RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 42 - Testo della trasmissione di sabato 11 febbraio 2006
IL
PAPA E
OGGI IN
PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Sharon operato
d’urgenza. Si teme per la sua vita
In Italia, il presidente Ciampi ha sciolto le
camere. Si vota il 9 aprile
11
febbraio 2006
CELEBRATA IN AUSTRALIA, AD ADELAIDE, LA XIV
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, DEDICATA IN PARTICOLARE QUEST’ANNO AI MALATI DI
MENTE. NEL POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA, SANTA MESSA PRESIEDUTA DAL
CARDINALE CAMILLO RUINI, PER L’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI E L’UNITALSI.
AL
TERMINE IL SALUTO DI BENEDETTO XVI.
Il mondo del
dolore e della malattia ha rivolto il proprio canto di speranza alla Vergine di
Lourdes nel giorno della sua festa in Australia. Molte ore prima che in Europa
si affacciasse l’alba dell’11 febbraio, ad Adelaide si è celebrata la 14°
Giornata Mondiale del Malato, per la quale quest’anno il Papa ha chiesto di
pregare, in particolare, per i malati di mente. Nella cattedrale dedicata a S.
Francesco Saverio, il Cardinale Lozano Barragàn, inviato speciale del Santo
Padre, ha presieduto la solenne concelebrazione dell’Eucaristia alla quale si
sono uniti numerosi vescovi del Paese e delle isole circostanti.
Nell’occasione, Benedetto XVI ha decretato speciali indulgenze per quanti hanno
partecipato al rito. Anche quanti sono
impegnati, in ospedali o in case private, nell’assistenza agli ammalati, potranno
ottenere l’indulgenza. In modo analogo, potranno ottenerla i malati
impossibilitati a prendere parte alle cerimonie di oggi. Infine, Benedetto XVI,
ha concesso un’indulgenza parziale anche a
tutti i fedeli che, con cuore contrito,
rivolgeranno a Dio misericordioso devote preghiere per gli infermi. Da
Adelaide il servizio di Gianluca Biccini inviato dell’Osservatore Romano:
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Toccante il momento in cui il presidente del Pontificio
Consiglio per la pastorale della salute e l’arcivescovo di Adelaide, mons.
Philip Wilson, hanno amministrato il sacramento dell’unzione a una trentina di
infermi, malati terminali, anziani, una bambina e alcuni malati di mente.
Proprio tra la popolazione australiana, la piaga del disagio psichico rappresenta
una vera e propria emergenza sociale se nel mondo quasi 500milioni di individui
sono affetti da malattie mentali Ben 7 milioni di essi vivono in Oceania. Una
cifra impressionante se si considera la bassa densità demografica di queste
regioni. Un dramma che riguarda in particolare modo il Paese che ha ospitato la
giornata mondiale del malato 2006.
Qui in Australia una persona su cinque almeno una volta
nella vita va incontro a problemi psichici. Qui sono stati registrati un
milione di casi di depressione tra gli adulti e 100.000 tra i giovani. La
depressione rappresenta la principale patologia non fatale in questo Paese.
Benedetto XVI ha voluto far giungere il proprio conforto: “La Chiesa - scrive
il Papa nel messaggio per la giornata - intende chinarsi con particolare
sollecitudine sui sofferenti, richiamando l’attenzione pubblica sui problemi
connessi col disagio mentale”. In tale
contesto si inserisce anche l’acceso dibattito sulla RU 486 la pillola
del giorno dopo che proprio in queste ore è al centro della scena politica
australiana.
Anche il Cardinal Lozano Barragàn ha pronunciato parole di
consolazione per chi soffre e per chi si prende cura di loro. “Quando il
disabile mentale - ha detto - sente l’affettuosa mano della Vergine Maria, salus in firmorum, che lo sostiene e lo
protegge il mondo cessa di essere ostile per lui”. Poi rivolgendosi agli
operatori della pastorale sanitaria li ha invitati ad un totale affidamento
alla madre celeste per essere confermati nello spirito di solidarietà fraterna
nei confronti dei fratelli sofferenti che accompagnano Cristo lungo la via del
calvario. Solo ai piedi della croce di colui che è risorto, le tenebre del
dolore possono essere dissipate e lasciare il posto alla luce della speranza.
Da Adelaide per Radio Vaticana, Gianluca Biccini
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E
questo pomeriggio la XIV Giornata Mondiale del Malato sarà celebrata a Roma
alle 16:00 con una Messa presieduta, nella Basilica di San Pietro, dal
cardinale vicario Camillo Ruini. Al termine della liturgia il saluto di
Benedetto XVI. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento, con commento in
lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di
105 MHz. Ma come vivere questa giornata particolare? Tiziana Campisi lo ha
chiesto al vicepresidente nazionale dell’Unitalsi, presente alla celebrazione
di oggi, Ubaldo Bocci:
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R.- La Provvidenza ci ha fatto incontrare sulla nostra
strada Santa Bernardette, persona semplice, umile che ha saputo accogliere il
messaggio della Madonna e che ha chiesto ad ognuno di vivere l’esperienza
cristiana nella maniera più semplice e più umile possibile. Oggi è anche il
momento della riflessione su questo insegnamento di Santa Bernardette.
D. – Il Papa ha scritto nella sua enciclica “Deus caritas est” che è necessaria
la formazione del cuore per aprirsi all’amore verso il prossimo. Voi in che
modo vi preparate al servizio?
R. – Noi crediamo che sia indispensabile una formazione
umana e cristiana perché non è immaginabile un servizio verso gli altri e con
gli altri se non c’è un percorso evangelico. Dal buon samaritano in poi credo
che l’insegnamento di Gesù, il quale ci dice che tutto quello che faremo al più
piccolo dei nostri fratelli l’avremo fatto a lui, sia la chiave di lettura per
ogni atteggiamento e pensiero che viene rivolto verso gli altri.
D. - Il dono non deve umiliare l’altro, dice Benedetto
XVI. Con quale atteggiamento offrire la propria carità?
R. – La convinzione di essere complementari gli uni agli
altri, perché non dobbiamo pensare che ci sia chi serve e chi è servito, ma è
una comunità, una Chiesa che va avanti arricchita dai carismi di ognuno.
D. – Eppure siamo servi inutili. Come porsi dunque dinanzi
al dolore nei confronti del quale talvolta si è impotenti?
R. – Io credo che la sofferenza umanamente sia
inaccettabile. Nel mistero di Dio c’è una risposta che poi capiremo. Credo che
quando si incontra la sofferenza non ci sia da usare tante parole. C’è soltanto
da porsi nella maniera più accogliente possibile e dire alla persona che
soffre: io ci sono. Qualsiasi cosa di cui tu puoi aver bisogno sappi che sono accanto
a te.
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NOMINE
In Brasile, Benedetto XVI ha nominato ausiliari
dell’arcidiocesi di Belo Horizonte il sacerdote Aloísio Jorge Pena Vitral, del
clero dell’arcidiocesi di Belo Horizonte - finora parroco di “Nossa Senhora das
Dores” - e il sacerdote Joaquim Giovanni Mol Guimarães, del clero della
medesima arcidiocesi, finora parroco di “Santa Maria Mãe de Deus” e vicerettore
della Pontificia Università Cattolica di Minas. Mons. Vitral, 51 anni, ha
studiato filosofia e teologia in patria, concludendo quelli teologici nella
Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais. È stato, tra l’altro, rettore
del Seminario maggiore di Filosofia e formatore Spirituale nel Seminario
maggiore arcidiocesano. Mons. Guimarães
ha 46 anni ed ha studiato tra i Salesiani dove ha emesso la professione
solenne nel 1986. Si è specializzato anche in pedagogia ed ha esercitato , tra
l’altro, il suo ministero come docente di Teologia in diversi istituti.
In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio
di ausiliare della Diocesi di Łomża, presentata per raggiunti limiti
di età da mons. Tadeusz Józef Zawistowski. Al suo posto, il Pontefice ha
nominato mons. Tadeusz Bronakowski, del clero della medesima diocesi, finora
docente di Diritto canonico. Il neo presule, 47 anni, è stato ordinato sacerdote
nel 1984 e dall’85 al ‘93 ha conseguito la licenza e il dottorato in Diritto
canonico presso l’allora Accademia di Teologia di Cracovia. E’ stato, tra l’altro,
giudice del Tribunale ecclesiastico di Ełk e di Łomża.
In
Canada, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Toronto il sacerdote
Peter Joseph Hundt, del clero della Diocesi di Hamilton, finora parroco di
“Holy Cross” in Georgetown. Il 51.enne Mons. Hundt ha compiuto gli studi
dapprima presso l’Università canadese di Waterloo, dove ha ottenuto il Bachelor
of Arts nel 1978, e poi al “St. Peter’s Seminary” di London, Ontario, dove
gli è stato conferito il Master of Divinity nel 1981. Nel 1987, ha
conseguito la licenza in Diritto canonico a Roma, presso l’Angelicum. Successivamente,
è stato vicecancelliere per due anni e cancelliere per cinque nella diocesi di
Hamilton.
Sempre in
Canada, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare di Montréal,
presentata per raggiunti limiti di età da mons. Jude Saint-Antoine. Il
Pontefice ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Montréal il 62.enne
sacerdote Lionel Gendron, dei Padri Sulpiziani - finora superiore della
Provincia canadese del suo Istituto - e il sacerdote André Gazaille, 60 anni,
finora parroco in alcune chiese della diocesi.
SI E’
CONCLUSA IERI LA VISITA AD LIMINA DEI VESCOVI DELLA REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO, CHE GUARDA AD UN FUTURO DI
RICONCILIAZIONE
DOPO LA
GUERRA NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI.
AI NOSTRI
MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DEL
VESCOVO DI KOLWEZI, MONS. NESTOR NGOY
Si è conclusa ieri la visita ad Limina dei vescovi
della Repubblica Democratica del Congo. Nei due discorsi rivolti ai presuli del
grande Paese africano, lo scorso 27 gennaio e il 6 febbraio, il Papa ha messo
l’accento sul ruolo che la Chiesa può svolgere per la riconciliazione
nazionale. Dopo gli anni terribili della guerra, che ha scosso la regione dei
Grandi Laghi, il popolo congolese cerca ora di voltare pagina. Alessandro
Gisotti ha raccolto la testimonianza di mons. Nestor Ngoy Katahwa, vescovo di Kolwezi:
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R. – La mia diocesi è molto grande – 103.000 km2
– e la popolazione è assai sparsa: un milione e mezzo di persone con 24
parrocchie, di cui 12 sono nella stessa città di Kolwezi che ha quasi 400 mila
abitanti.
D. – La Repubblica democratica del Congo ha vissuto dei
momenti terribili, anche recentemente. Come la Chiesa ha aiutato e sta aiutando
la popolazione a voltare pagina?
R. – Nella nostra parte, la guerra, l’ultima guerra non è
arrivata - grazie a Dio - ma abbiamo dovuto ricevere nella nostra diocesi molta
gente che fuggiva dal Nord. Ci siamo
preoccupati di inserirli in questa nuova situazione. Ora la guerra è finita ed
ora il Paese si sta preparando a quella parte che tutti stiamo aspettando:
quella di uno Stato stabile con elezioni democratiche. La nostra diocesi è
molto impegnata. Abbiamo un programma nazionale che è applicato anche nella
diocesi, per l’educazione civile della popolazione.
D. – Può spiegarci l’importanza dell’incontro dei vescovi
del Congo con il Papa?
R. – E’ il frutto del legame tra la nostra Chiesa e la
Chiesa universale, voluto anche per dare un nuovo impulso alla pastorale del
nostro Paese. Da noi, il fatto che abbiamo incontrato il Santo Padre produce un
effetto molto positivo sui fedeli.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio
Oriente: la Francia appoggia la decisione di Putin di aprire il dialogo con il
movimento Hamas.
Servizio vaticano - L'omelia
del Cardinale Javier Lozano Barragan in occasione della Giornata mondiale del
malato, ad Adelaide, in Australia. Il servizio dell'inviato Gianluca Biccini.
Servizio estero - Iraq: i
sequestratori della giornalista Usa Jill Carroll fissano per il 26 febbraio lo
scadenza dell'ultimatum.
Servizio culturale - Un
articolo di Marco Testi dal titolo "Lo spirito lirico e contemplativo
dell'arte rivela il principio metafisico delle cose": nelle opere di
Alberto Savinio immagini e parole si alleano per conoscere le profondità del reale.
Servizio italiano - In primo
piano le elezioni. Si conclude la legislatura. Il 9 aprile al voto. Il
Presidente Ciampi firma lo scioglimento delle Camere.
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11 febbraio 2006
UNA EMITTENTE A SERVIZIO DELLA MISSIONE DEL PAPA:
INTERVISTA
CON PADRE LOMBARDI ALLA VIGILIA
DEL
75.MO ANNIVERSARIO DELLA RADIO VATICANA
Una storia lunga, che ha percorso gran parte del
Novecento, ha raccontato una Guerra mondiale, sei Pontificati, il Concilio
Vaticano II, la lunga avventura di Giovanni Paolo II fino all’ingresso nel
nuovo millennio e all’avvento del Pontificato di Benedetto XVI. Alla vigilia
del suo 75.mo anniversario, la Radio Vaticana – fondata il 12 febbraio 1931 da
Pio XI grazie al genio di Guglielmo Marconi – si appresta a fare un bilancio
delle sue “nozze di diamante”. Tanti avvenimenti passati attraverso i suoi
microfoni per un solo imperativo: essere la “Radio del Papa” e della Chiesa
universale in cammino lungo la storia. Tra una ventina di giorni, la Radio
Vaticana celebrerà l’anniversario accogliendo il Papa nella sua sede di Palazzo
Pio. Ma che radio ha trovato Benedetto XVI? Risponde il direttore generale,
padre Federico Lombardi, nell’intervista di Alessandro De Carolis:
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R. – Io spero che trovi una radio in buona salute, molto
convinta ed entusiasta della sua missione che è appunto il servizio del Papa
per la Chiesa e per l’umanità. Una radio viva e attenta ai grandi cambiamenti
del mondo attorno a noi e della tecnologia di comunicazione che è il suo
specifico.
D. – Con le sue oltre 40 lingue la Radio Vaticana è una
sorta di riproduzione in scala del pianeta. Queste lingue si traducono in
altrettante mentalità e stile di comunicazione diversi. Come viene considerato
il ruolo della nostra emittente nel panorama delle radio internazionali?
R. – Noi diciamo che 40 lingue sono tante. Le lingue
parlate nel mondo sono molte di più. Io sarei sempre contentissimo di aumentare
ancora molto il numero delle lingue. Purtroppo viviamo in un mondo di risorse
limitate e non possiamo farlo come vorremmo. La Radio Vaticana, comunque, è
considerata con molta stima. Io direi che spesso sono addirittura stupito,
certamente onorato della stima che trovo attorno a noi. Si vede che il buon
lavoro fatto in 75 anni è riconosciuto, ha messo delle basi solide anche per
dei rapporti con tanti enti, con tante persone che in tutto il mondo hanno
sentito parlare o hanno goduto dei servizi della Radio in epoche diverse, in
situazioni diverse. C’è chi ricorda e conosce il grande servizio svolto per la
pace, per i messaggi di pace durante la Seconda Guerra mondiale; il grande
servizio umanitario svolto durante la seconda Guerra mondiale con decine di
migliaia di ore di trasmissione per i rifugiati e i prigionieri. C’è chi si rende
conto del grande impegno per i Paesi dove mancava o dove manca la libertà
religiosa o in senso anche più ampio dove manca la libertà. E poi c’è chi
riconosce anche questa molteplicità culturale, che è un po’ la nostra
caratteristica, perché ci sono anche altre radio internazionali – la BBC, la
Voice of America ecc. – però generalmente sono radio che rappresentano una
certa nazione, una certa cultura. Invece la Radio Vaticana si sa, si capisce che
cerca di essere al di sopra di queste prospettive, anche lecite, ma comunque
parziali per avere sempre, invece, una prospettiva di giustizia, di annuncio
universale. Io ricevo spesso delle testimonianze per esempio dall’Africa o da altre
parti, anche dall’Italia stessa, di apprezzamento per il punto di vista
orientato dalla preoccupazione per i valori legati al bene dell’uomo, anche
nella prospettiva cristiana naturalmente.
D.- Che risconti ha, lei, dalle Chiese locali alle quali è
diretto gran parte del lavoro che svolge ogni giorno la Radio Vaticana?
R. – Le situazioni sono molto diverse. Ci sono Chiese
locali che purtroppo non possono parlare. Allora le testimonianze le abbiamo
raramente, ma quando le abbiamo sono delle grandi testimonianze di gratitudine,
come è avvenuto per esempio dopo la caduta del Muro quando tante Chiese hanno
potuto parlare liberamente e ci hanno manisfestato con una intensità per noi
inaspettata la loro gratitudine. Le 40 mila lettere che arrivavano annualmente
dall’Ucraina quando è caduto il Muro dicevano qualche cosa di questo e lasciavano
intendere molto di più. Però ci sono anche, invece, delle chiese che utilizzano
ampiamente il nostro servizio anche per ritrasmetterlo sui loro strumenti di
comunicazione sociale. Io vivo con molta gioia questo senso di integrazione.
Ecco, lavoriamo insieme.
D. – Cosa vuol dire dirigere una comunità di 400 persone
provenienti da tutto il mondo?
R. – Vuol dire fare l’esperienza che noi, come credenti,
come cattolici siamo veramente cittadini del mondo e questo a Roma lo si
sperimenta in modo particolare. Vivere questo clima per cui noi siamo un’unica
comunità, abbiamo un’unica missione al di là delle nostre lingue native, o al
di là delle nostre culture specifiche, apprezzandoci a vicenda, dialogando e
cercando di elaborare insieme il modo di rispondere alla missione comune,
questo mi sembra veramente entusiasmante.
D. – Rispetto agli inizi, la tecnologia radiofonica ha
fatto passi enormi, integrandosi con altri sistemi come il digitale o come
Internet. Conciliare spirito e doveri della radio con questa continua esigenza
di aggiornamento non è una cosa molto facile…
R. – Qui si vive in un modo molto chiaro il problema del
rapporto contenuti-tecnologia. Mi sembra uno dei grandi problemi della
comunicazione nel modo di oggi, in cui abbiamo questa impressione di un
moltiplicarsi di strumenti sempre più straordinari per comunicare contenuti
purtroppo spesso sempre più poveri. Noi possiamo vivere invece con molta
convinzione e gioia la missione di avere da comunicare sempre delle cose molto
importanti, molto belle, vitali per i nostri ascoltatori. Non solo il contenuto
che noi comunichiamo, ma anche lo stile che è uno stile sempre di dialogo, di
pace, di profondità, di comprensione reciproca è qualche cosa di estremamente
importante, purtroppo abbastanza rara.
D. - Raccontando le vicende della Chiesa e del mondo e sei
cambi di Pontificato, la Radio Vaticana, superando non poche difficoltà, è
approdata in un nuovo millennio. Come ne vede, allora, il futuro a breve e
medio termine?
R. – La nostra missione è chiara: è quella di servire,
come dicevamo anche prima, il servizio del Santo Padre per l’umanità. Questo
non esclude una creatività perché bisogna trovare gli accenti, dobbiamo
scegliere in questa grande quantità di messaggi che riceviamo dalla Chiesa.
Quindi un lavoro da fare c’è ed è serio e difficile. Però io insisto: la linea
è quello che ha da dire la Chiesa ed il Vangelo nel mondo di oggi. Questo è
quello che dobbiamo dire e questo non cambia. Questo rimane lo stesso ai tempi
di Pio XI, ai tempi nostri rimarrà lo stesso nel lungo tempo in cui, spero,
sono convinto, che la Radio Vaticana continuerà ad operare. Naturalmente noi
dobbiamo essere molto attenti a cambiare gli strumenti, gli stili di
comunicazione. Da parte della Chiesa abbiamo anche un po’ la missione di
essere, in un certo senso, degli specialisti di questo, proprio perché siamo
convinti di avere delle cose belle ed importanti da dire e vogliamo saperle
dire nel modo migliore per raggiungere il più efficacemente e il più
capillarmente possibile tanti fratelli e tante sorelle che sono in attesa di
questo messaggio.
PARTITI
I VENTESIMI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI IN UNA TORINO BLINDATA.
LUNGA
E SUGGESTIVA LA CERIMONIA INAUGURALE IERI SERA
-
Intervista con Luigi Bonanata -
Uno spettacolare show di due ore e 45 minuti ha inaugurato
ieri a Torino i Giochi olimpici invernali. Il presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi ha ufficialmente dichiarato aperti i giochi
durante la cerimonia, attorniato da una ventina tra capi di Stato e di governo.
Oltre alle suggestive coreografie, molti sono stati i motivi di interesse della
serata, specialmente quando, a poca
distanza l’una dall’altra, hanno sfilato la nazionale iraniana e quella di
Israele o quando gli atleti delle due Coree si sono simbolicamente riuniti per
una notte, raddoppiando i portabandiera. Da rilevare anche la presenza di nazionali
di Paesi meno avvezzi alla neve e al ghiaccio, come quella etiope, rappresentata
da un solo atleta sciatore, o l’esordio di Algeria e Albania. La cronaca del
nostro inviato a Torino, Luca Collodi:
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Abbiamo assistito ad uno spettacolo veloce e ritmato.
Suggestive le scene allestite dai volontari, dalla piazza a forma di cuore alle
scintille di fuoco, simbolo della passione per lo sport e per l’uomo. La storia
e la tradizione italiana sono state raccontate da coreografie di massa e giochi
di luce accompagnati da imponenti novità tecnologiche.
Fra tanta modernità, non è mancata la cultura con la voce
di Giorgio Albertazzi che ha recitato i versi che Dante dedicò ad Ulisse nella
Divina Commedia. Non è mancata la grande musica italiana. La medaglia d’oro
Stefania Belmondo ha acceso il braciere alto
Il momento più intenso lo ha regalato una bambina di 9
anni che ha intonato l’inno di Mameli in onore del tricolore, che
l’indossatrice Carla Bruni, in un abito di cristallo, ha consegnato ai
Carabinieri in segno di tributo all’Arma, nata in Piemonte nel 1814. Ma è stato
grande l’affetto che i 35mila spettatori dello stadio Olimpico, il biglietto
più caro costava oltre 800 Euro, hanno riservato al Presidente della Repubblica
italiana Ciampi, accolto allo stadio da una vera ovazione. Presenti decine di
Capi di Stato, di governo e sovrani, compreso il cardinale Severino Poletto. Ma
il ministro dell’Interno Pisanu teme qualche “azione eclatante” da anarchici e
no global. Sulle Olimpiadi vigilano 1300
tra poliziotti carabinieri e Guardia di Finanza, oltre a 2mila militari delle
Forze Armate. Oggi il via alle gare sulla neve. Domani si assegneranno le prime
medaglie. Germania e Norvegia le candidate alla vittoria finale. Stati Uniti e
Russia ad inseguire. La sorpresa cinese. L’Italia non parte favorita.
Da Torino, Luca Collodi, Radio Vaticana
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I Giochi Olimpici hanno sempre lo straordinario fascino
del cosmopolitismo. Ci offrono un’umanità diversa ma accomunata e in qualche
modo equiparata. Con le variopinte bandiere, ad accompagnare gli atleti nella
sfilata dell’inaugurazione c’erano i nomi dei Paesi. E a questo proposito ha
colpito la definizione di Taipei cinese, dietro alla quale – sappiamo – c’è la
più comune Taiwan, che però non è formalmente riconosciuta dalla Cina. Una
scelta di compromesso. Ma, in occasioni sportive e per lo sport lavora, dunque,
anche la diplomazia? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Luigi Bonanate,
docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:
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R. - Certamente. Questo è sempre successo in tutte le
manifestazioni sportive e in particolare in tutti i Giochi olimpici. Devo dire
che quando noi specialisti delle relazioni internazionali dobbiamo sapere
quanti sono gli Stati sovrani riconosciuti nella comunità internazionale, non
ci rifacciamo agli elenchi di qualche grande istituto, ma all’elenco del CIO
perché il Comitato Olimpico Internazionale è quello che conosce meglio di tutti
la situazione istituzionale di tutti i Paesi del mondo. Questo ci ricorda ogni
volta che la diplomazia, primo, non dorme mai, fortunatamente; secondo, proprio
per la sua natura è in grado di cogliere anche canali che a prima vista
parrebbero assolutamente neutri o insignificanti. Lo sport tra l’altro, per
definizione è internazionale, perché nasce all’interno delle città, dei Paesi,
degli Stati ma il grande fascino dello sport è proprio quello del confronto tra
cultura, storie, capacità atletiche e sportive a livello planetario. In
definitiva, il rapporto tra politica internazionale e sport, è un rapporto
strutturale e non soltanto accidentale o casuale.
D. – Questa consapevolezza c’è all’interno del mondo dello
sport e soprattutto c’è nel mondo della politica?
R. – Suppongo che non ci sia tra tutti gli atleti, se non
in termini di apprendimento di piccole regole di cosmopolitismo, che però sono
una gran bella cosa: il fatto che i ragazzi, gli atleti si conoscano, girino
per il mondo è una cosa utilissima. In secondo luogo, a livello dei dirigenti
di queste rappresentative nazionali, certamente c’è questo e certamente c’è
anche l’istruzione che viene fatta loro prima che partano. Essere abili nel
rappresentare bene il proprio Stato, la propria immagine, è certamente una cosa
importante e poi c’è il rispetto per gli altri. E, poi, per salire a livello
superiore, l’idea che anche durante manifestazioni come queste possano
allacciarsi chiacchiere, conversazioni, riunioni di gruppi, questo certamente
non solo è possibile ma è anche qualcosa che di tanto in tanto succede. E
pensiamo al rovescio di questa facciata un po’ ottimistica che stavo ricostruendo:
tutti si ricordano quanto fu ferita l’Olimpiade di Mosca dal fatto che gli Stati
Uniti la boicottarono. Siamo agli albori della crisi afghana, nel 1980.
D. – Professore, una parola per dire l’emozione che c’è
stata nel vedere gli atleti provenienti dall’Iran, che ieri sera sfilavano con
tutti gli altri, in questo momento…
R. – E’ stata veramente una grande emozione vedere l’Iran
come gli altri. Non l’Iran più applaudito o meno applaudito. L’Iran è un Paese
come gli altri ed è quello che noi dobbiamo far capire loro. Non sono diversi,
non sono superiori, non sono inferiori. E l’immagine della colomba della pace,
che ad un certo punto in questa scenografia così spettacolare è stata
realizzata, è stata veramente quella che io ho immaginato che fosse proiettata
sugli amici iraniani. Così dobbiamo imparare a considerarli e dimenticare tutte
queste parole eccessive che stiamo dicendo in questo periodo. Non mi pare che
in Olimpiadi precedenti ci sia stato un così preciso riferimento alla pace
mondiale.
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Domani, 12 febbraio, 6a Domenica del Tempo Ordinario,
«Lo voglio,
guarisci!».
Subito il lebbroso guarisce. E nonostante il Signore gli ordini di non dir
niente a nessuno, comincia a divulgare il fatto, al punto che Gesù non può più
entrare pubblicamente in una città ed è costretto a stare in luoghi deserti.
Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Una delle tentazioni più radicate è quella di pensare che
la volontà di Dio è per l’uomo qualcosa di pesante, alieno e che richiede solo
sacrifici ed abnegazione. Nell’epoca moderna non sono stati pochi i pensatori
che ritenevano che il volere di Dio fosse distruttivo per l’uomo. Nel Vangelo
di oggi il Cristo rivela che la volontà di Dio è mossa dalla compassione ossia
dall’amore. Già i padri della Chiesa dicevano che Dio vuole ciò che è, e Dio è
l’amore. Anche l’uomo può volere il bene ma, non possedendolo, non riesce in
definitiva a realizzarlo. Ma affidando la propria volontà a colui che non solo
vuole il bene ma anche lo possiede, l’uomo può salvare se stesso e realizzare
il bene che anche lui vuole. Con l’offerta della propria volontà a Dio, cioè
agendo in comunione con Dio, anche l’azione umana diventa sconfinante.
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11 febbraio 2006
SI CELEBRA OGGI IL 77.MO ANNIVERSARIO DEI PATTI
LATERANENSI,
CHE
HANNO PORTATO ALL’ISTITUZIONE DELLO STATO VATICANO
E ALLA
NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI TRA SANTA SEDE E ITALIA
- A
cura di Amedeo Lomonaco –
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CITTA’ DEL VATICANO.= I Patti Lateranensi, firmati
l’11 febbraio del 1929, hanno posto fine alla questione aperta tra l’Italia e
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RISOLVERE I NUMEROSI PROBLEMI SOCIALI DEL PAESE E
PROMUOVERE
DELLA
SOLIDARIETA’. SONO LE PRIORITA’ EMERSE DALLA 80.MA ASSEMBLEA PLENARIA DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE DELLA COLOMBIA
-
A cura di Maurizio Salvi –
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BOGOTA’.= Momento chiave dell’Assemblea è stato l’esame di
uno studio preparato dall’Istituto per i diritti umani e l’emigrazione forzata
che ha fotografato, in termini allarmanti, il drammatico fenomeno dei rifugiati
interni. Intitolato “Sfide per costruire la nazione”, il rapporto sostiene
prima di tutto che il numero delle persone costrette ad abbandonare la loro
zona di residenza per la durezza dello scontro in atto nel Paese, è stato di
circa 3 milioni nel decennio 1995-2005. Questa cifra è fra l’altro quasi il
doppio di quella ammessa ufficialmente dal governo. Il fenomeno
dell’emigrazione forzata ha assunto contorni di gravità ed emergenza sociale e
riguarda, ogni anno, circa 300 mila colombiani. Il quadro della situazione
permette inoltre di stabilire che l’87 per cento dei municipi è stato colpito
dall’emigrazione forzata avviata dai gruppi armati di sinistra e di destra. Almeno
il 50 per cento delle persone costrette ad abbandonare le loro terre, sono
minori. Lo studio sottolinea, infine, che lasciando la loro zona di residenza
per trasferirsi in aree più sicure e spesso all’estero, i rifugiati interni
hanno abbandonato 4,8 milioni di ettari di terra. Di queste aree si sono
appropriate diverse organizzazioni guerrigliere e paramilitari. Con queste
cifre agghiaccianti e con questo rapporto – ha commentato il presidente della
Conferenza episcopale, mons. Luis Augusto Castro Quiroga – il Paese, la
comunità internazionale, l’opinione pubblica e quanti sono chiamati a prendere
decisioni dispongono da oggi di uno strumento per la riflessione sociale e
istituzionale.
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A
CUBA, È ATTESA OGGI UNA DELEGAZIONE DI VESCOVI COLOMBIANI PER IL RIAVVIO DEI
COLLOQUI DI PACE TRA IL GOVERNO DI BOGOTA’
E
L’ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE
L’AVANA.=
A Cuba riprendono oggi, i colloqui di pace tra il governo colombiano e
l’Esercito di liberazione Nazionale (ELN). Sono attesi in giornata nella
capitale cubana anche quattro vescovi colombiani che parteciperanno ai
negoziati su invito dei guerriglieri. Alla vigilia della partenza, il vescovo
di Barrancabermeja, mons. Jaime Prieto Amaya, in un’intervista alla stampa
locale ha detto: “In questa seconda tornata di colloqui, preparata
minuziosamente dall’ELN e dalla società civile, mi sembra che si possa aprire
la strada per un’agenda del negoziato più concreta e operativa”. “È
un’opportunità – ha aggiunto - per la pace che non possiamo perdere”. Il
portavoce dell’ENL invece, avrebbe già raggiunto nei giorni scorsi la capitale
cubana. Il primo incontro tra le parti nel Paese, risale a metà dello scorso
dicembre, quando delegati del governo e dei ribelli si sono accordati per
proseguire il dialogo in vista dell’avvio di un vera e propria trattativa con
il coinvolgimento dei cosiddetti “Paesi Amici”: Spagna, Svizzera e Norvegia. Il
governo di Bogotà, da parte sua, è impegnato in un difficile processo di pace
con i paramilitari delle sedicenti “Autodifese unite della Colombia” (AUC). Rimangono
remote, invece, le possibilità di un’apertura nei confronti delle cosiddette
“Forze armate della Colombia” (FARC). (A.E.)
L’ENCICLICA DEUS
EST CARITAS, L’EVANGELIZZAZIONE TRA I GIOVANI
E LA COLLABORAZIONE TRA I NUOVI MOVIMENTI
ECCLESIALI. SONO I PRINCIPALI TEMI AL CENTRO DEL 30.MO CONVEGNO SPIRITUALE DI
VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO
DEI FOCOLARI, CHE SI APRE OGGI A CASTEL GANDOLFO
CASTELGANDOLFO. = “Il Cristo
crocifisso e abbandonato, volto di Dio – Amore e via per l’umanità”. E’ il tema
del 30.mo Convegno spirituale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, che
si apre oggi a Castelgandolfo. Durante l’incontro, promosso
dall’arcivescovo di Praga, cardinale Miloslav Vlk sarà approfondita in
particolare l’enciclica “Deus Caritas
est”. I partecipanti al convegno, che si concluderà il prossimo 17 febbraio, si
concentreranno in particolare su Gesù crocifisso come sorgente e modello
dell’amore. Si focalizzerà poi lo sguardo sul dolore dell’abbandono, un
dolore tanto difficile da capire, eppure tanto vicino all’uomo moderno, come
sottolinea la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich. Altre
tematiche al centro dei lavori saranno l’evangelizzazione tra i giovani, la collaborazione
tra i nuovi movimenti ecclesiali, le opportunità dell’ecumenismo spirituale.
Sono anche previste testimonianze di vita di vescovi, sacerdoti e laici. Il
Convegno sarà animato, inoltre, da celebrazioni liturgiche, presiedute ogni
giorno da presuli di un Continente diverso. L’obiettivo di questi incontri è
quello di approfondire l’esperienza di condivisione spirituale e di fraternità
cominciata nel lontano 1977 su iniziativa dell’allora vescovo di Aquisgrana,
Klaus Hemmerle, e subito incoraggiata da Papa Paolo VI. Attingendo alla
spiritualità dell’unità, i presuli vogliono mettere in atto e promuovere quella
“spiritualità di comunione” che Giovanni Paolo II ha ripetutamente proposto al
popolo di Dio. (A.L.)
IN
EGITTO NUOVA SCOPERTA ARCHEOLOGICA NELLA VALLE DEI RE: RINVENUTA
PER CASO,
A POCHI METRI DA QUELLA DEL GIOVANE FARAONE TUTANKHAMEN,
UNA
TOMBA REGALE CON SARCOFAGI E MUMMIE.
LUXOR.= Sorpresa nella Valle dei Re: è stata trovata una
tomba egizia intatta, la prima dopo la leggendaria scoperta di quella di
Tutankhamen, nel 1922. Per quasi un secolo si è ritenuto che l’area
archeologica non avesse più niente da svelare. Due giorni fa, è arrivato
invece, da parte dell’emittente britannica
BBC, l’annuncio dell’importante ritrovamento. E’ stato un team di
archeologi dell’Università di Memphis ad aver portato alla luce la tomba, non
distante da quella del faraone Tutankhamen. Al suo interno sono stati ritrovati
sarcofagi con maschere funerarie colorate, oltre venti anfore con simboli
faraonici e 5 mummie in perfetto stato, che gli studiosi ancora non sono
riusciti ad identificare. Patricia Podzorski, esperta di arte egizia
all’Università di Memphis, ha spiegato che la squadra di studiosi, guidati da
Otto Schaden, stava lavorando alla tomba di un faraone della 19.ma dinastia,
Amenmesses, quando inaspettatamente è emerso un cunicolo. Si ritiene che la
sepoltura risalga alla 18.ma dinastia, che governò l’Egitto circa 3500- 3300
anni fa, all’inizio del cosiddetto Nuovo Regno, quando la capitale era Tebe,
l’attuale Luxor. È la 63.ma tomba rinvenuta, da quando nel XVIII secolo hanno
avuto inizio gli studi nella spettacolare Valle dei Re. (A.E.)
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11 febbraio 2006
- A cura
di Eugenio Bonanata –
Si teme per la sorte del primo ministro israeliano, Ariel
Sharon, che stamane è stato sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico
urgente in seguito ad un aggravamento delle sue condizioni. Il nostro servizio:
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Le condizioni di Ariel Sharon sono peggiorate, il premier
israeliano è in pericolo di vita. A lanciare l'allarme stamane sono stati i
medici dell’ospedale di Gerusalemme, dove Sharon è stato sottoposto ad un
intervento chirurgico. L’operazione, durata alcune ore, è andata bene secondo i
medici. Il premier è attualmente in sala di rianimazione, ma bisogna aspettare
questo pomeriggio per il prossimo bollettino medico. La decisione di intervenire in via di
emergenza è avvenuta dopo che una nuova Tac aveva evidenziato gravi danni
all’apparato digerente del premier. Si tratta della settima operazione subita
da Sharon dal 4 gennaio scorso, il giorno in cui è stato ricoverato. Intanto,
benchè il governo israeliano sia in apprensione per le sorti del premier, sul
piano diplomatico mediorentale tiene banco l’apertura offerta dalla Russia al
movimento integralista di Hamas, vincitore delle elezioni palestinesi.
L’incontro, secondo fonti russe, potrebbe avvenire a Mosca già a fine mese.
L’invito del presidente russo Putin non incontra l’opposizione statunitense. Il capo della diplomazia americana, Condoleeza Rice, ha ricevuto
infatti precise garanzie. Mosca invierà un messaggio chiaro ai leader di Hamas,
in linea con quanto stabilito dal Quartetto per la pace. Dunque disarmo e
riconoscimento di Israele saranno condizioni irrinunciabili per continuare il
dialogo con l’organizzazione islamica. Infine una buona notizia: è stato
rilasciato il diplomatico egiziano rapito due giorni fa a Gaza da un gruppo
armato.
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Ci spostiamo in Iraq. Dovrebbe essere l'attuale
vicepresidente della Repubblica irachena, Adel Abdul Mahdi, il nuovo primo
ministro del Paese arabo. Sarà designato alla guida del governo da Alleanza
irachena unita, il cartello dei principali partiti sciiti, che ha vinto nettamente
le elezioni del 15 dicembre. Lo riferiscono fonti della stessa Alleanza.
Restano tuttavia da superare alcuni ostacoli, tra cui l'incarico da assegnare
al premier uscente, Al-Jaafari. Sul fronte sequestri, nuovo ultimatum per Jill
Carroll, la giornalista americana rapita a Bagdad il 7 gennaio scorso. Una tv
kuwaitiana ha mostrato un filmato in cui si fissa una nuova data, il 26
febbraio, entro la quale dovranno essere accolte le richieste dei sequestratori.
La Carroll è detenuta nel centro della capitale irachena ed è in buone condizioni
di salute. Lo ha riferito il direttore della tv cui è giunto il filmato. Sul terreno, infine, un portavoce dell'esercito iracheno è stato
assassinato a Bassora mentre si stava recando al lavoro.
Ad Haiti c’è attesa per l’esito definitivo delle elezioni
presidenziali. L’ex capo di stato, Renè Preval, continua tuttavia ad essere in
testa con poco più del 50% dei consensi. La Commissione elettorale ieri sera ha
precisato che si tratta ancora di un
risultato parziale basato su circa la metà delle schede scrutinate. A
molti osservatori appare scontata la vittoria di Preval. Se confermato, il
risultato servirà ad evitare un secondo turno elettorale.
Nel mondo musulmano prosegue l’ondata di sdegno per la
pubblicazione delle vignette su Maometto. Dopo i numerosi scontri di ieri,
soprattutto in Iran, oggi diversi Paesi della Conferenza Islamica hanno chiesto
di inserire una clausola per punire la blasfemia negli statuti del nuovo
Consiglio per i diritti umani dell’ONU. La proposta è stata tuttavia accolta
con freddezza dai vertici del Palazzo di Vetro dal momento che la protezione
della religione è già prevista dalla Dichiarazione universale sui diritti
dell'uomo. Intanto tutto il personale diplomatico danese ha
lasciato la Siria, per mancanza di sicurezza.
In Italia, si chiude oggi la XIV legislatura. Dal
Consiglio dei ministri l’approvazione del decreto di indizione dei comizi
elettorali, successivamente sottoposto alla firma del Capo dello Stato. Questa
mattina al Quirinale sono saliti i presidenti di Senato e Camera per l’atto
finale della legislatura e a seguire il premier Berlusconi. Parte dunque il conto alla rovescia in vista
delle elezioni politiche fissate per il 9 e 10 aprile. Servizio di Giampiero
Guadagni:
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Anche la tabella marcia di fine legislatura ha finito per
rappresentare un terreno di scontro politico tra i due poli. Il premier
Berlusconi ha chiesto e ottenuto 15 giorni in più di lavori parlamentari per
approvare le ultime leggi, mentre il Capo dello Stato Ciampi è rimasto fermo
nel suo orientamento di far votare il 9 aprile, per avere il nuovo Governo al
più presto nella pienezza dei poteri. Oggi dunque si chiude la legislatura, durata
1.718 giorni, attraversata per intero dal II Governo Berlusconi, il più longevo
della storia repubblicana. Le Camere, sciolte di fatto, si occupano di
convertire in legge i decreti che altrimenti decadrebbero. Ma il provvedimento
più delicato che aspetta di essere convertito in legge è il disegno di legge
sulla inappellabilità delle sentenze, che il Capo dello Stato aveva rinviato
alle Camere. E oggi parte ufficialmente la campagna elettorale, di fatto già
iniziata da tempo in un clima di scontro frontale tra centrodestra e
centrosinistra. Entra anche in vigore la discussa legge sulla par condicio, che
Ciampi chiede di rispettare nella forma e anche nella sostanza. Per la politica
italiana iniziano sei mesi di grande intensità, in un ingorgo istituzionale
senza precedenti. Alle elezioni politiche del 9 aprile seguirà a maggio
l’elezione del nuovo Capo dello Stato, che avvierà le consultazioni e nominerà
il nuovo Governo. Sempre a maggio dovrebbero svolgersi le elezioni
amministrative, che riguarderanno tra l’altro grandi comuni come Roma, Milano e
Napoli e la Regione Sicilia. A giugno,
poi, si potrebbe votare per il referendum confermativo della riforma
costituzionale, che contiene la devolution e il premierato forte. Entro il 30
giugno, infine, il Governo dovrà presentare il Dpef, il documento di
programmazione economica e finanziaria particolarmente importante per il
rispetto del patto di stabilità europeo.
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L’aviaria sembra avvicinarsi in Italia. Due cigni trovati
morti in questi giorni in Sicilia sono risultati positivi al virus
dell'aviaria. Ora sarà compito di ulteriori test, in corso presso un
laboratorio a Padova, verificare che non si tratti del virus altamente
virulento trasmissibile all'uomo. Intanto, gli esperti dell'unità di crisi
sull'influenza aviaria sono riuniti al ministero della Salute per valutare la
situazione. E mentre il virus ha fatto un'altra vittima in Indonesia, nuovi
casi sospetti sono stati scoperti in un allevamento nigeriano.
I Paesi del G8 si aspettano che ''i ritmi della crescita
dell'economia mondiale rimarranno nel 2006
ad un alto livello''. E’ quanto si legge nel comunicato finale del
vertice finanzario degli Otto Grandi che
si è svolto oggi a Mosca, per la prima volta sotto presidenza russa. I ministri
hanno affrontato il nodo energia, particolarmente caldo per il Paese ospitante.
Nel comunicato si chiede un mercato più stabile e trasparente, aggiungendo che
serve un dialogo più approfondito tra i Paesi produttori e i Paesi consumatori.
Il prezzo del petrolio aumenterà in caso di sanzioni
dell’ONU all’Iran. E' il monito dell'ex presidente iraniano, Khatami, esponente
dell'ala moderata, che ha difeso il piano nucleare e ha invitato ad una
soluzione diplomatica. Quest'ultimo ha poi rilanciato un nuovo avvertimento,
ribadito anche dal presidente Ahmadinejad. L'Iran potrebbe uscire dal Trattato
di non proliferazione nucleare se l'Occidente limiterà il programma atomico di
Teheran, usato per "fini pacifici, per l'industria, l'economia e la
medicina".
In India, uomini armati hanno assassinato un leader
religioso hindu e sette suoi seguaci ad Allahbad, nel nord del Paese. Sono
ancora ignote le cause dell’assassinio. Intanto, in seguito ad un attacco
condotto da ribelli maoisti, tre persone sono state uccise in un piccolo
villaggio.
Tragedia a Mosca. Un incendio divampato in un condominio
ha causato la morte di 7 persone. A confermare la notizia fonti dei vigili del
fuoco della capitale russa. I soccorritori sono riusciti a portare in salvo 57
persone. Potrebbe essere stato un corto circuito la causa del rogo.
Lotta al terrorismo e situazione irachena. Sono i temi che
il segretario della Difesa americano, Donald Rumsfeld, in arrivo oggi in
Tunisia, tratterà con le autorità di Tunisi.
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