RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 35 - Testo della
trasmissione di sabato 4 febbraio 2006
IL
PAPA E
Benedetto
XVI domani si recherà in visita nella parrocchia di Sant’Anna
in Vaticano
OGGI IN PRIMO PIANO:
Domani in Italia si celebra la Giornata
per la vita
Il
Vangelo di domani. Il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Consegnati ieri dal Comune
di Roma i “Premi Campidoglio”
Si
aprirà lunedì prossimo 6 febbraio a Londra il Sinodo generale della Chiesa
d’Inghilterra
In
giornata l’incontro tra Abu Mazen
e Hamas sulla formazione di un nuovo governo
palestinese
I
governatori dell’AIEA chiedono che si faccia rapporto al Consiglio di Sicurezza sul caso Iran
4 febbraio 2006
IL DOLORE DEL PAPA PER
LA SCIAGURA NEL MAR ROSSO DOVE E’ AFFONDATO UN TRAGHETTO EGIZIANO CON 1400
PERSONE A BORDO. CIRCA 400 I SUPERSTITI.
BENEDETTO XVI INVITA ALLA
SOLIDARIETA’ FRATERNA E SPIRITUALE
Benedetto XVI ha espresso il
proprio dolore per “il tragico incidente” avvenuto nel Mar Rosso, dove nella notte tra giovedì e venerdì è affondato
il traghetto egiziano “Al Salam 98”
con 1400 persone a bordo. Per il
momento si contano circa 400 superstiti. In un telegramma inviato al cardinale Stéphanos Ghattas II, patriarca
di Alessandria dei Copti, a firma del cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa assicura la sua “vicinanza
spirituale” alle famiglie delle vittime per le quali chiede a Dio “la felicità
eterna” e, rendendo omaggio ai soccorritori, invita tutti “ad una grande solidarietà
fraterna e spirituale” verso quanti sono nella prova.
TELEGRAMMA
DI CORDOGLIO DEL PAPA PER LE VITTIME DELL’INCIDENTE
NELLO STADIO DI PASIG,
NEI PRESSI DI MANILA, NELLE FILIPPINE
“Profondamente addolorato” si dichiara il Papa per “la
tragica perdita di vite” nell’incidente occorso ieri nello stadio “Ultrà” di Pasig, nelle Filippine, dove sono morte almeno 73 persone.
In un telegramma di cordoglio, a firma del cardinale Sodano, segretario di
Stato, inviato a mons. Francisco C. San Diego, vescovo della diocesi filippina
colpita dal grave lutto, Benedetto XVI offre le sue preghiere per tutti quanti
sono stati coinvolti nella disgrazia, chiedendo al Signore di offrire conforto
a chi è rimasto ferito e a chi ha subito la perdita dei propri cari.
UDIENZE E NOMINE
Stamane il Papa ha ricevuto alcuni presuli della
Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo,
in visita “ad Limina”.
Nel pomeriggio, il Santo Padre riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede.
In
India, il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Rourkela padre John Barwa,
superiore provinciale della Società del Verbo Divino e presidente della
Conferenza dei Religiosi in India. Padre John Barwa è nato il 1 giugno
1955 a Gaibira, nella diocesi di Rourkela.
E’ entrato nel noviziato dei Verbiti a Khurda, Indore, ed ha emesso i
voti perpetui il 14 ottobre 1984. E’ stato ordinato sacerdote il 14 aprile 1985
a Sambalpur. Ha conseguito la licenza in Liturgia
presso il Pontificio Istituto Sant’Anselmo a Roma.
BENEDETTO XVI DOMANI SI RECHERÀ NELLA CHIESA DI SANT’ANNA IN VATICANO.
IN VISITA
NELLA PICCOLA PARROCCHIA DELLO STATO CITTÀ DEL VATICANO
IL PAPA CELEBRERÀ LA SANTA MESSA ALLE 10
Domani Benedetto XVI visiterà la parrocchia di Sant’Anna
in Vaticano. Il Papa presiederà la Santa Messa alle 10. La nostra emittente trasmetterà
in diretta l’evento a partire dalle 9.50, con commento in lingua italiana,
sull’onda media di 585 kHz e
sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma sulla
storia della chiesa di Sant’Anna ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.
**********
Era il luogo di culto in cui si radunava la confraternita
dei palafrenieri pontifici, gentiluomini di corte con mansioni di fiducia che
Clemente VII, nel XVI secolo, elevò al rango di nobili che potevano “crear
dottori in teologia e legge, baccellieri, licenziati”. È la chiesa di Sant’Anna
in Vaticano, costruita nel 1565 e progettata dall’architetto Giacomo Barozzi, detto Vignola, e primo
esempio a Roma di chiesa a pianta ellittica. Al suo interno
quattro affreschi raffigurano episodi della vita di Sant’Anna. Ad
istituirla come parrocchia è stato Pio XI, il 30 maggio del 1929, affidandone
la cura ai religiosi agostiniani. Il territorio della parrocchia di Sant’Anna
comprende gli oltre 4 ettari dello Stato Città del Vaticano, i parrocchiani
sono circa 500, per lo più non residenti. Agli
agostiniani è affidata la cura pastorale di quanti vivono entro le mura
vaticane e dei dipendenti dei vari uffici e dicasteri. Nella giurisdizione
della parrocchia di Sant’Anna anche il Palazzo Apostolico, ad eccezione
dell’appartamento pontificio. Ma ascoltiamo al microfono di Leonardo Macchini,
il parroco, il padre agostiniano Gioele Schiavella:
R. – Questa è una parrocchia
atipica, perché è nel territorio vaticano però è frequentata soprattutto da persone che vivono
fuori dal Vaticano: sia impiegati, che pensionati, sia gente che viene qui per
vari motivi. Di fatto le associazioni, al 90%, vengono
frequentate e dirette da persone che vivono fuori dalla parrocchia. Abbiamo
anche una quarantina di bambini e ragazzi che si preparano alla Prima
Comunione, alla Cresima e anche al post-cresima.
D. – Cosa significa, per questa
Chiesa, l’evento di domani mattina?
R. – E’ una cosa grandiosa,
piena di commozione, anche perché il Papa prosegue la tradizione dei suoi
predecessori. Qui Paolo VI venne per la Messa d’oro del Giubileo, quando compì
i 50 anni della Prima Messa. Nel 1970, venne la mattina e celebrò la Messa in
privato. Poi, a pochi mesi dall’elezione, Giovanni Paolo II, nel dicembre del
1978, prima di fare la visita alle altre parrocchie romane, iniziò da questa
che è la sua parrocchia in fondo, perché questa è la
parrocchia della Città del Vaticano. Per noi, quindi, è un’immensa gioia e un
rinnovato impegno a cercare di far bene quello che dobbiamo fare. La chiesa di
Sant’Anna è una specie di santuario, nel senso che le gestanti vengono qui per implorare da Sant’Anna l’assistenza per il parto e
per il loro piccolino. Vengono da ogni parte di Roma, perché questa è una
tradizione antichissima, che dura da secoli. Abbiamo più di un centinaio di
fratelli, i “barboni”, che vengono, e c’è un’attività molto bella della
Caritas, per cui di solito nessuno va via senza niente,
qualcosa diamo. In fondo, è la “caritas” di cui parla il Papa
nella sua Enciclica, dove dice: “I tre compiti della Chiesa sono: la
celebrazione dei sacramenti – la liturgia –, l’ascolto della Parola di Dio e la
‘caritas’”.
Cioè, un amore che si attinge da Cristo e che si esprime nell’aiuto
per i fratelli, sia spirituale che materiale.
**********
10 GIORNI FA LA PUBBLICAZIONE DELL’ENCICLICA DI
BENEDETTO XVI
“DEUS CARITAS EST”: UNA DELLE PAGINE PIU’ BELLE E’ DEDICATA A MARIA
10 giorni fa
veniva pubblicata l’Enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas
est”. Una delle pagine più belle e intense dell’Enciclica sull’amore è dedicata
a Maria. Ed è proprio quella che conclude il testo del Papa. Ripercorriamo
questa pagina finale dedicata alla Vergine in questo servizio di Sergio Centofanti.
**********
I Santi – scrive il Papa – sono
i testimoni dell’amore di Dio. E “tra i Santi eccelle Maria, Madre del Signore
e specchio di ogni santità”. La sua anima magnifica il Signore, cioè lo rende
grande. Questo è “il programma della sua vita – afferma il Pontefice: non
mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella
preghiera che nel servizio al prossimo – solo allora il mondo diventa buono.
Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio”.
Così, prosegue Benedetto XVI, “parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di
Dio diventa parola sua … i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di
Dio” e “il suo
volere è un volere insieme con Dio”. “Maria è una donna che ama”:
“Noi lo intuiamo nei gesti
silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell'infanzia. Lo
vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce
la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo
nell'umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica
di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora
della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di
Gesù . Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei
resterà sotto la croce”.
E’ il momento estremo della
passione di Maria: il “silenzio” di Dio di fronte alla croce del Figlio. Il
Papa cita Sant’Agostino: “Se tu lo comprendi, allora non è Dio”. Maria “si fida
di Lui anche nell’oscurità”. Continua a credere “malgrado tutte le
incomprensioni” nella bontà di Dio, “nella certezza che Dio è Padre e ci
ama”. Per questo Maria – ricorda il Papa
– è “la Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna … si rivolgono gli
uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e
speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella
condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà,
sperimentano l'amore inesauribile che ella riversa dal profondo del suo cuore”:
“Le testimonianze di
gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono
il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente
vuole il bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l'intuizione
infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie alla più
intima unione con Dio, in virtù della quale si è totalmente pervasi da Lui –
una condizione che permette a chi ha bevuto alla fonte dell'amore di Dio di
diventare egli stesso una sorgente da cui sgorgano fiumi di acqua viva”.
“A lei – conclude il Papa - affidiamo la Chiesa,
la sua missione a servizio dell'amore” perché ci insegni a conoscere e
amare Gesù, “perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed
essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l’approfondimento in merito al tragico naufragio nel Mar Rosso. Il telegramma
di cordoglio di Benedetto XVI.
Sempre in prima,
Dichiarazione della Santa Sede dal titolo “Libertà di offendere?”. La Dichiarazione
è stata redatta per rispondere a varie richieste di precisazioni sulla
posizione della Santa Sede di fronte a recenti rappresentazioni offensive dei
sentimenti religiosi di singole persone o di intere comunità.
Servizio vaticano - La
Lettera del Papa al cardinale Javier Lozano Barragan per la nomina a
Inviato speciale alle celebrazioni della XIV Giornata mondiale del malato che
avranno luogo ad Adelaide, in Australia, l’11 febbraio.
I vescovi ugandesi: “No alla legalizzazione dell’aborto attraverso la
ratifica del ‘Protocollo di Maputo’”.
Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” una pagina speciale
- a cura di Pierluigi Natalia e di Gabriele Nicolò - dal titolo “La tutela
delle popolazioni nel tempo della globalizzazione”.
Servizio culturale - Un
elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Quando gli scrittori diventano
professionisti”.
Servizio italiano - In
primo piano il tema dell’economia. Scettico il Fondo monetario internazionale
sulla situazione italiana.
=======ooo=======
LA
CONVIVENZA UMANA ESIGE UN CLIMA DI MUTUO RISPETTO: E’ QUANTO AFFERMA
UNA
DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE IN RIFERIMENTO
ALLA
VICENDA DELLE VIGNETTE SATIRICHE SU MAOMETTO. FERMAMENTE DEPLORATE
LE
AZIONI VIOLENTE DI PROTESTA. AI NOSTRI MICROFONI IL VICEDIRETTORE
DELLA
SALA STAMPA VATICANA, PADRE CIRO BENEDETTINI,
E IL
VESCOVO VINCENZO PAGLIA
Il
diritto alla libertà di espressione non può essere invocato per offendere il
sentimento religioso dei credenti: è quanto viene
sottolineato in una dichiarazione della Sala Stampa vaticana, diffusa stamani.
La nota risponde a varie richieste di precisazioni sulla posizione della Santa
Sede di fronte alla vicenda delle caricature satiriche su Maometto pubblicate
da giornali europei che hanno innescato veementi proteste da parte del mondo
islamico. Ascoltiamo il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro
Benedettini, al microfono di Alessandro Gisotti:
**********
R. – “Il diritto alla libertà di pensiero e
di espressione, sancito dalla Dichiarazione
dei Diritti dell'Uomo, non può implicare il diritto di
offendere il sentimento religioso dei credenti. Tale principio vale ovviamente in riferimento a qualsiasi religione. La convivenza umana
esige poi un clima di mutuo rispetto, per favorire la pace fra gli uomini e le
Nazioni. Inoltre, talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri
denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire in alcuni casi un'inammissibile
provocazione. La lettura della storia insegna che non è con tale via che si
sanano le ferite esistenti nella vita dei popoli”.
D. – C’è anche una precisazione della Sala
Stampa sulle proteste di questi giorni?
R. – Certamente. Va subito detto che le
offese arrecate da una singola persona o da un organo di stampa non possono
essere imputate alle istituzioni pubbliche del relativo Paese, le cui Autorità
potranno e dovranno, eventualmente, intervenire secondo i principi della
legislazione nazionale. Azioni violente di protesta sono, pertanto, parimenti
deplorabili. Per reagire ad un'offesa, non si può infatti
venir meno al vero spirito di ogni religione. L'intolleranza reale o verbale,
da qualsiasi parte venga, come azione o come reazione, costituisce poi sempre
una seria minaccia alla pace.
**********
Anche oggi,
come nei giorni scorsi, non sono mancate manifestazioni di protesta contro le
vignette. Alcune dozzine di giovani palestinesi hanno cercato stamani di irrompere
nella sede dell’Unione Europea a Gaza City, gridando slogan contro la Danimarca
e promettendo di versare il loro sangue per il Profeta Maometto. A Londra,
invece, circa 400 persone hanno inscenato una nuova manifestazione davanti
all'ambasciata danese, dopo che ieri un'analoga protesta aveva assediato la
missione diplomatica. Dal canto suo, il dipartimento di Stato americano ha
espresso ferma condanna per la pubblicazione delle vignette satiriche. Sulla
vicenda e il suo significato per i rapporti tra Occidente ed Islam, Alessandro
Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia:
**********
R. – Da nessuna parte deve essere messo in berlina il contenuto
della fede, le cose più profonde del proprio cuore e della propria vita. Io
credo che scambiare la libertà con un randello sia uno dei grandi pericoli
dell’Occidente, che poi fa da rovescio della medaglia di un fondamentalismo che
non conosce nessuna mediazione, nessuna tolleranza.
D. – Molti, anche fra i cristiani, pur solidarizzando con
il mondo islamico, criticano una reazione considerata sproporzionata. In questi
giorni non si bruciano solo bandiere danesi ma si
moltiplicano anche le minacce di morte a giornalisti europei. Che effetto le fanno queste proteste?
R. – Mi fa un effetto di sconcerto. Perché non c’è dubbio
che sia una reazione sconsiderata; come spesso accade, alcuni atteggiamenti
diventano il pretesto per una battaglia politica ben più ampia, che nulla
magari ha a che vedere con ciò con cui è iniziato. Bisogna evitare di
strumentalizzare la religione per fini che non hanno nulla a che vedere con essa.
D. – Come stemperare queste tensioni?
R. – Anche qui ritorna il nodo di sempre: i rapporti
umani, i rapporti all’incontro e anche le chiarificazioni sono la via maestra
per stemperare le tensioni. Questo richiede soprattutto un lavoro continuo, che
è quello che la Chiesa fa da sempre, particolarmente dal Concilio in poi.
Questo incontro, questa caparbietà, nel tessere rapporti umani tra uomini e tra
donne di fedi e di culture diverse. In questo momento, credo che anche da parte
nostra, bisogna dire con chiarezza che la fede non va mai messa in berlina. Io
credo che Occidente e mondo Islamico, seppure con scadenze temporali un po’
sfalsate, credo che tutti dovremmo comprendere che con la fede non si deve scherzare.
D. – In Occidente siamo soliti vedere l’immagine di Gesù
ridicolizzata o perfino svilita in vignette, film, libri. Perché il cristiano
non si indigna più?
R. – Esatto ... Non si indigna
più perché c’è come una sorta di assuefazione, e talora di paura, o anche
peggio di complesso di inferiorità, pensando che magari tutto questo è cultura,
o che ognuno è libero di dire quel che vuole. In verità non è saggio tutto
questo. Penso sia urgente da parte di tutti, credenti e non credenti, comprendere
che non tutto ciò che possiamo fare può essere fatto. L’Apostolo Paolo,
ricordiamolo bene, non era certo soggetto alla disposizione ebraica sul
mangiare le carni, ma diceva: “Se debbo scandalizzare qualcuno, questo mi
astengo dal farlo”, perché quel che conta è il rapporto umano, e anche
religioso che vale molto di più rispetto a quell’egocentrismo
o a quella libertà personale che si vuol mettere sopra tutto
e sopra tutti.
D. – Mons. Paglia, si può dire
che in realtà questo scontro di civiltà che viene
spesso paventato, non è uno scontro di religioni, come forse questa vicenda
indica, ma uno scontro tra chi le strumentalizza?
R. – Si, io direi questo: c’è uno scontro di inciviltà,
perché è incivile certamente la risposta che hanno dato, ma è altrettanto
incivile ridicolizzare in quel modo credi profondi. Per questo sono convinto
che sia necessaria una sapienza maggiore da parte di tutti. Non che non
esistano tensioni, ma proprio per questo dobbiamo stare tutti molto più attenti
per evitare che le tensioni scoppino.
**********
DOMANI IN ITALIA SI CELEBRA LA GIORNATA PER LA
VITA
-
Intervista con mons. Sergio Nicolli -
Accogliere la vita come un dono da custodire. E’ la sfida
lanciata dal messaggio per la 28esima Giornata per la vita che si celebrerà
domani. Promossa dai Vescovi italiani, l’iniziativa quest’anno ha per tema
”Rispettare la vita”. Il documento del Consiglio Episcopale Permanente, rimarca
un impegno costante a fianco di giovani e famiglie, sottolineando con forza il
no all’aborto e il sostegno alle donne nell’accoglienza della maternità. Il
servizio è di Massimiliano Menichetti:
**********
Richiamandosi all’inizio del prologo di San Giovanni nel
documento per la Giornata per la Vita, i vescovi rimarcano che la vita precede
il Creato e l’Uomo, reso partecipe dell’esistenza per un gesto di amore libero
e gratuito di Dio. Da qui, l’indisponibilità di questo bene ricevuto, da custodire,
non manipolandolo come fosse una proprietà esclusiva. Sull’aborto spiegano che
tutti sono chiamati a fare ogni sforzo per aiutare le donne ad accogliere la
maternità; rinnovato l’impegno a sostegno delle famiglie, anche in relazione al
problema demografico. Mons. Sergio Nicolli, direttore
dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza
episcopale italiana:
“Questa denatalità, oggi, è dovuta
soprattutto ad una cultura che nega la vita, una cultura che pone il benessere
privato, personale, al di sopra di ogni altro interesse, e quindi è importante
fare un lavoro culturale che faccia cogliere gli aspetti di ricchezza e di
bellezza della vita, anche quando la vita è attraversata da problemi, da
momenti di fatica …”.
Se con forza viene sottolineato
che il profitto e il progresso scientifico non devono mai essere messi davanti
alla persona, guardando ai giovani e alla loro ricerca di felicità e libertà i
vescovi ribadiscono la loro preoccupazione per chi sembra ricercare questi aspetti
in maniera esasperata o estrema, attraverso l’uso delle droghe, l’assunzione di
stimolanti nella pratica sportiva, l’alcool o le sfide in auto o in moto,
scelte che sottolineano indifferenza per la vita e i suoi valori – precisano –
e scarso amore per se stessi e per gli altri. L’invito è alla società tutta che
non deve accettare una simile deriva, cercando cause e rimedi. Ancora mons.
Nicolli:
“Questo fenomeno è indice di un disagio nel mondo
giovanile. Non dobbiamo stancarci di educare le persone, di aiutare a cogliere
lo stupore di fronte alla vita rispetto a qualunque scelta di felicità che è
una scorciatoia che si rivela poi fasulla”.
Ma, quindi, qual è la sfida della Giornata di domani?
“Soprattutto, mettere la vita al primo posto perché quando
la si considera al primo posto nel proprio modo di
pensare, allora il rispetto nasce come conseguenza”.
**********
=======ooo=======
Domani, 5 febbraio, quinta Domenica del Tempo Ordinario,
Egli, accostatosi,
la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a
servirli.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
**********
Cristo lascia la Sinagoga e va in una casa privata. La
parte ufficiale e pubblica dell’ebraismo gli è ostile, ma c’è una parte del
popolo che invece gli viene incontro e sono esattamente i bisognosi. I malati e
i moribondi hanno una immediata percezione del bisogno
della salvezza. Entrando nella casa di Simone, lo hanno solo informato della
situazione di sua suocera. Non gli hanno neanche chiesto di guarirla e già Lui
si muove per sanarla. Non è lei che lo chiede, non fa chiedere, ma è Cristo che
si muove verso di lei, che si inchina su di lei e che la fa rialzare. Ed è
sabato. E proprio per aver fatto del bene in giorno di sabato, Cristo è già stato
rimproverato e rifiutato, ma questo volta Lui non bada a questa questione e rivela
che la misericordia del Padre, che Lo ha mandato, non conosce limiti, né prescrizioni,
ma è una premura d’amore che l’uomo non conosce. Oggi, che l’uomo non è più
abituato a chiedere e tanto meno a supplicare Dio, Cristo ci dice di aver
fiducia nella sua misericordia aprendo a Lui la nostra realtà.
**********
=======ooo=======
4 febbraio 2006
OGGI E
DOMANI, RIUNITI A DRESDA IN GERMANIA SETTE CAPI DI STATO EUROPEI
CON
L’INTENZIONE DI RILANCIARE - DOPO I NO REFERENDARI DI FRANCIA E OLANDA –
IL
TRATTATO COSTITUZIONALE, FIRMATO A ROMA IL 29 OTTOBRE 2004
DRESDA. = Dopo dieci mesi di stasi, si deve rimettere in
marcia il progetto di un’Europa politica previsto dal nuovo Trattato
Costituzionale. Dopo i ‘no’ francese e olandese ai Referendum di ratifica,
riscoprire entusiasmo per superare paure ed egoismi nazionali. Oggi e domani
sette capi di Stato europei saranno riuniti a Dresda, in Sassonia, per tentare
di rimettere sui binari il Trattato. Insieme al presidente della
Germania a Dresda saranno i capi di Stato di Italia, Ungheria, Austria,
Lettonia, Portogallo e Finlandia, firmatari lo scorso luglio di un appello a
ritrovare lo slancio e lo spirito costruttivo dei padri fondatori dell’Europa
comunitaria. Con quel documento i Sette chiesero nuove iniziative per ricostruire
la fiducia dei cittadini nell’Europa politica disegnata dal Trattato
Costituzionale elaborato dalla Convenzione Europea e firmato a Roma il 29
ottobre del 2004. Come si può costruire un clima di consenso all’avanzamento
del progetto comunitario? Innanzitutto rendendo comprensibili i benefici
dell’integrazione europea, chiarendo agli elettori dei vari Paesi come funziona
veramente l’Unione Europea, spiegando cosa ha realizzato, dove la conduce il
nuovo Trattato e per quali ragioni i Paesi europei hanno intrapreso questo
cammino e lo seguono da oltre cinquant’anni. E' così,
e non con la retorica europeista hanno scritto i Sette che si possono
convincere i cittadini della validità del progetto di un’Europa più coesa, più
efficiente, dotata di una identità più definita e del
ruolo effettivo di soggetto politico unitario. Il 29 maggio 2005, al referendum
francese i ‘no’ furono il 54,87%. Il 1 giugno, in Olanda, i ‘no’ furono il 61,5%. Una brutta battuta d'arresto che secondo i
Sette esprime soprattutto un senso di esclusione e di insoddisfazione di molti
cittadini che “si sentono tagliati fuori
da decisioni cruciali per il loro futuro”, ma non rifiutano i grandi obiettivi
del progetto europeo: la costruzione di istituzioni forti autorevoli ed
efficienti e di procedure trasparenti per sostenere gli interessi e il punto di
vista europeo in seno alla comunità internazionale, nell’Alleanza Atlantica,
nella competizione con i nuovi mercati emergenti (soprattutto Cina e India). E’
importante che l’Europa parli con una sola voce nel mondo affermano i Sette
riproponendo uno dei punti cardine del Trattato, che prevede la figura di un
ministro degli Esteri dell’Unione Europea. (R.G.)
CONSEGNATI
IERI DAL COMUNE DI ROMA “PREMI CAMPIDOGLIO”: TRA LE PERSONALITA’ INSIGNITE,
L’ARCIVESCOVO DI CRACOVIA, STANISLAO DZIWISZ
- A
cura di Giancarlo La Vella -
ROMA. = La Sala Giulio Cesare ha fatto ieri da splendida
cornice alla cerimonia di consegna del “Premio Campidoglio”, giunto quest'anno
alla IV edizione. A consegnare i riconoscimenti, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, insieme alla giuria composta, tra gli altri, dal
direttore della Caritas romana, don Guerino Di Tora, dal regista Ettore Scola. Il Premio viene attribuito ogni anno il 3 febbraio, nell’anniversario
della legge del 1871 che proclamava Roma Capitale d'Italia a personalità che
conferiscono lustro alla capitale in vari settori sociali e culturali. “Questo
Premio – ha detto il sindaco Veltroni nell’aprire la
cerimonia – è un atto di gratitudine per coloro che hanno fatto bene in questa
città”. Un premio speciale è stato assegnato all’arcivescovo di Cracovia, mons.
Stanislao Dziwisz, che fu
segretario di Papa Giovanni Paolo II. A rappresentare il presule è stato il
portavoce della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, che ha letto un messaggio di ringraziamento
in cui mons. Dziwisz confessa la sua “nostalgia per
l’amato Papa, per i suoi incontri con i romani, e per la città stessa, così
ricca di cultura e di fede”. Tra le varie sezioni, il premio per la Solidarietà
è stato consegnato a mons. Bruno Nicolini, dal 1990
incaricato per l’assistenza spirituale agli zingari della Chiesa di Roma, ma
già da prima impegnato a tempo pieno nella pastorale delle comunità gitane Rom
e Sinti della capitale.
SI
APRIRA’ LUNEDI PROSSIMO 6 FEBBRAIO A LONDRA IL SINODO GENERALE
DELLA CHIESA
D’INGHILTERRA: NELL’AGENDA DEI LAVORI IL DIBATTITO SULLA
CONTROVERSA QUESTIONE
DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DELLE DONNE
LONDRA. = Inizierà lunedì prossimo
6 febbraio, nella Church House, a Westminster,
il Sinodo generale della Chiesa di Inghilterra. Nell’agenda dei lavori figura
anche il dibattito sul processo che dovrebbe portare nel 2012
“POLVERE ALTAMENTE NUTRIENTE” USATA NEI BISCOTTI PER CANI,
OFFERTA
PER SFAMARE I BAMBINI KENYANI. LA SCONCERTANTE PROPOSTA DI UN’AZIENDA NEOZELANDESE
È STATA RIFIUTATA DAL GOVERNO DI NAIROBI
NAIROBI.= Una nota azienda neozelandese ha annunciato
martedì scorso di voler inviare in Kenya 42 tonnellate di “polvere altamente nutriente” utilizzata nella produzione di biscotti
per cani. L’iniziativa viene dalla fondatrice dell’impresa, Christine
Drummond, che ha manifestato la volontà di aiutare i bambini vittime della fame. La risposta del governo kenyano è giunta tramite il suo portavoce, Alfred Mutua. Dopo aver rifiutato l’offerta sostenendo:
“No, grazie, non siamo così disperati”, ha fatto comunque sapere di apprezzare
le iniziative di aiuti che giungono in Kenya contro la carestia. Ma al tempo
stesso è necessario che i piani di assistenza siano conformi agli standard
dell’Ufficio per l’alimentazione del Paese. La fabbrica neozelandese continua a
sostenere la bontà della sua iniziativa, ma il direttore dei servizi medici, James Myikail, in un’intervista
al quotidiano keniano ‘The Nation’, ribadisce che “in
nessun modo il ministero autorizzerà che una polvere per cani venga utilizzata per consumo umano”. Al di là di questa vicenda,
la situazione in Kenya è sempre più drammatica e in
attesa dell’intervento della comunità internazionale, si mobilità la
solidarietà interna. Arrivano aiuti dalla Croce Rossa kenyana,
dalle Chiese protestanti e dai cattolici della Basilica della Sacra Famiglia di
Nairobi. “La siccità si combatte anche con la musica”: è l’idea di un gruppo di
musicisti kenyani, che vorrebbe emulare il ‘Live Aid’ del 1984 per le
vittime della carestia in Etiopia. Il concerto si terrà domani presso lo stadio
nazionale “Nyayo” della capitale e il biglietto
costerà un dollaro oppure un pacco di farina di mais. Mentre circa 4 milioni di
persone sono a rischio per la tremenda siccità, il governo è travolto da una
serie di scandali relativi a sperperi e corruzione. (A.E.)
SU
PROPOSTA DELL’AMBASCIATORE AMERICANO JOHN BOLTON,
IL
CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU TERRA’ BRIEFING QUOTIDIANI
SULLA
SITUAZIONE DEL MONDO
NEW YORK. = Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
riunito a New York, ha dato il via libera, in via
sperimentale, alla tenuta di briefing quotidiani sulla situazione del mondo. La
proposta era stata avanzata dal presidente di turno, l’ambasciatore americano John Bolton, ma non aveva ottenuto,
almeno all’inizio, il favore dei quattordici colleghi del Consiglio.
Giovedì mattina, infatti, al suo esordio presidenziale, Bolton
aveva trovato la sala della riunione vuota e la sessione era iniziata con circa
15 minuti di ritardo, ma ieri sono stati tutti
puntuali all’appunta-mento del briefing. (R.G.)
DURA LA CONDANNA DA PARTE DELL’ARCIVESCOVO DI BOMBAY, IVAN DIAS, VERSO
LA VIOLENZA SUBITA DOMENICA SCORSA DAL VESCOVO DABRE E DA ALTRI SACERDOTI
BOMBAY.= L’arcivescovo di Bombay, il cardinale Ivan Dias ha “deplorato con forza” l’incidente che si è
verificato domenica pomeriggio, durante l’inaugurazione di un convitto per
giovani tribali nel villaggio Gosali di Mukada Taluna, nel distretto di Thane,
esprimendo “la sua solidarietà fraterna” al vescovo e a tutti gli aggrediti. Il
vescovo Thomas Dabre, di
Vasai, e alcuni sacerdoti che erano in sua compagnia hanno subito
un’aggressione, probabilmente da parte di elementi aderenti al fondamentalismo induista. Ad armare la mano dei fondamentalisti è stata la convinzione che il presule
volesse operare delle conversioni forzate. Come ricorda l’agenzia ZENIT, il
metropolita di Bombay, si è detto profondamente colpito dalla violenza barbara
e ingiustificata che ha leso i principi di rispetto e tolleranza tipici della
cultura indiana. Il porporato ha poi aggiunto di avere fiducia nelle autorità
competenti affinché adottino misure adeguate ed
immediate verso chi ha perpetrato l’atto criminale. Severa condanna arriva
anche dal padre Gesuita Cedric Prakash,
direttore del Centro “Prashant”, per la difesa dei
diritti umani, che ha ribadito: “gli attacchi fanno
parte di una campagna ben orchestrata per creare intimidazione e paura fra i
cristiani, in vista del Kumbh Mela, festività indù,
che si terrà in India dall’11 al 13 febbraio”. (A.E.)
NEI
PAESI BASSI SI CELEBRANO I 50 ANNI DELLA DIOCESI DI ROTTERDAM
CON
UNA SOLENNE LITURGIA EUCARISTICA PRESIDEDUTA DAL VESCOVO DELLA CITTA’ OLANDESE,
MONS. ADRIANUS HERMAN VAN LUYN,
ALLA
PRESENZA DI PRINCIPI EREDITARI, AUTORITA’ GOVERNATIVE E PALRLAMENTARI
ROTTERDAM. = La Chiesa dei Paesi Bassi celebra i 50 anni
della diocesi di Rotterdam, istituita da Pio XII il 2 febbraio 1956, con un
fitto calendario di avvenimenti che si alterneranno durante tutto il 2006.
L’appuntamento centrale di questo programma è l’odierna solenne liturgia
eucaristica, presieduta nella cattedrale di Rotterdam dal vescovo della città
olandese, mons. Adrianus Herman
Van Luyn. Alla cerimonia
prendono parte anche i principi ereditari, Willem Alexander
e Máxima, autorità governative e parlamentari. Tra le
varie iniziative sono previsti, inoltre, un pellegrinaggio a Taizé a fine luglio, un fine settimana con i monaci della
comunità borgognona ospiti della diocesi di Rotterdam
e un musical sulla figura di Santa Teresa Benedetta della Croce. Commentando il
50.mo anniversario della diocesi di Rotterdam,
l’arcivescovo di Utrecht, cardinale Adrianus Johannes Simonis, ha sottolineato
come il secolarismo, legato al fenomeno della globalizzazione,
diffonda un modello culturale post-cristiano provocando una rottura della
trasmissione della fede. In tale contesto – ha aggiunto il presidente della
Conferenza episcopale dei Paesi Bassi – celebrazioni come queste costituiscono
importanti occasioni per promuovere una vera appartenenza alla Chiesa e una
piena adesione ai valori cristiani. “Noi – ha precisato il porporato - dobbiamo
cogliere ogni occasione per celebrare la Messa, nella speranza che la gente
torni a prendere coscienza della storia”. “Il Signore - ha detto il cardinale -
è l’unica vera luce del mondo, e dobbiamo credere in Lui, perché altrimenti le
ci soffocheranno tenebre”. “Cristo – ha concluso - è la grande luce del mondo,
e noi dobbiamo essere, nella forza del Suo Spirito, luce per gli altri”. (A.L.)
=======ooo=======
4 febbraio 2006
- A
cura di Fausta Speranza -
Ha assunto proporzioni
drammatiche il bilancio delle vittime causate dal naufragio della
nave egiziana Al Salam 98. 185 i corpi senza
vita sinora ripescati e circa 900 ancora i dispersi. Solo 398 i sopravvissuti
tra i 1400 passeggeri, quasi tutti pellegrini musulmani di ritorno dalla Mecca.
Intanto, le autorità del Cairo sono al lavoro per accertare le responsabilità
del disastro. Il servizio di Giancarlo La Vella:
**********
Da orgoglio della compagnia
italiana Tirrenia a “carretta del mare”. Il traghetto
Al Salam, naufragato nel Mar Rosso durante la
navigazione tra il porto saudita di Dubah e quello
egiziano di Safaga, era stato varato nel 1969 per
essere utilizzato, con il nome di Boccaccio, tra Civitavecchia, Genova e la Sardegna. Poi, dopo quasi trent’anni di servizio giornaliero, la vendita alla
egiziana El Salam Maritime Transport, insieme con tutte
le altre quattro navi della classe “Poeti” della Tirrenia.
Prima di inziare a navigare sul Mar Rosso, alla Boccaccio erano stati aggiunti tre ponti ed era stata aumentata
la stazza per garantire una galleggiabilità ottimale. A smentire le accuse di inefficienza
vi sarebbe l’attestazione di sicurezza emessa nell’ottobre del 2005 sul natante
dalla Rina, una delle società di controllo navale internazionale più
affidabili. Comunque, fonti della presidenza egiziana hanno annunciato che sarà presto avviata un’inchiesta per accertare le cause
della tragedia. I primi sopravvissuti hanno parlato di un incendio scoppiato,
durante la navigazione, nella sala macchine e delle continue rassicurazioni da
parte dell’equipaggio sul fatto che le fiamme sarebbero state presto domate.
Poi, senza alcun allarme, il caos per cercare di mettersi in salvo, mentre la
nave, ormai inclinata su un fianco, colava a picco in meno di dieci minuti. La
tesi dell’incendio è stata confermata stamani dal ministro dei Trasporti
egiziano. Da tutto il mondo continuano a giungere al Cairo sentimenti di
cordoglio per quanto avvenuto.
**********
Il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas)
si incontrerà in giornata a Gaza City con esponenti
del movimento islamico Hamas, che ha ottenuto la maggioranza
assoluta nelle recenti elezioni palestinesi, per discutere della formazione di
un nuovo governo. Intanto, un palestinese con cittadinanza polacca, di nome Walid Kan'an, e la moglie polacca
sono stati rapiti da uomini armati e mascherati nel centro della striscia di Gaza.
Il palestinese lavorava negli uffici della presidenza dell'Autorità
palestinese, la moglie per una ONG. Si ignorano le
ragioni del rapimento.
Il Board dell'AIEA ha approvato la risoluzione nella quale si sollecita di
fare rapporto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul caso Iran. Sul
contenuto del testo, il nostro servizio:
**********
Il testo prevede sia il “rapporto” sul dossier al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sia la proposta per una zona
denuclearizzata in Medio Oriente. Dei 35 membri del Board
dei governatori dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, 27 hanno
votato a favore, tre contro (Cuba, Siria e Venezuela) e cinque si sono
astenuti: Algeria, Bielorussia, Indonesia, Libia e
Sud Africa. Ci si aspetta “una piena sospensione di tutte le attività di arricchimento
e trattamento dell'uranio inclusi lo sviluppo e la
ricerca”. Altrimenti l'Iran “sarà deferito al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite”. In ogni caso, il Consiglio di Sicurezza esaminerà il caso e
dirà il da farsi dopo la prossima riunione regolare del Board AIEA del 6 marzo.
Da parte di Teheran, dopo l’adozione della
risoluzione, il rappresentante iraniano all'AIEA, Jahad
Vaidi, ha annunciato la ripresa immediata di arricchimento
di uranio. Secondo il delegato di Teheran la
risoluzione è politicamente motivata “ma non ha una
base giuridica ed è stata avviata solo da alcuni Stati''.
Pertanto, dopo il rapporto all'Onu, l'Iran riprenderà immediatamente “le
sue attività nucleari su scala industriale” e sospenderà il rispetto volontario
del protocollo addizionale al Trattato di non proliferazione nucleare. E il
delegato iraniano sottolinea che si è trattato di un rispetto durato tre anni e
a titolo volontario.
**********
Decine
di persone sono morte
e centinaia sono rimaste ferite in una calca allo stadio Ultra di Pasig, alla periferia di Manila, dove una gran folla si era
radunata per partecipare a un gioco televisivo a premi. La maggior parte delle
vittime sono donne anziane, schiacciate contro una cancellata o calpestate. I
morti, a seconda delle
fonti, oscillano tra i 73 e gli 88. Secondo sopravvissuti e inquirenti la
catastrofe sarebbe avvenuta mentre la folla cercava di
superare uno stretto passaggio che porta allo stadio. La gente, si parla anche
di 25.000 persone, si era ammassata davanti allo stadio nella speranza di
partecipare alla trasmissione e magari di vincere uno dei premi. In palio c’era
anche un milione di pesos (quasi ventimila dollari). La presidente Gloria Arroyo ha visitato i feriti in ospedale e ha promesso
un'inchiesta sulle cause dell'incidente da rendere pubblica entro 72 ore.
Nel primo giorno della presidenza di turno dell'americano John Bolton, ieri, il Consiglio di
Sicurezza dell'ONU ha fatto un primo passo verso l'invio di caschi blu ONU
nella provincia sudanese del Darfur adottando
all'unanimità una dichiarazione presidenziale che chiede al Segretario
generale, Kofi Annan, di
predisporre una gamma di opzioni per l'operazione. I quindici Paesi del Consiglio
hanno auspicato un passaggio delle consegne della missione in Darfur dall'Unione Africana che ha attualmente dislocati
nella provincia del Sudan settemila soldati, ai caschi blu. L'UA per motivi
finanziari avalla “in linea di principio” il passaggio delle consegne
ma non prenderà una decisione finale fino a marzo, il che significa che
un voto del Consiglio che autorizza la missione non sarà possibile per almeno
un mese. Neanche il governo del Sudan ha dato finora il suo consenso. Ciò
nonostante l'ambasciatore americano Bolton ha detto
che la dichiarazione approvata oggi consentirà al Consiglio di cominciare a
chiedersi “quali governi potrebbero considerare di partecipare all'operazione
nel Darfur”.
I costi finanziari della guerra all'Iraq s'avvicinano
alla soglia del mezzo trilione di dollari, se s'incrociano i conti del
Congresso su quanto finora stanziato e impegnato e le previsioni di Pentagono e
Casa Bianca per il 2007. I dati sono emersi ieri e c’è chi sulla stampa ha
pubblicato dei paralleli sulle cifre: mezzo trilione di dollari, che significa
500 miliardi di dollari, rappresenta la ricchezza di un anno di un miliardo
d'indiani. Al mese significa una spesa che si aggira tra i 4,5 e i 6 miliardi di
dollari, che equivale al prodotto interno lordo annuale iracheno. Dei 150
milioni di dollari che risultano spesi al giorno, è
stato detto che basterebbero per salvare dalla morte di fame milioni di bambini
ogni anno.
In Costa Rica potrebbe bastare
soltanto il primo turno nelle presidenziali di domani al Premio Nobel per la Pace, Oscar Arias,
per tornare ad essere capo di Stato nel Paese centroamericano. Il servizio di Maurizio Salvi:
*********
I sondaggi assegnano al leader del partito
socialdemocratico Liberazione Nazionale più del 40 per cento, che è il minimo
necessario per una vittoria senza prova d’appello. Ma negli ultimi giorni della
campagna elettorale sono cresciute le possibilità del principale sfidante di Arias, Ottón Solís,
candidato del partito di Azione Cittadina Pac, di
centro, che punta le sue carte su un ballottaggio che riaprirebbe tutti i
giochi. Sullo sfondo di una forte apatia il tema più dibattuto è stato il
Trattato di libero commercio fra il Centroamerica e
gli Stati Uniti, che ha avuto grandi resistenze da parte di organizzazioni
sociali e sindacali. Alla vigilia della scadenza elettorale, la Chiesa
cattolica, attraverso il vescovo emerito di San Isidro
de El General, mons.
Ignazio Trejos, ha chiesto di andare a votare perché
– ha assicurato – la democrazia si trova in gravissimo pericolo. Quando questo
succede – ha insistito in una lettera aperta – la patria agonizza e non bisogna
dimenticare che la corruzione si infiltra nei modi più incredibili.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio
Vaticana.
*********
Tensione nei rapporti diplomatici tra USA e Venezuela. Di ieri
l’espulsione dell’ambasciatore venezuelano a Washington. Un passo compiuto dopo
la decisione di Caracas di espellere, con l’accusa di spionaggio, l’addetto
navale americano presso l’ambasciata USA in Venezuela.
La Georgia ha
annunciato il proprio ritiro dal Consiglio dei ministri della Difesa della
Comunità degli Stati Indipendenti, fondata nel ’91 dopo il disfacimento
dell’Unione Sovietica. In programma l’adesione di Tblisi
alla NATO per il 2008.
Il primo ministro thailandese, Taksin Shinawatra, contestato
dall'opposizione che lo accusa di conflitto di interessi, ha difeso oggi il suo
operato e ha messo in chiaro che non si dimetterà, a meno che non sia il re a
chiederglielo. Intanto a Bangkok la folla si è radunata per una manifestazione
antigovernativa, che si
prevede sarà la più grande degli ultimi 14 anni. Il primo ministro è un
ricchissimo uomo d'affari datosi alla politica. Primo ministro nel 2001, è
stato attaccato da più parti per la questione del conflitto di interessi, cosa
che non gli ha impedito un anno fa di essere rieletto trionfalmente. Lo scorso
23 gennaio ha annunciato che la sua famiglia ha venduto per 1,9 miliardi di
dollari tutte le quote azionarie che possedeva del gigante delle
telecomunicazioni, Shin Corp,
da lui fondato.
La vendita, presentata come l'atto risolutivo del conflitto di interessi del
premier, è tuttora oggetto
di un'inchiesta della commissione incaricata di vigilare sulla regolarità delle operazioni di Borsa.
Il re Bhumibol Adulyadey,
78 anni, salito al trono 60 anni fa, non ha il potere costituzionale di
destituire il primo ministro però è venerato come un
dio dalla grande maggioranza dei thailandesi.
Ventitrè detenuti accusati di terrorismo,
diversi dei quali indicati come membri di al Qaeda, sono evasi ieri da una prigione della capitale
yemenita Sanaa. E’ quanto ha annunciato un sito
ufficiale del Paese. Secondo il sito web del giornale “26 settembre”, organo
del ministero della Difesa, 23 detenuti sono evasi a metà giornata da un
carcere che è sotto il controllo delle forze della sicurezza politica del
Paese. La nazionalità degli evasi non è stata resa nota.
Un test di laboratorio che può fornire una diagnosi
preliminare di influenza aviaria negli essere umani, è stato approvato dalla Food and Drug Administration, l'agenzia federale americana che vigila su
farmaci e salute. Il test permette di dare risultati nel giro di quattro ore su
eventuali casi di influenza del tipo H5, contro i due-tre
giorni delle procedure tradizionali. Se il test risulta positivo al ceppo H5,
sono poi necessari ulteriori analisi per stabilire il
sottotipo specifico, compreso lo H5N1 che è stato responsabile dal 2003 ad oggi
di circa 160 morti nel mondo. Il test è stato predisposto dai Centers for Disease
Control and Prevention (Cdc),
il braccio operativo dell'apparato americano per la lotta ai virus.
=======ooo=======