RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 38  - Testo della trasmissione di martedì 7 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cordoglio del Papa per l’uccisione di un padre gesuita burundese. Benedetto XVI lancia un appello a rinunciare definitivamente alla violenza perché il Burundi possa ritrovare la pace:  intervista con mons. Paul Richard Gallagher

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Giunta in Italia dalla Turchia la salma di don Andrea Santoro. Arrestato il giovane assassino del missionario: le vignette su Maometto all’origine dell’omicidio. Le testimonianze di mons. Antonio Lucibello e di don Marco Vianello

 

Non si ferma la rivolta islamica contro le vignette blasfeme: quattro morti in Afghanistan.  Ce ne parla il padre gesuita Samir Khalil Samir

 

Elezioni legislative e presidenziali ad Haiti dopo quasi due anni di governo di transizione in seguito alla rivolta popolare contro l’ex presidente Jean Bertrand Aristide: con noi Joanny De Matteis

 

In Italia 7 giovani su 10 si dichiarano cattolici: ma sono pochi i praticanti. Intervista con mons. Domenico Sigalini

 

Dal 13 febbraio il Vicariato di Roma promuove le Giornate di orientamento universitario: ce le illustrano mons. Lorenzo Leuzzi e il prof. Marco Mancini

 

CHIESA E SOCIETA’:

All’VIII Convegno nazionale di pastorale giovanile, a Lignano Sabbiadoro, 500 giovani cominciano i lavori con una Messa in suffragio di don Andrea Santoro

 

Dopo 20 anni di esilio è iniziato il ritorno dei rifugiati sudanesi dalla Repubblica Centrafricana

 

Bolivia: comincia oggi le sue trasmissioni “Radio Atipiri”, la prima emittente in lingua aymara

 

Rappresentanti di 400 mila religiosi a Fatima per l’Assemblea generale dell’Unione delle Conferenze Europee dei Superiori Maggiori (UCESM)

 

Domani a Bangalore, prende il via la riunione plenaria biennale della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India (CBCI)

 

24 ORE NEL MONDO:

In Afghanistan almeno 13 morti per un attentato rivendicato dai Talebani

 

L’Iran sospende ogni forma di cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 febbraio 2006

 

IL CORDOGLIO DEL PAPA PER L’UCCISIONE DI UN PADRE GESUITA BURUNDESE.

BENEDETTO XVI LANCIA UN APPELLO A RINUNCIARE DEFINITIVAMENTE ALLA VIOLENZA PERCHE’ IL BURUNDI POSSA RITROVARE LA PACE

- Intervista con mons. Paul Richard Gallagher -

 

Dopo la tragica morte di don Andrea Santoro un altro fatto di sangue ha colpito la Chiesa cattolica. Sabato scorso è stato ucciso,  in circostanze ancora non chiarite alla periferia di Bujumbura,  un padre gesuita burundese. Si tratta di padre Élie Koma, di 59 anni, religioso  ben conosciuto come direttore di esercizi spirituali. La notizia è stata resa nota ieri. Il  Papa, in un telegramma inviato al nunzio apostolico in Burundi, mons. Paul Richard Gallagher, a firma del cardinale Angelo Sodano, esprime il suo profondo cordoglio per l’uccisione  del religioso. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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Benedetto XVI “rende grazie per l’opera compiuta da padre Koma al servizio della crescita spirituale di tutte le persone che hanno beneficiato del suo apostolato”. Esprime quindi la sua vicinanza ai familiari e alla Compagnia di Gesù, di cui padre Koma faceva parte dal 1967. Il Papa lancia infine un appello a quanti “compiono ancora atti di violenza” perché rinuncino “definitivamente a questa opera di morte per permettere a tutti gli abitanti del Paese di vivere nella pace e nella sicurezza”. Padre Koma era stato ordinato sacerdote nel 1980 e da 3 anni era il responsabile della chiesa dei Gesuiti di Kamenge, uno dei quartieri più poveri di Bujumbura. I funerali si svolgeranno domani a Bujumbura e saranno presieduti  dal presidente della Conferenza episcopale burundese mons. Jean Ntagwarara. Ma sulla figura di padre Élie Koma ascoltiamo il nunzio apostolico in Burundi mons. Gallagher che conosceva molto bene il padre gesuita ucciso:

 

R. – Padre Koma ha svolto per parecchi anni il suo ministero al Liceo dello Spirito Santo della Compagnia qui, a Bujumbura, dove lui si dedicava molto alla predicazione dei ritiri spirituali, soprattutto per le religiose, si occupava anche dei Movimenti mariani del Paese. Un uomo pieno di attività, di zelo, veramente una persona di cui si sente la perdita, una persona che svolgeva un grande apostolato, e cercava di fare tutto per tutti …

 

D. – Padre Koma è stato ucciso in circostanze ancora poco chiare …

 

R. - … non perfettamente chiarite. Ma da quello che ho capito io, sembra che il padre accompagnasse alcune persone a casa, passando davanti ad un bar

 

proprio quando c’era appena stato un gravissimo delitto: un militare era stato assassinato e si crede che padre Koma sia stato ucciso per eliminare un testimone del delitto.

 

D. – Qual è la situazione, oggi, del Burundi?

 

R. – La situazione del Burundi è una situazione di speranza dopo tanti anni di guerra civile. Nel 2005 ci sono state le elezioni, è stato un anno di grande attività politica, adesso abbiamo un governo democratico, e questo nuovo governo inizia a lanciare i suoi nuovi progetti. Purtroppo, esiste ancora un gruppo di ribelli che si fa sentire intorno alla capitale, e poi c’è anche il pericolo di una grave carestia a Nord e ad Est del Paese, dove le piogge quest’anno sono state molto irregolari, per cui per il secondo anno di seguito le popolazioni del Nord soffrono di una seria scarsità alimentare.

 

D. – Il processo di riconciliazione nazionale sta dunque andando avanti?

 

R. – Questa è una cosa che sta andando avanti e andrà avanti ancora a lungo, è qualcosa che si realizzerà – credo – nei prossimi decenni, forse ci vorranno generazioni … E la Chiesa ha testimoniato, il clero, i tanti fedeli laici, anche con la vita la necessità dell’amore cristiano, resistendo alla tentazione di rendere questo conflitto un conflitto etnico. La Chiesa qui si impegna sempre di più per essere testimone della fede che abbiamo in Gesù Cristo; è anche testimonianza di una Chiesa che soffre, insieme con un popolo che soffre.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina - In Italia le spoglie di don Andrea Santoro, eroico testimone di dialogo: il feretro è giunto all'aeroporto di Ciampino accolto dal Cardinale Camillo Ruini. Il cordoglio del Presidente Carlo Azeglio Ciampi.

 

Servizio vaticano - Dichiarazione della Conferenza Episcopale Polacca sulla risoluzione del Parlamento europeo riguardante la omofobia.

 

Servizio estero - Cordoglio del Papa per un sacerdote assassinato in Burundi.

Iraq: la difesa di Saddam Hussein sospende i contatti con il Tribunale speciale.

 

Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo "Quando il pessimismo arriva al punto di deformare ogni pensiero": la difficile esperienza sul "farsi prossimo".

 

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Claudio Toscani da titolo "Un simbolismo ricco di rifrangenze metafisiche": tutta la produzione poetica di William Butler Yeats nei Meridiani.

 

Servizio italiano - La Veglia di preghiera della Comunità di Sant'Egidio - nella Basilica di Santa Maria in Trastevere - in ricordo di don Andrea Santoro. 

In rilievo il tema della par condicio.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 febbraio 2006

 

GIUNTA IN ITALIA DALLA TURCHIA LA SALMA DI DON ANDREA SANTORO.

ARRESTATO IL GIOVANE ASSASSINO DEL MISSIONARIO:

LE VIGNETTE SU MAOMETTO ALL’ORIGINE DELL’OMICIDIO.

- Interviste con mons. Antonio Lucibello e don Marco Vianello -

 

“La sua è stata una testimonianza eroica”. E’ quanto affermato dal cardinale vicario Camillo Ruini, dopo aver benedetto la salma di don Andrea Santoro, giunta poco dopo le 11 all’aeroporto di Ciampino. E poche ore prima dell’arrivo del feretro, è stato arrestato il giovane che domenica ha assassinato don Andrea nella sua chiesa di Trebisonda, in Turchia. Il sedicenne – ha riferito la televisione turca Ntv - avrebbe confessato di aver agito sull'onda della rabbia per le vignette satiriche su Maometto. Sulla situazione dei rapporti tra comunità cristiana e musulmana in Turchia, la riflessione del nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello, raggiunto telefonicamente ad Ankara da Fabio Colagrande:

 

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R. – Fino ad ora è stato sempre ispirato da un rispettoso rapporto ed ispirato ad un dialogo. E da parte nostra, ed anche da parte degli ambienti locali, il dialogo viene sempre curato e promosso.

 

D. – In che contesto avveniva la missione di don Andrea?

 

R. – La zona certamente non è facile, perché la presenza cristiana e cattolica è molto ridotta. In pratica, non c’era una tradizione, un ambiente favorevole. D’altra parte, però, lo spirito con il quale era venuto qui don Andrea era proprio quello ispirato a questo bisogno che lui sentiva di un dialogo fluido con le altre espressioni di fede qui presenti.

 

D. – Il Papa esprime la sua particolare vicinanza alla comunità cristiana della Turchia. Quanto è importante questa vicinanza del Papa?

 

R. – E’ molto importante, perché in definitiva in questo messaggio di solidarietà c’è il nucleo della grande ispirazione che deve avere qui la piccola comunità cristiano-cattolica nel suo rapporto con il mondo musulmano.

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E proprio nel ricordo di don Santoro si è aperta a Lignano Sabbiadoro, la prima giornata dei lavori del IX convegno nazionale di pastorale giovanile della CEI. Venerdì 9 febbraio, invece, si terrà ad Istanbul l'assemblea dell’episcopato turco. Si discuterà su quali iniziative intraprendere dopo la tragica uccisione di don Andrea. Sulla figura del sacerdote ucciso in Turchia, la testimonianza di don Marco Vianello, viceparroco della chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio, dove don Andrea era stato parroco dal 1994 al 2000. Testimonianza raccolta da Fabio Colagrande:

 

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Un prete molto attivo, entusiasta del suo ministero, capace di coagulare intorno a sé tante persone, tante realtà ecclesiali. Sicuramente, dunque, una testimonianza molto bella e molto costruttiva per me, che al tempo ero un prete abbastanza giovane. Abbiamo condiviso questa passione per il Medio Oriente in genere, per la Terra Santa e per la Turchia: la missione che si accingeva a svolgere, per la quale si è preparato e per la quale, secondo me, era particolarmente portato, essendo fortemente sensibile ai temi del dialogo interreligioso. Un uomo capace di dialogo aperto, franco e anche molto rispettoso. Io credo che al di là di quello che è successo, e di come è successo, credo ci sia la testimonianza di un sacerdote della Chiesa di Roma, che ha pensato importante che la Chiesa di Roma fosse presente nelle Chiese dell’Asia minore. Era lì per sostenere l’impegno di tanti cristiani. Credo fosse consapevole che in quelle zone si rischia la vita. Non l’ho mai visto particolarmente preoccupato per questo. Non è che si lasciasse molto intimorire in genere. Credo che abbia incontrato la morte nel modo in cui lui stesso avrebbe voluto morire: sul campo, pregando, in Chiesa, in contatto con queste persone, con questo mondo così vario come quello della Turchia.

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NON SI FERMA LA PROTESTA ISLAMICA CONTRO LE VIGNETTE BLASFEME.

 QUATTRO MORTI IN AFGHANISTAN

- Intervista con padre Samir Khalìl Samir -

 

 

         L’eco negativa delle vignette caricaturali su Maometto pubblicate a più riprese da diversi giornali di Paesi occidentali e ritenute blasfeme dal mondo islamico, si allarga a cerchi concentrici e sfugge al controllo delle ordinarie vie diplomatiche. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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         Un drammatico effetto domino di proteste, ritorsioni e violenze, che al momento nessun sembra essere in grado di bloccare, riportando la questione in un ambito di moderazione, dialogo, buon senso. E si contano già diverse vittime di questa ondata di rabbia e inquietudine che sta percorrendo il mondo islamico. Stamane l’assalto in Afghanistan ad un campo norvegese della Forza internazionale della NATO, a Maymana, nel nord ovest del Paese:  quattro i morti che si aggiungono ad almeno altri quattro ieri durante analoghe manifestazioni. Altri attacchi oggi alle postazioni militari italiane ad Herat e a Kabul, dove è stata coinvolta anche l’ambasciata italiana, e così anche ieri quella danese, evacuata, e quella norvegese. Nuovo tentativo in massa stamane di penetrare nell’ambasciata danese - assaltata ieri sera insieme a quella austriaca - a Teheran, dove però – un segnale positivo - il governo si è impegnato a difendere le sedi diplomatiche ma ha pure deciso di sospendere da oggi tutti gli accordi commerciali con la Danimarca, considerato che l’Iran ogni anno importa merci per 280 milioni di dollari da questo Paese. Disordini pure in Algeria, Indonesia e Iraq, dove dimostranti sciiti hanno chiesto una Fatwa, così anche sassi sono stati lanciati contro la sede dell’Unione Europea a Gaza; e un ragazzo di 14 anni è stato ucciso dalla Polizia in Somalia per sedare atti violenti contro uffici di organizzazioni internazionali, a Bosaso. Rischiano intanto fino a tre anni di carcere i due direttori di settimanali giordani, che hanno pubblicato le vignette, arrestati di nuovo dopo il rilascio domenica scorsa che aveva suscitato proteste in Parlamento. Chiuso anche il settimanale al Hurya, nello Yemen, che pure le aveva pubblicate, e ordinato l’arresto di editore e direttore; mentre oggi 5 mila studenti yemeniti sono scesi in piazza a Sanaa, marciando fin sotto gli Uffici dell’ONU. Sulla vicenda è intervenuto il Giappone, che comprende – ha detto il portavoce degli Esteri – il risentimento del mondo arabo, ma non giustifica reazioni violente e vandalismi. Tra le reazioni dei leader, il presidente del Consiglio italiano Berlusconi ha invitato al dialogo: “guai se si arrivasse – ha detto – ad un scontro di civiltà”.

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         Si susseguono intanto i commenti di opinionisti di ogni credo religioso e formazione culturale, in ogni latitudine, per interpretare la vicenda e riportarla nei termini della ragione, offrendo risposte ai tanti perché di quanto sta accadendo. Ascoltiamo il commento del padre gesuita Samir Khalil Samir, egiziano, docente di storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto orientale. L’intervista è di Fabio Colagrande.

 

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R. – Il mondo musulmano - al quale personalmente appartengo - ha questa idea, che l’Occidente è il nemico che cerca di aggredire il mondo islamico, il quale si sente vittima dell’Occidente: a causa del potere dell’Occidente, a causa di tutto ciò che viviamo dall’11 settembre in poi, ma anche prima c’era questo. E questo è un punto grave perché, da una parte l’Occidente per un kamikaze generalizza e dice “i musulmani”, e il mondo musulmano, per un fatto privato, dice “l’Occidente”. E questo può diventare causa di conflitti gravi a livello internazionale, e perciò si deve precisare di nuovo e dire: ciò che è successo in questi giornali è un fatto di questi giornali, punto e basta. Non si tratta dei governi, ma dei giornali, sì. D’altra parte, noi stessi dovremmo imparare a distinguere tra il privato e il pubblico, la religione e la politica.

 

D. – Padre Samir, cosa deve imparare l’Occidente da questa vicenda?

 

R. – Il sentimento religioso è ciò che è più profondo nella natura umana, nella maggioranza dell’umanità. Forse in Occidente si è perso il senso religioso, ma da noi – cristiani orientali o musulmani – è toccare qualcosa di essenziale. Allora questa potrebbe essere l’occasione per riflettere sui limiti della libertà di espansione, e non per fare un’eccezione per i musulmani – sarei contrario – ma per tutte le religioni: il fenomeno religioso dev’essere trattato con tatto, con discrezione, con discernimento per non suscitare ‘incendi’.

 

D. – E quale può essere, invece, la lezione per i Paesi arabi?

 

R. – Noi arabi dobbiamo imparare che la libertà di stampa è una realtà e che non si può rigettarla neppure in nome della religione!

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ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI AD HAITI DOPO QUASI DUE ANNI

DI GOVERNO DI TRANSIZIONE IN SEGUITO ALLA RIVOLTA POPOLARE

 CONTRO L’EX PRESIDENTE JEAN BERTRAND ARISTIDE

- Intervista con Joanny  De Matteis -

 

Aperti i seggi ad Haiti per le elezioni legislative e presidenziali. Si tratta delle prime consultazioni dopo la sanguinosa rivolta di due anni fa che ha rovesciato il regime dell’allora capo di Stato Aristide, attualmente in esilio in Sudafrica. Tra le decine di candidati per la più alta carica del Paese, i sondaggi danno in vantaggio l’ex presidente, Renè Preval. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Dopo quattro rinvii, è giunto il giorno della verità a Port-au-Prince, dove la tensione è alta: c’è chi è convinto che nell’ombra si siano organizzate forze interessate a bloccare il processo elettorale. Ma questo appuntamento con il voto - sostengono i responsabili della MINUSTAH, la missione dell’ONU per la stabilizzazione di Haiti - non può fallire, perché proprio in questi giorni scade il mandato del governo provvisorio guidato dal premier Gerard Latortue e un eventuale fallimento getterebbe il Paese nel caos. L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Juan Gabriel Valdez, ha anticipato che nel caso di un fallimento del voto, Haiti sarebbe posta sotto un protettorato internazionale. L’inviato dell’ONU ha anche precisato che in ogni caso i Caschi Blu dovrebbero restare per altri due, forse tre anni, per permettere al nuovo governo di trovare una formula che ridia speranza ad una società vittima di una povertà estrema e di una violenza senza fine. Fra le decine di candidati di tutte le origini ed esperienze politiche e militari, l’unico che sembra potersi imporre è l’ex presidente della Repubblica, René Preval, un tempo molto vicino all’ex presidente, Jean-Bertrand Aristide. Gli osservatori sono convinti che una vittoria di Preval riaprirebbe le porte di Haiti all’ex capo dello Stato, che in queste settimane è rimasto silenzioso nel suo esilio sudafricano.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Ma quale atmosfera si respira in queste ore ad Haiti? Lucas Duran lo ha chiesto a  Joanny  De Matteis, viceconsole onorario italiano a Port-Au-Prince:

 

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R. – L’atmosfera a Port-au-Prince è piuttosto tranquilla. Ci sono ancora lunghe file di persone in attesa delle loro carte elettorali. Sono iscritte tre milioni e mezzo di persone per questa consultazione e si pensa che ci sarà un’affluenza di almeno il 50-60 per cento.

 

D. – Ci sono già dei sondaggi che fanno pensare al prevalere di uno dei candidati...

R. – I due candidati che andranno sicuramente al ballottaggio, se il primo turno non sarà sufficiente a decretare il nuovo capo di Stato, saranno l’ex presidente Préval e, il volto nuovo della politica haitiana, Charles Baker.

 

D. – In generale, proprio queste ultime ore prima del voto, sono state contraddistinte da una situazione dominata da violenze e timori, oppure tutto è effettivamente molto tranquillo?

 

R. – Due-tre settimane fa si è registrata una nuova ondata di rapimenti. Il capo della delegazione dell’ONU ha confermato che questi sequestri sono avvenuti per sostenere economicamente uno o due partiti politici. Alcuni gruppi, secondo diversi osservatori, si sono auto-finanziati con il denaro del riscatto …

 

D. – In particolare, nelle bidonville – la più nota di tutte è Cité Soleil – qual è la situazione?

 

R. – Il problema è che per poter permettere a questo elettorato di votare, sono stati spostati i seggi elettorali alla periferia di Port-au-Prince; anche appartenenti a “gang” iscritti nelle liste elettorali, difficilmente potranno votare. Su di loro pendono, infatti, mandati di arresto e una volta identificati, difficilmente potrebbero uscire dalla bidonville per andare a votare …

 

D. – Lei conosce bene Haiti: qual è la sua sensazione rispetto a queste elezioni? C’è davvero la possibilità che si arrivi ad un cambiamento, nel Paese?

 

R. – Sì. La speranza c’è. Il capo dell’opposizione Andy Apaid ha definito queste elezioni “fondatrici”. Credo, quindi, che ci sarà una svolta. C’è la speranza che ci sia un cambiamento effettivo.

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IN ITALIA, SECONDO UNA RICERCA, 7 GIOVANI SU 10 SI DICHIARANO CATTOLICI

- Intervista con mons. Domenico Sigalini -

 

            Oltre 10 milioni di giovani italiani si dichiarano cattolici, ma pochi partecipano abitualmente alle funzioni religiose. E’ il dato che emerge dalla ricerca “Come i giovani italiani vivono il rapporto con la religione”, promossa dal COP, il Centro Orientamento pastorale, realizzata dall’Istituto IARD e presentata ieri mattina nella sede della nostra emittente. Evidente l’importanza della figure femminili interne alla famiglia nella trasmissione della fede. Un aspetto, quest’ultimo, ricordato anche domenica da Benedetto XVI nella visita alla parrocchia di Sant’Anna. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

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         Il 70% dei giovani in Italia si dice cattolico. Vanno a Messa tutte le settimane soprattutto i giovanissimi di 15-17 anni. Molto diffusa la preghiera individuale: un giovane su cinque prega tutti i giorni, uno su tre solo a volte, uno su quattro dice di non pregare mai. Secondo i dati IARD raccolti su un campione di 3mila giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, il 73% delle giovani donne si dichiara cattolico, contro il 66% dei maschi. La percentuale più alta spetta al Sud, quella più bassa al centro Italia. Resta la famiglia, l’ambito della trasmissione della fede: le prime catechiste sono infatti mamme e nonne.

 

         Un dato che fa eco alle parole pronunciate dal Papa nella vista alla parrocchia di Sant’Anna in Vaticano: 

 

“Le donne sono le prime portatrici della parola di Dio, sono vere evangeliste”.

 

         Secondo il rapporto, ai molti giovani – “cattolici per tradizione” – si contrappone il gruppo dei cattolici praticanti, per i quali la definizione di cristiano comporta precise e coraggiose scelte di vita. Un panorama piuttosto variegato, dunque, che fa intravedere tra i giovani italiani una comune tensione verso la spiritualità che non sempre riesce a   trovare risposte. Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente del COP:

 

“Non domanda fruizione di beni religiosi, un giovane, non domanda rosari, non domanda Messe, non mi domanda questo… Però, mi domanda se c’è Dio, mi domanda se deve accontentarsi degli oroscopi o se invece deve fare qualcosa di più … Quindi, la Chiesa è aiutata da questi dati a ripensarsi, a vedere: ‘Ma questa sete, riusciamo a soddisfarla oppure costruiamo continuamente delle palizzate attorno alle sorgenti, se noi ci riteniamo la sorgente?’. Ecco, questo mi fa tremare, perché vuol dire che abbiamo la sorgente della vita, che è Gesù, i giovani ne hanno bisogno e noi mettiamo dei paletti o delle reti perché non si accostino!”.

 

         I giovani sono la fascia che più di ogni altra dispone di tempo libero. Ecco perché – ha esortato ancora mons. Sigalini - è importante che laici e consacrati svolgano un’azione evangelizzatrice proprio nei luoghi deputati allo svago.

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DAL 13 FEBBRAIO IL VICARIATO DI ROMA PROMUOVE

LE GIORNATE DI ORIENTAMENTO UNIVERSITARIO

- Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi e il prof. Marco Mancini -

 

         Aiutare gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado a scegliere la facoltà giusta. Questo è l’obiettivo delle Giornate di Orientamento Universitario, promosse dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma che si svolgeranno presso l’Istituto salesiano di Via Marsala a partire dal 13 febbraio per concludersi il 10 marzo. I giovani che parteciperanno all’iniziativa, avranno l’opportunità di conoscere da vicino le offerte formative di tutte le università di Roma e del Lazio. Ascoltiamo monsignor Lorenzo Leuzzi direttore dell’ ufficio per la pastorale universitaria  al microfono di Marina Tomarro:

 

 

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R. – L’orientamento universitario costituisce un servizio perché la scelta della futura facoltà sia vissuta nel giovane a partire da motivazioni profonde che coinvolgano direttamente la propria esperienza personale, la sua capacità di relazionarsi agli altri e soprattutto le motivazioni anche di un dialogo sereno di verifica con Dio stesso, perché crediamo che l’esperienza universitaria costituisca un momento ulteriore di maturazione che dovrà aiutare il giovane nelle scelte definitive.

 

D. – Ma in che modo si svolgerà questa iniziativa?

 

R. – I giovani, venendo presso l’Istituto salesiano, troveranno innanzitutto la possibilità di conoscere quali sono le università, per esempio, a Roma. E poi, soprattutto, il momento più importante è il confronto con i docenti universitari; ci saranno professori disponibili ad aiutare i giovani non tanto a parlare di questa o di quella facoltà, ma della disciplina universitaria, proprio per confrontarsi sulle capacità e anche sulle ispirazioni più profonde dei giovani a confronto con il progetto di studi che incontreranno nei concreti corsi di laurea.

 

D. – Ma una scelta universitaria, oggi nasce dai propri interessi, oppure si cerca di guardare soprattutto alle prospettive che una facoltà può offrire nel mondo del lavoro? Professor Marco Mancini, presidente del Coordinamento dei Rettori delle Università del Lazio:

 

R. – Sicuramente, è la seconda ipotesi. Cioè: è chiaro che oggi, visto il contesto che è sempre più difficile, i ragazzi con sempre maggiore attenzione cercano di orientarsi in modo tale da avere percorsi di studio che siano poi proficui per il lavoro. Su questo non c’è alcun dubbio. Devo anche dire, tra l’altro, che ho notato che in questi ultimi anni il modo con cui i ragazzi si avvicinano all’università è diverso rispetto al passato, cioè molto più approfondito, si informano il più possibile, consultano internet e sicuramente sono estremamente attenti a quelle che sono le possibilità lavorative del mercato del lavoro, rispetto alle facoltà universitarie.

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CHIESA E SOCIETA’

7 febbraio 2006

 

 

ALL’VIII CONVEGNO NAZIONALE DI PASTORALE GIOVANILE, A LIGNANO SABBIADORO,

500 GIOVANI COMINCIANO I LAVORI CON UNA MESSA IN SUFFRAGIO DI DON ANDREA SANTORO. L’ARCIVESCOVO DI UDINE,

MONS. BROLLO: SIATE LUCE DEL MONDO

 

LIGNANO SABBIADORO. = È iniziata nel ricordo di don Andrea Santoro, il sacerdote ucciso domenica scorsa in Turchia, la prima giornata dell’VIII Convegno nazionale di pastorale giovanile apertosi ieri a Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine. I 500 giovani che prendono parte ai lavori, riferisce l’agenzia SIR, si sono divisi questa mattina in gruppi per partecipare ad una Messa in suffragio di don Santoro. L’incontro, dal titolo Ma io vi dico - Nuove parole per la fede”. La dimensione culturale di una Pastorale giovanile Missionaria, è stato promosso dal Servizio nazionale CEI per la Pastorale giovanile, in collaborazione con il Servizio Nazionale per il Progetto Culturale e vuole affrontare il tema della evangelizzazione della cultura, vista come veicolo delle idee, delle aspettative e delle inquietudini dei giovani. “Portate la fiamma di Cristo, vera luce per l’uomo, ai vostri coetanei – ha detto l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, che ha portato il suo saluto ai presenti – siate luce del mondo. Cristo ci impedisce di essere rassegnati e ci trasforma in suoi testimoni. Riscoprite le radici da cui nasce la nostra fede”. Nella desertificazione del sapere in cui si vive oggi, il Vangelo è “la grande notizia che dà senso alla vita e la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio e donata al prossimo è il primo mezzo di evangelizzazione”, questa la sintesi dell’intervento di mons. Sergio Lanza, docente della Lateranense. “Le parole da sole non bastano – ha però avvertito Lanza – i giovani credono ai fatti. L’evangelizzazione dei giovani è veramente tale quando ridona loro gusto nella e della loro vita di ogni giorno”. Quando non conduce all’adesione di una dottrina ma all’incontro con Cristo”. Luogo concreto di annuncio, secondo il pastoralista, “è la Chiesa”. Questa sera, i giovani si raduneranno per una veglia di preghiera nella Basilica di Aquileia dove incontreranno l’arcivescovo di Gorizia, Dino De Antoni. (T.C.)

 

 

INIZIATO IL RITORNO DEI RIFUGIATI SUDANESI. GRAZIE AD UN ACCORDO FIRMATO

DALLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA, DAL SUDAN E DALL’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI, È PARTITO IL PRIMO VOLO

CON UN GRUPPO DI SFOLLATI

 

KHARTOUM. = Dopo quasi 20 anni di esilio, un gruppo di 49 rifugiati sudanesi ha fatto ritorno dalla Repubblica Centrafricana ai propri villaggi di origine nel Sudan meridionale. A riferirlo è l’agenzia Fides. Si tratta del primo gruppo di rifugiati che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) prevede di rimpatriare dalla Repubblica Centrafricana nel corso del 2006 e del 2007. Il gruppo è stato trasportato con un aereo dal campo di Mboki a Tambura, località della provincia di Western Equatoria. Il volo è stato pianificato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), in seguito alla firma di un accordo fra Repubblica Centrafricana, Sudan e UNHCR. I rifugiati sono giunti a Tambura nella mattinata di ieri, oltre 16 anni dopo aver abbandonato il loro Paese a causa della devastante guerra civile. Qui hanno incontrato familiari e conoscenti e sono stati calorosamente accolti dalle autorità locali che hanno incoraggiato tutti i rifugiati originari del Sudan meridionale che si trovano ancora in nazioni straniere a fare ritorno nel loro Paese di origine. Nei prossimi mesi, l’UNHCR e l’OIM prevedono di organizzare tre o quattro voli settimanali e di consentire, ogni settimana, a circa 600 rifugiati di far ritorno nel loro Paese. Le operazioni di rimpatrio dovrebbero essere completate entro la fine del 2007. La maggior parte dei rifugiati sudanesi che si trova attualmente nella Repubblica Centrafricana vi è giunta nel corso degli anni ‘90 e si è insediata principalmente a Mboki - a 200 chilometri dalla frontiera con il Sudan - dove si stima che vivano attualmente 12 mila rifugiati. Altri 4 mila risiedono invece nella regione di Kaga Bandoro e in centri urbani, in particolare a Bangui. Si stima che attualmente siano 350 mila i rifugiati originari del Sudan meridionale che vivono in Stati confinanti, mentre oltre 4 milioni di sudanesi sono sfollati all’interno del loro Paese. (T.C.)

 

 

BOLIVIA: COMINCIA OGGI LE SUE TRASMISSIONI “RADIO ATIPIRI”, LA PRIMA EMITTENTE IN LINGUA AYMARA DEDICATA AGLI ABITANTI DELL’OMONIMO SOBBORGO DI SENKATA, LOCALITÀ A UNA VENTINA DI CHILOMETRI DALLA CAPITALE LA PAZ

 

LA PAZ. = Questa mattina, ad El Alto, in Bolivia, si sono accesi i microfoni di “Radio Atipiri”. È la prima emittente radiofonica in lingua aymara, riferisce l’agenzia MISNA, che trasmette da Senkata, quartiere orientale a circa venti chilometri dalla capitale boliviana La Paz, che conta quasi un milione di abitanti. La nuova radio avrà una programmazione di tipo culturale, basata su racconti di vita vissuta, testimonianze e informazioni sulla realtà locale. Una parte del palinsesto, su iniziativa dell’ex ministro dell’Educazione, Donato Ayma, sarà in lingua spagnola. “Vogliamo cha la gente abbia diritto di parola, che esprima i propri problemi, le proprie preoccupazioni”, ha detto la figlia di Ayma, Tania, co-fondatrice del progetto e direttrice del Centro di educazione e comunicazione per le Comunità indigene (CECOPI). Dopo aver avviato la radio, i fondatori adesso mirano alla realizzazione della prima emittente televisiva in lingua aymara. (A.E.)

 

 

I RAPPRESENTANTI DI 400 MILA RELIGIOSI A FATIMA PER L’ASSEMBLEA GENERALE DELL’UNIONE DELLE CONFERENZE EUROPEE

DEI SUPERIORI MAGGIORI. TEMA DELL’INCONTRO: LA VITA SPIRITUALE DI FRONTE ALLE SFIDE EUROPEE

 

FATIMA. = Quarantadue Conferenze ed Unioni in rappresentanza di circa 400 mila religiosi e religiose di 26 Paesi d'Europa sono riunite da ieri a Fatima per l’Assemblea generale dell’UCESM, l’Unione delle Conferenze europee dei Superiori maggiori, sul tema "La vita religiosa oggi: la nostra vita spirituale di fronte alle sfide europee". Ad aprire i lavori stamani il Presidente dell’UCESM, p. August Hülsmann; nel pomeriggio, sr. Enrica Rosanna, Sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, parlerà delle sfide della vita religiosa in Europa. Il programma dell’Assemblea prevede per giovedì una giornata culturale a Lisbona, organizzata dalla Conferenza portoghese, quindi i partecipanti si raccoglieranno nella cattedrale per prendere parte alla celebrazione eucaristica presieduta dal Patriarca, il cardinale José da Cruz Policarpo. Nella mattinata di sabato, pellegrinaggio al Santuario di Fatima, mentre nel pomeriggio si terrà l’ultima sessione assembleare, con l’approvazione del documento finale dell’incontro. (T.C.)

 

 

DOMANI A BANGALORE, PRENDE IL VIA LA RIUNIONE PLENARIA BIENNALE

DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DELL’INDIA. TEMA DELL’INCONTRO: “L’EDUCAZIONE CATTOLICA E LA PREOCCUPAZIONE

DELLA CHIESA PER GLI EMARGINATI”

 

BANGALORE.= “L’educazione cattolica e la preoccupazione della Chiesa per gli emarginati” è il tema sul quale si svolgerà a Bangalore, in India, la riunione plenaria biennale della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (CBCI). L’incontro, che sarà ospitato al St. Peter’s Pontifical Seminary, si aprirà con gli interventi del presidente della CBCI, il cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, e del nunzio apostolico in India, l’arcivescovo Pedro López Quintana. I vescovi si concentreranno sulle potenzialità della scolarizzazione nella lotta all’esclusione, sul magistero della Chiesa universale in materia di istruzione e sul ruolo delle scuole cattoliche nel mondo, e in particolare in India. Alla Conferenza, che si compone di oltre 200 membri, prenderanno parte anche 160 vescovi di rito latino, siro-malabrese e siro-malankarese. La riunione si concluderà con una Dichiarazione finale, sottoposta a votazione, che presenterà al clero, ai religiosi e ai laici i frutti delle riflessioni dell’episcopato. (A.E.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 febbraio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ennesimo attentato in Afghanistan: la città meridionale di Kandahar, ex roccaforte del passato regime dei Talebani, è stata teatro di un nuovo attacco dinamitardo contro il quartiere generale della polizia. L’azione, rivendicata dai Talebani, ha provocato la morte di almeno 13 persone.

 

 Violenze anche in Iraq, dove un duplice attentato, sferrato nel centro di Baghdad, ha causato almeno 7 morti, tra cui diversi civili. Il primo ordigno è scoppiato vicino ad un affollato mercato. La folla accorsa sul luogo dell’esplosione, è stata poi investita da una seconda deflagrazione. Poco dopo un altro attacco, condotto da ribelli a Falluja, è costato la vita al capo della municipalità della città sunnita. In tutto il Paese arabo sono state rafforzate, intanto, le misure di sicurezza in vista delle celebrazioni per la festività sciita dell’ Ashura, che avrà inizio giovedì prossimo.

 

 L’Iran sospende ogni forma di cooperazione volontaria con l’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Le ispezioni a sorpresa ai siti nucleari iraniani dovranno terminare entro la metà di febbraio Lo ha annunciato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale precisando che Teheran ha deciso di applicare la norma approvata lo scorso novembre dal Parlamento. In base a questa legge, la Repubblica islamica può interrompere ogni relazione con l’Agenzia dell’ONU in caso di deferimento del dossier iraniano al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’esecutivo di Teheran sostiene che i propri programmi di ricerca e sviluppo sul nucleare, compreso l’arricchimento dell’uranio, hanno come scopo la produzione di energia. Ma la comunità internazionale teme che gli obiettivi dell’Iran non siano pacifici. Secondo gli Stati Uniti, il governo di Teheran possiede tecnologia e materiali per sviluppare una bomba atomica.

 

 Il nuovo primo ministro palestinese sarà un rappresentante di Hamas e all’esecutivo prenderanno parte anche uomini di Al Fatah. Lo ha dichiarato un leader di Hamas, il movimento fondamentalista palestinese che ha vinto le elezioni dello scorso 25 gennaio. Sul terreno, intanto, è stato ucciso il capo delle sedicenti Brigate Al Quds durante un’incursione compiuta da truppe israeliane a Nablus. Gli aerei dello Stato ebraico sono inoltre tornati a colpire, stamani, il settore settentrionale della Striscia di Gaza. Il raid ha provocato il ferimento di una ragazza palestinese di 15 anni.

 

 

 Nuovi spiragli di pace nello Sri Lanka: rappresentanti del governo di Colombo e dei ribelli delle Tigri Tamil si incontreranno a Ginevra i prossimi 22 e 23 febbraio per porre fine allo stato di impasse che da anni affligge i negoziati. Lo ha annunciato il mediatore norvegese, Erik Solheim, dopo aver incontrato a Londra un leader dei guerriglieri. Prima di questa intesa, le Tigri Tamil avevano respinto, nei giorni scorsi, un’altra proposta per una tornata negoziale. Il rifiuto era arrivato dopo una serie di sequestri di operatori umanitari vicini al movimento ribelle. Ma adesso le parti “esamineranno le modalità per migliorare l’applicazione dell’accordo sul cessate il fuoco”, ha precisato con un comunicato l’ambasciata norvegese. Nello Sri Lanka, il conflitto tra forze governative e ribelli indipendentisti ha provocato, negli ultimi trenta anni, la morte di almeno 65 mila persone.

 

 E’ sempre più alta la tensione in Nepal, dove nuovi scontri tra ribelli maoisti e forze di sicurezza hanno causato la morte di almeno 8 persone, in maggioranza militari. La capitale Kathamandu continua, inoltre, ad essere bloccata dagli scioperi, organizzati congiuntamente da gruppi maoisti e partiti dell’opposizione per boicottare le elezioni amministrative di domani. La consultazione è stata convocata dal re Gianendra, che un anno fa ha assunto pieni poteri dopo aver licenziato il governo.

 

 Sono 63 le persone morte in Cina per i festeggiamenti del Capodanno. Lo rivela l’agenzia Nuova Cina. Il numero delle vittime è diminuito rispetto al passato, nonostante sia stato autorizzato per la prima volta l’utilizzo dei fuochi d’artificio anche nei grandi centri urbani. Il nuovo anno lunare cinese è iniziato il 29 gennaio.

 

 In Costa Rica, i risultati delle presidenziali tenutesi domenica scorsa, sanciscono un inatteso e inedito testa a testa: un esiguo margine divide, infatti, due candidati dopo lo scrutinio di quasi tutti i seggi. In base ai dati diffusi dal Tribunale supremo delle elezioni, l’ex capo di Stato e premio Nobel per la pace, il socialdemocratico Oscar Arias, ha ottenuto solo 4 mila voti in più dello sfidante, l’economista  Otton Solis, che guida una formazione di centro. Il nome del nuovo presidente si conoscerà solo tra due settimane, al termine della verifica del conteggio manuale.

 

 A Cuba più di 130 bandiere nere con una stella bianca sono state innalzate nei pressi di un ufficio americano. E’ la protesta organizzata nella capitale, L’Avana, per nascondere messaggi politici statunitensi fissati su pannelli luminosi. Ieri sera il leader cubano Fidel Castro aveva partecipato alla cerimonia dell’alzabandiera. Poi è iniziata la veglia da parte di una folla di cubani che con cartelli e slogan ha ricordato l’invasione del 1961 alla Baia dei Porci, l’attentato contro un aereo cubano del 1976 e una serie di esplosioni in alberghi. Tutti avvenimenti pianificati, secondo Cuba, dal governo di Washington. Nei giorni scorsi, Fidel Castro aveva definito l’iniziativa americana dei pannelli luminosi una “grossolana provocazione tesa a distruggere le fragili relazioni” tra i due Paesi.

 

 In Costa d’Avorio almeno 12 persone sono state uccise da uomini armati in una fattoria a nord della città di Guiglo, nella zona occidentale del Paese. Probabilmente si tratta di un regolamento di conti. Il mese scorso le truppe di pace delle Nazioni Unite sono state evacuate proprio da Guiglo, in seguito agli attacchi dei sostenitori del Presidente Laurent Gbabo.

 

 È di 12 morti il bilancio di un gravissimo incidente stradale avvenuto nella notte a Roma. Un pullman, con a bordo turisti turchi, è finito in dirupo a causa, probabilmente, di un improvviso malore del conducente. Parlando di questa sciagura a margine della II Conferenza del turismo, il sindaco di Roma ha detto. “E’ una ragione in più perché Italia e Turchia si sentano più vicine e si diano la mano”.

 

Tragedia sfiorata in Germania: fortunatamente non ci sono state vittime in seguito al cedimento del tetto di un supermercato a Toeging am Inn, in Alta Baviera. Lo hanno annunciato i responsabili della protezione civile. Secondo quanto precisato dalla polizia, cinque impiegati e un cliente sono riusciti a lasciare l’edificio prima che il tetto crollasse.

 

In Europa si allunga la vita media. Lo sostiene uno studio dell’Eurostat, l'Ufficio Europeo di Statistica secondo cui, in Europa, 8 decessi su 10 avvengono dopo i 64 anni. Le cause di mortalità più frequenti sono le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie dell'apparato respiratorio.

 

 

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