RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 365 - Testo della trasmissione di domenica 31 dicembre 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’ultimo Angelus dell’anno, Benedetto XVI prega perche’ ogni famiglia umana sia modellata sul “prototipo” di quella di Nazareth, resistendo alle forze che vorrebbero minarne la sacralita’

 

Stasera, il Papa presiedera’ in San Pietro il Te Deum di ringraziamento e visitera’ il presepe in Piazza San Pietro. Domattina, Santa Messa di Benedetto XVI nella Giornata mondiale della pace. Interviste con il cardinale Renato Martino, Olimpia Tarzia, Riccardo Cascioli, Enzo Bianchi

 

Il primo gennaio la Chiesa festeggia Maria Madre di Dio, antichissimo titolo che risale al Concilio di Efeso: ne parliamo con padre Stefano De Fiores

 

Il primo gennaio del 1957, nasceva il Radiogiornale della Radio Vaticana: mezzo secolo di storia ricordato dal nostro direttore generale, padre Federico Lombardi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In corso nella cittadina umbra di Norcia, la 39.ma Marcia della pace promossa da Pax Christi. Ai nostri microfoni, don Fabio Corazzina

 

Bulgaria e Romania alla vigilia del loro ingresso nell’Unione Europea, che avverrà ufficialmente domani. Con noi, la prof.ssa Federiga Bindi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dura condanna dei vescovi spagnoli dell’attentato dell’ETA. Il governo Zapatero ha sospeso i negoziati con l’organismo separatista basco

 

Domani, in occasione della 40.ma Giornata mondiale della pace, la comunità di Sant’Egidio promuove in 350 città del mondo una marcia per la pace in tutte le terre

 

Per capodanno il vescovo di Tarbes e Lourdes invita i giovani ad un concerto davanti alla grotta di Bernadette

 

Il Movimento dell’amore familiare, la notte di capodanno, promuove una veglia di preghiera davanti al Presepe di Piazza San Pietro

 

Il governo del Madagascar chiede aiuto alla comunità internazionale per fronteggiare la carestia che minaccia il sud del Paese

 

24 ORE NEL MONDO:

Saddam Hussein sepolto nel suo villaggio natale nei pressi di Tikrit

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31dicembre 2006

 

 

 

ALL’ULTIMO ANGELUS DELL’ANNO, BENEDETTO XVI PREGA PERCHE’ OGNI FAMIGLIA UMANA SIA MODELLATA SUL PROTOTIPO DI QUELLA DI NAZARETH, RESISTENDO ALLE FORZE DISGREGATRICI CHE VORREBBERO MINARNE LA SACRALITA’

 

         La Famiglia di Nazareth è e resta il “prototipo” di una famiglia socialmente e spiritualmente viva, nonostante una certa “mentalità contemporanea” cerchi di disgregarne l’immagine e la struttura. E’ questo l’insegnamento che Benedetto XVI affida al cuore dei fedeli nell’ultimo Angelus del 2006, giorno in cui la Chiesa fa memoria della Sacra Famiglia. Al termine della preghiera mariana, il Papa ha rivolto alle migliaia di persone che affollavano Piazza San Pietro gli auguri per una “serena fine d’anno”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“Invochiamo ora insieme la protezione di Maria Santissima e di san Giuseppe per ogni famiglia, specialmente per quelle in difficoltà. Le sostengano perchè sappiano resistere alle spinte disgregatrici di una certa cultura contemporanea, che mina le basi stesse dell’istituto familiare. Aiutino le famiglie cristiane ad essere, in ogni parte del mondo, immagine viva dell’amore di Dio”.

 

Le ultime parole dell’Angelus, con le quali Benedetto XVI affida con una preghiera al cielo la consapevolezza di una preoccupante deriva terrena, calano su una scena che la decorazione natalizia di Piazza San Pietro rende particolarmente efficace: mentre il Papa indica e ribadisce la compiuta bellezza della Famiglia di Nazareth, la folla che lo ascolta circonda il monumentale presepe della piazza, quasi a far risaltare il concetto centrale con il quale Benedetto XVI si rivolge alle mamme, ai papà e ai figli di ogni parte del mondo: lì, nel presepe, da duemila anni vive un modello che non passa di moda:

 

“La santa Famiglia di Nazaret è veramente ilprototipo’ di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dall’Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano”.

 

L’eccellenza del prototipo è di tipo concreto. La storia che da Betlemme si dipana per tutto l’arco della sua infanzia e della sua giovinezza mostra Gesù sottomesso ai genitori, che lo educano – ha sottolineato il Pontefice - prima di tutto “con il loro esempio”. Da loro, ha affermato Benedetto XVI, Gesù impara “che in primo luogo occorre fare la volontà di Dio, e che il legame spirituale vale più di quello del sangue”. Del resto nel Vangelo, ha osservato il Papa, “non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che vale più di ogni parola”:

 

“Dio ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana. In questo modo l’ha consacrata come prima e ordinaria via del suo incontro con l’umanità. Nella vita trascorsa a Nazaret, Gesù ha onorato la Vergine Maria e il giusto Giuseppe, rimanendo sottomesso alla loro autorità per tutto il tempo della sua infanzia e adolescenza. In tal modo ha messo in luce il valore primario della famiglia nell’educazione della persona”.

 

Nei saluti in cinque lingue al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha ringraziato Dio per l’anno appena trascorso, ricordando tra l’altro, parlando in polacco ai pellegrini nella Piazza, il suo viaggio in Polonia “sulle orme del Servo di Dio Giovanni Paolo II”. E a tutti, infine, un saluto e un augurio:

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E la fine dell’anno e l’inizio del nuovo vedranno come di consueto il Papa impegnato nella celebrazione dei riti tradizionali, a partire dai primi Vespri della solennità di Maria Madre di Dio e la successiva recita del Te Deum di ringraziamento. La cerimonia sarà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 18, con commenti in italiano per la zona di Roma, sull’onda media di 585 kHz e la modulazione di frequenza di 105 MHz. Al termine, Benedetto XVI si recherà in Piazza San Pietro per la visita al grande presepe inaugurato alla vigila di Natale.

 

 

LA PERSONA UMANA, CHIAVE PER LA CONCORDIA AD OGNI LIVELLO:

ALLA VIGILIA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, IL PENSIERO DI ALCUNE

PERSONALITA’ SUL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER IL PRIMO GENNAIO 2007

- Con noi il cardinale Renato Martino, Olimpia Tarsia,

Riccardo Cascioli e Enzo Bianchi -

 

Nelle prossime ore, dunque, la Chiesa si prepara a vivere con grande partecipazione la giornata di domani, festa di Maria Madre di Dio e Giornata mondiale della pace. Nel suo Messaggio per questo evento, intitolato “Persona umana, cuore della pace”, Benedetto XVI scrive tra l’altro: “Sono convinto che rispettando la persona si promuove la pace e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale. È così che si prepara un futuro sereno per le nuove generazioni”. Nel suo servizio, Adriana Masotti ha raccolto sul tema il pensiero di alcune personalità.

 

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Afferma la Sacra Scrittura: “Dio creò l'uomo a sua immagine…. Perché creato ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è qualche cosa, ma qualcuno chiamato ad un'alleanza con il suo Creatore. Dono e compito, due concetti che ritornano spesso nel messaggio del Papa: la vita è dono e compito, così come dono e compito è la pace. Ma che cosa s’intende per pace? Sentiamo il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

 

“La pace non è assenza di guerra, è molto di più dell’assenza di guerra. La pace è dialogo, la pace è sviluppo, quando la persona può costruire un proprio futuro, quando può contribuire al progresso della comunità in cui vive, questa è pace”.

 

Una pace vera e stabile presuppone il rispetto dei diritti umani. Diritto all’uguaglianza, anche tra uomo e donna, diritto al cibo, all’acqua, alla casa, alla salute, diritto di esprimere la propria fede. Della persona non si può disporre a piacimento e nessuno può farsi padrone della vita. Eppure nella nostra società accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di varie forme di violenza, scrive il Papa, ci sono altre morti, silenziose, provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace? Olimpia Tarzia, vicepresidente nazionale della Confederazione italiana consultori cristiani e tra i fondatori del Movimento per la vita italiano:

 

“Io ricordo che Madre Teresa, quando fu insignita del premio Nobel per la pace, a tutti i governanti del mondo ebbe il coraggio di dire: “L’aborto è la più grande minaccia alla pace nel mondo perché se permettiamo ad una madre di uccidere il proprio figlio, chi può impedire a me o a te dal farlo?”

 

Ma perché spesso tra la gente si trova un’alta sensibilità su temi quali la fame e la guerra e non altrettanto su questioni come aborto e eutanasia? Ancora Olimpia Tarzia:

 

“Non sono convinta che tra la gente non ci sia questa sensibilità. Io credo che su questi temi ci sia una forte manipolazione ideologica. Credo vi sia un piccolo gruppo che porta avanti una cultura contro la vita, noi lo stiamo vedendo anche sulla questione dell’eutanasia: si prende un caso drammatico per farne una bandiera ideologica e per cominciare a preparare l’opinione pubblica all’esigenza di una legge, di regolamentare, eccetra. Ma qui c’è un diritto naturale, prima del diritto della giurisprudenza, che è il diritto alla vita”.

 

E c’è un altro elemento che ha a che fare con la pace e che sta a cuore al Papa: è l’atteggiamento verso il Creato. “L'esperienza dimostra, si legge nel messaggio, che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa. E Benedetto XVI cita la corsa alle fonti di energia causa di disuguaglianze e antagonismi.  Riccardo Cascioli, presidente del CESPAS, Centro europeo di studi su Popolazione, ambiente e sviluppo:

 

“Da una parte, abbiamo dei Paesi che sono attualmente in crescita tumultuosa: Cina, India, Brasile ad esempio, che ovviamente hanno un grande fabbisogno energetico da soddisfare. Dall’altra parte, abbiamo altri Paesi - praticamente quasi in toto nell’Africa Subsahariana - che invece trovano difficoltà a poter accedere a fonti di energia a costi ovviamente limitati e questa mappa della mancanza di energia si può tranquillamente sovrapporre alla mappa della fame”.

 

Che ogni cristiano si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana è l’appello finale del Papa. Sentiamo Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose:

 

R. - Noi quando pensiamo alla pace siamo indotti a credere che la pace sia un evento sociale, frutto eventualmente di accordi, di riconciliazioni sociali. Questo è vero: però, per una vera pace, bisogna che la persona, ciascuno, cominci ad essere un operatore di pace nel quotidiano. Ognuno di noi può essere un uomo che semina guerra, che semina violenza o che fabbrica e che porta la pace. La pace è dono di Dio ma è anche un compito nostro, un compito personale di ogni uomo, di ogni cristiano.

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Ricordiamo che, domattina, a partire dalle 9.50, la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro in occasione della Giornata Mondiale della pace. I commenti, sulle consuete lunghezze d’onda, saranno in lingua italiana, inglese, tedesca, francese, spagnola e araba.

 

 

DOMANI, SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO

- Intervista con padre Stefano De Fiores -

 

Nell’ottava del Natale, il primo gennaio, la Chiesa propone alla contemplazione dei fedeli il mistero di Maria, Madre di Dio: un titolo riconosciuto alla Vergine con il Concilio di Efeso del 431, ma già in precedenza la venerazione dei cristiani verso la Madonna li aveva indotti a definirla in questo modo, come dimostrano i documenti storici in almeno 70 occasioni. Ma dietro la decisione del Concilio di Efeso vi fu la necessità di combatterie il pericolo delle eresie del tempo, Alcune delle quali volevano negare teologicamente la maternità divina di Maria. Padre Stefano De Fiores, monfortano, docente di mariologia alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Facoltà teologica Marianum, ne parla al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. - Negare la maternità divina di Maria voleva dire negare l’unità della persona in Cristo, in cui convergono la natura divina e la natura umana. Era incorso in questo pericolo il patriarca Nestorio: sdoppiare il Cristo e farne una persona umana e una persona divina. Nel Concilio di Efeso, i Padri hanno reagito contro questa presa di posizione di Nestorio, sottolineando l’unità della persona divina del Verbo incarnato. Maria può dirsi veramente Madre di Dio, perché Madre della persona del Verbo incarnato, da lei generato secondo la natura umana.

 

D. - Maria sapeva di essere Madre di Dio?

 

R. - Doveva senz’altro sapere che il Figlio che le veniva annunciato non era come tutti gli altri. Nel caso che Dio, mediante il messaggio dell’angelo Gabriele, non le avesse fatto almeno balenare la vera personalità di Gesù, come Figlio di Dio, ci sarebbe stato un inganno da parte sua. Questo non lo possiamo assolutamente ammettere.

 

D. - Cosa significa per noi avere come Madre la Madre di Dio?

 

R. - E’ un sentimento di grande consolazione, espresso da Sant’Anselmo di Aosta, quando esclama: “O beata fiducia e sicuro rifugio! La Madre di Dio è Madre nostra”.

 

D. - Maria Madre di Dio e Madre della Chiesa: come spiegare questa duplice maternità di Maria?

 

R. - Bisogna distinguere. Maria è Madre di Gesù, perché ha generato il Figlio di Dio secondo la natura umana. Mentre è madre nostra perché collabora con la Trinità affinché noi siamo fatti partecipi della natura divina. Quindi, da una parte si ha l’umanizzazione di Dio, dall’altra il grande compito della divinizzazione degli esseri umani.

 

D. - E come possiamo noi vivere questa figliolanza?

 

R. - Dobbiamo sintonizzarci con quanto ha compiuto il discepolo amato. Una volta che ha appreso da Cristo crocifisso che Maria nella sua identità più profonda è Madre nell’ordine della grazia, ha aperto a lei la sua casa e il suo cuore: “E da quell’ora il discepolo la accolse tra i propri beni” (Gv 19,27). In pratica, la accolse tra i doni preziosi comunicatigli da Gesù e che costituiscono la sua comunione con lui. Potremmo dire che sulla scia del discepolo amato dobbiamo fare spazio a Maria  nella nostra vita spirituale, lasciandoci plasmare da lei secondo l’immagine di Cristo.  

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IL PRIMO GENNAIO 2007 COMPIE 50 ANNI IL RADIOGIORNALE DELLA RADIO VATICANA:

MEZZO SECOLO SU CARTA E NELL’ETERE, PER DIFFONDERE LA VOCE DEL PAPA, DEL SUO MAGISTERO, E LEGGERE I FATTI NEL MONDO IN UN’OTTICA DI FEDE. AD OTTOBRE,

SARANNO 50 ANNI ANCHE PER IL CENTRO TRASMITTENTE DI SANTA MARIA DI GALERIA

- Nota del direttore generale, padre Federico Lombardi -

 

Il passaggio dal 2006 al 2007 segna una ricorrenza significativa per la Radio Vaticana: il primo gennaio del 1957 nasceva infatti il Radiogiornale della nostra emittente. Dieci mesi dopo, era la volta del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Entrambi, strumenti innovativi di informazione e di diffusione al servizio del Papa e della Chiesa. Sulla loro importanza, ascoltiamo la nota del direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi:

 

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Mentre l’anno del 75° anniversario della fondazione della Radio Vaticana volge al termine, se ne apre un altro in cui pure abbiamo da commemorare date importanti della nostra vita di famiglia.

        

Il 27 ottobre saranno 50 anni dall’inaugurazione del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria da parte di Papa Pio XII; ma anche domani, 1° gennaio, ricorre un 50°, meno vistoso ma ben degno anch’esso di venire ricordato. Il 1° gennaio 1957 nasceva infatti il Radiogiornale della Radio Vaticana. Naturalmente non è che le trasmissioni informative della nostra Emittente siano nate solo allora: oltre a programmi informativi e formativi in diverse lingue, già da oltre dieci anni – almeno dal 1946 – esisteva una trasmissione quotidiana pomeridiana di un notiziario informativo sull’attività della Santa Sede e della Chiesa nel mondo. Si chiamava IRVAT – cioè “Informazioni Radio Vaticana” – era tradotto in sette lingue, trasmesse successivamente l’una all’altra: italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e polacco.

 

Il passaggio al “Radiogiornale”, sotto la guida del dinamico gesuita, padre Francesco Farusi, poté sembrare a prima vista solo un cambiamento di nome della testata, una modernizzazione superficiale: in realtà indica una svolta, una direzione di sviluppo che dà all’attività informativa quotidiana di attualità un ruolo più centrale nell’intera attività della Radio Vaticana e ne fa gradualmente un punto di riferimento sempre più autorevole sia per gli ascoltatori, sia – all’interno - per i redattori dei diversi programmi linguistici. Questo ruolo è sottolineato dal fatto che si tratta dell’unica trasmissione i cui testi vengono anche diffusi per iscritto – seppure nella forma semplice del ciclostilato – sia nei diversi uffici vaticani, sia nelle altre redazioni dell’emittente. L’esistenza dell’edizione scritta testimonia la cura particolare richiesta ai redattori nella formulazione dei testi, dal momento che verba volant, scripta manent. E’ così che la redazione del Radiogiornale costituisce il luogo della Radio Vaticana dove si vive l’esperienza professionale giornalistica nella sua forma più propria e impegnativa, dove si impara e si coltiva il rigore e l’attendibilità della informazione tempestiva, anzitutto per quanto riguarda i discorsi e l’attività del Papa, sui quali - in particolare in tempi in cui fax e internet erano ancora di là da venire - la Radio Vaticana costituiva l’unica fonte tempestiva per la maggior parte del mondo. Anche nelle successive ristrutturazioni del settore informativo della Radio - sotto la direzione del gesuita basco, padre Ignacio Arregui - il Radiogiornale in italiano ha conservato fino ad oggi la funzione di “trasmissione guida” - per autorevolezza e ampiezza - ed ha allargato gradualmente il suo orizzonte, garantendo non solo le notizie della Chiesa, ma anche un’ampia panoramica sull’attualità internazionale. Ogni giorno, senza alcuna eccezione, anche nelle più grandi festività, da 50 anni, chi si sintonizza a metà della giornata sulle onde della Radio Vaticana o chi ne visita il sito Internet trova un’offerta informativa sintetica, ma di orizzonte universale: in una prospettiva che non accetta barriere che separino il religioso dal profano, perché tutto ciò che è umano interessa la Chiesa. Lasciando ascoltare la voce del Papa, le voci di testimoni grandi e piccoli della vita della Chiesa e l’eco dei problemi del giorno, con umile costanza il Radiogiornale informa e cerca di leggere ogni giorno dentro la notizia, con equilibrio e serenità, il filo della storia nella prospettiva del Vangelo e dell’insegnamento dei pontefici. Un bel servizio, che speriamo di continuare a compiere per almeno altri cinquant’anni, con i mezzi sempre nuovi che la tecnica ci offrirà, ma con lo stesso entusiasmo e la stessa gioia.

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 dicembre 2006

 

 

IN CORSO, NELLA CITTADINA UMBRA DI NORCIA, LA 39.MA MARCIA

DELLA PACE PROMOSSA  DA PAX CHRISTI. TEMA DI QUEST’ANNO:

“PERSONA UMANA: CUORE DELLA PACE”

- Intervista con don Fabio Corazzina -

“Persona Umana: cuore della pace”: è questo il tema della Giornata mondiale della pace di domani, primo gennaio, che fa da filo conduttore anche della 39.ma Marcia della Pace, in corso oggi a Norcia. L’iniziativa, promossa da Pax Christi Italia, insieme alla Caritas Italiana e all’Ufficio CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, si concluderà stanotte nella cattedrale della cittadina umbra, con la Santa Messa presieduta dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Roberta Moretti ha intervistato il coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, don Fabio Corazzina:

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R. - Mettere la persona al cuore della pace significa dire con chiarezza che prima di ogni interesse, prima di ogni progetto politico, prima di ogni democrazia, di ogni cultura, di ogni religione, prima di ogni ideologia e di ogni progetto sociale, c’è la persona che va tutelata nella sua dignità, nella sua grandezza, in quanto abitata da Dio e in quanto nostro fratello o nostra sorella. In particolare, nel nostro cammino, mettere al centro la persona significa dare la priorità alle vittime, ai piccoli, ai poveri, agli ultimi, come luogo teologico da cui ricominciare a raccontare il futuro, la storia, ricominciare a parlare di Dio, di religione e di ogni possibilità di progetto futuro e di speranza.

 

D. - Qual è il senso di mettersi in cammino, di marciare insieme verso la pace?

 

R. - Vuol dire rendere quel luogo e quel cammino un’occasione per fare il punto di ciò che noi siamo, di quello che desideriamo. Soprattutto, nel cammino non possiamo sempre sceglierci i compagni di strada. Non ci sono solo quelli che vanno bene a noi, ma ci sono tutti, soprattutto quegli incontri assolutamente non organizzati che magari ci provocano, ci arricchiscono, ci danno delle possibilità nuove: essere pellegrini sulle strade della storia con gli ultimi e con i piccoli per cercare insieme una prospettiva di pace.

 

D. - Cosa può dirci del vostro impegno come associazione sui fronti di guerra più caldi?

 

R. - C’è un sistema di guerra che confonde la guerra con la democrazia. Di fronte a questo, noi, con molta chiarezza, proponiamo tre linee. Prima linea: la scelta della non violenza. Seconda linea: il rifiuto della soluzione militare ai conflitti e, quindi, apertura all’invio dei cosiddetti corpi civili di pace, sufficientemente preparati e con gli strumenti adatti per poter fare soprattutto interventi di prevenzione e di interposizione non violenta in situazioni di conflitto. Terza linea: essere estremamente attenti a non confondere l’umanitario e la cooperazione internazionale con gli interventi militari all’estero. Dunque, vorremmo fare della cooperazione e dell’umanitario uno spazio sicuramente più legato al lavoro dei rapporti nella società civile e meno legato a queste istituzioni grandi, che si tutelano con la presenza degli eserciti.

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BULGARIA E ROMANIA ALLA VIGILIA DEL LORO INGRESSO

NELL’UNIONE EUROPEA, CHE AVVERRA’ UFFICIALMENTE DOMANI

- Intervista con la prof.ssa Federiga Bindi -

 

Tra poche ore, alla mezzanotte del primo gennaio 2007, Romania e Bulgaria faranno il loro ingresso ufficiale nell’Unione Europea. L’allargamento porterà a 27 gli Stati membri della comunità. I due Paesi dell’Europa orientale si preparano da tempo all’avvenimento, rafforzando le istituzioni democratiche, dopo anni di dittatura comunista di Ceausescu in Romania e di influenza sovietica in Bulgaria. Ce ne parla la professoressa Federiga Bindi, titolare della cattedra Jean Monnet all’Università Tor Vergata di Roma, intervistata da Giada Aquilino:

 

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R. - Per quanto riguarda l’Unione ed i processi che ci sono nell’Unione, in realtà il cambiamento non sarà grande da 25 a 27: il cambiamento grande è stato quello da 15 a 25. Per quanto riguarda, invece, la libera circolazione delle persone, che è la cosa più importante e più rilevante, in realtà anche qui cambia abbastanza poco, perché - come sappiamo - ci sono dei periodi di deroga che, a differenza di quanto è stato fatto in alcuni casi rispetto ai primi 25, queste deroghe non sono state denunciate da nessuno e quindi saranno attive a tutti gli effetti.

 

D. - Con alle spalle anni di dittatura comunista di Ceausescu in Romania e di influenza sovietica in Bulgaria, come si presentano i due Paesi?

 

R. - Il problema delle dittature di sinistra è lo stesso che hanno avuto gli altri Paesi dell’est. Direi che, in generale, ci sono stati due tipi di reazione. Una reazione di tipo nazionalista, ad esempio quella della Polonia, comprensibile certo per il passato, ma che va a cozzare con quella che è l’Unione Europea - che è una entità alla quale bisogna per forza delegare una parte di sovranità e ci si entra se si vuole farlo - ed altri che hanno, invece, di buon gioco annunciato le regole comunitarie. Direi che Romania e Bulgaria si presentano con le carte abbastanza in regola, forse anche il fatto che siano entrate per ultime le ha rese molto ansiose e molto desiderose di entrare nel club.

 

D. - Bruxelles ha chiesto sforzi importanti in particolare in materia di economia, di giustizia e di corruzione. Perché?

 

R. - Perché, purtroppo, il sistema giudiziario di questi Paesi è molto arretrato, anche più di quello economico, e quindi preoccupa maggiormente. Ci sono poi i problemi inerenti alla corruzione, all’illegalità ed alla criminalità.

 

D. - Il traffico di clandestini dall’Europa dell’est è una piaga dei nostri giorni. Qual è l’impegno dei due Paesi?

 

R. - Si sono impegnati a collaborare con l’Unione Europea, con le autorità nazionali per bloccarlo. Il traffico dei clandestini passo soltanto in parte da Romania e Bulgaria: passa attraverso l’Albania, attraverso anche altri Paesi e quindi, in un certo senso, la loro entrata ci servirà ad arginare quel fronte.

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CHIESA E SOCIETA’

31 dicembre 2006

                  

 

LA SPAGNA, DI FRONTE ALLA GRAVITÀ DELL’ATTENTATO DI IERI A MADRID RIVENDICATO DALL’ETA, SI INTERROGA SULLE POSSIBILITÀ REALI DI RIPRENDERE LA VIA DEL DIALOGO PER LA RICONCILIAZIONE. INTANTO, IL GOVERNO SPAGNOLO HA SOSPESO IL PROCESSO DI PACE E LE AUTORITÀ LOCALI HANNO RESO NOTO CHE ALMENO DUE PERSONE RISULTANO ANCORA DISPERSE

- A cura di padre Ignacio Arregui -

 

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SAN SEBASTIAN. = La Spagna intera ha subito un vero trauma collettivo dopo l’attentato di ieri, all’aeroporto di Madrid, che ha mobilitato tutti i mezzi di comunicazione. Alla reazione di sdegno e orrore dei primi momenti è seguito lo stupore delle massime cariche del governo: si pensava, infatti, che il processo di pace potesse continuare. Oltre alle dichiarazioni dei leader politici, anche la Chiesa ha voluto far sentire la propria voce. La Conferenza episcopale esprime condoglianza e solidarietà alle vittime dell’attentato e afferma, con un comunicato, che “il terrorismo è intrinsecamente perverso, incompatibile con una visione morale della vita, giusta e ragionevole, poiché non solo attenta gravemente al diritto alla vita e alla libertà, ma costituisce anche una prova di intolleranza e totalitarismo”. Nella nota dei vescovi si legge poi che tutti sono obbligati, con i mezzi legittimi necessari, a lavorare insieme per la fine del terrorismo, al di là di ogni legittima discrepanza politica o strategica. I vescovi sottolineano inoltre come una società, che voglia essere libera e giusta, non possa riconoscere in modo esplicito, ne implicito, un’organizzazione terroristica come legittimo rappresentante politico di nessun settore della popolazione”; “neppure può considerarlo come interlocutore politico”. Da parte sua, mons. Juan Maria Uriarte, vescovo di San Sebastian nei Paesi Baschi, afferma in una nota pastorale letta oggi nelle chiese della diocesi: “Nessuno ha il diritto di attentare contro la speranza di un popolo che desidera con forza la pace e della quale ha bisogno senza ritardi. Chi agisce in quel modo non rispetta la volontà immensamente maggioritaria di questa comunità che in mille modi chiede ed esige, quasi ogni giorno, la fine della violenza”. Il vescovo, dopo aver condannato l’attentato e aver manifestato la solidarietà alle vittime, conclude la nota dicendo: “Vogliamo pensare che questo episodio non chiuderà del tutto il lungo cammino verso la pace”.

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IL PRIMO GENNAIO 2007, 40.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE,

LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO PROMUOVE IN 350 CITTÀ DEL MONDO

LA QUINTA MARCIA PER LA PACE IN TUTTE LE TERRE

 

ROMA. = Sono quasi 60 le associazioni del mondo cattolico che hanno accolto l’invito della Comunità di Sant’Egidio a partecipare domani, nella 40.ma Giornata mondiale della pace, alla quinta Marcia per la Pace in tutte le terre. Con l’iniziativa, promossa in 350 città del mondo, si vuole “ricordare tutte le terre che attendono la fine della guerra, fonte di sofferenza per tanti popoli e ‘madre’ di tutte le povertà’, e la fine del terrorismo”. La Comunità di Sant’Egidio intende inoltre “far giungere il suo sostegno alle parole del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora tanto diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze”. L’appuntamento a Roma è domani in piazza della Chiesa Nuova alle 10.30, per percorrere il tragitto che da Corso Vittorio Emanuele conduce in Piazza San Pietro, in tempo per assistere all’Angelus di Benedetto XVI. (R.M.)

 

 

PER CAPODANNO, L’ARCIVESCOVO DI TARBES E LOURDES, JACQUES PERRIER,

INVITA I GIOVANI A UN CONCERTO ROCK DAVANTI ALLA GROTTA DI BERNADETTE. L’INIZIATIVA, DENOMINATA “DISCOTECA DI DIO”,

VUOLE ESSERE “UN’ALTERNATIVA ALLA MORTE SULLE STRADE”

 

LOURDES. = Il nome in codice è 3D, ovvero, “Discoteca Di Dio”: così è stata denominata la festa di capodanno in programma a Lourdes, davanti alla grotta dove nel 1858 alla pastorella Bernadette apparve la Madonna. L’idea è dell’arcivescovo di Tarbes e Lourdes, Jacques Perrier. “Di anno in anno - ha spiegato - i nostri ragazzi rischiano la vita il 31 dicembre, si buttano nella droga, nell’alcool, poi guidano sulle strade. Volevamo proporre loro un’alternativa”. Tema della festa: “Sveglia la tua fede!”. Di fronte alla grotta sono stati montati il palcoscenico, le luci, gli altoparlanti. Tutto come un concerto rock. E infatti, dopo la Messa e il brindisi analcolico, prenderà il via l’esibizione del gruppo francese “Exo”, che da 10 anni adatta preghiere cristiane alla musica rock. La musica lounge è diventata dunque louange, ovvero, lodi, e il rave di Lourdes è stato ribattezzato “reve party, dal francese reve, che significa sogno. (R.M.)

 

 

LA NOTTE DI CAPODANNO, DAVANTI AL PRESEPE DI PIAZZA SAN PIETRO, IL MOVIMENTO DELL’AMORE FAMILIARE PROMUOVE UNA VEGLIA DI PREGHIERA

“PER L’UNITÀ E L’AMORE IN TUTTE LE FAMIGLIE DEL MONDO”

 

ROMA. = “La famiglia ha bisogno di luce e di amore per ritrovare l’unità e il senso di se stessa” e “questa luce e questa tenerezza di pace e di affetto si diffondono dal mistero del Natale e del Santo Presepe”: per questo motivo, il Movimento dell’amore familiare promuove, la notte di capodanno, una Veglia di preghiera in Piazza San Pietro, a Roma, davanti al Presepe, “per l’unità e l’amore in tutte le famiglie del mondo”. Dopo un canto d’inizio alle 23.30 e una breve introduzione di mons. Giovanni Coppa,  prenderà il via la veglia che si protrarrà fino alle 7.00 di domani, lunedì primo gennaio. Ai presenti, come a chi parteciperà anche solo per qualche minuto a qualsiasi ora della notte, verrà consegnato un cero che potrà essere deposto davanti al Presepe come segno di luce e di speranza, presentando al Signore e alla santa Famiglia le sofferenze e le gioie di ogni famiglia. (R.M.)

 

 

IL GOVERNO DEL MADAGASCAR CHIEDE AIUTO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER FRONTEGGIARE LA CARESTIA CHE MINACCIA 300 MILA PERSONE NEL SUD DEL PAESE

 

ANTANANARIVO. = Appello del governo del Madagascar alla comunità internazionale per far fronte alla grave emergenza alimentare nel sud della grande isola dell’Oceano Indiano, che minaccia 300 mila persone. In particolare, ha detto il direttore del Centro nutrizionale del Ministero della salute malgascio, parlando con l’agenzia informativa dell’ONU, IRIN, “abbiamo inviato un messaggio alla comunità internazionale perché ci aiuti a coordinare i soccorsi”. Secondo l’ultimo rapporto stilato dal coordinatore locale delle Nazioni Unite, citato dall’agenzia MISNA, l’emergenza alimentare è particolarmente grave nella provincia meridionale di Tulear. Secondo l’UNICEF, 28 comuni di tre regioni - Anosy, Androy e Sud-Ouest - sono alle prese con la scarsità di cibo legata alle scarse precipitazioni cadute sulla zona sud del Madagascar nel corso del 2006. “Come sempre quando c’è un’emergenza nutrizionale, sono le fasce più vulnerabili ad essere le più colpite: in questo caso i bambini”, ha detto un portavoce dell’ufficio malgascio dell’UNICEF, precisando che al momento le stime parlano di oltre cinque mila bambini sotto i cinque anni in stato di malnutrizione, 534 dei quali in “gravi condizioni”. (R.M.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, Saddam Hussein è stato sepolto nella notte nel villaggio natale di Awija, vicino alla città di Tikrit, nel nord del Paese. Al rito funebre hanno assistito centinaia di persone. A Baghdad, intanto, l’esplosione di una bomba ha provocato la morte di una persona. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Saddam Hussein è stato sepolto nella notte nella tomba di famiglia, nel suo villaggio natale nei pressi della città di Tikrit. La salma dell’ex rais è stata tumulata accanto ai resti dei due figli, Uday e Qusay, uccisi dai militari americani nel 2003. Hanno assistito al rito funebre, durato circa 25 minuti, diverse centinaia di persone. L’emittente araba al Arabiya ha mostrato le immagini della sepoltura: la bara è stata avvolta nella bandiera irachena con la scritta “Allah è grande”. Vicino alla tomba sorge una moschea, fatta da costruire proprio da Saddam Hussein negli anni ’80. La salma dell’ex rais è stata consegnata nella notte dalle autorità irachene al capo clan della tribù degli Albu Nasir, di cui faceva parte lo stesso Saddam. Il vicegovernatore della provincia ha rivelato, poi, che il corpo dell’ex dittatore è stato “trattato con rispetto e lavato in base alle regole islamiche, da un religioso sunnita”. Fonti locali hanno anche riferito che molti iracheni hanno raggiunto il villaggio per rendere omaggio all’ex presidente.

 

Nel Paese, intanto, continuano gli attentati: almeno un civile è morto per l’esplosione di una bomba nel centro di Baghdad. E’ salito poi a 73 il numero dei morti causati da una serie di attacchi compiuti ieri, dopo la notizia dell’esecuzione di Saddam Hussein. In Irlanda, un aereo di una compagnia greca con a bordo 195 persone è stato costretto infine ad un atterraggio di emergenza. La compagnia ha reso noto che, poco prima, una persona aveva annunciato, in inglese e con marcato accento arabo, di aver piazzato un ordigno sull’aereo per vendicare la morte di Saddam.

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Sull’esecuzione di Saddam Hussein, ascoltiamo un commento dell’arcivescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Christi, Tommaso Valentinetti, al microfono di Fabio Colagrande:

 

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R. - Ogni condanna a morte, quando accade, è una sconfitta per l’umanità, una sconfitta per la persona umana. C’è da chiedersi se per un personaggio così  oscuro come Saddam Hussein, che resta indubbiamente una persona che ha commesso tanti crimini, potesse essere giusta una soluzione del tipo che si è trovata o forse non si dovessero fare altri processi per, probabilmente, dare il tempo a quest’uomo, anche con un lungo tempo di carcerazione, di ripensare a tutti i crimini che purtroppo ha commesso e dunque avere, forse, questa attenzione che non è solamente umanitaria ma che ha anche un risvolto politico. Oggettivamente parlando, uccidere è sempre sbagliato, anche quando si uccide a nome dello Stato. Come credenti, poi, non possiamo essere a favore della pena di morte, non possiamo essere a favore di questa pena nemmeno quando si tratta di un criminale come Saddam Hussein. Sicuramente, questo fatto avrà una ripercussione, purtroppo negativa, sulla realtà dell’Iraq e purtroppo tanti innocenti continueranno a morire. Dobbiamo sempre ricordare che la violenza chiama la violenza, che l’odio chiama l’odio e la distruzione chiama la distruzione.

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Il numero due di Al Qaeda, il medico egiziano al Zawahiri, ha pesantemente criticato, in un nuovo messaggio audio diffuso oggi, il presidente palestinese, Abu Mazen, chiedendo ai palestinesi di non riconoscerne la legittimità. Nel messaggio, il numero due di Osama Bin Laden attacca anche al Fatah, il partito di Abu Mazen, ed il governo dell’Arabia Saudita.

 

E’ vivo e sta bene Ghilad Shalit, il caporale israeliano rapito il 25 giugno a sud di Gaza da miliziani legati ad Hamas. Lo sostiene un giornale degli Emirati Arabi precisando che il soldato dello Stato ebraico compare in un video, consegnato al padre dell’ostaggio. Negli ultimi giorni, si sono moltiplicate le voci di una imminente liberazione di detenuti palestinesi in cambio del rilascio del caporale israeliano.

 

 In Indonesia, sono stati recuperati 66 corpi di persone morte nel naufragio del traghetto avvenuto nel mare di Giava tra venerdì e sabato. Restano ancora disperse oltre 460 persone. I superstiti, finora, sono 177. Resta incerto il numero dei passeggeri a bordo. Al momento del disastro c’era una forte tempesta e la nave - secondo le prime testimonianze - ha iniziato ad imbarcare acqua prima di affondare lentamente. Le ricerche, ostacolate dalle cattive condizioni meteorologiche, continueranno per 7 giorni.

 

Sembra lontana la possibilità di un accordo sul gas tra Russia e Bielorussia. Ad un giorno della scadenza dell’ultimatum di Gazprom - la società russa che fornisce gas alla Bielorussia e all’Europa - non emergono ancora risultati dalle trattative in corso a Mosca sulle forniture per il 2007. Se l’intesa non sarà raggiunta entro domattina, Gazprom taglierà le esportazioni di gas verso la Bielorussia. Una decisione, questa, che potrebbe creare gravi problemi a quei Paesi europei che ricevono il gas russo attraverso le condotte bielorusse.

 

 Sarà, il prossimo, il semestre in cui il futuro dell’Europa dovrà delinearsi con chiarezza. Lo ha detto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla vigilia del suo insediamento alla presidenza di turno dell’Unione Europea. Tra i punti in agenda, il rilancio del ruolo dell’Unione in Medio Oriente, il processo di allargamento, l’inizio della fase operativa della forza di pronto intervento europea e la ricerca di un'intesa sull'energia con Mosca.

 

Il 62.enne sudcoreano, Ban Ki Moon, assumerà domani l’incarico di segretario generale delle Nazioni Unite. Subentra a Kofi Annan, 68.enne originario del Ghana rimasto in carica per 10 anni. L’ex ministro degli Esteri sudcoreano ha giurato lo scorso 15 dicembre. In quell’occasione, si è impegnato a “non cercare o accettare istruzioni da alcun governo o altra autorità esterna all'Organizzazione” nell’esercizio del suo mandato. Ban Ki Moon è l’ottavo segretario generale dell'ONU.

 

 In Somalia, l’esercito somalo e i soldati etiopi continuano ad avanzare verso Chisimaio, ultima roccaforte delle milizie islamiche, dove i civili hanno cominciato a lasciare le loro nel timore di scontri. La tensione resta alta anche a Mogadiscio dove ieri due civili, tra cui una bambina di dodici anni, sono morti per l’esplosione di un ordigno. Secondo il vicepremier somalo si trovano nella capitale, presidiata da forze governative e truppe etiopi, ancora duemila miliziani islamici.

 

 In Nigeria, sono stati trasferiti i quattro ostaggi rapiti lo scorso 7 dicembre da ribelli appartenenti al sedicente “Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger” E’ quanto si legge in un comunicato inviato dai sequestratori nel quale si precisa che ai quattro - tre dipendenti italiani dell’ENI e un libanese - non sarà permesso di comunicare con il mondo esterno fino all’eventuale rilascio. Il gruppo ribelle ha chiesto alle autorità nigeriane non un riscatto ma il rilascio dell’ex governatore dello Stato di Bayelsa, in carcere per corruzione, e di un leader separatista.

 

 Con un messaggio radiofonico per il nuovo anno e per il 48.mo anniversario della rivoluzione, il leader cubano Fidel Castro è tornato a parlare ai connazionali. “La mia ripresa richiede tempi lunghi - ha detto il presidente cubano- ma è ben lontana dall'essere una battaglia persa”. Fidel Castro, sottoposto ad un intervento chirurgico lo scorso mese di agosto per una grave emorragia addominale, ha quindi espresso l’auspicio che “il 2007 possa costituire l’alba di una speranza per tutto il popolo cubano”.

 

 In Brasile, sei persone sono morte in uno scontro a fuoco tra agenti di polizia e presunti criminali, a Rio de Janeiro. Il dispiegamento delle forze dell'ordine - oltre 21 mila i poliziotti coinvolti - è iniziato dopo la campagna di attentati lanciata da alcune bande criminali contro commissariati, centri commerciali ed edifici pubblici.

 

 

 

 

 

 

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