RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 46 - Testo della
trasmissione di mercoledì 15 febbraio
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa nomina mons. Michael Fitzgerald nunzio in Egitto e delegato presso la Lega Araba
OGGI IN PRIMO PIANO:
Sempre più grave l’allarme
carestia in diversi Paesi dell’Africa: intervista con Donata Lodi
Convegno a Vercelli su Dietrich Bonhoeffer a 100 anni dalla
nascita: con noi mons. Enrico Masseroni
CHIESA E
SOCIETA’:
Influenza aviaria: è
allarme in
tutta Europa
Lettera pastorale dei vescovi della Colombia in vista delle prossime
elezioni a marzo
In
Iraq, una bomba uccide tre ragazzi che andavano a scuola
15
febbraio 2006
SONO GLI UMILI E I POVERI GLI “ELETTI” DI DIO, CHE
PREDILIGE I CUORI
SENZA
ARROGANZA E DISTACCATI DALL’IDOLATRIA DEL POTERE E DELLA RICCHEZZA:
COSI’
BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE DEDICATA AL CANTO DEL MAGNIFICAT,
CON
CUI IL PAPA HA CONCLUSO LE CATECHESI SULLA LITURGIA DELLE ORE
Con l’udienza generale di poco fa, che Benedetto XVI ha
iniziato in un’affollata Basilica di San Pietro per poi proseguirla nell’Aula
Paolo VI, il Papa ha concluso con la spiegazione del Magnificat la riflessione
sulla Liturgia delle Lodi e dei Vespri, iniziata da Giovanni Paolo II nel 2001.
Ma Benedetto XVI ha nuovamente invitato i fedeli ad approfondire il tema
dell’amore divino, oggetto della sua prima Enciclica Deus caritas est. I particolari nel servizio
di Alessandro De Carolis.
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(Canto Magnificat)
Un ultimo pensiero a ciò che in ultimo si canta nella
recita dei Vespri: il Magnificat. Benedetto XVI chiude ciò che Giovanni Paolo
II aveva cominciato cinque anni prima: la sistematica
catechesi sui Salmi e i Vespri della Liturgia delle ore. Il Papa lo ha definito
un “pellegrinaggio testuale”, tra strofe e cantici di contemplazione e
preghiera.
Il Magnificat di Maria - ha spiegato Benedetto XVI alle
circa novemila persone dell’Aula Paolo VI – è un suggello ideale, “un canto che
rivela in filigrana la spiritualità degli anawim biblici:
“Ossia di quei
fedeli che si riconoscevano ‘poveri’ non solo nel
distacco da ogni idolatria della ricchezza e del potere, ma anche nell’umiltà
profonda del cuore, spoglio dalla tentazione dell’orgoglio, aperto
all’irruzione della grazia divina salvatrice. Tutto il Magnificat è, infatti, marcato da questa ‘umiltà’ (…) che indica
una situazione di concreta umiltà e povertà”.
Nel cantare il Magnificat, la Vergine ha dapprima una “voce
solista”, che riconosce le meraviglie di Dio sulla sua persona pur senza essere
– ha precisato Benedetto XVI – una voce “solitaria e intimistica”, giacché
Maria “è consapevole di avere una missione da compiere per l’umanità”. Quindi, la voce si fa “corale”: il Cantico passa a celebrare la potenza
e la giustizia di Dio, che mostra – ha osservato il Papa – uno “stile”
particolare:
“Egli si schiera
dalla parte degli ultimi. Il suo è un progetto che è spesso nascosto sotto il
terreno opaco delle vicende umane, che vedono trionfare ‘i superbi, i potenti e
i ricchi’. Eppure la sua forza segreta è destinata
alla fine a svelarsi, per mostrare chi sono i veri eletti di Dio: ‘Coloro che lo temono’, fedeli
alla sua parola; ‘gli umili, gli affamati, Israele suo servo’,
ossia la comunità del popolo di Dio che, come Maria, è costituita da coloro che
sono ‘poveri’, puri e semplici di cuore”.
E a quel popolo, quel “piccolo gregge”, Benedetto XVI ha
augurato di poter avere un’anima aperta come Maria al richiamo di Dio:
“Che nella nostra
anima, nella nostra vita, il Signore trovi una dimora, e non solo una dimora
che noi portiamo nel cuore, ma che portiamo al mondo, così possiamo anche noi
generare Cristo per i nostro tempi. Preghiamo il
Signore che ci aiuti a magnificarlo con lo spirito e l’anima di Cristo, per
portare di nuovo Cristo al nostro mondo”.
Anche se con accenti diversi, il Pontefice aveva parlato
della solidarietà verso gli ultimi anche nel breve saluto rivolto ai due grandi
gruppi incontrati in precedenza nella Basilica di San Pietro: 6 mila studenti
italiani provenienti da Ostia Lido, Roma e Caserta, e 1800 pellegrini francesi
della Famiglia religiosa “Frères de Saint-Jean”. Con loro, Benedetto XVI ha collegato il tema
della sua Enciclica, Deus caritas est:
“Invito ciascuno di
voi a comprendere e accogliere sempre più questo Amore che cambia la vita e vi
rende testimoni credibili del Vangelo. Diventerete così autentici amici di Gesù
e suoi fedeli apostoli. Soprattutto alle persone più deboli e bisognose dobbiamo
far sentire la tenerezza del Cuore di Dio e non dimenticate che ognuno di noi,
diffondendo la carità divina, contribuisce a costruire un mondo più giusto e
solidale”.
Durante i saluti finali, il Papa ne ha indirizzato uno particolare ai vescovi partecipanti al 30.mo Convegno promosso dal
Movimento dei Focolari, incoraggiandoli “ad approfondire sempre più l’autentica
spiritualità di comunione che deve contraddistinguere il ministero presbiterale
ed episcopale. Un saluto è stato rivolto anche agli Oblati di S. Giuseppe in
Capitolo generale, ma soprattutto Benedetto XVI ha parlato con affetto del servizio
svolto dal maestro della Cappella Sistina, mons. Giuseppe Liberto, e dai suoi
cantori:
“Cari amici,
desidero esprimere il mio grato apprezzamento per il servizio che prestate
nelle celebrazioni liturgiche presiedute dal Successore di Pietro; vi sono
specialmente riconoscente per aver animato con il canto le Udienze Generali.
Grazie di tutto”.
(applausi – canto Magnificat)
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IN UN
MESSAGGIO PER IL XX ANNIVERSARIO DELL’INCONTRO NAZIONALE ECCLESIALE CUBANO
BENEDETTO XVI RIPETE L’INVITO DI PAPA WOJTYLA:
“CUBA
SI APRA AL MONDO E IL MONDO SI APRA A CUBA”
- A
cura di Sergio Centofanti -
Dio “cammina con tutti quelli che vivono in questa terra,
credenti e non credenti, vicini e lontani, quanti seminano e quanti raccolgono,
perché tutti sono invitati alla festa della vita che il Padre ci regala”. E’ quanto scrive Benedetto XVI al cardinale Jaime Lucas Ortega
y Alamino, presidente della Conferenza episcopale di
Cuba, nel XX anniversario dell’Incontro Nazionale Ecclesiale Cubano che si sta
tenendo nella capitale del Paese centroamericano.
Il Papa sottolinea che “la realtà umana è piena di
avvenimenti che siamo chiamati a vivere come salvifici, poiché il tempo e la
storia sono riempiti della presenza divina che sostiene e rafforza”. La realtà
– aggiunge il Papa – è un “cammino di promesse e salvezza, che bisogna
percorrere con passo premuroso e compassionevole, per scoprire nella esperienza
i segni e i segnali del Dio vivo che cammina” con l’umanità. A questo riguardo Benedetto XVI ricorda
l’appello lanciato da Giovanni Paolo II durante il suo viaggio in questo Paese
nel 1998: “Che Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”. Si tratta di “un’apertura che esige che si esamini innanzitutto
come aprire il cuore e l’intelligenza alle cose di Dio; come, per quanti vivono
insieme, aprirsi reciprocamente, credendo e confidando gli uni negli altri,
nonostante ci siano differenze nei modi di pensare o credere; e infine come
aprirsi all’ambito mondiale con le sfide delle sue possibilità e difficoltà
nello stesso tempo”.
Solo partendo “dallo sguardo di Dio, uno sguardo d’amore –
scrive il Pontefice - si
potrà giungere alla verità di ogni persona, di ogni gruppo e di quanti vivono
in una stessa terra”. Un grande aiuto in questo cammino – aggiunge – è dato dall’ “esperienza di preghiera di ogni cristiano, nel
silenzio e l’umiltà del lavoro quotidiano, nella fedeltà alla fede professata,
nell’annuncio implicito ed esplicito del Vangelo”. Il Papa affida infine tutti
i cubani alla tenerezza della Vergine della Carità del Cobre,
Patrona di Cuba.
Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico nella
Repubblica Araba d’Egitto e delegato presso l’Organizzazione della Lega degli
Stati Arabi mons. Michael Louis
Fitzgerald, arcivescovo titolare di Nepte, finora presidente del Pontificio Consiglio per il
Dialogo Interreligioso.
MESSAGGIO DEL PAPA PER
DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE
CHIESE, IN CORSO A PORTO ALEGRE, IN BRASILE
E’ iniziata ieri a Porto Alegre,
in Brasile, presso
“Consapevoli della nostra fede battesimale condivisa nel
Dio Trino – scrive Benedetto XVI –
Partecipano dall’incontro 4 mila persone, tra cui 1.200 delegati
delle 347 Chiese del Consiglio, alle quali appartengono 550 milioni di fedeli
protestanti, anglicani e ortodossi.
IL CAMMINO NEOCATECUMENALE E LE NORME LITURGICHE
-
Intervista con il cardinale Francis Arinze -
Il bollettino Notitiae, organo ufficiale della Congregazione per il Culto
Divino e
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R. – La cosa migliore è di leggere il discorso del Santo
Padre. L’abbiamo riprodotto alla pagina 554-56 del bollettino della
Congregazione Notitiae,
nel numero di novembre-dicembre. Io non leggo tutto il discorso
ma solo la parte che affronta
D. – Ora veniamo al contenuto di queste direttive…
R. – Il 1° dicembre 2005 la nostra Congregazione, al termine di tanti
colloqui per un periodo di almeno 2 anni se non più, ha scritto ai responsabile
del Cammino Neocatecumenale una lettera di due
pagine. Io do soltanto il sommario: “Nella celebrazione della Santa Messa il
Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri
liturgici approvati dalla Chiesa senza omettere né aggiungere nulla”. Questo è
il principio base. Seguire i libri approvati, non aggiungere e non sottrarre.
Tutto il resto è dettaglio e ci sono sei punti più precisi per rispondere ad
alcune richieste del cammino Neocatecumenale su
materie relative alla celebrazione eucaristica. Primo, sulla celebrazione del
sabato sera: la domenica è il giorno del Signore. Il Santo Padre decide che per
il Cammino Neocatecumenale, almeno una domenica al mese, le loro comunità devono partecipare alla Santa
Messa della Comunità parrocchiale. Per le altre tre settimane, il Cammino Neocatecumenale in ogni diocesi sia in dialogo con il
vescovo diocesano. Secondo: le ammonizioni previe alle letture si possono fare
a condizione che siano brevi. Anche durante l’omelia,
pronunciata sempre dal sacerdote o dal diacono, si può fare qualche intervento
occasionale che sia breve e che non abbia apparenza di
essere l’omelia. Anche questo si può accettare. Poi, per lo scambio della pace:
si concede che il Cammino Neocatecumenale possa
usufruire dell’indulto già concesso, cioè di fare lo scambio della pace prima
dell’offertorio fino ad ulteriori disposizioni. E poi sul modo di ricevere
D. – Eminenza da quali esigenze è scaturita questa
lettera?
R. – E’ scaturita da ciò che emergeva dall’esame di questa
Congregazione di come il Cammino Neocatecumenale
celebra
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza generale.
Sempre in prima l’Iraq con un articolo dal titolo:
“Un Paese dal futuro negato”; tre bambini uccisi dall’esplosione di un ordigno,
a Baghdad, mentre stavano andando a scuola.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla
celebrazione delle Giornata del malato nelle diocesi
italiane.
Servizio estero - Libano: un milione in piazza ad
un anno dall’omicidio di Hariri.
Servizio culturale - Un articolo di Andrea Fagioli
su don Divo Barsotti (fondatore della “Comunità dei figli
di Dio”), morto nel sonno alle prime ore di mercoledì 15. Il titolo
dell’articolo è “Una spiritualità fondata sul primato dei valori contemplativi”.
Servizio italiano - In primo piano il tema
dell’economia: via libera dell’Unione Europea a pensioni e finanziaria.
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15 febbraio 2006
SEMPRE
PIU’ GRAVE L’ALLARME CARESTIA IN DIVERSI PAESI DELL’AFRICA:
SECONDO
L’UNICEF, E’ A RISCHIO LA VITA DI UN MILIONE E MEZZO DI BAMBINI
-
Intervista con Donata Lodi -
Grave allarme carestia in Burundi e in Tanzania, ma anche
in Kenya, Somalia, Etiopia e Gibuti. Continuano le
denunce da parte dell’Agenzia dei missionari MISNA, mentre ieri è intervenuto
l’UNICEF, denunciando che è a rischio la vita di un milione e mezzo di bambini.
Il servizio di Fausta Speranza:
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Dall’inizio dell’anno 3500 persone, in fuga dal Burundi,
hanno varcato la frontiera con la vicina Tanzania nel tentativo di fuggire
siccità e carestia. Il dato è dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (ACNUR/UNHCR) che sottolinea che la “la cifra continua a crescere” in
maniera costante, “con una media di circa 100 nuovi arrivi al
giorno”. Da parte sua, il governo del Burundi ha lanciato la scorsa settimana
un nuovo appello alla comunità internazionale chiedendo aiuti per 430.000
famiglie rimaste in zone del nord e dell’ovest. Ma se si guarda alla Tanzania
si capisce che neanche questo Paese è in grado di far fronte alle necessità. Le
autorità hanno
chiesto in questi giorni 100.000 tonnellate di cibo per sostenere fino ad
aprile 3,7 milioni di persone per le quali non c’è di che nutrirsi. La mancanza
di piogge con la conseguente scarsità di acqua potabile e di sostentamento per
gli animali e per i raccolti, rappresentano da anni l’incubo di molti Paesi
dell’Africa orientale. L’anno scorso Etiopia ed Eritrea hanno sofferto molto.
In questo periodo è coinvolta una zona interna dell’Etiopia fino a Gibuti, mentre la situazione è molto grave in buona parte
del Kenya e in una larga fetta della Somalia. In
queste zone, secondo i dati UNICEF, almeno 1 milione e mezzo di bambini sotto i
cinque anni corrono gravi rischi. Per salvarli, il direttore generale dell’agenzia
dell’ONU per l’infanzia, M. Veneman, chiede di raccogliere
16 milioni di dollari. C’è una serie di
condizioni particolari che rendono tutto più grave, legate
ai disperati spostamenti delle persone, come spiega Donata Lodi, portavoce
dell’UNICEF Italia:
R. – La migrazione porta con sé numerosi rischi aggiuntivi
per i bambini. Innanzitutto, vengono a mancare alcune tradizionali fonti di
rifornimento. C’è un abbandono scolastico crescente e, dunque, si perde quel
punto di riferimento essenziale per la nutrizione dei bambini che è la
scuola. Pensiamo che addirittura in alcuni distretti della
Somalia, sulle 104 scuole esistenti, solo 14 sono aperte. Le altre hanno
chiuso perché i bambini non ci sono più. Ricordo che attraverso la scuola noi
facciamo anche campagne di nutrizione integrativa. Salta la possibilità di
seguire i bambini e accade spesso – è già accaduto in molti altri casi in
passato – che nel corso di questi massicci spostamenti di popolazione da una
zona all’altra del Paese, alla ricerca di aree non ancora colpite dalla siccità,
i bambini perdano i contatti con le famiglie.
D. – Immagino che diventi anche molto difficile seguire la
situazione dei bambini per prestare assistenza?
R. – Certamente. Questa è una delle difficoltà maggiori.
Noi abbiamo una serie di uffici locali dislocati nelle diverse aree, però
stiamo ovviamente provvedendo in queste ore anche ad una ricollocazione
del nostro personale. Dobbiamo tentare di intervenire in aree dove non abbiamo
basi operative, dove non abbiamo magazzini con le scorte. E’ uno dei problemi
perché si perde la possibilità di censire esattamente la popolazione a rischio e di
raggiungerla velocemente con gli aiuti. Quindi si sta lavorando in queste ore
proprio per cercare di intervenire ridislocando il
personale, ridislocando i magazzini per gli aiuti, in
modo da riuscire a bloccare le conseguenze peggiori della carestia. D’altra parte, la tendenza della popolazione
a spostarsi è comprensibile, se pensiamo che si tratta di persone per le quali
la morte del bestiame è la distruzione di ogni loro risorsa.
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RILEGGERE
LA TEOLOGIA DI OGGI CON IL CONTRIBUTO DEL PENSIERO
DI
BONHOEFFER: NELL’ANNO CENTENARIO DELLA NASCITA DEL PENSATORE TEDESCO,
UN
GRUPPO DI STUDIOSI SI È INTERROGATO
SULLA
MODERNITÀ DELLE SUE RIFLESSIONI
-
Intervista con mons. Enrico Masseroni -
Recuperare
la teologia e la filosofia di Dietrich Bonhoeffer per mettere a confronto eredità cristiana e
modernità. E’ l’obiettivo con il quale si sono incontrati in questi giorni a
Vercelli, nell’anno in cui si commemora il centenario della nascita del
pensatore tedesco, pastore della Chiesa evangelica. Per essersi opposto al
regime nazista nel 1945 fu ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg. Tiziana Campisi ha
chiesto all’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni,
quale riflessione ha voluto sollevare, nel proprio intervento, al convegno
dedicato a Bonhoeffer:
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R. – Mi sono chiesto quale potesse
essere l’attualità, il messaggio di Bonhoeffer per la
Chiesa di oggi e mi è parso di poter rispondere che questa attualità del
messaggio vada in due direzioni: nella direzione della speranza e nella direzione
della testimonianza. Mi sembra di leggere questa attualità della speranza
soprattutto in una lettera che Bonhoeffer ha scritto
nel ‘44, che poi fu inserita nel libro “Resistenza e resa”, in cui viene fatta una comparazione tra Socrate e Gesù riguardo
alla morte. Socrate ci ha insegnato l’“ars moriendi”,
Gesù invece ha vinto la morte con la Resurrezione e mi pare di poter dire che
la centralità di Cristo, per Bonhoeffer, significa
centralità della Pasqua, centralità della vittoria di Cristo risorto sulla
morte. Poi mi pare di vedere l’attualità di Bonhoeffer
nella direzione della testimonianza. Noi sappiamo che Bonhoeffer
ha voluto appartenere alla cosiddetta “Chiesa testimoniante”,
la Chiesa fedele al Vangelo sotto il regime duro ed impetuoso di Hitler. Naturalmente per questa fedeltà al Vangelo, Bonhoeffer ha pagato di persona con l’impiccagione. In noi
nasce, di fronte alla testimonianza di Bonhoeffer,
una domanda: come essere una presenza secondo Gesù, secondo il Vangelo?
D. – A suo parere quali piste può suggerire la figura di Bonhoeffer alla modernità che cerca risposte?
R. – Innanzitutto Bonhoeffer
suggerisce l’importanza delle domande di senso. Noi, soprattutto a livello
giovanile, dobbiamo, direi, assumere un atteggiamento di educatori con l’arte
maieutica, cioè dobbiamo stimolare le domande sui significati ultimi dell’esistenza
e della storia.
D. – Bonhoeffer si è accostato
ad alcuni movimenti ecumenici. Che cosa ha insegnato in questo senso?
R. – A me sembra che l’insegnamento più forte e
significativo sia stato l’affer-mazione della centralità di Cristo. Più noi ci
accostiamo a Gesù Cristo, più noi leggiamo la Parola e più noi ci sentiamo
vicini gli uni agli altri, ci sentiamo più uniti, più in comunione.
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15 febbraio 2006
INFLUENZA AVIARIA: L’ALLARME SUI NUOVI CASI IN
EUROPA PREOCCUPA FORTEMENTE
I
CONSUMATORI. SCENDE IN ITALIA DEL 70 PER CENTO
IL
CONSUMO DI CARNI AVICOLE MENTRE E I PRODUTTORI DENUNCIANO DANNI
PER
600 MILIONI EURO ED IL TAGLIO DI 30 MILA POSTI DI LAVORO,
TRA
LICENZIAMENTI E CASSA INTEGRAZIONE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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BRUXELLES. = Novantuno morti e 169 contagi dal dicembre
2003 ad oggi, di cui quasi la metà in Vietnam dove si è verificato il primo
caso umano di influenza aviaria, che ha colpito anche altri 6 Paesi: Cambogia,
Cina, Indonesia, Iraq, Thailandia e Turchia. In termini assoluti, il numero di
vittime nel mondo intero per la cosiddetta “febbre dei polli” non è una cifra
rilevante, ma la paura che possa espandersi ed assumere le dimensioni di una estesa pandemia perfino nei Paesi sviluppati è davvero
grande. Le ultime notizie dalla Germania confermano -
come è stato notificato la scorsa notte alla Commissione europea - il contagio
dei 2 cigni selvatici trovati morti di recente sull’isola di Ruegen, nel Mar Baltico, colpiti dal ceppo H5N1, il più
pericoloso, mentre una decina di altri cigni morti sono stati ritrovati - si
appreso a fine mattinata - sempre sull’isola baltica, ambita meta turistica
anche invernale. Decine di volatili infetti anche nel sud della Romania e due
casi sospetti anche in Austria. Sono saliti intanto ad 8 i casi certi in
Italia, gli ultimi contagi riscontrati ieri: due cigni malati in Puglia. E
prosegue intensa l’azione di controllo sul territorio italiano delle Forze
dell’ordine: 11681 i controlli realizzati da ottobre ad oggi, 80 mila i polli e
7 mila le uova sequestrate, nel raggio di
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IERI, A ROMA, LA CONFERENZA STAMPA DELL’OPUS DEI PER LANCIARE
IL
PROGETTO HARAMBEE 2006. LA CAMPAGNA PREVEDE LA RACCOLTA DI FONDI
INTERNAZIONALI
A FAVORE DI PIANI DI SVILUPPO PER QUATTRO PAESI AFRICANI
ROMA. =
Ieri, a Roma, c’è stata la presentazione del progetto Harambee
2006, il fondo nato in occasione della canonizzazione di San Josemaría Escrivá, fondatore
dell’Opus Dei. Durante la conferenza stampa, si è
annunciata una raccolta di fondi internazionale, per quattro nuovi progetti di
sviluppo in Africa, ovvero: per le donne del Sudan, per i maestri elementari
del Kenya, per gli artigiani del Madagascar e per le mamme e i bambini del Congo. Al via, anche la seconda edizione del Premio
“Comunicare l’Africa”, per dare un riconoscimento a documentari televisivi che
presentano l’Africa in modo realistico e costruttivo. Secondo quanto riferisce
l’agenzia ZENIT, il promotore di Harambee, Carlo De
Marchi, ha spiegato che la campagna 2006 vuole essere un gesto concreto per
risvegliare la speranza degli africani. Questi progetti – ha proseguito – sono
solo quattro piccole gocce d’acqua, ma significativi
perché incoraggiano chi sta lavorando da tempo e con buoni risultati nel Paese.
La coordinatrice internazionale del progetto, Linda Corbi,
ha precisato che i quattro piani di sviluppo hanno la peculiarità di essere
promossi da organizzazioni locali africane, per cui -
ha aggiunto - l’Africa risolverà i suoi problemi attraverso gli africani. Al
convegno hanno partecipato anche rappresentanti dei piani di sviluppo in Congo
e Sudan. Patiance Mongo,
infermiera all’ospedale di Kinshasa, ha raccontato gli sforzi fatti per
garantire l’assistenza sanitaria a donne e bambini nelle zone rurali del Congo. Da parte sua, suor Liliana Ugolino, delle Sorelle
Canossiane, ha riferito della sua esperienza in Sudan
per la promozione sociale e professionale della donna. La conferenza si è conclusa
con un appello di De Marchi ai giornalisti, affinché si rechino in questi
Paesi, per rendersi conto dell’impegno profuso dalle persone che operano in Africa.
L’Opus Dei ha già dato il
via ad altri 24 progetti di educazione in 13 Stati africani, promossi sia da organizzazioni
locali che da varie istituzioni della Chiesa che lavorano stabilmente nel continente.
(A.E.)
LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI
DELLA COLOMBIA IN VISTA
DELLE PROSSIME ELEZIONI DEL 12 E
28 MARZO NEL PAESE LATINOAMERICANO.
AI CATTOLICI SI CHIEDE UN VOTO
PER
- A cura di Lisa Zengarini -
BOGOTA’. = I vescovi colombiani esortano i cittadini a partecipare
alle prossime elezioni parlamentari e presidenziali - il 12 marzo e il 28
maggio – valutando attentamente le priorità del Paese. In una lettera pastorale
pubblicata nei giorni scorsi al termine della loro 80.ma
plenaria a Bogotá, i presuli richiamano in particolare l’attenzione di
candidati ed elettori su alcune questioni prioritarie che a loro giudizio
riguardano la “soluzione politica al conflitto civile che da anni affligge il
Paese, la difesa della vita umana, la lotta alla povertà, il benessere sociale
e l’impegno per la pace e il bene comune”. L’episcopato non appoggia nessun
candidato particolare, poiché - afferma il documento - esso “non pretende di
esercitare alcun tipo di pressione o di limitare la libertà di opinione dei
cattolici”. Il suo obiettivo è piuttosto di “educare e illuminare”. I vescovi
colombiani hanno tuttavia idee molto chiare sui candidati e le cause che
meritano il sostegno del voto cattolico, come ha precisato nella conferenza
stampa conclusiva mons. Hector Gutierrez
Pabon, vescovo di Engativa:
“Un cattolico – ha sottolineato - vota per la vita, per la famiglia, per l’ambiente,
per la giustizia”. A preoccupare in particolare
E’
MORTO DON DIVO BARSOTTI, TEOLOGO E POETA. AVEVA 91 ANNI.
HA FATTO
CONOSCERE ALL’ITALIA I MISTICI RUSSI
FIRENZE. = E’ morto stamani nell’eremo di Casa San Sergio,
a Settignano, sui colli fiorentini, don Divo Barsotti, teologo, scrittore e poeta. Il 14 aprile avrebbe
compiuto 92 anni. Grande interprete del
monachesimo orientale, don Barsotti ha scritto oltre 150 libri:
commenti alla Sacra Scrittura, studi sui santi, opere di spiritualità, diari e
poesie. Ha dialogato con i più grandi filosofi e pensatori del Novecento: da
Hans Urs Von Balthasar a Thomas Merton, da Giuseppe Dossetti a
Giorgio La Pira. Tra i suoi testi più importanti, figurano “La teologia
spirituale di San Giovanni
della Croce”, “La legge è l’amore”, “Cristianesimo russo”. Nel
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15 febbraio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco –
In Iraq, una serie di attentati ha scosso Baghdad: l’episodio più
grave è avvenuto in un quartiere centrale, dove tre ragazzi sono morti per
l’esplosione di una bomba. In questo scenario, dominato dalla violenza, si
devono poi registrare la diffusione di un filmato con immagini di uccisioni di
soldati americani da parte di un cecchino della guerriglia e di nuove, strazianti
foto che mostrano abusi contro prigionieri iracheni. Il nostro servizio:
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A
Baghdad, il consueto tragitto da casa a scuola si è trasformato in una trappola
mortale per tre ragazzi rimasti uccisi a causa di un ordigno esploso sul ciglio
della strada. L’attentato aveva probabilmente come obiettivo una pattuglia
della polizia. Sempre nella capitale, tre civili sono morti per la
deflagrazione di un ordigno nei pressi di un negozio di alcolici e una persona
è rimasta uccisa in seguito ad un attacco kamikaze compiuto davanti alla sede
di una facoltà universitaria. La serie di attentati è proseguita, poi, nella
zona meridionale di Baghdad, dove uomini armati hanno assassinato un ufficiale
di polizia e il suo autista. La polizia ha annunciato, inoltre, di aver trovato
quattro cadaveri in un quartiere settentrionale della capitale a maggioranza
sciita. Alla violenza perpetrata sul terreno si aggiunge poi quella mostrata da
scioccanti video. Dopo il filmato di qualche giorno fa che documenta il pestaggio
di giovani iracheni da parte di militari britannici, un nuovo video diffuso da
un quotidiano australiano mostra drammatiche azioni della guerriglia: nel
filmato si vede un cecchino iracheno mentre uccide
soldati americani. Dopo ripetute immagini di corpi senza vita, il cecchino,
conosciuto con il nome di “Jouba”, si rivolge quindi
alla telecamera e dice: “Questo è un regalo per Bush”.
Un’emittente australiana ha mostrato, infine, nuove raccapriccianti foto di
prigionieri iracheni torturati da soldati americani nella famigerata prigione
irachena di Abu Ghraib.
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In Pakistan tre persone, tra cui un bambino di sette anni colpito da un
proiettile e un uomo caduto su un cavo elettrico, sono morte nella città nord
occidentale di Peshawar durante una nuova ondata di
proteste contro le caricature su Maometto. Sempre a Peshawar,
sono stati devastati la sede di una banca e gli uffici di una compagnia norvegese
di telecomunicazioni. Le violenze hanno colpito anche altre aree del Paese:
dure manifestazioni si sono tenute infatti a Tank, teatro di uno scontro a fuoco tra miliziani e forze
paramilitari, e a Faisalabad dove hanno protestato
migliaia di studenti. Ieri a Lahore, nella provincia
orientale del Punjab, le proteste hanno causato,
inoltre, la morte di due persone. Durante queste ultime manifestazioni, i
dimostranti hanno anche dato alle fiamme edifici governativi ed un fast food
americano.
Le
proteste per le caricature su Maometto producono anche effetti economici: un
gruppo di importatori indonesiani ha iniziato, infatti, un boicottaggio dei
prodotti danesi per protestare contro le vignette satiriche, pubblicate inizialmente
da un giornale danese. Subito dopo la notizia del boicottaggio, il presidente
della Commissione Europea, Barroso, ha assicurato la
solidarietà dell’Unione alla Danimarca e ha avvertito: “Chi boicotta la Danimarca
boicotta tutta l’Unione Europea”.
In Iran, dove manifestazioni contro le vignette satiriche su Maometto sono
degenerate ieri in dure proteste contro le ambasciate di Gran Bretagna e Germania,
è stato fissato un nuovo, importante appuntamento per affrontare la delicata
questione “nucleare”: il governo di Teheran ha
annunciato che lunedì prossimo una delegazione della Repubblica islamica
parteciperà a colloqui per discutere sulla proposta di arricchire l’uranio in
territorio russo. Sempre oggi, durante un incontro tenutosi a Vienna tra il
ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ed alti rappresentanti dell’Unione Europea, la
Commissione Europea ha chiesto all’Iran di accettare il piano russo. Ieri, Lavrov aveva anche ribadito il “no” di Mosca ad eventuali
sanzioni contro Teheran.
In
Medio Oriente, un adolescente palestinese con problemi psichici è morto in seguito
ad un ennesimo raid sferrato da forze israeliane in Cisgiordania. Secondo fonti della sicurezza palestinese, il ragazzo, che
aveva in mano un’arma giocattolo, è stato ritenuto una minaccia dai soldati
dello Stato ebraico. Sulla vicenda è stata aperta un’indagine. Sul versante
politico, il governo israeliano ha ribadito che non intende negoziare con Hamas, fino a quando il movimento
radicale non avrà abbandonato definitivamente l’idea di distruggere Israele. Il
leader del gruppo estremista ha risposto che la lotta armata di Hamas contro lo Stato ebraico cesserà quando
Israele porrà fine all’occupazione dei Territori palestinesi.
In
Libano almeno un milione di persone si sono riversate ieri nelle strade di
Beirut per commemorare il primo anniversario dell'assassinio dell’ex premier
libanese, Rafik Hariri.
L’omicidio, nel quale vi è il presunto coinvolgimento della Siria, portò nel
caos il Paese, ancora alle prese con le conseguenze della guerra civile
terminata nel 1990. Ma perché ancor oggi il Libano, ufficialmente uscito dalla
sfera di influenza di Damasco, non è un Paese stabile? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Antonio Ferrari,
inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di Medio Oriente:
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R. – E’ vero che l’assassinio dell’ex primo ministro Hariri ha provocato uno scossone importante in Medio
Oriente con la commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, con i sospetti addirittura
sul vertice della Siria. Se questo assassinio, in qualche misura aveva
stimolato una maggiore pacificazione di tutte le vari
componenti libanesi, direi che oggi siamo tornati ad una situazione dove
tutti - la componente maronita, quella sciita e quella sunnita
sembrano procedere in ordine sparso. E’ anche vero che altre vicende – mi riferisco
per esempio alla storia delle vignette satiriche - hanno contribuito a riaccendere
gli animi già abbastanza ‘caldi’ dopo gli attentati che hanno seguito quello
dell’ex primo ministro Hariri.
D. – La nuova maggioranza antisiriana è andata al potere
con le ultime elezioni. Come può cambiare questa situazione?
R. – Abbiamo una situazione estremamente incerta con un
progetto politico che non è ancora definitivamente abbozzato con questa
opposizione, che è diventata maggioranza e che non ha ancora la forza per
essere veramente il bastione di quello che dovrebbe diventare un Libano più
indipendente. La Siria, probabilmente, continua ad avere delle propaggini
importanti in Libano. A questo punto si può concludere dicendo che il Libano
sta soffrendo anche dell’aggravarsi di tutta la situazione regionale. Mi
riferisco a tutte quelle tensioni che in Libano storicamente si sono sempre
scaricate ed oggi stanno continuando a farlo.
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A otto giorni dalle elezioni generali ad
Haiti, le prime dopo la caduta del presidente Aristide nel 2004, il Paese caraibico ricomincia da zero: il governo provvisorio ha ordinato
che siano ricontati tutti i voti delle elezioni. Una commissione d’inchiesta
indagherà, inoltre, sui presunti brogli elettorali compiuti nelle consultazioni
del 7 febbraio scorso. Ce ne parla Giada Aquilino:
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Doveva essere
il primo passo verso la democrazia. E invece il voto della scorsa settimana per
ora è solo un’incognita. I risultati delle elezioni verranno
pubblicati a fine indagine della commissione d’inchiesta. Ad invocare la
costituzione di un organismo super partes è
stato il candidato presidenziale René Preval, seppure in testa ai risultati provvisori. Il suo
partito, Speranza, farà parte della commissione, formata pure da rappresentanti
del governo provvisorio e del Consiglio elettorale. Da giorni Preval, ex presidente e alleato del destituito Aristide,
aveva denunciato “errori giganteschi e grosse frodi” durante il voto e i suoi
sostenitori erano scesi in piazza per protestare. Secondo la legge haitiana,
infatti, se nessun candidato dovesse superare il 50% dei voti si andrebbe ad un
ballottaggio: e Preval al momento è fermo al 49 per
cento. In un eventuale secondo turno sfiderebbe l’altro ex presidente Manigat, che ha raccolto quasi il 12 per cento delle preferenze.
E proprio questo clima accresce le preoccupazioni internazionali: il Consiglio
di sicurezza dell’ONU ha chiesto il rispetto del voto invitando gli haitiani a
non usare la violenza.
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