RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 39 - Testo della trasmissione mercoledì 8  febbraio 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il sacrificio di don Andrea Santoro  “contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli". Cosi il Papa stamane all’udienza generale

Iniziano domani  ad Adelaide, in Australia, le celebrazioni della Giornata mondiale del malato. Benedetto XVI, che ha concesso per questa occasione l’indulgenza plenaria, invita a chinarsi con particolare sollecitudine su quanti soffrono problemi connessi al disagio mentale. Ce ne parla il cardinale Javier Lozano Barragán

OGGI IN PRIMO PIANO:

Venerdi’, in San Giovanni in Laterano, l’ultimo abbraccio a Don Andrea Santoro. E’ morto per amore, non e’ morto inutilmente: cosi’, ai nostri microfoni, il prof. Andrea Riccardi

Concluso ieri a Roma il Convegno nazionale sul catecumenato: intervista con mons. Giuseppe Lorizio

CHIESA E SOCIETA’:

Oggi la Chiesa ricorda San Girolamo Emiliani  e Santa Giuseppina Bakhita: il Papa esalta il coraggio di questi due testimoni fedeli di Cristo

 

Presentato ieri a New York il libro “Senza radici” dell’allora cardinale Ratzinger, volume scritto insieme a Marcello Pera, presidente del Senato italiano

Una nuova porta nelle Mura vaticane, aperta sul viale dei Bastioni di Michelangelo, sarà inaugurata venerdì prossimo

 

Aumentano i casi di meningite nel Nord del Kenya e nell’Est dell’Uganda

24 ORE NEL MONDO:

 Altri 4 morti in seguito a nuove violente proteste in Afghanistan per le vignette su Maometto

 

Alta partecipazione al voto nelle presidenziali e legislative tenutesi ieri ad Haiti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 febbraio 2006

 

 

IL SACRIFICIO DI DON ANDREA SANTORO  “CONTRIBUISCA ALLA CAUSA

DEL DIALOGO FRA LE RELIGIONI E DELLA PACE TRA I POPOLI".

COSI’ IL PAPA STAMANE ALL’UDIENZA GENERALE

 

Che la morte violenta di don Andrea Santoro, ucciso in Turchia, possa contribuire alla causa del dialogo fra le religioni e della pace dei popoli: l’invocazione di Benedetto XVI, all’udienza generale, stamane nell’Aula Paolo VI. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

**********

A don Andrea Santoro, l’omaggio di Benedetto XVI, accompagnato da un lungo applauso dei fedeli in chiusura dell’udienza, con una testimonianza commovente, una lettera del sacerdote scritta al Papa, solo pochi giorni fa:

 

“Non posso non ricordare quest’oggi don Andrea Santoro, che era sacerdote Fidei donum della diocesi di Roma, ucciso in Turchia la scorsa domenica, mentre era raccolto in preghiera. Proprio ieri sera mi è giunta una sua bella lettera, scritta il 31 gennaio scorso, insieme alla piccola comunità cristiana della parrocchia Santa Maria in Trebisonda. Lessi con profonda commozione questa lettera, che è uno specchio della sua anima sacerdotale, del suo amore per Cristo e per gli uomini, del suo impegno anche per i piccoli, nel segno del salmo che abbiamo sentito. Sarà pubblicata sull’Osservatore Romano questa lettera, testimonianza di amore e di attenzione a Cristo e alla sua Chiesa. Ha unito a questa, anche una lettera di donne della sua parrocchia, che mi invitano a venire e si rispecchia anche nella lettera di queste donne lo zelo di fede e di amore che era vivo nel cuore di don Andrea Santoro. Il Signore colga l’anima di questo silenzioso e coraggioso servitore del Vangelo e faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli”.

 

Il Signore, “re amoroso e attento alle sue creature”, “in modo particolare al povero e al debole”, è stato al centro della catechesi del Papa ispirata al Salmo 144. “La regalità divina - ha spiegato Benedetto XVI - non è, quindi, distaccata e altezzosa, come a volte può accadere nell’esercizio del potere umano. Piuttosto “Dio esprime la sua regalità nel chinarsi sulle creature più fragili e indifese”. Come “un genitore premuroso” “sostiene quelli che vacillano e fa rialzare coloro che sono caduti nella polvere dell’umiliazione”. Dunque “giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere”. E il vero credente è colui “che invoca il signore nella preghiera fiduciosa, lo cerca con cuore sincero, teme il suo Dio, rispettandone la volontà e obbedendo alla sua parola, ma soprattutto lo ama, certo di essere accolto sotto il suo manto”.

        

Durante i tanti saluti ai pellegrini di ogni parte del mondo, il Santo Padre rivolto ai fedeli croati ha ricordato loro a pochi giorni dalla memoria liturgica,il beato cardinale Alojzije Stepinac, martire, testimone della verità, invitandoli a trovare in lui “un esempio di vita cristiana e di amore per la Patria”; ha quindi evocato San Girolamo Emiliani e Santa Giuseppina Bakhita, di cui ricorre oggi la festa, citandone il coraggio perché possa aiutare in particolare i  giovani “ad aprire il cuore all’eroismo della santità nell’esistenza di ogni giorno”.

**********

 

NOMINA

 

In Brasile, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Santíssima Conceição do Araguaia mons. Dominique Marie Jean Denis You, finora vescovo titolare di Auzia e Ausiliare di São Salvador da Bahia.

 

 

INIZIANO DOMANI  AD ADELAIDE, IN AUSTRALIA, LE CELEBRAZIONI

DELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, SUL TEMA DEL DISAGIO MENTALE

- Intervista  con il cardinale Javier Lozano Barragàn -

 

Iniziano domani ad Adelaide, in Australia, le celebrazioni della 14a  Giornata mondiale del malato, che culmineranno l’11 febbraio, nella memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. La Messa di apertura sarà presieduta dall’arcivescovo di Adelaide mons. Philip Wilson, seguita dalla prolusione dell’Inviato Speciale del Papa, il cardinale Javier Lozano Barragàn, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute. Le celebrazioni di quest’anno si svolgono sul tema del disagio mentale. Benedetto XVI, che ha concesso per questa occasione l’indulgenza plenaria, nel suo messaggio per la Giornata invita a chinarsi con particolare sollecitudine su quanti soffrono problemi connessi al disagio mentale. Su questa esortazione del Pontefice ascoltiamo il cardinale Lozano Barragàn al microfono di Giovanni Peduto: 

 

**********

R. – Sì, penso che richiami l’attenzione in primo luogo sul numero così grande dei disagiati mentali nel mondo: 450 milioni. Poi, si tratta di sentire e vedere che altre malattie sono terribili, ma una malattia della mente colpisce l’uomo nel più intimo della sua anima, del suo essere. Dovrebbe essere, dunque, per noi una persona alla quale dobbiamo donare tutta la nostra comprensione, come dice il Papa, propriamente nel senso dell’accompagnamento e della guarigione.

 

D. – In molti Paesi, sottolinea il Papa nel messaggio, non esiste ancora una legislazione in materia, e in altri ancora manca una politica definita per la salute mentale. Inoltre, dice sempre il Papa, in molte parti del mondo i servizi per questi malati risultano carenti, insufficienti o in stato di disfacimento…

 

R. – E’ un fatto che solo il 25 per cento dei Paesi possieda una legislazione adeguata in questo senso, e poi dobbiamo vedere se venga applicata o meno. Quello che noi vediamo sono i poveri disagiati mentali che vagano, come barboni, nelle piazze delle città. Penso, dunque, che sia il momento di fare una revisione delle attuali leggi. Siamo contro questo abbandono dei malati, lasciati alla propria sorte, o che stanno in famiglia, ma che danno tali problemi alla famiglia da non poterli, non dico sopportare, ma curare, e che sono a volte un pericolo. Alcuni dicono che se sono un pericolo allora la polizia dovrebbe rinchiuderli in carcere. Ma questo è impossibile. Una mamma non può trattare così una figlia o un figlio che sia in questo stato. Non lo potrà fare. E allora serve una cura speciale.

**********

 

=======ooo=======   

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Il sacrificio della vita di don Andrea Santoro contribuisca al dialogo fra le religioni e alla pace fra i popoli: Benedetto XVI, tra la commozione e l’applauso degli ottomila fedeli presenti all’udienza generale, ricorda il sacerdote della diocesi di Roma “silenzioso e coraggioso servitore del Vangelo”.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero – L’intervento della Santa Sede alla Conferenza regionale per l’Africa della FAO: “Garantire ad ogni persona la possibilità di avere un’adeguata sicurezza alimentare”.

 

Servizio culturale - Un articolo del cardinale Tomas Spidlik in merito al volume di Paolo Siniscalco dal titolo “Le antiche Chiese orientali. Storia e letteratura”.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dell’economia. Secondo le valutazioni dell’FMI e dell’OCSE in Italia servono “riforme radicali”.

 

 

 

 

=======oo=======   

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

8 febbraio 2006

 

VENERDI’, IN SAN GIOVANNI IN LATERANO, L’ULTIMO ABBRACCIO

A DON ANDREA SANTORO. E’ MORTO PER AMORE, NON E’ MORTO INUTILMENTE:

COSI’, AI NOSTRI MICROFONI, IL PROF. ANDREA RICCARDI,

FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

 

La Chiesa di Roma si appresta a dare l’ultimo abbraccio a don Andrea Santoro: venerdì mattina, alle 10, il cardinale vicario Camillo Ruini presiederà la Messa esequiale nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Ma i fedeli potranno già rendere omaggio domani al feretro del sacerdote, nella camera ardente allestita nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, dove don Andrea è stato parroco prima di andare in Turchia.

 

In queste ore, con don Andrea, la Chiesa piange la scomparsa di padre Élie Koma, gesuita ucciso sabato scorso in Burundi, e ancora di Mateo Morales, direttore di un ospedale missionario nelle Filippine, assassinato da un gruppo di sconosciuti. Sono i martiri cristiani del Terzo Millennio. Una fulgida testimonianza dell’amore evangelico sulla quale riflette il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Lui è andato in questa missione, che aveva sentito, che molti giudicavano inutile, che non ci sono cristiani a Trebisonda, ma sentiva di dover stare in quella terra, terra degli Apostoli, per manifestare amore ai turchi e alla gente che incontrava. Davanti a questa vita non si possono dare interpretazioni politiche. Bisogna rispettarne il mistero, il mistero cristiano di una vita donata. Penso a quello che scriveva André Jarlan, un sacerdote francese Fidei donum, ucciso a Santiago, in Cile, all’epoca degli scontri durante il governo Pinochet. Diceva: “Quelli che amano, sono coloro che offrono la propria vita agli altri e non quelli che la tolgono agli altri”. Giovanni Paolo II ci ha insegnato a leggere nel nostro tempo e a vedere quanti nuovi martiri ci sono. Credo che sono tanti e la Chiesa torna ad essere una Chiesa di martiri.

 

D. – Dio è amore, ci ricorda il Papa nella sua prima Enciclica: è questo l’insegna-mento che ci consegnano i martiri del Terzo Millennio, come don Andrea Santoro?

 

R. – Sì. Noi abbiamo tante idee dal Concilio, con Giovanni Paolo II, Paolo VI. Abbiamo un Magistero articolato. Come vivere tutto questo? Il Papa ci suggerisce la via amoris, la via dell’amore. E la via dell’amore è la via della simpatia per gli uomini e della conoscenza di Dio.

 

D. – Molti hanno voluto vedere nell’uccisione di don Andrea Santoro una manifestazione di quello che ormai viene definito scontro di civiltà. Ma proprio don Andrea, come tanti altri missionari, lavorava nel silenzio per costruire ponti. E’ un’illusione la loro?

 

R. – Non credo sia una illusione. E’ una illusione cristiana. Forse noi siamo degli illusi; forse noi siamo dei sognatori. Nel comandamento dell’amore sta nascosto tutto del nostro atteggiamento. Si parla di dialogo, ma il dialogo non è qualcosa di accademico, il dialogo è l’attitudine di amore e di amicizia verso gli altri. Don Andrea Santoro non era un avamposto della cristianità nel mondo musulmano. Qualche volta nel mondo musulmano si vedono anche i cristiani d’Oriente come un avamposto della cristianità. No, non era questo. Per noi cristiani stare in quelle terre vuol dire compiere una missione e una testimonianza di amore che mostra come il Cristianesimo sia una religione universale. Pio XII, dopo la Seconda Guerra Mondiale, fece un discorso molto bello in cui disse: “Il Cristianesimo non è un impero e non è prigioniero di nessuna civiltà”. Noi oggi troviamo cristiani che appartengono al mondo indiano, troviamo cristiani che appartengono alla cultura africana, troviamo cristiani occidentali, cristiani d’oriente. Credo questo sia il grande messaggio. Certo in maniera imperfetta, in maniera limitata, ma quello che i cristiani vogliono dire nel nostro tempo, facendosi presenti a popoli diversi ed essendo parte di popoli diversi è che Dio ama tutti gli uomini e tutte le donne!

 

D. – Questo dell’amore, della propensione all’incontro è il contributo che il cristiano può dare ed anzi dà al dialogo tra i popoli e le religioni, anche vivendo in situazioni difficili come quei Paesi che non rispettano la libertà di culto?

 

R. – Negli anni Trenta, nel 1936, si tenne in Francia una Settimana Sociale dei cattolici francesi sullo scontro di civiltà. I temi non sono nuovi, è un secolo che ci riflettiamo. Lì si diceva: il Cristianesimo trascende una civiltà. Certo questa è una bella idea ma bisogna viverla e la vivono quelli che lottano. Penso che lottano con i poveri, che comunicano il Vangelo, che incoraggiano sotto tutte le latitudini. Penso che per fare questo c’è bisogno di fede e c’è bisogno di amore. Noi chiediamo anche che ci sia la libertà di farlo e ci sono parti in cui non c’è questa libertà. E i cristiani sono abituati nel Novecento, purtroppo, a soffrire la mancanza di libertà, ma anche dove non c’è la libertà non rinunciano a vivere questa loro missione, che è una missione essenzialmente di amore.

**********

 

 

CONCLUSO IERI A ROMA IL CONVEGNO NAZIONALE SUL CATECUMENATO

- Intervista con mons. Giuseppe Lorizio -

 

Si è concluso ieri a Roma il Convegno nazionale sul “catecumenato” in Italia,  promosso dalla CEI  e dall’Istituto Ecclesia Mater della Lateranense. Durante i due giorni di lavori è stata sottolineata l’importanza del  servizio catecumenale: si tratta della formazione degli adulti che tornano o si aprono alla vita cristiana.   E’ stato anche lanciato l’invito a  sensibilizzare la comunità ecclesiale  perché non sia spettatrice ma madre e testimone di fede nell’accogliere chi ritorna alla fede. Sulla prassi del catecumenato ascoltiamo  mons. Giuseppe Lorizio, preside dell’Ecclesia Mater, al microfono di Fabio Colagrande:

 

**********

R. – Questa prassi, che è molto antica nella Chiesa e che riguardava soprattutto i cristiani dei primi secoli, che chiedevano da adulti il Battesimo, ora viene a ricevere una sorta di risveglio all’interno della comunità ecclesiale perché ci troviamo di fronte a fenomeni di adulti che o ritornano alla fede, fanno parte della nostra cultura occidentale secolarizzata, quindi non sono stati battezzati da bambini perché magari i loro genitori ritenevano che dovessero scegliere loro a quale religione appartenere, oppure abbiamo la presenza di immigrati che chiedono di diventare cristiani e questi o sono provenienti dai Paesi dell’Est oppure dai Paesi africani, asiatici, eccetera.

 

D. – La richiesta di Battesimo da parte degli adulti è in crescita?

 

R. – Sì e questo appunto crea il problema di operare in maniera che ci siano adeguati percorsi per poter far sì che il Battesimo non sia solo una celebrazione di un momento liturgico, cultuale, ma sia espressione di  una fede matura e adulta di chi lo richiede.

 

D. – Possiamo dire, dunque, che è necessario aggiornare la prassi pastorale?

 

R. – Certo. Si parlava al convegno della necessità di instaurare una logica catecumenale nelle nostre comunità.

 

D. – Che significa?

 

R. – Che l’adulto diventi un po’ il centro dell’attenzione. Il catecumenato in senso stretto ha il senso di preparare al Battesimo e ai Sacramenti dell’iniziazione le persone  adulte, però possiamo intendere il catecumenato anche in senso più ampio e quindi i percorsi formativi degli adulti che chiedono di approfondire il senso della loro fede ed i suoi contenuti. Da questo punto di vista porre l’adulto al centro dell’attenzione è chiaro che richiede una sorta di conversione pastorale.

 

D. – Ad aprire il convegno c’era il segretario generale della CEI, mons. Betori che ha detto: “il servizio catecumenale deve essere un dono alla nostra vita, oc-

 

casione di una nuova fecondità della Chiesa e non certo rifugio in un clima di rassegnazione in un tempo di crisi. C’è questa lettura negativa che a volte viene data del catecumenato?

 

R. – Non si tratta di un espediente che bisogna attivare perché ci si sente come una sorta di cittadella assediata dalla pluralità delle appartenenze religiose, dalla presenza di appartenenti ad altre forme di religiosità oppure dal post cristianesimo secolaristico. Si tratta invece di una esigenza della fede stessa che, come dicono i vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per il decennio, ha bisogno di maturare e di diventare sempre più una fede adulta e pensata.

**********

 

 

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

8 febbraio 2006

 

 

LA CHIESA RICORDA OGGI I SANTI GIROLAMO EMILIANI E GIUSEPPINA BAKHITA.

IL LORO È UN ESEMPIO DI CORAGGIOSA FEDELTÀ A CRISTO

NELLA SOFFERENZA QUOTIDIANA

- A cura di Tiziana Campisi -

 

**********

ROMA. = Il coraggio di essere testimoni fedeli di Cristo per aprire il proprio cuore all’eroismo della santità nel quotidiano. Questo insegnano San Girolamo Emiliani e Santa Giuseppina Bahkita che la Chiesa ricorda oggi come esempi di perseverante pazienza nella preghiera e nella sofferenza. Nobile veneto vissuto nel XVI secolo, Girolamo Emiliani, aspirava ad una carriera che potesse regalargli gloria. Intraprende la vita militare ma fatto prigioniero durante una battaglia viene rinchiuso nei sotterranei di un castello, con ceppi ai piedi e alle mani e una catena al collo fissata ad una pesante palla di marmo. La sua ancor breve esistenza e i suoi ricordi gli si accalcano nella mente. Medita sulla vulnerabilità della potenza mondana e pensa alla madre che gli aveva insegnato a pregare e a confidare in Maria, madre di Gesù e madre spirituale di tutti i cristiani. E così, grazie alla preghiera si ritrova libero. Questo incontro personale con Dio per mezzo di Maria lascia la sua impronta. A poco a poco la sua vita subisce una svolta radicale: cambiano le amicizie; diventa abituale la lettura e la meditazione della Parola. Sente la vocazione all’impegno missionario a servizio dei poveri, degli infermi, dei giovani abbandonati e delle donne “pentite” e dopo un breve “noviziato” come penitente con Giampietro Carafa, il futuro Paolo IV, Girolamo si consacra a Dio. Trascina con l’esempio molti sacerdoti e laici che come lui vogliono servire Cristo nei poveri. Nascono i “Servi dei Poveri” poi Ordine dei Chierici Regolari di Somasca o Padri Somaschi che presero il nome dalla cittadina lombarda dove i collaboratori di Girolamo amavano ritirarsi in preghiera. Era solito dire: "Se Dio in voi trova sincera fede e speranza, farà di voi cose grandi, poiché egli esalta gli umili… Se perseverate nel mezzo della tentazione, Dio vi consolerà in questo mondo…; vi darà pace e tranquillità in questo mondo temporaneamente e poi nell'altro, per sempre". Muore per un’epidemia infettiva l’8 febbraio del 1537. Giuseppina Bakhita è nata nel Sudan nel 1869 ed ha conosciuto le angosce del rapimento e della schiavitù. Venduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum venne poi comperata da un Console italiano. A Venezia conobbe le Suore Canossiane e a loro Bakhita chiese di conoscere quel Dio che fin da bambina “sentiva in cuore senza sapere chi fosse”. “Vedendo il sole, la luna e le stelle, dicevo tra me: Chi è mai il Padrone di queste belle cose? E provavo una voglia grande di vederlo, di conoscerlo e di prestargli omaggio” diceva. Per oltre cinquant’anni visse prestandosi in diverse occupazioni nella casa di Schio. Le consorelle la stimavano per la sua dolcezza inalterabile, la sua squisita bontà e il suo profondo desiderio di far conoscere il Signore. «Siate buoni, amate il Signore, pregate per quelli che non lo conoscono. Sapeste che grande grazia è conoscere Dio!” ripeteva spesso. Con la vecchiaia, giunse una lunga e dolorosa malattia. Si spense l’8 febbraio del 1947 circondata dalla comunità in pianto e in preghiera cui si aggiunse una grande folla che voleva dare l’estremo saluto alla “Santa Madre Moretta” per chiederne la protezione dal cielo. (T.C.)

**********

 

 

UN’ETICA COMUNE È POSSIBILE: LO HA RIBADITO IERI A NEW YORK L’ARCIVESCOVO

CELESTINO MIGLIORE CITANDO LE PAROLE DEL LIBRO “SENZA RADICI” DELL’ALLORA CARDINALE RATZINGER. LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME, SCRITTO INSIEME

AL PRESIDENTE DEL SENATO ITALIANO PERA, ALLA COLOMBIA UNIVERSITY

- A cura di Paolo Mastrolilli -

 

**********

NEW YORK. = Il mondo di oggi è interconnesso attraverso il commercio, i flussi finanziari e la comunicazione digitale, ma è culturalmente frammentato a causa delle diverse percezioni in quasi ogni campo. Da qui è partito l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, intervenendo alla Colombia University di New York, per la presentazione del libro “Senza radici” scritto dall’allora cardinale Joseph Ratzinger con il presidente del Senato italiano Marcello Pera, presente all’evento. “Alle volte – ha proseguito il presule – sembra che, mentre la governance globale ha una sua logica, essa manca di una propria etica. Perciò il Papa esprime una buona dose di realismo costruttivo quando afferma la possibilità di un’etica comune. La razionalità degli argomenti, egli scrive, dovrebbe chiudere il divario fra l’etica secolare e religiosa, fondando un’etica della ragione che vada oltre tale distinzione”. Pera ha introdotto il suo intervento dicendo che l’Occidente e in particolare l’Europa, attraversano un grave stato di crisi morale e spirituale. Quindi ha spiegato che questa crisi di identità presenta alcuni sintomi: il rifiuto di menzionare le radici giudaico-cristiane nella Costituzione europea, il fatto di dimenticare che i diritti umani fondamentali sono riconosciuti e non creati dalla legge, il tentativo di privare la religione cristiana di qualunque ruolo sociale, discriminandola rispetto alle altre, il multiculturalismo, il relativismo. L’Europa –secondo Pera- avrebbe sviluppato, per esempio, una sorta di sindrome di colpevolezza, in base alla quale se i terroristi proclamano la “Jihad”, la responsabilità ricade su di essa che ha generato il loro risentimento. Il rimedio suggerito da Pera, citando il Papa, è il ruolo delle minoranze creative, capaci di rilanciare attraverso il vissuto l’identità perduta.

********** 

 

UNA NUOVA PORTA NELLE MURA VATICANE SARÀ INAUGURATA VENERDÌ.

IL VARCO SARÀ APERTO SUL VIALE DEI BASTIONI DI MICHELANGELO

 

ROMA. = Un nuovo ingresso nelle mura vaticane sarà inaugurato venerdì alle 12. La porta, che si affaccia sul viale dei Bastioni di Michelangelo, ha la funzione di sola uscita pedonale e carrabile dal parcheggio di Santa Rosa, di recente costruzione, e servirà, in determinati orari, per il traffico delle auto in uscita dal Vaticano. All’inaugurazione parteciperanno il cardinale Casimir Edmund Szoka, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e mons. Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Benedictus XVI P.M. civitatis vaticanae officialium commoditati ostium aperiri iussit A.D. MMVI Pont. I”: questa l’epigrafe commemorativa che ricorderà l’apertura della porta. Il varco era stato realizzato nel 1929, anno dei Patti Lateranensi tra la Santa Sede e l’Italia durante il Pontificato di Papa Pio XI. Successivamente richiuso per la costruzione della “Zona industriale Vaticana”, dopo oltre settantacinque anni, quel varco viene definitivamente riaperto e completato con la posa di una porta in bronzo decorata con lo stemma dello Stato Città del Vaticano, le insegne del Pontefice. Il vano della nuova porta, larga 3.70 metri ed alta 4.60 metri, è stato realizzato con la demolizione manuale delle mura; il ripristino del paramento è stato effettuato utilizzando laterizi originali, residuo della demolizione, con malta di composizione uguale a quella antica. Il rivestimento in bronzo della porta è opera dallo scultore Gino Riannetti. La nuova porta si aggiunge a quelle carrabili esistenti di “Sant’Anna”, che si affaccia su via di Porta Angelica, del “Perugino”, su via della Stazione Vaticana, e a quelle dell’“Arco delle Campane”, riservata alle visite dei Capi di Stato, e del “Petriano”, impiegata prevalentemente durante le Cerimonie Pontificie. (T.C.)

 

 

AUMENTANO I CASI DI MENINGITE NEL NORD DEL KENIA E NELL’EST DELL’UGANDA.

FONTI LOCALI ACCUSANO DI INDIFFERENZA LE AUTORITÀ GOVERNATIVE KENIANE

MENTRE QUELLE UGANDESI HANNO GIÀ PRESO DELLE CONTROMISURE

 

NAIROBI. = Almeno 54 persone sono morte per meningite nelle ultime settimane in Kenia e in Uganda. La malattia sta interessando la provincia keniota del Pokot occidentale e quelle di Nakapiripiriti e Moroto, nel nord-est dell’Uganda. In Kenia, i morti per meningite sarebbero almeno una trentina e centinaia i contagiati, secondo quanto raccolto dall’Agenzia Ansa e dalla MISNA da fonti locali, che accusano di indifferenza le autorità governative, sostenendo che senza un intervento appropriato potrebbe essere difficile bloccare l’epidemia. Il responsabile sanitario provinciale della Rift Valley, Ibrahim Amira, ha lanciato un appello agli abitanti delle aree di Kunayo, Alale, Naoyapong e Amakerit, affinché chiedano l’assistenza medica ogni qualvolta siano in grado di riconoscere i sintomi della malattia, tra cui febbre alta, forte mal di testa e rigidità di collo. Secondo Amira la carestia minaccia di peggiorare la situazione, soprattutto per anziani e bambini. In Uganda, oggi, fonti ufficiali mediche riferiscono di 23 morti e 330 contagiati. Nel Paese, sarebbe già in corso una campagna di vaccinazione su vasta scala che riguarderebbe oltre 300 mila persone, e una massiccia distribuzione di farmaci. (A.E.)

 

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

8 febbraio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco –

 

Non si arresta, nei Paesi islamici, la drammatica serie di manifestazioni di protesta, innescate diversi mesi dopo la prima pubblicazione di caricature su Maometto in Danimarca. Gli incidenti più gravi sono avvenuti in Afghanistan, dove sono morti 4 dimostranti, e in Cisgiordania. Il nostro servizio:

 

**********

Le vignette satiriche continuano ad infiammare il mondo arabo. In Afghanistan si è ripetuto l’ormai consueto e drammatico copione: manifestazioni contro le caricature su Maometto sono degenerate in dure proteste rendendo inevitabile lo scontro tra dimostranti e polizia. Teatro della protesta è stata la città di Qalat, nel sud del Paese. Una folla inferocita ha lanciato pietre contro la sede della polizia. Gli agenti hanno reagito e almeno 4 persone sono rimaste uccise. Nello Stato asiatico, che ha conosciuto l’esperienza del regime talebano, il presidente Karzai ha sottolineato, in particolare, la necessità di distinguere tra l’offesa arrecata al sentimento religioso e la strumentalizzazione delle caricature. La situazione è tesa anche in Cisgiordania: ad Hebron centinaia di giovani hanno preso d’assalto la sede degli osservatori internazionali. In Iran, in risposta alle vignette su Maometto, un giornale ha annunciato un concorso di caricature sull’Olocausto. In questo clima cresce, inoltre, il timore che un ristretto numero di predicatori fondamentalisti possa alimentare altre sanguinose proteste. A Londra, intanto, un tribunale ha condannato ieri a 7 anni di reclusione, un imam di una moschea con l’accusa di istigazione all’odio razziale e all’omicidio. Di fonte a questi casi c’è, poi, anche la ferma reazione dell’Islam moderato: in Afghanistan, il Consiglio dei religiosi islamici ha invitato i dimostranti a fermare le proteste e in Kosovo, gli imam hanno condannato le violenze scatenate dalla diffusione delle vignette satiriche. Il segretario generale dell'organizzazione della Conferenza islamica, l’Alto rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell’Unione Europea e il segretario generale dell’ONU hanno lanciato, infine, un nuovo appello alla responsabilità e al dialogo.

**********

 

E in Italia si è aperta stamani, al Viminale, la prima riunione della Consulta islamica, voluta dal ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu. Alla riunione partecipano, tra gli altri, rappresentanti di associazioni islamiche, imam ed esperti di diritto. Sull’ondata di contestazioni e proteste innescate dalla pubblicazione di caricature su Maometto, ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, proprio il ministro Giuseppe Pisanu:

 

**********

R. - Penso che la protesta sia stata montata per fini soprattutto politici. Non dimentichiamoci mai che l’estremismo islamico è un movimento essenzialmente politico che strumentalizza cinicamente i valori religiosi. Io penso che l’Italia possa entrare in questo ambito di rischio se le centrali che hanno promosso la protesta hanno messo in conto anche il nostro Paese. Ma confido molto nelle componenti moderate.

 

D. – In Italia, sono ancora attive cellule terroristiche del fondamentalismo islamico?

 

R. – Sì, ma hanno svolto, fino ad ora, compiti più marcatamente di sostegno logistico a gruppi che sono operativi altrove. Sono dedite, infatti, soprattutto alla raccolta di fondi, alla falsificazione di documenti, al reclutamento di mujaheddin da mandare nelle zone di conflitto etnico-religioso. Nulla esclude, però, che queste cellule possano d’improvviso e per decisione autonoma, entrare direttamente in azione sul territorio nazionale. Debbo dire, però, che fino ad oggi non abbiamo colto né in Italia, né all’estero, segnali certi in questo senso.

***********

 

In Medio Oriente, il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha respinto, stamani, il piano esposto dal primo ministro israeliano ad interim, Ehud Olert, per un ritiro parziale dalla Cisgiordania, mantenendo il controllo su Gerusalemme e la Valle del Giordano. “Esortiamo il governo israeliano a tornare al tavolo dei negoziati – ha detto il negoziatore palestinese – precisando che lo Stato ebraico deve abbandonare la sua politica unilaterale”.

 

Ennesimo attacco terroristico in Afghanistan: tre persone sono rimaste uccise in un attentato dinamitardo compiuto questa mattina nella provincia occidentale di Farah. Le vittime sono un turco, un indiano e il loro autista afghano. I due stranieri lavoravano per un’impresa impegnata nella costruzione di una strada. Lo ha riferito il governatore della regione.

 

Rafforzate le misure di sicurezza in Iraq: alla vigilia dell’Ashura, la più grande festa religiosa sciita, le forze irachene hanno chiuso diversi ponti sul Tigri a Baghdad, per evitare attacchi e attentati durante le celebrazioni. Nella festa dell’Ashura, gli sciiti ricordano la morte dell’imam Hussein, uno dei nipoti di Maometto. Nella città santa di Karbala, dove si trova il mausoleo di Hussein, sono attesi milioni di fedeli.

 

Nuovo focolaio di influenza aviaria nel nord della Cina in un allevamento di polli. Il ministero dell’Agricoltura ha comunque dichiarato che la “situazione è sotto controllo”. Un altro focolaio è stato individuato in Nigeria: in volatili domestici sono state trovate tracce del ceppo H5N1, il più letale per l’uomo.

 

In Nepal, scontri tra forze governative e ribelli maoisti hanno provocato la morte di almeno 9 persone. I combattimenti sono scoppiati nella parte orientale del Paese poco dopo l’apertura delle urne per le elezioni comunali. Sono chiamati al voto più di un milione e mezzo di aventi diritto ma le principali formazioni politiche e i ribelli maoisti hanno invitato gli elettori a boicottare la consultazione. In base ai primi dati, l’affluenza è bassa. Dalla competizione elettorale si sono ritirati, inoltre, più di 600 candidati dell’opposizione. Secondo gli oppositori del governo, le elezioni indette dal Re Gyanendra, le prime dal 1999, costituiscono un ulteriore mezzo per rafforzare il potere del sovrano.

 

Anche le elezioni tenutesi ieri ad Haiti per eleggere il capo dello Stato, 30 senatori e 99 deputati, sono state caratterizzate da episodi di violenza: nella parte occidentale del Paese, due persone sono rimaste uccise in seguito a tumulti. Sulla consultazione, la prima dopo la destituzione dell’ex presidente Aristide nel febbraio 2004, ascoltiamo il servizio di Maurizio Salvi:

 

**********

Il semplice fatto che le votazioni siano state portate a termine in tutto il Paese, ha costituito un innegabile successo. Max Maturin, presidente del consiglio elettorale provvisorio, ha detto che la giornata ha avuto le caratteristiche di un evento storico. Eppure, il rischio di un fallimento del processo elettorale è apparso ad un certo punto possibile poiché, nonostante gli haitiani si fossero assiepati all’ingresso dei seggi, la macchina organizzativa ha visibilmente fatto acqua. Non sono mancati il malcontento e scene di violenza. Le forze dell’ordine e la MINUSTAH, la missione dell’ONU di stabilizzazione di Haiti, sono state costrette ad intervenire con energia. Commentando il bilancio delle vittime, il portavoce della forza di pace delle Nazioni Unite ha detto che non si deve dimenticare il contesto di violenza esistente da molto tempo nel Paese, aggiungendo che votare ad Haiti non è come votare in Svizzera. Il tasso di partecipazione elettorale è stato, infine, del 75 – 80 per cento. Commentando questo dato, il capo delle delegazione degli osservatori dell’Unione Europea ha dichiarato che una popolazione così motivata si sarebbe meritata elezioni ben preparate e bene organizzate.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvio, ANSA, per la Radio Vaticana.

**********

 

A due giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Torino 2006, è stato diffuso un video-messaggio del presidente italiano Ciampi che ha lanciato un appello alla concordia e ad un “maggiore senso di responsabilità”. “E’ un’occasione – ha detto il capo di Stato – per confermare le nostre capacità e rilanciare il nostro sviluppo. Non dobbiamo mancarla”.

 

Restiamo in Italia. E’ passata la fiducia al governo sul decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino che contiene le nuove norme in materia di contrasto della tossicodipendenza. Con questo provvedimento, non esiste più alcuna distinzione tra droghe leggere e pesanti. Per lo spaccio si prevedono pene graduali  da 6 a 20 anni di reclusione.

 

=======ooo=======