RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 53 - Testo della trasmissione di mercoledì 22 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI  annuncia 15 nuovi cardinali: il primo Concistoro del suo Pontificato si svolgerà il 24 marzo. I nuovi porporati – ha detto il Papa – rispecchiano bene l’universalità della Chiesa:  8 provengono dall’Europa, 3 dal Continente americano, 3 dall’Asia e 1 dall’Africa

 

Messaggio di Benedetto XVI a un anno dalla morte di mons. Luigi Giussani: con noi don Julián Carrón

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani l’Uganda al voto per le presidenziali e le politiche. Favorito Museveni: ai nostri microfoni Thomas Simmons

 

Conferito al cardinale Francesco Marchisano il Premio Fondazione Pro Musica e arte sacra: intervista con il porporato

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ancora violenze in Nigeria in seguito a manifestazioni di protesta contro le vignette satiriche su Maometto

 

In Austria trovato in due polli il virus dell’influenza aviaria

 

Ieri pomeriggio le esequie di don Divo Barsotti,  scomparso la scorsa settimana

 

75 anni fa  suor Faustina Kowalska riceveva la prima apparizione di Gesù misericordioso

 

E’ scomparso ieri, all’età di 84 anni, mons. Paul Casimir Marcinkus, già presidente dell’Istituto per le Opere Religiose

 

Negli Stati Uniti rinviata dalla Corte d’appello l’esecuzione capitale di Angelo Morales

 

Successo di pubblico per la 26.ma Borsa Internazionale del Turismo conclusasi ieri a Milano

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, grave attentato contro una moschea sciita a Samara: distrutta la preziosa cupola dorata

 

Tensione a Bengasi: nei disordini di questi giorni è stata incendiata la Chiesa dell’Immacolata. Salvi per miracolo due sacerdoti cattolici

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 febbraio 2006

 

 

BENEDETTO XVI  ANNUNCIA 15 NUOVI CARDINALI: IL PRIMO CONCISTORO

DEL SUO PONTIFICATO SI SVOLGERA’ IL 24 MARZO. I NUOVI PORPORATI –

HA DETTO IL PAPA – RISPECCHIANO BENE L’UNIVERSALITÀ DELLA CHIESA:

8 PROVENGONO DALL’EUROPA, 3 DAL CONTINENTE AMERICANO,

3 DALL’ASIA E 1 DALL’AFRICA

 

Benedetto XVI ha annunciato oggi il primo Concistoro del suo Pontificato per la creazione di 15 nuovi cardinali, che si terrà il 24 marzo. Il servizio di Roberta Gisotti. 

 

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L’atteso annuncio stamane nella Festa della Cattedra di San Pietro, durante l’udienza generale, cui hanno assistito nella Basilica Vaticana e nell’Aula Paolo VI circa 14 mila fedeli, tra cui migliaia di giovani. Il Concistoro - ha annunciato Benedetto XVI al termine della catechesi - verrà celebrato venerdì 24 marzo, preceduto il giorno prima 23 marzo da una riunione di riflessione e di preghiera che il Papa terrà con tutto il Collegio cardinalizio, e seguito sabato 25 marzo da una solenne Concelebrazione presieduta dal Santo Padre con i nuovi porporati:

        

Questo annuncio si colloca opportunamente nella festa della Cattedra, perché i Cardinali hanno il compito di sostenere ed aiutare il Successore di Pietro nell'adempimento dell'ufficio apostolico che gli è stato affidato a servizio della Chiesa”.

        

Ma scorriamo l’elenco dei nuovi Principi della Chiesa, nel quale – come ha osservato il Papa – “ben si rispecchia l’universalità della Chiesa: provengono infatti da varie parti del mondo e rivestono mansioni diverse nel servizio al Popolo di Dio”:

 

mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede;

mons. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;

mons. Agostino Vallini, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica

mons. Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas;

mons. Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila;

mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux;

mons. Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo;

mons. Nicolas Cheong-Jin-Suk, arcivescovo di Seoul;

mons. Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston;

mons. Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia;

mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna;

mons. Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong.

 

         Oltre a questi 12 nuovi cardinali, il Papa ha deciso di elevare alla dignità cardinalizia tre ecclesiastici di età superiore agli 80 anni, considerati i servizi resi alla Chiesa “con esemplare fedeltà ed ammirevole dedizione”, ha sottolineato Benedetto XVI. Si tratta di:

 

mons. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura;

mons. Peter Poreku Dery, arcivescovo emerito di Tamale (Ghana);

Padre Albert Vanhoye, già benemerito rettore del Pontificio Istituto Biblico e segretario della Pontificia Commissione Biblica.

 

Tornando alla cronaca dell’udienza generale, nell’odierna festa Cattedra di San Pietro, un antica tradizione, che risale al IV secolo - ha ricordato il Papa, chiedendo ai giovani, circa tremila raccolti nella Basilica Vaticana - di nutrire “la vita personale e comunitaria di quella fede fondata sulla testimonianza di Pietro e degli altri Apostoli.”

        

Celebrare la “Cattedra di Pietro” – ha spiegato Benedetto XVI – significa “attribuire ad essa un forte significato spirituale e riconoscervi un segno privilegiato dell’amore di Dio, Pastore buono ed eterno, che vuole radunare l’intera sua Chiesa e guidarla sulla via della salvezza.” “La Cattedra del Vescovo di Roma rappresenta”, infatti, “non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell’intero popolo di Dio”. Per questo Benedetto XVI ha invitato tutti i fedeli in questo giorno a recarsi alla Cattedra dell’Apostolo, nella Basilica di San Pietro e lì pregare “in modo particolare” per il suo Ministero:

 

“Alzando lo sguardo alla vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, invocate lo Spirito Santo, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano servizio a tutta la Chiesa.

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I nuovi porporati – come ha detto il Papa – rispecchiano bene l’universalità della Chiesa:  8 provengono dall’Europa, 3 dal continente americano, 3 dall’Asia e 1 dall’Africa. Con le nuove nomine i cardinali salgono a 193, di cui 120 elettori, considerando che alla data del 24 marzo, giorno del Concistoro,  il cardinale ivoriano Agré e il cardinale irlandese Connel avranno compiuto 80 anni. Con queste nomine la nuova geografia cardinalizia vede 100 porporati europei, 32 latinoamericani, 20 nordamericani e 20 asiatici, 17 africani e 4 dell’Oceania.

 

Grande la commozione tra i nuovi cardinali. Ascoltiamo la reazione di due nuovi porporati ultraottantenni raggiunti telefonicamente da Camille Langlade: iniziamo con il padre gesuita Albert Vanhoye, già Rettore del Pontificio Istituto Biblico e Segretario della Pontificia Commissione Biblica:

 

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Per quanto riguarda la mia modesta persona sono rimasto veramente sbalordito, perché non me lo aspettavo per niente. E’ stata un sorpresa completa. Ma riflettendo, ho capito che il Santo Padre è stato contento della mia collaborazione, quando sono stato segretario della Commissione Biblica per 11 anni. Quindi, sono stato il suo collaboratore diretto per questo compito. Ho apprezzato, dunque, questa delicatezza di ricordarsi di un ex collaboratore, che non meritava veramente questa generosa nomina.

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Ed ora ascoltiamo mons. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura:

 

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E’ stato per me un grande onore, evidentemente, di essere stato scelto dal Papa per far parte del Vollegio dei cardinali, nonostante la mia età. Sono nel gruppo dei cardinali non elettori. E’, però, sempre un onore ed un impegno. Aumenta sempre l’impegno di servizio alla Chiesa e al Papa. In particolare, il mio servizio attuale è per la Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove c’è stato tutto un riordinamento da fare e c’è tutto un programma di sviluppo che sto cercando di mettere in corso nel modo migliore.

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LA SALDA FEDELTÀ A CRISTO E LO SFORZO INCESSANTE DI COMUNICARE

LE RICCHEZZE DEL MESSAGGIO EVANGELICO AD OGNI CATEGORIA SOCIALE:

SIANO QUESTE LE ORME SULLE QUALI DEVONO PROSEGUIRE IL CAMMINO I FIGLI

 SPIRITUALI DI DON LUIGI GIUSSANI. COSÌ BENEDETTO XVI IN UNA LETTERA

CHE RICORDA IL SACERDOTE SCOMPARSO UN ANNO FA

 

Anche Benedetto XVI ha voluto ricordare il primo anniversario della morte di don Luigi Giussani indirizzando una lettera al successore don Julián Carrón. Proprio lo scorso anno, quando era ancora cardinale, il Santo Padre ha presieduto le esequie. “Ricordo con emozione – ha scritto il Pontefice che ha definito Giussani innamorato dell’uomo perché innamorato di Cristo - la solenne celebrazione dei suoi funerali nel duomo di Milano, che mi ha dato ancora una volta di constatare la stima e l’apprezzamento che egli, nel corso della sua feconda esistenza, ha saputo suscitare attorno alla sua persona, al suo insegnamento e alla sua opera apostolica”. Ma ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Ha indicato a tanti giovani Cristo come centro dell’esistenza, di lui colpivano soprattutto la salda fedeltà a Cristo e lo sforzo incessante di comunicare le ricchezze del messaggio evangelico ad ogni categoria sociale. Benedetto XVI ha ricordato con queste parole don Luigi Giussani, fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione nella lettera inviata a don Julián Carrón. “Spetta ai suoi figli spirituali il compito di continuare a camminare sulle sue orme – scrive il Papa – seguendo il suo insegnamento e restando sempre in comunione con i vescovi e le altre componenti ecclesiali”. Ma come è stato accolto da Comunione e Liberazione il messaggio del Papa? Lo abbiamo chiesto proprio a don Julián Carrón:

 

R. – Siamo veramente grati e stupiti di questa paternità del Santo Padre nei nostri confronti. Noi desideriamo essere all’altezza di questo apprezzamento del Santo Padre collaborando con la nostra risposta alla grazia che ci è stata donata per il bene della Chiesa e per il bene del mondo.

 

D. – Qual è il messaggio centrale che ha lasciato don Luigi Giussani?

 

R. – In una delle ultime lettere al Papa Giovanni Paolo II, don Giussani diceva che lui non ha inteso fondare niente, ma riproporre l’esperienza cristiana nei suoi fattori fondamentali, cioè un uomo con tutto il desiderio di pienezza, di felicità del cuore può trovare soltanto in Cristo presente qui ed ora una risposta adeguata. Questa è la possibilità di rispondere veramente al dramma dell’io che ha sempre bisogno di capire dove trovare il compimento della vita.

 

D. – Che ricordi personali ha di don Giussani?

 

R.-  Impressionante era vedere l’intensità con cui viveva la vita  che aveva soltanto una sorgente ultima che era la sua passione per Cristo, che si vedeva vibrare nel volto, nello sguardo del Giussani.

 

D. – Ad un anno dalla morte di don Giussani come ha camminato Comunione e Liberazione?

 

R. – Abbiamo cercato di seguire e di essere fedeli a quello che lui ci ha lasciato. Ci siamo sorpresi lungo questo anno della sua presenza tra di noi attraverso quanto accadeva: nella nostra unità, nelle testimonianze delle persone che vivono con passione quanto lui ci ha lasciato, che ci stupiscono continuamente. Vuol dire che lui è più vivo che mai, più padre che mai in mezzo a noi.

 

D. – Quali sono le prospettive di Comunione e Liberazione?

 

R. – Le prospettive sono di domandare in continuazione una fedeltà ogni volta più grande all’eredità che don Giussani ci ha lasciato. Siamo in grado ogni volta di imparare di più e di essere più fedeli alla sua eredità. Questo sarà il nostro contributo alla Chiesa e al mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

 

Servizio vaticano - Il Messaggio di Benedetto XVI in occasione del primo anniversario della morte del fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, mons. Luigi Giussani.

 

Servizio estero - Iraq: strage a Baghdad per l’esplosione di un’autobomba in un mercato.

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Un incredibile rifugio dall’orrore nazista nella capitale del Reich”: raccontata in un libro di Daniel B. Singer la stupefacente storia dell’ospedale ebraico di Berlino.

 

Servizio italiano - Islam: i Ministri Fini e Pisanu riferiscono al Parlamento; non si placano le polemiche sulla vicenda Calderoli.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 febbraio 2006

 

 

DOMANI L’UGANDA AL VOTO PER LE PRESIDENZIALI E LE POLITICHE.

 FAVORITO IL POTERE INCONTRASTATO DI MUSEVENI

- Intervista con Thomas Simmons -

 

Giornata di elezioni presidenziali e politiche domani in Uganda. Favorito alla più importante carica del Paese è Yoweri Museveni, presidente uscente, al potere dal 1986. Suo principale avversario è Kizza Besigye, ex medico personale dello stesso Museveni, già uscito sconfitto alle presidenziali del 2001. Domani gli oltre 10 milioni di elettori ugandesi dovranno scegliere anche 317 membri del Parlamento, mentre tra il 28 febbraio e il 9 marzo si terranno le consultazioni locali. Ma che elezioni saranno quelle di domani, in cui Museveni potrebbe essere riconfermato presidente? Giada Aquilino lo ha chiesto a Thomas Simmons, direttore generale di AMREF-Italia, l’organizzazione per l'Africa che - in collaborazione con Lettera 22, ha stilato un apposito dossier sull’Uganda dal titolo “Un Paese al bivio”:

 

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R. – Sembrerebbe molto probabile che Museveni venga riconfermato. Ha portato avanti una imponente campagna elettorale, ha anche un forte sostegno sul territorio e parte avvantaggiato avendo il controllo politico del Paese. Ci sono state molte critiche da parte internazionale ed anche ieri Museveni ha detto che, se i Paesi donatori vogliono interferire negli affari dell’Uganda, Kampala farà a meno del sostegno dei donatori.

                           

D. – Quali accuse vengono rivolte a Museveni?

 

R. – Riguardano l’accentramento del potere, la non sensibilità nei confronti dell’introduzione della democrazia e anche un incremento della corruzione, collegata alle persone a lui più vicine. Queste sono alcune delle accuse…

 

D. – … Che poi sono i grandi problemi dell’Uganda. Ma purtroppo il Paese africano ne ha anche altri …

 

D. – L’Uganda ha tantissimi problemi. C’è da dire che in termini di crescita economica è stata una delle storie di successo. Nella lotta all’Aids, Museveni è stato il primo a demistificare questa malattia e ad abbattere i tassi di sieropositività nel Paese. Ma rimangono divisioni interne tribali e politiche. L’Uganda ha poi avuto lunghi coinvolgimenti anche all’estero, prima in sostegno e poi in conflitto con il Rwanda. Ricordiamo l’invasione e la guerra in Congo; il sostegno ai ribelli del Sud Sudan, anche se adesso questa situazione sembra almeno momentaneamente risolta. I problemi sono forse più marcati a causa della storia militaristica dell’Uganda e di determinate ambizioni dei suoi dirigenti politici.

 

D. – Quanto incide la situazione interna dell’Uganda in Africa e nei Paesi dei Grandi Laghi?

 

R. – Tocca molto proprio il Congo, il Rwanda, il Sud Sudan. E’ un fattore abbastanza destabilizzante. Adesso ci sono grandi aspettative per queste elezioni, perché l’Uganda è un Paese centrale nella zona dei Grandi Laghi. Si spera ovviamente che rimanga una determinata stabilità per lavorare insieme con i Paesi limitrofi per costruire la pace. Ma in tutta questa zona dell’Africa orientale, i Paesi sono molto instabili, a rischio, e l’instabilità porta povertà, malattie, sottosviluppo. E’ dunque un momento importante per dare il segnale che l’Uganda vuole essere un Paese in crescita.

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IL CARDINALE MACHISANO PREMIATO IERI

DALLA “FONDAZIONE PRO MUSICA E ARTE SACRA

- Con noi, il porporato -

 

Si è svolta ieri, presso la Chiesa del Santissimo Salvatore a Roma,  la cerimonia di premiazione promossa dalla “Fondazione Pro musica e Arte Sacra”. Il riconoscimento è andato al cardinale Francesco Marchisano, Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, per il suo impegno nella salvaguardia e conservazione dell’Arte Sacra. C’era per noi Francesca Fialdini:

 

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(Musica)

 

Tra le arie di Händel, Rossini, Morricone, Mozart, il cardinal Marchisano è stato omaggiato ieri per la sua decennale esperienza nell’ambito della salvaguardia dell’arte sacra. Lui, che ha collezionato incarichi di alta responsabilità. Scelto dallo stesso Giovanni Paolo II a capo della Pontificia Commissione per la tutela del patrimonio artistico della Chiesa, Marchisano ricorda così quel giorno del 1988:

 

“Quando mi ha chiamato, perché accettassi questo incarico, mi ha detto una frase che ho ripetuto tantissime volte. Mi ha detto queste testuali parole: “Se io, come arcivescovo di Cracovia, ho potuto fare qualcosa di bene con i lontani è perché ho sempre cominciato con i beni culturali della Chiesa, che hanno un linguaggio che tutti conoscono e che tutti accettano: il linguaggio del bello”.

 

E a riprova della sua esperienza, il cardinal Marchisano aggiunge:

 

“Come arciprete della Basilica di San Pietro, io quasi tutte le mattine, quando ho un minuto di tempo, faccio un giro per la Basilica, per vedere come vanno le cose e, soprattutto, per parlare con qualcuno. E cerco di parlare con dei cinesi, che adesso sono tanti. Guardi, alle volte resto commosso da gente non cristiana, che entrando in una chiesa così capisce che c’è qualche cosa che a loro sfugge, cui devono ripensare. Ecco quindi il compito dell’arte sacra, che è un compito di preevangelizzazione. Crea il clima per far capire delle cose superiori in maniera molto semplice, adatta a tutti”.

 

Per lasciarsi ferire dalla bellezza e coinvolgere nell’esperienza del divino, il connubio fra arte ed evangelizzazione vince il tempo. Rimane ancora oggi un linguaggio privilegiato, come sottolinea il presidente della Fondazione pro musica ed arte sacra, Hans Albert Courtial:

 

“Noi dobbiamo usare la bellezza della musica dell’arte sacra per portare la gente lontano da Dio a Dio”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

22 febbraio 2006

 

ANCORA VIOLENZE IN NIGERIA IN SEGUITO A MANIFESTAZIONI DI PROTESTA

CONTRO LE VIGNETTE SATIRICHE SU MAOMETTO. IN PAKISTAN, UN IMAM ANNUNCIA

CHE ATTENTATORI KAMIKAZE SONO PRONTI A COLPIRE CHI HA DIFFAMATO L’ISLAM

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ABUJA. = Il virus del nazionalismo e del fondamentalismo continua a generare tensioni che sfociano in drammatiche manifestazioni di violenza. In Nigeria nuovi scontri, scoppiati durante violente proteste organizzate nelle ultime 24 ore, hanno provocato la morte di oltre 20 persone. Nella città di Onisha, nella Nigeria sud-orientale, sono state date alle fiamme, inoltre, due moschee. Commentando questi nuovi attacchi, il nunzio apostolico in Nigeria, mons. Renzo Fratini, ribadisce che nel Paese africano “non c’è un odio specifico contro i cattolici”. “Si tratta di un fenomeno – aggiunge - che ha poco a che vedere con la religione, perché vi sono strumentalizzazioni politiche che mirano a sfruttare le divisioni della società africana per propri scopi”. In una nota della Conferenza episcopale nigeriana, i presuli precisano, inoltre, che è in atto “un piano premeditato per fare sprofondare il Paese in una crisi sotto le apparenze di una protesta di carattere religioso”. In Pakistan, intanto, migliaia di persone hanno manifestato a Larkana, nel sud del Paese, inneggiando alla Jihad e alla guerra santa. Sempre in Pakistan, un imam ha annunciato che attentatori kamikaze sono pronti a colpire chi ha diffamato Maometto. E questa strumentalizzazione, innescata dalle proteste seguite alla pubblicazione delle vignette satiriche, è alimentata anche da campagne denigratorie: in Turchia sta riscuotendo notevole successo, ad esempio, il film intitolato “La valle dei lupi – Iraq”, che contiene tendenziosi accostamenti tra le violenze perpetrate dai soldati americani sulla popolazione irachena e i simboli cristiani. Da questi messaggi - avverte il vicario apostolico per l’Anatolia, mons. Luigi Padovese - si ricavano pericolose equazioni. Il proselitismo – spiega mons. Padovese – è un alibi al quale si sta facendo ricorso per rinfocolare una polemica anticristiana e antioccidentale.

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IN AUSTRIA TROVATI IN DUE POLLI IL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA.

EMERGENZA ALTA ANCHE IN NIGERIA, DOVE LA FAO TEME

CHE IL VIRUS POSSA INNESCARE UNA “CATASTROFE REGIONALE”

 

VIENNA/ABUJA. = In Unione Europea tracce del virus H5N1 sono state trovate per la prima volta in due polli, risultati positivi in Austria. Dopo diversi casi di influenza aviaria riscontrati in animali selvatici, la presenza del morbo è stata accertata in due polli ritrovati in un canile municipale di Graz, dove era stato portato anche un cigno malato. E’ dunque probabile che i polli siano stati contagiati dall’animale selvatico. L’allarme per l’influenza aviaria continua, inoltre, ad essere alto anche in Nigeria. La FAO ha denunciato, infatti, che il virus H5N1 continua a diffondersi tra il pollame del Paese africano, nonostante il “forte impegno” delle autorità locali. Il rischio – precisa l’Agenzia delle Nazioni Unite – è quello di una “catastrofe regionale”. La FAO teme, in particolare, che il commercio possa contribuire alla diffusione del virus e ha invitato per questo le autorità locali ad avviare una campagna di vaccinazione mirata. L’abbattimento e l’applicazione delle misure di sicurezza potrebbero non bastare a fermare l’influenza ed è necessario che le operazioni siano guidate da una task force centralizzata, ha spiegato il veterinario capo dell’Agenzia dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura. (A.L.)

 

 

HA VOLUTO SEMPRE UNA COSA SOLA: CERCARE DIO. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE

IERI POMERIGGIO DALL’ARCIVESCOVO DI FIRENZE, CARDINALE ENNIO ANTONELLI,

DURANTE LE ESEQUIE DI DON DIVO BARSOTTI, SACERDOTE  E TEOLOGO,

SCOMPARSO LA SCORSA SETTIMANA

 

FIRENZE. = Sacerdote, mistico, scrittore, teologo e padre spirituale: questo è stato don Divo Barsotti, scomparso la settimana scorsa all’età di 92 anni. A ricordare il suo impegno pastorale ieri pomeriggio il cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, che ha presieduto le esequie nel Santuario della Santissima Annunziata del capoluogo toscano. Dalla Santa Sede, con la firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, al porporato è arrivato un telegramma con un messaggio di cordoglio di Benedetto XVI. Ai funerali erano presenti circa 1.500 persone, molte delle quali appartenenti alla Comunità dei Figli di Dio, l’Ordine religioso fondato dal sacerdote nel 1948 e che conta oltre 2.000 appartenenti tra preti, frati e famiglie laiche consacrate di tutti i continenti. “Egli ha voluto sempre una cosa sola: cercare Dio” ha sottolineato il cardinale Antonelli. Autore di oltre 150 opere che introducono alla contemplazione e alla spiritualità, don Barsotti è stato maestro di numerosi cattolici di vario orientamento come Giorgio La Pira, ed ha intrattenuto stretti contatti con i teologi Hans Urs Von Balthasar ed Henri de Lubac, e con i poeti Mario Luzi e il monaco Thomas Merton. (T.C.)

 

 

LA DIVINA MISERICORDIA APPARIVA 75 ANNI FA A PLOCK, IN POLONIA,

A SUOR FAUSTINA KOWALSKA. IL 30 APRILE DEL 2000,

GIOVANNI PAOLO II NE ISTITUISCE LA FESTA E PROCLAMA LA SUORA SANTA

 

PLOCK. = Il 22 febbraio di 75 anni fa a Plock, in Polonia, suor Faustina Kowalska riceveva la prima apparizione della Misericordia. Oggi, alle ore 17, nel santuario della Divina Misericordia a Roma, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, si terrà una Messa presieduta dal rettore, don Jozef Bart, per ricordare l’avvenimento. Il 22 febbraio del 1931, la santa scriveva nel suo diario: “Vidi il signore Gesù: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Dopo un istante Gesù mi disse: dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in te! Voglio che l’immagine che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la festa della Misericordia”. Il desiderio ha trovato realizzazione il 30 aprile del 2000, quando Giovanni Paolo II proclamò santa suor Faustina e istituì la festa della Divina Misericordia. Nel 2002, Papa Wojtyla per l’ultima volta nella sua terra natale, celebrò la Messa per la consacrazione del santuario della Divina Misericordia nei sobborghi di Cracovia. In quell’occasione il Papa affidò il mondo alla Divina Misericordia. (A.E.)

 

 

E’ SCOMPARSO IERI, ALL’ETÀ DI 84 ANNI, MONS. PAUL CASIMIR MARCINKUS,

GIA’ PRESIDENTE DELL’ISTITUTO PER LE OPERE RELIGIOSE (IOR)

 

CHICAGO. = Si terranno a Chicago, la città dove fu ordinato sacerdote nel 1947, i funerali di mons. Paul Casimir Marcinkus, scomparso ieri a Sun City, in Arizona, all’età di 84 anni. Oltre alla Segreteria di Stato, che “comunica con dolore” la scomparsa dell’arcivescovo, sono anche “il cardinale presidente del Governatorato, i Superiori e tutti i dipendenti” ad unirsi al dolore per la morte di mons. Marcinkus, “per lunghi anni Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, che ha diretto con competenza, amore, e disponibilità, guadagnandosi la stima e l’affetto dei superiori e dei dipendenti”. Anche i vertici dell’Istituto per le Opere Religiose (IOR) lo ricordano “con particolare affetto per il lungo servizio prestato”. (A.L.)

 

 

NEGLI STATI UNITI RINVIATA DALLA CORTE D’APPELLO L’ESECUZIONE CAPITALE

DI ANGELO MORALES, CONDANNATO A MORTE PER L’OMICIDIO DI UNA RAGAZZA.

IERI GLI ANESTESISTI SI ERANO RIFIUTATI DI PRENDERE PARTE ALL’ESECUZIONE

 

SACRAMENTO. = Lo Stato della California ha rinviato a tempo indeterminato l’esecuzione di Michael Angelo Morales, prevista per la notte scorsa. La decisione, da parte di una Corte d’appello federale, è giunta un’ora e mezza prima della scadenza fissata, L’esecuzione era già stata rinviata, ieri, in seguito al rifiuto per obiezione di coscienza degli anestesisti di somministrare un’iniezione per alleviare il dolore provocato dai liquidi letali. Ora il caso, per scadenza dei termini, deve tornare al giudice per un nuovo verdetto. Michael Angelo Morales è stato condannato alla pena capitale per l’omicidio di una ragazza di 17 anni. (A.L.)

 

 

GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO PER LA 26.MA BORSA INTERNAZIONALE

DEL TURISMO CONCLUSASI IERI A MILANO.

HANNO PARTECIPATO ALL’EVENTO 5.000 ESPOSITORI,

TRA CUI OLTRE 1.600 INTERNAZIONALI. SI TRATTA DELLA PIÙ GRANDE ESPOSIZIONE

AL MONDO DEL PRODOTTO TURISTICO ITALIANO

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Di questi tempi basta anche il più 1,4 per cento fatto segnare nel saldo delle presenze turistiche in Italia, nel corso del 2005, per ridare ottimismo ad un settore che è tornato per la 26.ma volta a Milano, per dar vita alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, che ha visto nei padiglioni di Fiera Milano City 5 mila espositori, di cui 1600 internazionali ed oltre 120 mila visitatori. I dati di Union Camere confermano in 46 miliardi di euro la spesa turistica in Italia nel 2005, ma denunciano anche la fatica a recuperare il feeling con gli stranieri, soprattutto con il mercato tedesco. Tre i focus tematici di quest’anno: Bit Green, dedicato a tutte le espressioni del turismo ambientale; Bit for Job, punto di incontro fra formazione e lavoro nel turismo; ed infine Bit Technology, la rassegna dei servizi on ed off line dedicati al turismo. In questo variegato mondo che si sposta, consuma vacanze e conosce nuove culture, c’è spazio per un turismo religioso, fenomeno sempre in crescita, secondo i dati comunicati nel corso dell’annuale convegno promosso dalla Chiesa cattolica italiana. L’attenzione è stata posta quest’anno sul turismo come occasione di condivisione dei valori del mondo per passare dalla globalizzazione turistica a quella culturale. Mons. Francesco Brugnaro, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazio-ne mondiale del turismo, ha sottolineato il ruolo della Chiesa cattolica nel cammino di promozione di un Codice mondiale di etica del turismo, che riconosce la centralità della persona umana nei processi di governo e di sviluppo del turismo globale. Dal canto suo l’arcivescovo mons. Agostino Marchetto, segretario del Dicastero vaticano per gli itineranti, ha preso le mosse dall’ultimo messaggio pontificio per la Giornata mondiale del turismo per tracciare il volto di un nuovo turismo. Un turismo fondato su socialità, sostenibilità e solidarietà, in cui si radica l’appello alle autorità e agli operatori, affinché il turismo alimenti l’incontro pacifico fra le popolazioni, garantendo sicurezza e facilità di comunicazione.

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24 ORE NEL MONDO

22 febbraio 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Grave attentato ad un’importante  moschea sciita a Samarra, a nord di Baghdad. Distrutta parte della preziosa cupola. Sembra che debbano considerarsi una reazione all’attacco al luogo di culto altri episodi di violenza in mattinata: a Bassora è stata attaccata con esplosivi la moschea di Ashra Albumashara, mentre nella nuova Baghdad la violenza è esplosa anche contro un’abitazione privata di sunniti. Tre moschee sarebbero state  attaccate a Baghdad, mentre colpi di mortai sono stati lanciati  sulla sede del Consiglio degli Ulema, uno dei maggiori organi religioso-politici dei sunniti. Il nostro servizio:

 

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L’attentato ad uno dei luoghi più sacri per gli sciiti ha suscitato la reazione indignata degli abitanti della città che è a maggioranza sunnita. In tanti sono scesi in piazza con bandiere irachene e stendardi verdi  dell’islam. A chiedere a tutti gli sciiti di protestare è stata la più alta autorità sciita in Iraq, l’ayatollah Alì al-Sistani. Che, subito dopo, però ha lanciato un appello alla calma e ha chiesto ai fedeli comunque di non attaccare moschee e luoghi di culto sunniti. Il primo ministro Ibrahim al-Jaafari ha annunciato tre giorni di lutto per le esplosioni al mausoleo, che ha  definito un attacco a tutti i musulmani.  Il leader sciita Moqtada Sadr, che era arrivato ieri a Beirut per avere incontri con esponenti libanesi, è ripartito di corsa dalla capitale libanese per rientrare in Iraq. Secondo il capo della sicurezza nazionale Mowaffaq  al-Rubaie, sciita, “i responsabili non riusciranno a scatenare una guerra civile, come non ci sono riusciti in passato”. E a proposito di responsabilità il capo della sicurezza nazionale, la attribuisce a militanti ispirati da al-Qaeda. Molto diversa la presa di posizione del movimento guerrigliero sciita di Hezbollah, che ha accusato le forze di occupazione USA ed i loro alleati iracheni, sollecitando il mondo musulmano a unirsi contro quello che ha definito il “vero nemico”. Ricordiamo che nella moschea di Samarra, che ha perso la sua cupola, si trovano le tombe del decimo e dell’undicesimo imam e che ad essa è legato anche il culto  del cosiddetto imam nascosto.

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Continua ad essere molto tesa la situazione nella città libica di Bengasi dopo le manifestazioni contro il Consolato italiano. Durante la protesta è stata  saccheggiata e incendiata anche la Chiesa dell’Immacolata. Due sacerdoti cattolici (un filippino e un polacco) sono riusciti a nascondersi e a sfuggire miracolosamente alla folla inferocita. Anche la casa canonica è stata data alle fiamme. Le autorità di alcuni ospedali di Bengasi in cui lavoravano una quindicina di suore (polacche e italiane) hanno invitato le religiose a lasciare la città. I due sacerdoti  e le  suore sono riusciti a lasciare Bengasi per rifugiarsi a Tripoli, dove la situazione per il momento è calma. Anche il vescovo di Bendasi, mons. Carmel Magro, è a Tripoli.

 

Hamas ed al-Fatah sono intenzionati a proseguire il dialogo nell'intento di formare un governo congiunto, anche se ancora restano da chiarire diversi punti di dissenso. E’ quanto hanno dichiarato i rispettivi rappresentanti (Mahmud a-Zahar per Hamas e Azzam el-Ahmad per al Fatah) al termine di un incontro di tre ore a Gaza.  Ieri il presidente palestinese Abu Mazen (al-Fatah) ha affidato l’incarico di costituire un nuovo governo al capolista di Hamas Ismail Haniye. Secondo la stampa palestinese, dietro le quinte la diplomazia egiziana esercita notevoli pressioni per convincere Hamas ed al-Fatah a costituire un governo congiunto, malgrado le profonde divergenze sulla opportunità di negoziati con Israele.

 

Il presidente egiziano Mubarak ha ricevuto il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, a conclusione della sua visita di due giorni in Egitto nell’ambito di un giro in Medio Oriente.  I colloqui - ha riferito l’agenzia egiziana Mena - si sono concentrati “sulle relazioni bilaterali e la situazione regionale, soprattutto in Israele e nei territori palestinesi, oltre che in Iraq, in Libano e in Siria”. Rice, giunta al Cairo ieri, ha incontrato anche il primo ministro Ahmed Nazif e il ministro degli Esteri Abul Gheit. La sua visita in Medio Oriente comprende l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

 

Trattative, sabotaggio, montatura. Ruota attorno a queste tre ipotesi il groviglio di interpretazioni che circonda in queste ore a Belgrado la vicenda di Ratko Mladic - famigerato generale serbo-bosniaco ricercato da oltre un decennio per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità - il cui arresto è stato annunciato ieri dai media serbi, salvo essere poi smentito da fonti ufficiali. Una vicenda che la stampa belgradese considera in ogni caso tutt’altro che conclusa o definita. Al punto che molti titoli insistono a dare per imminente, se non già avvenuta, la fantomatica cattura, mentre altri tornano a evocare piuttosto negoziati in corso per cercare di giungere finalmente alla resa. Mladic figura, con l’ex leader politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, in testa alla lista nera del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, TPI, ed è accusato tra l’altro di responsabilità dirette nell’eccidio di Srebrenica (8000 morti nel luglio 1995). Ma come mai ci sono voluti 10 anni per arrivare a questo punto? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a Paolo Pignocchi, responsabile dell’area Europa orientale per Amnesty International–Italia:

 

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R. – Mladic è accusato di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e del più grave crimine di genocidio, quale è stato praticamente il massacro di Srebrenica. Già due anni fa le Nazioni Unite lo hanno sancito come genocidio. Quindi, avrebbe come capi di imputazione gravissime questioni, tra cui il più grave quello di genocidio.

 

D. – In molti si chiedono come mai non si sia riusciti ad arrestarlo fino adesso. Godeva in qualche modo di coperture sul territorio?

 

R. – E’ evidente che nel suo caso, come in altri casi risoltisi poi positivamente,  questi personaggi hanno goduto di protezioni. Dire quali, come e quando è un po’ difficile. E hanno goduto ancor più di un certo sostegno dell’opinione pubblica, in quanto considerati ancora oggi ‘eroi’ nei rispettivi Paesi.

 

D. – A questo punto lo attenderebbe il processo al Tribunale dell’Aja?

 

R. – Questo credo sia un ulteriore passo verso quello che noi chiamiamo la lotta contro l’impunità. Ricordiamo che i Balcani in generale non sono per niente pacificati. Dayton e il rinnovo della questione Kosovo, in questo periodo, lo dimostrano. Quindi, hanno ancora bisogno di “pacificazione”. Per noi non c’è assolutamente pace senza giustizia, rispetto al passato. Mladic è sicuramente uno dei pesci più grossi.

 

D. – Ma ci sono altri criminali in questo momento in libertà che bisognerebbe catturare al più presto, proprio per fare giustizia?

 

R. – Insieme a Mladic noi ricordiamo Karadzic, che è ancora libero. Siamo molto, molto preoccupati che il Tribunale chiuda i battenti nel 2010. Dovrà comunque terminare tutti i gradi di giudizio che ci sono in questo tribunale, nei giudizi relativi all’area dell’ex Jugoslavia.

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La Commissione UE ha dato oggi un sostanziale via libera alla  Finanziaria dell’Italia, sottolineando tuttavia che sul  conseguimento degli obiettivi di bilancio del 2006 pesano ancora “incertezze significative”. Nel parere sui conti pubblici, Bruxelles spiega che la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia “per il momento” non andrà avanti.

 

Rappresentanti del governo  dello Sri Lanka e dei ribelli Tigri Tamil, che rivendicano l’autonomia del nord-est dell’isola, si sono riuniti in  Svizzera per due giorni di colloqui destinati a consolidare la  tregua in atto dal febbraio 2002. Alla proclamazione della tregua, seguita a trent’anni di conflitti, sono seguiti colloqui di pace che si sono però  arenati nell’aprile del 2003. E recentemente si è registrata  una ripresa delle violenze, che hanno fatto più di 150 morti  solo negli ultimi due mesi. I colloqui ripresi oggi si svolgono sotto l’egida della  Norvegia, e del suo inviato di pace Erik Solheim. Gli incontri si svolgeranno a porte chiuse nel castello di Bossey, a una ventina di chilometri da Ginevra.

 

Le forze armate filippine hanno  annunciato oggi di avere sventato un tentativo di colpo di Stato  contro il presidente Gloria Arroyo. Molti di coloro che secondo la fonte avevano organizzato il complotto sono stati arrestati. Ma sembra che non si possa dire che l'intera cospirazione sia stata scoperta.

 

 

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