RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 40 - Testo della
trasmissione di venerdì 10 febbraio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Proseguono ad Adelaide, in Australia, le celebrazioni della Giornata
mondiale del malato
OGGI IN PRIMO PIANO:
Comunicato del Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace a margine dei funerali di don Andrea Santoro
CHIESA E
SOCIETA’:
Quasi
6 mila persone sono morte nel 2005 in Cina per incidenti in miniere di carbone
Si
chiude oggi a Lignano Sabbiadoro
il convegno CEI sulla pastorale giovanile
Seconda
giornata di lavori a Roma del convegno nazionale dell’Opera Romana Pellegrinaggi
In Turchia nuova aggressione ieri contro un prete
cattolico. La testimonianza del sacerdote ai nostri microfoni
10
febbraio 2006
RAGIONE
E FEDE NON SONO IN COMPETIZIONE:
BENEDETTO XVI INVITA AD APPROFONDIRE
LE VERITA’ SCOPERTE DALLA RAGIONE
SENZA
ALCUN TIMORE. L’UDIENZA STAMANE AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA
DELLA
CONGREGAZIONE PER
“Gesù è la stella polare della libertà umana”: lo ha
ricordato stamane il Papa ricevendo nella Sala
Clementina un centinaio di partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione
per la Dottrina della Fede, al termine dei lavori. Un incontro particolare per
Benedetto XVI, che ha ricordato “con una certa commozione” gli oltre 20 anni trascorsi
alla guida del dicastero che “ha il compito – come lui stesso ha spiegato – di
promuovere e tutelare la dottrina sulla fede e sui costumi nell’intera Chiesa
cattolica”. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Nella vita della Chiesa la fede ha un’importanza
fondamentale – ha subito premesso il Papa - perché fondamentale è il dono che
Dio fa di se stesso nella Rivelazione e questa auto-donazione di Dio viene accolta nella fede”. Per questo
“Quando si
affievolisce la percezione di questa centralità, anche il tessuto della vita
ecclesiale perde la sua originale vivacità e si logora, decadendo in uno
sterile attivismo o riducendosi a scaltrezza politica dal sapore mondano. Se la
verità della fede è invece posta con semplicità e decisione al centro
dell'esistenza cristiana, la vita dell’uomo viene innervata
e ravvivata da un amore che non conosce soste né confini …”.
Un “amore che nasce dall’incontro
con Cristo nella fede”, ha sottolineato Benedetto XVI: è Gesù - dunque - “la
stella polare della libertà umana”:
“Senza di Lui essa
perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà
si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio. Con Lui, la libertà si
ritrova, si riconosce fatta per il bene e si esprime in azioni e comportamenti
di carità.”
“Una verità offerta come realtà che ristora l’uomo ed
insieme lo supera e lo sovrasta; come Mistero che accoglie ed eccede nello
stesso tempo lo slancio della sua intelligenza. E nulla come l’amore alla
verità - ha aggiunto il Santo Padre - riesce a sospingere l’intelligenza umana
verso orizzonti inesplorati”:
“Solo la verità è infatti capace di invadere la mente e di farla gioire
compiutamente.”
E con gioia – ha sottolineato infine il Papa riferendosi a temi oggetto di riflessione in questa Plenaria - la Chiesa
accoglie “le autentiche conquiste della conoscenza umana”, poiché
l’evangelizzazione esige anche di “farsi carico degli orizzonti e delle sfide
che il sapere moderno dischiude”:
“E’ perciò di vitale
importanza ogni studio che si proponga di approfondire
la conoscenza delle verità scoperte dalla ragione, nella certezza che non vi è
competitività alcuna tra la ragione e la fede. Non dobbiamo avere alcun timore
di affrontare questa sfida: Gesù Cristo è infatti il
Signore di tutta la creazione e di tutta la storia”.
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ALTRE
UDIENZE
Stamane il Papa ha ricevuto in successive
udienze anche il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo
di Vienna, e due presuli della Repubblica Democratica del Congo in visita "ad Limina”.
RILANCIARE
UN NUOVO SFORZO INTERNAZIONALE CONTRO LA POVERTA',
SOPRATTUTTO
IN AFRICA, TAGLIATA FUORI DALLE POLITICHE
DI
SVILUPPO ECONOMICO:INTERVENTO DELL’ARCIVESCVO MIGLIORE
ALL’ONU
- A cura di Roberta Gisotti -
“Se è vero che la proporzione della popolazione mondiale che vive in estrema povertà
è scesa dal 40 al 21 per cento tra il 1981 e il 2001, è vero però che ancora
troppi Paesi e persone vivono alti livelli di povertà”. Ha esordito cosi
l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite, nel suo intervento ieri ai lavori della Commissione
ONU per lo sviluppo sociale. Occorrono dunque – ha sollecitato il presule –
“rinnovati sforzi da parte della comunità internazionale” per combattere “la
dura realtà della povertà”. Sebbene infatti diversi
Paesi asiatici abbiano compiuto passi avanti, “pochi o alcun progresso” è stato
invece registrato nell'Africa sub-sahariana negli anni Novanta.
Del resto come documenta la stessa Banca Mondiale è quasi
raddoppiato dal 1980, da
L’arcivescovo Migliore ha quindi indicato tre priorità
nell’agenda per sradicare la povertà: “migliorare le
condizioni del commercio, raddoppiare l’assistenza umanitaria e fornire un
ulteriore alleggerimento del debito”.
PROSEGUONO AD ADELAIDE, IN AUSTRALIA, LE
CELEBRAZIONI DELLA GIORNATA
MONDIALE
DEL MALATO SUL TEMA DEL DISAGIO MENTALE.
Proseguono nella città di Adelaide, in Australia, le
celebrazioni della 14a Giornata mondiale del malato sul tema del disagio mentale.
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In un continente, l’Oceania, in cui l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha individuato 7 milioni di casi di disagio psichico, con
oltre un
milione di depressi nella sola Australia,
Nella sua relazione, il cardinale Lozano
Barragán si è soffermato sulla realtà dell’Oceania,
dove sono attive ben 2.064 strutture sanitarie cattoliche, 152 delle quali sono
ospedali, 406 ambulatori, 2 lebbrosari, 381 case di carità per malati
terminali, invalidi ed anziani, 64 orfanotrofi, 87 case di cura per bambini
senza famiglia, 260 consultori matrimoniali, 554 centri specializzati di
rieducazione, 58 istituzioni varie. A fronte di questi aspetti positivi, la
pastorale della salute deve però oggi fare i conti con molte sfide, prima fra
tutte quella del secolarismo. Si occultano o si presentano in maniera distorta
il dolore, la sofferenza e la morte – ha spiegato il porporato. Molte volte si
introduce un’idea falsa di carità e la si vuole
presentare come filantropia per poter essere meglio accettati nel mondo attuale.
Accade così che la pastorale della salute finisca con il concentrarsi solo sul
dolore perdendo di vista l’aspetto essenziale che è la fede nella Risurrezione
di Cristo, quella stessa fede che muove l’impegno di alcuni testimoni
intervenuti al convegno di Adelaide.
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Inaugurato il nuovo varco che collega il vaticano su
viale dei bastioni
di Michelangelo. Alla cerimonia, presieduta dal
cardinale Casimir Edmund Szoka, Presidente della Pontificia Commissione per lo
Stato della Città del Vaticano, erano presenti diverse autorità religiose e
civili
A fare gli onori di casa è stato il cardinale Szoka, che nel suo breve discorso ha lodato i dirigenti e
soprattutto le maestranze che hanno realizzato l’opera. Vale la pena ricordare
la cura riposta nei lavori. Il vano della nuova porta è stato
infatti creato attraverso la demolizione manuale delle mura; quindi, il
ripristino del paramento è avvenuto usando il residuo della demolizione con
l’aggiunta di laterizi originali. Seguendo le parole del porporato, l’apertura
della porta completa un ampio progetto di recupero ambientale della zona che
comprende, fra l’altro, anche il restauro delle mura cinquecentesche e del Bastione
di Michelangelo. Prima di benedire la porta di bronzo, il porporato ha
ricordato inoltre come questa apertura avvenga alla
vigilia del 77esimo anniversario della firma dei Patti Lateranensi,
che sancirono l’istituzione dello Stato della Città del Vaticano. Bisogna tuttavia
ricordare che il varco era stato realizzato proprio
nel 1929, sotto il pontificato di Papa Pio XI e poi richiuso per consentire la
costruzione della cosi detta “zona industriale vaticana”. Questa nuova apertura
regolerà, in alcune ore della giornata, l’uscita di pedoni e delle auto dal
parcheggio di Santa Rosa, struttura di recente costruzione, che accoglie più di
300 veicoli.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Il servizio alla fede è anche un
servizio alla gioia”: l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti alla sessione
plenaria della Congregazione per la dottrina della fede.
Sempre in prima, un articolo dal titolo “11
febbraio, un nuovo anniversario”.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata
all’ingresso in diocesi del vescovo di Assisi.
Servizio estero - Angola: ottantenne missionario
trovato assassinato a Bailundo. A Smirne, in Turchia,
un sacerdote aggredito da un gruppo di facinorosi.
Servizio culturale - Un articolo di Egidio Picucci su Trabzon, la città dove
è stato assassinato don Andrea Santoro.
Servizio italiano - I solenni funerali, nella
Basilica di San Giovanni in Laterano, di don Andrea.
All’omelia, il cardinale vicario annuncia l’intenzione di aprire il processo di
beatificazione e di canonizzazione del sacerdote.
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10 febbraio 2006
L’ULTIMO
ATTO D’AMORE DI DON ANDREA SANTORO: LA MADRE DEL SACERDOTE
PERDONA
L’ASSASSINO DEL FIGLIO. A SAN GIOVANNI IN LATERANO, MIGLIAIA
DI FEDELI
COMMOSSI SEGUONO I FUNERALI DEL MISSIONARIO UCCISO IN TURCHIA. NELL’OMELIA, IL
CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI ANNUNCIA L’INTENZIONE
DI
APRIRE LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI DON ANDREA,
TESTIMONE
DELL’AMORE CRISTIANO
L’ultimo commosso abbraccio ad un martire
cristiano: migliaia di fedeli hanno partecipato stamani ai funerali di don
Andrea Santoro, nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano.
La Messa esequiale è stata presieduta dal cardinale
vicario Camillo Ruini, che si è soffermato
sull’esempio di coraggio cristiano offerto alla Chiesa da don Andrea ed ha annunciato
che intende aprire la sua causa di beatificazione. Migliaia i
fedeli nella Basilica, come tante le autorità istituzionali. Ma tantissimi
anche i fedeli che hanno seguito la celebrazione fuori San Giovanni in Laterano e che hanno lungamente applaudito il feretro di
don Andrea all’uscita della chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(canti)
Un esempio del coraggio cristiano, quel coraggio di amare
il prossimo fino al sacrificio della vita che ha animato i martiri della fede
attraverso i secoli. In una Basilica San Giovanni gremita
di fedeli commossi, il cardinale Camillo Ruini ha
sottolineato come don Andrea Santoro sia stato soprattutto un testimone
dell’amore cristiano. Ed è per questo che “la sua tragica morte è in realtà la
sua glorificazione”. Parole queste accompagnate da un annuncio atteso da tutti
i fedeli. Da coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare don Andrea e da
quanti hanno potuto apprezzarlo solo dopo la sua morte, attraverso i suoi
scritti, conoscendo la sua storia semplice e straordinaria di sacerdote:
“Rispetteremo
pienamente, nel processo di beatificazione e canonizzazione che ho in animo di
aprire, tutte le leggi e i tempi della Chiesa, ma fin da adesso sono
interiormente persuaso che nel sacrificio di don Andrea ricorrono tutti gli
elementi costitutivi del martirio cristiano”.
Il porporato ha ripercorso i momenti forti della vita del
sacerdote ucciso in Turchia, dagli anni del seminario alla scelta convinta di
andare in Anatolia. Qui, ha ricordato, don Andrea “intendeva essere una
presenza credente e amica, favorire uno scambio di doni, anzitutto spirituali,
tra l’Oriente e Roma, tra cristiani, ebrei e musulmani”. Don Andrea, ha
sottolineato, è stato un uomo della Chiesa, che “nemmeno concepiva di poter
appartenere a Cristo senza appartenere alla Chiesa”. Un uomo tenace,
“addirittura testardo”, ha ricordato il cardinale Ruini,
che “ha cercato con tutte le sue forze di muoversi sempre e rigorosamente nella
logica di Cristo”. Il porporato si è soffermato sul coraggio di don Andrea
Santoro, sul suo significato per tutti i cristiani:
“Il suo,
infatti, era un coraggio cristiano, quel tipico coraggio di cui i martiri hanno
dato prova, attraverso i secoli, in innumerevoli occasioni: un coraggio cioè
che ha la sua radice nell’unione con Gesù Cristo, nella forza che viene da lui,
in maniera tanto misteriosa quanto vera e concreta. Di un coraggio analogo
ciascuno di noi ha bisogno, se vuole affrontare da cristiano il cammino della
vita”.
Di questo coraggio, ha detto il cardinale Ruini, abbiamo bisogno tutti
insieme “se vogliamo, nell’attuale situazione storica, affermare il diritto
alla libertà di religione, madre di ogni libertà come valido in concreto,
ovunque nel mondo, davvero senza discriminazioni”. Quindi, ha concluso
l’omelia, ricordando con la voce rotta dalla commozione le parole pronunciate
dalla mamma di don Andrea:
“La mamma di
don Andrea perdona con tutto il cuore la persona che si è armata per uccidere
il figlio e prova una grande pena per lui essendo anche lui un figlio
dell’unico Dio che è amore”.
Non è morto invano don Andrea. Il suo coraggio cristiano
ha vinto. Il coraggio di amare “per costruire l’amicizia e la pace là dove
troppo spesso regnano l’intolleranza, il disprezzo e l’odio”.
(canti)
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Al termine della celebrazione, è stato letto un messaggio
inviato al cardinale Ruini dal presidente della
Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. “La
rivolta delle coscienze verso la barbarie che ha cancellato la nobile esistenza
di don Santoro – afferma Ciampi - rafforza la
convinzione di difendere strenuamente il principio di civiltà alla base di ogni
umana convivenza”. La scomparsa di don Andrea ha toccato profondamente non solo
quanti lo conoscevano. Benedetta Capelli ha raccolto alcune testimonianze tra i
fedeli che hanno preso parte alle esequie a San Giovanni in Laterano:
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R. – Don Andrea era una persona eccezionalmente buona,
dava sempre buoni consigli, molto umile. Io prego per lui e perché il Signore
ci dia altri sacerdoti come don Andrea.
R. – Conosco la mamma. Mi diceva che aveva un figlio che
era un angelo. Portava i barboni a mangiare. Era buono, buono, buono.
R. – Io non vado mai in chiesa. Oggi ho sentito la
necessità di venire. E’ stata proprio una cosa interiore.
R. – Non si può descrivere quello che è stato e che sarà
pure da lassù per noi, perché pregherà sempre per noi.
R. - Ha lasciato un senso di serenità, di amore per il
prossimo.
R. – Ha testimoniato veramente il Vangelo.
R. – Ciò che possiamo dire è che Dio accolga quello che
lui ha fatto e che questo serva da stimolo ad altri
per continuare a promuovere la pace, che è il grande messaggio di Gesù Cristo.
R. – Sono rimasta veramente molto impressionata da poche
battute, vederlo come era pervaso dall’amore, dalla tolleranza, dalla
comprensione per tutti. I martiri sono semenza di nuovi cristiani, ma non solo
di nuovi cristiani, ma anche di una nuova umanità.
R. – Ha lasciato un grande testamento spirituale, un
testamento molto semplice: quello di volersi bene.
R. – Ho voluto partecipare anch’io a questo omaggio che è
anche un segno della nostra unione di cristiani. Noi siamo anche in grado di
riconoscere la santità laddove c’è. Egli ci è di sprone e di esempio per tutti,
anche per il modo di essere in questa società così avara di riconoscimenti nei
confronti dei valori cristiani.
R. – Questi uomini servono per tracciare un percorso di
verità nella vita di ciascuno e qual è la più grande verità se non quella di
Dio?
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Ma ora
riascoltiamo la voce di don Andrea. Sono parole forti, toccanti, di un uomo che
viveva profondamente in Cristo e per Cristo. Una testimonianza raccolta in
Turchia nel 2004 dalla
collega Paola Corneli per il programma
di RAI UNO “A Sua immagine” che ne
trasmetterà la versione integrale domani alle 17.10 e domenica alle 11.50. Don
Andrea parlava della missione del cristiano. Ascoltiamolo:
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La fede è
partenza. Come Abramo, così Maria, così Paolo … La fede è accogliere la partenza
di Dio verso di noi. Lui cerca noi. Lui viene incontro a noi. Ma poi diventa la
nostra partenza, animati dallo stesso spirito d’amore … In che modo ancora oggi
possiamo proseguire questa nostra partenza? Armati con lo stesso bagaglio di
Paolo: il nome di Gesù, un nome di salvatore, di riconciliatore, di rappacificatore.
Un nome nel cui sangue noi siamo radunati nell’unità del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, e un nome nel cui sangue siamo disposti a dare il nostro
sangue (…) ri-seminando la stessa parola. Qui siamo nella zona di Antiochia, in tutta la diocesi di Anatolia. E poi c’è la
nostra Europa, c’è tutto il Medio Oriente, c’è tutto quanto il mondo intero …
Riseminare il Vangelo … ma il Vangelo che è il nome di
Gesù Signore, il nome di Gesù che versa il suo sangue, perché nel suo Corpo noi
siamo radunati nell’unità. Riseminare, riaccendere queste piccole luci, tornare
qui ad Antiochia per riprendere questo fuoco
iniziale, per ri-imparare di nuovo come si semina la
Chiesa nello spirito di pace … e come si semina qui, a contatto con realtà così
diverse ed a pochi passi da luoghi dove, purtroppo, il sangue scorre! A
contatto con i musulmani, a contatto con gli ebrei, a contatto con le varie
comunità cristiane: ecco, si tratta di presentarsi con il nome di Gesù, avendo
in noi le sue stimmate, come fece Gesù quando comparve
agli Apostoli. Apparve e disse loro: “La pace del Signore sia con voi, ricevete
lo Spirito Santo”. E mostrò le mani ed il costato. Dobbiamo mostrare il nostro
amore che ci trapassa il cuore e che si infigge anche sulle nostre mani, perché
non c’è dono di Gesù, non c’è dono dell’amore del Padre che non passi
attraverso una moneta, che è il dono della nostra vita, che è il dono di amare
oltre misura, amando anche chi non ci ama, servendo chi non ci serve, dando la
vita a chi a volte ce la rende impossibile.
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LA SOLIDARIETÀ CRISTIANA
NEI CONFRONTI DEI FRATELLI MUSULMANI OFFESI
RECLAMA
L’ESIGENZA DI RECIPROCITÀ NEI RIGUARDI DELLA FEDE CRISTIANA:
COSÌ, UN COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
A
MARGINE DELLE ESEQUIE DI DON ANDREA SANTORO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
“La celebrazione delle
esequie di don Andrea Santoro è occasione di cristiana pietà e orante
meditazione su ciò che realmente serve la nobile causa dell’incontro tra i
popoli e della pace”. E’ quanto sottolinea il Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, in un comunicato diramato a margine delle esequie del
sacerdote ucciso in Turchia domenica scorsa. “Mentre non si arrestano le ingiustificabili reazioni violente per
l’oltraggio recato al sentimento religioso musulmano dalle ormai tristemente
famose vignette satiriche su Maometto – si legge nel comunicato - non si può
non rilevare che laicisti irrispettosi sbeffeggiano gratuitamente sentimenti
sacri e intangibili ma chi paga con la vita sono religiosi dediti al dialogo e
alla pace”.
Il comunicato di “Giustizia e Pace” ribadisce dunque
che “restano certamente da condannare le violenze di massa dell’altrui
sentimento religioso oltraggiato, tuttavia non è certo elogiabile
l’indifferenza, men che mai talvolta il compiacimento
per le offese recate ai nostri simboli religiosi, in particolare al Crocefisso,
simbolo universale di riconciliazione, fraternità e amore”. Infine, si
sottolinea che “la solidarietà cristiana nei confronti dei fratelli musulmani
offesi e la riaffermata necessità del rispetto della loro libertà religiosa
reclamano indubbiamente la mai abbastanza sottolineata esigenza di reciprocità
nei riguardi della fede cristiana”.
OGGI A
TORINO
-
Interviste con Valentino Castellani e Maurizio Damilano
-
Gli occhi del mondo saranno da
stasera per quindici giorni puntati su Torino dove alle 20 inizia la cerimonia
di apertura delle Olimpiadi invernali. Occasione di incontro tra i popoli di
tutto il mondo in una cornice di correttezza e lealtà sportiva. Il servizio di
Benedetta Capelli:
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Che siano giochi di pace e che si rispetti la
tregua olimpica. E’ l’invito a più riprese rivolto dal presidente della
Repubblica Ciampi che anche oggi ha rinnovato
l’auspicio. Olimpiadi nel rispetto dello spirito di fratellanza come ha
dichiarato ieri da Torino lo stesso capo dello Stato dove oggi darà il via alla
cerimonia olimpica:
“Oggi, più che mai, gli atleti di tutto il mondo
devono testimoniare che la convivenza pacifica non solo è possibile, ma è anche
fonte di ricchezza, di crescita, di benessere per tutti”.
Uno spirito condiviso da Valentino
Castellani, presidente del Toroc, comitato organizzatore
dei giochi: a lui Luca Collodi ha chiesto quale il senso di incontro tra
religione e mondo sportivo, mondo laico, in queste Olimpiadi invernali di Torino:
“Uno dei valori fondamentali dell’olimpismo,
quindi se vogliamo, dello sport nella sua espressione più originaria, è quello
di sottolineare la convivenza, il rispetto di tutti e quindi anche il rispetto
delle diverse fedi religiose. Abbiamo fatto un’esperienza bellissima: abbiamo
costituito questo Comitato interfedi, che aveva lo scopo di organizzare i
servizi religiosi delle varie religioni. In realtà, questo è stato fatto ma
quel che ne è venuto fuori è stato per noi tutti
un’esperienza straordinaria di lavoro insieme; credo che lasceremo in
eredità a questa città un’esperienza di dialogo molto importante”.
Dunque, Olimpiadi come sinonimo di aggregazione e
rispetto, affinché gli stessi atleti siano “messaggeri di pace”. Proprio ad un
atleta Maurizio Damilano, medaglia d’oro a Mosca 1980
per la marcia e presente a Torino come vice-sindaco dei Villaggi olimpici,
sempre Luca Collodi ha chiesto cosa vogliamo ricordare dei giochi olimpici:
“L’Olimpiade si ricorda sempre con una grande
soddisfazione, è un momento nel quale si raggiunge il massimo che un atleta
possa raggiungere; poi è l’espressione di un momento in cui non solo lo sport vince ma dove ci si trova riuniti attorno a certi valori
importanti, anche se con il passare degli anni magari qualcuno li vede un po’
sbiaditi … Ma credo che all’interno del cuore degli atleti rimanga questo
grande spirito di fratellanza”.
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SI CELEBRA IN ITALIA
MIGLIAIA
DI ITALIANI UCCISI NELLE FOIBE DAI MILIZIANI DI TITO
- Intervista
con Nidia Cernecca -
Oggi in
Italia si celebra
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R. – Un grande massacro, una pulizia etnica in cui si
dette la caccia all’italiano, con eccidi, impiccagioni, fucilazioni,
deportazioni e annegamenti. Ci distrussero famiglie intere, non si guardò se
fossero bambini, donne o vecchi, perché più si distruggeva l’italiano, più si poteva dimostrare che quelle terre non erano abitate da
italiani e quindi sarebbero state sicuramente date alla Jugoslavia.
D. – Le violenze continuarono anche dopo la fine della
guerra?
R. – Nel ’45, quando tutta l’Italia celebrava la
liberazione dal nazi-fascismo, il nostro popolo cominciava di nuovo a soffrire,
perché quel 1° maggio i titini entravano a Trieste,
deportando, uccidendo e infoibando e quindi per noi
quella è una data da ricordare, ma con molta
tristezza.
D. – Quante furono le vittime delle foibe?
R. – Si parla dai 12 ai 15 mila tra morti e dispersi; non
potremo mai dare numeri più esatti, in quanto tutto andò perso: le
documentazioni si nascosero, proprio perché non c’era interesse a parlarne. Ma
noi sappiamo invece che ci sono vedove, ci sono orfani … io sono una di quelli,
una figlia di una vittima …
D. – Perché in Italia per oltre 50 anni si è parlato così
poco delle foibe?
R. – Tito è stato, ad un certo punto, un personaggio molto
comodo, perché ha fatto da cuscinetto tra Occidente e Oriente. Gli americani e
gli italiani avevano il loro interesse a tenerselo buono, perché c’era il
pericolo della Russia, per l’Occidente!
D. – Che cosa hanno significato per lei e per i parenti
delle vittime tutti questi anni di silenzio?
R. – Tanta sofferenza, perché fu un eccidio che portò
tanti morti con le foibe, ma noi vivi fummo infoibati
nella foiba del silenzio. Io ho dedicato la mia vita alla
diffusione della nostra storia: racconto ai ragazzi che cosa ho vissuto io in
prima persona, racconto dell’Italia, patria matrigna, in un certo senso, in
quanto per opportunismi politici ha permesso questo silenzio, e questa è una
grande ingiustizia che si somma a quella di un popolo che non ha più avuto il
riconoscimento di poter tornare alla sua casa e non abbiamo diritto neanche a
questo: ancora oggi!
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MESSA
IERI A ROMA PER FESTEGGIARE I 38 ANNI DELLA COMUNITA’
DI SANT’EGIDIO
-
Intervista con il prof. Andrea Riccardi -
Alcune migliaia di membri della Comunità di Sant’Egidio, ieri sera, hanno preso parte alla Messa
presieduta dal Cardinale Ruini, vicario del Papa per
la diocesi di Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano,
per ricordare il 38esimo anniversario della fondazione della comunità. Oltre a
tanti poveri e ospiti di Sant’Egidio, l’evento ha
riunito anche ambasciatori e rappresentanti delle comunità nell’Africa sub-shariana. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Essere vicini alla sofferenza, alla povertà, al
disagio. Questo ha segnato costantemente il cammino della comunità di Sant’Egidio che è difficile riassumere in poche parole. Una
realtà che, in circa quattro decenni, ha portato il suo messaggio di speranza
in più di 70 Paesi grazie all’impegno di oltre 50 mila volontari. Voi avete
reso meno disperate le periferie della città, ha sottolineato il cardinale Ruini. “La recente enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI trova una vasta eco
nell’esperienza della comunità”, ha affermato ancora il porporato che ha
aggiunto: “voi avete creduto nella carità. Voi avete mostrato che l’amore è
possibile”. L’Impegno della comunità è davvero vasto. Si è stretto attorno ai
poveri dell’Africa, per curare l’AIDS in un Paese dimenticato come la Guinea Conakry o ancora per promuovere la pace in Mozambico. E la
storia di Sant’Egidio è segnata sempre dalla
preghiera. Come negli incontri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, che conta 300 mila presenze in 12 mesi. Un
momento fondamentale quello della preghiera anche in questa ricorrenza, come
conferma Andrea Riccardi, l’iniziatore della comunità:
“Noi sentiamo
che essere cristiani vuol dire essere radicati profondamente nella propria
terra, guardare in faccia la propria gente, soprattutto i più poveri, ma anche
vivere questo respiro universale. 38 anni sono 38 anni di un cammino, certo
imperfetto; speriamo di essere migliori, speriamo di
amare di più. Così la celebrazione dell’anniversario della Comunità vuole
essere un momento di preghiera, perché senza il respiro della preghiera siamo
tutti come soffocati da noi stessi. E la preghiera nostra e dei nostri amici ci
aiuta ad amare di più.”
Non va dimenticato infine l’impegno in favore del dialogo
interreligioso, nella prospettiva dell’unità dei cristiani, sottolineato ieri
sera dalla presenza di molti rappresentanti delle comunità cristiane.
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10 febbraio 2006
OGGI IN ANGOLA I FUNERALI DEL
MISSIONARIO PORTOGHESE SPIRITANO
PADRE JOSÈ ALFONSO MOREIRA, UCCISO
IERI NELLA SUA ABITAZIONE DI BAILUNDO
- A cura di Tiziana Campisi -
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BAILUNDO. = Si svolgono oggi i funerali del missionario
portoghese spiritano José
Alfonso Moreira, trovato morto ieri nella sua
abitazione di Bailundo, in Angola. Il sacerdote
svolgeva il suo apostolato nel Paese da circa 40 anni. Secondo
informazioni raccolte dall’agenzia MISNA, da fonti che preferiscono
restare anonime e mantengono comunque riserbo sull’accaduto, il religioso
sarebbe stato trovato morto dalle suore di S. Giuseppe di Cluny
che vivono in una casa a poche centinaia di metri dal luogo in cui il
missionario risiedeva. Pare che le religiose abbiano udito alcuni spari e si sarebbero per questo preoccupate. Sembra che sul corpo del
sacerdote fossero evidenti ferite da colpi di arma da
fuoco e contusioni. Non si esclude che i responsabili del delitto abbiano
tentato di impossessarsi della cassaforte della missione senza riuscirci. Il vescovo di Huambo, la diocesi di cui
faceva parte padre Moreira accompagnato dal superiore provinciale
degli Spiritani, si è recato a Bailundo,
per raccogliere maggiori notizie sulle circostanze che hanno portato alla morte
del missionario. Il religioso viveva da solo nella sua residenza, era
conosciuto per il suo carattere determinato ed operava in una missione molto
vasta. Si dedicava all’evangelizzazione e alla catechesi e durante i 27 anni
della guerra civile in Angola, dal 1975 al 2002, era stato molto attivo
nell’assistenza ai rifugiati. (T.C.)
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L’EPISCOPATO SPAGNOLO
CRITICA LA LEGGE IN VIA DI APPROVAZIONE CHE DOVREBBE REGOLARE LA CLONAZIONE DI
ESSERI UMANI A SCOPI TERAPEUTICI
MADRID. = I vescovi spagnoli prendono
posizione contro la futura legge che permetterebbe di clonare esseri umani a
scopi terapeutici. “Le tecniche che soppiantano la relazione personale dei
genitori nella procreazione non sono conformi alla dignità della persona e
trascinano con sé seri mali per le persone” si legge in una nota del Comitato
esecutivo diffusa dall’Agenzia SIR. I vescovi avvertono che la normativa
consentirebbe di produrre cloni ai quali non sarebbe permesso di nascere e che
se fosse approvata permetterebbe di produrre embrioni umani come mero materiale
di ricerca, facilitando la commercializzazione, il traffico e l'uso industriale
degli embrioni umani. I presuli criticano anche la possibilità della
fecondazione di ovociti animali con sperma umano facendo
notare come “gli interessi economici e politici in gioco non stanno permettendo
un dibattito sereno su temi di tanta trascendenza come questi”. (T.C.)
QUASI 6 MILA PERSONE SONO MORTE
NEL 2005 IN CINA PER ESPLOSIONI IN MINIERE
DI CARBONE. IL GOVERNO HA LANCIATO
UNA CAMPAGNA NAZIONALE DI SICUREZZA
SUL LAVORO, MA RECENTEMENTE SI
SONO VERIFICATI ALTRI INCIDENTI
PECHINO.= Circa 6 mila persone sono morte nel 2005 in Cina
per esplosioni all’interno di miniere di carbone. A rivelarlo oggi, un
resoconto della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. Il numero
delle vittime nel 2005 è leggermente inferiore a quello registrato nel 2004, ma
il bilancio resta comunque drammatico. L’aumento della domanda di energia da
parte delle industrie e dei privati ha determinato per la
Cina una dipendenza sempre più forte dal carbone, in quanto sola risorsa
in grado di soddisfare tale richiesta. La maggior parte delle miniere cinesi
sono prive delle più elementari misure di sicurezza. Nonostante il governo di
Pechino abbia lanciato una campagna nazionale per la sicurezza sul lavoro,
facendo chiudere 4.876 gallerie di estrazione illegali, nel Paese le sciagure
più gravi sono state registrate negli ultimi 50 anni. Addirittura 592 membri
del governo, contravvenendo a quanto imposto dal Partito Comunista, hanno
investito in azioni minerarie per oltre 15 milioni di euro. L’ultima
esplosione, risalente al 2 febbraio scorso, è avvenuta nella miniera di carbone
Sihe, nello Shanxi,
dove hanno perso la vita 23 persone, mentre 53 sono rimaste intossicate. A precisarlo è l’agenzia Asianews, che ricorda anche la
sciagura dei primi di dicembre dello scorso anno nella miniera Dongfeng, nell’Heilonjiang,
con 169 morti accertati, e quella avvenuta poco più di un anno fa nel
giacimento Sunjiawan, nel Liaoning, dove i morti sono
stati 220. (A.E.)
DARE UNA DIMENSIONE CULTURALE ALLA
PROPOSTA CRISTIANA, METTERE A
DISPOSIZIONE DELLA SOCIETÀ LA
RICCHEZZA DEL PENSIERO E DELLA CREATIVITÀ
DEI GIOVANI: SONO ALCUNI DEGLI
OBIETTIVI DEL PROGETTO CHE PARTIRÀ
DALL’VIII CONVEGNO NAZIONALE
DELLA PASTORALE GIOVANILE
LIGNANO SABBIADORO. = Stimolare la pastorale giovanile a
dare maggiore importanza alla dimensione culturale della proposta cristiana,
sostenere la ricerca di una comunicazione del Vangelo nei linguaggi e
nella cultura dei giovani, mettere a disposizione della comunità cristiana e
della società la ricchezza del pensiero e della creatività dei giovani, formare
giovani che possano entrare da protagonisti nella scena culturale del nostro Paese.
Sono queste in sintesi le finalità che dovrà avere il progetto culturale giovani
“frutto” del VIII Convegno nazionale di pastorale giovanile, “ ‘Ma io vi dico’: nuove parole per
la fede”, che si chiude oggi a Lignano Sabbiadoro (Ud). In un’intervista
a SIR Italia, il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale
giovanile, don Paolo Giulietti, ha affermato che “il
confronto con la cultura è una dimensione irrinunciabile di tutto quello che si
fa. Dobbiamo essere sicuri che ciò che proponiamo tocchi veramente le corde del
loro cuore e intuisca davvero le loro percezioni”.
“Non ci interessa tanto portare i ragazzi in Chiesa quanto la loro stessa vita
trasformata dall’incontro con Cristo – ha detto Giulietti - Nel mondo giovanile
ecclesiale c’è vitalità che può diventare un serbatoio di riflessione e di
cultura non solo per la stessa pastorale giovanile ma per tutta la Chiesa
italiana”. Ci ha pensato mons. Giuseppe Zenti,
vescovo di Vittorio Veneto e delegato CEI per la pastorale giovanile, a unire
idealmente l’VIII Convegno nazionale della pastorale giovanile, che si chiude
oggi a Lignano Sabbiadoro,
a quello ecclesiale nazionale di Verona del prossimo ottobre. “I giovani sono
incaricati di portare la speranza e se speranza vuol dire guardare al domani è
chiaro che sono loro i protagonisti del futuro. Il presule ha voluto chiarire ai
giovani che occorre annunciare non tanto a parole quanto con la vita vissuta
nella speranza del Cristo Risorto. La parola chiave sottolineata da mons. Zenti è “speranza”, mutuata direttamente dal tema di
Verona. “La capacità dei giovani di guardare avanti è una grande ricchezza per
la Chiesa – ha detto il presule – i giovani sono chiamati all’annuncio e alla
comunicazione del Vangelo, ma non si comunica il vuoto, si comunica ciò che si
è. La Chiesa – ha proseguito mons. Zenti – deve
aiutare i giovani a comunicare i valori concentrati sulla figura di Cristo,
speranza del mondo. Per questo è importante un lavoro di formazione permanente
rivolto anche agli operatori pastorali”. (T.C.)
‘LINGUAGGIO E LINGUAGGI DEL PELLEGRINAGGIO’: SE NE PARLA OGGI A ROMA,
NELLA SECONDA GIORNATA DI LAVORI DEL CONVEGNO
NAZIONALE
DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
CHE SI CONCLUDE DOMANI IN SAN PIETRO
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Il linguaggio profondo del pellegrinaggio si
colloca tra parola e silenzio. Lo ha detto l’arcivescovo di Chieti-Vasto,
mons. Bruno Forte, nel suo intervento al Convegno nazionale teologico-pastorale,
promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Ieri pomeriggio ha parlato anche il
vescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia
Università Lateranense, che ha inquadrato il
pellegrinaggio nell’attuale momento di cambiamento culturale. I partecipanti al
convegno, circa un migliaio, in serata sono stati
ricevuti in Campidoglio dal sindaco di Roma Walter Veltroni.
Sulla liturgia nel pellegrinaggio questa mattina hanno intrattenuto l’uditorio
padre Jesus Castellano e il vescovo Mauro Piacenza,
presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, che
si è soffermato sull’arte nel pellegrinaggio. Un’annotazione a margine di
questo convegno giunge dall’EURISPES che ha calcolato oltre 14 milioni di
pellegrini ogni anno in visita nei 2.058 santuari italiani. Se il monitoraggio
si allarga a coloro che alla motivazione religiosa aggiungono anche quella
culturale, il dato arriva a 35 milioni di visitatori annui. Nel pomeriggio di
oggi il convegno dell’Opera Romana Pellegrinaggi propone “I Passi del Pellegrinaggio”
una performance di immagini, danze, musiche e testimonianze. Presenta Paola Saluzzi, partecipano Carla Fracci
e gli allievi della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Le
conclusioni del convegno domani con il direttore generale dell'Opera Romana
Pellegrinaggi, padre Cesare Atuire. Nel pomeriggio,
proprio nel giorno in cui ricorre il 148° anniversario della prima apparizione
della Vergine Maria a Lourdes, i convegnisti si recheranno in San Pietro dove,
prenderanno parte alla Santa Messa presieduta dal cardinale Camillo Ruini e al termine della quale giungerà il Papa Padre che
impartirà la sua benedizione.
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10 febbraio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco –
In Turchia, nuovo episodio di violenza contro un
sacerdote. Dopo l’assassinio di don Andrea Santoro, avvenuto in un clima
esasperato dalle proteste contro le vignette satiriche su Maometto, è stato
aggredito ieri a Smirne un sacerdote sloveno, don Martin
Kmetec. Abbiamo raccolto la sua testimonianza:
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R. – Ieri ero in una saletta, dove solitamente si tengono la catechesi per adulti e bambini. Ho sentito
qualcuno bussare forte alla porta e sono andato a vedere chi fosse.
C’erano sette-otto persone, di circa 20 anni. Erano
molto agitati e ho capito subito che era una situazione atipica. Poi ho
chiesto: “Cosa volete?”. “Vogliamo parlare con te”, mi hanno risposto. Quindi
ho ripetuto: “Ma chi siete voi, cosa volete sapere?”. Uno del gruppo mi ha
detto: “Siamo nazionalisti”. Quindi, mi ha preso per la gola, mi ha
strattonato, con forza. Poi, mi ha detto in turco: “Sei finito”. E’ una minaccia
che ha accompagnato anche con un emblematico gesto della mano. Poi sono
riuscito a chiudere la porta, ma gli aggressori l’hanno forzata e mi hanno
minacciato di nuovo, con le stesse parole. Hanno detto anche: “Allah Akbar (Dio è grande)”. Fortunatamente, non sono entrati nella saletta. Alla fine, si sono
allontanati gridando ancora due o tre volte: “Sei finito!”.
D. – Dopo Trebisonda, il virus del nazionalismo e del
fondamentalismo ha colpito anche Smirne, una parte della Turchia vicina
all’Occidente con lo sguardo verso Bruxelles: perché?
R. – Tutto è frutto del fanatismo. Io penso che il
fanatismo sia sempre il risultato di un’ideologia ben pensata …
D. – Questa mattina si sono celebrati a Roma i funerali di
don Andrea Santoro. Quali sono state le reazioni in Turchia dopo questo
assassinio?
R. – C’è stata la morte di un nostro confratello, un
sacerdote. Ma in Turchia i giornali avanzano supposizioni e alcuni
mezzi comunicazione fanno passare l’assassinio di don Andrea per un
crimine di mafia: questo per noi è il male peggiore!
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E in Turchia la
situazione è sempre più tesa: l’esplosione di una bomba in un locale ad Istanbul
ha causato, ieri, la morte di una persona e il ferimento di altre 16. La
responsabilità dell’attentato è stata rivendicata dal gruppo radicale curdo, “Falchi della libertà del Kurdistan”.
Ancora violenze in
Pakistan: almeno cinque persone sono morte, nella notte, durante scontri tra
estremisti sunniti e fondamentalisti
sciiti scoppiati nel villaggio di Hangu. L’episodio
si aggiunge agli attacchi di ieri costati la vita a più di 30 persone e
condotti durante una processione sciita per la festività dell’Ashura.
Otto militari afghani
sono morti e altri 7 sono rimasti feriti in diversi attacchi sferrati nella
zona orientale del Paese. L’Afghanistan sta vivendo una recrudescenza di
attacchi terroristici, proprio mentre la NATO si
prepara ad allargare la propria forza di pace. Ieri, gli scontri tra sunniti e sciiti ad Herat, in occasione della ricorrenza sciita dell’Ashura, sono costati la vita ad almeno 5 persone.
In Iraq sono stati
comunicati i risultati definitivi delle elezioni dello scorso 15 dicembre. Gli
sciiti hanno ottenuto la vittoria, ma non hanno ottenuto la maggioranza assoluta.
L’Alleanza irachena unita, che riunisce i principali movimenti sciiti di
ispirazione religiosa, potrà contare su 128 seggi dei 275 che compongono
l’Assemblea Nazionale. Sul terreno, intanto, è di almeno 11 morti e 38
feriti il bilancio dell’ennesimo attacco dinamitardo compiuto stamani a Baghdad
con un’auto-bomba, saltata in aria nel quartiere meridionale di al-Doura. Sempre nella capitale, è stato rapito nella notte
l’imam di una moschea sunnita.
Due militari americani sono rimasti uccisi, inoltre, vicino a
Falluja e una poliziotta irachena è stata assassinata
da un commando armato a Baquba. Sul fronte dei sequestri,
è stato trasmesso ieri un nuovo, straziante video della giornalista americana, Jill Carroll, rapita in Iraq a
gennaio. Nel filmato, la reporter chiede alle autorità statunitensi di liberare
le detenute irachene. “C'è
pochissimo tempo, fate presto”, dice Jill Carroll rivolgendosi all’amministrazione americana.
Ferme
reazioni di Israele e Stati Uniti dopo la decisione del presidente russo Putin di invitare a Mosca i
leader del movimento estremista Hamas, vincitore
delle elezioni palestinesi dello scorso 25 gennaio. Il ministro degli Esteri israeliano,
Livni, ha dichiarato che l’iniziativa rischia di
allentare la pressione internazionale tesa a sollecitare Hamas
a riconoscere lo Stato ebraico. Gli Stati Uniti hanno chiesto
chiarimenti al capo del Cremlino, che ieri –
nell’incontro a Madrid col premier spagnolo Zapatero
– si è proposto come mediatore tra israeliani e palestinesi.
In Israele, intanto,
sono 31 le liste che si contenderanno la vittoria alle elezioni parlamentari,
fissate per il prossimo 28 marzo. La Commissione elettorale centrale ha chiuso
i termini per la presentazione delle candidature. Lo sbarramento esclude le
formazioni che non raggiungono il 2 per cento delle preferenze.
In Norvegia, il
direttore di “Magazinet”, il giornale che lo scorso
10 gennaio ha pubblicato alcune vignette satiriche su Maometto, ha presentato
le sue scuse ai fedeli musulmani. In una conferenza stampa, il direttore ha
spiegato di aver sottovalutato le reazioni che la pubblicazione avrebbe provocato.
Reazioni che sono degenerate in violente proteste costate la vite a decine di
persone in diversi Paesi islamici.
Il moderato Fatmir
Sejdiu succede a Ibrahim Rugova alla guida del Kosovo. Il
54.enne esponente della Lega democratica, lo stesso
partito di Rugova, era l’unico candidato designato
per la presidenza. Sono state necessarie tre votazioni per arrivare
all’elezione. Sejdiu prende il posto lasciato vacante
dalla morte di Rugova, stroncato a gennaio da un male
incurabile.
Il virus H5N1 è arrivato
anche in Azerbaigian. Tracce del ceppo letale dell’influenza aviaria per l’uomo
sono state riscontrate, infatti, in alcuni uccelli morti sulle sponde del mar Caspio. Lo ha annunciato il ministro della Sanità del Paese
asiatico. Test effettuati in un laboratorio di Hong Kong hanno confermato,
inoltre, che una giovane indonesiana, morta ieri sera a Giakarta,
è deceduta per l’influenza aviaria.
In Gran Bretagna,
sconfitta per i laburisti di Tony Blair alle elezioni
suppletive in Scozia. Nel collegio di Dunfermline, la
candidata Catherine Stihler
è stata superata dalla liberal-democratica Willie Rennie.
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