RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 362 - Testo della trasmissione di giovedì 28  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa celebra la memoria dei Santi Innocenti martiri: il Papa esorta a volgere il nostro sguardo verso tutti i bambini sofferenti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati

 

Oltre tre milioni e 200 mila fedeli e pellegrini hanno partecipato ad incontri pubblici con Benedetto XVI nel 2006

 

L'attesa alla Mensa Caritas di Roma per la prossima visita del Papa: con noi, mons. Guerino Di Tora

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Governativi e forze etiopiche a Mogadiscio: in fuga le truppe islamiche. Ai nostri microfoni padre Carmine Curci

 

Pubblicata in Iraq la sentenza della condanna a morte di Saddam Hussein: il commento di Mario Marazziti

 

Nelle librerie un nuovo volume sul tema delle vocazioni: intervista con l’autore, padre Vito Magno

 

In corso a Bari una mostra su San Nicola, messaggero di pace tra le culture. : ce ne parla il prof. Michele Bacci

 

CHIESA E SOCIETA’:

Denunciati, in India, episodi di violenza contro cristiani nel giorno di Natale

 

In Spagna il governo prevede, per il prossimo anno, contratti di lavoro per 200 mila immigrati in vari settori, tra cui quello alberghiero e l’edilizia

 

Milioni di musulmani iniziano il pellegrinaggio alla Mecca

 

Si moltiplicano le iniziative, in Bulgaria, per celebrare l’ingresso del Paese nell’Unione Europea

 

Paura per la sorte di 650 abitanti di due villaggi in Tanzania, isolati a causa del maltempo

 

Secondo l’Istat, il 50 per cento delle famiglie italiane vive con meno di 1800 euro al mese

 

24 ORE NEL MONDO:

Italia: per Prodi il 2007 sarà l’anno della svolta: crescita e giustizia gli obiettivi del governo

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 dicembre 2006

 

LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DEI SANTI INNOCENTI MARTIRI:

 L’ESORTAZIONE DEL PAPA A VOLGERE IL NOSTRO SGUARDO VERSO TUTTI

I BAMBINI SOFFERENTI ED ABUSATI NEL MONDO, I NATI COME I NON NATI

 

La Chiesa oggi celebra la Memoria liturgica dei Santi Innocenti Martiri, i bambini fatti uccidere da Erode nel tentativo di eliminare Gesù. Nel Vangelo di oggi si legge che allora si levò in alto “un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”. E il Papa in questi ultimi giorni più volte ha ricordato il grido dei bambini, vittime della violenza dei grandi. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa nella Messa della Notte di Natale ricorda che Dio stesso, facendosi uomo, è nato come un “bambino inerme bisognoso del nostro aiuto”: “è nato in una stalla”, in povertà:

 

“Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino – inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino”.

 

“Così Dio – prosegue il Pontefice -  ci insegna ad amare i piccoli” e “i deboli. Ci insegna in questo modo il rispetto di fronte ai bambini”:

 

“Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo verso tutti i bambini sofferenti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. Verso i bambini che, come soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto piccolo”.

 

Il Papa dedica il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace in particolare  ai bambini “il cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria di adulti senza scrupoli”. Parla delle “morti silenziose provocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni”.

 

Esattamente un anno fa, il 28 dicembre 2005, il Papa nell’udienza generale del mercoledì ricordava, spiegando il Salmo 138, che “gli occhi amorevoli di Dio si rivolgono all’essere umano” quando “è ancora informe nell’utero materno”. “La grandezza di questa piccola creatura umana non nata” – ha detto - è il fatto di essere già “circondata dal suo amore”: “nel libro della vita del Signore già sono scritti i giorni che quella creatura vivrà e colmerà di opere durante la sua esistenza terrena”.

 

Benedetto XVI invita al coraggio della coerenza: Erode diceva di voler adorare il Bambino ma intendeva ucciderlo. Solo rispettando coerentemente ogni persona, in ogni fase della sua vita – afferma il Papa - “si promuove la pace”. E i Bambini “con la loro innocenza – sottolinea - arricchiscono l'umanità di bontà e di speranza e, con il loro dolore, ci stimolano a farci tutti operatori di giustizia e di pace”.

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OLTRE TRE MILIONI E 200 MILA FEDELI E PELLEGRINI

 HANNO PARTECIPATO AD INCONTRI PUBBLICI CON BENEDETTO XVI NEL 2006

 

Sono oltre tre milioni e 222 mila i fedeli ed i pellegrini che hanno partecipato ad incontri pubblici con Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castel Gandolfo nel corso del 2006. E’ quanto rileva la Prefettura della Casa Pontificia. Massiccia la presenza dei pellegrini all’Angelus: quasi un milione e 300 mila persone hanno preso parte alla preghiera mariana guidata dal Papa nelle Domeniche e nelle Solennità di quest’anno. Molto alta anche l’affluenza alle udienze generali del mercoledì che hanno visto la partecipazione di oltre un milione di fedeli. Il picco delle presenze all’Angelus si è avuto in questo mese di dicembre con 260 mila pellegrini, mentre il mese di maggio ha registrato la maggiore affluenza per le udienze generali con 207 mila fedeli.

 

 

L’EMOZIONE DI VOLONTARI ED ASSISTITI DELLA MENSA CARITAS DI ROMA, ALL’INDOMANI DELL’ANNUNCIO DELLA VISITA DI BENEDETTO XVI,

RACCONTATA DAL DIRETTORE DELLA CARITAS, MONS. GUERINO DI TORA

 

All’indomani dell’annuncio da parte del Vicariato di Roma, fervono già i preparativi alla Mensa sociale della Caritas diocesana di Colle Oppio per la visita pastorale di Benedetto XVI, il prossimo 4 gennaio alle ore 11. Il Papa sarà accompagnato dal cardinale vicario Camillo Ruini in quella che è la prima struttura di accoglienza per i senza dimora di Roma, attiva sin dal 1983. La Mensa Caritas venne visitata da Giovanni Paolo II il 20 dicembre 1992. Proprio in ricordo di quell’evento è stata realizzata una targa commemorativa che verrà scoperta da Benedetto XVI. Per avere un’idea dello spirito con cui si attende la visita del Santo Padre, Rosario Tronnolone ha intervistato mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas:

 

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R. – C’è grande attesa. Il Papa è una grande figura e credo che questo valga anche per chi non è cristiano. Alla Mensa ci sono anche persone che vengono da Paesi stranieri ed appartengono ad altre religioni. Per noi, ci sarà un momento di preghiera per preparare al meglio questo evento, che rappresenta per noi un momento di grazia, un momento di comunione e, quindi, uno slancio nell’essere confermati dalla parola del nostro Vescovo in questa missione che, tante volte – e questo lo sappiamo bene – non è così facile e comporta mille difficoltà. Spesso, infatti, il disagio rende le persone aspre, non accoglienti… queste persone scaricano le loro tensioni su chi presta loro aiuto. Occorre, quindi, anche un grande senso di umanità, di accettazione. Ma ci prepariamo anche rileggendo l’Enciclica Deus caritas est. Penso che questa visita sia proprio da parte del Papa l’applicazione concreta di quella che è stata la sua parola.

 

D. – Quanti lavorano in queste mense che cosa si propongono di dare a chi vi si reca?

 

R. – La maggioranza è rappresentata da volontari e sono, quindi, soprattutto dei volontari che vogliono dare il loro tempo e la loro disponibilità per incontrare queste persone. Si tratta di incontrare e quindi non si tratta semplicemente di dare da mangiare, dare un qualcosa per utilità, per necessità, ma si tratta soprattutto di un momento di relazionalità nell’incontro. E’ vivere concretamente l’esperienza della carità: non sentire soltanto parlare di gente in difficoltà, ma vivere concretamente la carità insieme a questi disagiati.

 

D. – Mi ha molto colpito la frase che ho letto in un comunicato stampa relativo al lavoro che fate, quello cioè di promuovere anzitutto la dignità della persona, prima ancora che nutrirla…

 

R. – Sì, questo è uno degli aspetti importanti. Non è semplicemente il fatto di soddisfare un bisogno umano primario, ma quello di promozione della dignità. La Caritas è, per se stessa, realtà di animazione e promozione e vogliamo, quindi, in primo luogo promuovere quella che è la dignità della persona e far riscoprire a tante persone il senso della loro dignità, del loro essere persone umane, della dignità di Figli di Dio. Troviamo tanti di questi casi veramente belli, tanti casi di gente che - pur nella povertà economica e sociale – ha grandi slanci di generosità nei confronti di altri. Tant’è che molti volontari raccontano che vanno a fare questo servizio per dare, ma invece ricevono molto di più di quello che pensavano di poter dare agli altri.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Quattro pagine dedicate al viaggio apostolico del Papa in Turchia compiuto un mese fa.

Un articolo di Francesco D'Agostino dal titolo "Pietà e chiarezza": la morte di Piergiorgio Welby.

 

Servizio estero - Somalia: le Corti islamiche fuggono da Mogadiscio; la capitale controllata dalle forze governative.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Viotto dal titolo "Due itinerari, una sola meta: porre al primo posto la persona"; la collaborazione tra Mounier e Maritain che portò alla pubblicazione della rivista "Esprit".

 

Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 dicembre 2006

 

 

TRUPPE GOVERNATIVE ED ETIOPICHE HANNO RIPRESO IL CONTROLLO

 DI MOGADISCIO: I LEADER DELLE CORTI ISLAMICHE SONO FUGGITI SENZA OPPORRE RESISTENZA. PROCLAMATO LO STATO D'EMERGENZA NELL'INTERA SOMALIA

- Intervista con padre Carmine Curci -

 

Truppe governative ed etiopiche sono entrate a Mogadiscio, dove hanno già preso il controllo dei principali edifici governativi. Almeno cinque persone sono rimaste uccise negli scambi di tiri tra milizie locali che si sono date battaglia per il controllo di un deposito di armi, dopo la fuga dei combattenti islamici. Proclamato lo stato d'emergenza nell'intera Somalia. Il primo ministro dell'Etiopia Meles Zenawi ha detto che le truppe etiopiche inseguiranno i leader delle Corti islamiche somale che cercassero di fuggire via mare. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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I leader delle Corti islamiche sono fuggiti in quella che qualcuno definisce “ritirata tattica”. Hanno abbandonato in mattinata Mogadiscio cercando rifugio verso il porto di Chisimaio, nel sud del Paese, quasi ai confini del Kenya. Nel cuore della capitale ci sono i miliziani di Hussein Mohammed Aidid, storico ‘signore della guerra somalo’, che ha anche passaporto americano: ha combattuto, tra l'altro, con le truppe USA nella prima guerra irachena. Attualmente è ministro dell'Interno del governo federale di transizione somala.  Gli uomini di Aidid - la cui organizzazione si chiama Alleanza Nazionale Somala, SNA - furono gli ultimi a lasciare Mogadiscio sotto l'incalzare degli uomini delle Corti islamiche ed hanno sempre conservato nella capitale una sorta di 'quinta colonna', il che ha consentito loro di essere i primi a riprendere possesso di alcuni palazzi strategici, tra cui Villa Somalia, a suo tempo l'edificio presidenziale dove l’Alleanza aveva fatto il suo quartier generale. Etiopici e governativi sono dunque ormai di fatto a Mogadiscio dove non c'è alcuna resistenza. Si sta solo, a  quanto pare, discutendo di modalità tecniche: l'opportunità, cioè, che anche le truppe etiopiche entrino formalmente nella capitale somala.

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Il fatto che il governo provvisorio – appoggiato dall’Etiopia – abbia riconquistato Mogadiscio può essere letto come un segnale positivo per la soluzione della crisi in Somalia? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Carmine Curci, direttore della rivista comboniana Nigrizia:

 

 

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R. – Assolutamente no, ci aspettavamo che l’esercito del governo di transizione somalo sarebbe andato verso Mogadiscio, quando gli aerei etiopici hanno bombardato la città con l’appoggio logistico americano. Da varie settimane avevano posto migliaia di uomini al confine tra Etiopia e Somalia. Quindi, era ovvio che ci sarebbe stata la grande offensiva. Questo cosa creerà? Anzitutto, ancora una tensione enorme all’interno della regione, perché lo spostare o togliere le Corti islamiche da Mogadiscio, non significa assolutamente il controllo della nazione, il controllo del territorio. Creerà sempre più tensione, guerra e guerriglia all’interno di questo grande Paese, che è la Somalia. Quello che è mancato, a livello interno e a livello internazionale, è la voglia di dialogare, la voglia di trovare un punto di incontro, dove poter veramente creare una situazione di stabilità. E’ evidente che il governo di transizione non ha la forza politica né la capacità di poter condurre il Paese. Questo significa, quindi, ancora molta preoccupazione.

 

D. – Perché Etiopia, da una parte, ed Eritrea dall’altra, sono riuscite così velocemente ad entrare nella crisi somala?

 

R. – Da una parte, l’Etiopia aveva timore che un governo islamico potesse portare all’interno dell’Etiopia i fondamentalisti islamici. Dobbiamo, però, anche ricordare come l’Etiopia stia vivendo una crisi interna molto forte. L’opposizione praticamente non esiste. Dall’altra parte, l’Eritrea. La situazione in Eritrea è molto grave. Anzi, noi crediamo che si stia sempre più instaurando una dittatura di Afwerki. Quindi, entrare in Somalia è una maniera per l’Eritrea per risolvere i suoi problemi interni.

 

D. – Ma oltre a ragioni politiche che motivi ci sono dietro gli scontri in Somalia?

 

R. – La questione è che la Somalia è una regione strategicamente importante. Il controllo della Somalia significa il controllo delle rotte del petrolio. La Somalia guarda allo Yemen, quindi alla penisola arabica.

 

D. – E la popolazione civile in che condizioni vive?

 

R. – La popolazione civile ormai è stanca di questa guerra. Da una parte, è stata sempre più oppressa da questi ‘signori della guerra’, poi dalle Corti islamiche. Questa situazione ormai sta distruggendo intere generazioni. I giovani vivono ormai solo con il kalashnikov e con la droga. Che nazione può essere costruita, dunque? La comunità internazionale ha grosse responsabilità al riguardo.

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         PUBBLICATA IN IRAQ LA SENTENZA DELLA CONDANNA A MORTE

DI SADDAM HUSSEIN. NUOVI ATTENTATI A BAGHDAD

- Intervista con Mario Marazziti -

 

Anche oggi diversi attentati hanno sparso sangue nella capitale irachena.  L'esplosione quasi simultanea di due ordigni in un mercato popolare di Baghdad, già colpito due giorni fa, ha provocato questa mattina la morte di sei persone e il ferimento di almeno una ventina di altre. E quattro persone sono morte e tredici altre sono rimaste ferite nella parte orientale di Baghdad per un’esplosione nei pressi di una stazione di rifornimento di carburanti. Inoltre, come spesso accade, la polizia di Baghdad ha ritrovato nelle ultime 24 ore almeno 50 cadaveri abbandonati nelle strade o nelle discariche di diversi quartieri della città.  Quattro corpi decapitati sono inoltre stati ritrovati Khalediya, a circa 130 km ad Est di Baghdad. Intanto, l'Alto tribunale penale iracheno ha pubblicato stamane il rigetto dell'appello dell'ex presidente Saddam Hussein, e l'ordine della sua condanna a morte. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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         Conto alla rovescia per fermare l’esecuzione per impiccagione di Saddam Hussein, già comminata il 5 novembre e confermata il 26 dicembre dalla Corte d’Appello. Ma la questione ha già sollevato un vespaio giuridico circa i termini dell’esecuzione, fissati entro 30 giorni alcuni sostengono dalla sentenza definitiva, altri dalla ratifica del presidente Talabani, prevista dalla nuova Costituzione irachena del 2005, e che potrebbe essere rifiutata, aprendo quindi la via ad una sospensione o rinvio. Le diatribe sul diritto appaiono pretestuose rispetto alle polemiche politiche su questa condanna a morte, che oltre a sollevare in campo internazionale le proteste di chi rifiuta comunque la pena capitale, pone seri interrogativi suldopo morte’ di Saddam Hussein. Al nostro microfono abbiamo Mario Marazziti, portavoce della comunità di Sant’Egidio:

 

D. - Quali ragioni della fede opporre contro questa sentenza e quali motivi anche della ragione?

 

R. – Intanto, non c’è una giustizia che non debba sempre rispettare la vita. Ormai la fede e la ragione coincidono sul fatto che ci sia un livello di civiltà, per cui è possibile garantire la sicurezza, garantire la giustizia senza mai eliminare la vita. Questa esecuzione, come tutte le esecuzioni, aggiunge una morte alle morti già avvenute, non risarcisce le vittime,ha solo il sapore della vendetta di Stato e, in questo caso, addirittura, della vendetta dei vincitori.

 

D. - Cresce la preoccupazione per gli scenari di guerra civile in Iraq? Quali possibilità di arrivare ad una conferenza di pace per l’intera regione mediorientale? Chi dovrebbe partecipare? E chi dovrebbe mediare?

 

R. – In realtà, oggi, ci troviamo di fronte al fatto che la possibile morte di Saddam Hussein tagli le gambe a quelle già deboli possibilità di processo di riconciliazione nazionale, aumentando il fossato tra sciiti e sunniti. La guerra non è stata vinta, ma è oggi una guerra civile in atto a tutti gli effetti. Il processo democratico purtroppo è una grande speranza, ma la democrazia non è solo libere elezioni, ma pesi, contrappesi, una società civile che funzioni, un’opinione pubblica che esista. E se poi noi andiamo ai numeri della democrazia: abbiamo una grande maggioranza sciita, con un mondo che si preoccupa quando gli sciiti, vicini all’Iran, crescono come potere in quel Paese. Allora, credo non ci sia alternativa che andare ad una conferenza internazionale, dove anche i Paesi vicini, quindi tutti quelli coinvolti, nel Medio Oriente, possano dare un contributo. Si parla di nuovo di Iran, di Siria, di quei Paesi che il mondo occidentale, in questo momento, vede con preoccupazione. E’ una situazione molto ingarbugliata. La morte di Saddam Hussein rischierebbe di aggravare tutto questo.

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UN LIBRO CHE AFFRONTA IL TEMA DELLE VOCAZIONI OGGI,

DEI PROBLEMI DINANZI AI QUALI SI TROVANO GLI EDUCATORI

E DELLE RISPOSTE DEI GIOVANI. LO HA SCRITTO PADRE VITO MAGNO

CHE HA VOLUTO INTITOLARLO “PIANETA VOCAZIONI”

- L’autore ai nostri microfoni -

 

Come rispondono i giovani d’oggi alla chiamata di Dio? La pastorale delle vocazioni riesce a tenere il passo delle moderne possibilità offerte dallo sviluppo vertiginoso dei mezzi di comunicazione sociale? A queste e ad altre domande vuole rispondere il libro di padre Vito Magno pubblicato dall’Università Lateranense “Pianeta vocazioni. Viaggio di scoperta alle soglie del Terzo Millennio” con la prefazione di Enzo Bianchi. Tiziana Campisi ha chiesto all’autore perché questo titolo:

 

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R. – Perché, al pari di un pianeta, non splende la vocazione di luce propria, ma riflette quella di Dio e in gran parte anche quella della Chiesa. E poi perché il mondo delle vocazioni è talmente vasto, diversificato che non si finisce mai di esplorarlo e di stupirsi. Fondamentalmente è questo, ma è anche pieno di difficoltà.

 

D – Quali sono queste difficoltà?

 

R. – Anzitutto quelle interne alla Chiesa. Ci sono, ad esempio, degli educatori che trascurano di proporre ai giovani la vita di consacrazione. Ci sono poi, soprattutto, gli ostacoli esterni: la cultura, ad esempio, che è segnata dalla secolarizzazione, dal relativismo su cui tanto batte Benedetto XVI. C’è poi l’incertezza nelle scelte, la perdita dei valori; c’è la crisi della famiglia.

 

D. – Qualcosa sta cambiando?

 

R. - Sicuramente sì, ma al momento più che a livello qualitativo – direi – sta cambiando a livello quantitativo. Si sta, ad esempio, cercando in tutti i modi di superare l’indifferenza, l’impreparazione degli educatori e soprattutto di comprendere la vocazione alla luce della Sacra Scrittura. Si assiste poi anche allo sforzo degli animatori di essere quanto più creativi nel fare la proposta.

 

D. – In quale ambito si manifesta maggiormente la loro creatività?

 

R. – Direi soprattutto nelle comunicazioni sociali. Basta dare uno sguardo su Internet per accorgersi che oggi oltre 20 mila siti nel mondo hanno un taglio vocazionale. E’ molto florido poi l’ambito della carità: ci sono diocesi, infatti, dove le vocazioni alla vita di consacrazione – sia sacerdotale che religiosa - sbocciano quasi unicamente dal volontariato. Non meno importante è l’ambito della pastorale giovanile, dove si assiste ad un pullulare di gruppi legati in gran parte a seminari per l’ascolto della Parola di Dio, per pregare; per non parlare poi delle Giornate della Gioventù, in seguito alle quali tanti decidono di entrare in un convento o in un seminario.

 

D. – Perciò il problema delle vocazioni non si risolve con le sole tecniche?

 

R. – Assolutamente no. La via maestra resta certamente quella comandata da Gesù, che è la preghiera: “Pregate il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe”. Non a caso nel libro parlo anche di tante esperienze nuove di preghiera, come i cenacoli, i monasteri invisibili, insomma le nuove forme di preghiera.

 

D. – E’ ottimista sul futuro delle vocazioni?

 

R. – Penso che sia d’obbligo quando si tratta di doni di Dio.

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IN CORSO A BARI UNA MOSTRA SU SAN NICOLA

 MESSAGGERO DI PACE TRA LE CULTURE

- Intervista con il prof. Michele Bacci -

 

Continua a riscuotere consensi di pubblico e critica la mostra “San Nicola. Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente”, presso il Castello Svevo di Bari. La rassegna, un suggestivo viaggio attraverso quindici secoli di storia, continenti e culture, rimarrà aperta fino al prossimo 6 maggio. Vescovo di Myra, in Asia Minore, nella prima metà del IV secolo, San Nicola si distinse per la sua generosità, giustizia e capacità di intervenire in modo deciso ed equo a favore del suo gregge. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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(musica)

 

Dalle suggestioni dell’Asia Minore a Costantinopoli; dalla Russia ortodossa fino all’Olanda protestante, passando per il fiabesco Levante e la futuristica Manhattan. La mostra “San Nicola. Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente” si presenta al pubblico come un viaggio coinvolgente attraverso racconti, immagini e miracoli. Un viaggio che fende infiniti luoghi, migliaia d’anni, di culture. Tutto per presentare l’enigmatica figura di san Nicola, popolare nella Chiesa greca ed in quella latina, capace di suscitare devozione e consensi presso popoli lontani e diversi.

 

(musica)

 

Le nove sezioni della mostra presentano così i diversi aspetti dell’iconografia del Santo, l’origine del culto a Myra, in Asia Minore, di cui fu vescovo nel IV secolo, la traslazione delle reliquie a Bari nel 1087, la diffusione della sua venerazione in Italia e negli altri Paesi d’Europa: un lungo percorso che si conclude simbolicamente a Manhattan, di cui il Santo è stato dichiarato patrono. Ma cosa si conosce, in concreto, di San Nicola visitando la mostra nel capoluogo pugliese? Ci risponde il professore Michele Bacci, curatore della rassegna:

 

R. – San Nicola è una sorta di metafora degli scambi e delle interrelazioni tra le culture e tradizioni molto diverse fra loro. E’ un Santo venerato sia dal mondo ortodosso che dal mondo latino ed è stato rispettato storicamente perfino in ambienti tendenzialmente ostili al culto dei Santi, come nell’Olanda protestante e persino in alcune comunità islamiche del Mediterraneo.

 

D. – Quali sono i pezzi più prestigiosi della rassegna?

 

R. – Senz’altro le icone provenienti dal monastero di Santa Caterina al Monte Sinai, che sono del resto le più antiche rappresentazioni del Santo. E c’è tutta una serie di avori ed oggetti in oreficeria costantinopolitani del X ed XI secolo; una serie di dipinti su tavole e sculture, provenienti dalla galleria Tetriakov di Mosca; ed ancora, proseguendo, una colossale tavola provenienti dal Museo di Nicosia, che è caratterizzato dal fatto di essere dipinto da un artista greco su committenza di un cavaliere crociato.

 

D. – San Nicola, dunque, ancora oggi un testimone di pace e di dialogo in un mondo segnato da amare divisioni?

 

R. – Questo è il messaggio che abbiamo voluto significare attraverso il percorso della mostra. Non si tratta semplicemente di un Santo, ma è un personaggio che è stato condiviso realmente da tradizioni, culture e popoli diversissimi per il suo ruolo di modello, di generosità, di carità, di amore verso il prossimo, perché operava con un linguaggio accettabile da parte di tutti.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

28 dicembre 2006

 

 

DENUNCIATI, IN INDIA, EPISODI DI VIOLENZA CONTRO CRISTIANI

NEL GIORNO DI NATALE. SECONDO l’ORGANIZZAZIONE

CHE RIUNISCE LE DENOMINAZIONI CRISTIANE DI TUTTO IL PAESE,

ALCUNI GRUPPI NAZIONALISTI INDÙ HANNO MINACCIATO

GRAVI CONSEGUENZE PER QUANTI FESTEGGIANO LA NASCITA DI CRISTO

 

DELHI. = La minoranza cristiana “è stata oggetto di diversi attacchi la vigilia e il giorno di Natale” da parte di nazionalisti indù. Lo denuncia l’organizzazione All India Christian Council, che riunisce le denominazioni cristiane di tutto il Paese. L’Agenzia AsiaNews riporta la testimonianza di Arun Pannalal, segretario generale del Forum cristiano dello Stato centrale del Chhatisgarh. L’uomo ha rivelato che “la vigilia di Natale, circa 50 veicoli con a bordo dei nazionalisti indù sono sfilati per le vie di Raipur annunciando che avrebbero bloccato ogni tipo di celebrazione cristiana”. L’organizzazione All India Christian Council ha denunciato, poi, diversi episodi contro fedeli cristiani: un’insegnante è stata arrestata con l’accusa di aver distribuito testi della Bibbia in classe e nel Punjab la polizia ha fermato un pastore cristiano che donava dolci ad alcuni bambini il giorno di Natale. (A.L.) 

 

 

IN SPAGNA IL GOVERNO PREVEDE, PER IL PROSSIMO ANNO, CONTRATTI DI LAVORO

PER 200 MILA IMMIGRATI IN VARI SETTORI,

TRA CUI QUELLO ALBERGHIERO E L’EDILIZIA

- A cura di padre Ignazio Arregui -

 

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MADRID. = Il governo spagnolo ha fatto le previsioni di immigrati legali extracomunitari per l’anno prossimo. Il numero totale include  non solo i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, ma anche gli operai temporanei o stagionali, fondamentalmente per l’agricoltura. Per l’anno prossimo, si prevede un totale di circa 200 mila lavoratori, con contratti di lavoro firmati nei loro Paesi d’origine. Di fatto, gli imprenditori spagnoli hanno un forte bisogno di mano d’opera straniera. I settori produttivi che cercano più operai sono in generale l’edilizia, l’attività alberghiera, i servizi e l’industria del ferro e dell’acciaio. Le previsioni dell’anno scorso sul numero dei lavoratori immigrati per attività specifiche, sono state superate. Quindi, alla luce di quanto è accaduto, quest’anno il governo ha incrementato il totale degli immigrati legali fino a 200 mila approvati per tutto l’anno 2007. In generale, la maggior parte provengono dall’Ecuador, Marocco, Romania e Colombia. Intanto, però, continua l’arrivo di immigrati illegali provenienti dal Continente africano verso le Isole Canarie. Nelle ultime 48 ore ne sono arrivati 166. Con questi ultimi arrivi, il totale degli illegali sbarcati nelle Isole Canarie, fino al giorno di oggi è di 31.058. Quelli che poi sono stati rimpatriati nei loro Paesi di origine erano, fino a meta ottobre, 19.293.

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MILIONI DI MUSULMANI INIZIANO IL PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA.

INGENTI LE MISURE DI SICUREZZA PER EVITARE TRAGEDIE DOVUTE ALLA CALCA.

L’ANNO SCORSO, A CAUSA DEL SOVRAFFOLLAMENTO, SONO MORTE 364 PERSONE

 

LA MECCA. = Circa 3 milioni di fedeli musulmani hanno dato inizio, stamani, all’annuale pellegrinaggio alla Mecca, fra imponenti misure di sicurezza. L’obiettivo è di evitare pesanti affollamenti che, ogni anno, provocano la morte di centinaia di persone. L’anno scorso sono morte 364 persone nella valle di Mina, mentre si preparavano ad un rituale che prevede il lancio di pietre contro un muro. Due anni fa sono morte 251 persone. Il maggior numero di vittime si è registrato all’entrata di un ponte, il Jamarat, da dove i pellegrini lanciano pietre contro 3 colonne, simboli del potere del male. Dopo questi gravi incidenti, le autorità locali hanno deciso, lo scorso anno, di distruggere il ponte nella speranza di poter scongiurare nuove tragedie. Il pellegrinaggio alla Mecca è uno dei 5 pilastri della fede islamica e ogni musulmano, che ha possibilità fisiche ed economiche, deve farlo almeno una volta nella vita. Molti di coloro che compiono il pellegrinaggio sono persone anziane che hanno risparmiato denaro per tutta la vita. Le autorità sanitarie locali – riferisce l’Agenzia AsiaNews - hanno reso noto che oltre 200 pellegrini sono morti, al loro arrivo in Arabia Saudita, per problemi di cuore. Sono stati messi a disposizione dei fedeli più di 9600 medici e infermieri. Gli ospedali da campo sono 21 e almeno 50 mila i poliziotti chiamati a garantire l’ordine. (A.L.)

 

 

SI MOLTIPLICANO LE INIZIATIVE, IN BULGARIA,

PER CELEBRARE L’INGRESSO DEL PAESE NELL’UNIONE EUROPEA,

FISSATO PER IL PROSSIMO 1° GENNAIO

 

SOFIA. = A pochi giorni dall’ingresso della Bulgaria nell’Unione Europea, a Sofia si respira un clima di festa. Da moltissimi edifici sventolano le bandiere dell’Unione Europea e della Bulgaria. Sono state organizzate numerose iniziative, tra cui mostre e concerti per celebrare l’evento. E’ stato prodotto anche un film sulla presenza bulgara a Roma, realizzato dal ministero della Cultura bulgaro, la televisione nazionale e la sezione bulgara della Radio Vaticana. Il film è incentrato su persone legate alla Bulgaria, a Roma e al Vaticano a cominciare dai Santi Cirillo e Metodio, inventori dell’alfabeto cirillico. Uno degli autori del film è il responsabile del Programma bulgaro della nostra emittente, Dimitri Gancev. “E’ il primo film di questo genere - ha detto il ministro della Cultura bulgaro, Stefan Danailov - ed è stato un buon esempio di collaborazione con la Radio Vaticana”. Voglio ringraziare in modo particolare – ha aggiunto il ministro bulgaro – il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, il prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, mons. Raffaele Farina, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, cardinale Walter Kasper, e il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale Ignace Moussa I Daoud.

 

 

CRESCONO APPRENSIONE E ANGOSCIA PER LA SORTE DI 650 ABITANTI

DI DUE VILLAGGI DELLA TANZANIA,

ISOLATI DAL RESTO DEL PAESE A CAUSA DEL MALTEMPO

 

DAR ES SALAM. = Le autorità della Tanzania – riferisce l’Agenzia missionaria MISNA - hanno lanciato un accorato appello per soccorrere gli abitanti di due villaggi della provincia di Shinyanga, nel centro del Paese. I due villaggi, abitati da oltre 650 persone, sono isolati da settimane a causa del maltempo e delle alluvioni. I ponti e le strade, che collegavano i due centri al resto della Tanzania, non sono infatti più accessibili. Fonti locali hanno precisato che, oltre al ripristino delle vie di comunicazione, è urgente inviare cibo, medicine, tende e altri beni di prima necessità. Le autorità dello Stato africano temono, in particolare, che la zona possa essere devastata, nei prossimi giorni, dall’arrivo di cicloni. Le alluvioni che nelle scorse settimane hanno colpito la Tanzania, hanno provocato la morte di almeno una persona. Gli sfollati sono più di 1500. (A.L.)

 

 

INDAGINE DELL’ISTAT SUL REDDITO E LE CONDIZIONI ECONOMICHE IN ITALIA:

IL 50 PER CENTO DELLE FAMIGLIE ITALIANE VIVE CON CIRCA 1.800 EURO AL MESE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ROMA. = L’indagine campionaria condotta dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) sul reddito e le condizioni economiche in Italia, realizzata alla fine del 2005 e relativa alla situazione nel 2004, segnala che il 14,7 per cento delle famiglie italiane dichiara di “arrivare con molta difficoltà a fine mese e quasi il 29 per cento di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 600 euro”. Emerge poi che, considerando tutte le famiglie residenti in Italia, in media  il reddito netto è di circa 28 mila euro, poco più di 2300 euro al mese. Ma il 50 per cento delle famiglie vive con meno di 1800 euro mensili. Le famiglie, in cui il lavoro autonomo costituisce il reddito principale, possono contare, in media, su un reddito maggiore rispetto alle altre: nel 2004, questi nuclei familiari hanno mediamente guadagnato infatti oltre 36.600 euro, rispetto ai quasi 32.000 di famiglie con redditi prevalenti da lavoro dipendente. Se il reddito prevalente è invece una pensione o altro, il reddito netto medio scende drasticamente a circa 16 mila euro.

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24 ORE NEL MONDO

28 dicembre 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

Gli esperti UE del gruppo di  coordinamento del gas si riuniranno il 4 gennaio per fare il  punto della situazione alla luce del duello fra Russia e  Bielorussia sulle forniture di gas. Lo hanno confermato fonti di Bruxelles, spiegando che la riunione sarà dedicata a fare il  punto degli stock di gas, soprattutto dei Paesi più interessati al flusso proveniente dalla Bielorussia, in particolare la  Polonia, e dello stato dei negoziati fra Mosca e Minsk. Intanto il commissario UE all'Energia, Andris Piebalgs, ha sollecitato una rapida soluzione nei negoziati fra Russia e Bielorussia sulla fornitura di gas per il prossimo anno. “La Commissione - ha dichiarato - segue la situazione molto da vicino, visto che potrebbe avere effetti sulle forniture verso l'Unione Europea”. Il commissario europeo ha fatto “appello alle due parti, affinché arrivino il più presto possibile ad un accordo soddisfacente, che non metta in questione il transito di gas verso l'UE”. E c’è da dire che gli esperti del gruppo di coordinamento del gas europeo, composto da rappresentanti dei Paesi UE, dell'industria e dei consumatori si é riunito l'ultima volta il 6 ottobre, per garantire che l'UE possa far fronte alla domanda di gas per l'inverno soprattutto dopo il rischio corso l'anno scorso, sempre in questo periodo, in seguito alla disputa fra Russia e Ucraina. Nella riunione di ottobre, ricorda la Commissione UE, hanno partecipato anche rappresentanti di Mosca e di Kiev e in quella occasione il rappresentante di Gazprom ha assicurato che non erano previsti problemi nella fornitura di gas per questo inverno.

 

In Libano, le forze del 14 marzo che compongono la maggioranza parlamentare anti-siriana hanno consegnato al presidente del Parlamento, Nabih Berri, una petizione in cui accusano il presidente della Repubblica filo-siriano, Emile Lahoud, di aver violato la Costituzione. Nel documento, firmato da 28 parlamentari, si afferma che il capo dello Stato ha violato la legge fondamentale quando si è rifiutato di controfirmare un decreto governativo elaborato per indire il 14 febbraio le elezioni suppletive per sostituire il ministro dell'Industria e deputato della maggioranza Pierre Gemayel, assassinato il 21 novembre a Beirut. La petizione è stata elaborata dal partito della falange, guidato da Amin Gemayel, padre di Pierre Gemayel ed ex presidente della Repubblica. Già da tempo, l'ufficio di Lahoud ha fatto sapere che il presidente non è contrario alle elezioni suppletive, ma ritiene che il governo abbia perso ogni costituzionalità. E questo perché ritiene che, dopo  le dimissioni all'inizio di novembre dei cinque ministri sciiti, non rappresenta più tutte le maggiori comunità religiose del Paese, come previsto dalla Costituzione. Affinché il capo dello Stato possa essere portato davanti al Consiglio Supremo per il giudizio di presidenti e ministri, la petizione di accusa deve ottenere l'avallo di due terzi dei 128 deputati del Parlamento. La maggioranza ne ha attualmente 70.

Il primo ministro palestinese, Abu Mazen, ha annunciato ieri che il premier israeliano, Ehud Olmert, “non ha respinto, nel corso del loro  incontro sabato scorso, l'idea di negoziati riservati sulla fase  finale e lo Stato palestinese e che ha promesso di liberare alcuni detenuti palestinesi prima della ricorrenza islamica del Id el-Adha, che si celebra fra alcuni giorni. “I negoziati riservati - ha spiegato Abu Mazen - significano la  creazione di una linea di contatto informale tra palestinesi ed israeliani attraverso la partecipazione di alcuni o di tutti i  membri del Quartetto, per esaminare le questioni della fase finale”. Abu Mazen ha annunciato che quando il segretario di Stato americano, Condolezza Rice, visiterà prossimamente la regione “sarà tempo di parlare seriamente di queste idee”, precisando che il segretario di Stato USA è atteso per il 13 e 14 gennaio nell'area mediorientale.

 

Avverto con chiarezza segnali confortanti di un'uscita da un clima percepito come un clima di  rassegnazione e di declino”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, durante la conferenza stampa di fine anno. C’è per noi Alessandro Guarasci, con cui ci colleghiamo:

 

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Il rilancio dell’economia e la giustizia sociale sono i principali obiettivi del governo Prodi. E’ stato lo stesso premier a parlarne durante la conferenza stampa di fine anno. Il presidente del Consiglio è convinto che il 2007 sarà l’anno della svolta, anche per il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle tasse, che qualora le entrate continuassero ad aumentare, proseguirà nel prossimo anno. Prodi ha, inoltre, difeso la decisione di ritirare le truppe dall’Iraq, come anche l’invio dei soldati italiani in Libano e in Afghanistan. Netto invece ilno’ alla condanna a morte per Saddam Hussein. Per il Medio Oriente è stato ribadito che serve la politica dei piccoli passi per tornare a far dialogare palestinesi e israeliani. Sui temi più strettamente etici, Prodi si è detto contrario all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, e sulle coppie di fatto ha ribadito che il programma dell'Unione prevede il riconoscimento dei diritti civili ai conviventi. Inoltre, obiettivo di questo governo è garantire la stabilità politica. La nascita, dunque, del partito democratico è fondamentale. Il primo test politico del 2007 sarà comunque la riforma delle pensioni. Per Prodi verrà trovata una soluzione condivisa dalle parti sociali e da tutta la maggioranza.

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L'euro ha portato tanti vantaggi, a partire da bassi tassi di interesse e da un livello di inflazione più accettabile. Per questo non può essere utilizzato come un capro espiatorio per le difficoltà ancora incontrate dall'economia europea. Ad affermarlo é il commissario UE agli Affari Economici, Joaquin Almunia, che invita i governi a difendere la moneta unica dai suoi  detrattori. Almunia fa il punto della  situazione sul fronte della moneta unica alla vigilia del suo quinto compleanno e a pochi giorni dall'ingresso nel club dell'euro di un altro Paese, la Slovenia.  “L'euro - afferma - ha portato molti vantaggi e i più evidenti sono il livello dell'inflazione e tassi di interesse che per molti Paesi non sono mai stati così bassi per così tanto tempo”. Grazie a una moneta unica “forte e stabile”, insomma, gli Stati di Eurolandia “sono rimasti al riparo dalle crisi provocate in precedenza dal fluttuare dei tassi di cambio e dalle speculazioni nell'ambito del mercato monetario”. Senza  contare che “ha reso più convenienti le importazioni, a  partire da quella del petrolio”. Certo, Almunia riconosce che spesso tra i cittadini europei si è diffusa un'idea distorta della moneta unica, anche se la percezione dei benefici portati dall'euro va sempre più affermandosi. Se molti cittadini europei si lamentano, per la Commissione la colpa è “degli abusi perpetrati in alcuni settori e in alcuni Paesi”. 

 

L'aereo della compagnia russa Aeroflot, che ha fatto oggi un atterraggio di emergenza a Praga, è stato dirottato. La compagnia russa Aeroflot ha confermato che l’atterraggio di emergenza di un proprio aereo a  Praga è stato provocato da un tentativo di dirottamento da parte di un passeggero in stato di ubriachezza, che prima ha scatenato una rissa a bordo e poi ha minacciato di danneggiare l'aeromobile, chiedendo il cambiamento della rotta. L'equipaggio ha deciso così di compiere un atterraggio di emergenza a Praga, mentre l'uomo veniva neutralizzato e poi consegnato alla polizia ceca.

Disco verde anche dalla Moldavia per l'ingresso della Russia nel WTO, l'Organizzazione per il Commercio Mondiale. Ad annunciare la firma dell'accordo bilaterale, dopo sei anni di negoziati, come riporta l’agenzia Itar-Tass, sono stati il ministro russo per lo Sviluppo Economico, German Gref, e il suo collega moldavo, Igor Dodon. L'intesa segue quella di novembre con gli USA. Mosca conta di concludere i negoziati bilaterali nella prima metà del 2007 e di entrare nel WTO entro la fine del prossimo anno. All'appello mancano ancora Guatemala, Costa Rica, Salvador e Georgia, Paese quest’ultimo che rappresenta l'unico vero scoglio data la crisi in corso tra Mosca e Tbilisi.

 

Nuove accuse in vista per l'ex presidente della fallita società petrolifera Yukos, Mihkail Khodorkovski, e per il capo della sua cassaforte finanziaria Menatep, Platon Lebedev, che stanno scontando rispettivamente otto e nove anni di prigione a conclusione di un procedimento  per frode fiscale che molti ritengono di ispirazione politica. Gli investigatori hanno informato entrambi, come hanno riferito oggi all'Agenzia Itar-Tass i loro avvocati, che sono sospettati in una indagine per riciclaggio di denaro ed appropriazione indebita. “Al momento, però, non sono state contestate accuse, né a Khodorkovski, né a Lebedev, figurano solo come sospetti”, ha  precisato il legale di Lebedev, Yevgeni Baru. I legali si trovano nel carcere di Chita, dove  Khodorkovski e Lebedev sono stati trasferiti nei giorni scorsi  dalle rispettive prigioni, in Siberia e negli Urali. Nel maggio del 2005 entrambi erano stati condannati per frode fiscale e truffa al termine di un processo che molti analisti ritengono ispirato dal Cremlino per ristabilire il controllo dello Stato sulle risorse petrolifere e mettere fuori gioco un uomo d'affari con ambizioni politiche.

 

Malviventi pesantemente armati hanno compiuto questa mattina all'alba una serie di attacchi contro obiettivi civili e militari a Rio de Janeiro. Gli attacchihanno causato almeno 16 morti e 23 feriti.

 

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