IL CAMMINO I FIGLI
SPIRITUALI DI DON LUIGI GIUSSANI. COSÌ
BENEDETTO XVI IN UNA LETTERA
CHE RICORDA IL SACERDOTE SCOMPARSO
UN ANNO FA
Anche Benedetto XVI ha voluto ricordare il primo
anniversario della morte di don Luigi Giussani
indirizzando una lettera al successore don Julián Carrón. Proprio lo scorso anno, quando era ancora
cardinale, il Santo Padre ha presieduto le esequie. “Ricordo con emozione – ha
scritto il Pontefice che ha definito Giussani innamorato
dell’uomo perché innamorato di Cristo - la solenne celebrazione dei suoi
funerali nel duomo di Milano, che mi ha dato ancora una volta di constatare la
stima e l’apprezzamento che egli, nel corso della sua feconda esistenza, ha
saputo suscitare attorno alla sua persona, al suo insegnamento e alla sua opera
apostolica”. Ma ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.
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Ha
indicato a tanti giovani Cristo come centro dell’esistenza, di lui colpivano soprattutto
la salda fedeltà a Cristo e lo sforzo incessante di comunicare le ricchezze del
messaggio evangelico ad ogni categoria sociale. Benedetto XVI ha ricordato con
queste parole don Luigi Giussani, fondatore del
Movimento di Comunione e Liberazione nella lettera inviata a don Julián Carrón. “Spetta ai suoi
figli spirituali il compito di continuare a camminare sulle sue orme – scrive
il Papa – seguendo il suo insegnamento e restando sempre in comunione con i
vescovi e le altre componenti ecclesiali”. Ma come è stato accolto da Comunione
e Liberazione il messaggio del Papa? Lo abbiamo chiesto proprio a don Julián Carrón:
R. – Siamo veramente grati e stupiti di questa paternità
del Santo Padre nei nostri confronti. Noi desideriamo essere all’altezza di
questo apprezzamento del Santo Padre collaborando con la nostra risposta alla
grazia che ci è stata donata per il bene della Chiesa e per il bene del mondo.
D. – Qual
è il messaggio centrale che ha lasciato don Luigi Giussani?
R. – In una delle ultime lettere al Papa Giovanni Paolo
II, don Giussani diceva che lui non ha inteso fondare
niente, ma riproporre l’esperienza cristiana nei suoi fattori fondamentali,
cioè un uomo con tutto il desiderio di pienezza, di felicità del cuore può
trovare soltanto in Cristo presente qui ed ora una risposta adeguata. Questa è
la possibilità di rispondere veramente al dramma dell’io che ha sempre bisogno
di capire dove trovare il compimento della vita.
D. – Che
ricordi personali ha di don Giussani?
R.- Impressionante era vedere l’intensità con cui
viveva la vita che aveva soltanto una
sorgente ultima che era la sua passione per Cristo, che si vedeva vibrare nel
volto, nello sguardo del Giussani.
D. – Ad un anno dalla morte di don Giussani
come ha camminato Comunione e Liberazione?
R. –
Abbiamo cercato di seguire e di essere fedeli a quello
che lui ci ha lasciato. Ci siamo sorpresi lungo questo anno della sua presenza tra di noi attraverso quanto accadeva: nella nostra unità,
nelle testimonianze delle persone che vivono con passione quanto lui ci ha
lasciato, che ci stupiscono continuamente. Vuol dire che lui è più vivo che
mai, più padre che mai in mezzo a noi.
D. –
Quali sono le prospettive di Comunione e Liberazione?
R. – Le prospettive sono di domandare in continuazione una
fedeltà ogni volta più grande all’eredità che don Giussani ci ha lasciato. Siamo in grado ogni volta di
imparare di più e di essere più fedeli alla sua eredità. Questo sarà il nostro
contributo alla Chiesa e al mondo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza
generale.
Servizio vaticano - Il
Messaggio di Benedetto XVI in occasione del primo anniversario della morte del
fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, mons. Luigi Giussani.
Servizio estero - Iraq: strage
a Baghdad per l’esplosione di un’autobomba in un mercato.
Servizio culturale - Un
articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Un
incredibile rifugio dall’orrore nazista nella capitale del Reich”:
raccontata in un libro di Daniel B. Singer la stupefacente storia dell’ospedale
ebraico di Berlino.
Servizio italiano - Islam: i
Ministri Fini e Pisanu riferiscono al Parlamento; non
si placano le polemiche sulla vicenda Calderoli.
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22 febbraio 2006
DOMANI L’UGANDA AL VOTO PER LE PRESIDENZIALI
E LE POLITICHE.
FAVORITO IL POTERE INCONTRASTATO DI MUSEVENI
- Intervista con Thomas Simmons -
Giornata di
elezioni presidenziali e politiche domani in Uganda. Favorito alla più importante
carica del Paese è Yoweri Museveni,
presidente uscente, al potere dal 1986. Suo principale avversario è Kizza Besigye, ex medico
personale dello stesso Museveni, già uscito sconfitto
alle presidenziali del 2001. Domani gli oltre 10 milioni di elettori ugandesi dovranno scegliere anche 317 membri del
Parlamento, mentre tra il 28 febbraio e il 9 marzo si terranno le consultazioni
locali. Ma che elezioni saranno quelle di domani, in cui Museveni
potrebbe essere riconfermato presidente? Giada Aquilino lo ha chiesto a Thomas Simmons, direttore generale
di AMREF-Italia, l’organizzazione per l'Africa che - in collaborazione con Lettera 22, ha
stilato un apposito dossier sull’Uganda dal titolo “Un Paese al bivio”:
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R. – Sembrerebbe molto probabile che Museveni
venga riconfermato. Ha portato avanti una imponente campagna elettorale, ha anche un forte
sostegno sul territorio e parte avvantaggiato avendo il controllo politico del
Paese. Ci sono state molte critiche da parte internazionale ed anche ieri Museveni ha detto che, se i Paesi donatori vogliono
interferire negli affari dell’Uganda, Kampala farà a meno del sostegno dei donatori.
D. – Quali accuse vengono rivolte
a Museveni?
R. – Riguardano l’accentramento del potere, la non
sensibilità nei confronti dell’introduzione della democrazia e anche un incremento
della corruzione, collegata alle persone a lui più vicine. Queste sono alcune
delle accuse…
D. – … Che poi sono i grandi problemi dell’Uganda. Ma
purtroppo il Paese africano ne ha anche altri …
D. – L’Uganda ha tantissimi problemi. C’è da dire che in
termini di crescita economica è stata una delle storie di successo. Nella lotta
all’Aids, Museveni è stato il primo a demistificare
questa malattia e ad abbattere i tassi di sieropositività
nel Paese. Ma rimangono divisioni interne tribali e politiche. L’Uganda ha poi
avuto lunghi coinvolgimenti anche all’estero, prima in
sostegno e poi in conflitto con il Rwanda. Ricordiamo l’invasione e la guerra
in Congo; il sostegno ai ribelli del Sud Sudan, anche se adesso questa
situazione sembra almeno momentaneamente risolta. I problemi sono forse più
marcati a causa della storia militaristica dell’Uganda e di determinate ambizioni
dei suoi dirigenti politici.
D. – Quanto incide la situazione interna dell’Uganda in
Africa e nei Paesi dei Grandi Laghi?
R. – Tocca molto proprio il Congo,
il Rwanda, il Sud Sudan. E’ un fattore abbastanza destabilizzante. Adesso ci
sono grandi aspettative per queste elezioni, perché l’Uganda è un Paese
centrale nella zona dei Grandi Laghi. Si spera ovviamente che rimanga una determinata
stabilità per lavorare insieme con i Paesi limitrofi per costruire la pace. Ma
in tutta questa zona dell’Africa orientale, i Paesi sono molto instabili, a
rischio, e l’instabilità porta povertà, malattie, sottosviluppo. E’ dunque un
momento importante per dare il segnale che l’Uganda vuole essere un Paese in
crescita.
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IL CARDINALE MACHISANO PREMIATO IERI
DALLA
“FONDAZIONE PRO MUSICA E ARTE SACRA
- Con
noi, il porporato -
Si è svolta ieri, presso la Chiesa del
Santissimo Salvatore a Roma,
la cerimonia di premiazione promossa dalla “Fondazione Pro musica
e Arte Sacra”. Il riconoscimento è andato al cardinale Francesco Marchisano,
Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, per il suo impegno nella
salvaguardia e conservazione dell’Arte Sacra. C’era per noi Francesca Fialdini:
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(Musica)
Tra le arie di Händel,
Rossini, Morricone, Mozart, il cardinal Marchisano è stato omaggiato ieri per
la sua decennale esperienza nell’ambito della salvaguardia dell’arte sacra.
Lui, che ha collezionato incarichi di alta responsabilità. Scelto dallo stesso
Giovanni Paolo II a capo della Pontificia Commissione per la tutela del
patrimonio artistico della Chiesa, Marchisano ricorda così quel giorno del
1988:
“Quando mi ha chiamato, perché accettassi
questo incarico, mi ha detto una frase che ho ripetuto tantissime volte. Mi ha detto queste testuali parole: “Se io, come arcivescovo di
Cracovia, ho potuto fare qualcosa di bene con i lontani è perché ho sempre
cominciato con i beni culturali della Chiesa, che hanno un linguaggio che tutti
conoscono e che tutti accettano: il linguaggio del bello”.
E a riprova della sua esperienza, il cardinal
Marchisano aggiunge:
“Come arciprete della Basilica di San Pietro,
io quasi tutte le mattine, quando ho un minuto di tempo, faccio un giro per la
Basilica, per vedere come vanno le cose e, soprattutto, per parlare con
qualcuno. E cerco di parlare con dei cinesi, che adesso sono tanti. Guardi,
alle volte resto commosso da gente non cristiana, che entrando in una chiesa
così capisce che c’è qualche cosa che a loro sfugge, cui devono ripensare. Ecco
quindi il compito dell’arte sacra, che è un compito di preevangelizzazione.
Crea il clima per far capire delle cose superiori in maniera molto semplice,
adatta a tutti”.
Per lasciarsi ferire dalla bellezza e
coinvolgere nell’esperienza del divino, il connubio fra arte ed
evangelizzazione vince il tempo. Rimane ancora oggi un linguaggio privilegiato,
come sottolinea il presidente della Fondazione pro musica ed arte sacra, Hans Albert Courtial:
“Noi dobbiamo usare la bellezza della musica
dell’arte sacra per portare la gente lontano da Dio a Dio”.
(musica)
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22 febbraio 2006
ANCORA
VIOLENZE IN NIGERIA IN SEGUITO A MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
CONTRO
LE VIGNETTE SATIRICHE SU MAOMETTO. IN PAKISTAN, UN IMAM ANNUNCIA
CHE
ATTENTATORI KAMIKAZE SONO PRONTI A COLPIRE CHI HA DIFFAMATO L’ISLAM
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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ABUJA. = Il virus del nazionalismo e del fondamentalismo
continua a generare tensioni che sfociano in drammatiche manifestazioni di
violenza. In Nigeria nuovi scontri, scoppiati durante violente proteste
organizzate nelle ultime 24 ore, hanno provocato la morte di oltre 20 persone.
Nella città di Onisha, nella Nigeria sud-orientale,
sono state date alle fiamme, inoltre, due moschee. Commentando questi nuovi
attacchi, il nunzio apostolico in Nigeria, mons. Renzo Fratini, ribadisce che
nel Paese africano “non c’è un odio specifico contro i cattolici”. “Si tratta
di un fenomeno – aggiunge - che ha poco a che vedere con la religione, perché
vi sono strumentalizzazioni politiche che mirano a sfruttare le divisioni della
società africana per propri scopi”. In una nota della Conferenza episcopale
nigeriana, i presuli precisano, inoltre, che è in atto “un piano premeditato
per fare sprofondare il Paese in una crisi sotto le apparenze di una protesta
di carattere religioso”. In Pakistan, intanto, migliaia di persone hanno
manifestato a Larkana, nel sud del Paese, inneggiando
alla Jihad e alla guerra santa. Sempre in Pakistan,
un imam ha annunciato che attentatori kamikaze sono
pronti a colpire chi ha diffamato Maometto. E questa strumentalizzazione,
innescata dalle proteste seguite alla pubblicazione delle vignette satiriche, è
alimentata anche da campagne denigratorie: in Turchia sta riscuotendo notevole
successo, ad esempio, il film intitolato “La valle dei lupi – Iraq”, che
contiene tendenziosi accostamenti tra le violenze perpetrate dai soldati
americani sulla popolazione irachena e i simboli cristiani. Da questi messaggi
- avverte il vicario apostolico per l’Anatolia, mons. Luigi Padovese
- si ricavano pericolose equazioni. Il proselitismo – spiega mons. Padovese – è un alibi al quale si sta facendo ricorso per
rinfocolare una polemica anticristiana e antioccidentale.
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IN AUSTRIA TROVATI IN DUE POLLI IL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA.
EMERGENZA ALTA ANCHE IN NIGERIA, DOVE LA FAO TEME
CHE IL VIRUS POSSA INNESCARE UNA “CATASTROFE REGIONALE”
VIENNA/ABUJA. = In Unione Europea tracce del
virus H5N1 sono state trovate per la prima volta in due polli, risultati
positivi in Austria. Dopo diversi casi di influenza aviaria riscontrati in
animali selvatici, la presenza del morbo è stata accertata in due polli ritrovati
in un canile municipale di Graz, dove era stato portato anche un cigno malato.
E’ dunque probabile che i polli siano stati contagiati dall’animale selvatico.
L’allarme per l’influenza aviaria continua, inoltre, ad essere alto anche in Nigeria.
La FAO ha denunciato, infatti, che il virus H5N1 continua a diffondersi tra il
pollame del Paese africano, nonostante il “forte impegno” delle autorità
locali. Il rischio – precisa l’Agenzia delle Nazioni Unite – è quello di una
“catastrofe regionale”. La FAO teme, in particolare, che il commercio possa contribuire
alla diffusione del virus e ha invitato per questo le
autorità locali ad avviare una campagna di vaccinazione mirata. L’abbattimento
e l’applicazione delle misure di sicurezza potrebbero non bastare a fermare
l’influenza ed è necessario che le operazioni siano guidate da una task force
centralizzata, ha spiegato il veterinario capo dell’Agenzia dell’ONU per
l’alimentazione e l’agricoltura. (A.L.)
HA
VOLUTO SEMPRE UNA COSA SOLA: CERCARE DIO. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE
IERI
POMERIGGIO DALL’ARCIVESCOVO DI FIRENZE, CARDINALE ENNIO ANTONELLI,
DURANTE
LE ESEQUIE DI DON DIVO BARSOTTI, SACERDOTE E TEOLOGO,
SCOMPARSO
LA SCORSA SETTIMANA
FIRENZE. = Sacerdote, mistico, scrittore, teologo e padre
spirituale: questo è stato don Divo Barsotti,
scomparso la settimana scorsa all’età di 92 anni. A ricordare il suo impegno
pastorale ieri pomeriggio il cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, che ha presieduto le esequie nel Santuario della
Santissima Annunziata del capoluogo toscano. Dalla Santa Sede, con la firma del
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, al porporato è arrivato un
telegramma con un messaggio di cordoglio di Benedetto XVI. Ai funerali erano
presenti circa 1.500 persone, molte delle quali appartenenti alla Comunità dei
Figli di Dio, l’Ordine religioso fondato dal sacerdote nel 1948 e che conta oltre 2.000 appartenenti tra preti, frati e famiglie
laiche consacrate di tutti i continenti. “Egli ha voluto sempre una cosa sola:
cercare Dio” ha sottolineato il cardinale Antonelli.
Autore di oltre 150 opere che introducono alla contemplazione e alla
spiritualità, don Barsotti è stato maestro di
numerosi cattolici di vario orientamento come Giorgio La
Pira, ed ha intrattenuto stretti contatti con i teologi Hans
Urs Von Balthasar ed Henri de Lubac, e con i poeti
Mario Luzi e il monaco Thomas
Merton. (T.C.)
LA DIVINA MISERICORDIA APPARIVA 75 ANNI FA A PLOCK, IN
POLONIA,
A SUOR FAUSTINA KOWALSKA. IL 30 APRILE DEL 2000,
GIOVANNI PAOLO II NE ISTITUISCE LA FESTA E PROCLAMA LA
SUORA SANTA
PLOCK.
= Il 22 febbraio di 75 anni fa a Plock, in Polonia,
suor Faustina Kowalska riceveva la prima apparizione
della Misericordia. Oggi, alle ore 17, nel santuario della Divina Misericordia
a Roma, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, si
terrà una Messa presieduta dal rettore, don Jozef Bart, per ricordare l’avvenimento. Il 22
febbraio del 1931, la santa scriveva nel suo diario: “Vidi il signore Gesù: una
mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che
lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Dopo un istante Gesù mi disse: dipingi un’immagine secondo il
modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in te! Voglio che
l’immagine che dipingerai con il pennello, venga
solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve
essere la festa della Misericordia”. Il desiderio ha trovato realizzazione il
30 aprile del 2000, quando Giovanni Paolo II proclamò
santa suor Faustina e istituì la festa della Divina Misericordia. Nel 2002,
Papa Wojtyla per l’ultima volta nella sua terra
natale, celebrò la Messa per la consacrazione del santuario della Divina
Misericordia nei sobborghi di Cracovia. In quell’occasione
il Papa affidò il mondo alla Divina Misericordia. (A.E.)
E’ SCOMPARSO IERI, ALL’ETÀ DI 84 ANNI, MONS.
PAUL CASIMIR MARCINKUS,
GIA’ PRESIDENTE DELL’ISTITUTO PER LE OPERE
RELIGIOSE (IOR)
CHICAGO. = Si terranno a Chicago, la città dove fu ordinato
sacerdote nel 1947, i funerali di mons. Paul Casimir Marcinkus, scomparso ieri
a Sun City, in Arizona, all’età di 84 anni. Oltre
alla Segreteria di Stato, che “comunica con dolore” la scomparsa
dell’arcivescovo, sono anche “il cardinale presidente del Governatorato, i
Superiori e tutti i dipendenti” ad unirsi al dolore per la morte di mons. Marcinkus, “per lunghi anni Presidente della Pontificia
Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, che ha diretto con
competenza, amore, e disponibilità, guadagnandosi la stima e l’affetto dei
superiori e dei dipendenti”. Anche i vertici dell’Istituto per le Opere Religiose
(IOR) lo ricordano “con particolare affetto per il lungo servizio prestato”. (A.L.)
NEGLI
STATI UNITI RINVIATA DALLA CORTE D’APPELLO L’ESECUZIONE
CAPITALE
DI
ANGELO MORALES, CONDANNATO A MORTE PER L’OMICIDIO DI UNA RAGAZZA.
IERI
GLI ANESTESISTI SI ERANO RIFIUTATI DI PRENDERE PARTE ALL’ESECUZIONE
SACRAMENTO.
= Lo Stato della California ha rinviato a tempo
indeterminato l’esecuzione di Michael Angelo Morales, prevista per la notte scorsa. La decisione, da
parte di una Corte d’appello federale, è giunta un’ora e mezza prima della
scadenza fissata, L’esecuzione era già stata rinviata, ieri, in seguito al
rifiuto per obiezione di coscienza degli anestesisti di somministrare un’iniezione
per alleviare il dolore provocato dai liquidi letali. Ora il caso, per scadenza
dei termini, deve tornare al giudice per un nuovo verdetto. Michael
Angelo Morales è stato condannato alla pena capitale
per l’omicidio di una ragazza di 17 anni. (A.L.)
GRANDE
SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA 26.MA BORSA
INTERNAZIONALE
DEL
TURISMO CONCLUSASI IERI A MILANO.
HANNO
PARTECIPATO ALL’EVENTO 5.000
ESPOSITORI,
TRA
CUI OLTRE 1.600 INTERNAZIONALI. SI TRATTA DELLA PIÙ GRANDE ESPOSIZIONE
AL
MONDO DEL PRODOTTO TURISTICO ITALIANO
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = Di questi tempi basta anche il più 1,4 per cento fatto segnare nel saldo delle presenze turistiche
in Italia, nel corso del 2005, per ridare ottimismo ad un settore che è tornato
per la 26.ma volta a Milano,
per dar vita alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, che ha visto nei
padiglioni di Fiera Milano City 5 mila espositori, di cui 1600 internazionali
ed oltre 120 mila visitatori. I dati di Union Camere confermano in 46 miliardi
di euro la spesa turistica in Italia nel 2005, ma denunciano anche la fatica a
recuperare il feeling con gli stranieri, soprattutto con il mercato tedesco. Tre i focus tematici di quest’anno: Bit Green, dedicato a tutte le
espressioni del turismo ambientale; Bit for Job, punto di incontro fra formazione e lavoro nel
turismo; ed infine Bit Technology, la rassegna dei servizi on ed off line dedicati al turismo. In questo variegato mondo che
si sposta, consuma vacanze e conosce nuove culture, c’è spazio per un turismo
religioso, fenomeno sempre in crescita, secondo i dati comunicati nel corso
dell’annuale convegno promosso dalla Chiesa cattolica italiana. L’attenzione è
stata posta quest’anno sul turismo come occasione di condivisione dei valori
del mondo per passare dalla globalizzazione turistica
a quella culturale. Mons. Francesco Brugnaro, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Organizzazio-ne mondiale del turismo, ha sottolineato il ruolo della Chiesa
cattolica nel cammino di promozione di un Codice mondiale di etica del turismo,
che riconosce la centralità della persona umana nei processi di governo e di
sviluppo del turismo globale. Dal canto suo l’arcivescovo mons. Agostino
Marchetto, segretario del Dicastero vaticano per gli itineranti, ha preso le
mosse dall’ultimo messaggio pontificio per la Giornata mondiale del turismo per
tracciare il volto di un nuovo turismo. Un turismo fondato su socialità,
sostenibilità e solidarietà, in cui si radica l’appello alle autorità e agli
operatori, affinché il turismo alimenti l’incontro pacifico fra le popolazioni,
garantendo sicurezza e facilità di comunicazione.
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22 febbraio 2006
- A cura di
Fausta Speranza -
Grave attentato ad un’importante moschea sciita a Samarra,
a nord di Baghdad. Distrutta parte della preziosa cupola. Sembra che debbano
considerarsi una reazione all’attacco al luogo di culto altri episodi di
violenza in mattinata: a Bassora è stata attaccata con
esplosivi la moschea di Ashra Albumashara,
mentre nella nuova Baghdad la violenza è esplosa anche contro un’abitazione
privata di sunniti. Tre moschee sarebbero state attaccate a Baghdad, mentre colpi di
mortai sono stati lanciati sulla sede
del Consiglio degli Ulema, uno dei maggiori organi religioso-politici
dei sunniti. Il nostro servizio:
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L’attentato ad uno dei luoghi più sacri per gli sciiti ha
suscitato la reazione indignata degli abitanti della città che è a maggioranza sunnita. In tanti sono scesi in piazza con bandiere irachene
e stendardi verdi dell’islam.
A chiedere a tutti gli sciiti di protestare è stata la più alta autorità sciita
in Iraq, l’ayatollah Alì al-Sistani.
Che, subito dopo, però ha lanciato un appello alla calma e ha chiesto ai fedeli
comunque di non attaccare moschee e luoghi di culto sunniti. Il primo ministro Ibrahim al-Jaafari ha annunciato
tre giorni di lutto per le esplosioni al mausoleo, che ha definito un attacco a tutti i
musulmani. Il leader sciita Moqtada Sadr, che era arrivato
ieri a Beirut per avere incontri con esponenti libanesi, è ripartito di corsa
dalla capitale libanese per rientrare in Iraq. Secondo il capo della sicurezza
nazionale Mowaffaq al-Rubaie,
sciita, “i responsabili non riusciranno a scatenare una guerra civile, come non
ci sono riusciti in passato”. E a proposito di responsabilità il capo della
sicurezza nazionale, la attribuisce a militanti ispirati da al-Qaeda.
Molto diversa la presa di posizione del movimento guerrigliero sciita di Hezbollah, che ha accusato le forze di occupazione USA ed i
loro alleati iracheni, sollecitando il mondo musulmano a unirsi contro quello che ha definito il “vero nemico”. Ricordiamo che
nella moschea di Samarra, che ha perso la sua cupola,
si trovano le tombe del decimo e dell’undicesimo imam
e che ad essa è legato anche il culto del cosiddetto imam
nascosto.
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Continua ad essere molto tesa la
situazione nella città libica di Bengasi dopo le
manifestazioni contro il Consolato italiano. Durante la protesta è stata saccheggiata e
incendiata anche
Hamas ed al-Fatah
sono intenzionati a proseguire il dialogo nell'intento di formare un governo
congiunto, anche se ancora restano da chiarire diversi
punti di dissenso. E’ quanto hanno dichiarato i rispettivi rappresentanti (Mahmud a-Zahar per Hamas e Azzam el-Ahmad
per al Fatah) al termine di
un incontro di tre ore a Gaza. Ieri il
presidente palestinese Abu Mazen
(al-Fatah) ha affidato l’incarico di costituire un
nuovo governo al capolista di Hamas Ismail Haniye. Secondo la stampa
palestinese, dietro le quinte la diplomazia egiziana esercita notevoli pressioni
per convincere Hamas ed al-Fatah
a costituire un governo congiunto, malgrado le
profonde divergenze sulla opportunità di negoziati con Israele.
Il presidente egiziano Mubarak
ha ricevuto il segretario di Stato americano Condoleezza
Rice, a conclusione della sua visita di due giorni in
Egitto nell’ambito di un giro in Medio Oriente.
I colloqui - ha riferito l’agenzia egiziana Mena - si sono concentrati
“sulle relazioni bilaterali e la situazione regionale, soprattutto in Israele e
nei territori palestinesi, oltre che in Iraq, in Libano e in Siria”. Rice, giunta al Cairo ieri, ha incontrato anche il primo
ministro Ahmed Nazif e il
ministro degli Esteri Abul Gheit.
La sua visita in Medio Oriente comprende l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi
Uniti.
Trattative, sabotaggio, montatura. Ruota attorno a queste
tre ipotesi il groviglio di interpretazioni che circonda in queste ore a
Belgrado la vicenda di Ratko Mladic
- famigerato generale serbo-bosniaco ricercato da oltre un decennio per
genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità - il cui arresto è stato
annunciato ieri dai media serbi, salvo essere poi
smentito da fonti ufficiali. Una vicenda che la stampa belgradese
considera in ogni caso tutt’altro che conclusa o
definita. Al punto che molti titoli insistono a dare per imminente, se non già
avvenuta, la fantomatica cattura, mentre altri tornano a evocare piuttosto negoziati
in corso per cercare di giungere finalmente alla resa. Mladic
figura, con l’ex leader politico dei serbi di Bosnia, Radovan
Karadzic, in testa alla lista nera del Tribunale
Penale Internazionale dell’Aja, TPI, ed è accusato
tra l’altro di responsabilità dirette nell’eccidio di Srebrenica
(8000 morti nel luglio 1995). Ma come mai ci sono voluti 10
anni per arrivare a questo punto? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a Paolo Pignocchi, responsabile dell’area Europa orientale per Amnesty International–Italia:
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R. – Mladic è accusato di crimini di guerra, di crimini contro
l’umanità e del più grave crimine di genocidio, quale è stato praticamente il
massacro di Srebrenica. Già due anni fa le Nazioni
Unite lo hanno sancito come genocidio. Quindi, avrebbe come capi di imputazione
gravissime questioni, tra cui il più grave quello di genocidio.
D. – In molti si chiedono come mai non si sia riusciti ad
arrestarlo fino adesso. Godeva in qualche modo di coperture sul territorio?
R. – E’ evidente che nel suo caso, come in altri casi
risoltisi poi positivamente,
questi personaggi hanno goduto di protezioni. Dire quali, come e
quando è un po’ difficile. E hanno goduto ancor più di un certo sostegno
dell’opinione pubblica, in quanto considerati ancora oggi ‘eroi’ nei rispettivi
Paesi.
D. – A questo punto lo attenderebbe il processo al
Tribunale dell’Aja?
R. – Questo credo sia un ulteriore passo verso quello che
noi chiamiamo la lotta contro l’impunità. Ricordiamo che i Balcani
in generale non sono per niente pacificati. Dayton e
il rinnovo della questione Kosovo, in questo periodo,
lo dimostrano. Quindi, hanno ancora bisogno di “pacificazione”. Per noi non c’è
assolutamente pace senza giustizia, rispetto al passato. Mladic
è sicuramente uno dei pesci più grossi.
D. – Ma ci sono altri criminali in questo momento in
libertà che bisognerebbe catturare al più presto, proprio per fare giustizia?
R. – Insieme a Mladic noi
ricordiamo Karadzic, che è ancora libero. Siamo
molto, molto preoccupati che il Tribunale chiuda i
battenti nel 2010. Dovrà comunque terminare tutti i gradi di giudizio che ci
sono in questo tribunale, nei giudizi relativi all’area dell’ex Jugoslavia.
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La Commissione UE ha dato oggi un sostanziale via libera
alla Finanziaria
dell’Italia, sottolineando tuttavia che sul
conseguimento degli obiettivi di bilancio del 2006 pesano ancora
“incertezze significative”. Nel parere sui conti pubblici, Bruxelles spiega che
la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia “per il momento”
non andrà avanti.
Rappresentanti del governo dello Sri Lanka e dei ribelli Tigri Tamil,
che rivendicano l’autonomia del nord-est dell’isola, si sono riuniti in Svizzera per due giorni di colloqui destinati
a consolidare la tregua in atto dal
febbraio 2002. Alla proclamazione della tregua, seguita a trent’anni
di conflitti, sono seguiti colloqui di pace che si sono però arenati nell’aprile del 2003. E
recentemente si è registrata
una ripresa delle violenze, che hanno fatto più di 150 morti solo negli ultimi due mesi. I colloqui
ripresi oggi si svolgono sotto l’egida della Norvegia, e del suo inviato di pace Erik Solheim. Gli incontri si
svolgeranno a porte chiuse nel castello di Bossey, a
una ventina di chilometri da Ginevra.
Le forze armate filippine hanno annunciato oggi di avere sventato un
tentativo di colpo di Stato contro il
presidente Gloria Arroyo. Molti di coloro che secondo
la fonte avevano organizzato il complotto sono stati arrestati. Ma sembra che
non si possa dire che l'intera cospirazione sia stata scoperta.
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