RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 36 - Testo della
trasmissione di domenica 5 febbraio
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
I religiosi dell’India chiedono
più spazio per le donne nella Chiesa
Le donne violentate in India
non saranno più condannate per adulterio
L’Iran riprende le proprie
attività nucleari e annuncia di non voler più autorizzare ispezioni nei propri
siti di ricerca atomica
Israele trasferirà i fondi
dovuti all’ANP, inizialmente congelati dopo la vittoria di Hamas
5
febbraio 2006
“L’UOMO NON È IL PADRONE DELLA VITA”: COSÌ
BENEDETTO XVI, STAMANE IN VISITA NELLA PARROCCHIA DI SANT’ANNA
IN VATICANO. VITA CHE VA SEMPRE DIFESA, ANCHE QUELLA SEGNATA DA MARGINALITÀ E
SOFFERENZA, SPECIE NELLA FASE TERMINALE, HA RIBADITO ALL’ANGELUS NELL’ODIERNA
GIORNATA PER
CELEBRATA
IN ITALIA
“L’uomo non è il padrone della vita”: il monito del Papa stamane durante l’omelia nella visita alla chiesa di Sant’Anna, ‘la sua parrocchia’, nella Città del Vaticano. Il richiamo di
Benedetto XVI nella Giornata per la vita, celebrata oggi in Italia: se togliamo
alle creature il riferimento a Dio – ha detto il Santo Padre – si rischia di
cadere nell’arbitrio dell’uomo che può farne un uso dissennato. Ogni vita umana
“merita ed esige di essere sempre difesa e promossa” – ha ribadito Benedetto
XVI all’Angelus – ma
ciò contrasta con “l’edonismo diffuso nelle cosiddette società del benessere”.
Ad attendere il Papa nella piccola chiesa di Sant’anna
una folla di fedeli, così come migliaia di pellegrini si sono poi raccolti in
Piazza San Pietro per la recita della preghiera mariana, a mezzogiorno. Ascoltiamo
la cronaca di questa attesa visita nel servizio di Tiziana Campisi
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(Musica)
Un clima di preghiera e gioia accoglie Benedetto XVI nella
chiesa di Sant’Anna, la parrocchia del Vaticano.
Tanti i fedeli ad aspettarlo fuori le mura vaticane e a loro il papa ha rivolto
affettuosamente il suo saluto. A dargli il benvenuto il vicario generale per
“La nostra aspirazione è quella di poter realizzare, nel
nostro piccolo, con l’aiuto della grazia di Dio, il triplice compito della
Chiesa che Lei ha elencato nella sua enciclica Deus caritas est, e cioè annunzio della
Parola di Dio, celebrazione dei sacramenti e servizio della carità”.
(Musica)
Ricca d’insegnamenti l’omelia di Benedetto XVI, per lo più
a braccio. Il Pontefice comincia con un parallelismo, l’episodio evangelico
della guarigione della suocera di Pietro cela un significato più profondo:
“In questo episodio
appare simbolicamente tutta la missione di Gesù. Gesù venendo dal Padre si reca
alla casa dell’umanità, alla nostra terra e trova un’umanità ammalata, ammalata
di febbre, di quella febbre delle ideologie, delle idolatrie, della dimenticanza
di Dio”.
Il Papa sottolinea che è
“… sono anima della
famiglia, anima della parrocchia… un grazie sentito a tutte le donne che
animano questa parrocchia, alle donne che servono in tutte le dimensioni, che
ci aiutano sempre di nuovo a conoscere la Parola di Dio non solo con
l’intelletto, ma col cuore”.
Tornando al Vangelo e alla preghiera di Gesù al Padre,
l’insegnamento del Papa si sposta sull’essenza della Trinità: grazie ad essa l’uomo può rapportarsi a Dio. Dio è centro della vita
dell’uomo quando viene fatta la sua volontà, afferma
Benedetto XVI, e fare la volontà del Padre significa dar vita al Regno di Dio.
Dove invece Dio non c’è, esiste distruzione e vuoto:
“E possiamo vedere
nella storia del secolo scorso, come negli Stati dove Dio era abolito, non solo
l’economia è stata distrutta ma soprattutto le anime. Le distruzioni morali, le
distruzioni della dignità dell’uomo sono le distruzioni fondamentali…”.
Infine il pensiero del Papa è alla Giornata della vita.
L’uomo che è custode e amministratore della vita, ha detto il Santo Padre, oggi
oscilla tra due mentalità opposte: quella che ritiene la vita umana nelle mani
dell’uomo e quella che la riconosce nelle mani di Dio. Ma Benedetto XVI
ammonisce:
“…se vien tolto alle creature il loro riferimento a Dio, come
fondamento trascendente, esse rischiano di cadere in balia dell’arbitrio
dell’uomo che può farne-
come vediamo- un uso dissennato”.
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Il valore e la difesa della vita, al centro anche della
riflessione del Papa all’Angelus, di fronte a decine di migliaia di persone
presenti oggi in Piazza San Pietro, tra cui numerosissimi laici che operano in
questo campo, in particolare nel Movimento per la vita, accompagnati per
l’occasione dal cardinale Camino Ruini, cui Benedetto
XVI ha rivolto “uno speciale pensiero” di apprezzamento per l’opera svolta. Il
servizio di Roberta Gisotti
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“Far sì che la vita sia sempre accolta come dono e
accompagnata con amore” – ha sottolineato il Papa – ringraziando quanti si
adoperano in tal senso. Da qui l’invito a pregare e riflettere tutti sul tema
dell’odierna Giornata “Rispettare la vita” specialmente quando versa in
condizioni di difficoltà. Poi il richiamo agli insegnamenti dell’Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II,
“un’autentica pietra miliare nel Magistero della Chiesa – ha osservato
Benedetto XVI - su una questione tanto attuale e decisiva”, laddove si indica
“che la vita umana è un valore primario da riconoscere”, che il Vangelo invita
sempre a rispettare. E fondamentale nel promuovere la vita è quel “servizio
della carità” la cui importanza è bene evidenziata – ha ricordato il Santo
Padre - nella sua recente Enciclica Deus
Caritas est.
“Prima ancora delle
iniziative operative, è fondamentale promuovere un giusto atteggiamento verso l’altro: la
cultura della vita è in effetti basata sull’attenzione
agli altri, senza esclusioni o discriminazioni.
E dunque, “ogni
vita umana, in quanto tale, merita ed esige di essere sempre difesa e
promossa”, “quella nascente” come
“quella segnata dalla marginalità o dalla sofferenza, specialmente nella sua
fase terminale”.
“Sappiamo bene che
questa verità rischia di essere spesso contraddetta dall’edonismo diffuso nelle
cosiddette società del benessere: la vita viene esaltata
finché è piacevole, ma si tende a non rispettarla più quando è malata o menomata.”
In questo giorno particolare il Papa ha affidato alla
Madonna le donne in attesa, le famiglie, gli operatori
sanitari e i volontari che si impegnano in molti modi al servizio della vita, pregando in particolare, per le persone che
si trovano in situazioni di maggiore difficoltà, e ricordando infine che oggi
nella diocesi di Roma inizia la “Settimana per la vita e la famiglia”, che
culminerà domenica prossima con un momento di festa nel Santuario della Madonna
del Divino Amore.
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5 febbraio 2006
CRESCE L’ONDATA DI PROTESTE NEI PAESI ISLAMICI: ATTACCATA
UNA CHIESA
CRISTIANO MARONITA IN
LIBANO, INCENDIATE E SACCHEGGIATE
LE
AMBASCIATE DANESE E NORVEGESE IN SIRIA
- Intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald -
Diversi Paesi islamici sono stati teatro di nuove
proteste legate alla vicenda delle caricature satiriche su Maometto. In Libano,
i manifestanti hanno preso di mira una chiesa cristiano
maronita e in Siria sono state date alle fiamme le ambasciate di
Norvegia e Danimarca. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Si
estende a macchia d’olio nel mondo arabo la protesta per le vignette sull’Islam
inizialmente pubblicate in Danimarca e poi in Norvegia e successivamente anche
in altri Paesi. Le forze di sicurezza libanesi
hanno sparato, stamani, gas lacrimogeni contro un gruppo di manifestanti,
almeno 2000, radunati all’esterno dell’ambasciata danese a Beirut. Nel corso degli scontri è stata presa di mira anche una chiesa cristiano maronita. Il ministro della Giustizia
libanese, Rizk, ha condannato l’attacco, definito
“un’azione inaccettabile”. Le chiese cristiane – ha aggiunto - non hanno nulla a che
vedere con le vignette. In Siria, alcuni dimostranti
hanno assaltato e incendiato
ieri, a Damasco, le ambasciate di Danimarca e Norvegia. Dopo questi episodi, i governi di Copenhagen
ed Oslo hanno invitato i cittadini danesi e norvegesi a lasciare al più presto
la Siria. Un’altra manifestazione, alla quale hanno preso parte oltre 200
persone, è stata organizzata ieri pomeriggio ad Istanbul, dove i manifestanti
hanno bruciato la bandiera danese. Anche a Tripoli hanno protestato
centinaia di persone e a Gerusalemme est le bandiere danesi sono diventate tappetini
stesi davanti a diversi negozi palestinesi. In Iran, il presidente Ahmadinejad ha ordinato la revisione e l’annullamento dei
contratti economici con la Danimarca. Il governo di Teheran
ha anche richiamato il suo ambasciatore a Copenhagen. In Giordania è
stato arrestato, inoltre, il direttore di un settimanale che aveva pubblicato
alcune delle caricature su Maometto. Ma oltre a queste manifestazioni di
protesta, giungono anche inviti alla moderazione ed un accorato appello è stato
lanciato dal segretario generale dell’ONU. Kofi Annan ha detto di condividere lo sconforto degli amici
islamici, la cui fede è stata offesa dalle vignette satiriche, ma ha anche
ribadito il diritto alla libertà di parola. Il giornale che per primo ha
pubblicato le caricature su Maometto si è scusato e i musulmani - ha spiegato Annan - devono accogliere queste scuse.
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In riferimento alla vicenda delle vignette satiriche su Maometto, la
Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso, ieri, una dichiarazione nella quale si
sottolinea come la convivenza umana esiga un clima di mutuo rispetto per
favorire la pace tra gli uomini e le Nazioni. Il diritto alla libertà di
espressione – si legge ancora nel documento – non può essere invocato per
offendere il sentimento religioso dei credenti. In un mondo che vuole debellare
il flagello dell’intolleranza, la comprensione e il rispetto reciproco
diventano, dunque, pilastri insostituibili. Ascoltiamo, al microfono di Gudrun Sailer, il presidente del
Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald:
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R. – Mi sembra che queste reazioni dimostrino quanto il
sentimento dei musulmani sia offeso da questo tipo di pubblicazioni. Non
dobbiamo diminuire l’amore ed il rispetto che i musulmani hanno per il loro
profeta Maometto. E’ un riferimento molto importante per loro e, dunque, non
può essere oggetto di scherno o di ridicolo. Credo ci sia bisogno di capire
questo.
D. – Secondo lei, le proteste del mondo musulmano
dimostrano a che livello di tensioni siamo arrivati?
R. – Non credo che questo sia collegato ad una tensione
fra cristiani e musulmani. E’ difficile capire perchè i cristiani, da qualsiasi
parte del mondo provengano, siano ritenuti responsabili per le azioni di alcune
persone che non rispettano il modo di agire cristiano. E’ vero che ci sono
anche offese al cristianesimo e talvolta ci sono delle reazioni, ma in generale
le reazioni nel mondo cristiano non sono violente. Queste reazioni cercano di
far ritirare una pubblicazione o di sospendere un programma televisivo o
radiofonico. E si tenta di farlo tramite mezzi legittimi. Credo che l’offesa
alla sensibilità religiosa non giustifichi una reazione violenta.
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GIORNATA
PER
L’INVITO
DEI VESCOVI A RISPETTARE IL BENE DELLA VITA, DONATA DA DIO
-
Intervista con Antonio Ventura -
In occasione dell’odierna Giornata per la vita i vescovi
italiani, nel documento dal tema “Rispettare la vita”, hanno sottolineato
l’importanza del sostegno alle famiglie, il dialogo con i giovani e “davanti alla piaga dell’aborto” hanno esortato a fare ogni
sforzo per aiutare le donne ad accogliere la vita nascente. Tra le
iniziative per la Giornata quella del Movimento per la Vita, presente come ogni
anno alla preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro
e con oltre 150 punti informativi in tutta Roma. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Antonio Ventura
presidente del Movimento per la Vita per la città di Roma e il Lazio.
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R. – Possiamo dire che la preparazione alla Giornata di
oggi sia in realtà permanente, attraverso incontri, seminari nelle diverse
parrocchie, associazioni, comunità. Oggi è un appuntamento importante che
celebriamo ormai da tanti anni in difesa della vita. Questa
infatti è la 28.ma
Giornata per la vita, istituita dalla Chiesa italiana proprio all’indomani
della approvazione della legge 194.
D. – La 194 è la legge sull’aborto. In pratica nel 1978 ci
fu subito la risposta dei vescovi italiani orientata alla vita…
R. – Si, all’indomani dell’approvazione della legge la
Chiesa affermò con forza che non si sarebbe mai rassegnata e che avrebbe sempre
lottato per la vita. E questo che è di fatto il
messaggio della prima Giornata, torna ogni anno arricchito da riflessioni
diverse. Il tema specifico di questa Giornata “Rispettare la vita”, altro non è
che un percorso iniziato 28 anni fa per affermare l’indisponibilità di questo
‘bene’ che ci è stato donato da Dio.
D. – Come ogni anno avete rinnovato la vostra presenza con
il punto informativo in via della Conciliazione e poi in Piazza San Pietro per
la preghiera dell’Angelus…
R. – E’ stata la prima volta che in occasione della
Giornata per la vita abbiamo pregato con Benedetto XVI. Ci aveva ricevuto il 16
novembre scorso dandoci un grande messaggio di incoraggiamento, ci ha
ringraziato specificatamente per la nostra attività trentennale con delle
parole molto belle, in cui ha detto: “Impegnandovi a
prevenire l’aborto volontario, con un’attenta azione di supporto per le donne e
le famiglie, voi collaborate a scrivere pagine di speranza per il futuro
dell’umanità, proclamando in maniera concreta il Vangelo della Vita”. Siamo
stati molto contenti di queste parole e vorremmo ancora di più testimoniargli
la nostra vicinanza e la presenza in San Pietro con palloncini colorati e le
delegazioni dei volontari del movimento ha questo significato.
D. – Qual è il messaggio che portate alla comunità,
cristiana e non?
R. – Vorremmo far presente all’intera comunità la
necessità di proteggere la vita dal concepimento. Noi pensiamo che un
vero Stato laico si basa sui principi democratici, che fondano le proprie
radici nei diritti umani. E il primo dei diritti umani è proprio il diritto alla
vita.
D. –
Tutelare la vita nascente e la donna. Il movimento per la vita da anni propone
il progetto “Gemma”. Oggi se ne parla ancora. Che cos’è?
R. – E’ un’azione concreta per aiutare chi è in difficoltà
ad accogliere il dono della maternità. In pratica grazie all’adozione prenatale
a distanza della mamma e del bambino è possibile contribuire al loro
mantenimento, per tutti i mesi della gravidanza e per il primo anno di vita del
piccolo, tutto questo con un contributo di 160 euro al
mese per 18 mesi.
D. – Qual è l’auspicio che nasce dalla Giornata di oggi?
R. – La sfida è che si arrivi al punto che nessuna donna
possa dire: “Io sono stata costretta ad abortire”.
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IL
CONTROVERSO TEMA DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DELLE DONNE AL CENTRO DEL
DIBATTITO DA DOMANI A LONDRA DEL SINODO GENERALE DELLA CHIESA D’INGHILTERRA -
Intervista con Fratel Jonathan
Boardman -
Si aprirà domani a Londra il Sinodo generale della
Chiesa d’Inghilterra, riunito nella Church House, a Westminster, fino a giovedì prossimo. Al centro del
dibattito sarà il controverso tema dell’ordinazione episcopale delle donne, a
partire dai rapporti curati da un Gruppo di lavoro ad
hoc guidato dal vescovo di Rochester e da uno
specifico Comitato della House of Bishops, uno dei
tre organi del Sinodo anglicano. Si dovranno in particolare esaminare le
implicazioni teologiche, ecumeniche e canoniche dell’ordinazione episcopale
femminile. Altri argomenti in agenda saranno la pastorale negli ospedali e
centri sanitari, le relazioni tra anglicani e battisti, i rapporti tra collegi
e università ecclesiastici e
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R. – Abbiamo cominciato a pensare se il Sinodo sia favorevole a questo passo in avanti, dato che già
abbiamo sacerdoti donne. Abbiamo tolto il divieto di parlare di questo argomento
durante l’ultimo Sinodo. Adesso per la prima volta avremo delle discussioni sostanziali.
I lavori prevedono tre momenti: il primo, vedrà la presentazione delle
relazioni di tre rappresentanti di altre Chiese, un rappresentante della
Conferenza dei vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles; un metodista e uno
della Chiesa della Riforma in Inghilterra. La seconda parte sarà dedicata alla
discussione di un testo preparato dai vescovi della Chiesa d’Inghilterra e
infine un dibattito, similmente a quelli del Parlamento britannico, in vista di
decidere se andare avanti con questa proposta o continuare la riflessione
dicendo che i tempi non sono ancora maturi, oppure decidere di non andare
avanti.
D.- Secondo lei quanto possono pesare sulla decisione
finale le considerazioni che faranno i rappresenti delle altre Chiese?
R. – Secondo me la Chiesa d’Inghilterra, in particolare il
Sinodo, presta grande attenzione alle considerazioni delle altre Chiese. Per un
intero pomeriggio abbiamo ascoltato i nostri interlocutori sui testi che
abbiamo preparato a riguardo della possibilità dell’ordinazione episcopale
delle donne. Secondo me, il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra ora farà tutto
ciò che deve fare in un clima assolutamente ecumenico.
D. – Discuterete anche di altri argomenti. Ci può dire
qualcosa al riguardo?
R. – Affronteremo due temi anche molto importanti. Uno, come possiamo celebrare il bicentenario dell’abolizione,
in Inghilterra, della schiavitù. Vogliamo in un contesto internazionale
lavorare insieme anche alle altre Chiese per l’abolizione della schiavitù ai nostri giorni.
Poi discuteremo anche di biotecnologia, in particolare impedire che si possa vendere
il genoma umano.
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DA
DOMANI A FATIMA L’ASSEMBLEA DELLE CONFERENZE EUROPEE
DEI
SUPERIORI E DELLE SUPERIORE MAGGIORI D’EUROPA
- Intervista con suor Enrica
Rosanna -
Domani inizia a Fatima, in
Portogallo, l’Assemblea generale dell’UCESM, l’Unione delle Conferenze Europee
dei Superiori e delle Superiore maggiori sul tema: “La vita religiosa oggi: la
nostra vita spirituale di fronte alle sfide europee”. A Fatima saranno presenti 42
Conferenze o Unioni in rappresentanza di circa 400 mila religiosi e religiose
di 26 Paesi d’Europa. Terrà una relazione anche suor Enrica Rosanna delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, sottosegretario della Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Giovanni Peduto le ha chiesto quali siano
le principali sfide per i religiosi in Europa:
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R.- Nell’Est Europa
le grandi sfide sono le conseguenze di un ateismo di Stato, che è durato per
parecchi decenni e nell’Ovest c’è la sfida dell’indifferentismo
e dell’agnosticismo, ma a mio avviso soprattutto c’è la sfida della crisi antropologica, che è il cuore,
secondo me, di tutte le sfide del processo di globalizzazione.
D. - Di fronte al secolarismo sempre crescente quale
risposta possono dare i religiosi?
R. - Innanzitutto la testimonianza del primato di Dio,
della fedeltà alla Chiesa, della fedeltà al Magistero del Pontefice, della
fedeltà al proprio carisma. Io credo che nella società contemporanea, proprio a
causa del secolarismo, i religiosi non debbano solo essere lievito nella massa
ma anche lampada sul moggio.
D. – Ma il secolarismo sembra aver contagiato anche la
vita religiosa. Cosa ne pensa Lei?
R. – Il secolarismo certamente ha contagiato la vita
religiosa, perché i religiosi sono i figli del proprio tempo e ci sono dei
segni chiari di questo contagio. Mi riferisco, in particolare, agli abbandoni.
Il Papa ha celebrato recentemente l’Eucaristia per la vita consacrata. Io ho
pregato molto per queste sorelle e fratelli che hanno abbandonato perché ho
pensato al loro soffrire, al fatto di aver abbandonato la casa di Dio per una
nuova scelta, indecisa e certamente di grande sofferenza.
D. – Suor Rosanna, veniamo all’incontro di Fatima: quale
messaggio di speranza volete lanciare da questa Assemblea generale?
R. - Vorremmo dire all’umanità e in primis a tutti i
religiosi: fidiamoci di Dio e del suo Vangelo. Dio non delude non toglie nulla.
Anzi, come ha detto Benedetto XVI, dà tutto. Nelle vicissitudini della storia,
Dio è luce che illumina ed orienta, è forza che sostiene nelle prove. Dio è
profezia di un mondo nuovo. Dio è aiuto a tracciare vie sempre nuove che
sboccano nell’Europa dello spirito per farne una casa comune.
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CRESCE
L’ATTESA PER L’APERTURA, VENERDI’ PROSSIMO, DELLE OLIMPIADI INVERNALI
DI
TORINO. LA FIAMMA OLIMPICA E’ ARRIVATA IERI AL SESTRIERE
-
Intervista con mons. Carlo Mazza -
Si
avvicina il grande appuntamento con la Olimpiadi di
Torino 2006, in programma dal 10 al 26 febbraio. La fiamma olimpica è arrivata ieri al Sestriere, dove si è svolta una grande festa per
l’accensione del braciere. Il presidente olimpico Jacques Rogge
ha detto, inoltre, che la città piemontese è pronta per
ospitare i Giochi. Anche la Chiesa segue con grande interesse e partecipazione
questo straordinario evento sportivo. Mercoledì prossimo, l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino
Poletto, riceverà in Curia i rappresentanti delle
delegazioni dei vari Paesi presenti e gli organizzatori per un saluto di
benvenuto. Ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, mons. Carlo Mazza,
direttore dell’Ufficio Sport e tempo libero della Chiesa italiana e cappellano
della Nazionale olimpica italiana, giunto alla sua settima Olimpiade.
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R. – Di
fronte a questo grande evento la Chiesa è da tempo in preparazione. C’è un Comitato
olimpico pastorale a Torino, che da tre anni già lavora, nel quale sono
rappresentate le tre diocesi interessate: Torino, Pinerolo
e Susa. Per l’occasione, verrà
distribuito il Vangelo secondo Marco in tutte le parrocchie, in tutti gli
alloggi, negli alberghi - laddove ci sarà assembramento dei media - e in parte
anche al villaggio, perché questo Vangelo, che è il Vangelo dell’annuncio
primo, del messaggio di Gesù, possa giungere anche laddove c’è questo grande
evento sportivo. Il Vangelo di Marco è un Vangelo molto piccolo. Sono sedici
capitoli, brevi, sintetici, ma essenziali per dire chi
è Gesù per noi. E credo che in un tale grande evento questo Vangelo sia
collocabile, perché dà il senso dell’apertura del Vangelo stesso del Signore
per questi eventi umani. E’ un Vangelo che è stato voluto
dalla Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con la Società biblica
in Italia, con la realtà ecumenica, perché è un Vangelo ecumenico, in quanto è
accolto anche dalla altre Chiese cristiane. Sarà distribuito appunto in tutte
queste realtà, non solo ecclesiali, ma territoriali
durante i Giochi. Verrà dato anche agli spettatori, ai
tifosi che parteciperanno. Quindi, sarà per così dire, un elemento di festa, di
gioia e di annuncio cristiano in quell’evento
particolare.
D. – La XX edizione dei Giochi olimpici di Torino, sarà
anche un’occasione di ecumenismo tra i tifosi, ma soprattutto tra gli atleti
che partecipano a questa edizione delle Olimpiadi…
R. – L’interesse ecumenico dell’evento è evidente nella
sua qualità di rappresentanza di diverse Nazioni, diversi popoli e diverse
religioni. Le carte olimpiche parlano della possibilità di istituire
all’interno dei villaggi un centro ecumenico dove abbiano
luogo i culti delle diverse religioni e gli incontri anche tra le diverse religioni.
Questo avviene non solo per quanto riguarda gli atleti, ma anche per tutte
quelle persone che accompagnano gli atleti e anche per tutti i giornalisti che
sono al seguito dell’evento. Quindi, in questo luogo particolare avvengono
delle modalità di dialogo, che sembra a prima vista estremamente semplice ma
che in fondo prepara il terreno a possibilità di unione, perché anche questo
evento in qualche modo procura le condizioni di un incontro più profondo con le
diverse religioni. Io ho esperienza di altre Olimpiadi ed ho sempre constatato
come sia prezioso questo incontro con le diverse
religioni, sia perché c’è un’amicizia che si crea, sia perché in fondo restando
lì e colloquiando con tutti si ha questa impressione che al vertice di questi
eventi ci sia sì lo sport, ma anche l’uomo, e dietro l’uomo ci sia la religione.
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5 febbraio 2006
APPELLO DEI VESCOVI DELLA BOLIVIA
AD AIUTARE LE VITTIME
DELLE CATASTROFI NATURALI CHE STANNO
COLPENDO IL PAESE:
“UNIAMO LA CONSOLAZIONE SPIRITUALE ALLA SOLIDARIETÀ MATERIALE!”
LA PAZ. = L’episcopato della Bolivia ha lanciato un pressante
appello affinché tutta la popolazione, “e soprattutto quanti professano la fede
in Cristo”, aiutino le vittime delle catastrofi
naturali che stanno colpendo il Paese in questo periodo. In varie regioni della
Bolivia si sta infatti subendo la potenza distruttrice
della natura: straripamento di fiumi, perdita di vite umane, di raccolti, di
bestiame, di abitazioni, malattie, carenza di alimenti e di medicinali. I più
colpiti sono i bambini e gli anziani. “Tanto dolore e tanta disperazione non
possono lasciare indifferente alcun boliviano”, ha affermato in un messaggio il
segretario generale della Conferenza episcopale del Paese e vescovo di El Alto, mons. Jesús Juárez Párraga. “Tutti noi
vescovi – ha aggiunto – stiamo soffrendo con ciascuno dei colpiti. Quanto
vorremmo stringerli al nostro petto e alleviare tutte le loro
pene!”. “Imitando Gesù, il Signore della vita – ha esortato il presule –
uniamo la consolazione spirituale alla solidarietà materiale! Per questo le
nostre istituzioni ecclesiastiche, dedite ad opere sociali, mobilitano tutti i
loro sforzi di effettiva solidarietà”. Come riporta l’agenzia Zenit, i presuli
hanno poi ringraziato “il governo nazionale, le autorità di prefettura e quanti
collaborano con tanta abnegazione con i fratelli e le sorelle vittime delle
inclemenze della natura”. “Contate sul nostro sostegno!”, hanno poi esclamato.
I presuli boliviani hanno invitato infine “i cari fratelli e le care sorelle
che soffrono a non perdere la speranza, né la fede”: “Non siete soli. Siamo con
voi, tutti noi che consideriamo la vita di ogni persona il tesoro più importante
della creazione”. (R.M.)
GLI ISTITUTI RELIGIOSI DELL’UGANDA TRACCIANO UN DRAMMATICO
IDENTIKIT
DEL PAESE, PERCORSO DA VIOLENZE E CORRUZIONE, A POCHE SETTIMANE
DALLE
ELEZIONI: “NON È ANCORA TROPPO TARDI
- SCRIVONO -
PER RIMEDIARE ALLA SITUAZIONE”
KAMPALA. = Il consolidamento
del processo democratico; il conflitto in corso nei distretti settentrionali;
la lotta alla corruzione; le prossime elezioni; le conseguenze della recente
sentenza del massimo tribunale delle Nazioni Unite contro l’Uganda: sono i temi
affrontati dall’Associazione dei superiori di tutti gli Istituti religiosi
presenti nel Paese africano che, in un comunicato diffuso ieri, fanno il punto
sull’attuale situazione in cui versa l’Uganda, a poche settimane dalle
elezioni. “Il processo di transizione politica – scrivono i rappresentanti
degli Istituti che operano nel territorio – è ormai a poche settimane dal
completare il suo corso. La nostra valutazione ci lascia molte riserve sulle
modalità con cui il governo ha gestito e sta gestendo la cosa”. “Alcune di
queste – spiega l’Associazione – sono legate al fatto che molte persone non
sono ancora state in grado di registrarsi, altre ai ritardi che ha segnato
finora l’educazione civica dei cittadini sul processo elettorale, altre ancora
agli arresti e alle minacce ai danni di oppositori, associazioni e organi di
stampa”. “Nonostante le nostre riserve – rassicurano i superiori – siamo ancora
ottimisti e restiamo convinti che non sia troppo tardi per il governo per
rimediare alla situazione”. Ben più dura, invece, la posizione espressa sulla
guerra in corso nel nord e nell’est del Paese, definita “un crimine contro
l’umanità”. “Dopo vent’anni – denunciano gli Istituti religiosi – il governo
non è riuscito a risolvere questo scandaloso conflitto, mentre quasi due
milioni di sfollati sono costretti a vivere in condizioni disumane e disperate.
Quasi mille sfollati – continuano – muoiono ogni settimana causando vergogna al
governo e a tutto il popolo ugandese. Nella loro
disperazione alcuni si suicidano. E questa è la sfida
principale per ciascuno di noi: siamo tutti chiamati a fare tutto ciò che è
possibile per chiudere con questa guerra”. La corruzione e la “ profonda
vergogna” causata al Paese dalla recente condanna della Corte internazionale di
giustizia dell’ONU per i crimini che l’Uganda ha commesso nella Repubblica
Democratica del Congo, sono gli altri due temi
trattati nel comunicato. Gli Istituti religiosi sottolineano la necessità che
“i 10 miliardi di dollari di risarcimenti richiesti dalle Nazioni Unite siano
pagati al Congo da quegli individui che hanno fatto
profitto dal saccheggio congolese”. Il documento si
chiude poi con un invito agli ugandesi a non dare
troppo credito alle “false e vuote promesse” che si sentono in questi giorni di
campagna elettorale e a recarsi al voto per scegliere coloro che “promuoveranno
la riconciliazione nazionale, la pace vera e la prosperità per tutti”. (R.M.)
PIU’ SPAZIO ALLE DONNE NELLA CHIESA: E’ QUANTO HA CHIESTO LA CONFERENZA
DEI RELIGIOSI DELL’INDIA (CRI), RIUNITA NEI GIORNI
SCORSI A KOCHI,
NELLO
STATO DEL KERALA
KOCHI. = Porre fine al
predominio maschile e alla discriminazione della donna in seno alla Chiesa
indiana, cambiando la sua ancora diffusa mentalità “patriarcale”: è l’obiettivo
che si è prefissata la Conferenza dei religiosi dell’India (CRI), al termine
della sua Assemblea triennale, tenutasi nei giorni scorsi a Kochi,
nello Stato del Kerala. Al centro della riunione, cui
hanno partecipato 575 superiori e superiore maggiori, in rappresentanza dei 125
mila religiosi del Paese, è stato appunto il tema: “Una Chiesa sensibile alla
questione di genere”. Una questione sempre più sentita dal mondo cattolico
femminile in India, dove la donna continua a godere di scarsa considerazione ed
a svolgere un ruolo subalterno. Di qui, l’esigenza avvertita dai superiori e
dalle superiore indiane di promuovere “un cambiamento di mentalità, di cultura,
di comportamenti, di azioni, di scelte e decisioni”, per sensibilizzare le
varie realtà ecclesiali locali su questa problematica. “La sfida di fondo della
Chiesa in India oggi in questo ambito – si legge nella dichiarazione finale
dell’Assemblea – è il cambiamento da una mentalità patriarcale a una cultura
partecipativa e collaborativa, in cui uomini e donne
possano lavorare insieme per la promozione della giustizia e della fratellanza
nella Chiesa e nella società”. “Per questo – viene
evidenziato – occorre innanzitutto garantire pari opportunità di partenza,
quindi, in particolare, favorire l’accesso delle donne agli studi teologici,
biblici e canonici”. I partecipanti hanno inoltre deciso di stabilire un tavolo
di dialogo con le Congregazioni religiose e la Conferenza episcopale indiana
(CBCI) per definire, entro i prossimi due anni, direttive volte a promuovere la
pari dignità delle donne nella Chiesa a tutti i livelli. (L.Z.)
NUOVA NORMA, IN PAKISTAN, A
TUTELA DELLE DONNE VIOLENTATE: NON
SARANNO PIÙ CONDANNATE PER ADULTERIO, COME PREVISTO DALL’ORDINAMENTO DEL 1979
ISLAMABAD. = In Pakistan, la Corte Federale Shariat
(CFS) ha annunciato un’importante novità legislativa per quanto riguarda i casi
di violenza sessuale: “Se una donna denuncia di essere stata vittima di zina-bil-jabr (violenza
sessuale) – ha dichiarato la Corte – non può essere accusata di zina-bil-raza (adulterio), a meno che non ci
siano prove evidenti che testimonino il contrario”. Fino alla scorsa settimana,
infatti, una donna che denunciava di essere stata vittima di stupro veniva accusata di adulterio, come stabilito
dall’ordinamento del 1979, promulgato dal generale Zia ul
Haq. Il provvedimento era in linea con le ordinanze Hudood che, basate sul Corano, puniscono anche con
la flagellazione e la lapidazione i comportamenti incompatibili con la legge
islamica, come adulterio, gioco d’azzardo, uso di alcool e reati contro la
proprietà. Come riporta l’agenzia di stampa, AsiaNews,
la Corte ha introdotto la nuova norma dopo aver accettato la petizione di una
giovane donna che il 4 giugno 1997 aveva denunciato di essere stata violentata
da un suo vicino. L’uomo e la donna erano stati messi sotto inchiesta con
l’accusa di adulterio. Il giudice aveva condannato entrambi, dando 5 anni di
reclusione e una multa di 10 mila rupie alla ragazza e 10 anni con 20 mila rupie
di multa allo stupratore. La CFS ha poi riconosciuto che, quando una ragazza, in modo
particolare se non sposata, denuncia un caso di violenza, si assume il peso di
una macchia indelebile, rischiando di non avere un matrimonio adeguato. Lo
stupro provoca inoltre forti danni psicologici ed è un attacco alla dignità ed
integrità della persona. “Per questa ragione – ha osservato la Corte – molte
delle vittime preferiscono sopportare il sopruso e non denunciarlo”. Peter Jacob, segretario della
Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, ha dichiarato
ad AsiaNews
che questo verdetto è un passo importante ma che occorre una soluzione
definitiva per l’abrogazione di tutte le leggi discriminatorie. “Queste leggi
sono stupide e illogiche – ha sottolineato Jacob – e
non vengono applicate. È questa la ragione per cui
molte volte sentenze di condanna di Corti di grado inferiore sono state
annullate da sentenze della CFS”. “Abbiamo iniziato una campagna e una raccolta
di firme contro le leggi discriminatorie – ha aggiunto – speriamo di arrivare a
più di 200 mila firme da tutto il territorio”. (R.M.)
AL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA, JOAQUÍN NAVARRO-VALLS, IL PREMIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI
GIORNALISTI DEGLI UFFICI STAMPA (GUS)
TORINO. = Un nuovo riconoscimento da aggiungere ad una lunga
serie per Joaquín Navarro-Valls.
Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede è stato premiato ieri a Torino
dall’Associazione nazionale dei Giornalisti degli Uffici Stampa (GUS). “Il
premio è a una persona – ha detto Navarro-Valls,
presente alla cerimonia che si è svolta al Circolo Ufficiali
– ma sotto sotto, c’è il ricordo, la presenza tra
noi, di quell’enorme personalità umana che è stato
Giovanni Paolo II. Dopo tanti anni di lavoro accanto a lui – ha aggiunto – non
mi sorprende più nulla”. E il pensiero è andato ai giorni dell’agonia del
Pontefice, alla risposta di Roma e poi dell’Italia e poi del mondo intero. “Un
fenomeno – ha precisato – di cui si stanno occupando studi universitari e che
va ancora studiato in profondità per capirlo”. Il merito di papa Wojtyla è che il suo raggio d’influenza si sia “diffuso
dentro e fuori dalla geografia cattolica”. “Un giorno,
durante un soggiorno in Valle d’Aosta con papa Giovanni Paolo II – ha
raccontato Navarro-Valls – mi sono permesso di chiedergli
se potevo fargli una domanda stupida. Lui mi rispose
che gli piacevano le domande stupide, così gli chiesi: ‘Se
lei dovesse per forza salvare dei quattro Vangeli soltanto una frase, quale
salverebbe?’ Il Santo Padre non ci pensò due secondi e mi indicò il Vangelo di
San Giovanni, là dove raccomanda: ‘La verità vi farà liberi’”. La
cerimonia di premiazione è virata poi su temi legati alla professione, a cominciare
dalle caratteristiche fondamentali di un ufficio stampa: “Trasmettere cose vere
– ha detto Navarro-Valls – perché, se ciò che
trasmettiamo è vero, rendiamo credibile l’istituzione che rappresentiamo”. La
credibilità, però, non è conquistata per sempre, una volta per tutte, “ma ogni
volta va confermata”. Quanto ai giornalisti, ha spiegato il direttore della
Sala Stampa vaticana, “alcuni parlano non più di cose vere, ma del detto o del
non detto, senza avere la voglia o il tempo di accertare se questo o quello è
vero. È un rischio della nostra professione oggi”, ha sottolineato. A margine, a chi gli chiedeva se sotto l’aspetto della comunicazione
qualcosa fosse cambiato tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Navarro Valls ha risposto che i due pontificati sono assolutamente
nel segno della continuità: “I temi di fondo sono gli stessi – ha spiegato – la
Chiesa non si rifonda ogni minuto, cambiano forse gli accenti, le priorità,
come confrontarsi con i vari temi, il linguaggio”. (R.M.)
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5 febbraio 2006
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
L’Iran riprende le proprie attività nucleari. La conferma arriva dal
ministro degli Esteri. Il presidente Mahmud Ahmadinejad – ha precisato il ministro - ha dato l’ordine
di “sospendere tutta la cooperazione volontaria che abbiamo avuto negli ultimi
due o tre anni con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA)”. Il
presidente iraniano ha anche sottolineato che non ci sono prove di una
deviazione dell’Iran da programmi nucleari con scopi pacifici. Tutte le
attività sono state riprese sulla base di una legge votata dal Parlamento
all’indomani della risoluzione dei governatori dell’AIEA, nella quale si
sollecita un rapporto al Consiglio di sicurezza sul caso Iran. La norma,
approvata dal Parlamento di Teheran lo scorso anno,
prevedeva una sospensione delle ispezioni da parte dei tecnici dell’Agenzia
delle Nazioni Unite ed il riavvio dell’arricchimento dell’uranio su scala industriale
se il dossier nucleare iraniano fosse stato inviato,
anche per sola informazione, al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Israele trasferirà
oggi all’Autorità nazionale palestinese i circa 45 milioni di dollari dovuti e congelati la scorsa settimana dopo la vittoria elettorale di
Hamas: lo ha annunciato il ministro israeliano senza
portafoglio Zeev Boim. Sul
terreno, intanto, si registra l’assassinio di un’anziana israeliana
è da parte di un palestinese. L’uomo dopo essere salito su un bus vicino a Tel Aviv, ha ripetutamente colpito la donna con un
coltello ed ha anche ferito altri 5 passeggeri. Tre presunti militanti,
appartenenti alle sedicenti Brigate dei Martiri di al Aqsa, sono rimasti uccisi, inoltre, in raid aereo
israeliano condotto nella notte nella Striscia di Gaza. Dopo questo episodio,
un dirigente di Hamas ha affermato, stamani, che i palestinesi
hanno il “diritto all’autodifesa”.
In Egitto si riducono le speranze di trovare ancora in vita
circa 800 dispersi nel tratto di mare fra la costa egiziana e quella saudita,
dove si è inabissato in pochi minuti il traghetto ‘El
Salam 98’. Le squadre di soccorso hanno salvato finora
almeno 400 persone e recuperato 195 corpi. Non è stata ancora fornita una versione
ufficiale sulle dinamiche del naufragio, ma i sopravvissuti raccontano di un
incendio scoppiato a bordo del traghetto. “Il capitano è stato il primo ad
abbandonare la nave”, ha detto un egiziano che ha vissuto la drammatica esperienza
del naufragio. Circa 100 persone hanno protestato, intanto, al porto di Safaga contro la gestione delle operazioni di soccorso
avviate dal governo del Cairo. I familiari delle vittime hanno criticato, in
particolare, il presidente egiziano, Mubarak, e il
ministro dell'’Interno per non aver fornito adeguate informazioni sulla sorte
dei loro congiunti.
In
Iraq sono stati liberati, stamani, una cinquantina di detenuti. Lo ha annunciato
un portavoce dell’esercito statunitense precisando che tra i prigionieri non figurano
donne. I rapitori di Jill Carroll,
la giovane giornalista americana sequestrata il 7 gennaio, avevano chiesto in
cambio del rilascio dell’ostaggio, la liberazione di tutte le donne detenute in
Iraq.
Nello
Sri Lanka, le Tigri Tamil hanno respinto le proposte del governo di Colombo di
tenere colloqui di pace a Ginevra il prossimo 15 febbraio. Lo hanno reso noto fonti vicine ai ribelli precisando che le Tigri Tamil vorrebbero spostare i negoziati a fine mese. La decisione
del gruppo indipendentista arriva dopo le notizie di rapimenti di operatori
umanitari vicini ai ribelli. Le Tigri Tamil hanno chiesto
che le trattative si incentrino sulla realizzazione di
un
cessate il fuoco concordato nel 2002. Se il governo – hanno affermato alcuni
leader del movimento separatista - cercherà di modificare i termini, le
trattative
saranno votate al fallimento.
Il governo del primo
ministro thailandese, Thaksin
Shinawatra, sotto pressione per le accuse di
conflitto di interesse, ha subito un altro duro colpo. Il ministro delle
Comunicazioni e dell’Informazione, Sorta-at Klinpratoom, ha deciso oggi di rassegnare le dimissioni.
Secondo il portavoce del governo, il ministro non avrebbe motivato le proprie dimissioni ma alcuni membri del suo entourage hanno detto
che sarebbero frutto delle pressioni esercitate dagli altri membri del suo
partito.
“L’Euro è un
baluardo che difende l’Europa dalle crisi valutarie internazionali” e costituisce
“un punto di non ritorno nel processo di unificazione europea”: è quanto ha
affermato il presidente della Repubblica italiana, Ciampi,
intervenendo stamani alla conferenza stampa conclusiva dell’incontro a Dresda,
in Sassonia, dei sette capi di Stato firmatari dell’appello “Uniti per l’Europa”. Scopo della riunione, rilanciare – dopo i
‘no’ referendari di Francia e Olanda – il Trattato Costituzionale, firmato a
Roma il 29 ottobre 2004. Secondo Ciampi, l’Euro ha
portato “vantaggi inestimabili” sia dal punto di vista economico che politico a
tutti i Paesi che lo hanno adottato. Tuttavia, in questi stessi Paesi “si è avuto
un aumento della cosiddetta inflazione percepita”. “Questo – ha spiegato il
presidente italiano - è dovuto al fatto che, in
preparazione del change-over,
furono sottovalutati i rischi di speculazione che potevano esserci da parte di
alcuni operatori economici, che in effetti ci sono stati e che poi si sono
diffusi ad altri settori”. Ciampi ha preso la parola
al fianco del presidente tedesco, Koheler, che a sua
volta ha difeso l’Euro senza mezzi termini. “Se qualcuno lo critica – ha
dichiarato – fa solo una manovra per deviare l’attenzione da altri problemi”.
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