RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 43 - Testo della trasmissione di domenica 12 febbraio
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Assisi è un laboratorio di fraternità: con queste parole si è presentato ieri ai fedeli monsignor Domenico
Sorrentino, nuovo vescovo della città umbra
Aviaria:
scattate le misure di controllo in sud
Italia. Al ministero, riunione dell'unità di
crisi - Sharon rimane in condizioni critiche, ma stabili, dopo l'operazione di ieri - Il
partito sciita nomina Jaafari candidato premier per il nuovo governo.
Intanto, video-choc su casi di maltrattamenti su civili di soldati britannici
Radiogiornale
12
febbraio 2006
IL PENSIERO E
DELLE PAROLE DEL PAPA che all’Angelus ha ricordato
i 75 anni della Radio Vaticana
Un pensiero e ancora una intensa preghiera per quanti
soffrono: al centro delle parole del Papa che all’Angelus ha ricordato
Il servizio di Fausta Speranza:
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“Cristo è il vero medico dell’umanità”: così Benedetto XVI
ricorda che la malattia è un tratto tipico della condizione umana, tanto da
diventare una realistica metafora e da ispirare la preghiera di Sant’Agostino
che dice: “Abbi pietà di me, Signore! Vedi: non ti nascondo le mie ferite. Tu
sei il medico, io sono il malato; tu sei misericordioso, io misero” (Conf.,
X,39). Ma mentre il Papa sottolinea che questa è la condizione di tutti, vuole
ricordare la concreta sofferenza di quanti sperimentano il male fisico
rivolgendo il suo pensiero a “tutti i malati, specialmente quelli che, in ogni
parte del mondo, oltre alla mancanza della salute, soffrono anche la
solitudine, la miseria e l’emarginazione”. E parla di “adeguata assistenza
sanitaria”: lo fa invocando l’aiuto della Vergine proprio perchè chi soffre trovi supporto
medico e anche – aggiunge - la “carità fraterna che sa farsi attenzione
concreta e solidale”. E un pensiero va a quanti in ospedali o altri centri di
cura accudiscono i malati e si adoperano per la loro guarigione.
E il Papa, in tema di malattia e
sofferenza, ricorda che “proprio in queste domeniche, il Vangelo di Marco ci
presenta Gesù che, all’inizio del suo ministero pubblico, si dedica
completamente alla predicazione e alla guarigione dei malati nei villaggi della
Galilea”. Gli innumerevoli segni prodigiosi che egli compie sugli infermi
confermano la “buona notizia” del Regno di Dio, afferma Benedetto XVI,
soffermandosi poi sul brano evangelico che racconta la guarigione di un
lebbroso. Si tratta – spiega il Papa - di un brano che “esprime con grande
efficacia l’intensità del rapporto tra Dio e l’uomo, riassunta in uno stupendo
dialogo:
“ ‘Se vuoi, puoi
guarirmi!’, dice il lebbroso. ‘Lo voglio, guarisci!’, gli risponde Gesù, toccandolo
con la mano e liberandolo dalla lebbra (Mc
1,40-42). Vediamo qui come concentrata tutta la storia della salvezza”.
Quel gesto di Gesù, che stende la mano e tocca il corpo
piagato della persona che lo invoca, - sottolinea il Papa - manifesta
perfettamente la volontà di Dio di risanare la sua creatura decaduta,
restituendole la vita “in abbondanza” (Gv 10,10), la vita eterna, piena,
felice.
“Cristo è ‘la mano’
di Dio tesa all’umanità, perché possa uscire dalle sabbie mobili della malattia
e della morte, rialzarsi in piedi sulla salda roccia dell’amore divino”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ricorda che “da
due giorni si è aperta a Torino
“Auguro che questa
bella competizione sportiva si svolga all’insegna dei valori olimpici della
lealtà, della gioia e della fraternità, recando così un contributo alla pace
tra i popoli”.
E poi il Papa parla della particolare ricorrenza vissuta
oggi dalla Radio Vaticana:
“Proprio oggi, 12
febbraio, ricorre il 75° anniversario dell’inaugurazione della Radio Vaticana e
del primo Radiomessaggio al mondo del Papa Pio XI, che aveva dato incarico allo
scienziato Guglielmo Marconi di costruire la stazione radiofonica del Vaticano.
Con lo strumento della radio, e poi della televisione, il messaggio del Vangelo
e le parole dei Papi hanno potuto raggiungere più rapidamente e facilmente
tutte le genti.”
Nei saluti
in francese, in inglese, in spagnolo, in tedesco e in polacco, il Papa torna
con il pensiero alla Giornata Mondiale del Malato, che quest’anno ha visto
svolgersi ad Adelaide, in Australia, le manifestazioni più importanti, comprendenti
anche un Convegno internazionale sul tema sempre urgente della salute mentale.
Infine, un saluto improvvisato a tutti gli italiani
presenti e l’augurio a tutti di una buona domenica e di una buona settimana.
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IERI, NELLA FESTA di Santa Maria di Lourdes, ricorrenza della
14ma
Giornata Mondiale del Malato, NELLA BASILICA VATICANA
Benedetto
XVI ha rivolto il suo particolare pensiero alla difficile situazione dei malati
di mente e delle loro famiglie
L’amore
premuroso di Dio per i sofferenti si fa sentire in modo particolarmente vivo in
occasione della festa di Santa Maria di Lourdes, ricorrenza della 14ma Giornata
Mondiale del Malato. Nella suggestiva cornice della Basilica di San Pietro,
illuminata soltanto dalla luce di migliaia di candele, Benedetto XVI ha rivolto
il suo particolare pensiero alla difficile situazione dei malati di mente e
delle loro famiglie. Al termine della Santa Messa, presieduta dal cardinale
vicario Camillo Ruini, il Papa ha simbolicamente consegnato ai medici, agli
infermieri e agli operatori sanitari l’Enciclica Deus Caritas Est. Il servizio
è di Stefano Leszczynski:
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In una Basilica gremita di ammalati, di volontari
dell’UNITALSI, di operatori sanitari e membri dell’Opera Romana Pellegrinaggi
il cardinale vicario Camillo Ruini nell’omelia ha ricordato, facendo
riferimento al Vangelo di Marco, la forza e la potenza di salvezza che emana da
Gesù per la guarigione del cuore, dello spirito e della coscienza di ogni uomo.
Di qui il significato profondo – ha detto il cardinale Ruini – dell’opera della
Chiesa in favore degli ammalati:
“In realtà, se guardiamo nel profondo, siamo tutti
ammalati e Gesù ci ha detto: sono venuto non per i sani ma per gli ammalati,
ammalati nel corpo o più profondamente ammalati nello spirito. Tutti abbiamo
bisogno di guarigione e di salvezza”.
Rivolgendosi agli ammalati, il porporato ha ricordato
l’esempio di Giovanni Paolo II che con la sua sofferenza e la sua morte ha dato
testimonianza della potenza salvifica della fede. Al termine della Santa Messa,
il Papa Benedetto XVI è giunto nella Basilica vaticana per salutare gli
ammalati, cui in occasione della giornata mondiale è stata concessa
l’indulgenza plenaria. Il Santo Padre sottolineando la ricorrenza della memoria
liturgica della Madonna di Lourdes, ha ricordato come proprio presso la grotta
di Massabielle,
“Questo amore premuroso si fa sentire in modo
particolarmente vivo nel mondo proprio nel giorno della festa di santa Maria di
Lourdes, riattualizzando nella liturgia, e specialmente nell’Eucaristia, il
mistero di Cristo Redentore dell’uomo, di cui la Vergine Immacolata è la
primizia”
Sono le persone affette da malattie mentali al centro
dell’attenzione di questa 14.ma Giornata mondiale. Tuttavia - ha spiegato
Benedetto XVI - la malattia si manifesta tanto nel corpo, quanto nella mente e
nello spirito. La persona umana è tutt’uno - ha detto il Papa - e in quanto
tale
“In questo momento,
penso in modo particolare alle famiglie che hanno al proprio interno una
persona malata di mente e vivono la fatica e i diversi problemi che ciò
comporta. Ci sentiamo vicini a tutte queste situazioni, con la preghiera e con
le innumerevoli iniziative che la Comunità ecclesiale pone in atto in ogni parte
del mondo, specialmente là dove la legislazione è carente, dove le strutture
pubbliche sono insufficienti, e dove calamità naturali o, purtroppo, guerre e
conflitti armati producono gravi traumi psichici nelle persone.”
In una cornice di particolare suggestione, infine, le luci
nella Basilica si sono spente per lasciare spazio alla luce di migliaia di
fiaccole al pellegrinaggio spirituale dei fedeli dinnanzi alla grotta di
Massabialle, ai piedi della Vergine Immacolata.
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12 febbraio 2006
12
FEBBRAIO 1931: PIO XI INAUGURA LA RADIO VATICANA,
COSTRUITA
DA GUGLIELMO MARCONI.
DA
SETTANTACINQUE ANNI, L’EMITTENTE E’ TESTIMONE
DELLA
STORIA E ANNUNCIATRICE DEL VANGELO, A CAVALLO TRA DUE MILLENNI
In un freddo pomeriggio di 75 anni
fa, una piccola struttura all’interno dei Giardini Vaticani faceva da cornice
alla nascita della Radio Vaticana. Tra apparecchiature assolutamente
all’avanguardia per l’epoca, create dalle officine londinesi di Guglielmo
Marconi, Pio XI saluta la nascita dell’emittente pontificia, destinata a
diventare un mezzo di diffusione innovativo e irrinunciabile a servizio dei
Papi e del loro ministero. Per ripercorrerne la storia, fatta di voci e di
messaggi indimenticati, ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis:
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(musica)
Fuori, una giornata rigida.
Dentro, un ambiente scarno, una poltrona rossa e attorno il vociare che si
spegne risucchiato dall’emozione. L’ansare meccanico delle macchine batte il
tempo come un metronomo che separa l’attesa dall’impresa. Rispetto
all’etichetta dell’epoca, è una scenografia minimalista a fare da sfondo a un
atto che sta per cambiare il volto alla Chiesa, al Papato, al “secolo breve”. Casina
Pio IV, Giardini Vaticani, poco dopo le 16.30 del 12 febbraio 1931. Un uomo che
a 56 anni è una celebrità nella “high technology” dell’epoca sta per cedere la parola al capo della
cattolicità. Poco prima, cuffie in testa e tensione sotto controllo, ha
verificato la ricezione con New York, Melbourne, Quebec, Londra, Parigi,
Sydney.
(effetti
strumentazione)
“Ho l’altissimo onore di
annunziare che tra pochi istanti Sua Santità, il Papa Pio undecimo inaugurerà
la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettriche
trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi
La voce di
Guglielmo Marconi precede di pochi attimi quella di Pio XI. La storia della
Radio Vaticana nasce qui, all’incrocio tra genio umano e lungimiranza
apostolica. Alle 16.49, seduto sulla poltrona rossa, la bocca davanti a un
grande microfono ottagonale sorretto da quattro molle e un telaio circolare,
Pio XI parla. E’ un istante che segna un punto di non ritorno nell’annuncio del
Vangelo. Ed è un “miracolo” che Pio XI celebra con un radiomessaggio che è
quasi un Urbi et orbi di portata
“cosmica”:
“PAROLE LATINO…
A tutto il Creato. Essendo, per
arcano disegno di Dio, Successori del Principe degli Apostoli (…) potendo per
primi valerci da questo luogo della mirabile invenzione marconiana, ci
rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini (…) con le parole
stesse della Sacra Scrittura: ‘Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti
la terra le parole della mia bocca”.
L’antichissima strofa è del
Deuteronomio, che racconta di Mosè, ma pare scritta apposta per il primo
radiomessaggio di un Papa. La notizia fa scalpore. I più grandi quotidiani
dell’epoca commentano l’evento del primo Papa che può raggiungere in uno stesso
tempo e in spazi diversi un uditorio coma mai nessuno prima. Quel “fino ai
confini della terra” si riempie di nuovi significati. Ma una storia di questa
portata ha sempre molti personaggi. Un passo a lato rispetto a Pio XI e
Guglielmo Marconi, c’è un religioso gesuita che porta la tonaca ma potrebbe
indossare tranquillamente il camice bianco dello scienziato. P. Giuseppe Gianfranceschi
è un fisico e un matematico di nome. Ha 55 anni quando il Papa, nel 1930, lo
nomina direttore di una stazione radio che è solo sulla carta. C’è però la
volontà di costruirla, c’è la disponibilità di Marconi e ci sono soprattutto i
Patti Lateranensi del ’29 che al terzo comma dell’articolo… recitano: “L’Italia
provvederà… altresì al collegamento, direttamente anche con altri Stati, dei
servizi telefonici, radiotelefonici e postali della Città del Vaticano”. Il
costo della stazione l’avrebbe sostenuto
(musica)
Radiotelegrafo, radiotelefono, ma
non ancora radio vera e propria.
(musica)
La Germania che fabbrica prodotti
tecnici all’avanguardia è la stessa che in quel periodo lancia segnali
minacciosi all’Europa:
(Hitler arringa la folla)
Mentre sull’Asse Roma-Berlino,
nazismo e fascismo perfezionano alleanze e piani di conquista, la Radio
Vaticana insegue una professionalità tecnica e informativa sempre maggiore.
Così è un dolore, e insieme un esame, quello che le porta l’alba del 9 febbraio
1939. Alle 6.30, i suoi microfoni annunciano per la prima volta la morte di un
Papa. E’ allora che la Radio Vaticana comincia ad essere chiamata così. In
occasione dell’elezione di Pio XII (2 marzo 1939), l’Osservatore Romano scrive
sotto il titolo: “Da Roma ai confini del mondo attraverso le onde della Radio
Vaticana!”. Piazza S. Pietro, insonorizzata per la prima volta, amplifica la
gioia dei fedeli, che giunge in tutto il mondo più forte dell’eco di adunate
che riempiono altre piazze di Roma. Papa Pacelli sfrutta immediatamente il medium della radio per lanciare ponti di
dialogo. Castel Gandolfo, 24 agosto 1939:
“Un'ora grave suona
nuovamente per la grande famiglia umana, ora di tremende deliberazioni (...).
Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto
può esserlo con la guerra”.
Quando la parola passa alle armi,
la Radio Vaticana viene proiettata in una dimensione “militante”. La voce del
Papa diventa un punto di riferimento dei perseguitati o un simbolo della
Resistenza cattolica, come accade per i francesi. Nasce così il servizio che
renderà celebre la Radio in quel periodo: la ricerca dei civili e dei militari
dispersi per ristabilire un contatto con le loro famiglie. Per loro la speranza
prende a viaggiare attraverso i microfoni. Dal ’40 al ’46, i messaggi trasmessi
sono oltre un milione e 240 mila per 12 mila ore di trasmissione. Dal Sudafrica
all’Inghilterra, dalla Cina al Venezuela, la Radio del Papa arriva addirittura
nei campi di concentramento. I riscontri positivi sono migliaia, testimoniati
dalle lettere giunte in Vaticano. A scrivere sono vedove con un figlio in armi,
bambini che contattano il papà prigioniero. Così la moglie di un tenente
prigioniero di guerra:
“Nella tremenda incertezza di
giorni angosciosi, voi avete portato un raggio di sole, mi avete ridonato la
fiducia di attendere tempi migliori, quando questa guerra sarà finita e il mio
Pinuccio nuovamente a casa”.
(musica)
Tra la fine
della guerra e l’inizio degli Anni sessanta, la Radio Vaticana si afferma,
uscendo definitivamente dal pionierismo tecnico e informativo. Si moltiplicano
le lingue usate in trasmissione. Nel ’54 partono i programmi in lingua
scandinava. Nel ’58, tocca a Brasile, India, Pakistan e Ceylon; l’anno dopo il
Giappone. La sua voce fatta di onde trapassa le cortine politiche della Guerra
fredda e offre una risorsa ai fermenti cristiani che vivono sotto il bavaglio
della Chiesa del silenzio. In questa fase, il 1957 rappresenta uno degli anni
di svolta. Esce il primo numero del Bollettino, che sostituisce l’antico
I.R.VA.T., quindi, il 27 ottobre 1957, Pio XII inaugura il Centro di S. Maria
di Galeria, una struttura più idonea ad ospitare le apparecchiature e i sistemi
di controllo della moderna radiofonia. “Da questa selva di antenne” - afferma
Papa Pacelli alludendo alle 24 torri del Centro, alte fino a 54 metri, che
sostengono un sistema di 21 antenne a onde corte - si espande “una pacifica
arma di verità”. Ma Pio XII assiste solo all’inizio di questa nuova era mediatica.
Muore l’anno dopo, il 9 ottobre. La Radio Vaticana segue i solenni funerali e
il Conclave. Poi, alle 17.08 del 28 ottobre 1958, dai suoi microfoni e dagli
altoparlanti i fedeli in San Pietro e il mondo collegato in diretta radio
assistono all’aprirsi di un’altra pagina di storia:
(annuncio elezione
di Giovanni XXIII)
Il Papa Buono provvede ad
allargare verso sud l’orizzonte Radio. Un suo radiomessaggio del ’61 inaugura
le trasmissioni quotidiane verso l’Africa. Ma ben altro custodisce il cuore di
Papa Roncalli. In un’era di grandi cambiamenti sociali, in cui si affaccia il
pericolo nucleare tra i fantasmi del pianeta, anche la Chiesa deve compiere un
salto di qualità. L’11 ottobre 1962, la Radio Vaticana trasmette dalla Basilica
di San Pietro l’apertura del più grande avvenimento ecclesiale del Novecento:
il Concilio Vaticano II.
(musica)
Per tre anni, i cronisti
dell’emittente pontificia, insieme ai colleghi stranieri, seguono i momenti
centrali dell’assise, mentre i tecnici registrano tutti gli interventi. Al
termine, 1000 padri conciliari avranno parlato ai microfoni della Radio e i
nastri impressi saranno pari a 300 Km. Il 26 maggio 1963 è domenica. Una folla
si raduna al solito nel colonnato del Bernini. C’è l’Angelus a mezzogiorno, ma
l’attesa è vana. Tre giorni dopo, così scrive il Radiogiornale: “Il Papa è
malato. Il male di cui soffre è grave e dura da molto tempo…”. A quell’epoca, i
principali edifici apostolici e vaticani sono stati sonorizzati. E questo
permette alla Radio Vaticana di essere “sulla notizia”, con la tempestività che
sta diventando un’esigenza irrinunciabile per una comunicazione che, grazie
anche alla tv, sta diventando consumo di massa. Alle 19.45 del 31 maggio,
Giovanni XXIII muore e la Radio torna ad essere il perno dell’informazione
mondiale sull’evento. Il suo lavoro è così puntuale e apprezzato che il “Premio
Onda” per il migliore programma religioso dell’anno, conferito da Radio
Barcellona, viene conferito alla Radio del Papa.
(musica)
Il 21
giugno, il cardinale Montini diventa Paolo VI. Nove giorni dopo c’è la
cerimonia della Coronazione in Piazza San Pietro. Questa volta è davvero un “evento”
mediatico. Per i 50 cronisti da tutto il mondo, i tecnici della Radio allestiscono
27 postazioni-microfono, con 2 tecnici ciascuna e un telefonista, piccoli studi
di montaggio all’aperto nel Braccio di Carlo Magno, 20 microfoni ambientali
sospesi sulla folla, decine di chilometri di cavo. La trasmissione-record di
quel giorno, la più complessa e impegnativa dal punto di vista tecnico mai
realizzata fino ad allora dalla RV, supera di molto quanto fatto l’anno prima
per le Olimpiadi di Roma per stessa ammissione di un dirigente della Fono
Azienda dello Stato Italiano.
Ormai quasi tutti i Paesi del
mondo sono raggiunti dalla Radio Vaticana. Già alla fine degli anni Sessanta le
lingue di trasmissione sono 32, 430 i programmi settimanali e la riforma
liturgica del Vaticano II moltiplica le Messe, che vengono trasmesse in 12
lingue. Per la Radio, a fronte di un incessante miglioramento tecnico che vede
succedersi generazioni di trasmettitori sempre più sofisticati, si affianca la
ristrutturazione dirigenziale e redazionale. Nel 1970, inizia il trasferimento
a Palazzo Pio. Costruito alla fine degli Anni cinquanta, per 20 anni il Palazzo,
dedicato a Pio XII, ospita enti ed organismi cattolici, quindi diventa gradualmente
la “casa” delle varie direzioni della Radio Vaticana, delle redazioni dei
notiziari e dei Programmi, del Centro tecnico di trasmissioni, delle regie e
gli studi. Nel 1973, l’attuale cardinale Roberto Tucci assume la direzione
generale dell’emittente succedendo a p. Giacomo Martegani. Il 1° dicembre ’74
nasce “Radiodomenica”, diretto dall’allora capo della redazione centrale, p.
Pasquale Borgomeo.
(musica)
Con l’Anno Santo ’75, la Radio si
mobilita con 8.322 ore di trasmissione. L’anno dopo, per dare continuità
all’apprezzata trasmissione che nei mesi del Giubileo aveva fornito
informazioni agli ascoltatori italiani e stranieri, nasce “Quattrovoci”, ed il
18 aprile viene inaugurata anche la prima trasmissione in Esperanto. Anche Il
potenziamento tecnologico prosegue inarrestabile. Nel ’78, a S. M. di Galeria
viene installato il nuovo trasmettitore a onde corte da 500 kW, dotato di
un’eccezionale, anche per le misure, antenna rotante. Ma la storia ecclesiale,
e la Radio Vaticana con essa, sta per affrontare un nuovo, straordinario
impegno. Arriva il 1978, l’Anno dei tre Papi.
(musica)
Il 6 agosto di quell’anno, alle
21.40, muore Paolo VI e venti giorni dopo il mondo assiste all’elezione di
Giovanni Paolo I. Nessuno può prevedere che la bonomia di quel suo sorriso,
passato troppo in fretta dalla realtà al ricordo, sarà il segno distintivo del
Pontificato di un solo mese. Papa Luciani muore il 29 settembre. Dopo 33
giorni, la Radio Vaticana è costretta a tornare ai microfoni tra commozione e
dolore:
“Dopo 33 giorni di Pontificato,
Papa Giovanni Paolo I è morto. Questa mattina, verso le 5.30, il segretario
particolare…”
Di nuovo il Conclave e di nuovo,
alle 18.45, quella bava di fumo bianco che si leva dalla Sistina. La sorpresa
che sta per chiudere l’Anno dei tre Papi è eccezionale, come registrano i
microfoni della Radio. Ma nulla in confronto a ciò che quell’atletico
Pontefice, che si affaccia dalla Loggia centrale della Basilica, sta per
regalare alla Chiesa e al mondo. Giovanni Paolo II è sin dall’inizio ciò che
sarà per i successivi, intensi 26 anni di Pontificato, anche costretto
all’infermità, all’afonia: un annunciatore instancabile del Vangelo su scala
mondiale, che macina instancabilmente migliaia di chilometri. Questo si traduce
per
(musica)
L’anno
appena trascorso ha segnato la conclusione sofferta e grandiosa dell’avventura
di Papa Wojtyla. Narrare le vicende del “Pontificato dei record” è un’impresa
che i fatti dello scorso aprile hanno già portato più volte all’attenzione del
mondo. Il resto è storia recente. Nel 1985, p. Borgomeo assume la responsabilità
della direzione generale della Radio, che si conclude nel 2005 con la nomina di
p. Federico Lombardi. In questo arco di tempo, la comunicazione prodotta dall’emittente,
sul doppio versante informativo e tecnico, imbocca un’altra strada senza
ritorno, il digitale, che trasformerà radicalmente tra la fine degli Anni novanta
e il Duemila il modo di pensare l’informazione e di trasmetterla. In precedenza,
nel 1991, la creazione dei S.I.C., i Servizi informativi centrali, era stata la
risposta della Radio alla necessità di ottimizzare la messa in onda dei
notiziari quotidiani nelle principali lingue internazionali. Come nel ’75,
anche il Giubileo del 2000 - seguito da una trasmissione plurilingue speciale,
Jubilaeum - arricchisce l’emittente pontificia di un nuovo corpo redazionale:
ONE-O-FIVE-LIVE. L’ultima frontiera è Internet dove, al termine di una fase
sperimentale,
(musica)
Quando, nel 2001, la Radio
Vaticana compie 70 anni, Giovanni Paolo II raduna attorno a sé una folta
rappresentanza dei circa 400 dipendenti che oggi formano la squadra
dell’emittente. E davanti a loro, ancora una volta, disegna l’orizzonte entro
il quale è chiamato a muoversi chi, attraverso la missione della radio, serve
la missione del Papa:
“Sì, la vostra missione primaria è
diffondere il magistero, la parola e la voce stessa del Successore di Pietro;
far conoscere attraverso le vostre antenne la vitalità della Chiesa, le sue
iniziative di carità, le sue gioie, le sue sofferenze e le sue speranze. A
questa singolare missione ecclesiale continuate a dedicarvi con ogni migliore
energia per il bene dell'intero popolo cristiano”.
(annuncio morte di
Giovanni Paolo II – annuncio elezione di Benedetto XVI)
La nostra storia termina qui. Nel
1931, il primo responsabile della “Statio radiofonica vaticana”, p.
Gianfranceschi, aveva detto: “La stazione che or ora avete inaugurato sia
strumento di questa conquista, e serva sempre alla gloria di Dio, al bene delle
anime ed all’ampliamento del Regno pacifico di Cristo”. Settantacinque anni e
moltissimo impegno dopo, lo spirito di quell’esortazione non è mutato. Oggi
passa attraverso il satellite, l’audio digitale, l’on demand, Internet, per
essere più rapido, capillare, adatto ai tempi e alla comprensione degli uomini
e delle donne del 21.mo secolo. Cercando di essere sempre, forte e chiaro,
nella Babele contemporanea dei segnali,
(Canto Christus vincit)
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RICERCA
E INFORMAZIONE AL CENTRO DELLA SETTIMANA MONDIALE CONTRO
LA
DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE E BEKER, IN CORSO FINO AL 14 FEBBRAIO
- Con
noi, il dott. Filippo Buccella -
Raccogliere fondi per la
ricerca, informando e sostenendo le famiglie dei malati: con questo scopo, è in
corso, fino martedì prossimo,
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R. – Dal momento che la distrofina
funziona da cemento all’interno della fibra muscolare, quando la distrofina
manca, la fibra muscolare non riesce a rimanere integra, per cui perde la sua
funzionalità. Questo provoca una debolezza che inizia con i muscoli che sono
utilizzati di più, quelli della postura. Quindi, ad esempio, i bambini quando
sono molto piccoli, attorno ai due anni, non riescono a camminare, a correre
molto velocemente o a saltare. Poi, pian piano, si estende a tutti i muscoli
utilizzati e i ragazzi, di solito attorno ai 10, 12 anni, vanno in carrozzina.
Poi, ovviamente, crescendo, i muscoli più a rischio sono quelli che provvedono
alla respirazione e ovviamente al cuore, che è il muscolo più importante.
D. – Quali sono le cause di questa malattia? Come si trasmette? C’è una
ereditarietà?
R. – Le cause dipendono da un fattore genetico. E’ una malattia legata
al cromosoma X. Quindi, si trasmette dalla madre al figlio maschio. Può essere
trasmessa anche nelle femmine, ma nelle femmine non si manifesta, perché i due
cromosomi X hanno la funzione di compensare uno dei due cromosomi che produce
un gene malato. In realtà, poiché è un gene molto grande, esistono - uno su tre
circa - dei nuovi casi che non dipendono da una storia familiare.
D. – Quali sono gli esami che permettono di fare una diagnosi?
R. – Il primo è un
esame neurologico, una valutazione di funzionalità, come per esempio salire le
scale e correre. Un altro sintomo abbastanza evidente che può apparire ai
genitori è l’ingrossamento dei muscoli del polpaccio. Questa malattia, infatti,
provoca una sostituzione delle fibre muscolari con tessuto ipertrofico. Oppure un
modo di rialzarsi che è una strana ed elaborata manovra con cui i bambini di
due o tre anni si rialzano quando sono seduti a terra.
D. – Esiste una
terapia per sconfiggere questa forma di distrofia? E qual è l’aspettativa di
vita dei malati?
R. – Attualmente
non esiste una terapia tale che possa guarire la distrofia. Ma la nostra
associazione si è fatta promotrice in questi ultimi dieci anni di un approccio
multidisciplinare. Abbiamo cercato, cioè, di trasferire tutte le novità che
erano venute dalla ricerca alle famiglie, per fare in modo che si ottenessero
già risultati significativi. Questo ha fatto sì che in questi dieci anni siamo
riusciti a spostare l’aspettativa di vita da circa 15 anni ad oltre la ventina
e a volte anche di più.
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12 febbraio 2006
RISPETTARE LE SEDI DIPLOMATICHE: APPELLO DEL MINISTERO DEGLI
ESTERI IRANIANO, PER EVITARE ULTERIORI VIOLENZE CONTRO LE AMBASCIATE STRANIERE,
ATTACCATE DAGLI ISLAMICI DOPO LA PUBBLICAZIONE DI VIGNETTE
SATIRICHE
TEHERAN.= “Le sedi diplomatiche
devono essere rispettate e tutti devono osservare questa regola”: questo
l’appello lanciato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid
Reza Asefi, dopo le violente manifestazioni dei musulmani contro le ambasciate
di Danimarca, Gran Bretagna, Austria e Francia, aesi che hanno pubblicato
vignette satiriche su Maometto. Asefi ha però accusato i leader occidentali di
aver “esacerbato la vicenda”, con le loro dichiarazioni e il loro rifiuto a
scusarsi, e di voler “strumentalizzare la questione”. Ipotizzando che dietro la
vicenda ci sia “un complotto dei sionisti”, Asefi ha accusato gli ebrei di
“ricattare l’Unione europea con l’Olocausto” e di uccidere, allo stesso tempo,
i Palestinesi indifesi. “Le dimensioni dei crimini commessi dai Sionisti sono
molto maggiori dell’Olocausto – ha proseguito il portavoce iraniano – e molto
più dolorosi”. Infine, in risposta alle caricature comparse sulla stampa
europea, il più diffuso quotidiano iraniano, “Hamshahri”, di proprietà del
Comune di Teheran, ha indetto un concorso internazionale per pubblicare una
serie di disegni satirici sulla Shoah. Le manifestazioni di protesta, intanto,
non si fermano: ieri pomeriggio, circa 3.000 persone hanno sfilato
pacificamente nel centro di Parigi, su iniziativa delle associazioni musulmane
locali. Il corteo era aperto da un grande striscione con la scritta: “Rispetto
per le religioni, libertà d’espressione, non c’è contraddizione”. Sempre ieri,
altre centinaia di islamici si sono radunate a Filadelfia, davanti alla sede
del “Philadelphia Inquirer”, brandendo cartelli con la scritta “Giornalismo irresponsabile”.
Intanto, la Danimarca ha fatto appello alla Malaysia, presidente
dell’Organizzazione della Conferenza islamica, affinché cerchi di calmare la
collera dei musulmani. Lo ha detto il ministro degli Esteri malaysiano, Ayed
Hamid Alba, specificando di aver ricevuto una richiesta d’aiuto dal suo omologo
danese Per Stig Moeller. Un appello al rispetto e alla tolleranza è stato lanciato
anche dal presidente di Signis, l'Associazione Cattolica Mondiale della
Comunicazione, Augustine Loorthusamy: "La provocazione costituita da
queste caricature - ha detto - non giustifica in alcun modo la violenza e il
fanatismo di una parte dei manifestanti". Signis - ha ribadito il suo
presidente - continuerà nel proprio impegno in difesa del principio della
libertà d'espressione ed invita tutti gli associati ad "alimentare un dibattito democratico
basato sul rispetto reciproco e la tolleranza". Nel frattempo, però, le proteste
si estendono anche in Algeria, dove sono finiti in carcere i direttori di due
settimanali in lingua araba, colpevoli di aver ripubblicato le caricature di
Maometto comparse in Danimarca. I due giornalisti sono stati arrestati in
seguito a due denunce presentate dal ministero della Comunicazione contro
“chiunque offenda il Profeta o denigri il dogma o i precetti dell’Islam”. Ora i
due cronisti rischiano dai 3 ai 5 anni di prigione. (I.P.)
UNA TV
ARABA PER DIFFONDERE IL PENSIERO MODERATO E LA CULTURA
DELLA
TOLLERANZA TRA I GIOVANI ARABI: QUESTA LA PROPOSTA AVANZATA DA
UNA
DELEGAZIONE ALGERINA ALLA SEDE DELLA LEGA ARABA AL CAIRO,
RIUNITA
PER DISCUTERE LA LOTTA AL TERRORISMO
ALGERI.= Un canale televisivo
arabo guidato dalla Lega araba, per diffondere il pensiero moderato e la
cultura della tolleranza tra i giovani arabi. È quanto ha proposto la
delegazione algerina ad un gruppo di esperti di lotta al terrorismo, riuniti
nella sede della Lega araba al Cairo. Secondo quanto riportato dal quotidiano
governativo algerino “El Moudjahid”, la proposta vuole essere “un appello alla
tolleranza e alla fine dell’estremismo nella regione araba” e sarà sottoposta
al Consiglio dei ministri dell’Informazione dell’Organizzazione panafricana.
Nelle raccomandazioni finali della riunione, è stato sottolineato “il ruolo
dell’informazione nella lotta contro l’ideologia estremista e il terrorismo”,
invitando il Consiglio dei ministri dell’Informazione a “coordinare le
politiche medianiche arabe in materia di tolleranza e di propagazione della
pace”. Gli esperti, riporta ancora il quotidiano algerino, hanno anche
sollecitato un maggiore coordinamento arabo-islamico presso le Nazioni Unite
per arrivare ad una definizione consensuale del terrorismo. Discussa, infine,
anche la vicenda delle caricature di Maometto, a proposito della quale è stata
richiesta l’adozione di convenzioni internazionali che impongano sanzioni in
caso di offesa alle religioni. (I.P.)
“VORREI INCONTRARE LA MADRE DI DON ANDREA”: IN UN’INTERVISTA AL
CORRIERE DELLA SERA, IL PADRE DEL
RAGAZZO TURCO ACCUSATO DI AVER UCCISO IL SACERDOTE, RIVELA DI VOLER VENIRE IN
ITALIA PER INCONTRARE
“QUELLA DONNA BUONA E CORAGGIOSA”
TREBISONDA.= “Vorrei raccogliere
abbastanza soldi per venire in Italia e baciare le mani di quella donna buona e
coraggiosa”. Così, in un’intervista al “Corriere della Sera”, parla Hikmet
Akdin, padre di Ouzhan, il ragazzo turco arrestato per l’omicidio di Don Andrea
Santoro. “Ho saputo – dice l’uomo – che la madre del sacerdote lo ha perdonato.
Vorrei incontrarla e baciare le sue mani in segno di gratitudine. Fatele sapere
che apprezzo molto la sua bontà, che mi ha commosso. È una donna coraggiosa e
sarà certo una madre eccellente”. Quanto all’insensato atto commesso dal figlio,
Hikmet Akdin dice: “Ha solo 16 anni. È in cura psichiatrica da un paio d’anni e
prende farmaci perché la sua testa non sempre lo aiuta. Non è vero che è in
contatto con islamici radicali e non è vero che ha preso ordini da qualcuno per
uccidere Don Andrea”. E conclude: “Ho educato i miei figli alla tolleranza e al
rispetto. A casa mia, un cristiano e un musulmano sono due uomini uguali che
pregano per un Dio diverso”. (I.P.)
ASSISI È UN LABORATORIO DI FRATERNITÀ: CON QUESTE PAROLE SI È
PRESENTATO IERI AI FEDELI MONSIGNOR DOMENICO SORRENTINO, NUOVO VESCOVO DELLA
CITTÀ UMBRA
ASSISI.= Con le parole di San Francesco, “Il
Signore vi dia pace”, e definendo Assisi “un laboratorio di fraternità”, il
nuovo vescovo della città, monsignor Domenico Sorrentino, si è presentato ieri
ai suoi nuovi fedeli. Il presule si è detto “onorato” di ricoprire questo
incarico, frutto di “un atto di benevolenza di Papa Benedetto XVI”. “La mia
sarà una missione religiosa – ha detto monsignor Sorrentino – ma questo non
significa chiudersi alla società, perché occorre gettare ponti di amicizia non
solo verso i credenti, ma anche contro chi è lontano da noi”. Con lui, entra in
vigore un nuovo rapporto con i frati di Assisi, poiché il 9 novembre 2005 il
Pontefice, con una lettera “motu proprio”, ha disposto che tra i francescani
del Sacro convento, delle Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli
Angeli ed il vescovo si instauri un maggior collegamento sulle iniziative da intraprendere.
(I.P.)
FEDELTA’ A DIO, ALL’UOMO E AL PAPA: SOTTO L’ANTICO MOTTO DEL
“CREDO” MARONITA, LIBANO, SIRIA E CIPRO HANNO CELEBRATO LA FESTA DI SAN MARONE.
RIBADITO IL CONCETTO DI UNA SPIRITUALITÁ FONDATA SULLA RICONCILIAZIONE E LA TOLLERANZA
BEIRUT.= “Fedeltà a Dio, all'Uomo
e al Papa”. Questo l’antico motto del “Credo” maronita che giovedì scorso ha
accompagnato le celebrazioni per la festa di San Marone, il monaco vissuto in
Siria nel IV secolo. L’arcivescovo maronita di Beirut, mons. Paul Matar, ha
celebrato la Santa Messa nella chiesa di San Marone, che proprio la settimana
scorsa è stata danneggiata e bruciata dai fondamentalisti islamici.
Durante l’omelia, il presule ha criticato le persone che hanno infranto
la convivenza tra islamici e cristiani, uno dei valori fondamentali del Libano.
L’arcivescovo ha poi osservato che “ il Buon Dio ha voluto risparmiare nuovi
dolori e sofferenze ai libanesi, che hanno superato il danno diretto, perché i
cristiani credono e continueranno a credere nella necessità di salvaguardare la
fisionomia del loro Paese”. Anche il Patriarca maronita, il cardinale
Nassrallah Sfeir, nell’omelia pronunciata a Bkerke, ha lanciato un forte
appello “a tutti i maroniti perché riprendano un cammino nuovo di vera
spiritualità fondata sulla riconciliazione, sulla tolleranza e sul perdono
reciproco”. Il patriarca ha inoltre chiesto alle autorità maggiore vigilanza e
protezione per i luoghi di culto, compresi i conventi maroniti di Beirut. I
festeggiamenti per San Marone hanno coinvolto anche Siria e Cipro:
l’arcivescovo maronita d'Aleppo, mons Anis-Youssef Abi Aad, ha richiamato i
maroniti del mondo arabo sulla necessità di riflettere il loro vero volto di
popolo degno della sua vocazione storica, come Chiesa-ponte che lega il cristianesimo
all'Islam”. A Cipro, infine, l’arcivescovo mons. Boutros Gemayel, nella
Basilica di Nicosia, ha ricordato la “tragedia” dei maroniti che vivono nella
parte turca, chiedendo al mondo libero di lanciare una campagna in loro favore.
(I.P.)
CHARLES DARWIN, LO SCIENZIATO PADRE DELLA TEORIA
DELL’EVOLUZIONE, COMPIE 197 ANNI. OLTRE 400 CHIESE CRISTIANE CELEBRANO LA SUA
NASCITA
NEW YORK.= In oltre 400
chiese cristiane si celebra oggi il 197esimo compleanno di Charles Darwin, il
padre della teoria dell'evoluzione. In programma sermoni e numerose iniziative
per sottolineare che l'evoluzionismo non fa a pugni con la fede e che i
cristiani non devono scegliere tra religione e scienza. “Si può avere la fede e
credere nell'evoluzione”, ha detto Michael Zimmerman, professore della
University of Wisconsin. (I.P.)
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12 febbraio 2006
- A
cura di Eugenio Bonanata –
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Come previsto, l’allarme influenza aviaria è scattato
anche nelle regioni italiane Sicilia, Calabria e Puglia. Oggi il ritrovamento
di un altro volatile morto anche in
Abruzzo. Intanto, dopo le prime misure di sicurezza adottate ieri, stamani si è
riunita l’unità di crisi per discutere della situazione. Ce ne parla Eugenio
Bonanata:
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La riunione è iniziata intorno alle 11:00, presieduta dal ministro
della Salute, Francesco Storace. Fra gli altri vi partecipano anche i
rappresentanti delle tre regioni a rischio, Sicilia, Calabria e Puglia, dove,
sui 21 cigni trovati morti, in 5 casi è stata accertata la presenza del virus
H5N1, la variante più pericolosa. Il ministro Storace,
già ieri aveva invitato a non fare allarmismi, specificando che non ci sono
rischi per la salute umana. Intanto sono state adottate le prime misure di
sicurezza. Un’ordinanza ministeriale ha vietato fra
l’altro la movimentazione di uccelli vivi nelle zone interessate, dove è stato definito un perimetro ad
alto rischio di tre chilometri, e una ulteriore zona di sorveglianza in un raggio
di sette chilometri. All’interno di queste aree saranno effettuati test a
campione sugli animali domestici e soprattutto
gli allevamenti sono sotto controllo capillare. Il commissario dell'Istituto
zooprofilattico del meridione, Antonio Limone, uno dei numerosi esperti che
partecipa alla riunione, ha assicurato che la situazione è “sotto controllo sia
nelle aree agricole che nei mercati”. E rassicurazioni sono giunte anche per il
personale che si occupa degli animali trovati morti.
Ma per
sapere come fronteggiare concretamente l’emergenza aviaria in Italia, Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente il
Sottosegretario alla salute Cesare Cursi:
R. - Occorre mettere in atto procedure che servano ad
isolare il fenomeno, isolando le zone per evitare che il fenomeno possa
estendersi. Quindi un controllo forte da parte della ASL, da parte dei nostri
servizi di veterinaria per fare in modo che quel fenomeno possa essere sempre
più isolato. Il pollo si può tranquillamente mangiare. Evitiamo di dare
un’ulteriore bastonata ai produttori avicoli che già stanno pagando costi che
sicuramente non sono a loro imputabili. Si tratta soprattutto di animali
selvatici, quindi non da allevamento.
D. – E per quanto riguarda il rischio di contagio umano?
R. - Non c’è assolutamente contagio umano. Si parla sempre
di contagio da animale ad animale.
D. – Negli ultimi tempi il ministro Storace ha sempre
invitato alla calma. Ma si aspettava questo caso?
R.- Non ci si aspettava questo caso perché probabilmente
il freddo che c’è stato in quei Paesi ha costretto questi cigni ad emigrare in
zone più calde. Io però sono convinto che l’ordinanza che addirittura estende i
controlli fino a
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Il primo ministro israeliano, Sharon, rimane in
condizioni critiche ma stabili dopo l'operazione urgente cui è stato sottoposto
ieri. Il premier, in coma dallo scorso mese dopo un emorragia celebrale, è
ancora nel reparto di terapia intensiva. Nonostante il buon esito
dell’intervento, in cui è stato rimosso parte dell’intestino, per i medici il
problema principale resta lo stato di coma continuato in cui versa il 77enne
premier.
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Una cinquantina di palestinesi, alcuni dei quali
armati, hanno tentato di fare irruzione in un edificio del governo nella città
di Gaza, chiedendo assunzioni nelle istituzioni pubbliche. Le forze di
sicurezza hanno sparato dei colpi in aria per disperdere la folla di manifestanti,
che si è comunque limitata a lanciare sassi e a rispondere con qualche sparo.
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L'alleanza irachena unita, il partito sciita che ha
vinto le elezioni in Iraq, ha candidato il primo ministro uscente, al Jaafari,
quale premier anche per il nuovo governo, con 64 voti a favore e 63 contrari. Il rivale sconfitto è il vice
presidente Adel Abdel Mahdi. Intanto, il ministero
della Difesa britannico indaga su un video che mostrerebbe soldati britannici
mentre picchiano selvaggiamente ragazzini iracheni. Secondo la stampa inglese i
fatti, avvenuti nel sud dell'Iraq, risalirebbero a due anni fa. Il filmato
mostrerebbe anche un soldato che prende a calci in faccia un iracheno morto. E
mentre la violenza ha fatto una vittima e decine di feriti, si torna a parlare
dell’ex rais, Saddam Hussein, che secondo le affermazioni di un suo legale
boicotterà l’udienza prevista per domani.
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Ad Haiti si complica il cammino verso la presidenza per Renè Preval. Il candidato
della Piattaforma Speranza sarebbe infatti sceso sotto il 50% dei voti dopo lo
scrutinio del 72,18% delle schede. Secondo il Consiglio elettorale provvisorio
(CEP), Preval con il 49,61%, si colloca davanti all'ex presidente Leslie
Manigat (11,58%), l'imprenditore Charles Henri Baker (8,10%) e il pastore
Chavanne Jeune (5%). Se questo dati dovessero stabilizzarsi, sarebbe necessario
organizzare un ballottaggio, che fino a due giorni fa sembrava praticamente
escluso.
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L’Iran rispetterà il Trattato di non proliferazione
nucleare (TNP), ma potrebbe rivedere la sua posizione dopo il meeting
dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) del 7 marzo prossimo.
E’ quanto ribadito dai vertici di Teheran, mentre la stampa britannica rivela
di un piano militare statunitense che prevede attacchi devastanti contro siti
nucleari iraniani. Questa sarebbe l’ultima mossa per fermare l'intento di Teheran di sviluppare
una bomba atomica.
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Venti militari sudanesi sono morti per un incidente
aereo che si è verificato ieri nel sud del Paese. Secondo un portavoce
dell’esercito il velivolo si è schiantato al suolo in fase di atterraggio per
lo scoppio della ruota anteriore.
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Il presidente siriano, Assad, ha firmato ieri il decreto
per il rimpasto del governo. Lo ha reso noto l’agenzia ufficiale siriana. Faruq
al-Shara, ministro degli Esteri, è stato nominato vicepresidente della
Repubblica in sostituzione di Abdul Halim Khaddam, che Damasco oggi considera
un “traditore”. La commissione delle Nazioni Unite che indaga sull’omicidio
dell’ex premier libanese Hariri ha accusato proprio al Sharaa di aver mentito
in una dichiarazione scritta. Il presidente Assad ha già negato la richiesta
della commissione che vuole interrogare i vertici di Damasco. Il rimpasto
prevede inoltre la nomina di Bassam Abdel Majid a capo del ministero degli
Interni, quella di Mohsen Bilal al ministero dell'Informazione e quella di
Sofian Allau al ministero del Petrolio. Il premier rimane Mohammad Naji al Otri,
così come rimangono al loro posto i ministri più importanti tra, cui quelli
della Difesa, delle Finanze e dell’Agricoltura.
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Il Leader della maggioranza parlamentare libanese,
Saad Hariri, è rientrato questa notte a Beirut, dopo oltre sei mesi di esilio
volontario all'estero per motivi di sicurezza. Lo hanno riferito fonti a lui
vicine. Il ritorno avviene a due giorni dal primo anniversario dell'assassinio
di suo padre, l'ex primo ministro Rafik Hariri, ucciso in un attentato nella capitale
libanese, allora sotto controllo siriano. Saad Hariri, chiede giustizia per
l’omicidio e, pur essendo un deciso oppositore della Siria, ha sempre negato
qualsiasi coinvolgimento di Damasco.
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La maggioranza dei giapponesi si oppone
all'approvazione di una legge che permetta alle donne di accedere al trono. In
un sondaggio condotto da un giornale, il 55 % degli intervistati si è detto
contrario all’approvazione di una norma del genere nell'attuale legislatura. E’
favorevole, invece, circa il 39%. Anche il premier Koizumi in questi giorni aveva
deciso di congelare il progetto di riforma, suggerito da un gruppo di esperti
di fronte al pericolo di un’eventuale crisi nella linea di successione imperiale.
Nel popolo giapponese, infatti, la maternità della principessa Kiko ha
acceso la speranza di un erede maschio, un evento eccezionale per
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