RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 36  - Testo della trasmissione di domenica 5  febbraio 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“L’uomo non è il padrone della vita”: così Benedetto XVI, stamane in visita nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Vita che va sempre difesa, anche quella segnata da marginalità e sofferenza, specie nella fase terminale, ha ribadito all’Angelus, nell’odierna Giornata per la vita celebrata in Italia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Aumentano le proteste e le ritorsioni violente nei Paesi islamici per le vignette blasfeme su Maometto, comparse sulla stampa occidentale. La riflessione di mons.  Michael Fitzgerald

          

A 28 anni dal varo della legge 194, l’invito dei vescovi italiani a rispettare il bene della vita, donata da Dio. Ai nostri microfoni Antonio Ventura

        

Il controverso tema dell’ordinazione episcopale delle donne al centro del dibattito, a Londra, del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra. Intervista con fratel Jonathan Boardman

 

Domani a Fatima l’Assemblea delle Conferenze europee dei superiori e delle superiore maggiori d’Europa. Ce ne parla suor Enrica Rosanna

 

Cresce l’attesa per l’apertura, venerdì prossimo, delle Olimpiadi invernali di Torino. Con noi mons. Carlo Mazza

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei presuli della Bolivia per aiutare le vittime delle catastrofi naturali che stanno colpendo il Paese

 

Gli istituti religiosi dell’Uganda tracciano un drammatico identikit del Paese a poche settimane dalle elezioni

 

I religiosi dell’India chiedono più spazio per le donne nella Chiesa

 

Le donne violentate in India non saranno più condannate per adulterio

 

Al dottor Joaquin Navarro-Valls il premio dell’Associazione nazionale dei giornalisti degli Uffici stampa

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iran riprende le proprie attività nucleari e annuncia di non voler più autorizzare ispezioni nei propri siti di ricerca atomica

 

Israele trasferirà i fondi dovuti all’ANP, inizialmente congelati dopo la vittoria di Hamas

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 febbraio 2006

 

 

“L’UOMO NON È IL PADRONE DELLA VITA”: COSÌ BENEDETTO XVI, STAMANE IN VISITA NELLA PARROCCHIA DI SANT’ANNA IN VATICANO. VITA CHE VA SEMPRE DIFESA, ANCHE QUELLA SEGNATA DA MARGINALITÀ E SOFFERENZA, SPECIE NELLA FASE TERMINALE, HA RIBADITO ALL’ANGELUS NELL’ODIERNA GIORNATA PER LA VITA,

CELEBRATA IN ITALIA

 

“L’uomo non è il padrone della vita”: il monito del Papa stamane durante l’omelia nella visita alla chiesa di Sant’Anna,la sua parrocchia’, nella Città del Vaticano. Il richiamo di Benedetto XVI nella Giornata per la vita, celebrata oggi in Italia: se togliamo alle creature il riferimento a Dio – ha detto il Santo Padre – si rischia di cadere nell’arbitrio dell’uomo che può farne un uso dissennato. Ogni vita umana “merita ed esige di essere sempre difesa e promossa” – ha ribadito Benedetto XVI all’Angelus –  ma ciò contrasta con “l’edonismo diffuso nelle cosiddette società del benessere”. Ad attendere il Papa nella piccola chiesa di Sant’anna una folla di fedeli, così come migliaia di pellegrini si sono poi raccolti in Piazza San Pietro per la recita della preghiera mariana, a mezzogiorno. Ascoltiamo la cronaca di questa attesa visita nel servizio di Tiziana Campisi

 

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(Musica)

 

Un clima di preghiera e gioia accoglie Benedetto XVI nella chiesa di Sant’Anna, la parrocchia del Vaticano. Tanti i fedeli ad aspettarlo fuori le mura vaticane e a loro il papa ha rivolto affettuosamente il suo saluto. A dargli il benvenuto il vicario generale per la Città del vaticano, mons. Angelo Comastri, e il parroco, il padre agostiniano Gioele Schiavella, che con queste parole ha presentato la comunità di Sant’Anna:

 

“La nostra aspirazione è quella di poter realizzare, nel nostro piccolo, con l’aiuto della grazia di Dio, il triplice compito della Chiesa che Lei ha elencato nella sua enciclica Deus caritas est, e cioè annunzio della Parola di Dio, celebrazione dei sacramenti e servizio della carità”.

 

(Musica)

 

Ricca d’insegnamenti l’omelia di Benedetto XVI, per lo più a braccio. Il Pontefice comincia con un parallelismo, l’episodio evangelico della guarigione della suocera di Pietro cela un significato più profondo:

 

In questo episodio appare simbolicamente tutta la missione di Gesù. Gesù venendo dal Padre si reca alla casa dell’umanità, alla nostra terra e trova un’umanità ammalata, ammalata di febbre, di quella febbre delle ideologie, delle idolatrie, della dimenticanza di Dio”.

 

Il Papa sottolinea che è la Parola il farmaco che dissipa le nebbie delle ideologie e delle idolatrie e che con i sacramenti risana dalla febbre dei peccati. Poi la figura della suocera di Pietro: è simbolo delle donne pronte a servire:

 

… sono anima della famiglia, anima della parrocchia… un grazie sentito a tutte le donne che animano questa parrocchia, alle donne che servono in tutte le dimensioni, che ci aiutano sempre di nuovo a conoscere la Parola di Dio non solo con l’intelletto, ma col cuore.

 

Tornando al Vangelo e alla preghiera di Gesù al Padre, l’insegnamento del Papa si sposta sull’essenza della Trinità: grazie ad essa l’uomo può rapportarsi a Dio. Dio è centro della vita dell’uomo quando viene fatta la sua volontà, afferma Benedetto XVI, e fare la volontà del Padre significa dar vita al Regno di Dio. Dove invece Dio non c’è, esiste distruzione e vuoto:

 

E possiamo vedere nella storia del secolo scorso, come negli Stati dove Dio era abolito, non solo l’economia è stata distrutta ma soprattutto le anime. Le distruzioni morali, le distruzioni della dignità dell’uomo sono le distruzioni fondamentali…”.

 

Infine il pensiero del Papa è alla Giornata della vita. L’uomo che è custode e amministratore della vita, ha detto il Santo Padre, oggi oscilla tra due mentalità opposte: quella che ritiene la vita umana nelle mani dell’uomo e quella che la riconosce nelle mani di Dio. Ma Benedetto XVI ammonisce:

 

“…se vien tolto alle creature il loro riferimento a Dio, come fondamento trascendente, esse rischiano di cadere in balia dell’arbitrio dell’uomo che può farne-  come vediamo-  un uso dissennato”.

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Il valore e la difesa della vita, al centro anche della riflessione del Papa all’Angelus, di fronte a decine di migliaia di persone presenti oggi in Piazza San Pietro, tra cui numerosissimi laici che operano in questo campo, in particolare nel Movimento per la vita, accompagnati per l’occasione dal cardinale Camino Ruini, cui Benedetto XVI ha rivolto “uno speciale pensiero” di apprezzamento per l’opera svolta. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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“Far sì che la vita sia sempre accolta come dono e accompagnata con amore” – ha sottolineato il Papa – ringraziando quanti si adoperano in tal senso. Da qui l’invito a pregare e riflettere tutti sul tema dell’odierna Giornata “Rispettare la vita” specialmente quando versa in condizioni di difficoltà. Poi il richiamo agli insegnamenti dell’Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, “un’autentica pietra miliare nel Magistero della Chiesa – ha osservato Benedetto XVI - su una questione tanto attuale e decisiva”, laddove si indica “che la vita umana è un valore primario da riconoscere”, che il Vangelo invita sempre a rispettare. E fondamentale nel promuovere la vita è quel “servizio della carità” la cui importanza è bene evidenziata – ha ricordato il Santo Padre - nella sua recente Enciclica  Deus Caritas est.

 

“Prima ancora delle iniziative operative, è fondamentale promuovere un giusto atteggiamento verso l’altro: la cultura della vita è in effetti basata sull’attenzione agli altri, senza esclusioni o discriminazioni.

 

E dunque, “ogni vita umana, in quanto tale, merita ed esige di essere sempre difesa e promossa”,quella nascente” come “quella segnata dalla marginalità o dalla sofferenza, specialmente nella sua fase terminale”.

 

“Sappiamo bene che questa verità rischia di essere spesso contraddetta dall’edonismo diffuso nelle cosiddette società del benessere: la vita viene esaltata finché è piacevole, ma si tende a non rispettarla più quando è malata o menomata.”

 

In questo giorno particolare il Papa ha affidato alla Madonna le donne in attesa, le famiglie, gli operatori sanitari e i volontari che si impegnano in molti modi al servizio della vita,  pregando in particolare, per le persone che si trovano in situazioni di maggiore difficoltà, e ricordando infine che oggi nella diocesi di Roma inizia la “Settimana per la vita e la famiglia”, che culminerà domenica prossima con un momento di festa nel Santuario della Madonna del Divino Amore.

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 febbraio 2006

 

 

 CRESCE L’ONDATA DI PROTESTE NEI PAESI ISLAMICI: ATTACCATA UNA CHIESA

CRISTIANO MARONITA IN LIBANO, INCENDIATE E SACCHEGGIATE

LE AMBASCIATE DANESE E NORVEGESE IN SIRIA

- Intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald -

 

Diversi Paesi islamici sono stati teatro di nuove proteste legate alla vicenda delle caricature satiriche su Maometto. In Libano, i manifestanti hanno preso di mira una chiesa cristiano maronita e in Siria sono state date alle fiamme le ambasciate di Norvegia e Danimarca. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Si estende a macchia d’olio nel mondo arabo la protesta per le vignette sull’Islam inizialmente pubblicate in Danimarca e poi in Norvegia e successivamente anche in altri Paesi. Le forze di sicurezza libanesi hanno sparato, stamani, gas lacrimogeni contro un gruppo di manifestanti, almeno 2000, radunati all’esterno dell’ambasciata danese a Beirut. Nel corso degli scontri è stata presa di mira anche una chiesa cristiano maronita. Il ministro della Giustizia libanese, Rizk, ha condannato l’attacco, definito “un’azione inaccettabile”. Le chiese cristiane – ha aggiunto - non hanno nulla a che vedere con le vignette. In Siria, alcuni dimostranti hanno assaltato e incendiato ieri, a Damasco, le ambasciate di Danimarca e Norvegia. Dopo questi episodi, i governi di Copenhagen ed Oslo hanno invitato i cittadini danesi e norvegesi a lasciare al più presto la Siria. Un’altra manifestazione, alla quale hanno preso parte oltre 200 persone, è stata organizzata ieri pomeriggio ad Istanbul, dove i manifestanti hanno bruciato la bandiera danese. Anche a Tripoli hanno protestato centinaia di persone e a Gerusalemme est le bandiere danesi sono diventate tappetini stesi davanti a diversi negozi palestinesi. In Iran, il presidente Ahmadinejad ha ordinato la revisione e l’annullamento dei contratti economici con la Danimarca. Il governo di Teheran ha anche richiamato il suo ambasciatore a Copenhagen. In Giordania è stato arrestato, inoltre, il direttore di un settimanale che aveva pubblicato alcune delle caricature su Maometto. Ma oltre a queste manifestazioni di protesta, giungono anche inviti alla moderazione ed un accorato appello è stato lanciato dal segretario generale dell’ONU. Kofi Annan ha detto di condividere lo sconforto degli amici islamici, la cui fede è stata offesa dalle vignette satiriche, ma ha anche ribadito il diritto alla libertà di parola. Il giornale che per primo ha pubblicato le caricature su Maometto si è scusato e i musulmani - ha spiegato Annan - devono accogliere queste scuse.

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In riferimento alla vicenda delle vignette satiriche su Maometto, la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso, ieri, una dichiarazione nella quale si sottolinea come la convivenza umana esiga un clima di mutuo rispetto per favorire la pace tra gli uomini e le Nazioni. Il diritto alla libertà di espressione – si legge ancora nel documento – non può essere invocato per offendere il sentimento religioso dei credenti. In un mondo che vuole debellare il flagello dell’intolleranza, la comprensione e il rispetto reciproco diventano, dunque, pilastri insostituibili. Ascoltiamo, al microfono di Gudrun Sailer, il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald:

 

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R. – Mi sembra che queste reazioni dimostrino quanto il sentimento dei musulmani sia offeso da questo tipo di pubblicazioni. Non dobbiamo diminuire l’amore ed il rispetto che i musulmani hanno per il loro profeta Maometto. E’ un riferimento molto importante per loro e, dunque, non può essere oggetto di scherno o di ridicolo. Credo ci sia bisogno di capire questo.

 

D. – Secondo lei, le proteste del mondo musulmano dimostrano a che livello di tensioni siamo arrivati?

 

R. – Non credo che questo sia collegato ad una tensione fra cristiani e musulmani. E’ difficile capire perchè i cristiani, da qualsiasi parte del mondo provengano, siano ritenuti responsabili per le azioni di alcune persone che non rispettano il modo di agire cristiano. E’ vero che ci sono anche offese al cristianesimo e talvolta ci sono delle reazioni, ma in generale le reazioni nel mondo cristiano non sono violente. Queste reazioni cercano di far ritirare una pubblicazione o di sospendere un programma televisivo o radiofonico. E si tenta di farlo tramite mezzi legittimi. Credo che l’offesa alla sensibilità religiosa non giustifichi una reazione violenta.

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GIORNATA PER LA VITA IN ITALIA. A 28 ANNI DAL VARO DELLA LEGGE 194,

L’INVITO DEI VESCOVI A RISPETTARE IL BENE DELLA VITA, DONATA DA DIO

- Intervista con Antonio Ventura -

 

 

In occasione dell’odierna Giornata per la vita i vescovi italiani, nel documento dal tema “Rispettare la vita”, hanno sottolineato l’importanza del sostegno alle famiglie, il dialogo con i giovani e “davanti alla piaga dell’aborto” hanno esortato a fare ogni sforzo per aiutare le donne ad accogliere la vita nascente. Tra le iniziative per la Giornata quella del Movimento per la Vita, presente come ogni anno alla preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro e con oltre 150 punti informativi in tutta Roma. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Antonio Ventura presidente del Movimento per la Vita per la città di Roma e il Lazio.

 

 

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R. – Possiamo dire che la preparazione alla Giornata di oggi sia in realtà permanente, attraverso incontri, seminari nelle diverse parrocchie, associazioni, comunità. Oggi è un appuntamento importante che celebriamo ormai da tanti anni in difesa della vita. Questa infatti è la 28.ma Giornata per la vita, istituita dalla Chiesa italiana proprio all’indomani della approvazione della legge 194.

 

D. – La 194 è la legge sull’aborto. In pratica nel 1978 ci fu subito la risposta dei vescovi italiani orientata alla vita…

 

R. – Si, all’indomani dell’approvazione della legge la Chiesa affermò con forza che non si sarebbe mai rassegnata e che avrebbe sempre lottato per la vita. E questo che è di fatto il messaggio della prima Giornata, torna ogni anno arricchito da riflessioni diverse. Il tema specifico di questa Giornata “Rispettare la vita”, altro non è che un percorso iniziato 28 anni fa per affermare l’indisponibilità di questo ‘bene’ che ci è stato donato da Dio.

 

D. – Come ogni anno avete rinnovato la vostra presenza con il punto informativo in via della Conciliazione e poi in Piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus…

 

R. – E’ stata la prima volta che in occasione della Giornata per la vita abbiamo pregato con Benedetto XVI. Ci aveva ricevuto il 16 novembre scorso dandoci un grande messaggio di incoraggiamento, ci ha ringraziato specificatamente per la nostra attività trentennale con delle parole molto belle, in cui ha detto: “Impegnandovi a prevenire l’aborto volontario, con un’attenta azione di supporto per le donne e le famiglie, voi collaborate a scrivere pagine di speranza per il futuro dell’umanità, proclamando in maniera concreta il Vangelo della Vita”. Siamo stati molto contenti di queste parole e vorremmo ancora di più testimoniargli la nostra vicinanza e la presenza in San Pietro con palloncini colorati e le delegazioni dei volontari del movimento ha questo significato.

 

D. – Qual è il messaggio che portate alla comunità, cristiana e non?

 

R. – Vorremmo far presente all’intera comunità la necessità di proteggere la vita dal concepimento. Noi pensiamo che un vero Stato laico si basa sui principi democratici, che fondano le proprie radici nei diritti umani. E il primo dei diritti umani è proprio il diritto alla vita.

 

D. – Tutelare la vita nascente e la donna. Il movimento per la vita da anni propone il progetto “Gemma”. Oggi se ne parla ancora. Che cos’è?

 

R. – E’ un’azione concreta per aiutare chi è in difficoltà ad accogliere il dono della maternità. In pratica grazie all’adozione prenatale a distanza della mamma e del bambino è possibile contribuire al loro mantenimento, per tutti i mesi della gravidanza e per il primo anno di vita del piccolo, tutto questo con un contributo di 160 euro al mese per 18 mesi.

 

D. – Qual è l’auspicio che nasce dalla Giornata di oggi?

 

R. – La sfida è che si arrivi al punto che nessuna donna possa dire: “Io sono stata costretta ad abortire”.

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IL CONTROVERSO TEMA DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DELLE DONNE AL CENTRO DEL DIBATTITO DA DOMANI A LONDRA DEL SINODO GENERALE DELLA CHIESA D’INGHILTERRA  - Intervista con Fratel Jonathan Boardman - 

 

Si aprirà domani a Londra il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra, riunito nella Church House, a Westminster, fino a giovedì prossimo. Al centro del dibattito sarà il controverso tema dell’ordinazione episcopale delle donne, a partire dai rapporti curati da un Gruppo di lavoro ad hoc guidato dal vescovo di Rochester e da uno specifico Comitato della House of Bishops, uno dei tre organi del Sinodo anglicano. Si dovranno in particolare esaminare le implicazioni teologiche, ecumeniche e canoniche dell’ordinazione episcopale femminile. Altri argomenti in agenda saranno la pastorale negli ospedali e centri sanitari, le relazioni tra anglicani e battisti, i rapporti tra collegi e università ecclesiastici e la Chiesa anglicana, la piaga del traffico di persone e le forme moderne di schiavitù. Ma a che punto è la discussione sulla presenza della donne nella Chiesa anglicana? Philippa Hitchen lo ha chiesto a fratel Jonathan Boardman, vicario della Chiesa di Tutti i Santi a Roma, membro del Sinodo anglicano.

 

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R. – Abbiamo cominciato a pensare se il Sinodo sia favorevole a questo passo in avanti, dato che già abbiamo sacerdoti donne. Abbiamo tolto il divieto di parlare di questo argomento durante l’ultimo Sinodo. Adesso per la prima volta avremo delle discussioni sostanziali. I lavori prevedono tre momenti: il primo, vedrà la presentazione delle relazioni di tre rappresentanti di altre Chiese, un rappresentante della Conferenza dei vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles; un metodista e uno della Chiesa della Riforma in Inghilterra. La seconda parte sarà dedicata alla discussione di un testo preparato dai vescovi della Chiesa d’Inghilterra e infine un dibattito, similmente a quelli del Parlamento britannico, in vista di decidere se andare avanti con questa proposta o continuare la riflessione dicendo che i tempi non sono ancora maturi, oppure decidere di non andare avanti.

 

D.- Secondo lei quanto possono pesare sulla decisione finale le considerazioni che faranno i rappresenti delle altre Chiese?

 

R. – Secondo me la Chiesa d’Inghilterra, in particolare il Sinodo, presta grande attenzione alle considerazioni delle altre Chiese. Per un intero pomeriggio abbiamo ascoltato i nostri interlocutori sui testi che abbiamo preparato a riguardo della possibilità dell’ordinazione episcopale delle donne. Secondo me, il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra ora farà tutto ciò che deve fare in un clima assolutamente ecumenico.

 

D. – Discuterete anche di altri argomenti. Ci può dire qualcosa al riguardo?

 

R. – Affronteremo due temi anche molto importanti. Uno, come possiamo celebrare il bicentenario dell’abolizione, in Inghilterra, della schiavitù. Vogliamo in un contesto internazionale lavorare insieme anche alle altre Chiese per l’abolizione della schiavitù  ai nostri giorni. Poi discuteremo anche di biotecnologia, in particolare impedire che si possa vendere il genoma umano.

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DA DOMANI A FATIMA L’ASSEMBLEA DELLE CONFERENZE EUROPEE

DEI SUPERIORI E DELLE SUPERIORE MAGGIORI D’EUROPA

- Intervista con suor Enrica Rosanna -

 

 

Domani inizia a Fatima, in Portogallo, l’Assemblea generale dell’UCESM, l’Unione delle Conferenze Europee dei Superiori e delle Superiore maggiori sul tema: “La vita religiosa oggi: la nostra vita spirituale di fronte alle sfide europee”. A Fatima saranno presenti 42 Conferenze o Unioni in rappresentanza di circa 400 mila religiosi e religiose di 26 Paesi d’Europa. Terrà una relazione anche suor Enrica Rosanna delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Giovanni Peduto le ha chiesto quali siano le principali sfide per i religiosi in Europa:

 

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R.-  Nell’Est Europa le grandi sfide sono le conseguenze di un ateismo di Stato, che è durato per parecchi decenni e nell’Ovest c’è la sfida dell’indifferentismo e dell’agnosticismo, ma a mio avviso soprattutto c’è la sfida  della crisi antropologica, che è il cuore, secondo me, di tutte le sfide del processo di globalizzazione.

 

D. - Di fronte al secolarismo sempre crescente quale risposta possono dare i religiosi?

 

R. - Innanzitutto la testimonianza del primato di Dio, della fedeltà alla Chiesa, della fedeltà al Magistero del Pontefice, della fedeltà al proprio carisma. Io credo che nella società contemporanea, proprio a causa del secolarismo, i religiosi non debbano solo essere lievito nella massa ma anche lampada sul moggio.

 

D. – Ma il secolarismo sembra aver contagiato anche la vita religiosa. Cosa ne pensa Lei?

 

R. – Il secolarismo certamente ha contagiato la vita religiosa, perché i religiosi sono i figli del proprio tempo e ci sono dei segni chiari di questo contagio. Mi riferisco, in particolare, agli abbandoni. Il Papa ha celebrato recentemente l’Eucaristia per la vita consacrata. Io ho pregato molto per queste sorelle e fratelli che hanno abbandonato perché ho pensato al loro soffrire, al fatto di aver abbandonato la casa di Dio per una nuova scelta, indecisa e certamente di grande sofferenza.

 

D. – Suor Rosanna, veniamo all’incontro di Fatima: quale messaggio di speranza volete lanciare da questa Assemblea generale?

 

R. - Vorremmo dire all’umanità e in primis a tutti i religiosi: fidiamoci di Dio e del suo Vangelo. Dio non delude non toglie nulla. Anzi, come ha detto Benedetto XVI, dà tutto. Nelle vicissitudini della storia, Dio è luce che illumina ed orienta, è forza che sostiene nelle prove. Dio è profezia di un mondo nuovo. Dio è aiuto a tracciare vie sempre nuove che sboccano nell’Europa dello spirito per farne una casa comune.

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CRESCE L’ATTESA PER L’APERTURA, VENERDI’ PROSSIMO, DELLE OLIMPIADI INVERNALI

DI TORINO. LA FIAMMA OLIMPICA E’ ARRIVATA IERI AL SESTRIERE

- Intervista con mons. Carlo Mazza -

 

Si avvicina il grande appuntamento con la Olimpiadi di Torino 2006, in programma dal 10 al 26 febbraio. La fiamma olimpica è arrivata ieri al Sestriere, dove si è svolta una grande festa per l’accensione del braciere. Il presidente olimpico Jacques Rogge ha detto, inoltre, che la città piemontese è pronta per ospitare i Giochi. Anche la Chiesa segue con grande interesse e partecipazione questo straordinario evento sportivo. Mercoledì prossimo, l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, riceverà in Curia i rappresentanti delle delegazioni dei vari Paesi presenti e gli organizzatori per un saluto di benvenuto. Ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, mons. Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio Sport e tempo libero della Chiesa italiana e cappellano della Nazionale olimpica italiana, giunto alla sua settima Olimpiade.

 

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R. – Di fronte a questo grande evento la Chiesa è da tempo in preparazione. C’è un Comitato olimpico pastorale a Torino, che da tre anni già lavora, nel quale sono rappresentate le tre diocesi interessate: Torino, Pinerolo e Susa. Per l’occasione, verrà distribuito il Vangelo secondo Marco in tutte le parrocchie, in tutti gli alloggi, negli alberghi - laddove ci sarà assembramento dei media - e in parte anche al villaggio, perché questo Vangelo, che è il Vangelo dell’annuncio primo, del messaggio di Gesù, possa giungere anche laddove c’è questo grande evento sportivo. Il Vangelo di Marco è un Vangelo molto piccolo. Sono sedici capitoli, brevi, sintetici, ma essenziali per dire chi è Gesù per noi. E credo che in un tale grande evento questo Vangelo sia collocabile, perché dà il senso dell’apertura del Vangelo stesso del Signore per questi eventi umani. E’ un Vangelo che è stato voluto dalla Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con la Società biblica in Italia, con la realtà ecumenica, perché è un Vangelo ecumenico, in quanto è accolto anche dalla altre Chiese cristiane. Sarà distribuito appunto in tutte queste realtà, non solo ecclesiali, ma territoriali durante i Giochi. Verrà dato anche agli spettatori, ai tifosi che parteciperanno. Quindi, sarà per così dire, un elemento di festa, di gioia e di annuncio cristiano in quell’evento particolare.

 

D. – La XX edizione dei Giochi olimpici di Torino, sarà anche un’occasione di ecumenismo tra i tifosi, ma soprattutto tra gli atleti che partecipano a questa edizione delle Olimpiadi…

 

R. – L’interesse ecumenico dell’evento è evidente nella sua qualità di rappresentanza di diverse Nazioni, diversi popoli e diverse religioni. Le carte olimpiche parlano della possibilità di istituire all’interno dei villaggi un centro ecumenico dove abbiano luogo i culti delle diverse religioni e gli incontri anche tra le diverse religioni. Questo avviene non solo per quanto riguarda gli atleti, ma anche per tutte quelle persone che accompagnano gli atleti e anche per tutti i giornalisti che sono al seguito dell’evento. Quindi, in questo luogo particolare avvengono delle modalità di dialogo, che sembra a prima vista estremamente semplice ma che in fondo prepara il terreno a possibilità di unione, perché anche questo evento in qualche modo procura le condizioni di un incontro più profondo con le diverse religioni. Io ho esperienza di altre Olimpiadi ed ho sempre constatato come sia prezioso questo incontro con le diverse religioni, sia perché c’è un’amicizia che si crea, sia perché in fondo restando lì e colloquiando con tutti si ha questa impressione che al vertice di questi eventi ci sia sì lo sport, ma anche l’uomo, e dietro l’uomo ci sia la religione.

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CHIESA E SOCIETA’

5 febbraio 2006

 

 

APPELLO DEI VESCOVI DELLA BOLIVIA AD AIUTARE LE VITTIME

DELLE CATASTROFI NATURALI CHE STANNO COLPENDO IL PAESE:

 “UNIAMO LA CONSOLAZIONE SPIRITUALE ALLA SOLIDARIETÀ MATERIALE!”

LA PAZ. = L’episcopato della Bolivia ha lanciato un pressante appello affinché tutta la popolazione, “e soprattutto quanti professano la fede in Cristo”, aiutino le vittime delle catastrofi naturali che stanno colpendo il Paese in questo periodo. In varie regioni della Bolivia si sta infatti subendo la potenza distruttrice della natura: straripamento di fiumi, perdita di vite umane, di raccolti, di bestiame, di abitazioni, malattie, carenza di alimenti e di medicinali. I più colpiti sono i bambini e gli anziani. “Tanto dolore e tanta disperazione non possono lasciare indifferente alcun boliviano”, ha affermato in un messaggio il segretario generale della Conferenza episcopale del Paese e vescovo di El Alto, mons. Jesús Juárez Párraga. “Tutti noi vescovi – ha aggiunto – stiamo soffrendo con ciascuno dei colpiti. Quanto vorremmo stringerli al nostro petto e alleviare tutte le loro pene!”. “Imitando Gesù, il Signore della vita – ha esortato il presule – uniamo la consolazione spirituale alla solidarietà materiale! Per questo le nostre istituzioni ecclesiastiche, dedite ad opere sociali, mobilitano tutti i loro sforzi di effettiva solidarietà”. Come riporta l’agenzia Zenit, i presuli hanno poi ringraziato “il governo nazionale, le autorità di prefettura e quanti collaborano con tanta abnegazione con i fratelli e le sorelle vittime delle inclemenze della natura”. “Contate sul nostro sostegno!”, hanno poi esclamato. I presuli boliviani hanno invitato infine “i cari fratelli e le care sorelle che soffrono a non perdere la speranza, né la fede”: “Non siete soli. Siamo con voi, tutti noi che consideriamo la vita di ogni persona il tesoro più importante della creazione”. (R.M.)

 

 

GLI ISTITUTI RELIGIOSI DELL’UGANDA TRACCIANO UN DRAMMATICO IDENTIKIT

DEL PAESE, PERCORSO DA VIOLENZE E CORRUZIONE, A POCHE SETTIMANE DALLE

ELEZIONI: “NON È ANCORA TROPPO TARDI

- SCRIVONO -  PER RIMEDIARE ALLA SITUAZIONE”

 

KAMPALA. = Il consolidamento del processo democratico; il conflitto in corso nei distretti settentrionali; la lotta alla corruzione; le prossime elezioni; le conseguenze della recente sentenza del massimo tribunale delle Nazioni Unite contro l’Uganda: sono i temi affrontati dall’Associazione dei superiori di tutti gli Istituti religiosi presenti nel Paese africano che, in un comunicato diffuso ieri, fanno il punto sull’attuale situazione in cui versa l’Uganda, a poche settimane dalle elezioni. “Il processo di transizione politica – scrivono i rappresentanti degli Istituti che operano nel territorio – è ormai a poche settimane dal completare il suo corso. La nostra valutazione ci lascia molte riserve sulle modalità con cui il governo ha gestito e sta gestendo la cosa”. “Alcune di queste – spiega l’Associazione – sono legate al fatto che molte persone non sono ancora state in grado di registrarsi, altre ai ritardi che ha segnato finora l’educazione civica dei cittadini sul processo elettorale, altre ancora agli arresti e alle minacce ai danni di oppositori, associazioni e organi di stampa”. “Nonostante le nostre riserve – rassicurano i superiori – siamo ancora ottimisti e restiamo convinti che non sia troppo tardi per il governo per rimediare alla situazione”. Ben più dura, invece, la posizione espressa sulla guerra in corso nel nord e nell’est del Paese, definita “un crimine contro l’umanità”. “Dopo vent’anni – denunciano gli Istituti religiosi – il governo non è riuscito a risolvere questo scandaloso conflitto, mentre quasi due milioni di sfollati sono costretti a vivere in condizioni disumane e disperate. Quasi mille sfollati – continuano – muoiono ogni settimana causando vergogna al governo e a tutto il popolo ugandese. Nella loro disperazione alcuni si suicidano. E questa è la sfida principale per ciascuno di noi: siamo tutti chiamati a fare tutto ciò che è possibile per chiudere con questa guerra”. La corruzione e la “ profonda vergogna” causata al Paese dalla recente condanna della Corte internazionale di giustizia dell’ONU per i crimini che l’Uganda ha commesso nella Repubblica Democratica del Congo, sono gli altri due temi trattati nel comunicato. Gli Istituti religiosi sottolineano la necessità che “i 10 miliardi di dollari di risarcimenti richiesti dalle Nazioni Unite siano pagati al Congo da quegli individui che hanno fatto profitto dal saccheggio congolese”. Il documento si chiude poi con un invito agli ugandesi a non dare troppo credito alle “false e vuote promesse” che si sentono in questi giorni di campagna elettorale e a recarsi al voto per scegliere coloro che “promuoveranno la riconciliazione nazionale, la pace vera e la prosperità per tutti”. (R.M.)

 

 

PIU’ SPAZIO ALLE DONNE NELLA CHIESA: E’ QUANTO HA CHIESTO LA CONFERENZA

DEI RELIGIOSI DELL’INDIA (CRI), RIUNITA NEI GIORNI SCORSI A KOCHI,

NELLO STATO DEL KERALA

 

KOCHI. = Porre fine al predominio maschile e alla discriminazione della donna in seno alla Chiesa indiana, cambiando la sua ancora diffusa mentalità “patriarcale”: è l’obiettivo che si è prefissata la Conferenza dei religiosi dell’India (CRI), al termine della sua Assemblea triennale, tenutasi nei giorni scorsi a Kochi, nello Stato del Kerala. Al centro della riunione, cui hanno partecipato 575 superiori e superiore maggiori, in rappresentanza dei 125 mila religiosi del Paese, è stato appunto il tema: “Una Chiesa sensibile alla questione di genere”. Una questione sempre più sentita dal mondo cattolico femminile in India, dove la donna continua a godere di scarsa considerazione ed a svolgere un ruolo subalterno. Di qui, l’esigenza avvertita dai superiori e dalle superiore indiane di promuovere “un cambiamento di mentalità, di cultura, di comportamenti, di azioni, di scelte e decisioni”, per sensibilizzare le varie realtà ecclesiali locali su questa problematica. “La sfida di fondo della Chiesa in India oggi in questo ambito – si legge nella dichiarazione finale dell’Assemblea – è il cambiamento da una mentalità patriarcale a una cultura partecipativa e collaborativa, in cui uomini e donne possano lavorare insieme per la promozione della giustizia e della fratellanza nella Chiesa e nella società”. “Per questo – viene evidenziato – occorre innanzitutto garantire pari opportunità di partenza, quindi, in particolare, favorire l’accesso delle donne agli studi teologici, biblici e canonici”. I partecipanti hanno inoltre deciso di stabilire un tavolo di dialogo con le Congregazioni religiose e la Conferenza episcopale indiana (CBCI) per definire, entro i prossimi due anni, direttive volte a promuovere la pari dignità delle donne nella Chiesa a tutti i livelli. (L.Z.)

 

 

NUOVA NORMA, IN PAKISTAN, A TUTELA DELLE DONNE VIOLENTATE: NON SARANNO PIÙ CONDANNATE PER ADULTERIO, COME PREVISTO DALL’ORDINAMENTO DEL 1979

 

ISLAMABAD. = In Pakistan, la Corte Federale Shariat (CFS) ha annunciato un’importante novità legislativa per quanto riguarda i casi di violenza sessuale: “Se una donna denuncia di essere stata vittima di zina-bil-jabr (violenza sessuale) – ha dichiarato la Corte – non può essere accusata di zina-bil-raza (adulterio), a meno che non ci siano prove evidenti che testimonino il contrario”. Fino alla scorsa settimana, infatti, una donna che denunciava di essere stata vittima di stupro veniva accusata di adulterio, come stabilito dall’ordinamento del 1979, promulgato dal generale Zia ul Haq. Il provvedimento era in linea con le ordinanze Hudood che, basate sul Corano, puniscono anche con la flagellazione e la lapidazione i comportamenti incompatibili con la legge islamica, come adulterio, gioco d’azzardo, uso di alcool e reati contro la proprietà. Come riporta l’agenzia di stampa, AsiaNews, la Corte ha introdotto la nuova norma dopo aver accettato la petizione di una giovane donna che il 4 giugno 1997 aveva denunciato di essere stata violentata da un suo vicino. L’uomo e la donna erano stati messi sotto inchiesta con l’accusa di adulterio. Il giudice aveva condannato entrambi, dando 5 anni di reclusione e una multa di 10 mila rupie alla ragazza e 10 anni con 20 mila rupie di multa allo stupratore. La CFS ha poi riconosciuto che, quando una ragazza, in modo particolare se non sposata, denuncia un caso di violenza, si assume il peso di una macchia indelebile, rischiando di non avere un matrimonio adeguato. Lo stupro provoca inoltre forti danni psicologici ed è un attacco alla dignità ed integrità della persona. “Per questa ragione – ha osservato la Corte – molte delle vittime preferiscono sopportare il sopruso e non denunciarlo”. Peter Jacob, segretario della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, ha dichiarato ad AsiaNews che questo verdetto è un passo importante ma che occorre una soluzione definitiva per l’abrogazione di tutte le leggi discriminatorie. “Queste leggi sono stupide e illogiche – ha sottolineato Jacob – e non vengono applicate. È questa la ragione per cui molte volte sentenze di condanna di Corti di grado inferiore sono state annullate da sentenze della CFS”. “Abbiamo iniziato una campagna e una raccolta di firme contro le leggi discriminatorie – ha aggiunto – speriamo di arrivare a più di 200 mila firme da tutto il territorio”. (R.M.)

 

 

AL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA, JOAQUÍN NAVARRO-VALLS, IL PREMIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI GIORNALISTI DEGLI UFFICI STAMPA (GUS)

 

TORINO. = Un nuovo riconoscimento da aggiungere ad una lunga serie per Joaquín Navarro-Valls. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede è stato premiato ieri a Torino dall’Associazione nazionale dei Giornalisti degli Uffici Stampa (GUS). “Il premio è a una persona – ha detto Navarro-Valls, presente alla cerimonia che si è svolta al Circolo Ufficiali – ma sotto sotto, c’è il ricordo, la presenza tra noi, di quell’enorme personalità umana che è stato Giovanni Paolo II. Dopo tanti anni di lavoro accanto a lui – ha aggiunto – non mi sorprende più nulla”. E il pensiero è andato ai giorni dell’agonia del Pontefice, alla risposta di Roma e poi dell’Italia e poi del mondo intero. “Un fenomeno – ha precisato – di cui si stanno occupando studi universitari e che va ancora studiato in profondità per capirlo”. Il merito di papa Wojtyla è che il suo raggio d’influenza si sia “diffuso dentro e fuori dalla geografia cattolica”. “Un giorno, durante un soggiorno in Valle d’Aosta con papa Giovanni Paolo II – ha raccontato Navarro-Valls – mi sono permesso di chiedergli se potevo fargli una domanda stupida. Lui mi rispose che gli piacevano le domande stupide, così gli chiesi:Se lei dovesse per forza salvare dei quattro Vangeli soltanto una frase, quale salverebbe?’ Il Santo Padre non ci pensò due secondi e mi indicò il Vangelo di San Giovanni, là dove raccomanda: ‘La verità vi farà liberi’”. La cerimonia di premiazione è virata poi su temi legati alla professione, a cominciare dalle caratteristiche fondamentali di un ufficio stampa: “Trasmettere cose vere – ha detto Navarro-Valls – perché, se ciò che trasmettiamo è vero, rendiamo credibile l’istituzione che rappresentiamo”. La credibilità, però, non è conquistata per sempre, una volta per tutte, “ma ogni volta va confermata”. Quanto ai giornalisti, ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, “alcuni parlano non più di cose vere, ma del detto o del non detto, senza avere la voglia o il tempo di accertare se questo o quello è vero. È un rischio della nostra professione oggi”, ha sottolineato. A margine, a chi gli chiedeva se sotto l’aspetto della comunicazione qualcosa fosse cambiato tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Navarro Valls ha risposto che i due pontificati sono assolutamente nel segno della continuità: “I temi di fondo sono gli stessi – ha spiegato – la Chiesa non si rifonda ogni minuto, cambiano forse gli accenti, le priorità, come confrontarsi con i vari temi, il linguaggio”. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 febbraio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’Iran riprende le proprie attività nucleari. La conferma arriva dal ministro degli Esteri. Il presidente Mahmud Ahmadinejad – ha precisato il ministro - ha dato l’ordine di “sospendere tutta la cooperazione volontaria che abbiamo avuto negli ultimi due o tre anni con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA)”. Il presidente iraniano ha anche sottolineato che non ci sono prove di una deviazione dell’Iran da programmi nucleari con scopi pacifici. Tutte le attività sono state riprese sulla base di una legge votata dal Parlamento all’indomani della risoluzione dei governatori dell’AIEA, nella quale si sollecita un rapporto al Consiglio di sicurezza sul caso Iran. La norma, approvata dal Parlamento di Teheran lo scorso anno, prevedeva una sospensione delle ispezioni da parte dei tecnici dell’Agenzia delle Nazioni Unite ed il riavvio dell’arricchimento dell’uranio su scala industriale se il dossier nucleare iraniano fosse stato inviato, anche per sola informazione, al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

 

 Israele trasferirà oggi all’Autorità nazionale palestinese i circa 45 milioni di dollari dovuti e congelati la scorsa settimana dopo la vittoria elettorale di Hamas: lo ha annunciato il ministro israeliano senza portafoglio Zeev Boim. Sul terreno, intanto, si registra l’assassinio di un’anziana israeliana è da parte di un palestinese. L’uomo dopo essere salito su un bus vicino a Tel Aviv, ha ripetutamente colpito la donna con un coltello ed ha anche ferito altri 5 passeggeri. Tre presunti militanti, appartenenti alle sedicenti Brigate dei Martiri di al Aqsa, sono rimasti uccisi, inoltre, in raid aereo israeliano condotto nella notte nella Striscia di Gaza. Dopo questo episodio, un dirigente di Hamas ha affermato, stamani, che i palestinesi hanno il “diritto all’autodifesa”.

 

 In Egitto si riducono le speranze di trovare ancora in vita circa 800 dispersi nel tratto di mare fra la costa egiziana e quella saudita, dove si è inabissato in pochi minuti il traghetto ‘El Salam 98’. Le squadre di soccorso hanno salvato finora almeno 400 persone e recuperato 195 corpi. Non è stata ancora fornita una versione ufficiale sulle dinamiche del naufragio, ma i sopravvissuti raccontano di un incendio scoppiato a bordo del traghetto. “Il capitano è stato il primo ad abbandonare la nave”, ha detto un egiziano che ha vissuto la drammatica esperienza del naufragio. Circa 100 persone hanno protestato, intanto, al porto di Safaga contro la gestione delle operazioni di soccorso avviate dal governo del Cairo. I familiari delle vittime hanno criticato, in particolare, il presidente egiziano, Mubarak, e il ministro dell'’Interno per non aver fornito adeguate informazioni sulla sorte dei loro congiunti.

 

 In Iraq sono stati liberati, stamani, una cinquantina di detenuti. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito statunitense precisando che tra i prigionieri non figurano donne. I rapitori di Jill Carroll, la giovane giornalista americana sequestrata il 7 gennaio, avevano chiesto in cambio del rilascio dell’ostaggio, la liberazione di tutte le donne detenute in Iraq.

 

 Nello Sri Lanka, le Tigri Tamil hanno respinto le proposte del governo di Colombo di tenere colloqui di pace a Ginevra il prossimo 15 febbraio. Lo hanno reso noto fonti vicine ai ribelli precisando che le Tigri Tamil vorrebbero spostare i negoziati a fine mese. La decisione del gruppo indipendentista arriva dopo le notizie di rapimenti di operatori umanitari vicini ai ribelli. Le Tigri Tamil hanno chiesto che le trattative si incentrino sulla realizzazione di un
cessate il fuoco concordato nel 2002. Se il governo – hanno affermato alcuni leader del movimento separatista -  cercherà di modificare i termini, le trattative
saranno votate al fallimento.

 

 Il governo del primo ministro thailandese, Thaksin Shinawatra, sotto pressione per le accuse di conflitto di interesse, ha subito un altro duro colpo. Il ministro delle Comunicazioni e dell’Informazione, Sorta-at Klinpratoom, ha deciso oggi di rassegnare le dimissioni. Secondo il portavoce del governo, il ministro non avrebbe motivato le proprie dimissioni ma alcuni membri del suo entourage hanno detto che sarebbero frutto delle pressioni esercitate dagli altri membri del suo partito.

 

  “L’Euro è un baluardo che difende l’Europa dalle crisi valutarie internazionali” e costituisce “un punto di non ritorno nel processo di unificazione europea”: è quanto ha affermato il presidente della Repubblica italiana, Ciampi, intervenendo stamani alla conferenza stampa conclusiva dell’incontro a Dresda, in Sassonia, dei sette capi di Stato firmatari dell’appello “Uniti per l’Europa”.  Scopo della riunione, rilanciare – dopo i ‘no’ referendari di Francia e Olanda – il Trattato Costituzionale, firmato a Roma il 29 ottobre 2004. Secondo Ciampi, l’Euro ha portato “vantaggi inestimabili” sia dal punto di vista economico che politico a tutti i Paesi che lo hanno adottato. Tuttavia, in questi stessi Paesi “si è avuto un aumento della cosiddetta inflazione percepita”. “Questo – ha spiegato il presidente italiano - è dovuto al fatto che, in preparazione del change-over, furono sottovalutati i rischi di speculazione che potevano esserci da parte di alcuni operatori economici, che in effetti ci sono stati e che poi si sono diffusi ad altri settori”. Ciampi ha preso la parola al fianco del presidente tedesco, Koheler, che a sua volta ha difeso l’Euro senza mezzi termini. “Se qualcuno lo critica – ha dichiarato – fa solo una manovra per deviare l’attenzione da altri problemi”.

 

 

 

 

 

 

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