RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 45 - Testo della trasmissione di martedì 14 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa conferma il cardinale Camillo Ruini  come presidente della Conferenza episcopale italiana,  donec aliter provideatur”, cioè fino a che non si provveda altrimenti

 

La Deus caritas est” batte ogni record di vendita: oltre un milione di copie vendute solo in Italia per la prima Enciclica di Benedetto XVI. Nel giorno di San Valentino, la riflessione sull’amore cristiano di mons. Vincenzo Paglia e di mons. Gianfranco Ravasi

 

I Musei Vaticani compiono 500 anni: presentate le iniziative per celebrare l’anniversario

 

Il cardinale Martino presenta domani a Cuba il “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Migliaia di persone in piazza, oggi a Beirut, nel primo anniversario dell’uccisione dell’ex primo ministro Rafik Hariri: intervista con Camille Eid

 

Inizia oggi a Porto Alegre, in Brasile, l’assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese: ai nostri microfoni, il pastore luterano Rui Bernhard

 

Presentato ieri a Roma dalla Fondazione Matteotti il Rapporto sulla rappresentazione dei disabili nei media italiani: i commenti del prof. Giampiero Gamaleri e di Giovanni Anversa

 

La Chiesa celebra oggi la memoria dei Santi Patroni d’Europa, Cirillo e Metodio

 

CHIESA E SOCIETA’:

La FAO chiede risposte a livello internazionale per fermare l’influenza aviaria

 

L’arcidiocesi di New Orleans presenta un piano per il dopo-Katrina

 

In Nepal, la Caritas locale denuncia le drammatiche condizioni di vita di migliaia di sfollati

 

Richiamo alla trasparenza e alla legalità del vescovo di Arezzo, mons. Gualtiero Bassetti

 

24 ORE NEL MONDO:

Violente manifestazioni in Pakistan per le vignette su Maometto: assediata l’ambasciata americana

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 febbraio 2006

 

IL PAPA CONFERMA IL CARDINALE RUINI 

COME PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA,

“DONEC ALITER PROVIDEATUR”

 

Il Santo Padre ha confermato presidente della Conferenza episcopale italiana, donec aliter provideatur, cioè fino a che non si provveda altrimenti, il cardinale Camillo Ruini, suo Vicario generale per la diocesi di Roma. Il cardinale Ruini è nato a Sassuolo, in provincia di Modena: il 19 febbraio prossimo compirà 75 anni.

 

Ordinato sacerdote l’8 dicembre del 1954 e consacrato vescovo nel 1983,  Giovanni Paolo II  nel 1991 lo aveva nominato prima suo  Vicario generale per la diocesi di Roma e poi presidente della Conferenza episcopale italiana, incarico  riconfermato nel 1996 per il secondo quinquennio e nel 2001 per il terzo quinquennio. Sempre nel 1991 Giovanni Paolo II lo aveva  creato cardinale.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato Difensore del Vincolo presso il Tribunale della Rota Romana  don Alessandro Perego, del clero della diocesi di Roma.

 

 

LA DEUS CARITAS EST  BATTE OGNI RECORD DI VENDITA: OLTRE UN MILIONE

DI COPIE VENDUTE, SOLO IN ITALIA, PER LA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

NEL GIORNO DI SAN VALENTINO, LA RIFLESSIONE SULL’AMORE CRISTIANO

 DEL VESCOVO DI TERNI, VINCENZO PAGLIA

E DEL PREFETTO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA, GIANFRANCO RAVASI

 

Un milione e centoquindicimila copie vendute, in Italia: è questo l’ultimo dato offerto dalla Libreria Editrice Vaticana sulla diffusione della Deus caritas est. Un record assoluto per un’Enciclica pontificia. Colpisce, inoltre, come il documento di Benedetto XVI sull’amore cristiano sia tra i libri più venduti anche nelle librerie Feltrinelli, uno dei “templi” della cultura laica italiana. Sulle ragioni di questo successo, Alessandro Gisotti ha intervistato il prefetto della Biblioteca Ambrosiana, mons. Gianfranco Ravasi:

 

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R. – Ecco, io penso che sia soprattutto una certa componente quasi di chiarezza, una dimensione nitida del suo pensiero che può essere, evidentemente, anche non condiviso. Vedono, da un lato, una certa fermezza ma al tempo stesso una certa dolcezza. Nei nostri giorni, invece, o si ha lo scontro frontale – pensiamo a cosa avviene anche all’interno della politica, per esempio – o dall’altra parte si ha una sorta di mucillagine, cioè un confuso confronto nel quale un po’ tutto si stempera nella banalità, nell’ovvietà, e pensiamo qui al linguaggio televisivo. Ecco: la figura e la comunicazione di Papa Benedetto XVI è contrassegnata proprio da un nitore, quindi da perimetri che sono ben circoscritti ma al tempo stesso anche da una forma, da un modo di comunicare che è attento all’altro, che cerca di porgere un discorso, pur nel suo rigore.

 

D. – Il termine ‘amore’, scrive il Papa nell’Enciclica, è oggi diventata “una delle parole più usate e anche abusate, alla quale annettiamo accezioni del tutto differenti”. Un richiamo che oggi, festa di San Valentino, forse assume un significato particolare?

 

R. – E’ vero, questo, perché pensiamo che cosa è la componente ‘amore’, all’interno poniamo delle canzoni popolari; una componente quasi assolutamente necessaria, che alla fine, però, si stempera, si stinge nei suoi valori. Invece, la proposta di questa Enciclica è proprio – e penso che sia suggestivo riproporla in questa giornata, nella giornata tradizionalmente legata agli innamorati, anche con una certa retorica, una certa enfasi, una certa melassa anche pubblicitaria – riproporla perché, soprattutto, annoda alcuni elementi che di solito vengono scissi dalla cultura contemporanea. Infatti, da un lato si riconosce che anche la sessualità nella sua capacità di comunicazione primordiale, fisica, ha un suo significato, l’uomo però va ben oltre ed è capace anche di dare altro. Due anziani che stanno camminando nel parco e si tengono ancora per mano, rappresentano sicuramente tutta la bellezza di un amore che non ha più la dimensione sessuale e neppure forse la dimensione della bellezza esteriore; ma ancora, quella profonda della donazione di sé.

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E l’amore è stato il tema centrale dell’omelia dell’arcivescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia in occasione delle celebrazioni odierne in onore di San Valentino, patrono della città di Terni, di cui è stato il primo vescovo, e protettore degli innamorati. Al microfono di Alessandro Gisotti, il presule si sofferma sul significato dell’amore alla luce dell’esempio di San Valentino:

 

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R. – San Valentino è stato vescovo di Terni nel III secolo ed era noto per il suo amore per i poveri; aiutava gli handicappati: pensi che in Germania ci sono ospedali dedicati a San Valentino, anche per questo! E aiutava i giovani fidanzati a sposarsi. Vorrei dire che l’amore di San Valentino è un amore a tutto tondo, è l’amore del Vangelo, è l’amore di Gesù. E in questo l’Enciclica del Papa ha come dato il fondamento teologico anche a questa festa che noi celebriamo. San Valentino è un martire cristiano, il suo amore è cristiano ed accoglie tutti senza frontiere. Ecco perché il martirio di Valentino oggi mi sembrava bello legarlo alla testimonianza di don Andrea Santoro, che ha amato in una terra difficile, fino all’effusione del sangue.

 

D. – Benedetto XVI ha tenuto a sottolineare in una lettera a “Famiglia Cristiana”, che anche se ad una prima lettura la “Deus caritas est” può sembrare molto teorica, ha invece una finalità concreta. In questo senso, quali indicazioni può dare ai giovani, e ai giovani innamorati in particolare?

 

R. – Guardi, proprio ieri sera, con un folto gruppo di fidanzati, stavamo parlando appunto dell’Enciclica la quale, con un ardimento quasi inconsueto, ha – come dire – ridato tutto il suo senso anche alla dimensione dell’eros: è proprio l’amore di Dio che ridona all’eros quella dimensione di apertura, l’amore è ricerca, l’amore è fatica, l’amore è anche creatività … L’amore non è scontato, e non è che si trova per strada. L’amore va costruito. Questa Enciclica ripone al centro dell’attenzione di tutti la forza dell’amore!

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I MUSEI VATICANI COMPIONO 500 ANNI:

PRESENTATE OGGI LE INIZIATIVE PER CELEBRARE L’ANNIVERSARIO

 

Presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana il calendario delle celebrazioni per il V centenario dei Musei Vaticani. Tra i relatori il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Francesco Buranelli, direttore dei Musei Vaticani e il vice direttore della Sala Stampa vaticana padre Ciro Benedettini. A seguire la conferenza stampa per noi c’era Paolo Ondarza.

 

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Scrigno di un incommensurabile patrimonio artistico, Giovanni Paolo II li definì “una delle più significative porte della Santa Sede aperte sul mondo”, i Musei Vaticani compiono 500 anni. Mezzo millennio a testimonianza che l’arte è  strumento efficacie di evangelizzazione e riflesso di Dio Creatore che è Bellezza. Era il 14 gennaio 1506 sul Colle Oppio a Roma venne scoperto il gruppo statuario del Laocoonte. L’opera subito acquistata da papa Giulio II venne collocata un mese dopo nel palazzetto del Belvedere in Vaticano: nacque così il primo nucleo dei Musei.

 

Le celebrazioni del V centenario interesseranno  tutto il 2006 per offrire ai circa tre milioni e mezzo di visitatori nuove occasioni di approfondimento. Si parte a marzo con l’inaugurazione del Museo Cristiano fondato nel 1756 da Benedetto XIV. Quest’estate saranno aperte le sezioni Cina, Giappone, Corea, Tibet e Mongolia del Museo missionario etnologico fondato nel 1926 da Pio XI. Con la presentazione del restauro dei dipinti murali del Pinturicchio nell’Appartamento Borgia verrà sottolineata la costante attenzione dei Musei Vaticani alla conservazione del patrimonio storico artistico.

 

In autunno gli appassionati di archeologia potranno visitare il nuovo settore della necropoli Romana risalente al I-III secolo d.C., situata lungo la Via Triumphalis riportato alla luce tre anni or sono nella Città del Vaticano.  Momento più significativo dell’anno la Mostra dedicata al Laocoonte e all’origine dei Musei Vaticani prevista per il mese di Novembre. Concluderà le celebrazioni un Convegno a dicembre con i  massimi studiosi dell’arte per riflettere sulla realtà delle istituzioni museali nel mondo, partendo dalla storia pluricentenaria dei Musei Vaticani. Il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:

 

“Si parla sempre più, in questi tempi travagliati e contrastati, del Museo come luogo di incontro e di contatti, di confronto e di dialogo, di maturazione e di riflessione fra religioni, culture, esperienze e concezioni del mondo diverse e, a volte, opposte. Per modalità di formazione e per significato spirituale, per spessore storico e per naturale vocazione, i Musei Vaticani interpretano, oggi più che mai, in modo esemplare questo ruolo e, per questo verso, rappresentano un unicum insuperato fra tutte le analoghe grandi istituzioni museali”.

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IL CARDINALE MARTINO PRESENTA DOMANI A CUBA

IL “COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA”

E AUSPICA UN INCONTRO CON FIDEL CASTRO.

A SANTO DOMINGO E PUERTO RICO LE ALTRE TAPPE DEL PORPORATO,

CHE DA UN ANNO GIRA IL MONDO PER PRESENTARE IL DOCUMENTO

 

“La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. Queste incisive espressioni dell’enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI saranno il leit motiv e l’idea conduttrice della presentazione del “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” che il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Martino, si accinge a compiere in tre Paesi caraibici del Centro America - Cuba, Repubblica Dominicana e Puerto Rico - da domani al 24 febbraio prossimo. Ce ne parla Paolo Scappucci:

 

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Il porporato, che da più di un anno sta visitando numerose nazioni dei cinque continenti, dal Messico alla Russia, dal Brasile alla Tanzania, dalla Germania all’Angola, alla Thailandia, solo per citarne alcune, si recherà giovedì, venerdì e sabato a L’Avana per illustrare le linee fondamentali dell’insegnamento sociale cattolico nell’ambito delle celebrazioni che nella capitale cubana si tengono per il XX anniversario dell’Incontro nazionale ecclesiale del Paese centroamericano. Negli auspici e nelle richieste del cardinale Martino è una visita al presidente cubano, Fidel Castro, di cui attende conferma. Domenica 19 febbraio, il porporato parlerà della dottrina sociale ai laici della Repubblica Dominicana in Santo Domingo, mentre lunedì 20 sarà a Ponce, nell’Università Cattolica di Puerto Rico, per presentare il Compendio ai sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici impegnati. Il giorno successivo, nello stesso ambiente, terrà una lectio magistralis sull’argomento per i professori e gli studenti dell’Ateneo e successivamente ai politici, imprenditori e professionisti latinoamericani. Mercoledì 22 e giovedì 23 febbraio, il cardinale Martino sosterà a San Juan per conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa agli avvocati di Puerto Rico e quindi ai direttori, amministratori e docenti delle scuole cattoliche dell’arcidiocesi, oltre mille educatori di istituti scolastici di ogni ordine e grado.

 

Tra le idee-guida che il presidente di Giustizia e Pace sottolineerà nella presentazione del Compendio in questo suo itinerario pastorale in America Latina nell’imminenza della Quaresima, vi sarà anche il concetto posto in rilievo da Benedetto XVI nel suo primo messaggio quaresimale. “In nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore”, per giungere sicuramente a quell’“umanesimo plenario” che, secondo l’insegnamento del grande Pontefice Paolo VI, consiste nello “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. Il primo contributo che la Chiesa può offrire al riguardo “non si sostanzia primieramente in mezzi materiali o in soluzioni tecniche – sono ancora parole di Benedetto XVI - ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell’uomo”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: minacciati di morte i due ostaggi tedeschi in un nuovo video diffuso dai sequestratori.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla celebrazione della Giornata del malato nelle diocesi italiane.  

 

Servizio estero - Una pagina speciale - a cura di Giuseppe Fiorentino e di Marcello Filotei - ad un anno dall’assassinio dell'ex premier libanese Hariri.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Emanuele M. Ciampini dal titolo “L’identità nascosta di cinque dignitari degni di essere sepolti vicino a Tutankhamon”: la recente scoperta nella Valle dei Re di sarcofagi antropomorfi in una tomba intatta.

Per l’“Osservatore libri”, un articolo di Danilo Veneruso in merito ad un documentato studio di Mario Casella “Stato e Chiesa in Italia dalla Conciliazione alla riconciliazione (1929-1931)”.

 

Servizio italiano - In primo piano la politica. Si moltiplicano i temi di dissenso nell’Unione: TAV, politica estera e programma.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 febbraio 2006

 

 

MIGLIAIA DI PERSONE IN PIAZZA A BEIRUT

PER RICORDARE L’EX PRIMO MINISTRO RAFIK HARIRI,

UCCISO UN ANNO FA IN UN ATTENTATO

 

Esattamente un anno fa moriva in un attentato a Beirut l’ex primo ministro libanese Rafik Hariri. Quell’episodio ha aperto una lunga stagione di sangue nel Paese dei cedri. Tra le vittime più eccellenti, Gibran Tueni, il giornalista antisiriano, ucciso in un attentato lo scorso 12 dicembre. Ed oggi, a distanza di 365 giorni, Beirut ricorda Hariri con una grande manifestazione di piazza, che ha portato in strada migliaia di persone. Salvatore Sabatino ha chiesto di tracciare un bilancio di quest’anno al giornalista libanese Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiano Avvenire:

 

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R. – E’ stato, in effetti, l’anno della transizione verso la libertà, ma anche delle dure prove, perché dopo aver recuperato la sua sovranità il Libano ha subito un’ondata di altri assassinii politici. I siriani hanno voluto vendicarsi per l’umiliante ritirata delle loro truppe dal Paese, quindi hanno colpito molti leader della rivolta indipendentista. Il primo a soccombere è stato Samir Kassir, un giornalista ucciso il 1° ottobre dell’anno scorso, seguito da Georges Hawi e Gibran Tueni. Per non parlare, poi, di quelli che sono scampati per miracolo a questa ondata terroristica. Comunque, ci sono state importanti conseguenze della ritrovata libertà del Libano, come il ritorno sulla scena politica di due grandi leader cristiani: il generale Michel Aoun, tornato dopo 14 anni di esilio in Francia, e poi la scarcerazione di Samir Geagea, leader delle forze libanesi.

 

D. – Sul campo la popolazione come ha vissuto questo periodo?

 

R. – C’è stata una fortissima partecipazione. Basti ricordare le manifestazioni che ci sono state a partire dal 14 febbraio. Esattamente un mese dopo l’assassinio di Hariri si sono riuniti nel centro di Beirut oltre un milione di libanesi, un quarto della popolazione. Tutti avevano avanzato tre richieste: il ritiro delle truppe siriane presenti in Libano da 29 anni, la verità sull’assassinio di Hariri e la rimozione dei capi dei servizi di sicurezza libanesi, sospettati di connivenza con quelli siriani. Possiamo dire che abbiamo raggiunto il primo, con il ritiro alla fine del mese di aprile delle truppe siriane, secondo il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha messo in piedi una commissione d’inchiesta che sta tuttora lavorando, terzo i capi della sicurezza sono stati tutti messi in carcere in relazione proprio all’assassinio di Hariri.

 

D. – A proposito della commissione d’inchiesta,istituita dall’ONU. Fino a questo momento è stato stabilito il coinvolgimento di funzionari di massimo grado siriani e anche libanesi, ma la Siria sta comunque facendo ostruzionismo. Si riuscirà, secondo te, ad andare in fondo a questa vicenda, a fare chiarezza?

 

R. – Secondo me sì. Il procuratore tedesco Melis ha lasciato l’incarico al giudice belga Serge Brammertz, che inizierà il suo lavoro nei prossimi giorni. E’ stata addirittura avanzata la richiesta di interrogare il vertice del regime siriano, Bashar Assad e suo genero. Ovviamente, la Siria ha cercato di guadagnare tempo. Abbiamo notato tutti come lo scorso anno hanno cercato di evitare di mandare i capi dei servizi di sicurezza all’interrogatorio. Alla fine, però, hanno dovuto cedere, inviandoli a Vienna. Però abbiamo anche avuto le fortissime dichiarazioni dell’ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam, il quale a sorpresa ha puntato il dito contro il regime di Damasco, costandogli un’accusa di alto tradimento. Adesso, appena il giudice Brammertz riprenderà il lavoro di Melis, vedremo dove si arriverà. Comunque, sono sicuro che alla fine la verità spunterà fuori.

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INIZIA A PORTO ALEGRE, IN BRASILE,

L’ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE.

IL CARDINALE KASPER PORTERA’ IL SALUTO DEL PAPA

- Intervista con Rui Bernhard -

 

Sul tema “Trasforma il mondo, Signore, nella tua grazia”, ha inizio oggi a Porto Alegre, in Brasile, la 9a Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese. L’evento si svolge presso la Pontificia Università Cattolica del Rio Grande do Sul. Partecipano dall’incontro 4 mila persone, tra cui 1.200 delegati delle 347 Chiese del Consiglio, alle quali appartengono 550 milioni di fedeli protestanti, anglicani e ortodossi.  La Chiesa Cattolica non aderisce direttamente all’organismo che ha la sua sede a Ginevra, ma collabora con esso sia attraverso le riunioni di un Gruppo misto di lavoro congiunto, sia attraverso l’impegno nella realizzazione di  progetti  comuni.  Tra i documenti elaborati in vista del raduno, il testo dal titolo “AGAPE – Appello all’amore e all’azione”  esorta le Chiese ad agire insieme per trasformare l’ingiustizia economica e invita l’Assemblea di Porto Alegre ad impegnarsi per l’eliminazione della  povertà e della disuguaglianza, ad operare perché vi sia giustizia nelle relazioni commerciali internazionali, a mobilitarsi per la cancellazione incondizionata del debito dei Paesi poveri e per il controllo e la regolamentazione dei mercati finanziari mondiali. Tra gli odierni interventi di apertura, quello del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che leggerà un Messaggio del Santo Padre. Ci parla dei lavori di Porto Alegre il Pastore luterano brasiliano Rui Bernhard, segretario esecutivo di questa 9ª Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese:

 

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R. - IT IS A PLEASURE FOR US TO HAVE  THE NINTH ASSEMBLY …

E’ una grande gioia per noi poter ospitare la nona assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese qui a Porto Alegre in Brasile; è la prima volta che una tale riunione si tiene in America Latina. Tutte le Chiese che operano a Porto Alegre e in Brasile, sono felici di poter far tesoro di questa opportunità per imparare di più sull’ecumenismo e migliorare ogni sforzo compiuto in tal senso nel nostro Paese. Intendiamo davvero  raggiungere una vera comunione tra le Chiese.

 

D. – Come vede la situazione del dialogo religioso nel mondo?

 

R. – THE DIALOGUE AMONG THE CHURCHES IS SOMETIMES DIFFICULT, …

A volte, il dialogo tra le Chiese è difficile, soprattutto se consideriamo le confessioni non cristiane: a volte, il cammino è impervio. In seno all’assemblea, esiste anche un ramo per il dialogo interreligioso. A Porto Alegre, esistono diversi gruppi di lavoro che si occupano appunto di questo, del dialogo interreligioso. A volte, infatti, c’è una grande discriminazione tra le religioni. Ecco perché vogliamo cogliere l’occasione di questa assemblea generale per migliorare il dialogo interreligioso e dimostrare in tal modo a tutte le religioni che non si devono costituire discriminazioni tra di esse. Ogni persona di buona volontà può unirsi ai nostri sforzi per migliorare il dialogo e per rafforzare il cammino ecumenico qui, in Brasile.

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DISABILI INVISIBILI NEI MASS MEDIA ITALIANI:

PRESENTATA IERI A ROMAN UNA RICERCA DELLA FONDAZIONE MATTEOTTI

- Intervista con il prof. Giampiero Gamaleri e con Giovanni Anversa -

 

La rappresentazione dei disabili nei media italiani nel terzo trimestre del 2005: è il tema del rapporto presentato ieri a Roma dalla fondazione Matteotti. Un’occasione per confrontarsi con l’informazione straniera in materia. Ce ne parla Rosa Praticò:

 

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Sono il 5 per cento della popolazione italiana. Due milioni e 800mila persone disabili. Vanno a scuola. Hanno un lavoro. Ma per i media quasi non esistono. Lo sottolinea Giampiero Gamaleri, professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università La Sapienza di Roma:

 

R. – Il disabile è invisibile ai media nella misura in cui i media sono semplicemente degli spettacolarizzatori della realtà. Il disabile non fa spettacolo, tende forse più ad allontanare che avvicinare. Bisogna invertire questa tendenza e capire appunto che il disabile non è un peso ma una risorsa e fare in modo che i media possano rappresentarlo nella sua insostituibilità, nella sua originalità, nel suo modo di essere che è quello di un unicum come ciascuno di noi è un unicum sulla faccia della terra.

 

D. – Il diversamente abile, dunque, fa notizia solo se eroe o vittima. Secondo l’indagine della fondazione Matteotti, infatti, non ne parlano in modo sensazionalistico solo 38 articoli su 170 e solo 99 lanci di agenzia su 495. Ma allargando il discorso anche ai media elettronici ci sono differenze tra la situazione italiana e quella straniera? Ancora il prof. Gamaleri:

 

R. – La differenza tra la televisione italiana e la televisione straniera, come la BBC, è data da due elementi: da noi ci sono sottotitolati soltanto alcuni programmi che vengono segnalati nella famosa pagina 777 del televideo, mentre presso la BBC vi è una struttura dedicata proprio ai programmi, ai servizi per i disabili costituita in gran parte da presone appunto diversamente abili che vivono quindi dal di dentro i problemi che riguardano questa categoria di persone. Inoltre presso la BBC, tutti i programmi sono sottotitolati compresi i telegiornali per i quali vi è una sottotitolazione in diretta attraverso specialisti che operano alle macchine che si chiamano dimafoni che producono praticamente la scrittura sotto l’immagine.

 

Come dovrebbe comportarsi allora chi fa comunicazione in Italia? Risponde il giornalista Rai Giovanni Anversa:

 

R. – Il compito fondamentale è quello di non settorializzare la comunicazione o per lo meno di non esasperare questa settorializzazione. Ci possono essere degli aspetti che vanno trattati perché sono specifici di una certa categoria, di alcune delle disabilità che hanno bisogno di essere raccontate e specificate secondo dei modelli propri. Ma lo spirito deve essere quello di aprire il più possibile i temi, di includere, attraverso una grande apertura alla pluralità di condizioni di vita dei cittadini.

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LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DEI SANTI PATRONI D’EUROPA,

CIRILLO E METODIO. NELL’EUROPA ORIENTALE DEL NONO SECOLO

EVANGELIZZARONO I POPOLI SLAVI TRADUCENDO LE SACRE SCRITTURE

IN UN ALFABETO DI LORO CREAZIONE

 

L’appellativo con cui tutti li conoscono è quello di Patroni d’Europa e di Apostoli dei popoli slavi. I Santi Cirillo e Metodio, ricordati oggi nella liturgia, vissero nell’anno Ottocento dopo Cristo, in epoca bizantina, e portarono il Vangelo tra le popolazioni dell’Europa orientale e a loro si deve l’invenzione dell’alfabeto cirillico e la traduzione e la diffusione della Bibbia in quella nuova lingua. Per uno sguardo alla loro storia, ecco il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Una vita costantemente in viaggio, molto faticosa, tra le avventure e i pericoli di due uomini uniti dal vincolo del sangue, dalla fede cristiana dal destino di dover tracciare un sentiero nuovo laddove la tradizione aveva già asfaltato una strada larga e affollata. C’è questo e molto di più dietro l’aureola e la posa ieratica con le quali vengono ritratti forse i più celebri fratelli Santi della cattolicità, Cirillo e Metodio. L’anagrafe li separa di soli due anni. Il maggiore è Metodio (che in realtà si chiamava Michele) e nasce nell’825 a Tessalonica, dove nell’827 viene alla luce Cirillo (al secolo Costantino). La storia li vede inizialmente divisi. Il primo si distingue presto come un abile amministratore e guadagna la carica di arconte di una provincia dell’Impero bizantino. Il secondo riceve un’istruzione raffinata a Costantinopoli – grammatica, retorica, astronomia e musica – che dovrebbe fare di lui un alto dignitario imperiale. Ma quando ciò avviene, Cirillo è di un’idea diversa e rifiuta.

 

(musica)

 

La solitudine del monastero sul Bosforo nel quale si era rifugiato, dopo aver preso il diaconato, viene interrotta sei mesi più tardi. Rintracciato, Cirillo viene nominato insegnante di scienze sacre, insignito del titolo di filosofo, e inviato presso i Saraceni per discutere sulla Trinità. I locali non gradiscono e cercano di ucciderlo col veleno, ma restano di stucco quando Cirillo lo beve senza alcun problema, guadagnandosi così onori e doni. Intorno ai 35 anni, l’imperatore Michele III pensa a Cirillo quando i Chazari del Mar d’Azov chiedono l’invio di un letterato che sappia discutere con Giudei e saraceni. E’ qui che i due fratelli si riuniscono, iniziando la prima di numerose missioni insieme. Due anni dopo, nell’863, è la volta della Grande Moldavia. Lo scopo della missione è quello di contrastare l’influenza germanica con due missionari che sapessero lo slavo. Ma Cirillo e Metodio vanno oltre. Probabilmente resisi conto della difficoltà di comunicare le Scritture nelle lingue ufficiali, il latino e il greco, i due fratelli (si tramanda dopo digiuni e preghiere) inventano un nuovo alfabeto, il “glagolitico”, poi sostituito dal “cirillico”.

 

(musica)

 

La loro opera è così straordinaria, che il Papa, chiamatili a Roma, riceve Cirillo e Metodio andando loro incontro in processione. Le grandi fatiche cui si sottopongono, minano la salute del più giovane. Il 14 febbraio 869 Cirillo, divenuto monaco, muore dopo una malattia. Metodio viene consacrato vescovo e continua la missione di sempre, superando ostilità e incomprensioni, e istruendo discepoli nella traduzione dei testi sacri. Si spegne nell’885 e viene sepolto nella cattedrale di Velehrad (oggi Repubblica Ceca), dietro l’altare dedicato alla Madre di Dio. Il 31 dicembre 1980, con la lettera apostolica Egregiae virtutis, Giovanni Paolo II li proclamò Patroni d’Europa.

 

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CHIESA E SOCIETA’

14 febbraio 2006

 

 

UNA PERSONA MORTA PER INFLUENZA AVIARIA IN INDONESIA. IN ITALIA, SEQUESTRATI 80 MILA POLLI DOPO I CASI RISCONTRATI IERI IN CIGNI TROVATI MORTI IN PUGLIA, CALABRIA E SICILIA. PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA AVIARIA,

LA FAO CHIEDE RISPOSTE A LIVELLO INTERNAZIONALE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

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ROMA. = L’aviaria è “un problema globale, che richiede risposte a livello internazionale”. Lo hanno detto stamani a Roma gli esperti intervenuti nella conferenza stampa sull’influenza aviaria organizzata dalla FAO. E’ stato reso noto, inoltre, che finora sono stati messi a disposizione solo 26 dei 130 milioni di dollari chiesti dalla FAO per le misure di prevenzione e controllo. Sempre questa mattina, prima della riunione dell’ECOFIN a Bruxelles, il ministro delle Finanze austriaco, Karl-Heinz Grasser, ha avvertito che il rischio “aviaria” è realistico. Una pandemia è ritenuta inevitabile se il virus sarà in grado di diffondersi da uomo a uomo. Al momento, questa condizione resta, fortunatamente, nel campo delle ipotesi ma la situazione resta comunque allarmante. Lo scenario più critico si registra nel sud est asiatico. In Indonesia, è stato confermato che un ragazzo morto la scorsa settimana in un ospedale di Giakarta, aveva contratto il virus dell’H5N1, il ceppo più letale per l’uomo. Secondo i dati forniti dall’OMS, la cosiddetta “febbre dei polli” ha provocato 88 morti a partire dal 2003. Il maggior numero di vittime si registra in Thailandia, Indonesia, Cina e Cambogia. Ma l’emergenza cresce anche in Europa. In Italia sono sei, complessivamente, i casi certi di influenza aviaria riscontrati su cigni trovati morti nel sud del Paese. Dopo questi primi riscontri, i carabinieri hanno sequestrato, stamani, 80 mila polli in Calabria e in Sicilia. In Croazia, sono previsti, inoltre, test su alcuni animali. In Grecia, dove sabato scorso è stata riscontrata la presenza del virus in alcuni volatili, è stato poi sottoposto a test un uomo che mostra apparentemente i sintomi dell’influenza aviaria. Di fronte a questi nuovi casi, continua infine la campagna di informazione. Il ministro della Salute italiano, Francesco Storace, chiede serenità per non alimentare ansie inutili. Si deve evitare il rischio di una “pandemia mediatica”, ha aggiunto il ministro. Il virus – ricordano le autorità sanitarie che raccomandano di cuocere uova e polli e di non toccare animali morti - si contrae per via aerea e arriva ai polmoni dalle vie respiratorie.

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L'ARCIDIOCESI DI NEW ORLEANS PRESENTA UN PIANO PER IL DOPO-KATRINA

CHE PREVEDE LA CHIUSURA DI ALCUNE PARROCCHIE E IL RINVIO DELLA RIAPERTURA

DI ALTRE CHIESE FIN QUANDO NON SARA’ COMPLETATO IL RIPOPOLAMENTO

DELLA CITTÀ AMERICANA

 

NEW ORLEANS. = L’arcidiocesi di New Orleans, duramente colpita l’anno scorso dall’uragano Katrina, ha deciso la chiusura di 7 parrocchie e il rinvio della riapertura di altre 23 fin quando non ci saranno abbastanza fedeli per la ripresa delle normali attività pastorali. Lo ha annunciato l’arcivescovo, mons. Alfred Hughes, in una lettera pastorale diffusa nei giorni scorsi. Il piano, la cui attuazione inizierà il prossimo 31 marzo, prevede la creazione di 14 parrocchie nelle aree più colpite dal cataclisma. Le parrocchie offriranno assistenza pastorale ai fedeli di quelle in attesa di riapertura. Nella lettera, si parla anche di un piano di riorganizzazione delle scuole diocesane, delle quali alcune sono ancora inagibili. E’ prevista anche l’attivazione di una serie di servizi sociali diocesani di assistenza per la popolazione. “Dovremo fare sacrifici, ma sarà un’occasione per vivere più intensamente il messaggio evangelico”, ha detto mons. Hughes. Prima dell’uragano Katrina, l’arcidiocesi di New Orleans contava quasi mezzo milione di cattolici distribuiti in 142 parrocchie. Secondo le previsioni, il 60-65 per cento di questi, quasi 300 mila fedeli, dovrebbe rientrare nell’arco dei prossimi due anni. (L.Z.)

 

 

IN NEPAL, LA CARITAS LOCALE DENUNCIA LE DRAMMATICHE CONDIZIONI DI VITA

DI MIGLIAIA DI SFOLLATI INTERNI, CHE ORMAI DA DIECI ANNI

 VENGONO PERSEGUITATI DALLA GUERRIGLIA MAOISTA

 

KATHMANDU.= In Nepal, dopo dieci anni di scontri e attacchi tra guerriglia e forze governative costati la vita ad oltre 13 mila persone, uno studio condotto da Caritas Nepal rivela che sarebbero tra 210 e 270 mila i profughi interni. Il Paese è sotto il giogo della guerriglia guidata dal Partito comunista maoista, che si è presentata sulla scena con la pretesa di voler sradicare la divisione in caste e l’oppressione dei contadini e delle minoranze. I profughi – si legge inoltre nella ricerca di Caritas Nepal – sono organizzati alla meglio in baraccopoli e accampamenti di fortuna ai margini dei centri urbani, oppure ospitati dai parenti in case sovraffollate, dove le condizioni igieniche sono pessime. Tra gli sfollati, non figurano solo contadini e normali cittadini. Molti – aggiunge il rapporto - sono esponenti del “ceto medio” che sono stati messi in fuga dalle persecuzioni dei maoisti. Il direttore di Caritas Nepal, padre Filas Bogati, ha riferito inoltre all’Agenzia missionaria MISNA che con gli aiuti di organizzazioni non governative locali, e grazie ai finanziamenti di Caritas Germania e Austria, si può prestare assistenza ai profughi fornendo loro cibo e cure mediche. Il sacerdote ha sottolineato, poi, lo stato di profonda frustrazione psicologica e di indigenza di queste persone. Dover scappare perdendo tutto quello che si ha – precisa – è un’esperienza dolorosa e triste. Tra gli sfollati, donne e bambini – dice padre Filas Bogati – non hanno accesso ai servizi medici né a quelli scolastici. E’ in aumento, inoltre, il numero dei bambini costretti a lavorare e sfruttati nel turpe mercato della prostituzione. Malgrado questa drammatica situazione – ha concluso padre Bogati – il governo nepalese non riconosce l’esistenza dei profughi e li considera semplici migranti per ragioni economiche o personali. (A.E.)

 

 

RICHIAMO ALLA TRASPARENZA E ALLA LEGALITA’ DEL VESCOVO DI AREZZO,

MONS. GUALTIERO BASSETTI, ALLA VIGILIA DELLA MADONNA DEL CONFORTO

 

AREZZO. = “In questa città è tempo di giustizia, serve un supplemento d’anima per la politica”. E’ il monito lanciato dal vescovo di Arezzo, Cortona e San Sepolcro, mons. Gualtiero Bassetti, alla vigilia della Madonna del Conforto, che si celebra domani. La Festa della Madonna del Conforto è un’intensa dimostrazione di devozione mariana che vede sfilare migliaia di persone nella cattedrale di Arezzo, di fronte all’immagine della Vergine che nel 1796 si illuminò e fece cessare il terremoto. Il 15 febbraio di quell’anno, infatti, la terracotta annerita della Madonna divenne bianca e lucente di fronte ad alcuni artigiani che l’avevano invocata perché liberasse la città dal terremoto e dalla paura. La loro supplica venne ascoltata e le scosse, cominciate pochi giorni prima, cessarono. Nel consueto messaggio legato alla celebrazione della Madonna del Conforto, il vescovo della città toscana fa riferimento proprio a questo sisma scrivendo che “nel 2006 un altro terremoto scuote Arezzo”. “E’ quello legato al clima in cui l’autorità giudiziaria è intervenuta per richiamare al rispetto della legge diversi cittadini, alcuni dei quali con ruoli istituzionale”, spiega il presule. Negli ultimi anni, la città di Arezzo è stata teatro, infatti, di scandali finanziari, arresti e casi di tangenti. “Per questo – aggiunge mons. Bassetti – va ribadito con forza che è necessario praticare la giustizia, soprattutto in un frangente in cui l’illegalità sembra essere sempre più diffusa e si fa strada l’idea che ormai il rispetto della legge sia superfluo”. L’illegalità – conclude il vescovo della diocesi toscana – è contraria alla giustizia e le azioni che non hanno come criteri la rettitudine e l’onestà, impediscono di dare a Dio e all’uomo ciò che è dovuto loro. (A.L.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 febbraio 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

La delegazione iraniana che doveva recarsi a Mosca giovedì prossimo per discutere di un piano russo per l’arricchimento dell’uranio iraniano, si recherà nella capitale russa lunedì 20 febbraio. Le ultime dichiarazioni di Teheran e gli spiragli di mediazione nel nostro servizio: 

 

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Teheran aveva annunciato ieri il rinvio della visita, prevista per il 16 febbraio, menzionando l’esistenza di “nuovi elementi”, tra cui, in particolare, il fatto che il governo iraniano insiste seriamente sull’arricchimento dell’uranio a fini pacifici all’interno del Paese”. C’è da dire che la Russia fa sapere, attraverso il ministro degli Esteri, che sta esaminando se è “accettabile” dal suo punto di vista far slittare la data. La proposta di compromesso avanzata da Mosca per risolvere la grave crisi nucleare iraniana prevede che l'uranio iraniano venga arricchito in Russia, in modo da escludere un suo possibile utilizzo a fini militari. Intanto, al momento resta confermata la linea già ribadita ieri: l’Iran respinge gli appelli internazionali a fermare le ricerche sull’arricchimento dell’uranio e intende ripartire con le operazioni di arricchimento. Di nuovo, oggi, c’è la disponibilità espressa da parte del Giappone: si impegna a tentare di disinnescare la crisi in occasione della visita a fine mese del ministro degli Esteri iraniano  Mottaki.  Mottaki è atteso a Tokyo dal 27 febbraio all’1 marzo. Ricordiamo le tradizionali buone relazioni che il Giappone ha con la Repubblica islamica, dovute sostanzialmente alla sua dipendenza energetica. Potrebbe essere, dunque, un ulteriore livello di mediazione fra Teheran e la comunità internazionale.

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Il direttore della formazione della polizia a Baghdad è stato assassinato davanti alla sua abitazione nella zona sud della capitale, nel quartiere di Dura, uno dei più pericolosi di Baghdad. Nella stessa zona stamattina due bombe sono esplose contro una pattuglia dei commando di polizia, ferendo due agenti. Altri cinque poliziotti di una pattuglia sono rimasti feriti dall'esplosione di una bomba a Baghdad ovest.  Intanto, l'ex presidente iracheno Saddam Hussein ha detto oggi in tribunale che ha iniziato da tre giorni uno sciopero della fame assieme agli altri sette coimputati.

 

Intanto, il consiglio provinciale di Bassora ha deciso di sospendere i rapporti con le forze britanniche a seguito della pubblicazione del video che mostra soldati inglesi picchiare dei giovani civili iracheni. L'iniziativa, decisa nel corso di una riunione ieri sera, è un colpo agli sforzi dei britannici di avere buoni rapporti con le autorità locali.

Un razzo palestinese sparato dalla Striscia di Gaza è esploso all’interno del valico di Erez senza provocare vittime né danni. Da Gaza un portavoce della Jihad islamica ha precisato che nella nottata la sua organizzazione ha sparato cinque razzi contro Israele. L’artiglieria israeliana ha replicato cannoneggiando una zona nel Nord della Striscia di Gaza. Ieri, nei pressi dell’ex valico di Kissufim (nel settore centrale della Striscia) una donna palestinese di 25 anni è stata uccisa da spari esplosi da soldati israeliani. 

 

In Israele, il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha condannato Omri Sharon, figlio del premier israeliano Ariel Sharon, a nove mesi di reclusione, più altri nove mesi con la condizionale e al pagamento di una multa di 300 mila shekel (53 mila euro). Omri era stato riconosciuto colpevole di aver celato finanziamenti illegali alla campagna elettorale del padre nel 1999 tramite società ombra estere, di aver giurato il falso, di aver falsificato libri contabili e di aver violato la legge sul finanziamento dei partiti.

 

Secondo quanto scrive il New York Times, gli Stati Uniti e Israele discutono di come isolare e destabilizzare il movimento islamico palestinese Hamas per far fallire i suoi neoeletti e andare a nuove elezioni. Il quotidiano cita responsabili israeliani e diplomatici occidentali anonimi e spiega che USA e Israele vogliono privare l’Autorità palestinese di mezzi finanziari e isolarla sul piano internazionale in modo che, entro qualche mese, il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) sia costretto a indire nuove elezioni. I palestinesi, insomma, dovrebbero essere talmente delusi da Hamas da far tornare al potere un Fatah riformato e migliorato. Le fonti hanno detto al New York Times che tale strategia è oggetto di discussione al più alto livello nel Dipartimento di Stato USA e nel governo israeliano. Hamas – sostengono – dovrà scegliere: o riconosce Israele, rinuncia alla violenza e accetta i precedenti accordi sottoscritti dai palestinesi con Israele, o dovrà affrontare l’isolamento sul piano internazionale e il crollo.

Due persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco a Lahore, in  Pakistan orientale, nel corso di una manifestazione contro la pubblicazione sulla stampa europea delle vignette di Maometto. Disordini anche a Islamabad, dove, la polizia pachistana è intervenuta con cariche e lanci di lacrimogeni per disperdere una folla di circa 500 studenti che era penetrata nella zona recintata delle ambasciate, durante una manifestazione sempre in relazione alle vignette. Gli studenti hanno anche bruciato ritratti del presidente pachistano Musharraf e del primo ministro del Bangladesh signora Khaleda Zia, in visita a Islamabad, al grido di “traditori, traditori”. Da circa due settimane manifestazioni simili sono pressoché quotidiane in Pakistan. Ieri, 4.000 persone avevano manifestato a Peshawar, nel nord ovest.

 

 

Il premier greco Caramanlis ha annunciato un ampio rimpasto del suo governo  con in particolare la nomina a ministro degli Esteri di Dora Bakoyannis, sindaco di Atene. E' la prima volta che una donna viene nominata per tale carica in Grecia. Alla guida del ministero della Difesa, Evangelos Meimarakis, segretario generale del partito al governo Nuova Democrazia. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Alogoskufi, conserva la carica.

 

La Conferenza ministeriale promossa dall’ONU e dall’Unione Europea a Bruxelles per far fronte alla crisi umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo, ha stanziato un piano di azione di 681 milioni di euro per 330 progetti. Secondo il segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite Jan Egeland il piano intende far fronte alla gravissima crisi in atto nel Paese che dal 1998 ad oggi ha causato oltre 4 milioni di morti. Da Bruxelles Giovanni Del Re:

 

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Il piano dovrà servire a far sì che il 2006 sia davvero quello che Eglan ha definito “l’anno della speranza” con le prime elezioni libere dall’indipendenza dell’ex Zaire, nel 1960. Il piano, ha spiegato il Segretario Generale aggiunto, dovrà accompagnare la transizione democratica e ridurre in modo drastico il numero di vite perdute. I programmi riguardano inoltre la stabilizzazione delle zone colpite dalle peggiori violenze, anzitutto nell’est del Paese e poi la sanità pubblica: accesso all’acqua potabile, l’agricoltura, l’istruzione, lotta contro l’AIDS e tutela di donne e bambini. Intanto si chiede anche la creazione di una forza di intervento europea speciale per accompagnare il processo elettorale.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re.

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Tra i Paesi che hanno adottato l’euro, “l’idea generale, condivisa anche dalla BCE, è che la ripresa economica prosegua e si stia rafforzando, ma non in tutti i Paesi nello stesso grado e non in tutti i settori allo stesso modo”. E’ quanto ha sottolineato questa mattina Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, nella conferenza stampa conclusiva della riunione, tenutasi ieri sera, dei ministri delle Finanze di Eurolandia. Passando ai rischi che gravano sull’attuale scenario macroeconomico, Juncker ha ribadito che essi derivano in particolare dal caro-petrolio e dalla “situazione geopolitica” in alcune parti del mondo, che “potrebbe avere degli effetti negativi sull’economia”.

 

In Italia scatta l’allarme rosso sul fronte del gas: già da oggi - o al massimo domani – l’Italia sarà costretta a mettere mano alle proprie riserve strategiche di gas. Si deve far fronte al taglio delle forniture dalla Russia che prosegue ormai da settimane ed all’impennata dei consumi di questa stagione invernale caratterizzata da continue ondate di freddo. Mentre dalla Russia anche ieri non sono arrivati 12 milioni (il 16,2%) dei 74 milioni di metri cubi di gas previsto, sta così per scattare il piano straordinario messo a punto contro le emergenze. Dei 5,1 miliardi di metri cubi di gas stoccati per l’emergenza è previsto che se ne utilizzeranno almeno 2 miliardi. Un uso “previsto e preventivato” per uscire dalla stagione fredda, cruciale sul fronte del gas, ribadiscono i tecnici rassicurando sulla sicurezza degli approvvigionamenti per famiglie e imprese.

 

La Commissione per i diritti umani dell’ONU ha accusato il governo colombiano di chiudere gli occhi di fronte alle violenze e alle sopraffazioni compiute dalle milizie paramilitari, ed ha lanciato un allarme sulle prossime elezioni, a rischio per le pressioni di gruppi armati. Il rapporto, diffuso ieri a Bogotá, denuncia inoltre i tentativi delle autorità colombiane di depistare su omicidi di civili compiuti dall’esercito, camuffando i cadaveri con abiti e distintivi di militanti marxisti.  Il direttore ONU dell’ufficio di Bogotá, Michael  Fruhling, ha puntato il dito sulle “omissioni da parte delle autorità, a dispetto dell’esistenza di informazioni allarmanti, sulle esecuzioni, le minacce e i massacri perpetrati da gruppi  paramilitari.

 

Rischia l’impeachment, cioè l’incriminazione, per conflitto di interessi il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra, accusato di detenere illegalmente azioni dell’impero di telecomunicazioni da lui fondato. La corte costituzionale ha infatti deciso di  accettare di discutere giovedì prossimo una petizione  presentata da un gruppo di senatori per dimissionare il premier. All’inizio di febbraio, 28 senatori avevano chiesto alla corte di decidere se Thaksin fosse ancora coinvolto nella  Shin Corp, la società di telecomunicazioni, da cui la sua famiglia e i suoi parenti hanno ricavato guadagni esentasse di 1,9  milioni di dollari solo nello scorso gennaio. I senatori sostengono che, sebbene Thaksin abbia ceduto le sue azioni  prima di insediarsi come premier, come richiesto dalla  Costituzione, di fatto sarebbe rimasto proprietario della Shin Corp, di cui avrebbe continuato a fare gli interessi come  capo del governo. 

 

Una scossa di terremoto, di magnitudo 5,7 sulla scala Richter, ha colpito lo Stato indiano del Sikkim alle 6.25 di questa mattina. Alcuni edifici hanno danni. Al momento non ci sono notizie di morti o feriti. La popolazione, al momento del terremoto, ha abbandonato di corsa le proprie abitazioni e si è riversata in strada. L’epicentro del sisma è stato a circa 120 chilometri a nord di Calcutta. Il Sikkim ha una popolazione di più di 550.000 persone. E’ uno degli Stati indiani più piccoli, conosciuto per i suoi bellissimi panorami sulle montagne dell’Himalaya. Il terremoto di stamattina è stato avvertito anche nella zona settentrionale del Bengala Occidentale.

 

 

 

 

 

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