RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 44 - Testo della trasmissione di lunedì 13  febbraio 2006

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’Assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede. Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato

 

La Radio Vaticana, tra tecnologia d’avanguardia e professionalità giornalistica: uno sviluppo fermamente voluto dai Papi. Ce ne parla padre Antonio Stefanizzi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un anno fa all’età di 97 anni, moriva Suor Lucia, una dei tre veggenti di Fatima. Il ricordo personale del cardinale Tarcisio Bertone

 

La Russia presidente del G8 e il processo democratico interno: ne parliamo con il prof. Vittorio Strada

Ai Giochi Olimpici di Torino l’eco del saluto del Papa, ieri all’Angelus: con noi mons. Carlo Mazza

 

A Roma, terzo Seminario internazionale sul tema: “Domenicani e Inquisizione”, in programma mercoledì nella Pontificia Università San Tommaso. Intervista con padre Carlo Longo

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi di Haiti, in attesa dei risultati elettorali definitivi, tracciano un bilancio dei due anni di governo transitorio, seguiti alla destituzione dell’ex presidente Aristide

 

Compie un anno il Protocollo di Kyoto, diventato pienamente operativo nel mese di dicembre del 2005 dopo la riunione di Montreal

 

Emergenza alluvioni nel Sahara occidentale: organizzazioni umanitarie locali denunciano che migliaia di persone sono senza tetto

 

Donne e media: in tv solo se belle, patinate e giovani. Il libro bianco “Woman and media in Europe” denuncia: oscurata la cultura e l'intelligenza delle donne

 

Presentato dall’Associazione “Coltiviamo la pace” un progetto per la realizzazione di una radio cattolica nei territori palestinesi

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 13 morti e decine di feriti in diversi attentati

 

 Hamas designa il nuovo primo ministro ma non ne rivela il nome

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 febbraio 2006

 

PRESIEDUTA DA BENEDETTO XVI UNA RIUNIONE CON

I CAPI DICASTERO DELLA CURIA ROMANA

 

Questa mattina, alle 10.30, Benedetto XVI ha presieduto una riunione dei capi dicastero della Curia Romana nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico Vaticano. I dicasteri pontifici sono suddivisi in 9 Congregazioni e 11 Pontifici Consigli.

 

Le Congregazioni della Santa Sede sono: Dottrina della Fede (che comprende Pontificia Commissione Biblica, Commissione Teologica Internazionale e Commissione Interdicasteriale per il Catechismo della Chiesa Cattolica), Chiese Orientali, Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti, Cause dei Santi, Evangelizzazione dei Popoli (che comprende le Pontificie Opere Missionarie), Clero, Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), Vescovi (che comprende la Commissione per l'America Latina). I Pontifici Consigli sono: Laici, Promozione dell'Unità dei Cristiani (che comprende la Commissione per i rapporti religiosi con l'Ebraismo), Famiglia, Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Pastorale della Salute, Testi Legislativi, Dialogo Inter-Religioso, Cultura, Comunicazioni Sociali.

 

 

L’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -

 

La scorsa settimana si è svolta in Vaticano l’Assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede. Si tratta dell’assemblea generale di tutti i membri della Congregazione che, con  scadenza biennale, dà una valutazione delle attività e offre spunti di promozione della fede. Dopo 24 anni di presidenza del cardinale Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, quest’anno la Plenaria è stata presieduta dal nuovo Prefetto mons. William Levada, arcivescovo emerito di San Francisco. Ma quali argomenti sono stati al centro della Relazione generale della Congregazione? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario del Dicastero, l’arcivescovo Angelo Amato:

 

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R. - Come al solito, la Relazione generale offre un quadro delle attività dei vari uffici della nostra Congregazione: l’ufficio dottrinale, quello disciplinare e quello matrimoniale. Data la delicatezza delle questioni la Congregazione mantiene una comprensibile riservatezza al riguardo. Abbiamo anche settori che meritano speciale attenzione, come l’Archivio. Ci sono poi istituzioni collegate per regolamento alla nostra Congregazione: la Commmssione Teologica Internazionale, che ha tenuto la sua sessione annuale all’inizio di dicembre, e la Pontificia Commissione Biblica, che avrà la sua riunione ad aprile.

 

D.- Nell’udienza di venerdì scorso, quali sono stati gli orientamenti dati dal Santo Padre?

 

R.- L’udienza è stata di una cordialità unica. Il Santo Padre ha detto testualmente: “I vostri volti richiamano alla mia memoria anche quelli di tutti coloro che, in questi anni, hanno collaborato con il Dicastero: a tutti ripenso con gratitudine e affetto”. Il Santo Padre poi ha sottolineato come la fede abbia un’importanza fondamentale nella vita della Chiesa. Per questo il compito della Congregazione è favorire e richiamare la centralità della fede cattolica nella sua autentica espressione. Nel suo discorso il Papa  ha parlato anche di impegno evangelizzatore della Chiesa, un tema discusso durante i lavori della Plenaria. In sostanza, per Benedetto XVI  il compito di evangelizzare richiede oggi come urgente priorità il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza, offrendo all’uomo contemporaneo motivazioni convincenti della ragionevolezza della fede. Il servizio della Congregazione alla pienezza della fede è un servizio alla verità e alla gioia, una gioia che proviene dalle profondità del cuore e che sgorga dal Cuore trafitto di Cristo, sorgente di inesauribile carità. Come ha evidenziato il Papa, la sana dottrina della fede è di per se stessa autentica pastorale. Per cui il ministero dottrinale della nostra Congregazioen in modo appropriato può definirsi “pastorale”, perché è servizio alla piena diffusione della luce di Dio nel mondo.

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LA RADIO VATICANA, TRA TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA E

PROFESSIONALITA’ GIORNALISTICA: UNO SVILUPPO FERMAMENTE VOLUTO DAI PAPI.

PADRE ANTONIO STEFANIZZI, CHE FU DIRETTORE GENERALE

TRA IL ’50 E IL ’60, CI RACCONTA I SUOI RICORDI

- Intervista con il religioso gesuita -

 

Lo “strumento della radio”, prima, e la televisione, poi,  hanno permesso al messaggio del Vangelo e alle parole dei Papi di “raggiungere più rapidamente e facilmente tutte le genti”. Con queste parole, Benedetto XVI ha ricordato ieri, tra gli applausi dei fedeli in Piazza San Pietro, il 75.mo anniversario di fondazione della Radio Vaticana, inaugurata da Pio XI il 12 febbraio 1931. Verso la fine degli Anni Cinquanta, l’emittente pontificia conobbe un momento di forte sviluppo. A ricordare quella fase è il padre gesuita Antonio Stefanizzi che fu, dopo padre Giuseppe Gianfranceschi e padre Filippo Soccorsi, il terzo direttore generale della Radio Vaticana. L’intervista è di Fabio Colagrande:

 

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R. – Si era constatata, soprattutto durante la guerra, l’importanza di avere mezzi adeguati per far giungere la voce del Papa nelle varie parti del mondo. I mezzi tecnici che si avevano a disposizione erano impari rispetto al bisogno. A quei tempi, 10 Kw del piccolo trasmettitore di Marconi erano una potenza incredibile, ma col passare degli anni essa si era rivelata inadeguata alla missione universale della Chiesa. E il bisogno di migliorare le strutture tecniche si manifestò non soltanto nei periodi della guerra, ma anche con le conseguenze del conflitto. Numerosi Paesi dell’Europa occidentale, specialmente il mondo dell’est europeo, avevano perso la libertà, soprattutto religiosa. Quindi la Chiesa aveva un grande bisogno di far giungere la propria voce in quelle direzioni e in quei Paesi. Così, durante il Giubileo del 1950, uno degli obiettivi dell’Anno Santo fu quello di invitare i cattolici a una colletta per gli sviluppi della Radio Vaticana. Gli olandesi, ad esempio, anziché offrire del denaro, donarono un trasmettitore da 100kw. Contemporaneamente il Vaticano aveva creato una Commissione per i nuovi impianti della Radio Vaticana, guidata dal cardinale Canali.

 

D. – Che ricordo conserva dell’inaugurazione del Centro di Santa Maria di Galeria?

 

R. – Ricordo la soddisfazione che vidi nel viso di Pio XII, quando poté dare potenza ai trasmettitori del Centro trasmissioni. Papa Pacelli aveva seguito personalmente gli sviluppi dell’impianto, da lui fortemente voluto. Ricordo che fece modificare la lapide di Santa Maria di Galeria dicendo: io sono venuto a inaugurare Santa Maria di Galeria, non soltanto per iniziare la trasmissioni; sono venuto anche per benedirla. E lo fece aggiungere sulla lapide. E aggiunse: ho proclamato l’arcangelo San Gabriele patrono delle telecomunicazioni, dunque è opportuno che qui sia la sua statua. Da questo centro parte il lieto annuncio di salvezza al mondo tramite l’arcangelo Gabriele che portò il lieto annuncio a Maria di Gesù.

 

D. – Pio XII fu fondamentale per lo sviluppo tecnico della Radio Vaticana. Ma a un altro Papa in particolare si deve la crescita della programmazione…

 

R. – E’ esatto. Mentre gli sviluppi tecnici avevano trovato i finanziatori sia per il personale tecnico sia per le apparecchiature, non c’erano gli stipendi adeguati e sufficienti per incrementare l’attività di programmazione. A questo proposito, devo menzionare come decisivo per lo sviluppo della Radio Vaticana l’intervento di Paolo VI. Premetto che egli proveniva da una famiglia "giornalistica, aveva grande sensibilità culturale e avvertiva il bisogno di questa presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo. In occasione della sua visita al Centro disse: è mia intenzione ampliare le possibilità della Radio Vaticana soprattutto nel campo della programmazione. Il che voleva dire finanziarne adeguatamente gli sviluppi.  Considero questo un punto di svolta della vera attività della Radio Vaticana come sorgente di informazione, di guida del pensiero cattolico. A questa missione mi sono dedicato anch’io: ho passato in Vaticano ben 44 anni e sempre nel campo delle telecomunicazioni. Ho accettato come norma una frase che avevo letto in un libro spirituale: “Servire Cristo nel vicario di Cristo”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "La tenerezza di Dio per i sofferenti": Benedetto XVI celebra la XIV Giornata mondiale del malato e rivolge la sua parola a diecimila fedeli raccolti nella Basilica Vaticana per la memoria liturgica della Madonna di Lourdes.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Asia e in Oceania.

 

Servizio estero - Iraq: soldati britannici pestano a sangue ragazzi inermi; in un video le scioccanti immagini dei maltrattamenti. Aperta un'inchiesta sull'incresciosa vicenda.

 

Servizio culturale - Un articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Il valore centrale della verità": il discorso di Benedetto XVI alla Rota Romana.

 

Servizio italiano - In primo piano la politica. Divergenze interne in entrambi i poli; duro confronto in vista delle elezioni.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 febbraio 2006

 

UN ANNO FA, ALL ETA’ DI 97 ANNI, MORIVA SUOR LUCIA,

 una deI tre veggenti di FATIma.

IL RICORDO PERSONALE DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

- Intervista con lo stesso porporato -

 

Si compie un anno dalla morte di Suor Lucia, una dei tre veggenti di Fatima. Pochi hanno potuto avvicinarla perché era nel Carmelo di Coimbra. E, tra questi, pochi hanno potuto parlare con lei. Il cardinale Tarcisio Bertone, attualmente arcivescovo di Genova, ha incontrato diverse volte Lucia quando era Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede. Nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo il ricordo che il cardinale Bertone conserva di suor Lucia:

 

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R. – Innanzitutto era una donna luminosa e solare, di una semplicità disarmante ma anche di un’intensa spiritualità che sprizzava dalla sua vita, dal suo comportamento, dal suo modo di pregare. Credo che anche i gruppi di pellegrini che l’hanno vista pregare, che potevano vederla da lontano, magari anche attraverso le grate nel monastero di Coimbra, siano stati colpiti dalla sua capacità di concentrazione, di contemplazione. Poi aveva una memoria lucidissima degli eventi di cui era stata comprotagonista, tanto da ricordare, da descrivere nella minuzia dei particolari, come se li avesse davanti agli occhi.

 

D. – Ad un anno dalla morte, quanto è viva oggi nella Chiesa la testimonianza offerta da suor Lucia?

 

R. – E’ viva quanto è vivo il messaggio di Fatima. Pensiamo ai milioni di pellegrini, pensiamo alle risonanze degli appelli della Madonna apparsa a Fatima nel cuore dei cristiani per decine e decine di anni fino ad oggi, fino alla soglia del terzo millennio. Pensiamo - desidero dirlo - alla testimonianza straordinaria ed unica di Papa Giovanni Paolo II nel quale si è compiuto una parte del famoso segreto di Fatima.

 

D. - Il nome di suor Lucia è inscindibilmente legato al segreto di Fatima. Un dono che suor Lucia ha sempre testimoniato con umiltà. Quale insegnamento possono avere i fedeli dalla sua vita straordinaria?

 

R. – Proprio dagli appelli di Fatima, dagli appelli della Madonna che prima di essere comunicati e trasmessi alle Autorità Ecclesiastiche ed ai fedeli, alle generazioni e generazioni di credenti cattolici e non cattolici, sono stati incarnati in Lei. Si tratta di preghiera e penitenza. Preghiera, capacità di intercessione per cooperare alla salvezza del mondo con una vita limpida e pura, con una vita da autentici figli di Dio, con una vita capace di meditare nel cuore e di contemplare i misteri della rivelazione di Dio, il mistero del grande amore  di Dio. E poi penitenza, cioè  capacità di riparare i peccati del mondo, capacità di offrire la propria vita nel martirio quotidiano per la conversione dei peccatori. E’ quanto aveva raccomandato la Madonna ai tre pastoriňos:  pregare e soffrire per la conversione dei peccatori.

 

D. – Lei, eminenza, ha già fatto cenno a Giovanni Paolo II. Tutti conoscono la devozione di Giovanni Paolo II per la Madonna di Fatima. Cosa può dirci della devozione di Benedetto XVI, lei che è stato stretto collaboratore per lunghi anni del cardinale Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede?

 

R. – Giovanni Paolo II ha “incastonato” la sua devozione, il suo rapporto con Fatima e con la Madonna di Fatima in quel messaggio che ha mandato e che io ho portato e letto nel giorno dei funerali di suor Lucia. Ha testimoniato che l’intercessione, la presenza di suor Lucia, lo aveva aiutato nei momenti più difficili della sua vita. Papa Benedetto, come custode della Dottrina della fede, come custode anche dei misteri delle rivelazioni pubbliche come delle rivelazioni private offerte da Dio, dalla Madonna e dai santi alla Chiesa nel corso della sua storia, si è avvicinato con grande umiltà, direi con devozione, al mistero, al segreto di Fatima. Come sappiamo, ha interpretato in senso profondamente teologico quel mistero e soprattutto la terza parte del segreto a nome di Giovanni Paolo II. Così ha portato nella sua vita, nel suo stile particolare perché non è un latino ma è un tedesco, però direi con spirito e cuore latino, una filiale devozione alla Madonna. Ha portato tutto ciò nella recita del Rosario, nel cantare le lodi della Madonna, nelle sue conferenze, nei suoi libri: ricordiamo che il cardinale Ratzinger ha definito Maria “Chiesa nascente”, in una delle più belle definizioni della Madonna proprio come germoglio della Chiesa e come madre poi della Chiesa. E poi  basterebbe leggere il commento che abbiamo pubblicato nel fascicolo sul terzo segreto di Fatima, ancora della Congregazione per la Dottrina della fede.

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CON LA PRESIDENZA DEL G8, LA RUSSIA DI VLADIMIR PUTIN CERCA

 UN NUOVO RILANCIO A LIVELLO INTERNAZIONALE, MA IN OCCIDENTE PREOCCUPA

 LA STRETTA SUL PROCESSO DEMOCRATICO INTERNO

- Con noi, il prof. Vittorio Strada -

 

Un passato da superpotenza, un futuro ancora incerto: all’inizio del 2006, si presenta così la Russia di Vladimir Putin, che per la prima volta guida la presidenza annuale del G8. La crisi del gas con l’Europa, l’attivismo diplomatico nella vicenda del nucleare iraniano e, da ultimo, l’apertura ad Hamas denotano  l’aspirazione del Cremlino a tornare a svolgere un ruolo di primo piano a livello internazionale. Intanto, in Occidente si discute sulla stretta impressa da Mosca al processo democratico interno. Preoccupazioni espresse, ieri, dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Per una riflessione sulla attuale fase politica della Russia, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Vittorio Strada, tra i massimi esperti di storia e cultura russa in Italia:

 

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R. - Certamente la Russia si trova in una posizione di vantaggio, in questi ultimi tempi, per una nuova politica estera che conduce Putin e anche per la potenza energetica. Un aspetto invece negativo è la politica interna: la situazione dei diritti umani, della democrazia che rimane limitata. Ci sono quindi luci ed ombre a favore della posizione di Putin rispetto al mondo occidentale.

 

D. – “La Russia era, è e sarà un fornitore sicuro di gas per i nostri partner europei”, ha dichiarato recentemente il vice premier russo Ivanov. Però sempre recentemente abbiamo visto delle frizioni, anche molto forti, tra l’Unione Europea, o tra molti dei Paesi membri dell’UE e Mosca…

 

R. – Io non credo che allo stato attuale la Russia voglia giocare questa carta come arma di ricatto nei riguardi dei Paesi occidentali perché ha tutto l’interesse politico ed economico a mantenere buoni rapporti, a rispettare posizioni di forniture di gas. Certamente ci sono delle difficoltà che sono legate alla tensione che si è creata con l’Ucraina. In prospettiva, forse, la situazione potrà migliorare quando il gasdotto baltico taglierà fuori completamente Paesi che sono in mezzo tra la Russia e l’Europa occidentale e ci sarà un rapporto diretto. Non penso che la Russia faccia una politica di imperialismo energetico. Tra i suoi interessi c’è il mantenimento di buoni rapporti con l’Europa occidentale. Certamente, se ci fossero delle complicazioni ulteriori, imprevedibili adesso, anche in questo campo della fornitura di materiali energetici all’occidente potrebbero esserci ripercussioni.

 

D. – Il Cremlino rimane pronto a negoziati con l’Iran ed apre ad Hamas. C’è un tentativo di Mosca di mettersi in contrasto, di essere un nuovo antagonista nei confronti di Washington?

 

R. – Ma la Russia, ripeto, gioca varie carte. Questa dei rapporti con l’Iran e con Hamas - quindi un tentativo di ricostituire la sua influenza anche verso l’Ucraina perché si era staccata dopo la rivoluzione arancione – sono carte che loro giocano naturalmente. Bisognerà vedere come le giocherà. Potreibe giocarle verso una tensione maggiore, non dico una rottura perché lo escluderei, ma una tensione maggiore nei riguardi dell’Occidente, dell’America in particolare. Oppure le giocherà soltanto per far valere dei propri interessi sul tavolo delle trattative e dei rapporti con l’Occidente. Io credo che la carta di Putin, la direzione del gioco di Putin, sia in questa seconda direzione.

 

D. – Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, peraltro un’esperta di Guerra Fredda e di politica russa, si dice “scettica” sul futuro democratico della Russia. Nota anche lei una stretta per quanto riguarda il processo democratico della Russia, negli ultimi anni?

 

R. – Questo scetticismo credo che sia giustificato e non da oggi soltanto. Negli ultimi anni indubbiamente si è vista da parte del potere centrale e da parte di Putin stesso, una riduzione degli spazi di democrazia. Non un annullamento, assolutamente - questo sarebbe assurdo pensarlo – ma un maggior controllo centralizzato, diciamo, sulla vita pubblica della Russia. Quindi, questo scetticismo, questa attenzione critica verso la riduzione degli spazi di democrazia, è del tutto giustificata. Si tratterà, da parte delle forze democratiche del mondo occidentale, di mantenere questa attenzione, questo controllo affinché tali spazi non si riducano.

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AI GIOCHI OLIMPICI DI TORINO L’ECO DEL SALUTO DEL PAPA,

IERI ALL’ANGELUS: CON NOI MONS. CARLO MAZZA

 

A Torino è giunta l’eco del nuovo saluto del Papa, ieri all’Angelus, al “circo bianco” che sta dando vita ai XX Giochi Olimpici Invernali. Benedetto XVI ha espresso l’augurio che la “bella competizione sportiva si svolga all’insegna dei valori olimpicidella lealtà, della gioia e della fraternità” Il programma delle gare è in pieno svolgimento e continua l’assegnazione delle medaglie. Per un bilancio di questa prima fase dei Giochi, Giancarlo La Vella ha raccolto telefonicamente il commento di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo Libero della Cei e, come è tradizione, assistente spirituale della Nazionale italiana:

 

 

 

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R.- C’è un bellissimo clima umano nel villaggio in cui io risiedo. C’è una grande amicizia, una grande attenzione verso gli altri, una buona capacità di relazione. Poi per quanto riguarda più specificamente il mio impegno, ci sono state delle bellissime eucaristie celebrate sabato e domenica con una notevole partecipazione. E’ noto che gli atleti dello sport sciistico, nordico, sono molto più attenti ai valori perché vivono prevalentemente in aree di montagna dove c’è più consapevolezza e anche più partecipazione religiosa.

 

D. – Mons. Mazza, lei ha messo in evidenza l’aspetto umano ed è sembrato anche sia preminente, ad esempio anche nei confronti degli atleti delle altre squadre. E’ così ?

 

R. – Questo indica che lo sport invernale è molto maturo nel senso della capacità di comunicare, di accogliere anche i perdenti, di essere estremamente cordiale e anche riconoscere i valori di chi vicine. Questo mi pare uno spirito molto bello, molto olimpico. C’ è una grande cultura dell’accoglienza e del rispetto. Questa cultura dell’accoglienza e del rispetto viene comunicata e trasmessa anche sui campi di scii. C’ è una sorta di comunione di valori, per cui tutti sono un po’ contagiati. Anche nei momenti un po’ più di frizione, come accade normalmente nelle gare, subito si risolve e si trova la soluzione.

 

D. – Mons. Mazza, quali aspetti umani interessanti da sottolineare all’interno del villaggio olimpico tra gli atleti che hanno vinto, ma soprattutto tra quelli che hanno perso, e anche tra quelli che ancora devono gareggiare?

 

R.- Lo spirito prevalente è quello del rispetto vicendevole: godere con chi gode, piangere con chi piange, per scomodare San Paolo. Certamente se arriva una vittoria  anche gli atleti di altre nazionalità si congratulano, partecipano, si fa festa con loro. Quando si perde, naturalmente, lo stato d’animo non è dei migliori, è piuttosto triste, ma piano piano si supera. La pista in campo dà ragione a chi probabilmente è più dotato, più capace di resistere alle forme di paura e di angoscia. C’è tutta una sorta di laboratorio umano che si scopre e che diventa anche molto interessante. Esprime la grandezza e la naturalità dello sport.

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A ROMA, TERZO SEMINARIO INTERNAZIONALE SUL TEMA:

“DOMENICANI E INQUISIZIONE”, IN PROGRAMMA MERCOLEDI

NELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ SAN TOMMASO

- Intervista con padre Carlo Longo -

 

Uno studio su “Domenicani ed ebrei”, una ricerca sulla patente di nomina inquisitoriale e due relazioni dedicate a Giordano Bruno. Sono alcuni degli interventi previsti nel terzo seminario internazionale “I domenicani e l’inquisizione”, promosso dall’Istituto storico domenicano. Su questo incontro, che sarà aperto mercoledì prossimo a Roma dal cardinale Georges Cottier nella sede della Pontificia Università San Tommaso, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il segretario dell’Istituto storico domenicano, padre Carlo Longo:

 

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R – Questo terzo seminario rientra in una grande programmazione di riflessione. Affronta il coinvolgimento dei domenicani nell’Inquisizione romana, cioè nel Sant’Uffizio, struttura che ebbe vita a metà del Cinquecento e durò fino a quando non fu trasformata in Congregazione per  la dottrina della fede. Saranno affrontati tutti gli aspetti, anche quelli più particolari o scabrosi proprio per fare chiarezza, per avere un’idea chiara di quel che fece il Sant’Uffizio e di quel che fecero i domenicani nel Sant’Uffizio.

 

D. – Padre, quali sono le implicazioni storiche del legame tra Inquisizione e Domenicani?

 

R. – I domenicani dall’inizio ebbero sempre il ruolo di Commissario, spesso anche quello di cardinale-inquisitore. Furono pienamente coinvolti come inquisitori e anche come gestori delle Inquisizioni locali ed ebbero ruoli di primo piano. Però ci furono anche – e se ne parlerà nel seminario - domenicani inquisiti. Un domenicano famoso, Giordano Bruno, è stato bruciato.

 

D. – Tra i cardinali inquisitori c’è qualche figura che vuole ricordare?

 

R. – Uno dei grandi Inquisitori domenicani fu una delle persone più illuminate che il Sant’Uffizio ebbe. Si tratta del cardinale Vincenzo Maculano, un porporato che si lasciava poco suggestionare dai preconcetti. Salvò, ad esempio, Galileo Galilei e Tommaso Campanella.

 

D. – Qual è il filo conduttore del seminario?

 

R. – Il filo conduttore è quello di stabilire quali furono le cose vere e quali sono i cliché che ci portiamo dietro. Sull’Inquisizione, sul Sant’Uffizio si è fatto tanto romanticismo. Ci furono certamente pagine nere, ma ci furono anche tante “larghezze” delle quali non sappiamo niente.

 

D. – Perché questi aspetti non sono stati rilevati?

 

R. – La pubblicistica normale vede Inquisizione, Sant’Uffizio, Inquisizione di Sicilia come una cosa truce. Ma, in realtà, l’Inquisizione è molto articolata. I domenicani, dentro queste strutture sapevano distinguere l’eresia da forme di pazzia, di isterismo e di esaltazione religiosa. Bisogna valutare l’Inquisizione per quello che è stata e non per quello che ci hanno detto che sia stata.

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CHIESA E SOCIETA’

13 febbraio 2006

 

 

I VESCOVI DI HAITI, IN ATTESA DEI RISULTATI ELETTORALI DEFINITIVI,

TRACCIANO UN BILANCIO DEI DUE ANNI DI GOVERNO TRANSITORIO, SEGUITI ALLA DESTITUZIONE DELL’EX PRESIDENTE ARISTIDE

 

PORT-AU-PRINCE.= Ad Haiti, mentre è data ormai per certa la vittoria dell’ex presidente Preval alle elezioni presidenziali, i vescovi dello Stato caraibico ribadiscono l’importanza di combattere il flagello della povertà del Paese, il più povero dell’America Latina. Durante l’incontro della Commissione episcopale Giustizia e Pace, tenutosi nei giorni scorsi, i presuli hanno tracciato un bilancio sul governo di transizione, istituito dopo la destituzione nel 2004 dell’ex capo di Stato Aristide. I temi al centro dei lavori sono stati: l’aumento delle violenze, gli incitamenti a una maggiore stabilità ed efficacia dell’azione di governo e la questione dei migranti. I vescovi hanno anche preso in esame la crescita di nuove forme di violenza. Nel 2005, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale haitiana si era già soffermata più volte sul “sequestro”, come forma di violenza molto in uso, soprattutto nella zona metropolitana di Port-au-Prince. I presuli hanno poi dedicato molto spazio alla delicata questione dei migranti. Secondo il Gruppo d’appoggio di rimpatriati e rifugiati (Garr), lo Stato di Haiti è divenuto nel corso degli anni una nazione “esportatrice di mano d’opera con più di un quarto della popolazione che vive all’estero”. Questo ha determinato effetti negativi, quali la destabilizzazione di certe regioni, la fuga di cervelli e un impoverimento di alcuni a favore dell’arricchimento di altri. La Commissione Giustizia e Pace ha sottolineato, infine, che le elezioni tenutesi la settimana scorsa, hanno messo in luce “molti errori” e ha avvertito sui “limiti” legati a questo voto. (A.E.)

 

 

COMPIE UN ANNO IL PROTOCOLLO DI KYOTO,

DIVENTATO PIENAMENTE OPERATIVO NEL MESE DI DICEMBRE DEL 2005

DOPO LA RIUNIONE DI MONTREAL

 

KYOTO. = Il Trattato salva-clima, firmato il 16 febbraio 2005, compie un anno. L’accordo, diventato pienamente operativo nello scorso mese di dicembre, ha dato il via libera a meccanismi di tutela ambientale. L’obiettivo fissato dai 141 Paesi aderenti è quello di ridurre, entro il 2012, le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra di oltre il 5 per cento. La strada indicata è quella della realizzazione di progetti comuni tra Stati industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Al protocollo di Kyoto si è arrivati dopo una serie di storici appuntamenti: nel 1995 è stata firmata, a Berlino, la Convenzione sui cambiamenti climatici. Nella città tedesca è stato anche affidato ad un gruppo ad hoc il compito di attivare una piattaforma per un negoziato entro la Terza conferenza di Kyoto. Proprio nella città giapponese è stato trovato, nel 1997, un primo accordo per la riduzione delle emissioni di gas. All’intesa non hanno aderito, però, gli Stati Uniti che nel 2005 hanno stipulato un altro patto insieme con Cina, Australia, India, Corea del Sud e Giappone, subito ribattezzato “l’anti-Kyoto”. I cinque Paesi, che producono il 40 per cento dei gas serra responsabili del surriscaldamento del pianeta, hanno proposto una strategia meno penalizzante per l’economia attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e fonti rinnovabili. La principale sfida, oggi, è quella di fare entrare questi Paesi in un nuovo Protocollo globale. Dopo l’accordo di Kyoto e il Trattato salva-clima, altri passi devono essere compiuti, infatti, per rispondere ai cambiamenti climatici in atto. Si stima che il consumo di energia crescerà, tra il 2004 e il 2030, di circa il 55 per cento determinando un aumento delle emissioni globali di anidride carbonica di almeno il 60 per cento. (A.L.)

 

 

EMERGENZA ALLUVIONI NEL SAHARA OCCIDENTALE:

ORGANIZZAZIONI UMANITARIE LOCALI DENUNCIANO CHE MIGLIAIA

DI PERSONE SONO SENZA TETTO

 

TINDOUF. = Le forti piogge degli ultimi giorni nella zona di Tindouf, oltre 1000 chilometri a sud di Algeri, hanno devastato i campi profughi Saharawi provocando circa 12.000 senza-tetto.  E’ quanto ha appreso l’Agenzia missionaria Misna da fonti umanitarie locali, secondo le quali tutte le organizzazioni non governative presenti sul terreno hanno sospeso i loro programmi per far fronte all’emergenza. La maggioranza dei rifugiati Saharawi vive in piccole abitazioni costruite in mattoni di argilla, gravemente danneggiate dal flusso delle acque. I senza-tetto hanno perso, inoltre, le già scarse provviste di cibo e i mercati sono stati completamente allagati. Le riserve di farmaci e generi di prima necessità sarebbero ancora sufficienti per poco più di un mese ma si teme lo scoppio di epidemie, principalmente di colera e leptospirosi. Le autorità algerine, che non hanno ancora diffuso un bilancio esatto dei danni, hanno inviato sul posto un contingente di militari. Già la scorsa settimana, la Saharawi Red Cross aveva lanciato un appello alla comunità internazionale in vista di un “deterioramento delle condizioni di salute dei rifugiati, che versano già in stato precario”. Da quando, nel 1975, le truppe spagnole si ritirarono, il Sahara Occidentale è stato annesso dal Marocco, costringendo decine di migliaia di persone all’esilio in Algeria come profughi. Dopo una lotta armata durata 15 anni, dal 1991 la contesa territoriale tra il Fronte Polisario  e il Marocco si è tramutata, soprattutto, in scontro politico e diplomatico. (A.L.)

 

 

 

 

 

 

DONNE E MEDIA: IN TV SOLO SE BELLE, PATINATE E GIOVANI.
IL LIBRO BIANCO
WOMAN AND MEDIA IN EUROPE” DENUNCIA:

OSCURATA LA CULTURA E L'INTELLIGENZA DELLE DONNE

 

ROMA. = Bella, giovane, patinata, soprattutto protagonista del mondo dello spettacolo: è l’identikit della donna tracciato dalle televisioni e dai media. Poco spazio viene dato, invece, alla donna che lavora, probabilmente perché considerata meno telegenica e non “produttrice” di ascolti. Questo quadro emerge dal libro bianco “Woman and Media in Europe” a cura della “Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica” e della Fondazione Censis. In Italia, si legge nell'introduzione, a parte qualche eccezione soprattutto nelle fiction, i programmi televisivi sono invasi da veline, vallette, aspiranti soubrette oppure da donne alle prese con lavori domestici. La donna in tv è rappresentata in maniera positiva, come protagonista della situazione, ma generalmente, l'immagine della donna risulta polarizzata tra il mondo dello spettacolo e quello della cronaca nera. C’è, inoltre, una distorsione rispetto al mondo femminile reale: le donne anziane sono invisibili, lo status socioeconomico percepibile è medio alto e le donne disabili non compaiono mai. Per quello che riguarda l'informazione, la donna compare soprattutto all'interno di servizi di cronaca nera. Anche nei programmi di approfondimento, il timone della conduzione è sostanzialmente in mano agli uomini. Ma se le donne intervengono in qualità di “esperte”, questi interventi riguardano spesso argomenti come l’astrologia, la natura, l’artigianato e la letteratura. La televisione - si legge infine nel libro - riflette e al tempo stesso distorce l’immagine della donna perchè rappresenta sfaccettature diverse della realtà. (A.L.)

 

 

 

PRESENTATO DALL’ASSOCIAZIONE “COLTIVIAMO LA PACE

UN PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA RADIO CATTOLICA

NEI TERRITORI PALESTINESI

 

PISTOIA. = Una stazione radio per la comunità cristiana della Terra Santa sulle colline di Ramallah, a nord di Gerusalemme. E’ il progetto lanciato dall’Associazione “Coltiviamo la pace”, che prevede la nascita dell’emittente radiofonica a Tyabeth, villaggio interamente cristiano dove abitano circa 1400 persone. Lo scopo del progetto, presentato dal responsabile dell’Associazione, il diacono Lorenzo Paolino, è quello di dare voce ad una comunità della Terra Santa. L’iniziativa è stata illustrata anche durante le cerimonie tenutesi ieri a Pistoia per la “Giornata diocesana della pace”. Il vescovo di Pistoia, mons. Simone Scattizzi, ha consegnato infatti ai rappresentanti delle parrocchie della diocesi toscana la “lampada della pace”. Si tratta di un manufatto in ceramica realizzato da artigiani della zona di Taybeth e alimentato dall’olio prodotto nel moderno oleificio sulle colline a nord di Gerusalemme. “La pace non è un sentimento vago - ha detto il presule - ma deve essere qualcosa che metta in discussione anche il nostro modo di essere”. (A.L.)

 



 

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24 ORE NEL MONDO

13 febbraio 2006

 

- A cura di Roberta Moretti –

 

E’ di almeno 13 morti e di decine di feriti il bilancio complessivo della nuova ondata di attacchi della guerriglia che ha colpito stamani l’Iraq. Il nostro servizio:

 

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Il più grave degli attentati è quello perpetrato a Baghdad da un kamikaze, lasciatosi saltare in aria davanti a una banca nel quartiere sud-orientale di al-Jadida. L’esplosione ha colpito le persone in fila per ottenere l’assegno mensile di 13 dollari, che il governo dà agli iracheni in sostituzione di alcuni prodotti assenti previsti dalla tessera alimentare in vigore dal 1996, nell’ambito del programma “petrolio in cambio di cibo”. E sempre nella capitale, almeno quattro persone sono rimaste ferite dall’esplosione di una bomba al passaggio del convoglio di auto di Ayham al-Samarraie, ex ministro iracheno per l’Elettricità. Sul piano politico, intanto, è il primo ministro uscente, Ibrahim Jaafari, il candidato premier per il nuovo governo. La decisione è stata presa ieri dall’Alleanza irachena unita, il partito sciita che ha vinto le elezioni dello scorso dicembre. Inoltre, stamani l’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, a sorpresa è tornato in aula, a Baghdad, per l’undicesima udienza del processo a suo carico. Il deposto dittatore aveva boicottato le ultime tre udienze per protesta contro la Corte. Insieme con altri sette coimputati è accusato del massacro di 148 sciiti nella città di Dujail.  Infine, sul piano internazionale continua a far discutere  il nuovo video di violenze contro prigionieri iracheni. Questa volta ad essere inchiodati dalle immagini sono alcuni soldati britannici impegnati in un brutale pestaggio di quattro adolescenti inermi.

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Medio Oriente. Mentre in Israele permangono sempre gravi le condizioni del premier Sharon, sul piano politico Hamas annuncia la designazione di uno dei propri dirigenti come nuovo primo ministro palestinese, dopo la vittoria alle elezioni del 25 gennaio scorso a spese di al-Fatah. Ma non ne rivela l’identità. Hamas ha anche dichiarato che cesserà la lotta armata contro Israele, se lo Stato ebraico si ritirerà dai Territori. Intanto, sul campo non si allenta la tensione. Nella notte i muri della moschea del villaggio di Nabi Ilyas, in Cisgiordania, sono stati imbrattati da coloni ebrei, che hanno scritto frasi di insulto verso il profeta Maometto. La sfida ha scatenato la reazione degli abitanti, che hanno preso a sassate le auto degli israeliani in transito nella zona. Sono seguiti scontri tra militari israeliani e manifestanti.

 

 Scontri in Afghanistan tra guerriglieri Talebani e forze alleate hanno provocato la morte di almeno due persone. E’ successo  in un attacco avvenuto durante la notte nella provincia meridionale di Helmand. Altri sei miliziani sarebbero stati fatti prigionieri. Entro la prossima estate, nella provincia di Helmand saranno schierati 3.300 militari britannici nel quadro della forza di stabilizzazione della NATO, che estenderà la sua presenza anche nel sud del Paese.

 

 Una prima caricatura sull’Olocausto è stata pubblicata oggi su un sito iraniano  appartenente alla ‘Casa della caricatura dell’Iran’, che insieme al quotidiano ‘Hamshahri’ ha indetto un concorso internazionale per vignette su questo tema. L’iniziativa era stata annunciata in reazione alle discusse vignette su Maometto. E ieri, dopo l’ennesima giornata di proteste che ha visto scendere in piazza migliaia di persone, 50 mila delle quali solo a Diyarbakir, in Turchia, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aveva invitato ad abbassare i toni e ad abbandonare quella che ha definito “la diplomazia del megafono”.

 

 Ispettori dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale dell’ONU per l’Energia Atomica, saranno in visita domani nell’impianto nucleare iraniano di Natanz dove, stando all’agenzia di stampa semi-ufficiale ‘Fars’, sarebbe “imminente” la rimozione di sigilli e telecamere di sorveglianza in vista della ripresa dell’arricchimento dell’uranio. Proprio la ripresa di questo processo era stato preannunciato qualche ora prima dal governo della Repubblica Islamica prima della nuova riunione della stessa AIEA, a Vienna il 6 marzo prossimo. Il sopralluogo degli ispettori è stato riferito da fonti diplomatiche riservate presso il quartier generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite, nei cui ambienti è stato addirittura sostenuto che il regime degli ayatollah avrebbe in realtà già riavviato il procedimento di arricchimento dell’uranio.

 

In Grecia, ieri sera due persone con sintomi di possibile influenza aviaria sono state messe in isolamento in 2 diversi ospedali di Salonicco. In entrambi i casi, i test iniziali sono risultati negativi, ma si resta in attesa dei risultati di altre analisi, previsti entro uno o due giorni. E anche in Romania, due bambini del villaggio di Topraisar, dove di recente è stato identificato il virus dell’aviaria in volatili domestici, sono stati ricoverati ieri con sintomi di influenza. Intanto, in Italia resta alto lo stato di allerta per i primi casi di aviaria su animali scoperti nel sud del Paese. Dopo i 22 cigni trovati morti in Sicilia, Calabria e Puglia, il corpo di un altro volatile è stato rinvenuto vicino Pescara, in Abruzzo. Il ministro della Salute, Storace, che ieri ha lanciato un appello a non toccare gli animali morti, si è recato stamani nelle regioni colpite per un sopralluogo. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del virologo, Fabrizio Pregliasco, responsabile del centro di riferimento per l’influenza dell’università di Milano:

 

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R. – E’ importante dire che per la popolazione non cambia nulla. Il rischio di trasmissione animale-uomo è assolutamente remoto ed è avvenuto in pochissimi casi, in condizioni ambientali come quella del sud-est asiatico, dove la vicinanza uomo-animale è ben diversa, molto più intensa di quella nostra usuale. Quindi un problema tutt’oggi solo veterinario: relativo ad animali selvatici. E’ possibile e anzi è doveroso continuare a mangiare carni avicole, perché sono controllate e assolutamente sicure.

 

D. – Ci sono dei luoghi più pericolosi dove si potrebbe contrarre il virus?

 

R. – Andare a piedi nudi in zone acquitrinose, dove teoricamente, forse, è possibile venire in contatto con questo virus. Ma senz’altro i focolai attualmente individuati sono molto limitati e avremo la capacità di controllarli.

 

D. – Quali possono essere delle precauzioni da adottare?

 

R. – Il buon senso. Non toccare gli animali morti, non venire in contatto con grandi quantità di sangue o di feci di questi animali. Non di tutti -  è importante dirlo - ma alcune specie di volatili tra cui i germani reali, le anatre, i polli e i tacchini. Nessun rischio per i piccioni o altri passeracei.

 

D. – Come è potuto avvenire che il virus sia arrivato anche in Italia?

 

R. – Quest’anno la sfortuna ha voluto che un inverno molto freddo nell’est dell’Europa  abbia fatto svernare anche più a sud dell’usuale alcuni animali, tra cui questi volatili che normalmente permangono nel continente. Questo però era atteso, e c’è da aspettarsi, senza agitarsi, già da ora, la comunicazione, nei prossimi giorni, di altre situazioni di rischio, magari nel nord Italia. Sono a rischio senz’altro il Veneto, ma anche le zone della Lombardia con il grande Parco del Ticino.

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Il premier britannico, Tony Blair, sarà a Berlino venerdì prossimo per un colloquio con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Nel darne notizia, il portavoce governativo, Ulrich Wilhelm, ha aggiunto che al centro del colloquio vi saranno, accanto alle relazioni bilaterali, le questioni europee e i maggiori temi dell’attualità internazionale. La Merkel era stata a Londra da Blair il 24 novembre scorso, due giorni dopo il suo insediamento, mentre per Blair è la prima visita a Berlino da quando la Merkel è diventata la prima donna cancelliere nella storia della Germania.

 

Risultati praticamente definitivi alle elezioni presidenziali che si sono svolte ieri a Capo Verde. Il presidente uscente Pedro Pires, esponente della sinistra, si è riconfermato alla massima carica dello Stato, battendo, come nelle consultazioni di cinque anni fa, Carlos Veiga, candidato del centro-destra. A Pires sono andati il 50,4 per cento dei suffragi contro il 49,6 dell’avversario. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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Pedro Pires si è dunque confermato alla guida della massima carica dello Stato a Capo Verde. Anche questa volta il margine di differenza tra i due sfidanti pare sia stato davvero di pochi voti anche se le operazioni di sfoglio sono ancora in fase di svolgimento. L’affluenza alle urne, a detta degli osservatori, è apparsa fiacca nell’arco di tutta la giornata. A sole tre settimane dalle parlamentari, che avevano confermato il successo della formazione di Pires, il partito africano per l’indipendenza di Capo Verde, veterano della guerra di liberazione contro il Portogallo, ex potenza coloniale, Pires è riuscito nell’impresa che un po’ tutti davano per incerta. Eremo vulcanico a soli 500 chilometri dalla costa senegalese, Capo Verde, con i suoi 350 mila abitanti disseminati nelle dieci isole dell’arcipelago, è di fatto una terra contesa per la sua posizione strategica nell’Atlantico. Il Paese è tradizionalmente povero sotto tutti i punti di vista ma il settore turistico sembra diventare il volano di una ripresa economica.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese

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 Il nuovo presidente di Haiti sarà scelto in un ballottaggio a marzo fra gli ex presidenti, René Preval e Leslie Manigat. E’ quanto emerge dall'ultimo bollettino ufficiale del Consiglio elettorale provvisorio (CEP) che, sulla base di circa il 90 per cento dello scrutinio, assegna a Preval il 48,73 per cento e a Manigat l’11,84 per cento. Per tutto il fine settimana, migliaia di sostenitori di Preval avevano manifestato per le strade di Port au Prince, accusando i membri del CEP di avere subito pressioni per rendere possibile il ballottaggio.

 

 Due senatori statunitensi, uno della maggioranza repubblicana e uno dell’opposizione democratica, hanno richiesto formalmente l’apertura di un’indagine sul ruolo del vicepresidente USA, Dick Cheney, nel cosiddetto CIA-Gate. Lo scandalo si riferisce alla fuga di notizie che portò alla luce il nome di una spia della CIA, moglie di un diplomatico che aveva smascherato la falsità del presunto traffico di uranio tra il Niger e l’Iraq. Per il CIA-Gate, è già stato rinviato a giudizio l’ex capo dello staff di Cheney alla Casa Bianca, I.Lewis ‘Scooter’ Libby, il cui processo si svolgerà all’inizio del 2007. Libby, sarebbe stato autorizzato a svelare l’identità della spia da suoi superiori: di qui, la richiesta di indagine su Cheney, che era il suo immediato superiore.

 

Nevicata record a New York. A Central Park sono caduti almeno 70 centimetri di neve. Il record precedente, del 1947, era di 67 centimetri. L'inverno sulla costa atlantica era stato finora molto mite e gennaio era stato il mese più caldo della storia. Notevoli i disagi per il maltempo, tra cui aeroporti chiusi e traffico in tilt.

 

 

 

 

 

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