RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 42 - Testo della trasmissione di sabato 11 febbraio 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Con una Messa presieduta dal cardinale Javierre Lozano Barragán, celebrata ad Adelaide, in Australia, la XIV Giornata Mondiale del Malato. Oggi pomeriggio, nella Basilica Vaticana, Santa Messa officiata dal cardinale Vicario Camillo Ruini per L’Opera Romana Pellegrinaggi e l’Unitalsi. Al termine il saluto di Benedetto XVI.  Ai nostri microfoni Ubaldo Bocci

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani la Radio Vaticana compie 75 anni: un’emittente a servizio della missione del Papa. Intervista con il direttore Generale, padre Federico Lombardi

 

Ha preso il via la ventesima edizione dei Giochi Olimpici invernali, in una Torino blindata. Lunga e suggestiva, ieri sera, la cerimonia inaugurale. Intervista con il prof. Luigi Bonanate

 

Domani, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù guarisce un lebbroso. La riflessione del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si celebra oggi il 77.mo anniversario dei Patti lateranensi, che hanno portato all’istituzione dello Stato Vaticano e alla normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Italia

 

Risolvere i numerosi problemi sociali del Paese e promuovere la cultura della solidarietà. Sono le priorità emerse dalla 80.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Colombia, conclusasi ieri nello Stato sudamericano

 

A Cuba, è attesa oggi una delegazione di vescovi colombiani per il riavvio dei colloqui di pace tra il governo di Bogotà e l’esercito di liberazione nazionale

 

L’enciclica ‘Deus est caritas’, l’evangelizzazione tra i giovani e la collaborazione tra i nuovi movimenti ecclesiali. Sono i principali temi al centro del 30.mo convegno spirituale di vescovi amici del movimento dei focolari, che si apre oggi a Castelgandolfo

 

In Egitto nuova scoperta archeologica nella Valle dei re: rinvenuta per caso, a pochi metri da quella del giovane faraone Tutankhamen, una tomba regale con sarcofagi e mummie  

 

24 ORE NEL MONDO:

Sharon operato d’urgenza. Si teme per la sua vita

 

 In Italia, il presidente Ciampi ha sciolto le camere. Si vota il 9 aprile

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 febbraio 2006

 

 

CELEBRATA IN AUSTRALIA, AD ADELAIDE, LA XIV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, DEDICATA IN PARTICOLARE QUEST’ANNO AI MALATI DI MENTE. NEL POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA, SANTA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE CAMILLO RUINI, PER L’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI E L’UNITALSI.

AL TERMINE IL SALUTO DI BENEDETTO XVI.

 

Il mondo del dolore e della malattia ha rivolto il proprio canto di speranza alla Vergine di Lourdes nel giorno della sua festa in Australia. Molte ore prima che in Europa si affacciasse l’alba dell’11 febbraio, ad Adelaide si è celebrata la 14° Giornata Mondiale del Malato, per la quale quest’anno il Papa ha chiesto di pregare, in particolare, per i malati di mente. Nella cattedrale dedicata a S. Francesco Saverio, il Cardinale Lozano Barragàn, inviato speciale del Santo Padre, ha presieduto la solenne concelebrazione dell’Eucaristia alla quale si sono uniti numerosi vescovi del Paese e delle isole circostanti. Nell’occasione, Benedetto XVI ha decretato speciali indulgenze per quanti hanno partecipato al rito. Anche quanti sono impegnati, in ospedali o in case private, nell’assistenza agli ammalati, potranno ottenere l’indulgenza. In modo analogo, potranno ottenerla i malati impossibilitati a prendere parte alle cerimonie di oggi. Infine, Benedetto XVI, ha concesso un’indulgenza parziale anche a tutti i fedeli che, con cuore contrito, rivolgeranno a Dio misericordioso devote preghiere per gli infermi. Da Adelaide il servizio di Gianluca Biccini inviato dell’Osservatore Romano:

 

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Toccante il momento in cui il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute e l’arcivescovo di Adelaide, mons. Philip Wilson, hanno amministrato il sacramento dell’unzione a una trentina di infermi, malati terminali, anziani, una bambina e alcuni malati di mente. Proprio tra la popolazione australiana, la piaga del disagio psichico rappresenta una vera e propria emergenza sociale se nel mondo quasi 500milioni di individui sono affetti da malattie mentali Ben 7 milioni di essi vivono in Oceania. Una cifra impressionante se si considera la bassa densità demografica di queste regioni. Un dramma che riguarda in particolare modo il Paese che ha ospitato la giornata mondiale del malato 2006.

 

Qui in Australia una persona su cinque almeno una volta nella vita va incontro a problemi psichici. Qui sono stati registrati un milione di casi di depressione tra gli adulti e 100.000 tra i giovani. La depressione rappresenta la principale patologia non fatale in questo Paese. Benedetto XVI ha voluto far giungere il proprio conforto: “La Chiesa - scrive il Papa nel messaggio per la giornata - intende chinarsi con particolare sollecitudine sui sofferenti, richiamando l’attenzione pubblica sui problemi connessi col disagio mentale”. In tale  contesto si inserisce anche l’acceso dibattito sulla RU 486 la pillola del giorno dopo che proprio in queste ore è al centro della scena politica australiana.

 

Anche il Cardinal Lozano Barragàn ha pronunciato parole di consolazione per chi soffre e per chi si prende cura di loro. “Quando il disabile mentale - ha detto - sente l’affettuosa mano della Vergine Maria, salus in firmorum, che lo sostiene e lo protegge il mondo cessa di essere ostile per lui”. Poi rivolgendosi agli operatori della pastorale sanitaria li ha invitati ad un totale affidamento alla madre celeste per essere confermati nello spirito di solidarietà fraterna nei confronti dei fratelli sofferenti che accompagnano Cristo lungo la via del calvario. Solo ai piedi della croce di colui che è risorto, le tenebre del dolore possono essere dissipate e lasciare il posto alla luce della speranza.

 

Da Adelaide per Radio Vaticana, Gianluca Biccini

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E questo pomeriggio la XIV Giornata Mondiale del Malato sarà celebrata a Roma alle 16:00 con una Messa presieduta, nella Basilica di San Pietro, dal cardinale vicario Camillo Ruini. Al termine della liturgia il saluto di Benedetto XVI. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento, con commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma come vivere questa giornata particolare? Tiziana Campisi lo ha chiesto al vicepresidente nazionale dell’Unitalsi, presente alla celebrazione di oggi, Ubaldo Bocci:

 

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R.- La Provvidenza ci ha fatto incontrare sulla nostra strada Santa Bernardette, persona semplice, umile che ha saputo accogliere il messaggio della Madonna e che ha chiesto ad ognuno di vivere l’esperienza cristiana nella maniera più semplice e più umile possibile. Oggi è anche il momento della riflessione su questo insegnamento di Santa Bernardette.

 

D. – Il Papa ha scritto nella sua  enciclica “Deus caritas est” che è necessaria la formazione del cuore per aprirsi all’amore verso il prossimo. Voi in che modo vi preparate al servizio?

 

R. – Noi crediamo che sia indispensabile una formazione umana e cristiana perché non è immaginabile un servizio verso gli altri e con gli altri se non c’è un percorso evangelico. Dal buon samaritano in poi credo che l’insegnamento di Gesù, il quale ci dice che tutto quello che faremo al più piccolo dei nostri fratelli l’avremo fatto a lui, sia la chiave di lettura per ogni atteggiamento e pensiero che viene rivolto verso gli altri.

 

D. - Il dono non deve umiliare l’altro, dice Benedetto XVI. Con quale atteggiamento offrire la propria carità?

 

R. – La convinzione di essere complementari gli uni agli altri, perché non dobbiamo pensare che ci sia chi serve e chi è servito, ma è una comunità, una Chiesa che va avanti arricchita dai carismi di ognuno.

 

D. – Eppure siamo servi inutili. Come porsi dunque dinanzi al dolore nei confronti del quale talvolta si è impotenti?

 

R. – Io credo che la sofferenza umanamente sia inaccettabile. Nel mistero di Dio c’è una risposta che poi capiremo. Credo che quando si incontra la sofferenza non ci sia da usare tante parole. C’è soltanto da porsi nella maniera più accogliente possibile e dire alla persona che soffre: io ci sono. Qualsiasi cosa di cui tu puoi aver bisogno sappi che sono accanto a te.

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NOMINE

 

In Brasile, Benedetto XVI ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Belo Horizonte il sacerdote Aloísio Jorge Pena Vitral, del clero dell’arcidiocesi di Belo Horizonte - finora parroco di “Nossa Senhora das Dores” - e il sacerdote Joaquim Giovanni Mol Guimarães, del clero della medesima arcidiocesi, finora parroco di “Santa Maria Mãe de Deus” e vicerettore della Pontificia Università Cattolica di Minas. Mons. Vitral, 51 anni, ha studiato filosofia e teologia in patria, concludendo quelli teologici nella Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais. È stato, tra l’altro, rettore del Seminario maggiore di Filosofia e formatore Spirituale nel Seminario maggiore arcidiocesano. Mons. Guimarães ha 46 anni ed ha studiato tra i Salesiani dove ha emesso la professione solenne nel 1986. Si è specializzato anche in pedagogia ed ha esercitato , tra l’altro, il suo ministero come docente di Teologia in diversi istituti.

 

In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della Diocesi di Łomża, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Tadeusz Józef Zawistowski. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Tadeusz Bronakowski, del clero della medesima diocesi, finora docente di Diritto canonico. Il neo presule, 47 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1984 e dall’85 al ‘93 ha conseguito la licenza e il dottorato in Diritto canonico presso l’allora Accademia di Teologia di Cracovia. E’ stato, tra l’altro, giudice del Tribunale ecclesiastico di Ełk e di Łomża.

 

In Canada, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Toronto il sacerdote Peter Joseph Hundt, del clero della Diocesi di Hamilton, finora parroco di “Holy Cross” in Georgetown. Il 51.enne Mons. Hundt ha compiuto gli studi dapprima presso l’Università canadese di Waterloo, dove ha ottenuto il Bachelor of Arts nel 1978, e poi al “St. Peter’s Seminary” di London, Ontario, dove gli è stato conferito il Master of Divinity nel 1981. Nel 1987, ha conseguito la licenza in Diritto canonico a Roma, presso l’Angelicum. Successivamente, è stato vicecancelliere per due anni e cancelliere per cinque nella diocesi di Hamilton.

 

Sempre in Canada, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare di Montréal, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Jude Saint-Antoine. Il Pontefice ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Montréal il 62.enne sacerdote Lionel Gendron, dei Padri Sulpiziani - finora superiore della Provincia canadese del suo Istituto - e il sacerdote André Gazaille, 60 anni, finora parroco in alcune chiese della diocesi.

 

 

SI E’ CONCLUSA IERI LA VISITA AD LIMINA DEI VESCOVI DELLA REPUBBLICA

DEMOCRATICA DEL CONGO, CHE GUARDA AD UN FUTURO DI RICONCILIAZIONE

 DOPO LA GUERRA NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI.

 AI NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DEL

VESCOVO DI KOLWEZI, MONS. NESTOR NGOY

 

Si è conclusa ieri la visita ad Limina dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo. Nei due discorsi rivolti ai presuli del grande Paese africano, lo scorso 27 gennaio e il 6 febbraio, il Papa ha messo l’accento sul ruolo che la Chiesa può svolgere per la riconciliazione nazionale. Dopo gli anni terribili della guerra, che ha scosso la regione dei Grandi Laghi, il popolo congolese cerca ora di voltare pagina. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di mons. Nestor Ngoy Katahwa, vescovo di Kolwezi:

 

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R. – La mia diocesi è molto grande – 103.000 km2 – e la popolazione è assai sparsa: un milione e mezzo di persone con 24 parrocchie, di cui 12 sono nella stessa città di Kolwezi che ha quasi 400 mila abitanti.

 

D. – La Repubblica democratica del Congo ha vissuto dei momenti terribili, anche recentemente. Come la Chiesa ha aiutato e sta aiutando la popolazione a voltare pagina?

 

R. – Nella nostra parte, la guerra, l’ultima guerra non è arrivata - grazie a Dio - ma abbiamo dovuto ricevere nella nostra diocesi molta gente che fuggiva dal Nord.  Ci siamo preoccupati di inserirli in questa nuova situazione. Ora la guerra è finita ed ora il Paese si sta preparando a quella parte che tutti stiamo aspettando: quella di uno Stato stabile con elezioni democratiche. La nostra diocesi è molto impegnata. Abbiamo un programma nazionale che è applicato anche nella diocesi, per l’educazione civile della popolazione.

 

D. – Può spiegarci l’importanza dell’incontro dei vescovi del Congo con il Papa?

 

R. – E’ il frutto del legame tra la nostra Chiesa e la Chiesa universale, voluto anche per dare un nuovo impulso alla pastorale del nostro Paese. Da noi, il fatto che abbiamo incontrato il Santo Padre produce un effetto molto positivo sui fedeli.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: la Francia appoggia la decisione di Putin di aprire il dialogo con il movimento Hamas.

 

Servizio vaticano - L'omelia del Cardinale Javier Lozano Barragan in occasione della Giornata mondiale del malato, ad Adelaide, in Australia. Il servizio dell'inviato Gianluca Biccini.

 

Servizio estero - Iraq: i sequestratori della giornalista Usa Jill Carroll fissano per il 26 febbraio lo scadenza dell'ultimatum.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo "Lo spirito lirico e contemplativo dell'arte rivela il principio metafisico delle cose": nelle opere di Alberto Savinio immagini e parole si alleano per conoscere le profondità del reale. 

 

Servizio italiano - In primo piano le elezioni. Si conclude la legislatura. Il 9 aprile al voto. Il Presidente Ciampi firma lo scioglimento delle Camere.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 febbraio 2006

 

 

UNA EMITTENTE A SERVIZIO DELLA MISSIONE DEL PAPA:

INTERVISTA CON PADRE LOMBARDI ALLA VIGILIA

DEL 75.MO ANNIVERSARIO DELLA RADIO VATICANA

 

Una storia lunga, che ha percorso gran parte del Novecento, ha raccontato una Guerra mondiale, sei Pontificati, il Concilio Vaticano II, la lunga avventura di Giovanni Paolo II fino all’ingresso nel nuovo millennio e all’avvento del Pontificato di Benedetto XVI. Alla vigilia del suo 75.mo anniversario, la Radio Vaticana – fondata il 12 febbraio 1931 da Pio XI grazie al genio di Guglielmo Marconi – si appresta a fare un bilancio delle sue “nozze di diamante”. Tanti avvenimenti passati attraverso i suoi microfoni per un solo imperativo: essere la “Radio del Papa” e della Chiesa universale in cammino lungo la storia. Tra una ventina di giorni, la Radio Vaticana celebrerà l’anniversario accogliendo il Papa nella sua sede di Palazzo Pio. Ma che radio ha trovato Benedetto XVI? Risponde il direttore generale, padre Federico Lombardi, nell’intervista di Alessandro De Carolis:

 

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R. – Io spero che trovi una radio in buona salute, molto convinta ed entusiasta della sua missione che è appunto il servizio del Papa per la Chiesa e per l’umanità. Una radio viva e attenta ai grandi cambiamenti del mondo attorno a noi e della tecnologia di comunicazione che è il suo specifico.

 

D. – Con le sue oltre 40 lingue la Radio Vaticana è una sorta di riproduzione in scala del pianeta. Queste lingue si traducono in altrettante mentalità e stile di comunicazione diversi. Come viene considerato il ruolo della nostra emittente nel panorama delle radio internazionali?

 

R. – Noi diciamo che 40 lingue sono tante. Le lingue parlate nel mondo sono molte di più. Io sarei sempre contentissimo di aumentare ancora molto il numero delle lingue. Purtroppo viviamo in un mondo di risorse limitate e non possiamo farlo come vorremmo. La Radio Vaticana, comunque, è considerata con molta stima. Io direi che spesso sono addirittura stupito, certamente onorato della stima che trovo attorno a noi. Si vede che il buon lavoro fatto in 75 anni è riconosciuto, ha messo delle basi solide anche per dei rapporti con tanti enti, con tante persone che in tutto il mondo hanno sentito parlare o hanno goduto dei servizi della Radio in epoche diverse, in situazioni diverse. C’è chi ricorda e conosce il grande servizio svolto per la pace, per i messaggi di pace durante la Seconda Guerra mondiale; il grande servizio umanitario svolto durante la seconda Guerra mondiale con decine di migliaia di ore di trasmissione per i rifugiati e i prigionieri. C’è chi si rende conto del grande impegno per i Paesi dove mancava o dove manca la libertà religiosa o in senso anche più ampio dove manca la libertà. E poi c’è chi riconosce anche questa molteplicità culturale, che è un po’ la nostra caratteristica, perché ci sono anche altre radio internazionali – la BBC, la Voice of America ecc. – però generalmente sono radio che rappresentano una certa nazione, una certa cultura. Invece la Radio Vaticana si sa, si capisce che cerca di essere al di sopra di queste prospettive, anche lecite, ma comunque parziali per avere sempre, invece, una prospettiva di giustizia, di annuncio universale. Io ricevo spesso delle testimonianze per esempio dall’Africa o da altre parti, anche dall’Italia stessa, di apprezzamento per il punto di vista orientato dalla preoccupazione per i valori legati al bene dell’uomo, anche nella prospettiva cristiana naturalmente.

 

D.- Che risconti ha, lei, dalle Chiese locali alle quali è diretto gran parte del lavoro che svolge ogni giorno la Radio Vaticana?

 

R. – Le situazioni sono molto diverse. Ci sono Chiese locali che purtroppo non possono parlare. Allora le testimonianze le abbiamo raramente, ma quando le abbiamo sono delle grandi testimonianze di gratitudine, come è avvenuto per esempio dopo la caduta del Muro quando tante Chiese hanno potuto parlare liberamente e ci hanno manisfestato con una intensità per noi inaspettata la loro gratitudine. Le 40 mila lettere che arrivavano annualmente dall’Ucraina quando è caduto il Muro dicevano qualche cosa di questo e lasciavano intendere molto di più. Però ci sono anche, invece, delle chiese che utilizzano ampiamente il nostro servizio anche per ritrasmetterlo sui loro strumenti di comunicazione sociale. Io vivo con molta gioia questo senso di integrazione. Ecco, lavoriamo insieme.

 

D. – Cosa vuol dire dirigere una comunità di 400 persone provenienti da tutto il mondo?

 

R. – Vuol dire fare l’esperienza che noi, come credenti, come cattolici siamo veramente cittadini del mondo e questo a Roma lo si sperimenta in modo particolare. Vivere questo clima per cui noi siamo un’unica comunità, abbiamo un’unica missione al di là delle nostre lingue native, o al di là delle nostre culture specifiche, apprezzandoci a vicenda, dialogando e cercando di elaborare insieme il modo di rispondere alla missione comune, questo mi sembra veramente entusiasmante.

 

D. – Rispetto agli inizi, la tecnologia radiofonica ha fatto passi enormi, integrandosi con altri sistemi come il digitale o come Internet. Conciliare spirito e doveri della radio con questa continua esigenza di aggiornamento non è una cosa molto facile…

 

R. – Qui si vive in un modo molto chiaro il problema del rapporto contenuti-tecnologia. Mi sembra uno dei grandi problemi della comunicazione nel modo di oggi, in cui abbiamo questa impressione di un moltiplicarsi di strumenti sempre più straordinari per comunicare contenuti purtroppo spesso sempre più poveri. Noi possiamo vivere invece con molta convinzione e gioia la missione di avere da comunicare sempre delle cose molto importanti, molto belle, vitali per i nostri ascoltatori. Non solo il contenuto che noi comunichiamo, ma anche lo stile che è uno stile sempre di dialogo, di pace, di profondità, di comprensione reciproca è qualche cosa di estremamente importante, purtroppo abbastanza rara.

 

D. - Raccontando le vicende della Chiesa e del mondo e sei cambi di Pontificato, la Radio Vaticana, superando non poche difficoltà, è approdata in un nuovo millennio. Come ne vede, allora, il futuro a breve e medio termine?

 

R. – La nostra missione è chiara: è quella di servire, come dicevamo anche prima, il servizio del Santo Padre per l’umanità. Questo non esclude una creatività perché bisogna trovare gli accenti, dobbiamo scegliere in questa grande quantità di messaggi che riceviamo dalla Chiesa. Quindi un lavoro da fare c’è ed è serio e difficile. Però io insisto: la linea è quello che ha da dire la Chiesa ed il Vangelo nel mondo di oggi. Questo è quello che dobbiamo dire e questo non cambia. Questo rimane lo stesso ai tempi di Pio XI, ai tempi nostri rimarrà lo stesso nel lungo tempo in cui, spero, sono convinto, che la Radio Vaticana continuerà ad operare. Naturalmente noi dobbiamo essere molto attenti a cambiare gli strumenti, gli stili di comunicazione. Da parte della Chiesa abbiamo anche un po’ la missione di essere, in un certo senso, degli specialisti di questo, proprio perché siamo convinti di avere delle cose belle ed importanti da dire e vogliamo saperle dire nel modo migliore per raggiungere il più efficacemente e il più capillarmente possibile tanti fratelli e tante sorelle che sono in attesa di questo messaggio.

 

 

 

PARTITI I VENTESIMI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI IN UNA TORINO BLINDATA.

LUNGA E SUGGESTIVA LA CERIMONIA INAUGURALE IERI SERA

 

- Intervista con Luigi Bonanata -

 

Uno spettacolare show di due ore e 45 minuti ha inaugurato ieri a Torino i Giochi olimpici invernali. Il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi ha ufficialmente dichiarato aperti i giochi durante la cerimonia, attorniato da una ventina tra capi di Stato e di governo. Oltre alle suggestive coreografie, molti sono stati i motivi di interesse della serata, specialmente quando, a  poca distanza l’una dall’altra, hanno sfilato la nazionale iraniana e quella di Israele o quando gli atleti delle due Coree si sono simbolicamente riuniti per una notte, raddoppiando i portabandiera. Da rilevare anche la presenza di nazionali di Paesi meno avvezzi alla neve e al ghiaccio, come quella etiope, rappresentata da un solo atleta sciatore, o l’esordio di Algeria e Albania. La cronaca del nostro inviato a Torino, Luca Collodi:

 

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Abbiamo assistito ad uno spettacolo veloce e ritmato. Suggestive le scene allestite dai volontari, dalla piazza a forma di cuore alle scintille di fuoco, simbolo della passione per lo sport e per l’uomo. La storia e la tradizione italiana sono state raccontate da coreografie di massa e giochi di luce accompagnati da imponenti novità tecnologiche.

 

Fra tanta modernità, non è mancata la cultura con la voce di Giorgio Albertazzi che ha recitato i versi che Dante dedicò ad Ulisse nella Divina Commedia. Non è mancata la grande musica italiana. La medaglia d’oro Stefania Belmondo ha acceso il braciere alto 57 metri con la  fiaccola partita da Roma l’8 dicembre scorso e benedetta dal Papa. Lo sciatore azzurro Giorgio Rocca giura a nome di tutti gli atleti, promettendo Giochi senza doping.

 

Il momento più intenso lo ha regalato una bambina di 9 anni che ha intonato l’inno di Mameli in onore del tricolore, che l’indossatrice Carla Bruni, in un abito di cristallo, ha consegnato ai Carabinieri in segno di tributo all’Arma, nata in Piemonte nel 1814. Ma è stato grande l’affetto che i 35mila spettatori dello stadio Olimpico, il biglietto più caro costava oltre 800 Euro, hanno riservato al Presidente della Repubblica italiana Ciampi, accolto allo stadio da una vera ovazione. Presenti decine di Capi di Stato, di governo e sovrani, compreso il cardinale Severino Poletto. Ma il ministro dell’Interno Pisanu teme qualche “azione eclatante” da anarchici e no global. Sulle Olimpiadi  vigilano 1300 tra poliziotti carabinieri e Guardia di Finanza, oltre a 2mila militari delle Forze Armate. Oggi il via alle gare sulla neve. Domani si assegneranno le prime medaglie. Germania e Norvegia le candidate alla vittoria finale. Stati Uniti e Russia ad inseguire. La sorpresa cinese. L’Italia non parte favorita.

 

Da Torino, Luca Collodi, Radio Vaticana

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I Giochi Olimpici hanno sempre lo straordinario fascino del cosmopolitismo. Ci offrono un’umanità diversa ma accomunata e in qualche modo equiparata. Con le variopinte bandiere, ad accompagnare gli atleti nella sfilata dell’inaugurazione c’erano i nomi dei Paesi. E a questo proposito ha colpito la definizione di Taipei cinese, dietro alla quale – sappiamo – c’è la più comune Taiwan, che però non è formalmente riconosciuta dalla Cina. Una scelta di compromesso. Ma, in occasioni sportive e per lo sport lavora, dunque, anche la diplomazia? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:

 

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R. - Certamente. Questo è sempre successo in tutte le manifestazioni sportive e in particolare in tutti i Giochi olimpici. Devo dire che quando noi specialisti delle relazioni internazionali dobbiamo sapere quanti sono gli Stati sovrani riconosciuti nella comunità internazionale, non ci rifacciamo agli elenchi di qualche grande istituto, ma all’elenco del CIO perché il Comitato Olimpico Internazionale è quello che conosce meglio di tutti la situazione istituzionale di tutti i Paesi del mondo. Questo ci ricorda ogni volta che la diplomazia, primo, non dorme mai, fortunatamente; secondo, proprio per la sua natura è in grado di cogliere anche canali che a prima vista parrebbero assolutamente neutri o insignificanti. Lo sport tra l’altro, per definizione è internazionale, perché nasce all’interno delle città, dei Paesi, degli Stati ma il grande fascino dello sport è proprio quello del confronto tra cultura, storie, capacità atletiche e sportive a livello planetario. In definitiva, il rapporto tra politica internazionale e sport, è un rapporto strutturale e non soltanto accidentale o casuale.

 

D. – Questa consapevolezza c’è all’interno del mondo dello sport e soprattutto c’è nel mondo della politica?

 

R. – Suppongo che non ci sia tra tutti gli atleti, se non in termini di apprendimento di piccole regole di cosmopolitismo, che però sono una gran bella cosa: il fatto che i ragazzi, gli atleti si conoscano, girino per il mondo è una cosa utilissima. In secondo luogo, a livello dei dirigenti di queste rappresentative nazionali, certamente c’è questo e certamente c’è anche l’istruzione che viene fatta loro prima che partano. Essere abili nel rappresentare bene il proprio Stato, la propria immagine, è certamente una cosa importante e poi c’è il rispetto per gli altri. E, poi, per salire a livello superiore, l’idea che anche durante manifestazioni come queste possano allacciarsi chiacchiere, conversazioni, riunioni di gruppi, questo certamente non solo è possibile ma è anche qualcosa che di tanto in tanto succede. E pensiamo al rovescio di questa facciata un po’ ottimistica che stavo ricostruendo: tutti si ricordano quanto fu ferita l’Olimpiade di Mosca dal fatto che gli Stati Uniti la boicottarono. Siamo agli albori della crisi afghana, nel 1980.

 

D. – Professore, una parola per dire l’emozione che c’è stata nel vedere gli atleti provenienti dall’Iran, che ieri sera sfilavano con tutti gli altri, in questo momento…

 

R. – E’ stata veramente una grande emozione vedere l’Iran come gli altri. Non l’Iran più applaudito o meno applaudito. L’Iran è un Paese come gli altri ed è quello che noi dobbiamo far capire loro. Non sono diversi, non sono superiori, non sono inferiori. E l’immagine della colomba della pace, che ad un certo punto in questa scenografia così spettacolare è stata realizzata, è stata veramente quella che io ho immaginato che fosse proiettata sugli amici iraniani. Così dobbiamo imparare a considerarli e dimenticare tutte queste parole eccessive che stiamo dicendo in questo periodo. Non mi pare che in Olimpiadi precedenti ci sia stato un così preciso riferimento alla pace mondiale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 12 febbraio, 6a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui un lebbroso supplica in ginocchio Gesù, dicendogli: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, Gesù stende la mano e, toccandolo, gli dice:

«Lo voglio, guarisci!». Subito il lebbroso guarisce. E nonostante il Signore gli ordini di non dir niente a nessuno, comincia a divulgare il fatto, al punto che Gesù non può più entrare pubblicamente in una città ed è costretto a stare in luoghi deserti.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Una delle tentazioni più radicate è quella di pensare che la volontà di Dio è per l’uomo qualcosa di pesante, alieno e che richiede solo sacrifici ed abnegazione. Nell’epoca moderna non sono stati pochi i pensatori che ritenevano che il volere di Dio fosse distruttivo per l’uomo. Nel Vangelo di oggi il Cristo rivela che la volontà di Dio è mossa dalla compassione ossia dall’amore. Già i padri della Chiesa dicevano che Dio vuole ciò che è, e Dio è l’amore. Anche l’uomo può volere il bene ma, non possedendolo, non riesce in definitiva a realizzarlo. Ma affidando la propria volontà a colui che non solo vuole il bene ma anche lo possiede, l’uomo può salvare se stesso e realizzare il bene che anche lui vuole. Con l’offerta della propria volontà a Dio, cioè agendo in comunione con Dio, anche l’azione umana diventa sconfinante.

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CHIESA E SOCIETA’

11 febbraio 2006

 

 

SI CELEBRA OGGI IL 77.MO ANNIVERSARIO DEI PATTI LATERANENSI,

CHE HANNO PORTATO ALL’ISTITUZIONE DELLO STATO VATICANO

E ALLA NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI TRA SANTA SEDE E ITALIA

- A cura di Amedeo Lomonaco –

 

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CITTA’ DEL VATICANO.= I Patti  Lateranensi, firmati l’11 febbraio del 1929, hanno posto fine alla questione aperta tra l’Italia e la Santa Sede dopo gli eventi del 1870, con la caduta di Roma e la sua  proclamazione a capitale d’Italia. I Patti Lateranensi, firmati dal cardinale Pietro Gasparri per la Santa Sede e da Benito Mussolini come capo del governo italiano, sancivano inoltre la netta distinzione delle rispettive competenze e della diversa natura della potestà civile e di quella ecclesiastica. Erano costituiti da tre atti distinti: un Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato. Il Trattato ha decretato la nascita dello Stato della Città del Vaticano, restituendo così al Papa e ai suoi organi di governo apostolico la piena e visibile indipendenza. La Convenzione finanziaria impegnava l’Italia a riparare i danni inferti alla Santa Sede con l’occupazione di Roma nel 1870. Il Concordato regolava questioni riguardanti la vita della Chiesa nell’ambito dello Stato italiano quali la piena libertà religiosa, la vita delle istituzioni cattoliche, il riconoscimento del matrimonio religioso e l’insegnamento della religione nelle scuole. Il 18 febbraio del 1984 è stato firmato, inoltre, un accordo tra Santa Sede e Repubblica Italiana per la revisione del Concordato Lateranense. In base a questo accordo, si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano. Il principio ispiratore del documento di revisione del Concordato, firmato dal cardinale Agostino Casaroli e dall’allora presidente del Consiglio dei ministri, Bettino Craxi, è quello della doppia sovranità: lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ambito, indipendenti e sovrani.

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RISOLVERE I NUMEROSI PROBLEMI SOCIALI DEL PAESE E PROMUOVERE LA CULTURA

DELLA SOLIDARIETA’. SONO LE PRIORITA’ EMERSE DALLA 80.MA ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA COLOMBIA

-          A cura di Maurizio Salvi –

 

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BOGOTA’.= Momento chiave dell’Assemblea è stato l’esame di uno studio preparato dall’Istituto per i diritti umani e l’emigrazione forzata che ha fotografato, in termini allarmanti, il drammatico fenomeno dei rifugiati interni. Intitolato “Sfide per costruire la nazione”, il rapporto sostiene prima di tutto che il numero delle persone costrette ad abbandonare la loro zona di residenza per la durezza dello scontro in atto nel Paese, è stato di circa 3 milioni nel decennio 1995-2005. Questa cifra è fra l’altro quasi il doppio di quella ammessa ufficialmente dal governo. Il fenomeno dell’emigrazione forzata ha assunto contorni di gravità ed emergenza sociale e riguarda, ogni anno, circa 300 mila colombiani. Il quadro della situazione permette inoltre di stabilire che l’87 per cento dei municipi è stato colpito dall’emigrazione forzata avviata dai gruppi armati di sinistra e di destra. Almeno il 50 per cento delle persone costrette ad abbandonare le loro terre, sono minori. Lo studio sottolinea, infine, che lasciando la loro zona di residenza per trasferirsi in aree più sicure e spesso all’estero, i rifugiati interni hanno abbandonato 4,8 milioni di ettari di terra. Di queste aree si sono appropriate diverse organizzazioni guerrigliere e paramilitari. Con queste cifre agghiaccianti e con questo rapporto – ha commentato il presidente della Conferenza episcopale, mons. Luis Augusto Castro Quiroga – il Paese, la comunità internazionale, l’opinione pubblica e quanti sono chiamati a prendere decisioni dispongono da oggi di uno strumento per la riflessione sociale e istituzionale.

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A CUBA, È ATTESA OGGI UNA DELEGAZIONE DI VESCOVI COLOMBIANI PER IL RIAVVIO DEI COLLOQUI DI PACE TRA IL GOVERNO DI BOGOTA’

E L’ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE

 

L’AVANA.= A Cuba riprendono oggi, i colloqui di pace tra il governo colombiano e l’Esercito di liberazione Nazionale (ELN). Sono attesi in giornata nella capitale cubana anche quattro vescovi colombiani che parteciperanno ai negoziati su invito dei guerriglieri. Alla vigilia della partenza, il vescovo di Barrancabermeja, mons. Jaime Prieto Amaya, in un’intervista alla stampa locale ha detto: “In questa seconda tornata di colloqui, preparata minuziosamente dall’ELN e dalla società civile, mi sembra che si possa aprire la strada per un’agenda del negoziato più concreta e operativa”. “È un’opportunità – ha aggiunto - per la pace che non possiamo perdere”. Il portavoce dell’ENL invece, avrebbe già raggiunto nei giorni scorsi la capitale cubana. Il primo incontro tra le parti nel Paese, risale a metà dello scorso dicembre, quando delegati del governo e dei ribelli si sono accordati per proseguire il dialogo in vista dell’avvio di un vera e propria trattativa con il coinvolgimento dei cosiddetti “Paesi Amici”: Spagna, Svizzera e Norvegia. Il governo di Bogotà, da parte sua, è impegnato in un difficile processo di pace con i paramilitari delle sedicenti “Autodifese unite della Colombia” (AUC). Rimangono remote, invece, le possibilità di un’apertura nei confronti delle cosiddette “Forze armate della Colombia” (FARC). (A.E.)

 

 

L’ENCICLICA DEUS EST CARITAS, L’EVANGELIZZAZIONE TRA I GIOVANI

E LA COLLABORAZIONE TRA I NUOVI MOVIMENTI ECCLESIALI. SONO I PRINCIPALI TEMI AL CENTRO DEL 30.MO CONVEGNO SPIRITUALE DI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO

DEI FOCOLARI, CHE SI APRE OGGI A CASTEL GANDOLFO

 

CASTELGANDOLFO. = “Il Cristo crocifisso e abbandonato, volto di Dio – Amore e via per l’umanità”. E’ il tema del 30.mo Convegno spirituale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari, che si apre oggi a Castelgandolfo. Durante l’incontro, promosso dall’arcivescovo di Praga, cardinale Miloslav Vlk sarà approfondita in particolare l’enciclica “Deus Caritas est”. I partecipanti al convegno, che si concluderà il prossimo 17 febbraio, si concentreranno in particolare su Gesù crocifisso come sorgente e modello dell’amore. Si focalizzerà poi lo sguardo sul dolore dell’abbandono, un dolore tanto difficile da capire, eppure tanto vicino all’uomo moderno, come sottolinea la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich. Altre tematiche al centro dei lavori saranno l’evangelizzazione tra i giovani, la collaborazione tra i nuovi movimenti ecclesiali, le opportunità dell’ecumenismo spirituale. Sono anche previste testimonianze di vita di vescovi, sacerdoti e laici. Il Convegno sarà animato, inoltre, da celebrazioni liturgiche, presiedute ogni giorno da presuli di un Continente diverso. L’obiettivo di questi incontri è quello di approfondire l’esperienza di condivisione spirituale e di fraternità cominciata nel lontano 1977 su iniziativa dell’allora vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, e subito incoraggiata da Papa Paolo VI. Attingendo alla spiritualità dell’unità, i presuli vogliono mettere in atto e promuovere quella “spiritualità di comunione” che Giovanni Paolo II ha ripetutamente proposto al popolo di Dio. (A.L.)

 

 

 

IN EGITTO NUOVA SCOPERTA ARCHEOLOGICA NELLA VALLE DEI RE: RINVENUTA

PER CASO, A POCHI METRI DA QUELLA DEL GIOVANE FARAONE TUTANKHAMEN,

UNA TOMBA REGALE CON SARCOFAGI E MUMMIE.

 

LUXOR.= Sorpresa nella Valle dei Re: è stata trovata una tomba egizia intatta, la prima dopo la leggendaria scoperta di quella di Tutankhamen, nel 1922. Per quasi un secolo si è ritenuto che l’area archeologica non avesse più niente da svelare. Due giorni fa, è arrivato invece, da parte dell’emittente britannica  BBC, l’annuncio dell’importante ritrovamento. E’ stato un team di archeologi dell’Università di Memphis ad aver portato alla luce la tomba, non distante da quella del faraone Tutankhamen. Al suo interno sono stati ritrovati sarcofagi con maschere funerarie colorate, oltre venti anfore con simboli faraonici e 5 mummie in perfetto stato, che gli studiosi ancora non sono riusciti ad identificare. Patricia Podzorski, esperta di arte egizia all’Università di Memphis, ha spiegato che la squadra di studiosi, guidati da Otto Schaden, stava lavorando alla tomba di un faraone della 19.ma dinastia, Amenmesses, quando inaspettatamente è emerso un cunicolo. Si ritiene che la sepoltura risalga alla 18.ma dinastia, che governò l’Egitto circa 3500- 3300 anni fa, all’inizio del cosiddetto Nuovo Regno, quando la capitale era Tebe, l’attuale Luxor. È la 63.ma tomba rinvenuta, da quando nel XVIII secolo hanno avuto inizio gli studi nella spettacolare Valle dei Re. (A.E.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 febbraio 2006

 

- A cura di  Eugenio Bonanata –

 

Si teme per la sorte del primo ministro israeliano, Ariel Sharon, che stamane è stato sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico urgente in seguito ad un aggravamento delle sue condizioni. Il nostro servizio:

 

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Le condizioni di Ariel Sharon sono peggiorate, il premier israeliano è in pericolo di vita. A lanciare l'allarme stamane sono stati i medici dell’ospedale di Gerusalemme, dove Sharon è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. L’operazione, durata alcune ore, è andata bene secondo i medici. Il premier è attualmente in sala di rianimazione, ma bisogna aspettare questo pomeriggio per il prossimo bollettino medico.  La decisione di intervenire in via di emergenza è avvenuta dopo che una nuova Tac aveva evidenziato gravi danni all’apparato digerente del premier. Si tratta della settima operazione subita da Sharon dal 4 gennaio scorso, il giorno in cui è stato ricoverato. Intanto, benchè il governo israeliano sia in apprensione per le sorti del premier, sul piano diplomatico mediorentale tiene banco l’apertura offerta dalla Russia al movimento integralista di Hamas, vincitore delle elezioni palestinesi. L’incontro, secondo fonti russe, potrebbe avvenire a Mosca già a fine mese. L’invito del presidente russo Putin non incontra l’opposizione statunitense. Il capo della diplomazia americana, Condoleeza Rice, ha ricevuto infatti precise garanzie. Mosca invierà un messaggio chiaro ai leader di Hamas, in linea con quanto stabilito dal Quartetto per la pace. Dunque disarmo e riconoscimento di Israele saranno condizioni irrinunciabili per continuare il dialogo con l’organizzazione islamica. Infine una buona notizia: è stato rilasciato il diplomatico egiziano rapito due giorni fa a Gaza da un gruppo armato.

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Ci spostiamo in Iraq. Dovrebbe essere l'attuale vicepresidente della Repubblica irachena, Adel Abdul Mahdi, il nuovo primo ministro del Paese arabo. Sarà designato alla guida del governo da Alleanza irachena unita, il cartello dei principali partiti sciiti, che ha vinto nettamente le elezioni del 15 dicembre. Lo riferiscono fonti della stessa Alleanza. Restano tuttavia da superare alcuni ostacoli, tra cui l'incarico da assegnare al premier uscente, Al-Jaafari. Sul fronte sequestri, nuovo ultimatum per Jill Carroll, la giornalista americana rapita a Bagdad il 7 gennaio scorso. Una tv kuwaitiana ha mostrato un filmato in cui si fissa una nuova data, il 26 febbraio, entro la quale dovranno essere accolte le richieste dei sequestratori. La Carroll è detenuta nel centro della capitale irachena ed è in buone condizioni di salute. Lo ha riferito il direttore della tv cui è giunto il filmato. Sul terreno, infine, un portavoce dell'esercito iracheno è stato assassinato a Bassora mentre si stava recando al lavoro.

 

Ad Haiti c’è attesa per l’esito definitivo delle elezioni presidenziali. L’ex capo di stato, Renè Preval, continua tuttavia ad essere in testa con poco più del 50% dei consensi. La Commissione elettorale ieri sera ha precisato che si tratta ancora di un  risultato parziale basato su circa la metà delle schede scrutinate. A molti osservatori appare scontata la vittoria di Preval. Se confermato, il risultato servirà ad evitare un secondo turno elettorale.

 

Nel mondo musulmano prosegue l’ondata di sdegno per la pubblicazione delle vignette su Maometto. Dopo i numerosi scontri di ieri, soprattutto in Iran, oggi diversi Paesi della Conferenza Islamica hanno chiesto di inserire una clausola per punire la blasfemia negli statuti del nuovo Consiglio per i diritti umani dell’ONU. La proposta è stata tuttavia accolta con freddezza dai vertici del Palazzo di Vetro dal momento che la protezione della religione è già prevista dalla Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo. Intanto tutto il personale diplomatico danese ha lasciato la Siria, per mancanza di sicurezza.

 

In Italia, si chiude oggi la XIV legislatura. Dal Consiglio dei ministri l’approvazione del decreto di indizione dei comizi elettorali, successivamente sottoposto alla firma del Capo dello Stato. Questa mattina al Quirinale sono saliti i presidenti di Senato e Camera per l’atto finale della legislatura e a seguire il premier Berlusconi.  Parte dunque il conto alla rovescia in vista delle elezioni politiche fissate per il 9 e 10 aprile. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Anche la tabella marcia di fine legislatura ha finito per rappresentare un terreno di scontro politico tra i due poli. Il premier Berlusconi ha chiesto e ottenuto 15 giorni in più di lavori parlamentari per approvare le ultime leggi, mentre il Capo dello Stato Ciampi è rimasto fermo nel suo orientamento di far votare il 9 aprile, per avere il nuovo Governo al più presto nella pienezza dei poteri. Oggi dunque si chiude la legislatura, durata 1.718 giorni, attraversata per intero dal II Governo Berlusconi, il più longevo della storia repubblicana. Le Camere, sciolte di fatto, si occupano di convertire in legge i decreti che altrimenti decadrebbero. Ma il provvedimento più delicato che aspetta di essere convertito in legge è il disegno di legge sulla inappellabilità delle sentenze, che il Capo dello Stato aveva rinviato alle Camere. E oggi parte ufficialmente la campagna elettorale, di fatto già iniziata da tempo in un clima di scontro frontale tra centrodestra e centrosinistra. Entra anche in vigore la discussa legge sulla par condicio, che Ciampi chiede di rispettare nella forma e anche nella sostanza. Per la politica italiana iniziano sei mesi di grande intensità, in un ingorgo istituzionale senza precedenti. Alle elezioni politiche del 9 aprile seguirà a maggio l’elezione del nuovo Capo dello Stato, che avvierà le consultazioni e nominerà il nuovo Governo. Sempre a maggio dovrebbero svolgersi le elezioni amministrative, che riguarderanno tra l’altro grandi comuni come Roma, Milano e Napoli e  la Regione Sicilia. A giugno, poi, si potrebbe votare per il referendum confermativo della riforma costituzionale, che contiene la devolution e il premierato forte. Entro il 30 giugno, infine, il Governo dovrà presentare il Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria particolarmente importante per il rispetto del patto di stabilità europeo.

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L’aviaria sembra avvicinarsi in Italia. Due cigni trovati morti in questi giorni in Sicilia sono risultati positivi al virus dell'aviaria. Ora sarà compito di ulteriori test, in corso presso un laboratorio a Padova, verificare che non si tratti del virus altamente virulento trasmissibile all'uomo. Intanto, gli esperti dell'unità di crisi sull'influenza aviaria sono riuniti al ministero della Salute per valutare la situazione. E mentre il virus ha fatto un'altra vittima in Indonesia, nuovi casi sospetti sono stati scoperti in un allevamento nigeriano.

 

I Paesi del G8 si aspettano che ''i ritmi della crescita dell'economia mondiale rimarranno nel 2006  ad un alto livello''. E’ quanto si legge nel comunicato finale del vertice  finanzario degli Otto Grandi che si è svolto oggi a Mosca, per la prima volta sotto presidenza russa. I ministri hanno affrontato il nodo energia, particolarmente caldo per il Paese ospitante. Nel comunicato si chiede un mercato più stabile e trasparente, aggiungendo che serve un dialogo più approfondito tra i Paesi produttori e i Paesi consumatori.

 

Il prezzo del petrolio aumenterà in caso di sanzioni dell’ONU all’Iran. E' il monito dell'ex presidente iraniano, Khatami, esponente dell'ala moderata, che ha difeso il piano nucleare e ha invitato ad una soluzione diplomatica. Quest'ultimo ha poi rilanciato un nuovo avvertimento, ribadito anche dal presidente Ahmadinejad. L'Iran potrebbe uscire dal Trattato di non proliferazione nucleare se l'Occidente limiterà il programma atomico di Teheran, usato per "fini pacifici, per l'industria, l'economia e la medicina".

 

In India, uomini armati hanno assassinato un leader religioso hindu e sette suoi seguaci ad Allahbad, nel nord del Paese. Sono ancora ignote le cause dell’assassinio. Intanto, in seguito ad un attacco condotto da ribelli maoisti, tre persone sono state uccise in un piccolo villaggio.

 

Tragedia a Mosca. Un incendio divampato in un condominio ha causato la morte di 7 persone. A confermare la notizia fonti dei vigili del fuoco della capitale russa. I soccorritori sono riusciti a portare in salvo 57 persone. Potrebbe essere stato un corto circuito la causa del rogo.

 

Lotta al terrorismo e situazione irachena. Sono i temi che il segretario della Difesa americano, Donald Rumsfeld, in arrivo oggi in Tunisia, tratterà con le autorità di Tunisi.

 

 

 

 

 

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