RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 49 - Testo della trasmissione di sabato 18  febbraio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Servitori della verità per essere portatori di gioia, tra annuncio e carità concreta: l’esortazione di Benedetto XVI ai diaconi permanenti della diocesi di Roma

 

Presentato al Papa l’Annuario Pontificio 2006: i cattolici nel mondo salgono a 1 miliardo 98 milioni. Aumentano sacerdoti e seminaristi, soprattutto in Asia e Africa. Preoccupante calo in Europa

 

Il cardinale Crescenzio Sepe in missione in Sudan: oggi ha visitato un campo profughi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Comprensione e rispetto reciproco: queste le priorità del dialogo con il mondo islamico. Così ai nostri microfoni mons.  Fitzgerald, da poco nominato nuovo nunzio in Egitto e delegato presso la Lega Araba

 

 La Chiesa ricorda oggi il Beato Angelico: intervista con mons. Mauro Piacenza

 

CHIESA E SOCIETA’:

La frana nelle Filippine: centinaia i morti. Si affievoliscono le speranze di trovare altri sopravvissuti: circa 1800 i dispersi

 

Arrestato in Vietnam un eminente monaco della Chiesa unificata buddista. Si ignorano le accuse e il luogo della detenzione

 

“Lo Scoutismo ieri e oggi”: è il tema del convegno promosso oggi a Roma dall’Agesci

 

“Andate, annunciate al mondo”: è il titolo della nuova lettera pastorale dei vescovi australiani

 

L’educazione cattolica e l’attenzione della Chiesa per gli emarginati al centro della XXVII Conferenza episcopale indiana, svoltasi nei giorni scorsi a Bangalore

 

Il Belgio è il primo Paese al mondo a mettere al bando le cluster bomb

Ritrovato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano un manoscritto di Boccaccio

 

24 ORE NEL MONDO:

Torna la calma a Bengàsi, dopo il sanguinoso assalto al consolato italiano per le vignette su Maometto

 

Prima riunione del Parlamento palestinese, dominato da Hamas. Il movimento fondamentalista rifiuta l’appello del presidente Abu Mazen al rispetto degli accordi siglati con Israele

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 febbraio 2006

 

 

SERVITORI DELLA VERITA’ PER ESSERE PORTATORI DI GIOIA,

TRA ANNUNCIO E CARITA’ CONCRETA: L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI

AI DIACONI PERMANENTI DELLA DIOCESI DI ROMA

 

Testimoni con la parola e le opere della verità cristiana, capaci di una solidarietà pronta ad intervenire per sanare le povertà sociali e spirituali dei propri simili. E’ la consegna lasciata da Benedetto XVI ai diaconi permanenti della diocesi di Roma, accolti in udienza questa mattina nel 25° del ripristino di tale servizio all’interno della Chiesa capitolina. Ad accompagnare il gruppo di 400 persone nella Sala Clementina c’erano, tra gli altri il cardinale vicario, Camillo Ruini, e il vescovo Vincenzo Apicella, in rappresentanza del Centro diocesano per il Diaconato permanente. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una vocazione da “servi” sul modello del Servo per eccellenza, Cristo. E dunque, servitori della verità portata da Gesù nel Vangelo. Servitori degli indigenti, perché la fede senza le opere “è morta in se stessa. Servitori dei nuovi poveri: coloro per i quali il senso dell’esistenza è o è diventato oscuro. Tra queste sponde, Benedetto XVI vede svolgersi il ruolo ecclesiale e sociale dei diaconi permanenti. Il motto di Cristo - “sono venuto non per essere servito ma per servire” - è il loro motto, così come la lavanda dei piedi è il massimo esempio della “diaconia”, dove Gesù compie di persona una mansione da schiavo:

 

“L’unione con Cristo, da coltivare attraverso la preghiera, la vita sacramentale e in particolare l’adorazione eucaristica, è di massima importanza per il vostro ministero affinché esso possa realmente testimoniare l’amore di Dio. Infatti, come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est, da Dio “l’amore può essere ‘comandato’ perché prima è donato”. Cari diaconi, accogliete con gioia e gratitudine l’amore che il Signore nutre per voi e che riversa nella vostra vita, e con generosità donate agli uomini quello che gratuitamente avete ricevuto”.

 

I destinatari di tale dedizione, ha indicato il Papa, sono certamente i poveri della città, verso i quali, ha aggiunto, la Chiesa di Roma “ha una lunga tradizione” di servizio. Ma anche altre sono le miserie da assistere. Benedetto XVI ha messo in primo piano la “povertà spirituale e culturale” di chi “ha smarrito il senso della vita” o di quei giovani che “chiedono di incontrare uomini che li sappiano ascoltare e consigliare nelle difficoltà” dell’esistenza. Ringraziando i diaconi permanenti per questo servizio, aperto specialmente verso le famiglie – a iniziare dalla loro - ma esercitato anche in strutture civili, come uffici, scuole e ospedali, il Papa ha osservato:

 

“Annunciando il Vangelo, potrete donare la Parola capace di illuminare e dare significato al lavoro dell’uomo, alla sofferenza degli ammalati, e aiuterete le nuove generazioni a scoprire la bellezza della fede cristiana. Sarete, in tal modo, diaconi della Verità che rende liberi, e condurrete gli abitanti di questa città ad incontrare Gesù Cristo. Accogliere il Redentore nella propria vita è per l’uomo fonte di una gioia profonda, una gioia che può donare la pace anche nei momenti di prova. Siate, dunque, i servitori della Verità per essere portatori della gioia che Dio vuole donare ad ogni uomo”.

 

Infine, Benedetto XVI si è soffermato sulla “silenziosa e quotidiana testimonianza della carità”, propria del ministero diaconale fin dai primi istanti di vita della Chiesa:

 

Molti sono i poveri, spesso provenienti da paesi molto lontani dall’Italia, che bussano alle porte delle comunità parrocchiali per chiedere un aiuto necessario a superare momenti di grave difficoltà. Accogliete questi fratelli con grande cordialità e disponibilità, e cercate, per quanto possibile, di aiutarli nelle loro necessità, ricordando sempre le parole del Signore: 'Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

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PRESENTATO AL PAPA L’ANNUARIO PONTIFICIO 2006:

I CATTOLICI NEL MONDO SALGONO A 1 MILIARDO 98 MILIONI. AUMENTANO SACERDOTI E SEMINARISTI, SOPRATTUTTO IN ASIA E AFRICA. PREOCCUPANTE CALO IN EUROPA

 

Salgono a 1 miliardo 98 milioni i cattolici nel mondo e aumentano anche i sacerdoti e i seminaristi, soprattutto in Asia e Africa, mentre è preoccupante il declino delle vocazioni in Europa. E’ quanto si rileva  nell’Annuario Pontificio 2006  che è stato presentato questa mattina  al Santo Padre  dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e da mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. La redazione del nuovo Annuario è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal prof. Enrico Nenna e da altri collaboratori. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ha ringraziato per l’omaggio esprimendo interesse per i dati illustrati dall’Annuario, il primo del suo Pontificato.

 

Il periodo preso in esame va dal 2003 al 2004: i cattolici nel mondo sono passati da 1.086 a 1.098 milioni, con un incremento assoluto di 12 milioni di fedeli. Confrontando questi dati con l’evoluzione della popolazione mondiale, nello stesso periodo passata da 6.301 a 6.388 milioni, si osserva che la presenza relativa dei fedeli cattolici battezzati diminuisce di un millesimo: si passa da 17,2 cattolici per 100 abitanti nel 2003 a 17,1 nell’anno successivo.

        

La tendenza alla crescita della consistenza del numero dei sacerdoti nel mondo è proseguita anche nel 2004. In tale anno il numero complessivo dei sacerdoti si attesta sulle 405.891 unità, ripartite per un terzo fra i sacerdoti religiosi e per il restante due terzi fra i diocesani. Nel complesso i sacerdoti sono aumentati di 441 unità. Questo vale a livello planetario, perché per i singoli continenti le dinamiche sono differenziate. A fronte di consistenti incrementi per l'Asia e per l'Africa, dove si registra nello stesso periodo + 1.422 e + 840, rispettivamente, e ad una quasi stazionarietà per l’America e l’Oceania, si pone l’Europa con una diminuzione di 1.876 unità.

 

I diaconi permanenti, in crescita dal 1978, nel 2004 erano 32.324: sono presenti soprattutto in America del Nord e in Europa, con una quota rispettiva di 47,3% e di 32,3% con riferimento al valore mondiale e si sono accresciuti del 2,5% rispetto al 2003 e, se si prende come base il 1978 (quando erano appena 5.562) bisogna concludere che il loro tasso di sviluppo medio annuo è marcatamente elevato.

 

I candidati al sacerdozio, diocesani e religiosi, presentano globalmente una evoluzione positiva, essendo passati da 112.373 nel 2003 a 113.044 nel 2004. Tuttavia in questo caso alcuni motivi di preoccupazione provengono dall’Europa, dove negli ultimi anni il declino è apparso evidente. Viceversa, l’Africa e l’Asia dimostrano una incoraggiante vitalità di vocazioni.

 

Infine si rileva che durante il 2005 sono state erette dal Santo Padre 15 nuove sedi vescovili, è stata costituita una sede metropolitana e una amministrazione apostolica. In tutto, sono stati nominati 170 nuovi vescovi.

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L’Asia dunque è il continente che registra il più forte incremento di sacerdoti e vocazioni al sacerdozio. Quali i motivi? Lo abbiamo chiesto a padre Bernardo Cervellera direttore dell’agenzia del PIME AsiaNews:

 

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R. – Non mi stupisce molto questo dato perché in Asia le chiese sono molto vive. Chiese di martiri, Chiese che hanno vissuto la persecuzione, Chiese di minoranze quindi con una grande identità. In secondo luogo in Asia la popolazione cresce sempre di più e molti dei Paesi hanno oltre il 50% dei giovani e quindi naturalmente, ci sono giovani e quindi ci sono vocazioni.

 

D. – Che cosa possono dire queste Chiese in Asia all’Europa?

 

R. - Dicono innanzitutto che bisogna fare figli perché l’Asia è un continente in cui, anche se c’è molta povertà, anche se c’è molta fame, la gente però ancora sa distinguere il valore della vita dalle cose che si possiedono. In Europa invece è tutto confuso: se uno non possiede molto, sembra che non sia felice mentre in Asia c’è un senso della vita e un senso religioso molto, molto deciso. Seconda cosa l’identità cristiana: cioè vivere per Gesù Cristo, donare la vita a Gesù Cristo ha un valore che fa crescere la felicità propria e degli altri. In Occidente invece questa apostasia silenziosa, in fondo, rende sempre più infelici e più vuoti.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa stamane ha ricevuto in successive udienze il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e l’arcivescovo Pietro Sambi, nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America e osservatore permanente presso l’Organizzazione degli Stati Americani.

 

Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

In Malawi, il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Lilongwe mons. Rémi Joseph Gustave Sainte-Marie, finora vescovo della diocesi di Dedza.

 

In Perù, il  Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura territoriale di Ayaviri  presentata da mons. Juan Godayol Colom, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede il rev. Kay Martín Schmalhausen Panizo, finora cappellano e professore di Etica presso l’Università Cattolica “San Pablo” in Arequipa. Il rev. Kay Martín Schmalhausen Panizo è nato a Lima il 27 luglio 1964. Ha vissuto la propria infanzia in Germania, dove ha frequentato dal 1965 al 1975 la Volksschule di Monaco. Rientrato in Perù, nel 1978 ha aderito al Sodalizio di Vita Cristiana. Ha emesso i voti perpetui il 14 dicembre 1989 ed è stato ordinato sacerdote il 16 dicembre successivo.

        

 

CRISTO SIA IL PUNTO DI RIFERIMENTO IN OGNI VOSTRA AZIONE:

COSÌ IL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,

CRESCENZIO SEPE, AI SEMINARISTI DEL SUDAN.

IN VISITA NEL PAESE, OGGI IL PORPORATO SI È RECATO ANCHE

IN UN CAMPO DI SFOLLATI

 

Da ieri in Sudan il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, sta visitando parrocchie, seminari e campi si sfollati per incoraggiare la Chiesa sudanese ed i missionari nella loro opera di promozione umana e di annuncio del Vangelo. E giovedì prossimo il porporato raggiungerà il Darfur. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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“In tutto ciò che facciamo il punto di riferimento al quale dobbiamo costantemente rivolgerci è uno solo: Gesù Cristo, Maestro e Signore”. Queste alcune parole che stamani il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha rivolto, nella sua omelia, ai seminaristi di Khartoum, durante la Messa celebrata nel Seminario Maggiore di San Paolo. Nel suo discorso durante la visita al Seminario Maggiore il porporato ha esortato gli studenti alla preghiera.

 

Il cardinale Crescenzio Sepe ha anche sottolineato l’importanza del celibato, virtù evangelica da vivere attraverso la Grazia divina, da conservare con rapporti interpersonali prudenti e da mantenere attraverso un’intima unione con Cristo. Nella mattinata il porporato si è recato anche al campo degli sfollati di Jabarona e ha raggiunto la parrocchia di Santa Bakhita. Nel pomeriggio incontrerà i vescovi e il vice presidente della Repubblica. Paese con diverse etnie, e dilaniato dalle guerre civili, il Sudan oggi conta 6 milioni di sfollati e 500 mila profughi. La FAO ed il Programma Alimentare Mondiale, in questi giorni, hanno lanciato un appello: circa 7 milioni di persone quest’anno avranno bisogno di aiuti alimentari.

 

E sulla situazione in Darfur il presidente americano George Bush ha detto che è necessario un numero di forze militari di pace doppio rispetto all’attuale, e forse il coinvolgimento della NATO. Attualmente è l’Unione Africana, con 7.000 uomini, a cercare di tenere sotto controllo la regione ed impedire violenze. La Chiesa cattolica sudanese è nata con i missionari comboniani e oggi gestisce 15 ospedali, 56 ambulatori, 11 lebbrosari, 6 case per invalidi ed anziani, 25 giardini d’infanzia e 4 orfanotrofi. Tante le religiose che offrono il loro servizio nel settore educativo e sanitario. Grazie alla Chiesa attualmente esistono 317 scuole materne e 283 elementari, 30 invece le scuole secondarie.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Annuncio del Vangelo e testimonianza concreta della carità: Benedetto XVI incontra i diaconi permanenti della diocesi di Roma nel venticinquesimo anniversario del ripristino del servizio ministeriale, ricordando l’opera del protodiacono Lorenzo che ha amato il Signore e i poveri con il dono della vita.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla visita del cardinale Crescenzio Sepe in Sudan.

 

Servizio estero - Libia: assaltato il Consolato italiano a Bengasi; undici morti tra i manifestanti.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Benedetto Croce affabulatore”.

 

Servizio italiano - In rilievo il terrorismo islamico.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 febbraio 2006

 

        

COMPRENSIONE E RISPETTO RECIPROCO: QUESTE LE PRIORITA’ DEL DIALOGO

CON IL MONDO ISLAMICO PER MONS.  FITZGERALD, DA POCO NOMINATO

 NUOVO NUNZIO IN EGITTO E DELEGATO DELLA SANTA SEDE PRESSO LA LEGA ARABA

 

Le vicende di questi giorni portano alla ribalta la necessità di un rinnovato dialogo con il mondo islamico. Ne parliamo con l’arcivescovo Michael Fitzgerald, che appena tre giorni fa è stato nominato nuovo nunzio apostolico in Egitto e delegato della Santa Sede presso la Lega degli Stati Arabi. Giovanni Peduto gli ha chiesto  quali siano oggi le priorità per dialogare con il mondo islamico:

 

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R.  – Credo che una prima priorità sia la comprensione, perché forse molti di noi, nel mondo occidentale, ma non solo nel mondo occidentale, non comprendiamo cosa sia veramente l’Islam. Abbiamo delle idee forse vaghe, sbagliate e dobbiamo precisare alcune cose, dobbiamo anche distinguere nel mondo islamico diverse correnti, fare attenzione a questo … Credo che ci sia anche bisogno di un grande rispetto per questa religione e per le persone che la seguono …

 

D. – Cosa ci insegna la vicenda delle vignette su Maometto?

 

R. – Ci insegna, in primo luogo, che le religioni, i simboli religiosi e le persone hanno diritto al rispetto.

 

D. – Cosa può fare lo stesso mondo musulmano moderato per arginare le violenze estremiste?

 

R. – Io credo che tocchi un po’ ai musulmani più moderati intervenire, cercare di dialogare con gli estremisti.

 

D. – Lei si accinge a rappresentare la Santa Sede in Egitto. Quale può essere il suo ruolo, oggi?

 

R. – Il mio ruolo è doppio, o anche triplice, direi: il ruolo è presso il governo, dunque di rappresentare la posizione della Santa Sede davanti al governo egiziano, ma anche rappresentare il Santo Padre davanti alla Chiesa locale e nei rapporti ecumenici in questo Paese, dove c’è una forte presenza cristiana. Poi, il ruolo di delegato presso la Lega Araba: qui il compito, credo, sia quello di contattare i rappresentanti di questi Paesi arabi per portare avanti anche la considerazione della situazione dei cristiani in questi Paesi …

 

D. – Ci sono tante minoranze cristiane che vivono con grande difficoltà la loro fede nei Paesi islamici. A volte, è proprio negata, la libertà religiosa. Come aiutare queste comunità?

 

R. – Dobbiamo sempre tornare ai diritti fondamentali dell’uomo: il diritto alla dignità, il diritto al rispetto, il diritto alla libertà religiosa. Rientrerà nei miei compiti di contattare persone per conoscere bene le varie situazioni, per presentare le difficoltà e cercarne le soluzioni … Io credo che sia necessaria anche una sorta di ‘educazione’ dei leader religiosi nel senso del rispetto del pluralismo religioso, anche nei Paesi a maggioranza islamica.

 

D. – Come esigere la reciprocità da parte di questi Paesi musulmani considerando il fatto che i fedeli dell’Islam in Occidente sono liberi di professare il loro credo?

 

R. – La reciprocità forse non è il termine migliore perché dà l’idea di un do ut des. Come ha detto l’ex presidente Scalfaro all’inaugurazione della moschea di Roma, noi aspettiamo questo, non esigiamo, aspettiamo che tutti i Paesi diano la piena libertà religiosa perché è un dovere civile, è una prova di civiltà. Credo che possiamo cercare di andare in questa direzione. 

 

D. – Cosa dire degli scontri a Bengasi e dei crocifissi che vengono bruciati come a Teheran?

 

R. – Questi fatti ci rattristano. Anche qui credo che dobbiamo cercare di intervenire presso i leader religiosi per richiedere maggiore rispetto, per portare avanti questa educazione. E’ il solo messaggio che ho, quello di educare le persone a questo rispetto reciproco anche nella diversità religiosa.

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LA CHIESA RICORDA OGGI IL BEATO ANGELICO

- Intervista con mons. Mauro Piacenza -

 

Ricorre oggi la memoria liturgica del Beato Angelico. Il vescovo Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa presiederà nel pomeriggio una celebrazione eucaristica nella Basilica romana di santa Maria sopra Minerva sulla tomba dell’artista quattrocentesco. A promuovere il rito è l’Unione Cattolica Artisti Italiani. Ricordiamo che il Beato Angelico è stato proclamato nel 1984 da Giovanni Paolo II protettore degli artisti cattolici. Sulla figura di questo Maestro dell’arte italiana sentiamo il servizio di Paolo Ondarza.

 

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Guido di Pietro nasce a Vicchio del Mugello in Toscana nel 1387. A 38 anni entra nel convento dei domenicani a Fiesole, con il nome di fra Giovanni. Dimostra da subito una propensione per l’arte realizzando miniature per messali e testi religiosi. Il titolo di Angelico gli viene attribuito per la prima volta nel Theotocon di fra Domenico da Corella in relazione alla sua pittura: le varie Annunciazioni vibranti di un’illuminazione diafana e gli affreschi per il convento di san Marco a Firenze: vere e proprie catechesi per immagini a grandezza naturale distribuite nelle 20 celle dei frati, nel chiostro e nella casa del capitolo. Il linguaggio è severo, altamente spirituale. In Vaticano l’Angelico dipinge gli affreschi per la Cappella del Sacramento commissionati da Eugenio IV e quelli della Cappella niccolina con scene della vita dei santi Stefano e Lorenzo. Nel500 Vasari lo ricorda come uomo religioso di vita esemplare. La critica successiva lo definisce poi l’ultimo pittore mistico “più del cielo che della terra”. Beato lo definiscono già i suoi contemporanei, ma a conferirgli il titolo provvede il 3 ottobre 1982 Giovanni Paolo II che due anni dopo, lo nomina protettore degli artisti cattolici. Mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa:

 

R. – Sembra quasi lui avesse conversato con i santi del cielo, perché le sue pitture esprimono la profonda comunione spirituale che lui ha avuto con le realtà celesti: la sua pittura è testimonianza ed è preghiera.

 

D. – “La Bellezza salverà il mondo” scriveva Dostojevski. L’arte sacra oggi, nel XXI secolo, quali sfide deve affrontare?

 

R. – Sono le sfide culturali generali. C’è un relativismo, un esasperato soggettivismo a livello dottrinale qua e là. Il Santo Padre si è riferito spesso a questi aspetti. Quello di cui c’è bisogno nell’arte sacra è di ridare una certa oggettività del vero, che viene narrato attraverso la pietra, la pittura, e quella universalità per cui tutti, un bambino come un dotto, devono poter percepire nel vedere la Chiesa, nell’entrare in Chiesa, nell’essere posti davanti ad un’immagine sacra: il senso del divino e il senso di ciò che questo vuole dire. Se io vedo un volto di Cristo, io devo sentire entrando, quel “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi io vi ristorerò”.

 

D. – La Chiesa ha sempre incoraggiato l’arte come strumento di manifestazione della bellezza di Dio. Oggi quest’attenzione da parte della Chiesa è ancora viva?

 

R. – Sì. Forse per un periodo di tempo prolungato non siamo sempre stati troppo attenti alle committenze a persone che condividano la comprensione della fede. Se una persona deve progettare una Chiesa e non ha il senso dell’ecclesiologia cattolica, penserà immediatamente di fare un’aula di riunione, e infatti lo vediamo. Se uno non ha il senso di che cosa sia una croce, è chiaro che cercherà di nasconderla, perché penserà sia un elemento di divisione, invece che di unione.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 19 febbraio, settima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù  rimette i peccati a un paralitico, suscitando lo sdegno di alcuni scribi che pensano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Ma Gesù dice:

 

 “Perché pensate così nei vostri cuori? … Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - àlzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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I malati e i moribondi percepiscono in modo immediato il bisogno della salvezza. Per questo motivo intorno a Cristo troviamo loro. Secondo l’Antico Testamento la malattia ha un nesso diretto con il peccato. Cristo viene per salvare l’uomo e molti intendono la salvezza come guarigione di una malattia, ma Cristo sa che non è in gioco la malattia, ma la vita eterna, cioè la salvezza dal peccato. Perciò lui cerca di restaurare il rapporto tra l’uomo e Dio creando una comunione attraverso la quale l’uomo si salva. Il paralitico, che era portato davanti a Cristo con insistenza e particolare sforzo, Cristo lo vuole salvare per la vita eterna perciò gli perdona il peccato togliendo così l’impedimento all’adesione a Dio e al suo amore. In questo modo Cristo fa vedere che è veramente Dio perché solo Dio perdona i peccati. Allo stesso momento Cristo fa vedere che si può essere redenti anche rimanendo malati. Non è importante che la preghiera ci salvi dalla malattia, ma che ci unisca a Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

18 febbraio 2006

 

 

SI AFFIEVOLISCONO LE SPERANZE DI TROVARE ALTRI SOPRAVVISSUTI ALLA FRANA

CHE IERI HA SEPOLTO UN VILLAGGIO NELLE FILIPPINE CENTRALI.

FINORA, OLTRE 40 I CORPI ESTRATTI E CIRCA 1800 I DISPERSI

- A cura di Roberta Moretti -

 

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GUINSAUGON. = Il giorno dopo la catastrofica frana che ha seppellito un intero villaggio nelle Filippine centrali, svaniscono le speranze di ritrovare ancora sopravvissuti. Dalla massa di fango e pietre sono stati estratti oltre 40 corpi, e 57 sono le persone tratte in salvo: di altre 1.800 persone non si hanno ancora notizie, come ha dichiarato il colonnello Raul Farnacio, responsabile dei soccorsi militari. Intanto, centinaia di volontari stanno raggiungendo la zona sinistrata. Aerei da trasporto C-130 carichi di aiuti stanno atterrando nell’aeroporto di Tacloban, da dove i soccorsi spediti dal governo e dalle agenzie umanitarie internazionali proseguono per Guinsaugon a bordo di camion militari. Un’impresa non facile per le condizioni disastrose delle strade dopo settimane di piogge torrenziali. Intanto, due squadre di soldati hanno cercato invano stamani di entrare nella scuola elementare del villaggio, sepolta interamente dal fango, mentre all’interno circa 200 bambini e le loro madri celebravano la Giornata della donna. In serata erano stati inviati dalle aule sommerse alcuni SMS con richieste di aiuto. Poi, però, è tornato il silenzio. Le Nazioni Unite invieranno una squadra per aiutare le autorità a valutare le necessità urgenti della popolazione e hanno messo a disposizione da subito 50 mila dollari come primo intervento. Dal canto suo, la Federazione internazionale della Croce Rossa, che teme un bilancio delle vittime molto più grave, sta inviando sacchi per raccogliere i corpi, kit medicinali di emergenza, corde, lampade e altri materiali, insieme a un primo contributo di 150 mila dollari. Gli Stati Uniti, intanto, hanno dirottato due navi con 17 elicotteri e circa mille soldati, già nelle Filippine per esercitazioni militari, verso la zona del disastro. L’Australia, invece, ha messo a disposizione un milione di dollari australiani, pari a circa 620 mila euro. Fra le vittime, ci sarebbe anche un cittadino britannico, identificato come Rebor White, che era giunto nel villaggio di Guinsaugon in vacanza insieme alla moglie filippina. Lo ha detto il Consiglio nazionale di coordinamento per i disastri, ma l’ambasciata britannica a Manila non ha per ora confermato.

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ARRESTATO IN VIETNAM UN EMINENTE MONACO DELLA CHIESA UNIFICATA BUDDISTA.

SI IGNORANO LE ACCUSE E IL LUOGO DELLA DETENZIONE

 

HO CHI MINH CITY. = E’ stato arrestato giovedì Thich Quang Do, numero due della Chiesa unificata buddista del Vietnam (CUBV), non riconosciuta dal governo. La polizia di Ho Chi Minh City – racconta un testimone oculare – è arrivata la sera e ha portato via il monaco su un’automobile. Come riporta l’agenzia AsiaNews, Thich Quang Do, 78 anni, doveva guidare alcune decine di monaci a visitare il capo della Chiesa, il Molto Venerabile Thich Huyen Quang, agli arresti domiciliari nella provincia di Binh Dinh. Parecchie decine di monaci hanno iniziato una protesta silenziosa nella stazione ferroviaria, dicendo di voler continuare fino al rilascio di Do. La polizia ha chiesto anche al monaco Thich Khong Tanh di seguirla, per portare medicinali a Do. Di lui, come dell’altro monaco, non si hanno notizie. La CUBV, che negli ultimi mesi lamenta un aumento della persecuzione del governo, è stata la principale organizzazione buddista nel Vietnam meridionale e centrale fino al 1975, quando il governo ha assunto la diretta amministrazione di tutte le sue proprietà e istituzioni. Nel 1981, in seguito al suo rifiuto di sottomettersi al Partito comunista, il governo l’ha sciolta e sostituita con la Chiesa buddista vietnamita, di fatto controllata dallo Stato, ma la CUBV non ne ha mai riconosciuto l’autorità e non ha smesso la sua attività religiosa. Dagli anni ‘90 molti monaci sono stati arrestati e il Supremo Patriarca Thich Huyen Quang, 86 anni, è stato spesso minacciato per la sua opposizione al governo e da tempo è agli arresti domiciliari nella sua pagoda. Anche Do è stato spesso arrestato. “La libertà in Vietnam – ha dichiarato Do lo scorso ottobre – è come il disegno di un dolce: sembra delizioso sulla carta, ma non lo si può mangiare”. Il Vietnam è considerato dagli Stati Uniti uno dei Paesi dove “più preoccupante” è la situazione della libertà religiosa. (R.M.)

 

 

SCOUTISMO IERI E OGGI”: È IL TEMA DEL CONVEGNO PROMOSSO OGGI

A ROMA DALL’AGESCI E DAI VOLONTARI DEL B.P. PARK, TENUTA DI

BASSANO ROMANO PER I CAMPI SCOUT

- A cura di Isabella Samà

 

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ROMA. = Disponibilità al dialogo, responsabilità e onestà sono i tre “grazie” che i capi dicono allo scoutismo e che i genitori confermano per i loro figli. È
quanto emerge dalle 217 interviste condotte a gennaio dall’Osservatorio
Giovanile, organo di ricerca e studio dell’AGESCI Lazio, e presentate al
convegno “Scoutismo ieri e oggi”, in corso alla LUISS di Roma. Tra gli ospiti: Dominique Benard, vice segretario generale  del WOSM, l’Organizzazione Mondiale dello Scoutismo; Giancarlo Lombardi, ex ministro della Pubblica Istruzione; Mario Maffucci, giornalista RAI, e Carla Collicelli, vice direttrice del CENSIS. “Molto si impara da ragazzi nello scoutismo – ha commentato Luigi Mastrobuono, vice direttore generale di Confindustria e già capo scout – ricominciare sempre da capo, ascoltare tutti, mettere in sequenza un progetto per realizzarlo, delegare. Il management poi te lo re-insegna da grande, ma averlo dentro è un vantaggio competitivo”. L’educazione alla solidarietà e al rispetto verso la natura sono  tra i motivi più importanti per cui genitori e capi apprezzano la proposta scout. “La vita all’aperto insegna la semplicità” – ha spiegato padre Federico Lombardi, Assistente Ecclesiastico del MASCI, il Movimento degli Adulti Scout Cattolici Italiani, e direttore generale di Radio Vaticana – “insegna a fare a meno del superfluo, a contestare un’abbondanza che diventa spreco e che impoverisce gli altri. Insegna l’essenzialità che è libertà e facilita la solidarietà con i poveri del mondo”. Gli scout sono riconosciuti come persone oneste e cortesi. “Ho imparato – ha detto Edoardo Patriarca, già responsabile AGESCI ed oggi portavoce del Forum del III Settore – che la cortesia del cuore è un’arma potentissima contro la cultura che privilegia la volgarità e le semplificazioni, che non sa ascoltare e non sa  accogliere. La cortesia oggi – ha concluso – è la virtù che meglio esprime la carità cristiana e il rispetto della persona e dei suoi diritti”. Il movimento Scout conta 180 mila iscritti in Italia e 28 milioni nel mondo. Nel 2007 celebrerà i suoi primi cento anni.

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“ANDATE, ANNUNCIATE AL MONDO”: È IL TITOLO DELLA NUOVA LETTERA PASTORALE

DEI VESCOVI AUSTRALIANI, INCENTRATA SULL’IMPEGNO DELLA CHIESA

NEI MASS-MEDIA, “NUOVI PULPITI” PER L’EVANGELIZZAZIONE

 

SYDNEY. = L’impegno della Chiesa nei mass-media, “nuovi pulpiti” per l’evangelizzazione: è questo il tema centrale della nuova Lettera pastorale dei vescovi australiani, intitolata: “Andate, annunciate al mondo”. “Preghiamo – affermano i vescovi – perché questa Lettera possa aiutare quanti la leggono ad abbracciare tutto il bene esistete nei mass-media e a discernere quello che può essere dannoso”. Il testo tocca i vari aspetti e settori del mondo dei media, come televisione, Internet, radio, carta stampata, cinema, pubblicità; parla inoltre dei media cattolici e indica la realtà della famiglia come luogo ideale per l’educazione ai nuovi mezzi di comunicazione. La Conferenza episcopale australiana suggerisce un approccio più energico della comunità cattolica verso il mondo dei mass-media, seguendo le indicazioni della Santa Sede, che più volte, nei diversi messaggi per la Giornata delle comunicazioni sociali, ha invitato i cristiani a cogliere le opportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione. Occorre essere più incisivi in questo campo, che ricopre un ruolo cruciale nell’orientare le questioni sociali, politiche e religiose e nel creare una pubblica opinione. E un esempio di questo impegno della Chiesa australiana è “Mission & Spirituality News”, newsletter specificamente dedicata alla missione, che intende incoraggiare e informare le diverse comunità cattoliche sparse nella nazione, fungendo da utile strumento di collegamento e condivisione. (PA)

 

 

L’EDUCAZIONE CATTOLICA E L’ATTENZIONE DELLA CHIESA PER GLI EMARGINATI

AL CENTRO DELLA XXVII CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA,

SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A BANGALORE

 

BANGALORE. = Si è conclusa nei giorni scorsi a Bangalore la XXVII Assemblea della Conferenza episcopale indiana (CBCI), incentrata sul tema dell’educazione cattolica e dell’attenzione della Chiesa per gli emarginati. Alla riunione hanno preso parte i vescovi di tre riti: latino, siro-malabarese e siro-malankarese. Come riferisce l’agenzia Fides, nella dichiarazione finale dell’incontro, i presuli ribadiscono il diritto di tutti i gruppi svantaggiati, come tribali, migranti, donne, disabili, poveri e dalit, di partecipare al progresso della nazione, attraverso un’adeguata istruzione, primo strumento per lo sviluppo sociale. Inoltre, i vescovi sperano in una nuova India, in cui ogni giovane potrà avere un’educazione. Di qui, la decisione di redigere un vasto piano educativo nazionale per le scuole cattoliche. Alla stesura parteciperanno diversi organismi della CBCI, le congregazioni religiose e i rappresentanti delle scuole cattoliche indiane. Per la realizzazione dei loro propositi, i vescovi chiederanno la collaborazione dei genitori, “i primi educatori dei loro figli”, dei religiosi impegnati nell’educazione in India e dei giovani, “speranza della società e futuro del Paese”. Al termine della Conferenza, i presuli hanno anche eletto i nuovi vertici della CBCI, fatta eccezione per il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, confermato per altri due anni alla presidenza della Conferenza episcopale. (A.E.)

 

 

IL BELGIO È IL PRIMO PAESE AL MONDO A METTERE AL BANDO LE CLUSTER BOMB, LE BOMBE A GRAPPOLO EQUIPARATE ALLE MINE ANTI-UOMO. IERI LA STORICA DECISIONE

 

BRUXELLES. = Ieri, in Belgio, la Camera dei Deputati, con un voto “storico” (122 voti a favore, 2 contrari e 12 astensioni), ha messo al bando le cluster bomb, le munizioni a grappolo, che per i loro effetti sono equiparate alle mine anti-persona. La decisione del parlamento belga ha incontrato il favore e la soddisfazione di molte organizzazioni umanitarie, da anni impegnate in campagne contro queste bombe, ritenute pericolosissime. Il Belgio è il primo Paese al mondo ad aver preso un provvedimento così importante. Come riferisce l’agenzia MISNA, Simona Beltrami, coordinatrice della Campagna Italiana contro le mine anti-uomo, ha dichiarato che il voto belga costituisce un primo e fondamentale passo verso l’eliminazione di queste armi. “Infatti – ha sottolineato – le cluster bomb rischiano di causare una crisi umanitaria ancora più grave di quella dovuta alle mine, a causa dell’altissimo numero di submunizioni innescate che lasciano al suolo”. La Beltrami ha spiegato che le munizioni cluster sono armi di grandi dimensioni, lanciate generalmente da aerei o mezzi di artiglieria che, aprendosi a mezz’aria, disseminano ad ampio raggio decine di munizioni più piccole, che con l’impatto al suolo dovrebbero esplodere. Ma la mancata esplosione le rende vere e proprie mine anti-uomo. Gli arsenali che producono le armi generalmente prevedono un tasso di mancata esplosione pari al 5 per cento, ma i dati raccolti sul campo evidenziano invece indici molto più alti, pari al 20-25 per cento. Sono più di 50 i Paesi che possiedono munizioni cluster e almeno 16 quelli contaminati da submunizioni inesplose. Circa la metà delle industrie produttrici ha sede in Europa. (A.E.)

 

 

RITROVATO ALLA BIBLIOTECA AMBROSIANA DI MILANO UN MANOSCRITTO DI

BOCCACCIO. “QUESTA SCOPERTA CI FA IMMAGINARE CHE IL PERCORSO DI RICERCA

E’ ANCORA LUNGHISSIMO”, HA COMMENTATO IL PREFETTO DELL’ISTITUTO,

MONS. GIANFRANCO RAVASI

 

MILANO. = Alla Biblioteca Ambrosiana di Milano è stato trovato un manoscritto di Boccaccio, probabilmente risalente al 1362. Ne ha dato notizia ieri sera il Tg2. Nel manoscritto dell’Ambrosiana, che conserva circa 30 mila codici, l’autore del Decamerone ha trascritto di suo pugno i versi di Marziale (I secolo d.C.), annotando a parte commenti personali e disegni. Secondo il prefetto della Biblioteca, mons. Gianfranco Ravasi, che è anche uno dei più insigni biblisti italiani, “la scoperta di questo Boccaccio sicuramente ci fa immaginare che il percorso di ricerca potrebbe essere ancora lunghissimo”. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 febbraio 2006

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Situazione tranquilla oggi a Bengasi, la città libica teatro ieri di una violenta manifestazione contro le vignette satiriche su Maometto finita nel sangue, con 11 morti e decine di feriti. Questo il tragico bilancio dell’attacco al Consolato italiano, un assalto bloccato dalla polizia libica, che ha sparato sulla folla. Tuttavia, il personale del consolato generale d'Italia a Bengasi è stato trasferito in un albergo di Tripoli. Intanto, in Italia, maggioranza e opposizione chiedono le dimissioni del ministro Roberto Calderoli, la cui iniziativa di indossare una maglietta anti-Islam avrebbe esacerbato gli animi dei manifestanti. Il nostro servizio:

 

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“Soprattutto chi ha responsabilità di governo deve avere comportamenti responsabili”. E’ quanto afferma il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in una dichiarazione nella quale esprime “profondo dolore” per i “gravi incidenti occorsi ieri a Bengasi”. Ciampi sottolinea che la linea “chiara” dell'Italia è quella del “rispetto dei credi religiosi e dei culti di ogni popolo”. A chiedere apertamente le dimissioni di Calderoli è il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che stamattina, a nome del governo, ha affermato: “Nei confronti di fanatismo e integralismo non si può e non si deve dare alcun pretesto”. Dal canto suo, il leader dell’Unione, Romano Prodi, ritiene che le dimissioni di Roberto Calderoli da ministro erano “un atto dovuto” già prima delle proteste del mondo islamico e dei morti di Bengasi, ora sono “assolutamente inevitabili”. La vicenda si inserisce in un clima già particolarmente teso. Proseguono infatti le manifestazioni, in diversi Paesi islamici, contro le vignette. Quattro persone sono rimaste ferite a colpi di arma da fuoco in nuove, violente proteste svoltesi oggi nel Pakistan centrale. Proprio ieri, la Danimarca aveva deciso la chiusura temporanea della propria ambasciata nel Paese asiatico. Nella vicina India, un ministro dell’Uttar Pradesh, Stato settentrionale a maggioranza musulmana, ha offerto un premio di quasi dieci milioni di euro per chi decapiterà gli autori delle vignette su Maometto. Ieri, poi, circa 150 persone appartenenti alla minoranza sunnita si sono radunate davanti all'ambasciata di Danimarca a Teheran e hanno dato alle fiamme una croce agitando cartelli su cui campeggiavano scritte come “Allah è grande” e “Morte alla Danimarca”. Pacifica invece una imponente manifestazione contro le vignette svoltasi ieri sera vicino al Palazzo di Vetro, a New York.

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“Il nuovo Parlamento deve rispettare gli accordi con Israele, il processo negoziale resta la scelta strategica”: così il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen, si è rivolto al Consiglio legislativo uscito dalle recenti elezioni ma che in maggioranza – 74 deputati su 132 – è composto da membri del Movimento fondamentalista islamico “Hamas” che non intende, e lo ha ribadito ancora oggi, rispettare alcun accordo fatto in passato con lo Stato ebraico. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Abu Mazen ha riconosciuto che “con la vittoria elettorale di Hamas c’è una nuova realtà politica”, appunto quella integralista, a cui ha chiesto di formare il governo, e nella consapevolezza delle difficoltà determinate dalla svolta, con un implicito appello alla responsabilità, ha voluto assicurare “il suo incoraggiamento e la sua cooperazione in quanto – ha sottolineato – l’interesse nazionale supera quello individuale”. Non è mancato infine l’invito alla comunità internazionale, molto perplessa per l’atteggia-mento di Hamas verso Israele, a rilanciare il processo di pace. Israele ha negato ai deputati fondamentalisti della Striscia di Gaza di attraversare il suo territorio per raggiungere Ramallah, in Cisgiordania, sede del Parlamento. Questi hanno seguito i lavori e prestato giuramento collegati in video-conferenza. E domani, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri a Gerusalemme, Israele annuncerà una serie di provvedimenti volti a isolare e destabilizzare l’autorità palestinese, quali l’interruzione del trasferimento dei diritti doganali, la riduzione, se non l’eliminazione dei transiti dei lavoratori pendolari, mantenendo solo le forniture di elettricità, acqua e medicinali.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, ha promulgato oggi a Kinshasa la nuova Costituzione del grande Paese africano. Si tratta di una tappa importante della delicata fase di transizione politica iniziata nel 2003, al termine della guerra dei Grandi Laghi che ha scosso il cuore del continente africano. Un conflitto che ha coinvolto sei Paesi ed ha causato la morte di 4 milioni di persone. La Costituzione, approvata con referendum nel dicembre scorso, prevede un sistema semipresidenziale. L’adozione definitiva della Carta costituzionale permetterà il voto sulla legge elettorale e l’organizzazione delle elezioni generali entro il giugno prossimo.

 

In Nigeria, nove dipendenti stranieri di una compagnia petrolifera sono stati presi in ostaggio oggi da una installazione offshore americana. L'impianto, attaccato con varie imbarcazioni, è del Willbros Group. Il rapimento ha coinciso con una serie di assalti contro gli impianti petroliferi. Anche un impianto della Shell è stato attaccato in queste ore.

 

L’influenza aviaria colpisce volatili in nuovi Paesi europei: il ministro dell’Agricoltura francese, Dominique Bussereau, ha affermato che c’è il 90% delle probabilità che su una delle anatre trovate morte nell’Ain (vicino Lione) sia riscontrato il virus H5N1. I risultati definitivi delle analisi si sapranno tra domani e domenica. Oggi si registra un primo caso a Vienna, dove un cigno è stato ucciso dal virus. E ieri, due cigni morti sul lago Plivsko, nella Bosnia centrale, sono risultati positivi al virus. Intanto, l’influenza aviaria ha fatto la diciannovesima vittima in Indonesia, secondo quanto riferito da una fonte del Ministero della sanità di Giacarta. Anche in Iran, l’autorità veterinaria nazionale conferma che alcuni cigni sono stati uccisi dal virus H5N1. Da ultimo, il governo indiano ha reso noto pochi minuti fa che è stato localizzato il primo focolaio di influenza aviaria in India, nello Stato occidentale del Maharashtra.

 

Il presidente statunitense, George W. Bush, ha invitato ieri gli americani ad avere pazienza per la vittoria in Iraq e nella guerra al terrorismo e a non lasciarsi scoraggiare “da insuccessi” momentanei. Ma in Iraq continuano le violenze: tre poliziotti iracheni e un marine americano sono stati uccisi e altri due feriti in attentati avvenuti stamani a Baghdad. Non si ferma inoltre l’ondata di sequestri: due bosniaci sono stati rapiti a Bassora, nel sud dell’Iraq.

 

Il ministro americano della Difesa, Donald Rumsfeld, ritiene che il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, sia nel torto quando invoca la chiusura del centro di detenzione per presunti terroristi islamici allestito all’interno della base militare di Guantanamo. “Noi non dovremmo chiudere Guantanamo”, ha osservato. “Ci sono diverse centinaia di terroristi, gente che - ha ammonito - se dovesse tornare sul terreno cercherebbe di uccidere cittadini americani”. Ieri, il primo ministro britannico Blair, il cancelliere tedesco Merkel e la Farnesina avevano chiesto di risolvere “l’anomalia” Guantanamo al più presto.

 

 

 

 

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