RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 44 - Testo della trasmissione di lunedì 13 febbraio
2006
Sommario
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Ai Giochi Olimpici di Torino l’eco del
saluto del Papa, ieri all’Angelus: con noi mons. Carlo Mazza
CHIESA E
SOCIETA’:
In
Iraq almeno 13 morti e decine di feriti in diversi attentati
Hamas designa il nuovo primo ministro ma non
ne rivela il nome
13
febbraio 2006
PRESIEDUTA
DA BENEDETTO XVI UNA RIUNIONE CON
I CAPI
DICASTERO DELLA CURIA ROMANA
Questa mattina, alle 10.30, Benedetto XVI ha presieduto
una riunione dei capi dicastero della Curia Romana nella Sala Bologna del
Palazzo Apostolico Vaticano. I dicasteri pontifici sono suddivisi in 9
Congregazioni e 11 Pontifici Consigli.
Le Congregazioni della Santa Sede sono: Dottrina
della Fede (che comprende Pontificia Commissione Biblica, Commissione Teologica Internazionale e Commissione Interdicasteriale per il Catechismo della
Chiesa Cattolica), Chiese Orientali, Culto
Divino e Disciplina dei Sacramenti, Cause
dei Santi, Evangelizzazione
dei Popoli (che comprende le Pontificie Opere Missionarie), Clero,
Istituti
di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, Educazione Cattolica (dei
Seminari e degli Istituti di Studi), Vescovi (che comprende la Commissione per l'America Latina). I
Pontifici Consigli sono: Laici, Promozione dell'Unità dei Cristiani (che
comprende la Commissione per i rapporti religiosi con l'Ebraismo),
Famiglia, Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Pastorale della Salute, Testi Legislativi, Dialogo Inter-Religioso, Cultura, Comunicazioni Sociali.
L’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER
-
Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -
La scorsa settimana si è svolta in Vaticano l’Assemblea
plenaria della Congregazione per la dottrina della fede. Si tratta
dell’assemblea generale di tutti i membri della Congregazione che, con scadenza biennale, dà una valutazione delle
attività e offre spunti di promozione della fede. Dopo 24 anni di presidenza
del cardinale Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, quest’anno
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R. - Come al solito,
D.- Nell’udienza di venerdì scorso, quali sono stati gli
orientamenti dati dal Santo Padre?
R.- L’udienza è stata di una cordialità unica. Il Santo
Padre ha detto testualmente: “I vostri volti richiamano alla mia memoria anche
quelli di tutti coloro che, in questi anni, hanno collaborato con il Dicastero:
a tutti ripenso con gratitudine e affetto”. Il Santo Padre poi ha sottolineato
come la fede abbia un’importanza fondamentale nella vita della Chiesa. Per
questo il compito della Congregazione è favorire e richiamare la centralità
della fede cattolica nella sua autentica espressione. Nel suo discorso il
Papa ha parlato anche di impegno evangelizzatore della Chiesa, un tema
discusso durante i lavori della Plenaria. In sostanza, per Benedetto XVI il compito di evangelizzare richiede oggi
come urgente priorità il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza,
offrendo all’uomo contemporaneo motivazioni convincenti della ragionevolezza
della fede. Il servizio della Congregazione alla pienezza della fede è un
servizio alla verità e alla gioia, una gioia che proviene dalle profondità del
cuore e che sgorga dal Cuore trafitto di Cristo, sorgente di inesauribile
carità. Come ha evidenziato il Papa, la sana dottrina della fede è di per se
stessa autentica pastorale. Per cui il ministero dottrinale della nostra
Congregazioen in modo appropriato può definirsi “pastorale”, perché è servizio
alla piena diffusione della luce di Dio nel mondo.
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LA
RADIO VATICANA, TRA TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA E
PROFESSIONALITA’
GIORNALISTICA: UNO SVILUPPO FERMAMENTE VOLUTO DAI PAPI.
PADRE
ANTONIO STEFANIZZI, CHE FU DIRETTORE GENERALE
TRA IL
’50 E IL ’60, CI RACCONTA I SUOI RICORDI
-
Intervista con il religioso gesuita -
Lo “strumento della radio”, prima, e la televisione,
poi, hanno permesso al messaggio del
Vangelo e alle parole dei Papi di “raggiungere più rapidamente e facilmente
tutte le genti”. Con queste parole, Benedetto XVI ha ricordato ieri, tra gli
applausi dei fedeli in Piazza San Pietro, il 75.mo anniversario di fondazione
della Radio Vaticana, inaugurata da Pio XI il 12 febbraio 1931. Verso la fine
degli Anni Cinquanta, l’emittente pontificia conobbe un momento di forte
sviluppo. A ricordare quella fase è il padre gesuita Antonio Stefanizzi che fu,
dopo padre Giuseppe Gianfranceschi e padre Filippo Soccorsi, il terzo direttore
generale della Radio Vaticana. L’intervista è di Fabio Colagrande:
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R. – Si era constatata, soprattutto durante la guerra,
l’importanza di avere mezzi adeguati per far giungere la voce del Papa nelle
varie parti del mondo. I mezzi tecnici che si avevano a disposizione erano
impari rispetto al bisogno. A quei tempi, 10 Kw del piccolo trasmettitore di
Marconi erano una potenza incredibile, ma col passare degli anni essa si era
rivelata inadeguata alla missione universale della Chiesa. E il bisogno di
migliorare le strutture tecniche si manifestò non soltanto nei periodi della
guerra, ma anche con le conseguenze del conflitto. Numerosi Paesi dell’Europa
occidentale, specialmente il mondo dell’est europeo, avevano perso la libertà,
soprattutto religiosa. Quindi la Chiesa aveva un grande bisogno di far giungere
la propria voce in quelle direzioni e in quei Paesi. Così, durante il Giubileo
del 1950, uno degli obiettivi dell’Anno Santo fu quello di invitare i cattolici
a una colletta per gli sviluppi della Radio Vaticana. Gli olandesi, ad esempio,
anziché offrire del denaro, donarono un trasmettitore da 100kw.
Contemporaneamente il Vaticano aveva creato una Commissione per i nuovi
impianti della Radio Vaticana, guidata dal cardinale Canali.
D. – Che ricordo conserva dell’inaugurazione del Centro di
Santa Maria di Galeria?
R. – Ricordo la soddisfazione che vidi nel viso di Pio
XII, quando poté dare potenza ai trasmettitori del Centro trasmissioni. Papa
Pacelli aveva seguito personalmente gli sviluppi dell’impianto, da lui
fortemente voluto. Ricordo che fece modificare la lapide di Santa Maria di
Galeria dicendo: io sono venuto a inaugurare Santa Maria di Galeria, non
soltanto per iniziare la trasmissioni; sono venuto anche per benedirla. E lo
fece aggiungere sulla lapide. E aggiunse: ho proclamato l’arcangelo San
Gabriele patrono delle telecomunicazioni, dunque è opportuno che qui sia la sua
statua. Da questo centro parte il lieto annuncio di salvezza al mondo tramite
l’arcangelo Gabriele che portò il lieto annuncio a Maria di Gesù.
D. – Pio XII fu fondamentale per lo sviluppo tecnico della
Radio Vaticana. Ma a un altro Papa in particolare si deve la crescita della
programmazione…
R. – E’ esatto. Mentre gli sviluppi tecnici avevano
trovato i finanziatori sia per il personale tecnico sia per le apparecchiature,
non c’erano gli stipendi adeguati e sufficienti per incrementare l’attività di
programmazione. A questo proposito, devo menzionare come decisivo per lo
sviluppo della Radio Vaticana l’intervento di Paolo VI. Premetto che egli proveniva
da una famiglia "giornalistica, aveva grande sensibilità culturale e
avvertiva il bisogno di questa presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo.
In occasione della sua visita al Centro disse: è mia intenzione ampliare le
possibilità della Radio Vaticana soprattutto nel campo della programmazione. Il
che voleva dire finanziarne adeguatamente gli sviluppi. Considero questo un punto di svolta della
vera attività della Radio Vaticana come sorgente di informazione, di guida del
pensiero cattolico. A questa missione mi sono dedicato anch’io: ho passato in
Vaticano ben 44 anni e sempre nel campo delle telecomunicazioni. Ho accettato
come norma una frase che avevo letto in un libro spirituale: “Servire Cristo
nel vicario di Cristo”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "La tenerezza di Dio per i sofferenti":
Benedetto XVI celebra la XIV Giornata mondiale del malato e rivolge la sua
parola a diecimila fedeli raccolti nella Basilica Vaticana per la memoria
liturgica della Madonna di Lourdes.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Asia
e in Oceania.
Servizio estero - Iraq: soldati britannici pestano a sangue ragazzi
inermi; in un video le scioccanti immagini dei maltrattamenti. Aperta
un'inchiesta sull'incresciosa vicenda.
Servizio culturale - Un articolo di Umberto Santarelli dal titolo
"Il valore centrale della verità": il discorso di Benedetto XVI alla
Rota Romana.
Servizio italiano - In primo piano la politica. Divergenze interne in
entrambi i poli; duro confronto in vista delle elezioni.
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13 febbraio 2006
UN ANNO FA, ALL ETA’ DI 97 ANNI, MORIVA SUOR LUCIA,
una deI tre
veggenti di FATIma.
IL RICORDO PERSONALE DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE
- Intervista con lo stesso
porporato -
Si compie un anno dalla morte di Suor Lucia, una dei tre
veggenti di Fatima. Pochi hanno potuto avvicinarla perché era nel Carmelo di
Coimbra. E, tra questi, pochi hanno potuto parlare con lei. Il cardinale
Tarcisio Bertone, attualmente arcivescovo di Genova, ha incontrato diverse
volte Lucia quando era Segretario della Congregazione per
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R. – Innanzitutto era una donna luminosa e solare, di una
semplicità disarmante ma anche di un’intensa spiritualità che sprizzava dalla
sua vita, dal suo comportamento, dal suo modo di pregare. Credo che anche i
gruppi di pellegrini che l’hanno vista pregare, che potevano vederla da
lontano, magari anche attraverso le grate nel monastero di Coimbra, siano stati
colpiti dalla sua capacità di concentrazione, di contemplazione. Poi aveva una
memoria lucidissima degli eventi di cui era stata comprotagonista, tanto da
ricordare, da descrivere nella minuzia dei particolari, come se li avesse
davanti agli occhi.
D. – Ad un anno dalla morte, quanto è viva oggi nella
Chiesa la testimonianza offerta da suor Lucia?
R. – E’ viva quanto è vivo il messaggio di Fatima.
Pensiamo ai milioni di pellegrini, pensiamo alle risonanze degli appelli della
Madonna apparsa a Fatima nel cuore dei cristiani per decine e decine di anni
fino ad oggi, fino alla soglia del terzo millennio. Pensiamo - desidero dirlo -
alla testimonianza straordinaria ed unica di Papa Giovanni Paolo II nel quale
si è compiuto una parte del famoso segreto di Fatima.
D. - Il nome di suor Lucia è inscindibilmente legato al
segreto di Fatima. Un dono che suor Lucia ha sempre testimoniato con umiltà.
Quale insegnamento possono avere i fedeli dalla sua vita straordinaria?
R. – Proprio dagli appelli di Fatima, dagli appelli della
Madonna che prima di essere comunicati e trasmessi alle Autorità Ecclesiastiche
ed ai fedeli, alle generazioni e generazioni di credenti cattolici e non
cattolici, sono stati incarnati in Lei. Si tratta di preghiera e penitenza.
Preghiera, capacità di intercessione per cooperare alla salvezza del mondo con
una vita limpida e pura, con una vita da autentici figli di Dio, con una vita
capace di meditare nel cuore e di contemplare i misteri della rivelazione di
Dio, il mistero del grande amore di Dio.
E poi penitenza, cioè capacità di riparare
i peccati del mondo, capacità di offrire la propria vita nel martirio
quotidiano per la conversione dei peccatori. E’ quanto aveva raccomandato
D. – Lei, eminenza, ha già fatto cenno a Giovanni Paolo
II. Tutti conoscono la devozione di Giovanni Paolo II per
R. – Giovanni Paolo II ha “incastonato” la sua devozione,
il suo rapporto con Fatima e con
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CON LA
PRESIDENZA DEL G8, LA RUSSIA DI VLADIMIR PUTIN CERCA
UN NUOVO RILANCIO A LIVELLO INTERNAZIONALE, MA
IN OCCIDENTE PREOCCUPA
LA STRETTA SUL PROCESSO DEMOCRATICO INTERNO
- Con
noi, il prof. Vittorio Strada -
Un passato da
superpotenza, un futuro ancora incerto: all’inizio del 2006, si presenta così
la Russia di Vladimir Putin, che per la prima volta guida la presidenza annuale
del G8. La crisi del gas con l’Europa, l’attivismo diplomatico nella vicenda
del nucleare iraniano e, da ultimo, l’apertura ad Hamas denotano l’aspirazione del Cremlino a tornare a
svolgere un ruolo di primo piano a livello internazionale. Intanto, in
Occidente si discute sulla stretta impressa da Mosca al processo democratico
interno. Preoccupazioni espresse, ieri, dal segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice. Per una riflessione sulla attuale fase politica della Russia,
Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Vittorio Strada, tra i massimi esperti
di storia e cultura russa in Italia:
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R. - Certamente la Russia si trova in una posizione di
vantaggio, in questi ultimi tempi, per una nuova politica estera che conduce
Putin e anche per la potenza energetica. Un aspetto invece negativo è la
politica interna: la situazione dei diritti umani, della democrazia che rimane
limitata. Ci sono quindi luci ed ombre a favore della posizione di Putin
rispetto al mondo occidentale.
D. – “La Russia era, è e sarà un fornitore sicuro di gas
per i nostri partner europei”, ha dichiarato recentemente il vice premier russo
Ivanov. Però sempre recentemente abbiamo visto delle frizioni, anche molto
forti, tra l’Unione Europea, o tra molti dei Paesi membri dell’UE e Mosca…
R. – Io non credo che allo stato attuale la Russia voglia
giocare questa carta come arma di ricatto nei riguardi dei Paesi occidentali
perché ha tutto l’interesse politico ed economico a mantenere buoni rapporti, a
rispettare posizioni di forniture di gas. Certamente ci sono delle difficoltà
che sono legate alla tensione che si è creata con l’Ucraina. In prospettiva,
forse, la situazione potrà migliorare quando il gasdotto baltico taglierà fuori
completamente Paesi che sono in mezzo tra la Russia e l’Europa occidentale e ci
sarà un rapporto diretto. Non penso che la Russia faccia una politica di
imperialismo energetico. Tra i suoi interessi c’è il mantenimento di buoni
rapporti con l’Europa occidentale. Certamente, se ci fossero delle complicazioni
ulteriori, imprevedibili adesso, anche in questo campo della fornitura di
materiali energetici all’occidente potrebbero esserci ripercussioni.
D. – Il Cremlino rimane pronto a negoziati con l’Iran ed
apre ad Hamas. C’è un tentativo di Mosca di mettersi in contrasto, di essere un
nuovo antagonista nei confronti di Washington?
R. – Ma la Russia, ripeto, gioca varie carte. Questa dei
rapporti con l’Iran e con Hamas - quindi un tentativo di ricostituire la sua
influenza anche verso l’Ucraina perché si era staccata dopo la rivoluzione
arancione – sono carte che loro giocano naturalmente. Bisognerà vedere come le
giocherà. Potreibe giocarle verso una tensione maggiore, non dico una rottura
perché lo escluderei, ma una tensione maggiore nei riguardi dell’Occidente,
dell’America in particolare. Oppure le giocherà soltanto per far valere dei
propri interessi sul tavolo delle trattative e dei rapporti con l’Occidente. Io
credo che la carta di Putin, la direzione del gioco di Putin, sia in questa
seconda direzione.
D. – Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice,
peraltro un’esperta di Guerra Fredda e di politica russa, si dice “scettica”
sul futuro democratico della Russia. Nota anche lei una stretta per quanto
riguarda il processo democratico della Russia, negli ultimi anni?
R. – Questo scetticismo credo che sia giustificato e non
da oggi soltanto. Negli ultimi anni indubbiamente si è vista da parte del
potere centrale e da parte di Putin stesso, una riduzione degli spazi di
democrazia. Non un annullamento, assolutamente - questo sarebbe assurdo
pensarlo – ma un maggior controllo centralizzato, diciamo, sulla vita pubblica
della Russia. Quindi, questo scetticismo, questa attenzione critica verso la
riduzione degli spazi di democrazia, è del tutto giustificata. Si tratterà, da
parte delle forze democratiche del mondo occidentale, di mantenere questa
attenzione, questo controllo affinché tali spazi non si riducano.
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AI GIOCHI OLIMPICI DI TORINO
L’ECO DEL SALUTO DEL PAPA,
IERI ALL’ANGELUS: CON NOI MONS. CARLO MAZZA
A Torino è
giunta l’eco del nuovo saluto del Papa, ieri all’Angelus, al “circo bianco” che
sta dando vita ai XX Giochi Olimpici Invernali. Benedetto XVI ha espresso
l’augurio che la “bella competizione sportiva si svolga all’insegna dei valori
olimpicidella lealtà, della gioia e della fraternità” Il programma delle gare è
in pieno svolgimento e continua l’assegnazione delle medaglie. Per un bilancio
di questa prima fase dei Giochi, Giancarlo La Vella ha raccolto telefonicamente
il commento di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo
Libero della Cei e, come è tradizione, assistente spirituale della Nazionale
italiana:
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R.- C’è un bellissimo clima umano nel villaggio in cui io
risiedo. C’è una grande amicizia, una grande attenzione verso gli altri, una
buona capacità di relazione. Poi per quanto riguarda più specificamente il mio
impegno, ci sono state delle bellissime eucaristie celebrate sabato e domenica
con una notevole partecipazione. E’ noto che gli atleti dello sport sciistico,
nordico, sono molto più attenti ai valori perché vivono prevalentemente in aree
di montagna dove c’è più consapevolezza e anche più partecipazione religiosa.
D. – Mons. Mazza, lei ha messo in evidenza l’aspetto umano
ed è sembrato anche sia preminente, ad esempio anche nei confronti degli atleti
delle altre squadre. E’ così ?
R. – Questo indica che lo sport invernale è molto maturo
nel senso della capacità di comunicare, di accogliere anche i perdenti, di
essere estremamente cordiale e anche riconoscere i valori di chi vicine. Questo
mi pare uno spirito molto bello, molto olimpico. C’ è una grande cultura
dell’accoglienza e del rispetto. Questa cultura dell’accoglienza e del rispetto
viene comunicata e trasmessa anche sui campi di scii. C’ è una sorta di comunione
di valori, per cui tutti sono un po’ contagiati. Anche nei momenti un po’ più
di frizione, come accade normalmente nelle gare, subito si risolve e si trova
la soluzione.
D. – Mons. Mazza, quali aspetti umani interessanti da
sottolineare all’interno del villaggio olimpico tra gli atleti che hanno vinto,
ma soprattutto tra quelli che hanno perso, e anche tra quelli che ancora devono
gareggiare?
R.- Lo spirito prevalente è quello del rispetto
vicendevole: godere con chi gode, piangere con chi piange, per scomodare San
Paolo. Certamente se arriva una vittoria
anche gli atleti di altre nazionalità si congratulano, partecipano, si
fa festa con loro. Quando si perde, naturalmente, lo stato d’animo non è dei
migliori, è piuttosto triste, ma piano piano si supera. La pista in campo dà
ragione a chi probabilmente è più dotato, più capace di resistere alle forme di
paura e di angoscia. C’è tutta una sorta di laboratorio umano che si scopre e
che diventa anche molto interessante. Esprime la grandezza e la naturalità
dello sport.
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A
ROMA, TERZO SEMINARIO INTERNAZIONALE SUL TEMA:
“DOMENICANI
E INQUISIZIONE”, IN PROGRAMMA MERCOLEDI
NELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA’ SAN TOMMASO
- Intervista con padre Carlo Longo
-
Uno studio su “Domenicani ed ebrei”, una ricerca sulla
patente di nomina inquisitoriale e due relazioni dedicate a Giordano Bruno.
Sono alcuni degli interventi previsti nel terzo seminario internazionale “I
domenicani e l’inquisizione”, promosso dall’Istituto storico domenicano. Su
questo incontro, che sarà aperto mercoledì prossimo a Roma dal cardinale
Georges Cottier nella sede della Pontificia Università San Tommaso, ascoltiamo
al microfono di Amedeo Lomonaco, il segretario
dell’Istituto storico domenicano, padre Carlo Longo:
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R – Questo terzo seminario rientra in una grande
programmazione di riflessione. Affronta il coinvolgimento dei domenicani
nell’Inquisizione romana, cioè nel Sant’Uffizio, struttura che ebbe vita a metà
del Cinquecento e durò fino a quando non fu trasformata in Congregazione
per la dottrina della fede. Saranno
affrontati tutti gli aspetti, anche quelli più particolari o scabrosi proprio
per fare chiarezza, per avere un’idea chiara di quel che fece il Sant’Uffizio e
di quel che fecero i domenicani nel Sant’Uffizio.
D. – Padre, quali sono le implicazioni storiche del legame
tra Inquisizione e Domenicani?
R. – I domenicani dall’inizio ebbero sempre il ruolo di
Commissario, spesso anche quello di cardinale-inquisitore. Furono pienamente
coinvolti come inquisitori e anche come gestori delle Inquisizioni locali ed
ebbero ruoli di primo piano. Però ci furono anche – e se ne parlerà nel
seminario - domenicani inquisiti. Un domenicano famoso, Giordano Bruno, è stato
bruciato.
D. – Tra i cardinali inquisitori c’è qualche figura che
vuole ricordare?
R. – Uno dei grandi Inquisitori domenicani fu una delle
persone più illuminate che il Sant’Uffizio ebbe. Si tratta del cardinale
Vincenzo Maculano, un porporato che si lasciava poco suggestionare dai
preconcetti. Salvò, ad esempio, Galileo Galilei e Tommaso Campanella.
D. – Qual è il filo conduttore del seminario?
R. – Il filo conduttore è quello di stabilire quali furono
le cose vere e quali sono i cliché
che ci portiamo dietro. Sull’Inquisizione, sul Sant’Uffizio si è fatto tanto
romanticismo. Ci furono certamente pagine nere, ma ci furono anche tante
“larghezze” delle quali non sappiamo niente.
D. – Perché questi aspetti non sono stati rilevati?
R. – La pubblicistica normale vede Inquisizione,
Sant’Uffizio, Inquisizione di Sicilia come una cosa truce. Ma, in realtà,
l’Inquisizione è molto articolata. I domenicani, dentro queste strutture
sapevano distinguere l’eresia da forme di pazzia, di isterismo e di esaltazione
religiosa. Bisogna valutare l’Inquisizione per quello che è stata e non per
quello che ci hanno detto che sia stata.
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13 febbraio 2006
I VESCOVI DI HAITI, IN ATTESA DEI
RISULTATI ELETTORALI DEFINITIVI,
TRACCIANO UN BILANCIO DEI DUE ANNI
DI GOVERNO TRANSITORIO, SEGUITI ALLA DESTITUZIONE DELL’EX PRESIDENTE ARISTIDE
PORT-AU-PRINCE.= Ad Haiti, mentre è data ormai per
certa la vittoria dell’ex presidente Preval alle elezioni presidenziali, i
vescovi dello Stato caraibico ribadiscono l’importanza di combattere il
flagello della povertà del Paese, il più povero dell’America Latina. Durante
l’incontro della Commissione episcopale Giustizia e Pace, tenutosi nei giorni
scorsi, i presuli hanno tracciato un bilancio sul governo di transizione,
istituito dopo la destituzione nel 2004 dell’ex capo di Stato Aristide. I temi
al centro dei lavori sono stati: l’aumento delle violenze, gli incitamenti a
una maggiore stabilità ed efficacia dell’azione di governo e la questione dei migranti.
I vescovi hanno anche preso in esame la crescita di nuove forme di violenza.
Nel 2005,
COMPIE UN ANNO IL
PROTOCOLLO DI KYOTO,
DIVENTATO PIENAMENTE
OPERATIVO NEL MESE DI DICEMBRE DEL 2005
DOPO
KYOTO. = Il Trattato salva-clima, firmato il
16 febbraio 2005, compie un anno. L’accordo, diventato pienamente operativo
nello scorso mese di dicembre, ha dato il via libera a meccanismi di tutela
ambientale. L’obiettivo fissato dai 141 Paesi aderenti è quello di ridurre,
entro il 2012, le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra di
oltre il 5 per cento. La strada indicata è quella della realizzazione di
progetti comuni tra Stati industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Al protocollo
di Kyoto si è arrivati dopo una serie di storici appuntamenti: nel 1995 è stata
firmata, a Berlino,
EMERGENZA ALLUVIONI NEL SAHARA
OCCIDENTALE:
ORGANIZZAZIONI UMANITARIE LOCALI DENUNCIANO
CHE MIGLIAIA
DI PERSONE SONO SENZA TETTO
TINDOUF. = Le forti piogge degli ultimi giorni nella zona
di Tindouf, oltre 1000 chilometri a sud di Algeri, hanno devastato i campi
profughi Saharawi provocando circa 12.000 senza-tetto. E’ quanto ha appreso l’Agenzia missionaria
Misna da fonti umanitarie locali, secondo le quali tutte le organizzazioni non
governative presenti sul terreno hanno sospeso i loro programmi per far fronte
all’emergenza. La maggioranza dei rifugiati Saharawi vive in piccole abitazioni
costruite in mattoni di argilla, gravemente danneggiate dal flusso delle acque.
I senza-tetto hanno perso, inoltre, le già scarse provviste di cibo e i mercati
sono stati completamente allagati. Le riserve di farmaci e generi di prima
necessità sarebbero ancora sufficienti per poco più di un mese ma si teme lo
scoppio di epidemie, principalmente di colera e leptospirosi. Le autorità
algerine, che non hanno ancora diffuso un bilancio esatto dei danni, hanno
inviato sul posto un contingente di militari. Già la scorsa settimana, la Saharawi Red Cross aveva lanciato un
appello alla comunità internazionale in vista di un “deterioramento delle condizioni
di salute dei rifugiati, che versano già in stato precario”. Da quando, nel
1975, le truppe spagnole si ritirarono, il Sahara Occidentale è stato annesso
dal Marocco, costringendo decine di migliaia di persone all’esilio in Algeria
come profughi. Dopo una lotta armata durata 15 anni, dal 1991 la contesa territoriale
tra il Fronte Polisario e il Marocco si
è tramutata, soprattutto, in scontro politico e diplomatico. (A.L.)
DONNE E MEDIA: IN TV SOLO SE BELLE, PATINATE E GIOVANI.
IL LIBRO BIANCO “WOMAN AND MEDIA IN EUROPE” DENUNCIA:
OSCURATA
ROMA. = Bella, giovane,
patinata, soprattutto protagonista del mondo dello spettacolo: è l’identikit
della donna tracciato dalle televisioni e dai media. Poco spazio viene dato,
invece, alla donna che lavora, probabilmente perché considerata meno telegenica
e non “produttrice” di ascolti. Questo quadro emerge dal libro bianco “Woman and Media in Europe” a cura della
“Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica” e della Fondazione Censis. In
Italia, si legge nell'introduzione, a parte qualche eccezione soprattutto nelle
fiction, i programmi televisivi sono invasi da veline, vallette, aspiranti
soubrette oppure da donne alle prese con lavori domestici. La donna in tv è
rappresentata in maniera positiva, come protagonista della situazione, ma
generalmente, l'immagine della donna risulta polarizzata tra il mondo dello
spettacolo e quello della cronaca nera. C’è, inoltre, una distorsione rispetto
al mondo femminile reale: le donne anziane sono invisibili, lo status
socioeconomico percepibile è medio alto e le donne disabili non compaiono mai.
Per quello che riguarda l'informazione, la donna compare soprattutto
all'interno di servizi di cronaca nera. Anche nei programmi di approfondimento,
il timone della conduzione è sostanzialmente in mano agli uomini. Ma se le
donne intervengono in qualità di “esperte”, questi interventi riguardano spesso
argomenti come l’astrologia, la natura, l’artigianato e la letteratura. La televisione
- si legge infine nel libro - riflette e al tempo stesso distorce l’immagine
della donna perchè rappresenta sfaccettature diverse della realtà. (A.L.)
PRESENTATO
DALL’ASSOCIAZIONE “COLTIVIAMO
UN PROGETTO PER
NEI TERRITORI
PALESTINESI
PISTOIA. = Una
stazione radio per la comunità cristiana della Terra Santa sulle colline di
Ramallah, a nord di Gerusalemme. E’ il progetto lanciato dall’Associazione
“Coltiviamo la pace”, che prevede la nascita dell’emittente radiofonica a
Tyabeth, villaggio interamente cristiano dove abitano circa 1400 persone. Lo
scopo del progetto, presentato dal responsabile dell’Associazione, il diacono
Lorenzo Paolino, è quello di dare voce ad una comunità della Terra Santa.
L’iniziativa è stata illustrata anche durante le cerimonie tenutesi ieri a
Pistoia per la “Giornata diocesana della pace”. Il vescovo di Pistoia, mons.
Simone Scattizzi, ha consegnato infatti ai rappresentanti delle parrocchie
della diocesi toscana la “lampada della pace”. Si tratta di un manufatto in
ceramica realizzato da artigiani della zona di Taybeth e alimentato dall’olio
prodotto nel moderno oleificio sulle colline a nord di Gerusalemme. “La pace
non è un sentimento vago - ha detto il presule - ma deve essere qualcosa che
metta in discussione anche il nostro modo di essere”. (A.L.)
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13 febbraio 2006
- A cura di
Roberta Moretti –
E’ di almeno 13
morti e di decine di feriti il bilancio complessivo della nuova ondata di attacchi
della guerriglia che ha colpito stamani l’Iraq. Il nostro servizio:
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Il più grave degli
attentati è quello perpetrato a Baghdad da un kamikaze, lasciatosi saltare in
aria davanti a una banca nel quartiere sud-orientale di al-Jadida. L’esplosione ha colpito le persone
in fila per ottenere l’assegno mensile di 13 dollari, che il governo dà agli iracheni
in sostituzione di alcuni prodotti assenti previsti dalla tessera alimentare in
vigore dal 1996, nell’ambito del programma “petrolio in cambio di cibo”. E
sempre nella capitale, almeno quattro persone sono rimaste ferite
dall’esplosione di una bomba al passaggio del convoglio di auto di Ayham
al-Samarraie, ex ministro iracheno per l’Elettricità. Sul piano politico, intanto, è il primo ministro uscente, Ibrahim
Jaafari, il candidato premier per il nuovo governo. La decisione è stata presa
ieri dall’Alleanza irachena unita, il partito sciita che ha vinto le elezioni
dello scorso dicembre. Inoltre, stamani l’ex presidente iracheno, Saddam
Hussein, a sorpresa è tornato in aula, a Baghdad, per l’undicesima udienza del
processo a suo carico. Il deposto dittatore aveva boicottato le ultime tre
udienze per protesta contro
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Medio Oriente. Mentre in
Israele permangono sempre gravi le condizioni del premier Sharon, sul piano
politico Hamas annuncia la designazione di uno dei propri dirigenti come nuovo
primo ministro palestinese, dopo la vittoria alle elezioni del 25 gennaio
scorso a spese di al-Fatah. Ma non ne rivela l’identità. Hamas ha anche
dichiarato che cesserà la lotta armata contro Israele, se lo Stato ebraico si
ritirerà dai Territori.
Intanto, sul campo non si allenta la tensione. Nella notte i muri della moschea
del villaggio di Nabi Ilyas, in Cisgiordania, sono stati imbrattati da coloni
ebrei, che hanno scritto frasi di insulto verso il profeta Maometto. La sfida
ha scatenato la reazione degli abitanti, che hanno preso a sassate le auto
degli israeliani in transito nella zona. Sono seguiti scontri tra militari israeliani
e manifestanti.
Scontri in Afghanistan tra guerriglieri
Talebani e forze alleate hanno provocato la morte di almeno due persone. E’
successo in un attacco avvenuto durante
la notte nella provincia meridionale di Helmand. Altri sei miliziani sarebbero
stati fatti prigionieri. Entro la prossima estate, nella provincia di Helmand saranno
schierati 3.300 militari britannici nel quadro della forza di stabilizzazione
della NATO, che estenderà la sua presenza anche nel sud del Paese.
Una prima
caricatura sull’Olocausto è stata pubblicata oggi su un sito iraniano appartenente alla ‘Casa della caricatura
dell’Iran’, che insieme al quotidiano ‘Hamshahri’ ha indetto un concorso
internazionale per vignette su questo tema. L’iniziativa era stata annunciata
in reazione alle discusse vignette su Maometto. E ieri, dopo l’ennesima giornata
di proteste che ha visto scendere in piazza migliaia di persone, 50 mila delle
quali solo a Diyarbakir, in Turchia, il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, aveva invitato ad abbassare i toni e ad abbandonare quella che ha
definito “la diplomazia del megafono”.
Ispettori dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale
dell’ONU per l’Energia Atomica, saranno in visita domani nell’impianto nucleare
iraniano di Natanz dove, stando all’agenzia di stampa semi-ufficiale ‘Fars’,
sarebbe “imminente” la rimozione di sigilli e telecamere di sorveglianza in
vista della ripresa dell’arricchimento dell’uranio. Proprio la ripresa di questo
processo era stato preannunciato qualche ora prima dal governo della Repubblica
Islamica prima della nuova riunione della stessa AIEA, a Vienna il 6 marzo
prossimo. Il sopralluogo degli ispettori è stato riferito da fonti diplomatiche
riservate presso il quartier generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite, nei cui
ambienti è stato addirittura sostenuto che il regime degli ayatollah avrebbe in
realtà già riavviato il procedimento di arricchimento dell’uranio.
In Grecia, ieri sera due
persone con sintomi di possibile influenza aviaria sono state messe in
isolamento in 2 diversi ospedali di Salonicco. In entrambi i casi, i test
iniziali sono risultati negativi, ma si resta in attesa dei risultati di altre
analisi, previsti entro uno o due giorni. E anche in Romania, due bambini del
villaggio di Topraisar, dove di recente è stato identificato il virus
dell’aviaria in volatili domestici, sono stati ricoverati ieri con sintomi di
influenza. Intanto, in Italia resta alto lo stato di allerta per i primi casi di aviaria su
animali scoperti nel sud del Paese. Dopo i 22 cigni trovati morti in Sicilia,
Calabria e Puglia, il corpo di un altro volatile è stato rinvenuto vicino
Pescara, in Abruzzo. Il ministro della Salute, Storace, che ieri ha lanciato un
appello a non toccare gli animali morti, si è recato stamani nelle regioni
colpite per un sopralluogo. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del
virologo, Fabrizio Pregliasco, responsabile del centro di riferimento per
l’influenza dell’università di Milano:
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R. – E’
importante dire che per la popolazione non cambia nulla. Il rischio di trasmissione
animale-uomo è assolutamente remoto ed è avvenuto in pochissimi casi, in
condizioni ambientali come quella del sud-est asiatico, dove la vicinanza
uomo-animale è ben diversa, molto più intensa di quella nostra usuale. Quindi
un problema tutt’oggi solo veterinario: relativo ad animali selvatici. E’
possibile e anzi è doveroso continuare a mangiare carni avicole, perché sono
controllate e assolutamente sicure.
D. – Ci
sono dei luoghi più pericolosi dove si potrebbe contrarre il virus?
R. –
Andare a piedi nudi in zone acquitrinose, dove teoricamente, forse, è possibile
venire in contatto con questo virus. Ma senz’altro i focolai attualmente
individuati sono molto limitati e avremo la capacità di controllarli.
D. –
Quali possono essere delle precauzioni da adottare?
R. – Il
buon senso. Non toccare gli animali morti, non venire in contatto con grandi
quantità di sangue o di feci di questi animali. Non di tutti - è importante dirlo - ma alcune specie di
volatili tra cui i germani reali, le anatre, i polli e i tacchini. Nessun
rischio per i piccioni o altri passeracei.
D. – Come
è potuto avvenire che il virus sia arrivato anche in Italia?
R. –
Quest’anno la sfortuna ha voluto che un inverno molto freddo nell’est
dell’Europa abbia fatto svernare anche
più a sud dell’usuale alcuni animali, tra cui questi volatili che normalmente
permangono nel continente. Questo però era atteso, e c’è da aspettarsi, senza
agitarsi, già da ora, la comunicazione, nei prossimi giorni, di altre
situazioni di rischio, magari nel nord Italia. Sono a rischio senz’altro il
Veneto, ma anche le zone della Lombardia con il grande Parco del Ticino.
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Il premier britannico, Tony Blair, sarà a Berlino venerdì
prossimo per un colloquio con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Nel darne
notizia, il portavoce governativo, Ulrich Wilhelm, ha aggiunto che al centro
del colloquio vi saranno, accanto alle relazioni bilaterali, le questioni
europee e i maggiori temi dell’attualità internazionale.
Risultati praticamente definitivi alle elezioni
presidenziali che si sono svolte ieri a Capo Verde. Il presidente uscente Pedro
Pires, esponente della sinistra, si è riconfermato alla massima carica dello
Stato, battendo, come nelle consultazioni di cinque anni fa, Carlos Veiga,
candidato del centro-destra. A Pires sono andati il 50,4 per cento dei suffragi
contro il 49,6 dell’avversario. Ce ne parla Giulio Albanese:
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Pedro Pires si è dunque confermato alla guida della
massima carica dello Stato a Capo Verde. Anche questa volta il margine di
differenza tra i due sfidanti pare sia stato davvero di pochi voti anche se le
operazioni di sfoglio sono ancora in fase di svolgimento. L’affluenza alle
urne, a detta degli osservatori, è apparsa fiacca nell’arco di tutta la giornata.
A sole tre settimane dalle parlamentari, che avevano confermato il successo
della formazione di Pires, il partito africano per l’indipendenza di Capo
Verde, veterano della guerra di liberazione contro il Portogallo, ex potenza
coloniale, Pires è riuscito nell’impresa che un po’ tutti davano per incerta.
Eremo vulcanico a soli
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese
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Il nuovo presidente di Haiti sarà scelto in un
ballottaggio a marzo fra gli ex presidenti, René Preval e Leslie Manigat. E’
quanto emerge dall'ultimo bollettino ufficiale del Consiglio elettorale
provvisorio (CEP) che, sulla base di circa il 90 per cento dello scrutinio, assegna
a Preval il 48,73 per cento e a Manigat l’11,84 per cento. Per tutto il fine
settimana, migliaia di sostenitori di Preval avevano manifestato per le strade
di Port au Prince, accusando i membri del CEP di avere
subito pressioni per rendere possibile il ballottaggio.
Due senatori
statunitensi, uno della maggioranza repubblicana e uno dell’opposizione
democratica, hanno richiesto formalmente l’apertura di un’indagine sul ruolo
del vicepresidente USA, Dick Cheney, nel cosiddetto CIA-Gate. Lo scandalo si
riferisce alla fuga di notizie che portò alla luce il nome di una spia della
CIA, moglie di un diplomatico che aveva smascherato la falsità del presunto
traffico di uranio tra il Niger e l’Iraq. Per il CIA-Gate, è già stato rinviato
a giudizio l’ex capo dello staff di Cheney alla Casa Bianca, I.Lewis ‘Scooter’
Libby, il cui processo si svolgerà all’inizio del 2007. Libby, sarebbe stato
autorizzato a svelare l’identità della spia da suoi superiori: di qui, la richiesta
di indagine su Cheney, che era il suo immediato superiore.
Nevicata
record a
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